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Il giardino di Albert
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Il giardino di Albert

Author: RSI - Radiotelevisione svizzera

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Magazine di riferimento della Rete Due sulle questioni scientifiche. Si occupa sia dei grandi temi che riguardano direttamente la nostra vita quotidiana (inquinamento, allergie, alimentazione) sia delle ricerche di laboratorio (medicinali, nuove scoperte, invenzioni) sia di questioni che coinvolgono le scienze umanistiche, psicologia, filosofia. Partecipa così, con stile divulgativo, al dibattito su alcuni fondamentali temi di società.

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Un incontro pubblico alla Biblioteca cantonale di Locarno lo scorso 27 maggio è stata l’occasione per parlare con l’astrofisica italiana Patrizia Caraveo, nota per le sue ricerche nel campo delle alte energie cosmiche e delle radiazioni gamma, del suo libro Ecologia Spaziale, Dalla Terra alla Luna a Marte (Hoepli, 2024).Un grido d’allarme di fronte alla proliferazione incontrollata di costellazioni di satelliti che rischiano di rendere l’orbita terrestre un pericoloso far west, nel quale gli interessi economici e geopolitici dei più forti dominano lo spazio circumterrestre fino alla Luna e Marte. Una sfida epocale che va affrontata tenendo conto degli interessi di tutti gli attori, siano essi imprenditori della ormai fiorente space economy, agenzie spaziali di singoli paesi, enti internazionali che utilizzano i satelliti per l’osservazione della Terra e del clima o per le comunicazioni in senso lato.Quella che per Patrizia Caraveo sta diventando un’emergenza planetaria che non riguarda soltanto l’orbita attorno alla Terra, ma anche le conseguenze negative per l’intera atmosfera, implica da un lato la conoscenza dei dati nella loro globalità dall’altro – soprattutto - la riscoperta di un’ecologia spaziale che risale alle fotografie della Terra scattate dagli astronauti che tra gli anni 60 e 70 del secolo raggiunsero la Luna. Evitare il far west satellitare intorno alla Terra significa, in definitiva, scongiurare il pericolo di una imminente selvaggia “riconquista” della Luna e più in là di una pretesa colonizzazione di Marte. 
Le città del futuro

Le città del futuro

2025-09-1226:40

Come sarà l’architettura del XXI secolo? Quali strumenti abbiamo per rispondere alle sfide più urgenti – cambiamenti climatici, crescita demografica, consumo di risorse – senza dimenticare che le città sono prima di tutto luoghi di vita, memoria e desideri?Dal cuore fragile e visionario di Venezia, sede della Biennale di Architettura 2025 Intelligens. Natural. Artificial. Collective, prende avvio una riflessione sulle intelligenze che plasmano lo spazio urbano: quella naturale, che insegna equilibrio ed empatia con l’ambiente; quella artificiale, fatta di dati, sensori e algoritmi; e quella collettiva, che nasce dall’incontro tra architetti, scienziati, artisti e cittadini. Nel Giardino di Albert si confrontano due voci autorevoli dell’architettura contemporanea: Carlo Ratti, architetto, ingegnere e curatore della Biennale, racconta la città come un organismo vivente: non solo pietre e infrastrutture, ma flussi, reti, dati che ne svelano la vita quotidiana; un approccio data-driven che intreccia scienza, tecnologia e progettazione, immaginando spazi capaci di adattarsi e di “cucire un abito” sulla vita metropolitana.Accanto a lui, Mario Cucinella, fondatore della SOS – School of Sustainability, porta uno sguardo diverso: il suo pragmatismo sostenibile invita a partire dai dati più semplici per tradurli in architettura consapevole dei luoghi e delle comunità. Per Cucinella la sfida non è solo tecnologica, ma progettuale e civica: costruire significa assumersi la responsabilità di ridurre sprechi, ripensare i consumi, restituire all’architettura la sua funzione sociale. Come scrive Italo Calvino ne Le città invisibili, «Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio. Sono luoghi di scambio, non solo di merci, ma di parole, di ricordi, di immaginazione ». L’architettura del futuro dovrà intrecciare tecnologia e natura, dati e poesia, responsabilità e desideri. Perché le città di domani saranno sostenibili solo se sapranno restare umane.
Sorengo città verde

