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Author: BastaBugie

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Quando l'amore per la natura si trasforma in odio verso l'uomo
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VIDEO: L'anno più caldo di sempre ➜ https://www.youtube.com/watch?v=M-jF_SD8mU0TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8236DAVVERO E' COLPA DEL CALDO SE NON FACCIAMO PIU' FIGLI? di Raffaella Frullone Un tempo si diceva "Piove, Governo ladro". Come a dire, qualunque cosa accada, è questo esecutivo disonesto e cialtrone la causa di qualunque disgrazia si abbatta sulle nostre povere vite. Ora invece se piove, è colpa del caldo. Le cosiddette "bombe d'acqua" che ogni estate fanno danni e qualche volta vittime sono figlie del caldo estremo, l'aria trattiene più umidità e quando la temperatura cala rilasciano tutto in violenti nubifragi, prima li chiamavamo semplici temporali, ora la loro azione è come un attacco militare e la colpa è del clima impazzito a causa del caldo estremo.Ma il caldo fa questo e molto altro. A fine giugno a Milano è finito sul banco degli imputati come principale imputato per il crollo dell'insegna sulla torre Hadid dell'iconica City Life avvenuta all'alba di una settimana caldissima. «L'estate che scioglie le insegne» titolava sobriamente Il Domani. Ma ad evocare i 37 gradi che in quei giorni soffocavano il capoluogo lombardo sono state molte testate, dal Corriere a Repubblica, da Fanpage al Sole 24 ore, passando per Open. Sul crollo la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta. L'obiettivo è chiarire quali siano state le imprese coinvolte nell'installazione dell'insegna posta sulla sommità del grattacielo e chi sia il responsabile della manutenzione, essenziale è essenziale capire se vi siano eventuali responsabili penali, chissà se alla sbarra finirà anche il caldo. Che nel caso dovrebbe spiegare perché ha risparmiato le torri della finanza e del commercio di Abu Dhabi, o gli hotel di Las Vegas a pochi chilometri dalla Death Valley. Ma con questo caldo è meglio non impiegare energie a farci troppe domande.Ma il caldo, udite udite, sarebbe anche responsabile della denatalità che non fa che crescere nel nostro Paese. A scriverlo è il quotidiano torinese La Stampa, che citando un rapporto della Società europea di Embriologia e Medicina della Riproduzione, spiega che «i cambiamenti climatici incidono anche sulla fertilità umana, in termini complessivi, di nascite pretermine, di aborti e di basso peso alla nascita. E questo perché l'innalzamento delle temperature e l'aumento dell'inquinamento atmosferico sono associati a un peggioramento della qualità del seme maschile, con alterazioni nei parametri spermatici, riduzione del numero di spermatozoi e danni al DNA. Anche la riserva ovarica nelle donne può essere ridotta». Insomma se non nascono bambini il problema non è culturale, economico o sociale ma la colpa è sempre sua, del gran caldo. Non si spiega però come in Sudan la media di figli per donna si aggiri attorno ai 4,6, mentre arriva addirittura a sei in Niger dove la temperatura media è di quaranta gradi. Ma come abbiamo detto è meglio non farsi troppe domande.Più comodo accodarsi e seguire la moda, del momento si intende. Perché il capro espiatorio è fluido e quindi cambia, e se sul podio dei mali del mondo al momento campeggiano Trump e Putin, se nella top ten troviamo la plastica, l'olio di palma e il fumo, insieme alla carne rossa e i parabeni, un posto d'onore lo ricopre anche il senso di realtà, un tempo così ampiamente diffuso e condiviso, oggi quasi del tutto scomparso dai radar, rimosso dal dibattito pubblico ed espunto dai tantissimi cervelli, perché è quello in fondo, la causa di ogni male, da estirpare a qualunque costo. E a qualunque temperatura.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8238LEONE XIV: TRA AGOSTINO E GRETA, A CHI VOGLIAMO DAR RETTA? di Roberto de Mattei C'è un luogo comune diffuso, secondo cui il surriscaldamento globale minaccia l'umanità e l'uomo sarebbe il principale fattore di questa situazione. Il cambiamento climatico causato dalle attività umane (in particolare l'uso di combustibili fossili, la deforestazione e l'agricoltura intensiva) avrebbe raggiunto un punto critico tale da costituire una minaccia urgente per l'ambiente, la salute, la stabilità economica e la pace nel mondo. Per far fronte a questa emergenza, sarebbero necessarie una serie di misure in diversi settori, come l'energia, i trasporti, l'industria e l'agricoltura, che l'Unione Europea ha riassunto nella formula della "transizione green" o "Green Deal". Cominciamo col dire che la tesi del surriscaldamento climatico è abbondantemente sovrastimata. In un articolo su "Libero" del 6 luglio, Antonio Socci ha portato una serie di dati scientifici i quali dimostrano che, ai nostri giorni, si muore più per il freddo che per il caldo.Secondo le statistiche, infatti, i decessi per il freddo superano di 9 a 1 quelli per il caldo, e le temperature più elevate stanno attualmente riducendo il numero totale di decessi. Luigi Mariani docente di agrometereologia, sulla base di una serie di studi scientifici recenti, sostiene che a livello globale, dal 2000 al 2019, il 91% dei decessi prodotti da temperature estreme è stato provocato dal freddo e solo il 9% dal caldo. La conclusione alla quale sono giunti gli scienziati non rappresenta una novità.Già dieci anni fa una ricerca internazionale pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet, esprimeva le stesse convinzioni, sulla base dell'esame di 74 milioni di decessi in 12 diversi Paesi. Quando i media ci presentano solo, con grande enfasi, le morti dovute al caldo distorcono la realtà.CAMBIAMENTI CLIMATICIMa ammessa l'esistenza di cambiamenti climatici, ciò è dovuto alla natura o all'uomo e, in questo caso, in che senso?Non è la prima volta infatti che si verificano cambiamenti climatici. Il clima del Medioevo, ad esempio, era stato mite, come i suoi costumi. Il secolo XIV, che segnò il passaggio all'era moderna, conobbe invece un brusco irrigidimento della temperatura. In questo periodo vi fu un'avanzata dei ghiacciai alpini e polari che ebbe, tra le altre conseguenze, la scomparsa della vite, che si coltivava in Inghilterra. L'abbassamento del limite meridionale dei ghiacciai e l'aumento della piovosità ebbero come conseguenza frane, inondazioni ed alluvioni, che causarono la diminuzione della terra coltivata, e quindi una serie di successive carestie. Il denutrimento indebolì la popolazione europea, rendendola più facile vittima di malattie, come la peste nera, che a metà del XIV secolo ne portò via almeno un terzo. Gli storici Ruggero Romano ed Alberto Tenenti hanno documentato il ciclo ricorrente tra carestie ed epidemie che caratterizzò il Trecento (Alle origini del mondo moderno 1350-1550, Feltrinelli, Milano 1967).Queste calamità non erano dovute all'uomo, ma alla natura. Però, il fatto che Dio, padrone della natura le avesse permesse, fu interpretato come un castigo per i peccati degli uomini che, in questo senso, vennero considerati responsabili delle catastrofi naturali. Non si trattava della fine del mondo, ma della fine di un'epoca; e sempre, nella storia le sciagure naturali hanno accompagnato le infedeltà e l'apostasia delle nazioni. Accadde alla fine del Medioevo cristiano, sembra ripetersi oggi.L'uomo moderno, nel suo prometeismo, ha cercato di cambiare le leggi della natura, ma nella sua sfida all'ordine divino e naturale dell'universo non può che essere sconfitto. La modernità aveva voluto sostituire l'adorazione di Dio con l'adorazione dell'uomo. Di fronte al fallimento di questo progetto, l'ideologia post-moderna sostituisce l'adorazione dell'uomo con l'adorazione della natura. È questa l'ideologia green, nella sua versione più radicale. Il "pianeta Terra" è qualcosa di più di una patria, è una religione terrestre.LA PACHAMAMAQuesta ideologia è penetrata all'interno della Chiesa sotto il pontificato di papa Francesco e si è materializzata nell'immagine di Pachamama, la Madre Terra delle popolazioni amerindi, che è stata intronizzata nei Giardini Vaticani, il 4 ottobre 2019, alla vigilia dell'apertura del Sinodo post-amazzonico.Il nuovo Papa Leone XIV è un fautore di questa ideologia? Non vogliamo credere che sia così. Il 9 luglio 2025 è stata celebrata la Messa per la Custodia della creazione nel Giardino della Madonnina del "Borgo Laudato si'" di Castel Gandolfo. Il Papa ha concluso la sua omelia con le parole con cui sant'Agostino nelle sue Confessioni, associa le cose create e l'uomo in una lode cosmica: o Signore, «le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere» (Confessioni, XIII, 33,48). "Sia questa - ha detto Leone XIV - l'armonia che diffondiamo nel mondo".L'armonia a cui si riferiscono il Papa e sant'Agostino è antitetica a quella dell'ideologia verde. La retta ragione e la divina Rivelazione ci insegnano che l'uomo, creato ad immagine di Dio, è posto al vertice della scala gerarchica della creazione. La natura è un mezzo donato da Dio all'uomo per raggiungere il suo fine soprannaturale. Un acuto teologo del Novecento, mons. Pier Carlo Landucci ricorda: "Il mondo è la casa dell'uomo, donata dal Creatore dell'uomo. Non dunque l'uomo per la casa, ma la casa per l'uomo, il quale però è tenuto, per rispetto al divino Donatore e per il suo proprio interesse, a difendere e conservarne i valori: ecco l''ecologia' nel suo razionale e morale fondamento" (Istinto e intelligenza negli animali? in "Palestra del Clero", n.14, 15. 