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Relazioniamoci di Antonio Quaglietta
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Relazioniamoci di Antonio Quaglietta

Author: Antonio Quaglietta

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Description

Ricomincio da me è il podcast di evoluzione personale.
Un podcast dedicato a chi vuole aumentare consapevolezza e libertà per accrescere il proprio benessere. Un percorso di scoperta per conoscere meglio te stesso ed esprimere il tuo potenziale.
Ogni puntata mira a sviluppare i quattro elementi fondamentali per una vita gioiosa: consapevolezza, responsabilità, probelm solving e comunicazione efficace con se e con gli altri.

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Solitudine e dipendenze sono due facce della stessa medaglia e scatenano un circolo vizioso che oggi riguarda milioni di persone in Italia. Che cosa accade veramente nel cervello quando mancano relazioni autentiche? Qual è il legame profondo tra isolamento sociale, solitudine cronica e la nascita o il peggioramento di dipendenze comportamentali e da sostanze? In questo video affrontiamo, grazie alle ultime scoperte delle neuroscienze sociali, come la mancanza di rapporti umani profondi porti ad attivare nel cervello i circuiti delle ricompense immediate, da cui derivano comportamenti compulsivi: smart addiction, alcol, cibo, shopping, social network, pornografia, gioco d’azzardo e altro ancora. Scopri insieme ad Antonio Quaglietta perché la dipendenza non è solo “questione di volontà”, ma il risultato di un cambiamento strutturale nei meccanismi cerebrali. Vedremo perché il cervello umano, quando isolato, cerca piaceri sostitutivi e come il ritiro sociale sia quasi sempre associato alla comparsa di dipendenze. In questa diretta: Analizziamo la differenza tra normalità, patologia e spettro della dipendenza. Capirai il ruolo decisivo dello “striato”, delle gratificazioni, dell’impulsività e della fame emotiva. Scoprirai il potere degli abbracci, dell’ossitocina e delle carezze emotive come antidoto naturale ai vuoti riempiti dal craving. Commentiamo gli esperimenti chiave che mostrano come gli animali sociali—uomini compresi—sperimentano comportamenti compulsivi in assenza di legami e contatti umani. Soluzioni concrete: Il video offre prospettive pratiche sulle possibilità di recupero grazie alla neuroplasticità cerebrale, la riprogrammazione delle abitudini e soprattutto i percorsi di crescita psico-spirituale in community. Coinvolgiamo tutti in un’iniziativa per creare gruppi di sostegno reale—non semplici incontri, ma veri percorsi di confronto, condivisione e abbracci che riattivano il benessere profondo. Se ti riconosci nelle difficoltà di solitudine, isolamento, dipendenza da social, gioco, cibo o relazionali, questo contenuto ti offre nuove chiavi di lettura e strumenti per il cambiamento. Iscriviti al canale, esplora le playlist dedicate a neuroscienze, psicologia delle relazioni, mindfulness, evoluzione personale. Condividi nella community le tue esperienze, partecipa ai percorsi e aiutaci a diffondere consapevolezza. Le ricerche più recenti dimostrano che la soluzione c’è—ed è nella socialità consapevole, negli abbracci e nei gruppi di crescita, non nell’illusione della forza di volontà individuale.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Chi sei oltre i tuoi pensieri? Rivela la verità su te stesso. Chi sei veramente? Spesso abbiamo pensieri costanti e ricorrenti, nei quali ci identifichiamo e sui quali costruiamo la nostra storia. Fondamentale è riscoprire quello che noi siamo oltre la mente, oltre i nostri pensieri, capire che la mente è uno strumento e che ha due possibilità: uno è essere utilizzata da noi come un computer, ed è uno strumento meraviglioso. Spesso dobbiamo gestire pensieri automatici negativi, dobbiamo gestire i pensieri ossessivi. La mente è lo strumento migliore che abbiamo per certi fini, quando la utilizziamo consapevolmente. Scoprire chi sei veramente, rivelare la verità su te stesso, non può prescindere dalla gestione dei pensieri che è il limite più grande alla conoscenza di sé. Prendere consapevolezza di sé significa rendersi consapevoli dei pensieri automatici negativi e andare oltre questi. Inoltre, la seconda possibilità, è considerare che, è quando la mente inizia a usare noi e non viceversa che la cosa si complica. The work di Byron Katie, il lavoro, ci aiuta notevolmente in questo nostro compito. Byron Katie infatti mostra come andare oltre i pensieri ossessivi per rintracciare quella profonda consapevolezza di sé che rivela la verità su noi stesso, che ci fa riscoprire chi siamo veramente. La domanda è: vuoi davvero conoscerti?