Sorengo città verde

2025-09-0522:50

Il Comune di Sorengo è il primo Comune ticinese ad aver ottenuto il marchio “Cittàverde Svizzera”, un importante riconoscimento che premia l’impegno di Città e Comuni nello sviluppo e nella cura di aree verdi urbane di qualità. La certificazione, che Sorengo ha ottenuto, premia un lavoro che viene svolto da anni e per cui il comune continua ad impegnarsi. Basta passeggiare per le vie di Sorengo che le sorprese sono dietro ogni angolo: un’aiuola didattica, un frutteto, un bosco ripulito dalle invasive, una panchina nascosta che si affaccia sul lago di Muzzano e che invita chiunque si trovi li, a sedersi e godere della riscoperta della natura.Alessandra Bonzi ha fatto un giro per Sorengo assieme a uno dei promotori della “transizione verde” del comune, Gastone Boisco, tecnico comunale e mediatore urbano. E le sorprese non sono mancate…
Anna McLeod

Anna McLeod

2025-08-2924:581

® Nata a Locarno, dopo un diploma infermieristico, Anna McLeod, ha studiato astrofisica e svolto ricerca in Olanda, Germania, Nuova Zelanda e negli Stati Uniti per approdare poi al ruolo di professoressa associata e ricercatrice in astrofisica extragalattica all’Università di Durham in Inghilterra. A meno di 40 anni il curriculum di questa scienziata locarnese con ascendenze franco-americane è di sicura eccellenza, con già quattro articoli scientifici pubblicati con i suoi gruppi di ricerca sulla rivista Nature, l’ultimo circa un anno fa. Anna McLeod ha assunto a ottobre 2024 la presidenza dell’Associazione astronomica AstroCalina che gestisce alcuni osservatori di pratica e divulgazione astronomica nella Svizzera italiana come quello di Carona, quello del Monte Lema e quello del nascente sito astronomico alla Capanna di Gorda in Val di Blenio. Cosa significa per un’astrofisica che insegna all’università in Inghilterra e che ha fatto ricerca utilizzando gli strumenti dei grandi telescopi internazionali come l’Osservatorio europeo australe in Cile (ESO) occuparsi di astronomia amatoriale nella Svizzera italiana? Sembra una contraddizione. Osservando più da vicino, tuttavia, con gli occhi della passione scientifica e divulgativa, ci si accorge che non si tratta di una contraddizione ma di una nuova via da seguire attraverso le stelle… Prima emissione: 1° febbraio 2025 
Effetto Acqua

Effetto Acqua

2025-08-2323:45

®Nell’ambito dell’ormai consolidato ciclo autunnale di conferenze organizzate dal Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI dal titolo “Emergenza Terra”, lo scorso 25 settembre al Campus di Mendrisio è stato ospite Andrea Rinaldo, considerato uno dei massimi esperti di idrologia e di gestione dell’acqua a livello internazionale. Fondatore del primo Laboratorio di Ecoidrologia al mondo, al Politecnico di Losanna dove ha insegnato Idrologia e risorse idriche, professore all’Università di Padova Andrea Rinaldo è stato insignito lo scorso anno dello Stockholm Water Prize, considerato il Nobel per le ricerche sull’acqua. Titolo della sua conferenza al Campus SUPSI di Mendrisio: “Il governo dell’acqua nel mondo che cambia”, tema più che pertinente per introdurre il ciclo “Emergenza Terra” di quest’anno, il cui sottotitolo non lascia dubbi sulle sfide del nostro tempo: Clima e conflitti. Ad introdurre gli appuntamenti di Emergenza Terra è Matteo Vegetti, filosofo, responsabile scientifico del ciclo di conferenze, professore al DACD della SUPSI e all’Accademia di Mendrisio.Prima emissione: 23 novembre 2024
50 anni di lince