7. 1985, p.14.).L'uomo deve rispettare la natura e le sue leggi, che non sono solo quelle fisico-chimiche, ma anche le leggi religiose e morali. Non solo gli individui, ma anche i popoli sono tenuti al rispetto di queste leggi. Se l'uomo si ribella a Dio o si allontana da lui, anche la natura si allontana o si ribella all'uomo. Così è accaduto in tutte le epoche di crisi spirituale e morale e così sembra accadere oggi con il caos climatico che ci aggredisce e che potrebbe manifestarsi in improvvisi castighi naturali. "Però - ha affermato il Papa a Castelgandolfo - nel cuore dell'anno del Giubileo noi confessiamo - e possiamo dirlo più volte: c'è speranza! L'abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma fa essere, dando nuova vita. E anche noi ci chiediamo: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?"(Mt 8,27).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8209LA GERMANIA CONTRO CHI NON PROFESSA LA FEDE ECOLOGISTA di Manuela Antonacci A Berlino, chi non rispetta l'agenda green rischia di perdere la propria azienda. Questo è ciò che prevede la nuova legge promossa dall'Unione Cristiana Democratica (CDU) e dal Partito Socialdemocratico (SPD) al Senato. Sotto il nome di Vergesellschaftungsrahmengesetz (legge quadro sulla collettivizzazione), la coalizione ha creato uno strumento che consentirebbe allo Stato di espropriare le aziende private se, secondo le autorità politiche, non riescono a raggiungere gli obiettivi climatici o investono "troppo poco" nell'interesse pubblico.L'iniziativa, annunciata dai Dirk Stettner, portavoce del CDU e Raed Saleh, capogruppo dell'SPD, prevede che questo criterio possa essere applicato alle aziende, non solo per questioni di trasparenza, come dovrebbe normalmente essere, ma anche appunto per questioni "green", ovvero nel caso in cui le imprese non si adoperino abbastanza per rispettare gli impegni ambientali dell'UE e del governo federale. Una misura incredibilmente severa, considerato che forse, a passare al setaccio dello stato dovrebbero essere questioni ben diverse e, forse, più gravi, legate alle aziende, in primis l'uso non trasparente del denaro e comunque questioni in cui l'elemento green non venga certo considerato uno dei criteri più importanti.Anche se la CDU ha sminuito specificando che «non stiamo parlando di espropri», tuttavia il testo della legge parla da solo, ovvero la politica può intervenire quando rileva «fallimenti evidenti e manipolativi» nel mercato, che a ben vedere vuol dire tutto e non vuol dire niente, considerato che è un'espressione con un margine di interpretazione molto largo. L'SPD, infatti, ammette candidamente che questa legge crea una «cassetta degli attrezzi» per intervenire nei processi economici che sono ritenuti devianti da una prospettiva politica. Tra questi, il controllo dei prezzi, i limiti legali ai profitti delle imprese, la trasformazione forzata dei modelli di proprietà in forme di economia comune e, infine, la proprietà statale diretta.Interessante poi, notare gli indicatori, secondo il testo di legge, per l'applicazione di questi interventi: alloggi, energia e acqua, praticamente i servizi essenziali. In base a questo, lo Stato può valutare quando un'azienda non serve più il "bene comune" e agire di conseguenza. Emerge dunque, chiaramente, come questo tipo di legislazione riveda il concetto stesso di proprietà privata in Germania, perché il problema va ben oltre le frodi economiche, in quanto le sanzioni colpiscono chi non agisce secondo gli standard ideologici prevalenti, soprattutto in materia climatica. Un quadro giuridico incerto, dunque confuso e rischioso per qualunque azienda, che rischia di allontanare gli investimenti e di creare un pericoloso precedente: se il clima giustifica tutto, cosa resta fuori dalla portata dello Stato?Un esempio, inoltre, che potrebbe influenzare altri stati europei, portando ad un scenario economico inquietante, in cui il merito aziendale è sostituito dal conformismo politico. A peggiorare il quadro della situazione c'è il fatto che, nel 2021, il 58% dei berlinesi ha votato per nazionalizzare le grandi società immobiliari e, purtroppo, ci si è serviti di quel referendum per farne il punto di riferimento per estendere il concetto a tutti i settori. Insomma, pare che ormai a grandi passi, in Europa, ci si stia dirigendo di fatto verso un modello di vita basato sul pauperismo e sul collettivismo presentati, considerato il graduale evolversi della situazione, non come una scelta forzata, bensì come una scelta di grande libertà.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8093TRUMP: LA CONTRORIVOLUZIONE PARTE DALLE CANNUCCE DI PLASTICA di Stefano Magni Con tutti i problemi che ci sono nel mondo, Donald Trump deve proprio sprecare il suo tempo per firmare un ordine esecutivo in cui ripristina l'uso delle cannucce di plastica? È soprattutto questo il tenore delle critiche al presidente, oltre a una minoranza di eco-attivista anti-plastica che si sta stracciando le vesti. E c'è da scommettere che, per reazione, l'Ue imporrà una politica comunitaria ancora più stretta sull'imposizione dell'uso delle cannucce. Sembra una battaglia bagatellare, ma è un segnale importante per l'inversione di rotta in corso.Negli Usa non c'è un obbligo nazionale per le cannucce di carta, né un divieto dell'uso di quelle di plastica. Però sempre più città e Stati interi, nell'ultimo decennio, hanno vietato le cannucce di plastica, sostituendole con materiali alternativi e biodegradabili, o almeno eco-friendly. La cannuccia di carta, che si appiccica alle labbra e a volte si scioglie nella tazza, è diventata di uso comune, al di qua e al di là dell'Atlantico.Nell'ordine esecutivo, l'amministrazione Trump stabilisce che non vengano più comprate e distribuite cannucce di carta all'interno degli uffici federali. E al tempo stesso dispone la stesura di un piano nazionale per porre fine agli obblighi di uso delle cannucce di carta (da presentare entro 45 giorni) per «alleviare l'uso obbligatorio di cannucce di carta a livello nazionale». Trump ha dichiarato che le cannucce di carta, semplicemente "fanno schifo", sono disfunzionali e rovinano il piacere della bevuta. Nell'ordine esecutivo che ha firmato martedì 11 febbraio, specifica anche che siano anti-economiche (costano di più e spesso il consumatore ne deve prendere più di una per arrivare alla fine della bevuta), non sono così eco-friendly (non solo la produzione è inquinante, ma anche le sostanze di cui sono composte sono dannose per l'ambiente e potenzialmente anche per l'uomo) e a questo si aggiunge, molto spesso e volentieri, l'ipocrisia delle cannucce di carta avvolte nell'involucro di plastica.RIMEDIARE ALL'ASSURDA BATTAGLIA ECOLOGISTANon chiediamoci perché Trump arrivi a firmare un ordine esecutivo in cui deve porre fine agli obblighi sull'uso delle cannucce di carta. Chiediamoci, semmai, come si sia arrivati ad avere questi obblighi su un oggetto di uso quotidiano. La causa è la battaglia ecologista contro le "isole di plastica" che si sono formate nell'Oceano Pacifico. La loro dimensione e la loro stessa esistenza è tuttora oggetto di dibattito. Secondo i report più pessimistici, l'isola di rifiuti plastici che galleggiano nel Pacifico sarebbe grande quanto il doppio dell'Italia.Ma secondo tutti gli studi più recenti sulla questione, gli Usa non appaiono mai fra i maggiori contributori di rifiuti plastici (men che meno i paesi europei). È infatti quantomeno arbitrario stabilire che i maggiori produttori di plastica siano anche i maggiori inquinatori dell'oceano. Gli Usa, così come l'Europa, hanno sistemi di trattamento dei rifiuti molto più efficienti rispetto ai paesi in via di sviluppo che si affacciano sul Pacifico. Secondo uno studio pubblicato su Science nel 2015, i maggiori contributori dei rifiuti plastici sono la Cina, l'Indonesia, le Filippine, il Vietnam e lo Sri Lanka. In questa classifica gli Usa compaiono solo al 20mo posto. Al contrario, la Cina produce rifiuti quanto Indonesia, Filippine, Vietnam e Sri Lanka messi assieme.L'ESALTAZIONE DELLA DECRESCITASecondo uno studio di Lourens Meijer (e altri) del 2019, fra i primi 10 paesi inquinatori dell'Oceano Pacifico figurano: Filippine, Cina, India, Malesia, Indonesia, Myanmar, Vietnam, Bangladesh e Tailandia. Unico paese atlantico che entra nella classifica dei primi dieci è il Brasile.Uno studio ancor più recente condotto dall'associazione Ocean Cleanup, pubblicato nel 2022, rileva che la maggior fonte di inquinamento non sarebbero oggetti di plastica di uso quotidiano, ma grandi rifiuti prodotti dall'attività dei pescatori. E le responsabili sono soprattutto le industrie ittiche della Cina e del Giappone.Le cannucce di carta sono state dunque introdotte negli Usa, come in Europa, per "dare l'esempio" (virtue signaling, come si direbbe negli Usa), anche se né gli Usa né l'Europa possono ridurre le dimensioni dell'isola di plastica nel Pacifico. Perché non vi contribuiscono. Ma la cannuccia di carta, come ha ricordato brutalmente Trump, "fa schifo". È peggio, sotto tutti i punti di vista, delle cannucce di plastica che si propone di sostituire. Come in altri casi, si sceglie un materiale più inefficiente, costoso e meno amato dai consumatori, per obbedire a una logica che soddisfa solo l'ideologia verde. Siamo anche l'unica parte di mondo che è riuscita a produrre anche una teoria economica che mira alla "decrescita". Ben venga dunque un ordine che riparta dalle cannucce per una controrivoluzione del buon senso.