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare? Le relazioni tossiche in amore, come funzionano? Crisi di coppia come superarla? Come uscire da un amore malato? Queste domande sono sempre più frequenti come lo sono le crisi di coppia di cui la psicologia si occupa. In questa diretta vediamo come la psicologia di coppia cerca di fornire strumenti utili a trovare le proprie risposte. Antonio Quaglietta, psicologo di coppia, mostra proprio come nessuno possa sapere per certo che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare perché questo dipende da molti fattori e dai meccanismi relazionali specifici di una relazione. Si può però capire come superare la crisi di coppia, se una relazione d'amore è tossica e se siamo vittime di un amore malato. Spesso viviamo relazioni tossiche in amore come in famiglia o crisi di coppia passeggere o durature che non sappiamo come superare. Questo nasconde gli inganni dell'ego. Ignoriamo che la sensazione di insoddisfazione e i problemi nelle relazioni di coppia, la rabbia e la tristezza che si scatenano quando viviamo relazioni tossiche in famiglia, sono frutto della nostra inconsapevolezza relazionale. Ingannati dal nostro ego tendiamo solo ad accusare l'altro senza riuscire a guardare a noi. Conoscere i meccanismi relazionali del nostro ego può condurci verso relazioni armoniche e soddisfacenti. Vediamo insieme come funzionano i nostri meccanismi relazionali nella coppia. La coppia spesso scoppia perché non conosciamo noi stessi e l'altro. La psicologia delle relazioni e soprattutto la psicologia di coppia ci mostra come migliorare la relazione ma soprattutto come riconoscere i sintomi di un amore malato. Ecco come si supera la crisi di coppia: spesso la terapia di coppia si basa proprio sul percorso qui descritto, sull'individuazioni delle dinamiche e dei meccanismi relazionali che ognuno dei due porta nella relazione di coppia e che creano poi i problemi della coppia. Un lavoro psicologico e terapeutico, della coppia in crisi, prevede infatti la consapevolezza di se stessi, del partner e della coppia che abbiamo formato. Ci vuole la convinzione e la voglia di prendere i problemi di coppia come la spia che ci dice che c'è una crisi di coppia da superare per crescere insieme. Si può uscire dalle relazioni tossiche in amore se riconosciamo i meccanismi che hanno prodotto questo amore malato. In questa diretta Antonio Quaglietta, psicologo di coppia, ci mostra come, nella coppia si hanno diverse idee sull'amore e su come la coppia dovrebbe funzionare. La coppia inizia ad andare in conflitto e la relazione diventa tossica proprio per le diverse idee, esperienze, immagini, convinzioni sull'amore e su come la coppia funziona che i due partner hanno dentro e non portano a consapevolezza. Come risolvere una crisi di coppia? Che fare in una relazione ormai tossica? Come uscire da un amore malato? Per lo psicologo di coppia queste domande non hanno in realtà una semplice risposta. Una coppia in crisi può essere una coppia che scoppia o una coppia in crisi che vuole evolvere e solo l'analisi dei meccanismi relazionali in atto può fornirci una ipotesi per una terapia di coppia che produca risultati. Lo psicologo che si occupa della coppia sa bene che la coppia in crisi non è un amore malato da salvare ma una relazione tossica da far evolvere. In questo video vediamo come la partendo dalla conoscenza di se, dalla consapevolezza dei propri meccanismi relazionali e delle dinamiche relazionali del partner e della coppia si può creare una nuova relazione sentimentale che evolva da relazione tossica a relazione nutriente, più armonica e funzionale. Ecco come risolvere la crisi di coppia, vedendo i problemi specifici che sorgono e sfruttandoli per aumentare la consapevolezza di se, dell'altro e della coppia. Sei disposto a farlo?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Cosa vuol dire stabilire i confini? Che relazione c'è tra confini e libertà? In ogni relazione è fondamentale stabilire dei confini. Questo significa costruire uno spazio di libertà entro cui vivere le proprie relazioni. Ma come si fa a stabilire i propri confini? E perché è così importante? Il termine Confine deriva dal latino cum+finis: finis vuol dire fine, limite; cum significa con, concetto che ci rimanda all’idea di qualcosa di condiviso; il confine è un limite condiviso. Nelle relazioni, se c’è un io il confine presuppone che ci sia un altro. Il confine delimita uno spazio, ma unisce. È un luogo, uno spazio di unione, in cui posso entrare in contatto e conoscere l’altro. E' un luogo in cui si rende possibile la relazione. Senza confini, infatti, non è possibile entrare in relazione. Perché? Se non delimitiamo il nostro confine non è possibile avere un’identità. Se io non sono io e l’altro non è l’altro si rischia di andare nella con-fusione. Quanto più ho chiaro il mio confine, tanto più potrò entrare in relazione e amare l’altro. L’amore, infatti, è una qualità relazionale. Cosa c’è nei nostri confini? Avere dei confini significa, innanzitutto, conoscersi. Quindi è importante divenire consapevoli di ciò che comprendiamo all’interno dei nostri confini. Nei nostri confini, mettiamo:Bisogni: se non conosco i miei bisogni non so mettere confini e non posso mettere confini ben definiti; rischio di sconfinare nei bisogni dell’altro;Valori: cosa è importante per me? Se non so cosa è importante per me, non saprò mettere dei confini e tenderò a prendere come valori ciò che altri presentano come valori. Se, invece, metto un confine inizio a identificare i miei valori;Idee: io cosa penso? Sviluppare il pensiero critico è essenziale per definire i confini. Pensare in modo critico è un’attività volontaria, che va esercitata. Il rischio, se non sviluppiamo il nostro pensiero critico, è aderire alle idee degli altri senza nessuna consapevolezza;Sentimenti: qual è il nostro sentire? Sappiamo riconoscere il nostro sentire? Se non mettiamo dei confini rischiamo di confondere il nostro sentire con quello dell’altro;Aspirazioni: quali sono le nostre aspirazioni? Cosa desideriamo? Sappiamo riconoscere le nostre e distinguerle da quelle dell’altro?Nel momento in cui impariamo a conoscere cosa mettiamo nei nostri confini, in termini di bisogni, idee, valori, aspirazioni e