50 anni di lince

2025-08-1626:52

®La storia della reintroduzione della lince è una storia di successo. Grazie al recupero dei boschi e al ritorno degli ungulati, agli inizi del XX secolo, in Svizzera, si erano ricreate le condizioni ecologiche necessarie a un suo ritorno. Per questo motivo, nel 1967 il Consiglio Federale prese la decisione di reintrodurre la lince in Svizzera. Le prime coppie di linci dei Carpazi furono liberate nel 1971 e tre anni più tardi, nel 1974, nella riserva naturale di Creux-du-Van, nel Canton Neuchâtel, di notte, lontano da occhi indiscreti e da telecamere, una coppia di animali originari della Slovacchia fu rilasciata nel bosco. A compiere questo gesto, Archibald Quartier, politico, naturalista, guardiacaccia del Canton Vaud e gran visionario, che per tutta la sua vita si è battuto per riportare nella regione la fauna presente un tempo: non solo la lince ma anche il lupo e l’orso.Ma che animale è la lince? Come e dove vive? A che punto siamo con la sua reintroduzione? E come sta adesso? Ne parliamo con Gabriele Cozzi biologo e collaboratore scientifico dell’Ufficio Caccia e pesca per il dossier grandi predatori in Ticino. Insieme a Willy Geiger, invece, presidente di Pronatura Vallese, scopriremo qualche dettaglio in più sulla storia della reintroduzione della lince e conosceremo Archibald Quartier un po’ più da vicino. La Svizzera ospita attualmente la popolazione di linci più numerosa dell’arco alpino (ad oggi sono circa 200 gli esemplari presenti in tutto il Paese). Dal 2000 al 2008 è stato attuato il progetto LUNO, il cui scopo era il trasferimento di linci dal Giura e dalle Alpi nordoccidentali nella Svizzera nordorientale. Qui si è attualmente insediata una popolazione stabile, che si espande in direzione della Svizzera centrale e dell’Austria. Per conoscere la lince più da vicino, vi suggeriamo anche di guardare il documentario “Lynx” di Laurent Geslin, film proiettato qualche anno fa in Piazza Grande durante il festival del film di Locarno. Per realizzare “Lynx”, Laurent Geslin ha seguito una famiglia di linci per diverse stagioni, nell’arco di sei anni, tra il 2014 e il 2020. Il risultato è un film straordinario ed è il primo in cui compaiono linci selvatiche.Prima emissione: 25 gennaio 2025
®Di lui hanno scritto e parlato le testate giornalistiche di mezzo mondo, dal “New York Times”, al “Guardian”, da “Le Monde” a “Die Zeit” alla “Neue Zürcher Zeitung”. La sua vicenda è diventata un caso internazionale e ne è stato tratto un docufilm dal titolo “The Researcher” (di Paolo Casalis) apparso lo scorso anno con questa presentazione: Gianluca Grimalda, ricercatore universitario, licenziato per essersi rifiutato di prendere un aereo. Lo ha fatto per risparmiare 5 tonnellate di CO2 e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle cause del cambiamento climatico. La storia di Grimalda è diventata ancora più significativa, quando a gennaio 2025 – dopo che migliaia di scienziati avevano firmato un documento in suo favore – ha fatto scalpore la notizia che al ricercatore italiano è stato riconosciuto da un tribunale tedesco il diritto a un risarcimento per licenziamento ingiustificato dall’istituto di economia mondiale di Kiel per il quale lavorava. Pur non avendo riottenuto il suo posto, il suo rifiuto di prendere l’aereo per rientrare dall’Isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, è stato riconosciuto come legittimo. I circa 40 mila km percorsi tra andata e ritorno senza aerei sono valsi a Grimalda un riconoscimento internazionale che forse neppure lui immaginava. Nel caso Grimalda – ha dichiarato l’economista dell’Università di Losanna e autrice Ipcc Julia Steinberger - il sistema giudiziario ha dimostrato una maggiore comprensione della nostra realtà di conclamata crisi climatica rispetto a un istituto di ricerca. «La comunità scientifica e la società civile di tutto il mondo – ha aggiunto la ricercatrice svizzera - dovrebbero essere grate al dottor Grimalda per aver seguito la sua coscienza e aver portato avanti questa causa contro l’istituto di Kiel».Gianluca Grimalda continua a lavorare come economista comportamentale e ricercatore sull’impatto dei mutamenti climatici sulle popolazioni della Papua Nuova Guinea e a non prendere l’aereo per viaggiare. Prima emissione 3 maggio 2025
Ecoansia e dintorni