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Due nemici dell'Fbi ai vertici dell'Fbi. Anche in difesa dei cattolici" parla delle nomine di Trump ai vertici della polizia federale degli Usa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 febbraio 2025:Ai vertici della polizia federale degli Stati Uniti, la mitica Fbi, chi scegliere di meglio se non i due maggiori contestatori dell'Fbi degli ultimi anni? Trump ha scelto Kash Patel come direttore e poi Dan Bongino come vicedirettore. Il primo, avvocato di origine indiana, fedelissimo di Trump anche negli anni dell'opposizione, ha un curriculum di tutto rispetto, non di agente della polizia (che non è), ma di critico della polizia federale e della sua politicizzazione, con toni ai limiti dell'eversione. Il secondo, che i media italiani definiscono frettolosamente come "podcaster", è un ex agente della polizia di New York, poi entrato nel Servizio Segreto di scorta ai presidenti Bush e Obama e infine creatore di un vero impero mediatico di informazione alternativa. Ancor più di Kash Patel, è convinto che dell'Fbi debba essere "fatta piazza pulita".Kashyap Pramod Vinod "Kash" Patel è stato confermato per il rotto della cuffia con un voto di 51 a favore e 49 contrari al Senato. Anche le senatrici repubblicane Susan Collins e Lisa Murokowski hanno disertato (come in molte altre occasioni in passato, per altro). Di Kash Patel gli oppositori dicono: non ha esperienza nell'Fbi, ha clienti stranieri che possono costituire un conflitto di interessi, è un cospirazionista e che la nomina è dovuta solo a una preferenza personale di Trump, oltre alla sua voglia di vendicarsi di tutte le inchieste che ha subito dal 2016 al 2024 ad opera degli agenti federali. Che Patel non abbia esperienza nelle forze di sicurezza non è vero: dopo la sua attività di assistenza parlamentare nella Commissione antiterrorismo, nel 2017 è stato nominato nella prima amministrazione Trump come funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, consigliere senior per l'antiterrorismo per la Commissione Intelligence della Camera. Poi promosso direttore senior della Direzione antiterrorismo presso il Consiglio di sicurezza nazionale nel 2019.Se i Democratici lo odiano, è soprattutto per il suo attivismo in difesa di Trump, smontando la tesi del Russiagate (l'indagine, poi finita in un nulla di fatto, su presunte interferenze russe nella campagna elettorale del 2016), poi contestando l'indagine dell'Fbi sui documenti conservati da Trump nella sua residenza di Mar a Lago, infine difendendo anche i condannati del 6 gennaio, dunque gli estremisti arrestati a seguito dell'assalto del Campidoglio.Il suo proposito è quello di de-politicizzare l'Fbi, che ultimamente dava la caccia a "terroristi interni", fra cui associazioni di conservatori e di tradizionalisti cattolici, visti come potenziali minacce. Nella sua audizione in Congresso, Patel ha promesso di indagare sull'origine del documento anti-cattolico prodotto all'interno dell'agenzia in cui si chiedeva di tracciare le attività delle associazioni tradizionaliste. La sua nomina coincide con l'ordine esecutivo di Trump per porre fine ad ogni pregiudizio ideologico anti-cristiano nell'Fbi, in generale per riportare la polizia al suo compito originario: non più uno strumento politico, ma solo un mezzo per combattere il crimine su scala nazionale.Il suo braccio destro sarà Dan Bongino, un poliziotto di New York e scorta presidenziale, che è diventato celebre prima per i suoi libri di memorie, "dentro la bolla" di Washington e poi come podcaster. Nell'era di Internet ha sollevato fra i repubblicani lo stesso entusiasmo che Rush Limbaugh, commentatore repubblicano morto nel 2021, suscitava ai tempi della radio. Il Renegade Republican, poi diventato Dan Bongino Show, è diventato un vero e proprio impero mediatico. E almeno dal 2017, Dan Bongino ha colpito soprattutto un nemico: la polizia federale. Dal Russiagate a al Campidoglio, fino alle investigazioni nella residenza di Trump, l'Fbi è stata accusata da Bongino di essere un'entità interamente corrotta, governata dalle logiche oscure dello Stato Profondo. Per aver "diffuso disinformazione" sulle misure anti-pandemiche, Bongino era stato bannato permanentemente da YouTube e si era trasferito su Rumble, mantenendo intatto il suo audience. La vendetta è un piatto che si consuma freddo: ora sarà lui alla testa dell'Fbi, secondo solo a Patel. Con gran gioia di tutti gli agenti federali che ora si vedono comandare da questo detestato poliziotto di New York che per otto anni ha sparato contro di loro sul Web.Saranno nomine molto utili a tutti, se veramente mantenessero la promessa di spazz
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8005FESSERIE ECOLOGISTE: NO ALL'ABETE IN VATICANO di Stefano Chiappalone Due volte l'anno gli ecologisti scendono in campo contro le usanze legate all'anno liturgico: se a Pasqua la parola d'ordine è "salviamo gli agnelli", a Natale è "salviamo gli alberi". Rigorosamente in corrispondenza del calendario cristiano, perché è ben più difficile sentirli alzare la voce per salvare oves et boves dalla festa islamica del sacrificio (o dello sgozzamento).Questa volta la petizione è lanciata dal gruppo Bearsandothers, ed è rivolta al Santo Padre, al Governatorato vaticano, all'Apt Garda Dolomiti e al Comune di Ledro (TN) che si appresta a donare 40 abeti al Vaticano: uno per il tradizionale addobbo di Piazza San Pietro e altri 39 destinati ad altri ornamenti natalizi nei vari edifici della Santa Sede. «No al taglio di un albero ultracentenario, estirpato dal bosco per farlo morire dopo qualche settimana di esposizione in piazza S. Pietro», grida la petizione, tanto più «in un momento storico, dove i cambiamenti climatici sono in elevata evoluzione, è necessario dare dei segnali chiari e limpidi per poter cambiare approccio verso il rispetto della Natura, come richiamato anche dal Santo Padre in molti interventi».Donazione che invece non implica alcun danno ambientale, come precisa il Comune: «l'abete che verrà prelevato fa parte di uno dei lotti che devono essere comunque tagliati per la corretta coltivazione del bosco», mentre le altre «39 piante non sono né ledrensi, né secolari, né alte 30 metri: si tratta di abeti normanni che saranno comprati da vivai specializzati, in quanto la richiesta espressa dal Vaticano, fin dai primi contatti di questa estate, è stata di preferire questi alberi perché non perdono gli aghi. Si tratta di piante che non crescono in Val di Ledro» (Gazzetta delle Valli).Oltre all'allarme infondato, quindi, nella protesta colpisce – ma non stupisce – il richiamo ai «molti interventi del Santo Padre», il quale «ha posto in rilievo che l'attività dell'uomo deve essere rispettosa della tutela del Creato, della Natura». E dove? «nelle sue encicliche "Laudato sii" (2015), Laudate Deum ( 2023) e Terra madre (2024)». La prima è giusta (ma con una "i" sola e l'apostrofo), la seconda pure benché tecnicamente non sia un'enciclica ma un'esortazione apostolica. Terra Madre invece non l'ha mai scritta (semmai è l'evento cui Francesco ha inviato un messaggio), ma scommettiamo che se ne accorgeranno in pochi: ormai basta dire che il Papa è green e sono tutti contenti. Compreso lui.Nota di BastaBugie: Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Il panettone solidale salverà il mondo? Di sicuro lo inquina" parla degli acquisti natalizi per sostenere diritti umani e ambiente con prodotti provenienti dalle zone più disagiate del pianeta. Che però dovranno percorrere enormi distanze. La promessa dell'umanitarismo dolciario è difficile da mantenere, ma l'impatto ambientale è assicurato.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 novembre 2024:Si avvicinano le feste e le organizzazioni non governative con fini umanitari propongono acquisti solidali: regali, biglietti di auguri, decorazioni natalizie i cui proventi serviranno ad alleviare le condizioni di vita dei poveri, soprattutto in Africa. Diverse associazioni propongono di comprare i loro panettoni.ActionAid mette in vendita per 20 euro il suo Panettone Rwanda Classico, «avvolto in una vibrante stoffa ruandese». Amref propone un panettone artigianale «dalla confezione bellissima e riutilizzabile»: un sacchetto di stoffa africana, realizzato a mano da una cooperativa che accoglie ragazze di strada in Rwanda. Classici, uvetta e canditi, sono anche i panettoni di Medici con l'Africa Cuamm e di COOPI, sempre al costo di 20 euro. Ma COOPI assicura che il suo è speciale ed è venduto «in una confezione ancora più speciale». Infatti «il panettone canditone arriva avvolto in una shopper colorata e unica, realizzata a mano in tessuto wax dalle abili artigiane della sartoria sociale Mafric».Ultima, ma ancora altre se ne potrebbero elencare, è Mani Tese che si distingue perché offre un Pandoro Solidale oltre che un Panettone Solidale, entrambi al prezzo competitivo di 18 euro. Tutte queste associazioni hanno un elemento in comune, oltre ovviamente all'intenzione lodevolissima di raccogliere fondi da utilizzare per aiutare il prossimo. Acquistano i loro prodotti al commercio equo e solidale. In particolare il Cuamm si affida a Liberomondo, una cooperativa sociale italiana che lavora con decine di produttori di artigianato e alimentari in America Latina, Africa e