sentimenti, possiamo definire noi stessi, la nostra identità. Definendo noi stessi, i nostri confini, possiamo andare oltre il rischio di con-fonderci con l’altro e oltre la possibilità dell’invasione nella relazione. Avere confini sfumati, infatti, può determinare che ci facciamo invadere nella relazione, ci lasciamo invadere nel nostro spazio dall’altro o che invadiamo l’altro nel suo spazio. Inoltre, avere confini sfumati spesso porta a utilizzare la dinamica della compiacenza, per cui, per paura, andiamo contro il nostro sentire e il nostro pensiero, e diventiamo accondiscendenti con l’altro. L’amore, invece, è libertà. Di esprimere ciò che sento, ciò che penso. Senza paura di perdere l’altro. Come possiamo fare allora a mettere dei confini? Possiamo iniziare MAPPANDO i nostri confini, a partire dall’analisi delle nostre relazioni. In che modo? Su un foglio, tracciamo un puntino al centro, che rappresenta noi stessi e successivamente disponiamo, a partire dal puntino, i nomi delle persone con cui siamo in relazione ad una certa distanza. In questo modo, ci rendiamo consapevoli degli estremi, di chi è vicino, chi è lontano, chi è troppo vicino, etc. E tu, sai mettere dei confini? Dalla risposta si può cominciare a migliorare la capacità di farlo.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Il marketing ha trasformato profondamente il modo in cui viviamo le nostre relazioni. Ma come è successo?Attraverso l’uso dell’inconscio, il marketing non si limita a vendere prodotti: modifica la percezione della realtà per indurre bisogni. Non si tratta di soddisfare esigenze reali, ma di crearle. In sostanza, è una forma di manipolazione.Il marketing non vende oggetti, ma vuoti da riempire. Prima si genera un senso di mancanza, poi si propone una soluzione. E questo meccanismo si è trasferito anche nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri.Nelle relazioni umane avviene un fenomeno simile: sentiamo il bisogno di posizionarci, come se fossimo un marchio. Vogliamo apparire al meglio, mostrarci vincenti, desiderabili. Ma quando siamo con l’altro, cosa desideriamo davvero? Conoscerlo o “venderci” a lui?Sempre più spesso non ci interessa conoscerci per ciò che siamo davvero. Nelle amicizie e nei legami affettivi cerchiamo tratti specifici, funzionali, utili. Le persone diventano mezzi, strumenti per raggiungere qualcosa: relazioni usa e getta.Cosa significa avere relazioni non strumentali?Vuol dire stare con qualcuno non per colmare i propri vuoti, ma per esserci davvero, anche per l’altro. Ma la cultura del consumo ha invaso il nostro inconscio: ci hanno convinti che ogni vuoto possa essere riempito da un prodotto, e ora ci comportiamo così anche nei legami affettivi. Tutto viene monetizzato. Anche la relazione di coppia è diventata una performance, una vetrina da mostrare. Viviamo nell’epoca dell’autenticità strategica: tutto è spettacolarizzato, anche le emozioni. Non esprimiamo ciò che sentiamo, ma ciò che “funziona”, ciò che “converte” come in una campagna pubblicitaria. Anche la fragilità, se raccontata, diventa uno strumento per attrarre, non più un momento di verità.In questo contesto, la manipolazione non solo è accettata, ma viene vista come un’abilità utile. È diventata la base di molte delle nostre relazioni.È tempo di cambiare prospettiva. Dobbiamo smettere di pensarci come prodotti.Le relazioni autentiche non si costruiscono sul bisogno di ottenere, ma sulla volontà di esserci, reciprocamente.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Ogni giorno ci troviamo ad affrontare ostacoli, incertezze, paure. E spesso non sappiamo da dove cominciare per superarli.In questo video, attraverso la condivisione di Gladiola Biduli, una partecipante al seminario in presenza di giugno 2025 sul Viaggio dell’Eroe, abbiamo toccato con mano l'efficacia di un potentissimo strumento di trasformazione personale e di crescita: il viaggio dell'eroe, appunto.Questo percorso può renderci capaci di attivare un cambiamento reale e duraturo.Ci sono passi da fare, ostacoli da superare, competenze da acquisire, conoscenze da apprendere.Ed alla fine si arriva ad una profonda conoscenza di sé. Cosa cambia quando accendiamo finalmente la luce e iniziamo a guardarci dentro con chiarezza?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Il colesterolo non è solo un valore da monitorare, è anche una parola carica di paure, giudizi e convinzioni.Quante volte, dietro a un’etichetta clinica, si nascondono storie, sensi di colpa, autoimmagini distorte?Nella prossima diretta, insieme alla Dr.ssa Manuela delle Noci, parleremo di colesterolo, ma anche di ciò che credere di essere malati può generare nella nostra mente e nel nostro corpo.Un dialogo per smascherare le convinzioni limitanti e fare spazio a un nuovo sguardo: più integrato, più consapevole.