Ecoansia e dintorni

2025-06-2825:32

®Ecoansia o ansia da cambiamento climatico? Cosa si intende per ecoansia e cosa si intende per cambiamento climatico? E da quando e perché si è cominciato a parlare di ecoansia?Uno dei primi e più citati articoli scientifici sull’argomento, pubblicato nel 2011 sulla rivista American Psychologist, descrisse gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla salute mentale e sul benessere delle persone. Fu scritto da una ricercatrice e un ricercatore statunitensi, Susan Clayton e Thomas J. Doherty, esperti in un campo di studi che unisce psicologia e scienze ambientali. Si parla di ecoansia quando l’ansia diventa un fenomeno clinicamente significativo, difficile da controllare e in grado di interferire con la capacità di una persona di dormire, lavorare o socializzare.Nel 2021 la rivista scientifica Lancet pubblicò uno dei più ampi studi di sempre sulla diffusione dell’ecoansia nella popolazione mondiale giovanile, condotto su un campione di 10mila persone di età compresa tra 16 e 25 anni in dieci paesi Ai partecipanti fu chiesto di esprimere attraverso un questionario idee e sentimenti riguardo al cambiamento climatico e alle risposte dei governi al cambiamento climatico. Il 59 per cento si definì «molto o estremamente preoccupato» e l’84 per cento almeno «moderatamente preoccupato».Ne parliamo con due ospiti, Serena Barello, direttrice del Laboratorio di psicologia della salute dell’Università di Pavia , che ha coordinato un’indagine sull’eco-ansia nei bambini e Matteo Innocenti, psicoterapista ed “ecoterapista” ed autore del libro “Ecoansia - I cambiamenti climatici tra attivismo e paura”Instagram: matteoinnocenti_mdPrima emissione: 16 novembre 2024
Il suo video su come vestirsi a 90 gradi sottozero è stato visto da oltre 335 mila utenti e il suo profilo Instagram è seguito da 160 mila follower. Forse neanche lui si aspettava tanta notorietà, almeno all’inizio quando accettò quasi per caso la sfida di andare per alcuni mesi a lavorare in condizioni proibitive in una base di ricerca italo-francese in Antartide. Marco Buttu ci ha preso gusto e a Concordia (questo il nome dell’avamposto internazionale posto sopra 3000 metri di ghiaccio nell’entroterra del continente antartico) soggiornandovi in tre occasioni: 2018, 2021 e 2024. La sua esperienza è sfociata in una serie di incontri pubblici, sempre seguitissimi, in cui il ricercatore italiano di origini sarde, ingegnere di software per radiotelescopi dell’Istituto nazionale italiano di astrofisica (Inaf) con esperienza post-laurea all’EPFL, ripercorre la sua vita al Polo Sud in condizioni estreme di temperatura e assenza di luce solare che dura mesi. È come intraprendere un viaggio a bordo di una astronave verso un altro pianeta, arido e inospitale come potrebbe essere Marte. Anche per questo Marco Buttu ha intitolato il suo libro Marte bianco, con il bianco come colore delle distese glaciali dell’Antartide. In occasione di un suo recente incontro pubblico ad Arbedo, promosso dal Circolo culturale sardo Coghinas, abbiamo chiesto a Marco Buttu di raccontarci il valore umano e scientifico di questa sfida ai confini del mondo.  
Mondi marziani