Asia, con una attenzione particolare, spiega, a cooperative, organizzazioni di base e associazioni di produttori. I generi alimentari, precisa, sono per la maggior parte trasformati successivamente in Italia. Mani Tese invece opera in collaborazione con Chico Mendes, un'altra cooperativa sociale che prende il nome dal sindacalista e ambientalista brasiliano ucciso nel 1988 da due proprietari terrieri, noto per le sue battaglie in difesa della foresta amazzonica. Missione della Chico Mendes è promuovere un modello di economia più giusta, etica e responsabile, che rispetti le persone e tuteli l'ambiente.Del suo Panettone Solidale, proposto in due varianti, Classico e al Cioccolato, Mani Tese dice che «ogni fetta rappresenta valori di sostenibilità, equità e solidarietà. Prodotto con ingredienti del commercio equo e solidale provenienti da Mauritius, Costa D'Avorio e Repubblica Dominicana, garantisce il rispetto per l'ambiente e per i diritti dei lavoratori e delle comunità locali. Ma c'è di più! Ogni panettone è confezionato con cura in un coloratissimo sacchetto realizzato da giovani sarte in Rwanda. Scegliendo questo panettone, supporti le attività di Mani Tese e di Chico Mendes per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani».Difesa dell'ambiente e dei diritti umani, sostenibilità e solidarietà, un mondo più giusto. Questo assicurano convintamente tutte le associazioni che ci chiedono di sostenerle. Compra un panettone e salvi il mondo. Ma la promessa non viene mantenuta, non può farlo. Mauritius, Costa d'Avorio, Repubblica Dominicana, Rwanda. Quante migliaia di chilometri percorrono tutti quei prodotti che dai quattro angoli del pianeta raggiungono l'Italia perché sia possibile cucinare, confezionare e commercializzare panettoni e pandoro? E gli altri doni? Il foulard Niger Kanuri venduto da COOPI per sostenere l'artigianato locale e promuovere l'indipendenza economica delle donne di etnia Kanuri però è realizzato sulle rive del lago Chad. Per arrivare in Italia percorre più di 3mila chilometri se trasportato in aereo, molti di più se via nave e mezzi di terra.Panettoni e regali aiuteranno a migliorare la vita delle donne vittime di violenza in Guinea Bissau, ad assicurare cibo alle famiglie in Benin, acqua potabile a interi villaggi e persino a piantumare mangrovie in Mozambico, come spiega Mani Tese, e molto altro ancora, ma il costo per l'ambiente è proibitivo, insostenibile se si dà credito alle associazioni ambientaliste che, tra le loro battaglie, hanno quella di convincerci ad acquistare prodotti a chilometro zero o almeno a preferire le filiere corte, con pochi passaggi essenziali tra produzione, confezionamento e vendita.Qualcuno ricorderà che, fin dalle origini, il commercio equo e solidale è stato criticato prima di tutto per il pregiudizio che lo ispira, ovvero che il resto del commercio sia invece iniquo ed egoista. Quasi subito gli è stato poi obiettato di non raggiungere gli obiettivi fondamentali dichiarati, come quello di rendere i piccoli produttori dei paesi poveri indipendenti da intermediari e di metterli in condizione di lavorare le materie prime per vendere prodotti finiti dalla resa maggiore. In cambio, si è giustamente detto, li fa dipendere dalle Ong e dalle cooperative che gestiscono le attività equosolidali e scelgono chi aiutare, decidono il prezzo, il tipo di produzione, qualità e caratteristiche. Inoltre, nonostante le assicurazioni, diverse materie prime, come riconosce anche Liberomondo, hanno continuato a essere lavorate altrove, ad esempio in Italia.Poi l'ideologia ambientalista ha preso il sopravvento e, con essa, la teoria del global warming, la misurazione dell'impronta ecologica, l'Earth overshoot day, cioè il calcolo del giorno esatto in cui le totali risorse disponibili in un anno si sono esaurite (per il 2024 sarebbe successo il 1° agosto) e l'umanità incomincia a consumare più risorse di quante ne possa mettere a disposizione il pianeta. Prodotti come quelli equosolidali che, praticamente tutti, percorrono migliaia di chilometri per arrivare a destinazione adesso rappresentano una minaccia o così dovrebbero essere considerati. Secondo questo punto di vista una fetta di Panettone Solidale, in realtà ogni fetta di panettone che noi mangiamo, imprime sulla Terra una impronta ecologica chissà quanto grande e profonda, tanto più se, ingredienti a parte e come se non bastasse, arriva dal Rwanda il sacchetto in cui il panettone viene confezionato.
VIDEO: La finta emergenza climatica ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ICbcdKK_cIA&list=PLolpIV2TSebURQLIBppY4bAc0bO7DbkRTTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7840LA TRANSIZIONE VERDE NON CI SARA' MAI di Franco BattagliaNel 1981, 4mila delegati da 150 Paesi si riunirono per due settimane a Nairobi per una conferenza dell'Onu con lo scopo di promuovere la transizione energetica dal petrolio al solare. Allora, si temeva l'arrivo di un periodo glaciale, più o meno imminente. Quasi mezzo secolo dopo, siamo terrorizzati per il riscaldamento globale che ci verrà scongiurato solo dalla transizione energetica in corso e che eliminerà presto (entro il 2050) il nostro bisogno di combustibili fossili. Ci dicono di aver fede in essa. Ce lo dicono Papa Francesco, Joe Biden, Ursula von der Leyen e Sergio Mattarella. Ma noi abbiamo fede solo in Dio: tutti gli altri devono fornirci i dati. E siccome non ce li forniscono, ve li forniamo noi, uno per ogni dito della mano.1. UE E USA SONO SOLO UN OTTAVO DELLA POPOLAZIONE MONDIALEIntanto, quella di transizione energetica è essenzialmente un'idea solo della Ue e degli Usa, nel complesso, di chi governa meno di 1 miliardo di noi. L'India, la Cina e gli altri dei rimanenti 7 miliardi del pianeta da quest'idea non sono neanche sfiorati. Al contrario, i numeri mostrano che solo la Cina e l'India - dove hanno in costruzione 30 Gigawatt nucleari - stanno costruendo quantità impressionanti di nuovi impianti a carbone: nei due Paesi sono 170 Gigawatt, una potenza 5 volte superiore a quella nucleare in costruzione.2. L'USO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI È AUMENTATO DEL 40% IN 20 ANNINegli ultimi vent'anni, lungi dal diminuire, l'uso dei combustibili fossili da parte delle più grandi economie del mondo (Cina, India, Usa, Germania, Regno Unito e Giappone) è aumentato del 40%.3. LA SOLA CINA VANIFICA TUTTE LE NOSTRE RIDUZIONII dati ci dicono che Usa, Germania, Regno Unito e Giappone hanno diminuito le proprie emissioni di meno di 2 Giga-tonnellate/anno. Peccato che nello stesso periodo quelle di India e Cina siano aumentate di 9 Giga-tonnellate/anno! La sola Cina produce dal carbone più elettricità di quella prodotta da tutto il resto del mondo.4. BUTTATI AL VENTO MILIARDI, OTTENUTO SOLO L'AUMENTO DEI COSTIA fronte dell'aumentata energia da eolico e fotovoltaico degli ultimi 20 anni nel mondo, ottenuta sottraendo ai contribuenti del mondo oltre 4 trilioni di dollari, nello stesso periodo si è avuto un aumento più che triplo di energia da combustibili fossili.5. IMPIANTI EOLICI INUTILINegli Usa nel 2023 hanno installato nuovi 6 Gigawatt di nuovi impianti eolici ottenendo una produzione elettrica del 2% in meno di quella dell'anno precedente: nel complesso, negli Usa, eolico e fotovoltaico ebbero dal 2022 al 2023 un incremento di 12 tera-wattora elettrici. Peccato che l'incremento di elettricità dal solo gas naturale fu di 115 tera-wattora.CONCLUSIONEA dispetto di tutto quanto sopra, che dimostra in modo inequivocabile che non stiamo vivendo alcuna transizione energetica, i cosiddetti - chiamiamoli così - responsabili politici del nostro mondo occidentale e i mezzi di - chiamiamola così - informazione continuano a raccontare il contrario. Evidentemente son convinti che una bugia detta infinite volte si trasformi in verità. La verità, invece, è che non è in corso alcuna transizione energetica, che non ce ne sarà alcuna nel prossimo secolo e oltre, che essa non è neanche desiderabile e, infine, ogni tentativo di perseguirla è solo dannoso.Quanto alla CO2 non dobbiamo temere di immetterne in atmosfera: essa non altera il clima - semplicemente non può alterare il clima - ma fa bene all'ambiente e alla vegetazione: la reazione della fotosintesi clorofilliana è CO2+H2O=tessuto vegetale. Chi vuol sottrarre CO2 all'atmosfera vuole il nostro male.