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Author: Paolo Cazzaniga

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Arte, storia, tradizione, cultura in Brianza
5 Episodes
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La ”Ravanela” era il nomignolo con cui gli arcoresi dell'epoca, usavano identificare Emma Ravanelli, figlia di Costante, portinaio di Villa d'Adda Borromeo ad Arcore. Parliamo della portineria posta all'ingresso secondario della villa, che oggi ospita la sede arcorese dell'Associazione Nazionale Alpini, edificio noto appunto come ”Ravanél”, da quella prima famiglia che l'aveva abitato.La prorompente bellezza della giovane Emma è al centro del racconto odierno.Un fascino che conduce all’inevitabile conflitto, tra Emma e quella nobiltà, che l’aveva voluta nel suo entourage, solo per farsene vanto, ma che alle pretese ambizioni della giovane, rispondeva dall’alto della sua arroganza sociale ricordando a Emma il ceto a cui apparteneva, da cui non poteva e non doveva assolutamente emanciparsi. Da qui la scelta della donna, dove l’esercizio del suo libero arbitrio è tutto da provare, di mercificare la sua bellezza in quel mondo d’alto bordo dove contavano solo le apparenze. Sfiorita nel corpo e soprattutto nell’anima, la lunga stagione del tramonto fatta di ricordi e qualche sussulto, dove la sua passata avvenenza poteva ancora farsi sentire.
Tonino Sala c’introduce ai “Racconti del Cortile”. Il cortile è quello delle “Case Vecchiati”, ad Arcore, che occupano i due lati di via IV Novembre, all’incrocio, da una parte di via Trento e Trieste e dall’altra via Gorizia. I “Racconti” sono un tuffo nel passato, che comunque non mancheranno di stupirci. 
Tonino Sala per i “Racconti del Cortile”, ci propone “La Madonna di Bonate”. Il cortile dei racconti è quello delle “Case Vecchiati”, ad Arcore, che occupano i due lati di via IV Novembre, all’incrocio, da una parte di via Trento e Trieste e dall’altra via Gorizia. I “Racconti” sono un tuffo nel passato, che comunque non mancheranno di stupirci. L’episodio di oggi, rimanda al 1944, da Arcore a Bonate per condividere l’apparizione della Madonna con la piccola “veggente”. Poi il tentativo di ripetere il miracolo all’interno del cortile di casa. L’esito tutto da scoprire.
Oggi proseguiamo con “I racconti del cortile”. Tonino Sala ci propone la figura del “Gioanela” al secolo Giovanni Viganò, detto “Barlamet”. Barlaam era il padre di Giovanni, nome che ricordava un personaggio biblico, da qui “Barlamet”, piccolo Barlaam. “Gioanela” era un reduce della Prima Guerra Mondiale. Un’esperienza vissuta con convinzione, ne faceva fede la collezione di libri, che la raccontavano e che conservava. Tuttavia, una guerra le cui conseguenze avevano disatteso le sue aspettative.Viveva all’interno del “Cortile”, in un angusto locale, si barcamenava fra mille lavori. Era calzolaio, ciabattino, barbiere, cameriere. Non mancava d’iniziativa, ma la sua modesta condizione lo conduceva nel cercare consolazione nel fascismo, che non aveva mancato di soffiare sul fuoco delle deluse attese dei reduci, e trovando nell’alcool un effimero sollievo.Tonino poi ci racconta, nel suo ruolo di “sostegno” al “Gioanela”, non sappiamo quanto spontaneo, di quella viva curiosità di sapere che andava maturando nello sfogliare con passione i libri di Giovanni, ma soprattutto divorando i fogli di giornale utilizzati, nell’altrettanto dimesso negozio della sorella del “Gioanela”, per accendere il camino ed incartare le verdure, nell’attesa che la donna preparasse una minestra calda che Tonino portava al “Gioanela”.In sintesi un momento di vita, arcorese nello specifico, tra le due Guerre, a cui vi lascio e che ascolteremo dalla viva voce di Tonino.
Spingiamo il cancello ed entriamo nel cortile di “Case Vecchiati”. Il racconto delle crude vicende umane di una famiglia; padre, madre e due sorelle ci raggiunge. Abbiamo già detto troppo. Non anticipiamo altro. Sostantivi, aggettivi, forme verbali che potremmo usare, per introdurre il racconto, inevitabilmente varrebbero un giudizio, ma non è questo l’intento.
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