Mondi marziani

2025-06-1427:00

Nel cielo è solo un puntino rosso, ma nella nostra mente è molto di più: Marte è deserto, utopia, miraggio, specchio, futuro. Il pianeta rosso non è solo uno dei principali obiettivi dell’esplorazione spaziale, da secoli è il luogo dove proiettiamo sogni, paure e fantasie. Ne parliamo in questa puntata del Giardino di Albert con Silvia Kuna Ballero, astrofisica, divulgatrice e autrice del saggio Rapsodia marziana (Codice Edizioni). Dalle sonde Mariner alle imprese di Perseverance, la puntata ripercorre la storia dell’esplorazione marziana, tra scoperte sorprendenti e misteri ancora irrisolti. Ma un giorno sarà davvero possibile colonizzare Marte? Ha senso parlare di Marte come il futuro dell’umanità? O rischiamo solo di ripetere nello spazio i nostri errori? Il viaggio verso il Pianeta rosso è prima di tutto un viaggio culturale. Silvia Kuna Ballero ci guida in questo racconto a più dimensioni, tra scienza e mito, tra tecnica e utopie. Marte, come dice l’autrice, è molto più di un pianeta, è già un mondo abitato da noi, dalle nostre storie, dalla nostra immaginazione, e forse, un giorno molto lontano ci sveglieremo marziani. 
Ogni like, commento o post che pubblichiamo online nasconde molto più di quello che immaginiamo. In questa puntata de Il Giardino di Albert, esploriamo le potenzialità dell’Intelligenza artificiale (AI) nell’ambito della salute mentale: l’uso dell’AI per riconoscere segnali di depressione, autolesionismo o disturbi alimentari semplicemente analizzando ciò che scriviamo sui social. Con Andrea Raballo, psichiatra, e Antonietta Mira, statistica, entrambi professori dell’Università della Svizzera italiana, scopriremo come modelli linguistici - da BERT fino ai più avanzati LLM (Large Language Model) come GPT-4 - siano in grado di “compilare’” test clinici come il Beck Depression Inventory partendo da semplici post anonimi su un social, con una precisione sorprendente. Ma come funziona davvero? E soprattutto: può l’AI sostituire la diagnosi fatta dal medico psichiatra? Tra sfide etiche, miti e potenzialità inedite, un viaggio nel futuro della psichiatria, dove gli algoritmi non diagnosticano, ma aiutano a intercettare chi ha bisogno di aiuto, perché le parole che lasciamo online sono finestre aperte sulla nostra psiche, e oggi, forse, c’è chi sa leggerle meglio di noi.
Biodiversità urbana