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Nella scorsa diretta abbiamo visto come spesso i nostri comportamenti attuali siano legati a ferite del nostro bambino interiore.In questa puntata abbiamo approfondito cosa possiamo fare per occuparci del nostro bambino.I sistemi di difesa che attiviamo oggi sono spesso una risposta alle esperienze che abbiamo vissuto nel passato, specialmente durante l’infanzia. Questi meccanismi diventano filtri inconsapevoli che influenzano il nostro modo di vivere le relazioni nel presente.Come capire quando è il bambino interiore ad agire?Il modo più diretto per scoprirlo è osservare le nostre reattività. Quando ci sentiamo feriti, incompresi, rifiutati o reagiamo in modo impulsivo, spesso è il nostro bambino ferito a prendere il comando.Ci sono delle tecniche per entrare in contatto, educare e guarire il bambino interiore Meditazione sul respiro: crea uno spazio di silenzio e presenza per incontrare il bambino interiore, senza giudizio.Scrittura di una lettera al bambino: l’adulto scrive al bambino ferito, lo ascolta, lo ringrazia, lo rassicura. È un atto di riconciliazione e cura. Dialogo allo specchio: guardarsi negli occhi e pronunciare frasi positive rivolte al proprio sé bambino: "Ti vedo, ti ascolto, ti proteggo". Linea temporale dell’infanzia: tracciare le tappe più importanti della propria infanzia e dare un punteggio emotivo a ciascun momento per individuare i traumi e le ferite più significative. Stabilire confini interni: chiedersi: Cosa non è più accettabile nella relazione con me stesso? Imparare a dire "no" alle vecchie dinamiche autodistruttive. Diario riflessivo: scrivere ogni giorno per ascoltarsi, riconoscere emozioni, pensieri ricorrenti, bisogni nascosti. Che fare, allora? Agire ora!È il momento di diventare noi stessi i genitori delle nostre parti più vulnerabili. Quelle che hanno ancora bisogno di amore, protezione, ascolto.Solo così possiamo liberarci dai vecchi schemi e iniziare a vivere una vita più consapevole e autentica.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Ti è mai capitato di farti queste domande: perché continuo a sabotare le mie relazioni?Perché ripeto sempre gli stessi errori, anche quando penso di aver imparato la lezione?Questo è spesso legato al nostro bambino interiore e alle sue ferite.Molte persone iniziano un percorso terapeutico per affrontare ferite profonde che risalgono all’infanzia. Anche se non possiamo cambiare ciò che è successo in passato, possiamo prenderci cura di quella parte vulnerabile e fragile dentro di noi: il nostro bambino interiore. È lì che risiedono i nostri primi condizionamenti, le esperienze originarie che hanno modellato il nostro modo di percepire il mondo e di relazionarci agli altri.Quando questo bambino interiore prende il sopravvento, può sembrarci un nemico, un sabotatore che ci spinge a comportarci in modi che ci feriscono o ci fanno soffrire. Ma come possiamo riconoscere quando è lui a parlare o ad agire?In apparenza, le nostre relazioni sembrano tra adulti. In realtà, molto spesso, sono dinamiche tra due parti bambine che si incontrano, si attraggono e si scontrano. Le ferite passate si riattivano nei legami presenti, e i comportamenti che oggi mettiamo in atto possono essere un indizio prezioso per risalire a quelle ferite originarie.Riconoscerle è il primo passo per iniziare a guarire. Ci sono alcuni segnali chiari che ci aiutano a capire quando è il nostro bambino interiore a reagire:Reazioni sproporzionate rispetto alla situazione reale: ci sentiamo colpiti nel profondo anche da piccoli gesti o parole.Paura dell’abbandono e bisogno ossessivo di controllo nelle relazioni: temiamo di essere lasciati, abbiamo bisogno continuo di rassicurazioni e viviamo il legame in modo centrato su noi stessi.Autocritica eccessiva: dentro di noi risuona una voce severa, che ci giudica costantemente.Perfezionismo: cerchiamo di essere sempre impeccabili nel tentativo (inconscio) di ottenere amore, approvazione e sicurezza.Tendenza a mettere i bisogni degli altri prima dei nostri: cerchiamo di essere "bravi" per non perdere l’affetto degli altri.Anche il corpo parla e ci indica quando è il bambino interiore a reagire: tensioni croniche, disturbi del sonno, ipersensibilità emotiva sono segnali fisici del bambino ferito. Le emozioni sono così intense che facciamo fatica a gestirle. Il corpo reagisce a questi "trigger" emotivi, spesso legati a esperienze passate che non abbiamo mai realmente elaborato.Tutti noi abbiamo bisogni primari fondamentali: essere visti, riconosciuti, amati, sentirci al sicuro. Se questi bisogni non sono stati soddisfatti durante l’infanzia, il bambino dentro di noi ha dovuto trovare strategie per adattarsi e sopravvivere. Queste strategie – come negare la sofferenza, reprimere le emozioni, costruire una maschera – si fissano nel subconscio. E anche se oggi, da adulti, non ci servono più, continuiamo ad agire secondo quei vecchi schemi, inconsapevolmente.Allora, cosa possiamo fare?Dobbiamo diventare noi i genitori del nostro bambino interiore. Significa imparare ad ascoltarlo, proteggerlo, educarlo con amore. Non per reprimere ciò che prova, ma per aiutarlo a sentirsi finalmente al sicuro. Solo così possiamo interrompere il ciclo della ripetizione e costruire relazioni più sane, autentiche e consapevoli.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Il distacco viene spesso percepito come qualcosa di negativo, un’emozione da evitare. Tuttavia, essere distaccati non significa non provare emozioni. Anzi, quando ci allontaniamo da noi stessi, ciò che spesso sperimentiamo è stress.Di fronte a emozioni intense, tendiamo a reagire in due modi: o esplodiamo o ci chiudiamo. Queste sono reazioni automatiche che indicano una mancanza di presenza e consapevolezza. In quei momenti, non siamo davvero connessi a noi stessi: agiamo per impulso, senza comprenderci.Esistono però due forme di distacco: una sana e una difensiva.Il distacco sano non è evitamento. È la capacità di osservare ciò che accade dentro di noi, di riconoscere l’emozione, darle un nome e lasciarla fluire. Osservare significa essere presenti, prendersi una pausa per ascoltarsi. Dare un nome alle emozioni è un passaggio essenziale per affrontare ciò che viviamo. Solo così possiamo lasciar andare, senza restare aggrappati a ciò che proviamo.Al contrario, il distacco difensivo ci spinge a evitare. È ciò che ci porta a bloccare o anestetizzare le emozioni, a rimandare l’incontro con il nostro sentire. Questo tipo di evitamento è spesso alla base del nostro malessere: soffriamo perché ignoriamo o non riconosciamo ciò che proviamo.Ma cosa succede se impariamo a praticare un distacco emotivo sano? Tra i principali benefici ci sono una maggiore capacità di autoriflessione e la possibilità di stabilire confini più chiari e rispettosi, sia verso gli altri che verso noi stessi.