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7797BERMUDA CONTRO IL CLIMA: L'ULTIMA IDIOZIA DI UN'EUROPA FUORI CONTROLLO di Max Del PapaPuò suscitare reazioni contrastanti e magari mescolate, contraddittorie la decisione, stupida, insopportabile, di una scuola romana che autorizza - quindi impone - l'abbigliamento balneare in nome del riscaldamento globale. Può indurre a fastidio, insofferenza, "avete veramente rotto", così come a quel divertimento che sale dal compatimento: anche questa? Anche questa. Più la realtà sconfessa le trovate fanatiche, ideologiche, e più i fanatici, secondo ideologia, ci si aggrappano: "ce ne vuole di più".Sono trovate in definitiva per finire sui giornali o sui social, come quel disgraziato filmato da compagni mentecatti mentre, in nome del vittimismo transgender, si esprime come un personaggio di Abatantuono o quello dei fumetti Cattivik: "tutelar i bambin, esser sé stess, siam tutt e tutt" (commento di uno sotto: "avete veramente rotto"). Lo hanno rotto, ma anche se sconfortano i risultati, le prospettive, da incubo, di una società dissociata in mano a questi mostriciattoli, non è colpa loro. Tocca essere non indulgenti ma onesti nel tracciare le cause e gli effetti. E le cause, piaccia o meno, risalgono all'introduzione dell'Unione Europea: che se ne può dire che non risulti per difetto? Alzi la mano chi sa indicare un solo problema risolto dalla Ue, mentre di problemi ne ha originati, fomentati, endemizzati innumerevoli. La ricetta è sempre la stessa: siccome ha fallito, ce ne vuole di più. Purtroppo non si ricorda mai il presupposto: "Ma Ue vive di crisi", disse l'ex cancelliere tedesco Schmidt. Oggi la Baronessa ha inventato una parola, permacrisi, per dire lo stesso. Crisi dietro crisi, crisi perenne da risolvere endemizzandola, col ricorso a trovate autoritarie, impositive e catastrofiche. La svolta green è prevista al costo di 5 trilioni di euro all'anno fino al 2050. Con quali risultati? L'unica certezza è che andranno persi 180 milioni di posti di lavoro, cioè praticamente tutti. "Però speriamo prima o poi di recuperarli". Sperano? Cos'è, una gag di Raimondo Vianello?IL CONDIZIONAMENTO PSICOLOGICOMa non è questo il peggio, il peggio è il condizionamento psicologico, è la weltanschauung gender, il woke d'importazione americana, il tutt* e tutt*; è la mostra nelle istituzioni europee col Cristo che fa le orge crocifisso a dei neri (un imbecille in malafede mi diceva durante una trasmissione che era arte e l'arte è sacra: due minuti dopo voleva censurare l'universo mondo in nome del laicismo putiniano, che solo un fesso poteva assumere quale ossimoro propositivo). È l'abitudine a mentire e mentirsi. Ogni giorno di ogni mese di ogni anno è il più caldo e siccitoso di tutti i tempi, dalla scomparsa dei dinosauri, non è vero, ogni maggio sono inondazioni e nubifragi ma passa la bugia che il pianeta è un unico Sahara per colpa dell'uomo bianco. Quindi vanno mandati gli studenti in bermuda e costume da bagno, a mo' di gesto estetico-ideologico. Un po' come quegli altri alunni finiti per magia a cantare inni palestinesi pro Hamas, faccenda grottesca sulla quale nessuno sa niente, non gli insegnanti, non i dirigenti. Si son messi a salmodiare da soli. Di solito in questi casi i responsabili se la cavano con la formula "d'accordo con le famiglie", laddove le famiglie oscillano tra il culto dell'Islam "buono, inclusivo" e quello di Chiara Ferragni: gente di grande consapevolezza e lucidità estetica, a Pioltello, ricordate?, appena un mese fa, il Ramadan all inclusive, imposto e santificato da Mattarella, "adottato con tutte le famiglie". E di fianco alla scuola tengono una madrassa dove si predica la guerra santa, la cancellazione di chi tutto gli consente.La Ue è l'alluvione di disperati pronti a delinquere, le città a ferro e fuoco ma basta chiamarli nuova generazione e dare la colpa al bianco tossico vecchia generazione. "Colpa del governo" dice immancabilmente il sindaco vanitoso Sala ad ogni situazione malavitosa di Milano. Fino a due anni fa, col governo dei compari, non lo diceva, e anche questo processo di deresponsabilizzazione strategica è opera del conformismo indotto da Bruxelles.L'AUTO ELETTRICATra le bugie colossali, l'auto elettrica: la hanno imposta ma il mercato, cioè gli uomini, cioè i cittadini europei, non la regge, ci stanno rinunciando tutti ma chi li quantifica i costi di un abbaglio durato dieci, quindici anni? Ed è tutto così. Però ce ne vuole di più, siamo alla politica esoterica, fatale. La Ue è nata come camera di compensazione della finanza globale, della grande industria, come si è visto coi vaccini che solo adesso si ammettono pericolosi, dopo tre anni di pressioni autoritarie e fanatiche, ma prendiamo atto che più nessuno vuole uscirne: non si può, la Ue si lascia solo in una bara, come per il crimine organizzato. "Ah, la cambiamo dall'interno".Davvero? Non c'è uno di questi che predicano l'entrismo leninista che non lo faccia per un tornaconto personale. Il resto sono chiacchiere sovietiche, tutto tranne che innocue. A voler vedere il mondo non con gli occhi della realtà ma dei propagandisti si va incontro a esiti imprevedibili ma sicuramente dissipatori e catastrofici. Quando il divulgatore Tozzi si chiede, retoricamente, se valgano di più gli esseri umani o le api, non fa una sparata da social, una sparata elettorale ma ripete in modo preciso, pedissequo, lo stesso dei più pesanti Bill Gates, Klaus Schwab, Fran Timmermans, Ursula von der Leyen, dei programmi europei che impostano la disinfestazione umana ora coi vaccini, ora con la "transizione green", ora con la sterilità indotta da umanità demascolinizzata da "tutt* e tutt*": siamo troppi, siamo il doppio del consentito, va operata la selezione naturale. Il guaio è che le conseguenze le pagano sempre gli altri, le scontano gli inermi e gli innocenti, primi fra tutti i ragazzini, i bambini dei quali l'onorevole Zan dice che "va garantito il cambio di sesso".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7784CASE GREEN? NO, IL PROBLEMA SARANNO LE CASE VUOTE di Lorenzo BertocchiC'è una emergenza più forte delle altre e che avrà effetti su tutto, compreso il patrimonio immobiliare. Se l'Ue si preoccupa delle case «green», per cui entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, e il resto del patrimonio edilizio avrà 20 anni di tempo per raggiungere le emissioni zero entro il 2050, l'inverno demografico risolverà il problema alla radice. Perché molte case saranno semplicemente vuote e abbandonate, ce lo insegna il Giappone.La demografia nipponica è in caduta libera da decenni e anche il 2023 ha fatto registrare l'ennesimo minimo storico, come peraltro ha registrato l'Istat per il nostro Paese con appena 379mila nati (il 2008 è l'ultimo anno in cui in Italia si registrava un incremento delle nascite). Calo dei salari, stagnazione economica, ma soprattutto secolarizzazione galoppante e trionfante che ha inciso in modo definitivo sulla propensione a generare prole. Il Giappone è vecchio come pochi e non basta nemmeno l'accelerata del premier Kishida a riattizzare i numeri demografici.Una delle conseguenze dirette di questa situazione demografica è appunto il fenomeno in costante crescita delle case abbandonate e sfitte. «Secondo un'indagine governativa pubblicata il 30 aprile», riporta Asianews, «le abitazioni non occupate sono in tutto 9 milioni, il 13,8% del totale nel Paese, ovvero 1 su 7. Circa la metà delle case sfitte (akiya in giapponese) 4,76 milioni, è in affitto o in vendita, secondo i dati rilasciati dal Ministero degli Interni, mentre altre 380mila sono destinate ad un uso stagionale o occasionale. Ma il dato più significativo è il numero delle case abbandonante e senza destinazione d'uso, aumentato di 370mila unità rispetto alla precedente indagine governativa: attualmente sono 3,85 milioni, numero più alto mai registrato». Sono gli anziani che vengono mandati in case di cura e che muoiono a spingere il fenomeno, e le case ereditate vengono spesso abbandonate a causa dei costi proibitivi di manutenzione e/o abbattimento. Per tacere di tutte le questioni legali spesso dovute a famiglie «nucleari» con figli o con separazioni alle spalle.Per l'Italia le previsioni demografiche sono inesorabili e le prospettive al 2050 parlano di 5 milioni di abitanti in meno, non è difficile pensare che anche per il patrimonio immobiliare la strada è quella indicata dal Giappone. Altroché case «green», il problema che abbiamo davanti sarà quello delle case vuote.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Irrealizzabile, inutile e iniqua. Arriva la direttiva sulle Case Green" spiega perché è passata con un voto a maggioranza (l'Italia ha votato contro) la direttiva europea sulle Case Green. Anche se il testo non è così massimalista come la bozza originale del 2021, comporta comunque un costo enorme per i proprietari di immobili. Intervista a Sandro Scoppa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 13 aprile 2024:Dopo più di due anni di dibattito, la direttiva Ue sulle "case green", che impone norme per il risparmio energetico a tutti gli edifici, pubblici e privati, è stata approvata dall'Ecofin, il Consiglio Europeo dei ministri delle Finanze. La direttiva è stata votata da tutti i membri dell'Ue, tranne l'Italia e l'Ungheria (contrarie), Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia (astenute).Si tratta di un testo più moderato rispetto al progetto del 2021, che divideva le case in classi energetiche e prevedeva sanzioni molto dure (incluso il divieto di affittare o vendere) per i proprietari i cui immobili non erano conformi alla classe prescritta. La nuova direttiva comunque impone degli obiettivi molto ambiziosi. E sempre a danno dei proprietari. "Il tema è chi paga", ha commentato a caldo il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, dopo il voto contrario italiano. Cosa ci aspetta? Lo abbiamo chiesto a Sandro Scoppa, avvocato, presidente di Confedilizia della Calabria e molto attivo nella difesa del diritto di proprietà sulla casa, autore di saggi quali: Controllare gli affitti, distruggere l'economia, La proprietà sfrattata, Il miraggio dell'equo canone nell'affitto delle case e In nome della proprietà.In che cosa consiste la nuova direttiva?Viene richiesto ai Paesi Ue di realizzare un piano nazionale di ristrutturazione degli edifici che garantisca entro il 2050 la decarbonizzazione di tutti gli immobili, in linea con gli obiettivi di emissioni zero di tutta l'economia europea. Per arrivare a ciò le tappe intermedie sarebbero una