Biodiversità urbana

2025-05-3126:17

Circa la metà della popolazione mondiale oggi vive nelle città: nell’Unione Europea, per esempio, dal 1961 al 2018 c’è stato un costante abbandono delle zone rurali e una crescita dei cittadini, in Svizzera, dagli anni ’80 ad oggi, la superficie di insediamenti urbani è aumentata di quasi un terzo. L’espansione delle città è avvenuta a spese di colture agricole e di habitat ecologicamente preziosi, come i prati naturali, i frutteti e anche i boschi. Ma non necessariamente città fa rima con deserto naturalistico: anzi, Il paesaggio urbano è uno dei temi centrali del piano d’azione della Strategia Biodiversità Svizzera. Per salvaguardare la biodiversità e garantire l’interconnessione ecologica, è necessario creare nuovi paesaggi urbani e periurbani, con spazi verdi e spazi riservati alle acque, sia nelle zone centrali sia ai margini degli insediamenti.Ospiti di Alessandra Bonzi, Giulia Donati, ricercatrice per l’EAWAG (l’Istituto per la Ricerca sulle acque) e lead author del progetto BlueGreenNet: reti socio-ecologiche per promuovere la biodiversità nei Paesaggi dominati dall’uomo e Giudo Maspoli, collaboratore scientifico per l’ufficio Natura e paesaggio del Canton Ticino.
Che cosa significa davvero invecchiare? È possibile rallentare, o addirittura invertire, i meccanismi che ci portano ad accumulare anni e fragilità? La nuova puntata de Il Giardino di Albert ci accompagna in un viaggio appassionante e rigoroso alla scoperta dei segreti della longevità.In un dialogo con due scienziati di primo piano – il professor Alessandro Cellerino, fisiologo della Scuola Normale Superiore di Pisa e Leibniz Chair all’Istituto per l’Invecchiamento di Jena, e il professor Nicola Vannini, ricercatore al Ludwig Institute for Cancer Research dell’Università di Losanna e da poco ordinario all’Università di Friburgo – la puntata esplora le strategie per vivere più a lungo e, soprattutto, meglio. Dallo studio dei mitocondri e delle cellule immunitarie, fino all’analisi dei cambiamenti del corpo e della mente nel tempo, l’invecchiamento viene raccontato come un processo naturale di cambiamento, un processo complesso, ma in parte modulabile. Si parla di alimentazione, prevenzione, genetica e di sorprendenti modelli animali – come un pesciolino africano che vive pochi mesi o lo squalo della Groenlandia, capace di raggiungere i cinquecento anni – per comprendere come il nostro corpo reagisce al tempo che passa.
Il sorgo, originario dell’Africa, è una coltura ancora poco conosciuta in Europa e in Svizzera, ma è una pianta adatta ai climi secchi; ha un elevato potenziale di biomassa e può essere impiegata sia per l’alimentazione umana che per quella animale. E non solo… il sorgo - tra i cinque cereali più coltivati al mondo e uno degli alimenti di base delle popolazioni africane- è un cereale a basso contenuto di nichel e suoi chicchi non contengono glutine e per questo può essere consumato anche da chi soffre di celiachia. Sciamani e sacerdoti africani, da migliaia di anni, hanno scoperto il sorgo e lo hanno usato per curare e guarire e, di fatto, questa pianta ha potenti proprietà immunitarie e antinfiammatorie.Un futuro superfood? C’è chi se lo augura e c’è chi ne è convinto.Anche per questo motivo dal 2024 in Ticino ha preso il via il progetto RiSorgo che si pone come obiettivo quello di trovare una o più varietà di sorgo da granella adatte alle condizioni climatiche svizzere e testare la produzione di pasta nella filiera locale ticinese. Alessandra Bonzi ne ha parlato con Monia Caramma, sustainable food researcher, Romina Morisoli collaboratrice tecnico scientifica per Agroscope e Lucia Bernasconi, collaboratrice scientifica per AGRIDEA.
Oltre l’oblio

Oltre l’oblio

2025-05-1027:24

Nel 1901, il medico Alois Alzheimer annotava sul caso clinico di Auguste Deter: “Non ricorda quasi nulla”. Di lì a pochi anni fu definita e diagnostica per la prima volta la malattia di Alzheimer, era il 1906. Oggi è ancora una delle malattie più temute del nostro tempo, ma anche un campo in cui ricerca e cura stanno evolvendo profondamente. In questa puntata, la neuroscienziata Federica Ribaldi dell’Università di Ginevra ci accompagna tra le scoperte più recenti legate all’Alzheimer, ai processi di degenerazione, ai fattori di rischio, alla prevenzione ma anche alle nuove cure farmacologiche che in questo ultimo anno sono entrate nel mercato.Visiteremo anche il nuovo Centro diurno di Pro Senectute a Lugano, dove persone con forme diverse di demenza, non solo Alzheimer, sono accolte ogni giorno in un ambiente che ricorda una casa, e non una struttura sanitaria. Qui si lavora con terapie come la Cognitive Stimulation Therapy, un approccio riconosciuto a livello internazionale, che valorizza ciò che resta, più che ciò che si perde, all’insegna della socialità e dell’autodeterminazione. A raccontarci questa realtà sono Luca Borgonovo, direttore sanitario, e Marinella Ortelli, responsabile della supervisione clinica e organizzativa.Una puntata che parla di scienza e quotidianità, per guardare da vicino e dare valore a ciò che resta oltre l’oblio.
Passione gipeto

