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2050 - Manuale di sopravvivenza nell’Italia del presente

Author: OnePodcast

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In un mondo sommerso dalle informazioni, la lucidità è la prima a vacillare. E pensare che se riuscissimo a tirarci fuori dal clamore imperante potremmo evitare di prendere sintomi per cause, passato per futuro, interiore con esteriore, microscopico con macroscopico. Con "2050 - Manuale di sopravvivenza nell'Italia del presente" magari non capirete la vera essenza della vita, ma almeno avrete una bussola per navigare nella realtà, quella di oggi e quella di domani. Anzi: otto bussole per l'esattezza grazie ad altrettanti incontri con accademici di alto livello che sanno molto bene quel che ci aspetta: intelligenza artificiale, formazione e università, la società e le sue narrazioni, il vero impatto dei social network, il Paese al netto del cambiamento climatico, il rapporto fra la felicità sul lavoro e l'innovazione, lo scenario demografico al quale stiamo andando incontro, promesse e realtà della robotica.
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Forse salveranno il Paese e il suo sistema industriale, forse aiuteranno la nostra popolazione ad invecchiare in serenità. Forse pagheranno perfino le tasse e forse ci ruberanno il lavoro. Miracoli e distopie a lungo profetizzate della robotica. Specie quella umanoide. Vi ricordate Io e Caterina, quel film degli anni Ottanta con un Alberto Sordi dominato da una cameriera androide? Ecco, pare che a robot del genere arriveremo nel 2046. In Italia siamo ai primi posti in questo settore, ma richiamo l’effetto smartphone: hardware prodotto in Cina e software nelle mani degli Stati Uniti. Vedremo. Nel frattempo Toluna ha fatto un sondaggio per noi su come Caterina e i suoi fratelli sono percepiti. I risultati, curiosi, alla fine della puntata.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Saremo di meno nel 2050. Quattro milioni e mezzo per l’esattezza. È come se una città delle dimensioni di Roma sparisse. E non è mai successo nella storia di questo Paese. Ma in proporzione gli over 60 saranno molti di più. Il ritratto demografico dell’Italia fra 25 anni lascia presagire campagne elettorali tutte improntate al sostegno all’età matura e chissà con quali promesse. Eppure un modo per non finire in un vicolo cieco, in un Paese disabitato, ci sarebbe. Ha a che fare con le generazioni più giovani: avere quel che di solito chiedono, dallo smart working ai servizi fino alla cura dell’ambiente e agli stipendi accettabili, significa avere un Paese sano e capace di attrarre risorse. E di questo ne beneficerebbero tutti, anche i sessantenni del 2050.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Forse non lo sapete ma la definizione di “smart working” è nata in Italia e con lei l’idea che il lavoro potesse essere altro rispetto allo schema fantozziano del cartellino: il controllo del tempo dei dipendenti e mai della qualità di quel che fanno. C’è un accademico che da anni parla dell’importanza della soddisfazione e della felicità di chi lavora e del perché è un’arma fondamentale per innovare. Si chiama Mariano Corso, è professore del Politecnico di Milano e lo “smart working” lo dobbiamo anche a lui. Lo hanno spesso preso per pazzo. E pensare che il 90% di noi sul lavoro si trova parecchio male se non malissimo. Un’altra strada ci sarebbe e la conosciamo anche.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Come sarà l’Italia nel 2050 ai tempi della crisi climatica? In quale Paese vivremo esattamente? Un’anticipazione: basta guardare il telegiornale per averne un’idea, o almeno è questo che sostiene una delle migliori climatologhe italiane: Paola Mercogliano, professoressa di Meteorologia avanzata e ricercatrice del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc). Perché ormai parlare di futuro significa osservare il presente. Mentre le estati si stanno mangiando le altre stagioni, c’è chi ha calcolato che Roma diverrà come Antalya in Turchia e Milano come Austin in Texas. Insomma, siamo certi di aver capito a cosa stiamo andando incontro?See omnystudio.com/listener for privacy information.
Esiste una legge, la legge di Godwin, che viene spesso citata quando si parla di social network. Sostiene che online due più due non fa quattro ma “Hitler” o “nazista”. Sono i due insulti più usati in assoluto sul Web, ovunque. Ora un gruppo di ricerca italiano ha misurato la tossicità dei social, pubblicando lo studio su Nature e arrivando a risultati sorprendenti. Ve lo raccontiamo in questa puntata con Walter Quattrociocchi, a capo del Center of Data Science and Complexity for Society di La Sapienza. Assieme alla storia della viralità, cominciando da quella galleria di pinguini gay che ha fatto epoca negli anni Novanta, e alla presa d’atto che gli odiatori online non esistono perché lo siamo tutti.See omnystudio.com/listener for privacy information.
L’80% degli italiani è convinto che avrebbe meritato di più sul lavoro, il 50% che avrebbe meritato di più nella vita. Il dato è del Censis e fotografa un Paese in preda al rancore. Ma come ci siano arrivati ad una situazione del genere? Cosa è successo dagli anni Novanta in poi e come siamo giunti a quella che viene chiamata “una cocente disillusione rispetto agli investimenti economici e alle aspettative sul piano emotivo”? Lo abbiamo chiesto ad un filosofo che, forse non a caso, dirige il Centro studi investimenti sociali, il Censis appunto: Massimiliano Valerii.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Una scienziata napoletana, con un forte accento partenopeo, ai vertici delle istituzioni accademiche elvetiche. Ecco la storia singolare di Luciana Vaccaro, presidente delle università svizzere. Una che crede che le classifiche mondiali degli atenei siano sostanzialmente fuffa e che per capire quali sono i lavori del futuro, o meglio l’educazione necessaria nel presente, bisogna aprire gli occhi. Non è solo un cervello in fuga, l’ennesimo, perché il suo operato è un esempio di quel che potremmo fare anche qui da noi in fatto di università.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Ogni innovazione crea anche una nuova forma di ignoranza. E poi c’è la percezione, il proiettare speranze o incubi sulla tecnologia. Prendete l’intelligenza artificiale (IA): si è detto di tutto. E se stessimo fraintendendo? Luciano Floridi, a capo del centro sull’etica digitale dell’Università di Yale, sul rapporto fra filosofia e tecnologia ha costruito una carriera. Ma stavolta non gli abbiamo chiesto di etica. Il punto è capire come mai in un’epoca dove il futuro è onnipresente, la nostra prospettiva si è invece accorciata. Eppure, abbiamo qualche carta da giocare. E no, non c’entra ChatGpt ma la vecchia pubblicità del Cynar e il fatto che 2 più 2 può anche non fare 4.See omnystudio.com/listener for privacy information.
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2024-05-0600:52

In un mondo sommerso dalle informazioni, la lucidità è la prima a vacillare. E pensare che se riuscissimo a tirarci fuori dal clamore imperante potremmo evitare di prendere sintomi per cause, passato per futuro, interiore con esteriore, microscopico con macroscopico. Con “2050 - Manuale di sopravvivenza nell’Italia del presente” magari non capirete la vera essenza della vita, ma almeno avrete una bussola per navigare nella realtà, quella di oggi e quella di domani. Anzi: otto bussole per l’esattezza grazie ad altrettanti incontri con accademici di alto livello che sanno molto bene quel che ci aspetta: intelligenza artificiale, formazione e università, la società e le sue narrazioni, il vero impatto dei social network, il Paese al netto del cambiamento climatico, il rapporto fra la felicità sul lavoro e l’innovazione, lo scenario demografico al quale stiamo andando incontro, promesse e realtà della robotica.See omnystudio.com/listener for privacy information.