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Accettare la paura e accrescere il benessere è possibile e può essere anche semplice.Il nostro ego però reagisce come può per ripristinare il sistema facendoci sentire sbagliati e procurandoci sensi di colpa e di inadeguatezza.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare?Le relazioni tossiche in amore, come funzionano?Crisi di coppia come superarla?Come uscire da un amore malato?Queste domande sono sempre più frequenti come lo sono le crisi di coppia di cui la psicologia si occupa. In questa diretta vediamo come la psicologia di coppia cerca di fornire strumenti utili a trovare le proprie risposte. Nessuno può sapere per certo che cos'è l'amore e come la coppia dovrebbe funzionare perché questo dipende da molti fattori e dai meccanismi relazionali specifici di una relazione. Si può però capire come superare la crisi di coppia, se una relazione d'amore è tossica e se siamo vittime di un amore malato.Spesso viviamo relazioni tossiche in amore come in famiglia o crisi di coppia passeggere o durature che non sappiamo come superare. Questo nasconde gli inganni dell'ego.Ignoriamo che la sensazione di insoddisfazione e i problemi nelle relazioni di coppia, la rabbia e la tristezza che si scatenano quando viviamo relazioni tossiche in famiglia, sono frutto della nostra inconsapevolezza relazionale. Ingannati dal nostro ego tendiamo solo ad accusare l'altro senza riuscire a guardare a noi.Conoscere i meccanismi relazionali del nostro ego può condurci verso relazioni armoniche e soddisfacenti. Vediamo insieme come funzionano i nostri meccanismi relazionali nella coppia. La coppia spesso scoppia perché non conosciamo noi stessi e l'altro. La psicologia delle relazioni e soprattutto la psicologia di coppia ci mostra come migliorare la relazione ma soprattutto come riconoscere i sintomi di un amore malato.Ecco come si supera la crisi di coppia: spesso la terapia di coppia si basa proprio sul percorso qui descritto, sull'individuazioni delle dinamiche e dei meccanismi relazionali che ognuno dei due porta nella relazione di coppia e che creano poi i problemi della coppia.Un lavoro psicologico e terapeutico, della coppia in crisi, prevede infatti la consapevolezza di se stessi, del partner e della coppia che abbiamo formato. Ci vuole la convinzione e la voglia di prendere i problemi di coppia come la spia che ci dice che c'è una crisi di coppia da superare per crescere insieme.Si può uscire dalle relazioni tossiche in amore se riconosciamo i meccanismi che hanno prodotto questo amore malato. Nella coppia si hanno diverse idee sull'amore e su come la coppia dovrebbe funzionare.La coppia inizia ad andare in conflitto e la relazione diventa tossica proprio per le diverse idee, esperienze, immagini, convinzioni sull'amore e su come la coppia funziona che i due partner hanno dentro e non portano a consapevolezza.Come risolvere una crisi di coppia? Che fare in una relazione ormai tossica? Come uscire da un amore malato?Per lo psicologo di coppia queste domande non hanno in realtà una semplice risposta. Una coppia in crisi può essere una coppia che scoppia o una coppia in crisi che vuole evolvere e solo l'analisi dei meccanismi relazionali in atto può fornirci una ipotesi per una terapia di coppia che produca risultati.Lo psicologo che si occupa della coppia sa bene che la coppia in crisi non è un amore malato da salvare ma una relazione tossica da far evolvere. In questo video vediamo come la partendo dalla conoscenza di se, dalla consapevolezza dei propri meccanismi relazionali e delle dinamiche relazionali del partner e della coppia si può creare una nuova relazione sentimentale che evolva da relazione tossica a relazione nutriente, più armonica e funzionale.Ecco come risolvere la crisi di coppia, vedendo i problemi specifici che sorgono e sfruttandoli per aumentare la consapevolezza di se, dell'altro e della coppia. Sei disposto a farlo?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Hai mai vissuto una relazione insoddisfacente? Che si tratti di una relazione di coppia, di amicizia o sul lavoro, è un’esperienza comune.Ma come possiamo identificare e affrontare queste situazioni?Ecco cinque punti chiave, con riflessioni e pratiche utili.Il Ciclo della Speranza Infinita: le relazioni insoddisfacenti spesso si basano su un meccanismo ripetitivo: speranza, delusione, giustificazione. Si entra in una relazione con aspettative positive, ma si finisce per accettare comportamenti inadeguati, giustificando continuamente l’altro e sperando che le cose cambino. Pratica concreta: osserva quante volte giustifichi comportamenti che ti deludono. Domandati: “Sto aspettando che le cose cambino senza basi concrete?”