Passione gipeto

2025-04-2625:34

® La storia del gipeto è la storia di un animale perseguitato, in passato su questo rapace aleggiavano molti miti negativi: si credeva che predasse agnelli e persino bambini e questa credenza derivava dalla sua abitudine, nel periodo autunnale, di trasportare nel nido lana e pellicce... Insomma, povero gipeto, per queste sue caratteristiche, l’uomo ne ha sempre avuto paura e tra il 1800 e il 1900 un po’ in tutta Europa e in Svizzera furono abbattuti e a poco a poco scomparvero. Oggi la falsa immagine del gipeto è stata corretta e il maestoso uccello ha fatto ritorno tra noi, anche in Ticino, questo grazie a un progetto di reintroduzione avviato in Austria nel 1986. Ne parliamo con Chiara Scandolara, ornitologa di Ficedula e Patrick Scimé, un appassionato osservatore di questo carismatico rapace.E la buona notizia è che la Stazione ornitologica svizzera, la Fondazione Pro Gipeto e il Dipartimento di biologia della conservazione dell’Università di Berna hanno condotto uno studio per comprendere meglio la demografia del Gipeto nelle Alpi e l’aspetto particolarmente positivo è che lo studio ipotizza che, alle condizioni attuali, la popolazione alpina raddoppierà in dieci anni. Prima emissione: 22 marzo 2025
Questa storia ha inizio nel 2003 quando una studentessa americana, Jennifer Barlow (che all’epoca aveva 15 anni) suggerì di dedicare ogni anno una notte all’oscuramento delle luci esterne per consentire alle persone di ammirare il cielo “Voglio che le persone possano vedere la meraviglia del cielo notturno senza gli effetti dell’inquinamento luminoso. L’universo è la nostra visione del passato e del futuro. Voglio contribuire a preservare la sua meraviglia” Più di un anno dopo, la National Dark Sky Week, fu osservata per la prima volta in tutti gli Stati Uniti e nell’aprile 2003 fu deciso di dar vita ufficialmente alla settimana internazionale del cielo scuro (International Dark Sky Week) che quest’anno si celebra a partire da lunedì 21 aprile. La settimana del cielo scuro è un evento mondiale che richiama l’attenzione sull’inquinamento luminoso e le sue conseguenze, promuove soluzioni semplici per mitigare il problema e celebra la grandiosa bellezza di una notte naturale. Ne parleranno con Alessandra Bonzi Stefano Klett, responsabile per la Svizzera Italiana di Dark-Sky Switzerland, Chiara Scandolara ornitologa per FICEDULA e Marzia Mattei, biologa e resp. del Centro protezione Chirotteri Ticino.
Fabbriche di dati

Fabbriche di dati

2025-04-1226:18

Ogni volta che inviamo un messaggio su WhatsApp, salviamo una foto nel cloud, chiediamo qualcosa a un algoritmo di intelligenza artificiale o guardiamo un film in streaming, mettiamo in moto una rete invisibile ma potentissima: quella dei data center. Veri e propri cuori pulsanti della nostra società iperconnessa, queste infrastrutture sono i luoghi fisici in cui vivono i nostri dati digitali.In questa puntata de Il Giardino di Albert esploriamo il mondo nascosto dei data center: cosa sono, come funzionano e perché la loro sostenibilità è diventata una delle grandi sfide del nostro tempo. Scopriremo come le nostre abitudini digitali influenzano il consumo energetico globale, e quali tecnologie si stanno sviluppando per rendere più sostenibili queste immense “fabbriche di dati”.Con Matteo Casserini, docente-ricercatore alla SUPSI e co-responsabile del Bachelor in Data Science e Intelligenza Artificiale, ci addentreremo nella dimensione più tecnica e organizzativa dei data center, cercando di capire come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando anche il modo in cui queste strutture vengono progettate e gestite. Marco Bettiol, economista della sostenibilità e docente all’Università di Padova, ci guiderà invece in un’analisi critica dell’impatto ambientale del digitale, a partire dalle riflessioni del suo libro La sostenibilità ambientale del digitale: il ruolo dei data center. Infine, Nicola Moresi, CEO e Founder di moresi.com, pioniere nella costruzione di data center nella Svizzera italiana, ci racconterà cosa rappresenta un’infrastruttura di questo tipo a livello locale.Una puntata per riflettere su cosa significa “vivere nel cloud”, e su come le nostre scelte digitali modellano — nel bene e nel male — il mondo reale.
Storie che curano