riduzione di almeno il 16% dell'utilizzo di energia entro il 2030 da parte delle abitazioni e una del 20-22% entro il 2035. Le nuove costruzioni, invece, dovrebbero essere a emissioni zero già dal 2030. Scompaiono, quindi, i diktat inclusi nella proposta iniziale riguardanti il passaggio da una categoria energetica a un'altra. Nel 2040, poi, dovrebbero essere eliminate completamente le caldaie alimentate a combustibili fossili, che, comunque, non potrebbero essere più sovvenzionate già dall'anno prossimo, il 2025.Come giudica questa direttiva?Questa direttiva ha tre "i": è irrealizzabile, inutile, iniqua. Irrealizzabile, prima di tutto, per motivi di natura sia politica che pratica: prevede che sia recepito dagli Stati e interventi e costi enormi in un tempo troppo ristrettoPerché inutile?I dati dell'Unep (United Nations Environmement Programme) sono molto eloquenti: tra il 1850 e il 2021 i Paesi dell'attuale Ue hanno prodotto il 13% delle emissioni di anidride carbonica, senza contare quelle indirettamente causate attraverso la propria presenza economico-politica nel resto del globo, mentre nel 2021 la percentuale di gas serra responsabilità della Ue era solo del 7%. Un 7% che, ricordiamolo, va confrontato con la quota dell'economia mondiale rappresentata proprio dall'Unione Europea, il 18,5%. Significa che inquiniamo molto meno della metà della media in proporzione a quanto produciamo economicamenteEd è anche iniqua?Sì, perché costringe le famiglie ad attingere a risparmi sempre più esigui o i governi, a sostituirsi ad esse, aumentando i debiti e distogliendo risorse da altre finalità più utili per raggiungere obiettivi che, anche nella remota ipotesi fossero realizzabili, non sarebbero di alcun reale beneficio per i cittadini.Però dovrebbe essere rispettosa dei diritti di proprietà, o no?La direttiva dovrebbe essere ancora più invasiva di quel che sembri, perché deve essere realizzata attraverso un reticolato di interventi, di tipo fiscale e normativo, che incidono sia nelle dinamiche del mercato, sia extra-mercato (tasse ambientali, ad esempio). I cui esiti sono fallimentari, producendo, come ha sempre sostenuto la Scuola Austriaca di economia, effetti non intenzionali di azioni intenzionali. E a pagare saremo tutti noi.È una direttiva molto più leggera rispetto al testo originale?Sì, ma quel che conta è che si è aperta una breccia, inserendo un principio. Anche se si è attenuata rispetto alle previsioni, comunque una breccia è aperta. E dipende, poi, da chi la potrà sfruttare. Se questa direttiva finisce nelle mani di un esecutivo giallo-rosso, come quello che abbiamo avuto in Italia nel 2019-21, allora sarà tradotta in super-bonus o reddito di cittadinanza, con danni al bilancio dello Stato incommensurabili. Ma esiste un animo interventista statale anche nel centro-destra, ad esempio la lotta contro gli affitti brevi, sempre contro il diritto di proprietà della casa. Gli effetti sul mercato ci sono già.Quanto ci costerà?Secondo le stime Ance: su 12 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. Secondo l'ultimo rapporto Enea: circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell'energia negli edifici pubblici e privati. Sempre stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, cioè 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E. La previsione peggiore è quella di Federcepicostruzioni: 9,7 milioni di edifici da ristrutturare, per cui sarebbe necessario investire mille miliardi di euro. Un po' meglio il Rapporto Cresme-Symbola: 3,2 milioni di immobili per l'adeguamento del 16% dei consumi entro il 2020, comportano un costo di 320 miliardi di euro, circa. Ma giusto per renderci conto delle dimensioni: il superbonus è costato quasi 129 miliardi e ha già creato problemi gravi alla tenuta dei conti pubblici."Chi paga?" se lo è chiesto anche il ministro Giorgetti.La direttiva Ue non prevede alcun incentivo. Tutto il costo ricadrà sulle spalle dei proprietari di immobili e dopo il fallimento del super-bonus, interventi statali per alleviare i costi sono sempre più indigesti.Ma allora perché la maggioranza dei governi europei l'ha approvata con entusiasmo?I promotori di questa direttiva sono convinti che il capitalismo sia incompatibile con la preservazione dell'ambiente. Sono mossi da quel che viene ormai chiamato: socialismo ambientale. Accanto al socialismo abitativo, che mira a regolamentare gli affitti, abbiamo ora quello ambientale, che limita il diritto di proprietà sull'immobile per scopi ecologisti.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7789LA BOTTIGLIA ECO-FRIENDLY PER BERE UN SORSO DI IDEOLOGIA di Stefano ChiappaloneOltre che scomodo lascia anche un retrogusto di ideologia: è il nuovo tappo europeo a prova di dispersione nell'ambiente, quello che non si stacca e ti rimbalza sulla bocca mentre bevi. Basta girarlo, dicono, e il problema è risolto. Resterà pur sempre attaccato, ma è un piccolo sacrificio logistico per "salvare l'ambiente" - mantra che ormai riecheggia anche dai pulpiti, passando per le scritte diffuse ovunque: "Questo prodotto è green", "Questo cartone è riciclato", "Quest'auto è ecologica". Persino sul navigatore appare l'immancabile fogliolina verde ad avvisarti che il tale percorso è meno inquinante del talaltro. E non senza contraddizioni, quando più emergenze entrano in cortocircuito fra loro: la lotta ecologica al monouso lanciata nel 2019 subì un improvviso dietrofront quando il monouso fu riscoperto nell'anno pandemico.Le bottiglie eco-friendly diventeranno obbligatorie in applicazione della Direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente. La ragione? «I tappi e coperchi di plastica dei contenitori utilizzati per bevande sono tra gli oggetti di plastica monouso più frequentemente rinvenuti sulle spiagge dell'Unione. Pertanto, i contenitori per bevande che sono prodotti di plastica monouso dovrebbero poter essere immessi sul mercato solo se soddisfano determinati requisiti di progettazione che riducono in modo significativo la dispersione nell'ambiente dei tappi e coperchi di plastica». Di conseguenza «gli Stati membri provvedono a che i prodotti di plastica monouso elencati nella parte C dell'allegato i cui tappi e coperchi sono di plastica possano essere immessi sul mercato solo se i tappi e i coperchi restano attaccati ai contenitori per la durata dell'uso previsto del prodotto».Problema risolto, almeno quello dei tappi, finché altri rifiuti non implicheranno il proliferare di altrettanti divieti. Un'alternativa ci sarebbe, per quanto demodé: c'era una volta un'usanza sconosciuta che si chiamava "educazione", volta a "civilizzare" (termine ancor più demodé) gli esseri umani e ricopriva un'ampia gamma di comportamenti da: "non metterti le dita nel naso" a "non gettare i rifiuti nel fiume (o in spiaggia o nei boschi o dove vi pare)". Veniva insegnata fin da bambini, molto prima che arrivasse - anzi che nascesse - la svedese con le treccine che ha predicato l'eco-vangelo al mondo. Chi l'ha assimilata non getta il tappo a caso nemmeno se è staccabile (e lo farà per buon senso, non per improvviso fervore ecologista); chi non l'ha assimilata, se il tappo non si stacca getterà pure la bottiglia.«Mai avrei pensato di entrare in un mondo nel quale non puoi staccare il tappo dalla bottiglia di plastica. E non siate così ingenui, per favore, da ritenere tutto ciò irrilevante», scrive su Facebook il filosofo Carlo Lottieri. No, anche se avviene attraverso un oggetto minuscolo e una banale questione logistica, non è affatto irrilevante il passaggio dalla persuasione alla coercizione (o dal tappo green alle case green). Se prima dovevi "solo" sorbirti l'onnipervadente propaganda che ti esortava a vivere in maniera responsabile e rispettosa dell'ambiente, adesso non dovrai preoccupartene più: della tua responsabilità si fa carico direttamente il SuperStato etico (ed ecologico), eliminando in radice il rischio che tu possa buttare il tappo in spiaggia.Il tappo non-staccabile ricorda la catenina del ciuccio per i bambini, affinché non lo buttino in terra. Ha una funzione analoga alla rete del box o alla sponda del lettino o a tutta quella serie di protezioni per evitare che il bambino faccia danni o si faccia male; protezioni che però sono temporanee e vanno necessariamente e progressivamente allentate, affinché l'infante esca dall'età infantile. Qui invece assistiamo all'infantilizzazione del cittadino, oggi in nome dell'ambientalismo, domani di chissà cosa, varcando il sottile confine tra educare e rieducare. Più che un tappo di bottiglia è un vaso di Pandora.