. Immagina di innaffiare una pianta secca: se non ci sono radici sane, non crescerà mai.2. Radici dell’Infanzia: molti schemi disfunzionali nascono durante l’infanzia. Da bambini, impariamo a giustificare genitori distanti o anaffettivi come meccanismo di sopravvivenza. Da adulti, riproduciamo inconsciamente questi comportamenti nelle relazioni. Pratica concreta: quando giustifichi qualcuno, chiediti: “Cosa mi ricorda della mia infanzia?”. Identifica eventuali somiglianze tra il comportamento attuale e quello vissuto da bambino. Ricorda: oggi sei adulto, e puoi scegliere di interrompere questo schema.3. La Falsa Concezione dell’Amore: l’idea di “amore” e “relazione” si forma nell’infanzia, influenzata dall’ambiente familiare. Se abbiamo visto lotte, tradimenti o giustificazioni continue, tendiamo a considerare queste dinamiche come normali. Pratica concreta: scrivi una lista delle caratteristiche di una relazione sana secondo te. Sii sincero: se pensi che litigi o tradimenti siano normali, includili. Analizza questa lista e chiediti se rispecchia la tua esperienza passata o i tuoi desideri attuali.4. Il Coraggio di Lasciare Andare: la paura della perdita spesso supera il desiderio di migliorare. Questo ci spinge a restare in relazioni insoddisfacenti, anche quando non ci portano alcun beneficio. Pratica concreta: valuta oggettivamente la tua relazione attuale: i tuoi bisogni sono soddisfatti? Fai una lista delle volte in cui hai sperato in un cambiamento senza risultati. Immagina la relazione come una casa che crolla: meglio uscire subito che restare intrappolati.5. Abbracciare Relazioni Sane: cambiare significa uscire dalla zona di comfort, anche se questa comfort zone è fatta di conflitti e abitudini tossiche. Le relazioni sane potrebbero sembrarti “noiose” all’inizio, ma sono il punto di partenza per un vero benessere. Pratica concreta: identifica nella tua vita persone gentili, rispettose e tranquille. Dedica loro più tempo ed energia, anche se inizialmente non ti attraggono come altre relazioni. Pensa alle relazioni sane come a una lingua nuova: richiede pratica, ma il risultato vale lo sforzo. Le relazioni insoddisfacenti ci intrappolano in schemi che spesso derivano dal nostro passato. Riconoscere questi cicli, riflettere sulle loro radici e impegnarsi per abbracciare relazioni sane è un percorso di crescita personale. Inizia oggi con piccoli passi: osserva, analizza e scegli il tuo benessere.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Le parole hanno un potere enorme, ma spesso non ne siamo consapevoli e le usiamo in modo distratto o dannoso.La comunicazione oggi, soprattutto tramite messaggistica, riduce l’efficacia del linguaggio perché manca il confronto diretto e il feedback immediato, legato alla presenza e alla comunicazione faccia a faccia con tutto quello che è ad essa collegato. Questo può portare a incomprensioni e ferite, perché non vediamo l’impatto delle nostre parole sull’altro.Il linguaggio è uno strumento potente che rivela la nostra interiorità e può creare connessione oppure distanza. Per questo, è fondamentale dare attenzione all’ascolto: spesso non ci sentiamo ascoltati, e questo ci fa soffrire. L’ascolto autentico è raro e difficile, ma necessario per relazioni sane.Le forme di "non ascolto", come il pilota automatico o il pensare di sapere già tutto, generano solitudine e sofferenza.Per migliorare la comunicazione, dobbiamo fare un "controllo di qualità" delle nostre parole: usarle con consapevolezza, intenzione pacifica e verità. Le parole "disarmate" non solo disinnescano l’aggressività, ma ci aiutano anche a purificare noi stessi e a costruire pace nelle relazioni.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Ti è mai capitato di sentire di essere davanti ad una svolta nella tua vita e di non sapere da dove iniziare?Tutta la nostra vita è, in fondo, la narrazione che ci raccontiamo giorno dopo giorno. Viviamo immersi in una trama che dà senso agli eventi e alle scelte che compiamo. Ma da dove nasce questa narrazione universale?Joseph Campbell, con il suo lavoro sul "Viaggio dell’Eroe", ha scoperto che esiste una struttura narrativa comune a tutte le culture. Una sorta di mappa interiore che riflette le dinamiche fondamentali del nostro mondo interno.Questa struttura si articola in otto tappe fondamentali, che ognuno di noi, consapevolmente o meno, attraversa nel corso della propria vita.La Vita Ordinaria: è il punto di partenza: ciò che conosciamo, la nostra zona di comfort. Una realtà che offre sicurezza e stabilità, ma che allo stesso tempo può diventare limitante. Dentro di noi convivono due forze opposte: da un lato, il desiderio di restare dove tutto è noto e prevedibile, legato al bisogno di sicurezza. Dall’altro, una spinta inquieta verso il cambiamento, alimentata da un senso di insoddisfazione o da una domanda profonda: "È tutto qui?" Questa tensione segna il preludio alla fase successiva.La Chiamata all’Avventura: qualcosa rompe l’equilibrio della vita ordinaria: può essere una crisi, una perdita, un’intuizione improvvisa, o anche solo una stanchezza sottile ma persistente. Non è solo un cambiamento esterno: è una parte di noi che vuole nascere. Un impulso interno che ci spinge oltre i confini conosciuti.Il Rifiuto della Chiamata: la prima reazione, spesso, è la paura. L’attaccamento a ciò che conosciamo ci trattiene: temiamo di perdere ciò che abbiamo. L’esitazione prende il sopravvento: molti restano fermi per anni, sostenuti da scuse razionali come "Non ho tempo". Ma la chiamata persiste. A volte