Storie che curano

2025-04-0523:55

Le storie ci aiutano a dare senso alla vita e a comprendere gli altri. Ma possono anche curare? La medicina narrativa, una disciplina ancora poco nota ma capace d’incidere profondamente nelle nostre vite, ci mostra come le storie, a partire dalle nostre biografie, possano aiutarci nei percorsi di cura, migliorarando il rapporto medico-paziente e aiutando a gestire la malattia in modo più consapevole.In questa puntata esploreremo il potere terapeutico delle storie con Stefano Calabrese, esperto di medicina narrativa e neuronarratologia, professore all’Università di Modena e Reggio Emilia ma anche alla IULM e all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, e Marta Fadda ricercatrice senior presso l’Istituto di medicina di famiglia dell’Università della Svizzera italiana e affiliata al Center for Bioethics della Harvard Medical School.Con Stefano Calabrese capiremo cosa succede nel cervello quando ascoltiamo o raccontiamo una storia, come le narrazioni attivano emozioni, memoria ed empatia? Che cos’è la neuronarratologia e come letteratura e medicina abbiamo scoperto di poter lavorare insieme.Con Marta Fadda entreremo nella pratica clinica, capiremo quali sono i benefici della medicina narrativa, come viene applicata nei contesti sanitari della Svizzera italiana, parleremo di progetti concreti e di come il coinvolgimento attivo del paziente attraverso la narrazione possa migliorare la qualità dell’assistenza.Le storie, come diceva lo scrittore inglese Laurence Sterne “aggiungono un filo alla tela della nostra vita”. Forse, ascoltarle e raccontarle può aiutarci a curare non solo l’anima, ma anche il corpo.
Macchine del tempo

Macchine del tempo

2025-03-2927:58

Guardare il cielo è come guardare indietro nel tempo. Ma quanto lontano possiamo spingerci? E potremo mai viaggiare nel tempo, come sogna la fantascienza? A partire dalla mostra Macchine del tempo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) inaugurata presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino, un affascinante viaggio tra telescopi e satelliti, strumenti che ci permettono di esplorare il cosmo e di scrutare sempre più lontano nello spazio e nel passato, ci chiederemo se e come è possibile viaggiare nello Spazio e nel tempo. A guidarci in questo percorso sarà la curatrice della mostra, l’astronoma Caterina Boccato, responsabile delle attività di didattica e divulgazione dell’INAF che ci racconterà come la tecnologia ha trasformato il nostro modo di osservare l’universo, dalla lente di Galileo fino ai più avanzati osservatori spaziali e l’astrofisico Alessandro Sozzetti direttore dell’Osservatorio Astronomico di Torino, con cui ci spingeremo oltre, esplorando i limiti del viaggio nello spazio e nel tempo.Perché, se è vero che nessuna nave spaziale può superare la velocità della luce, la relatività di Einstein ci dice che il tempo è tutt’altro che assoluto. È possibile quindi immaginare un viaggio nel tempo? E fino a che punto possiamo spingerci nel passato, osservando l’universo? Fantascienza e realtà si intrecciano in questa esplorazione tra tecnologia, astronomia e i sogni più audaci dell’umanità.
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Comments (2)

Alessia De Giuli

Sei di Locarno come me

Aug 29th
Reply

Roberto Bona

latticini jogurt non dimostrati c'è fanno bene

Jan 28th
Reply