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7737GLI ECOLOGISTI FANNO, DA SEMPRE, SOLO DANNI di Franco BattagliaSiamo in primavera, e quest'anno ricorre il 60mo anniversario della prima edizione italiana (Feltrinelli, 1963) della Primavera Silenziosa, la Bibbia degli ambientalisti. Personalmente ritengo l'ambientalismo - assieme alla schiavitù, al nazismo, al comunismo, al terrorismo - uno dei grandi mali che hanno afflitto questa nostra umanità. Qualcuno dirà che sono severo, qualcun altro taglia corto e dice che sono provocatore e bugiardo. Facciamo così: giudicate voi.L'UTOPIA AMBIENTALISTAÈ indubbio che l'ambientalismo è animato da, apparentemente e a parole, ottime intenzioni, e dove portano le strade così lastricate lo sapete già. E ottime furono, almeno a parole, le intenzioni del nazismo e del comunismo e, se chiedete ai terroristi, anche del terrorismo. L'ottima intenzione dell'ambientalismo - di cui, peraltro, proprio i gerarchi nazisti furono ardenti seguaci - è salvare il pianeta. Da chi e/o da cosa? Da chi, dall'uomo stesso: siamo noi il cancro del pianeta e come ogni cancro va estirpato con la forza. Da cosa, da una pletora di pericoli che, però, sono per lo più inventati. Porre in essere azioni per minimizzare rischi inesistenti o, peggio, per ignorare (o, sempre peggio, aggravare) rischi reali, può avere conseguenze fatali e pandemiche.Rachel Carson aveva iniziato gli studi universitari di biologia e, coerente con una pratica che sarebbe diventata ricorrente tra gli ambientalisti, non riuscì a completarli: si fermò al bachelor (l'equivalente della nostra odierna laurea triennale) e con diversi anni di ritardo rispetto ai coetanei. Fallita come scienziata, si dette alla divulgazione contro la scienza. Anche questo è tipico. Nel 1948 Paul Muller era stato premiato col Nobel per aver inventato la molecola del Ddt, cruciale per la lotta contro il tifo e la malaria. Nel 1948, nella sola isola di Ceylon (odierno Sri Lanka), si contarono 2 milioni di casi di malaria che, grazie al Ddt - poi benedetto da Winston Churchill come "polvere miracolosa" - si ridussero a 31 casi nel 1962.LA MISTIFICAZIONE VERDE SUL DDTE nel 1962 uscì Silent Spring. Nel cui primo capitolo la Carson si inventò di sana pianta una città ove, così avvelenata dal Ddt, le primavere sarebbero, appunto silenziose, a causa della morte di tutte le specie di insetti e uccelli che altrimenti allietano le orecchie di chi va per prati. La città naturalmente non esiste ma, lo stesso, il Ddt fu bollato nel libro come «l'elisir della morte», mentre invece stava salvando milioni di vite umane. Cosa che continuò a fare fino a quando la campagna lanciata dalla Carson e urlata dai movimenti ambientalisti (che stavano al tempo nascendo) lo mise al bando, proibendone l'uso in tutto il mondo. La conseguenza fu (è) che milioni di persone hanno ripreso (stanno continuando) a morire per la malaria: nel mondo, 200 milioni di casi e 400mila decessi solo nel 2019. Nel caso foste ancora convinti che quella mia all'inizio era provocazione, continuate a leggere.GUERRA AGLI OGMNon contenti della strage della malaria, gli ambientalisti del mondo sono impegnati in altre non meno imponenti stragi. La lotta all'agricoltura con organismi geneticamente migliorati (Ogm) è una di queste. Vi sono nel mondo oltre un miliardo di persone che, essendo la loro unica fonte di nutrizione il riso (vegetale di propria natura privo di vitamina A), soffrono di un grave deficit alimentare, che nei casi più severi provoca cecità o anche morte prematura. Se solo quelle persone potessero coltivare golden rice che, geneticamente migliorato, è ricco di beta-carotene (un precursore della vitamina A), il loro destino sarebbe meno miserabile. Ma non possono, perché gli ambientalisti del mondo hanno dichiarato la guerra agli Ogm.LE FAKE NEWS SULLA CO2Un'altra tragica lotta intrapresa dai nostri eroi è quella per la riduzione delle emissioni di CO2. Dovete sapere che l'85% delle azioni che noi facciamo sfruttano energia prodotta con emissioni di CO2 (il restante 15% no, grazie alle tecnologie nucleare e idroelettrica) e che l'80% dei costi del cibo nel nostro piatto sono costi energetici: in pratica, la moderna agricoltura altro non è che la trasformazione di petrolio in cibo. Orbene, ridurre le emissioni di CO2 del 50% come i Verdi vorrebbero imporre all'universo mondo, a noi farebbe saltare la cena, ma porterebbe centinaia di milioni di persone nel mondo dalla condizione di morti-di-fame a quella di morti per fame.E ora il vostro severo verdetto: ditemi se è vero o no che l'ambientalismo è già stato più mortale di schiavitù, nazismo, comunismo e terrorismo messi insieme, e ancora più danni potrebbe fare se i suoi insani propositi non sono fermati.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7717L'ECOCIDIO DIVENTA REATO: LA NUOVA FOLLIA VERDE PRENDE FORMA NELL'UEDa 5 a 10 anni di carcere per commercio illegale di legname, estrazione dell'acqua da una fonte, diffusione di specie invasive, distruzione dell'ozono (questi ed altri saranno reati paragonabili ai crimini di guerra)di Luca VolontèL'ecocidio reato punibile da 5 a 10 anni di carcere, questo prevede l'ultima folle normativa europea che l'attuale Parlamento, ormai agli sgoccioli, ha definitivamente approvato il 26 febbraio e che dovrà essere traslata nell'ordinamento giuridico dei 27 paesi europei entro i prossimi due anni. Ieri, al culmine della follia, lo stesso Parlamento ha approvato la nuova legge sul «ripristino della natura» dove i protagonisti saranno farfalle e uccelli, non certo gli agricoltori o boscaioli. Martedì, il Parlamento ha approvato in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale, la nuova direttiva, concordata con il Consiglio il 16 novembre 2023, è stata approvata con 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni. Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell'Ue in materia di sostanze chimiche e l'inquinamento provocato dalle navi.I parlamentari europei hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo). I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d'impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata dell'evento provocato, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati o paragonabili ad ecocidii, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni. Per le imprese l'importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo del gruppo, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Inoltre, i parlamentari hanno introdotto l'obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.CRIMINALIZZATI I CASI DI DANNO AMBIENTALECon l'approvazione definitiva del Parlamento, l'Unione Europea è diventata il primo organismo internazionale a criminalizzare i casi più gravi di danno ambientale "paragonabili all'ecocidio". La distruzione dell'ecosistema comprende la perdita di habitat e il disboscamento illegale: aspetta dunque a tagliare il boschetto sotto casa o accendere fuochi per incenerire le stoppie! Secondo Marie Toussaint, avvocato francese ed eurodeputata del gruppo Verdi/Alleanza libera europea e già parte del team degli ambientalisti di "EndEcocide", l'Ue sta «adottando una delle leggi più ambiziose al mondo... La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell'Europa, punendo da coloro che danneggiano gli ecosistemi e, di conseguenza, proteggendo la salute umana. Significa porre fine all'impunità ambientale in Europa, che è cruciale e urgente», ha affermato.Nella sua relazione sulla lotta contro la criminalità ambientale in Europa, l'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb) cita numerosi esempi di reati ambientali che sono rimasti impuniti perché non sono stati inclusi nella direttiva. La direttiva non include direttamente la parola «ecocidio», nel suo preambolo si fa riferimento solo a «casi paragonabili all'ecocidio», gli ambientalisti si sono detti molto soddisfatti. L'ecocidio è definito come «atti illeciti o arbitrari commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità che tali atti causino danni gravi e diffusi o a lungo termine all'ambiente» e tale proposta è stata formulata nel 2021 da 12 avvocati di tutto il mondo e presentata dall'organizzazione ambientalista "Stop Ecocide International".UN NUOVO REATOL'approvazione di una definizione comune da parte di diversi Stati di tale nuovo reato, potrebbe consentire il perseguimento e la condanna degli atti di distruzione ambientale da parte della Corte penale internazionale, fondata sullo Statuto di Roma e che al momento si dedica a giudicare in casi di crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità, dei genocidi e delle aggressioni. Insomma, dall'estrazione dell'acqua da una fonte, all'introduzione e alla diffusione di specie esotiche invasive, sino alla distruzione dell'ozono, tutti identificati come reati ambientali paragonabili all'ecocidio nella nuova direttiva, vi porterebbero sul banco dei 'criminali di guerra'. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva riveduta nel diritto nazionale, ma secondo il relatore della direttiva in Parlamento Antonius Mandes del Ppe , potrebbe esser necessario avere anche un pubblico ministero a livello europeo, ampliando il «mandato della Procura europea» per gestire «tali casi».Con l'introduzione dei reati «paragonabili all'ecocidio» l'ideologia green europea tocca il suo apice giustizialista. A riprova che al peggio non c'è limite, il Parlamento europeo ieri ha approvato definitivamente la nuova normativa per il «ripristino della natura» che obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% degli habitat (le foreste, praterie e zone umide ai fiumi, ai laghi e ai letti coralli) entro il 2030, aumentando al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell'Ue dovranno compiere progressi in due dei seguenti tre indicatori: l'indice delle farfalle dei pascoli; la quota di terreni agricoli caratterizzati da un'elevata diversità paesaggistica; lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate.Si deve anche aumentare l'indice di avifauna dei terreni agricoli comuni, perché gli uccelli sono buoni indicatori dello stato generale della biodiversità. L'affidamento ai sacerdoti verdi, protettori di farfalle, uccelli e bestie randagie, segna l'ulteriore scivolamento verso la follia totale degli attuali parlamentari e burocrati di Bruxelles.