cambia forma, ma continua a bussare.L’Incontro con il Mentore: a un certo punto, arriva un aiuto. Qualcuno o qualcosa che ci offre una nuova prospettiva. Il mentore non sempre è una persona: può essere un libro, un’intuizione, un sogno, un segno. Il suo ruolo non è darci risposte, ma accendere una luce, mostrarci che un altro cammino è possibile.L’Attraversamento della Soglia: è il momento in cui diciamo sì alla chiamata. Accettiamo la sfida, riconosciamo le nostre paure e lasciamo il vecchio mondo alle spalle. Con questo passo, la nostra energia e vitalità aumentano: inizia davvero il viaggio.Prove, Alleati e Nemici: nel nuovo mondo incontriamo ostacoli, ma anche compagni di viaggio. Le prove che affrontiamo sono lezioni: ci insegnano, ci modellano, ci rafforzano. Accanto a noi ci sono alleati — amici, guide, persone che ci sostengono — e nemici, che spesso rappresentano le nostre resistenze interne. Con ogni sfida, cresciamo.Avvicinamento alla Caverna Più Profonda: è il punto centrale del viaggio. Qui risiedono sia il nostro più grande potere, sia le nostre paure più profonde. Entrare in questa caverna significa affrontare ferite antiche, verità nascoste, parti di noi che abbiamo evitato. Solo affrontando ciò che temiamo possiamo trasformarci davvero. La trasformazione avviene dentro, e richiede il coraggio di guardare in profondità.La Ricompensa e il Ritorno: dopo aver affrontato la caverna, ne usciamo con un dono. È una nuova comprensione di noi stessi, un senso di pace, una nuova identità. Siamo trasformati. Quello che abbiamo imparato non è solo per noi: è un dono che possiamo condividere con gli altri. Il ritorno segna un nuovo inizio, ma anche la consapevolezza che ci saranno altre chiamate, altri viaggi, altri cicli. Ogni ricompensa porta con sé la responsabilità di usarla al servizio del mondo.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Il corpo ti parla, ma tu lo ascolti?Cosa si nasconde dietro il dolore nel corpo? Ne abbiamo parlato in diretta con Daniela Campolmi.Spesso pensiamo al dolore e alla malattia come nemici da combattere, ostacoli da eliminare il prima possibile.Ma cosa accadrebbe se iniziassimo a guardarli con occhi diversi, come segnali preziosi che il nostro corpo ci invia per raccontarci qualcosa?Il dolore non è semplicemente un malfunzionamento da correggere, ma una modalità attraverso cui il nostro organismo ci parla, una forma di comunicazione che merita ascolto e comprensione.Il corpo umano non è composto solo da materia fisica: accanto alla dimensione tangibile dei muscoli, degli organi e delle ossa, esiste anche una parte più sottile, più astratta, fatta di emozioni, pensieri, esperienze e vissuti interiori.Questi due aspetti – fisico e psico-emotivo – sono profondamente intrecciati. Il corpo, infatti, non reagisce soltanto a stimoli esterni o a traumi visibili, ma anche a ciò che viviamo interiormente: stress, paura, rabbia, tristezza, traumi non elaborati, conflitti nascosti. Ogni emozione trattenuta può lasciare un’impronta nel corpo, fino a trasformarsi in un sintomo.Il dolore e la malattia, quindi, non sono mai qualcosa che il corpo genera “contro” di noi. Al contrario, sono un tentativo di adattamento, un campanello d’allarme, un invito ad andare più a fondo.Ogni sintomo ha un significato, ogni disagio fisico porta con sé un messaggio. Non si tratta solo di "curare" il dolore, ma di decifrarlo, di comprenderne le radici, per poter davvero guarire.Il corpo ci parla continuamente: imparare ad ascoltarlo è il primo passo per ristabilire un equilibrio autentico tra mente, corpo e spirito.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Ognuno di noi ha le proprie dipendenze. Ma come funziona la dipendenza?  La dipendenza ha una struttura ben precisa ed è legata al circuito della gratificazione: abbiamo una parte del nostro cervello che gestisce la gratificazione, la ricompensa, per certi comportamenti in modo da promuoverli. Questa parte dà un rinforzo al piacere. La finalità più intrinseca è la conservazione della specie. Abbiamo però anche un’altra parte del cervello, la corteccia prefrontale, più evoluta, che è preposta alla valutazione e previsione delle conseguenze, una specie di supervisore. Il terzo elemento della struttura psichica della dipendenza a cui prestare attenzione è il craving, ovvero il desiderio smodato irresistibile di una esperienza, che leghiamo ad una sostanza, ad un comportamento, ad una persona. Il craving si gestisce imparando a riattivare la coscienza.In particolare, quando parliamo di dipendenze si attiva in modo più forte il circuito della gratificazione/piacere e si abbassa l’attivazione della valutazione: so che qualcosa che mi farà male ma non riesco a non farla e non riesco a valutare correttamente se ci sono eventuali rischi nel farlo, né a gestire il craving.Ma come fa il piacere a superare il controllo del supervisore? Lo fa attraverso delle convinzioni che diventano inconsce e bypassano il livello della coscienza.Come possiamo uscire da una dipendenza? Ecco alcuni passi che ci possono aiutare ad uscire dalla dipendenza:• Decisione: non si esce da una dipendenza se non si vuole farlo. Se non c’è la volontà di farlo, un preciso atto di volontà, non si può uscire dalla dipendenza.• Allenarsi al presente: creare una nuova abitudine che ci riporti nel presente.• Estrarre le convinzioni (senza giudizio): trovare il pensiero che c’è dietro l’azione che abbiamo compiuto spinti dal piacere/gratificazione. Non si può fare se sprechiamo la nostra energia nel giudizio. È necessario scrivere le nostre convinzioni per poterci lavorare.• Indagare le convinzioni: una volta estratte le convinzioni, possiamo farci questa domanda: questa convinzione, questo pensiero, è vero? Bisogna, sempre sospendendo il giudizio, semplicemente indagare le nostre convinzioni per potare a coscienza le cose inconsce e poterci finalmente lavorare consapevolmente.E tu, come gestisci la dipendenza?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Ognuno di noi ha le proprie piccole dipendenze. Ma perché è così importante lavorarci su?Poiché cambiando la comprensione che abbiamo dei nostri fenomeni interni, di come funzionano alcuni meccanismi interni, possiamo cambiare i nostri comportamenti.Liberarsi dalle dipendenze vuol dire liberarsi da qualcosa che ci ruba la vita. Vuol dire iniziare a lavorare sul come ci procuriamo il nostro malessere.La dipendenza è una struttura di pensiero che si basa sul sistema della gratificazione. Il sistema della gratificazione regola il piacere e permette al nostro cervello di apprendere nello specifico qualcosa di evolutivo per poterlo ripetere. Provando piacere, non fine a se stesso, ma finalizzato a registrare ciò che ci porta all’esperienza, c’è un apprendimento che motiva a ripetere l’esperienza.Quando c’è una dipendenza questo sistema viene alterato in maniera artificiale. Quando il sistema è naturale, lo schema è provo piacere - lo voglio; quando il sistema è dipendente, lo voglio, ma non c’è piacere, che viene sostituito dal craving, dal desiderio smodato. A forza di provare quel tipo di piacere, si crea tolleranza e quindi avrò bisogno di più per avere lo stesso piacere. E allo stesso tempo proviamo meno piacere nelle attività che facciamo normalmente.Nella dipendenza l’oggetto da cui siamo dipendenti diventa l’unica fonte di piacere.L’obiettivo è riequilibrare la chimica del cervello. Come possiamo ritornare all’equilibrio? Per riequilibrarsi innanzitutto ci vuole il riconoscimento di quello che sta succedendo.È un processo, un percorso.Poi bisogna decidere di uscirne e ci vuole la volontà di farlo; il passo successivo è allenarsi al presente e a staccarsi dai propri pensieri; il passo seguente è trovare ed estrarre le proprie convinzioni; infine indagare le proprie convinzioni.Uno degli aspetti fondamentali per poter uscire dalle dipendenze è avere una rete sociale: la condivisione è fondamentale.Qual è la tua dipendenza?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
Cosa è la rinascita? Cosa vuol dire rinascere?Rinascere implica, prima di tutto, morire a noi stessi.Ma cosa significa realmente morire? Morire a se stessi vuol dire lasciare andare. E lasciare andare non è semplice: l'ego si oppone con forza, perché non vuole rinunciare a convinzioni, relazioni, sicurezze, certezze.Lasciare andare richiede coraggio, perché abbiamo paura di perdere ciò a cui siamo attaccati. Eppure, è necessario accettare che tutto è impermanente. Solo attraverso questa accettazione può avvenire una vera trasformazione, un autentico cambiamento.Spesso desideriamo cambiare, ma senza affrontare quella "morte" interiore che il cambiamento stesso richiede. Tuttavia, non esiste rinascita senza passare attraverso questo processo. E soprattutto, la rinascita non è mai un ritorno: l’evoluzione esige di procedere in avanti, senza voltarsi indietro.L’atto più rivoluzionario della resurrezione è essere pienamente presenti. Fermare il trambusto, concentrarsi sul respiro, vivere intensamente il momento, senza lasciarsi dominare dalla mente.Spesso immaginiamo la rinascita come qualcosa di teatrale, spettacolare, simile a una vittoria clamorosa. In realtà, la rinascita avviene nel silenzio, nella cura, nella pazienza. Si rinasce quando si riesce a stare nel silenzio, a restare ancorati al respiro, a percepire quel silenzio interiore che va oltre la mente e il rumore del mondo.La rinascita non si può progettare né forzare: si può solo permettere. Per rinascere occorre abbandonare la pretesa di capire tutto, affidarsi al flusso della vita, coltivare la pazienza e l’ascolto, soprattutto verso se stessi.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
In questa dirette parleremo di quanto l'inconscio decida per noi. Parlare di questo tema è molto attuale, molto utile e anche un poò controverso perchè va a toccare un modo molto profondo a cui il nostro inconscio, e sopratutto il nostro piccolo amico ego, è molto sensibile.Il tema che tratteremo in questo video è quello delle doverizzazioni, molto semplicemente parleremo di tutto ciò che crediamo di dover fare. Questo è un tema fondamentale nella nostra vita ed è un tema che tutti gli approcci psicologici, tutti gli approcci all'umano, in modi a volte molto diversi, trattano, perchè rimanda ai primi imprinting familiari, alla nostra famiglia d'origine, ma rimanda anche al rapporto con Dio e con l'infinito e quindi si rispecchia nel rapporto con noi stessi e con gli altri.Con il verbo DEVO andiamo a toccare in modo molto profondo, dentro di noi, un tema che si rifà anche alla logica sacrificale, a quella che storicamente tutti conosciamo per i sacrifici agli dei, cioè se io offro qualcosa, se faccio qualcosa avrò delle conseguenze positive, se non lo faccio avrò delle conseguenze negative.Cosa deriva dall'idea dell'obbligo?Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/relazioniamoci-di-antonio-quaglietta--3209964/support.
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