VIDEO IRONICO: La fregatura dell'auto ecologica ➜ https://www.youtube.com/watch?v=i7_zQzg4aqA&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1UxpTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7692L'ENTUSIASMO PER I VEICOLI ELETTRICI STA FINENDO di Gary IsbellSe foste così ingenui da credere ai media dominanti e agli ambientalisti estremi, potreste pensare che la gente sia pronta ad abbandonare le proprie auto a carburanti classici per acquistare veicoli elettrici. Alcuni fatti scomodi, tuttavia, dimostrano il contrario.Un dato di fatto è la stanchezza dell'opinione pubblica per il continuo rullare di tamburi degli allarmisti climatici. Sembra che non ci sia evento atmosferico o disastro naturale che non venga attribuito al cambiamento climatico. L'opinione pubblica è giustamente scettica nei confronti dei loro pronostici funesti e quindi riluttante a salire sui veicoli elettrici.Pertanto, il mercato dei veicoli elettrici è in declino, nonostante la propaganda pervasiva che ne sostiene i vantaggi. Le persone cominciano a vedere oltre il clamore e le prove empiriche sono più convincenti dei programmi utopici radicali.La luna di miele è finita. Le auto elettriche non funzionano come promesso, costano molto di più all'acquisto e sono difficili da tenere sotto carica. In effetti, l'infrastruttura di ricarica a livello nazionale, necessaria per supportarne l'uso su larga scala, non si vede dove sta.Il mercato sembra aver raggiunto un punto di saturazione, con gli attuali proprietari di veicoli elettrici costituiti in gran parte da coloro che sono impegnati in un'agenda ecologica estrema e da coloro che non hanno bisogno di percorrere lunghe distanze in vasti deserti di caricabatterie.Questi dati demografici si ripercuotono sulle vendite di veicoli elettrici, in quanto sono sempre meno quelli che si lasciano convincere dagli scenari di benessere degli eco-rivoluzionari. I veicoli elettrici rimangono fermi in innumerevoli parcheggi dei concessionari, mentre le auto a benzina si vendono a gonfie vele. Gli acquirenti americani stanno inviando un messaggio forte e inequivocabile all'industria automobilistica e all'amministrazione Biden: non siamo d'accordo con la agenda ecologica.I CONCESSIONARI DI AUTO SONO MESSI ALLE STRETTEUn altro fatto scomodo è il rifiuto dei concessionari di auto di aderire alla tendenza dei veicoli elettrici. I concessionari hanno investito molto per mettere queste meraviglie elettriche nei loro parcheggi, ma ora si chiedono chi le comprerà.I concessionari devono anche far fronte alle lamentele dei clienti, secondo i quali le stime imprevedibili dell'autonomia sono inaffidabili per tutto ciò che va oltre i viaggi di breve percorrenza e l'uso cittadino. Questi problemi più il tempo necessario per la ricarica rendono le auto ad alto prezzo inaffidabili e poco pratiche.Anche i concessionari devono apportare modifiche costose. Alla fine del 2022, Ford Motor ha chiesto ai concessionari di investire fino a 1,2 milioni di dollari ciascuno per accogliere gli arrivi di veicoli elettrici, comprese le infrastrutture di ricarica. Tuttavia, la casa automobilistica ha recentemente alleggerito alcuni requisiti iniziali per adattare la propria strategia al calo del mercato.General Motors ha informato le concessionarie che devono investire in costose attrezzature di assistenza e nella formazione del personale per raggiungere l'ambizioso obiettivo di GM di diventare 100 per cento VE entro il 2030. Il costo è significativo: le concessionarie dovranno spendere 300.000 dollari o più per riconfigurare le loro attività.Preoccupati per le aspettative irrealistiche sull'adozione dei veicoli elettrici, quasi 4.000 concessionari di auto hanno inviato una lettera ai produttori invitandoli a rivalutare i mandati per i veicoli elettrici. Anche il settore assicurativo ha riconosciuto le sfide insormontabili poste dai veicoli elettrici, con conseguente aumento dei costi assicurativi.LA GESTIONE DALL'ALTO VERSO IL BASSO È CAUSA DI OPPRESSIONEUn ultimo fatto scomodo riguarda le case automobilistiche, che hanno seguito l’onda e si sono date da fare per produrre veicoli elettrici, dato che alcuni Stati americani stanno imponendo la vendita di tutti i veicoli elettrici entro il 2030.Di fronte alla rivolta dei concessionari, alcune case automobilistiche stanno ricorrendo a misure drastiche. General Motors, ad esempio, ha rilevato il 47% delle sue concessionarie Buick nel 2022, che rappresentano circa 940 delle 2.000 concessionarie presenti nel Paese.Le case automobilistiche sostengono inoltre un modello di vendita diretta per i veicoli elettrici, snellendo il processo e riducendo il numero di veicoli elettrici nell'inventario dei concessionari. Queste decisioni dittatoriali e draconiane stanno rendendo la vita miserabile a tutti, dai concessionari ai consumatori.Se tutto questo non bastasse, la mano pesante dei politici e dei sussidi governativi sta imponendo la sua agenda ecologica a tutti gli interessati. Una simile gestione dall'alto dell'economia e della cultura è tipica dei socialisti che professano di agire in nome del popolo mentre lo schiavizzano e lo opprimono.Sono assenti dall'equazione le soluzioni organiche che utilizzano l'esperienza di coloro che lavorano nei loro campi per proporre approcci innovativi che riflettono una cultura dedicata alla pratica della virtù.
VIDEO: Il contestatore di Greta Thunberg ➜ https://www.youtube.com/watch?v=vPwdjQAV9_ETESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7622ECO VANDALI IRROMPONO A MESSA: IL VESCOVO LI STIMA E CEDE IL MICROFONO di Andrea ZambranoQuello di ieri mattina in Duomo a Torino è stato un vero e proprio assalto compiuto con modalità eversive. Ciò che è paradossale è che il proclama che le due attiviste di Extinction Rebellion (XR) hanno preteso di leggere togliendo la parola all'arcivescovo Roberto Repole, non era un testo di Mao Tse Tung come si sarebbe fatto negli anni '70, ma un'enciclica di Papa Francesco: la Laudate Deum. Ora, non che il testo papale sia da considerare eversivo, ma è indicativo che se ne siano serviti per i loro scopi - questi sì eversivi - le due attiviste che hanno interrotto la Messa.Alla Messa di ieri mattina in cattedrale il vescovo Roberto Repole ha appena terminato di proclamare il Vangelo della prima domenica di Avvento e si accinge a iniziare l'omelia. È a quel punto che un'attivista di Extinction Rebellion gli si si para davanti e con voce stentorea inizia a pretendere di leggere alcuni testi di Papa Francesco sulla causa climatica. Anche un'altra si pone al centro del presbiterio e inizia a proclamare. Seguono momenti concitati e di imbarazzo. Qualche fedele si avvicina e le invita ad andarsene, ma senza usare la forza. Loro continuano. A quel punto, il vescovo, che era rimasto imperterrito all'ambone, scende vicino a loro. Dice qualche cosa per lamentarsi del modo con il quale hanno interrotto la Messa. Però le fa parlare.Ecco come giustificherà poco dopo il fatto di avergli ceduto il microfono: «Ho grande stima per chi si mobilita per la difesa del Creato e accoglie gli appelli di Papa Francesco, apprezzo l'impegno in questo senso delle attiviste di Extinction Rebellion - ha commentato l'arcivescovo - ma mi è dispiaciuto che abbiano ritenuto di prendere la parola in Duomo senza prima volermene parlare e chiedere se potevano intervenire. Avrei risposto che a Messa si prega spesso per la pace e per la salvaguardia del Creato, ma la celebrazione eucaristica non è un momento idoneo a ospitare interventi pubblici: ho inizialmente lasciato che le attiviste parlassero; poi ho chiesto che terminassero perché la Messa è un momento di preghiera e in quanto tale dev'essere rispettata, anche e soprattutto da coloro che dichiarano di voler operare nel rispetto di tutti».LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO SULLA PRESUNTA CRISI CLIMATICAQuindi Repole ha stima per gli "eco vandali", e questa potrebbe essere una notizia nella notizia, ma il problema è solo che non gliel'hanno chiesto preventivamente, lasciando intendere che uno spazio, dentro o fuori dalla Messa, ma in chiesa si sarebbe comunque trovato.Le due donne invece hanno gridato: «Vogliamo portare l'attenzione dei fedeli sulle parole che papa Francesco sta spendendo per la crisi climatica». E poi hanno letto il messaggio che il pontefice ha inviato alla Cop28 di Dubai, con l'invito a smettere di finanziare guerre e devastazione ambientale.Poco dopo sul profilo X dell'organizzazione è avvenuta la rivendicazione in perfetto stile eversivo con tanto di foto: «Questa mattina, #ExtinctionRebellion ha brevemente interrotto la Messa nel Duomo di #Torino. Durante il silenzio che precedeva l'omelia, un gruppo di persone ha letto a voce alta dei passi del Laudate Si e del Laudate Deum di #PapaFrancesco». Strafalcioni a parte - l'enciclica del 2015 si chiama Laudato sì - si tratta della prima azione con modalità eversive fatta da XR in Italia e avente come teatro una chiesa, per giunta durante una funzione sacra.Non stupisce la sostanziale arrendevolezza del vescovo di Torino, per il quale il sacrilegio dell'interruzione della Messa è solo un problema di "inidoneità" o di inopportunità. Si dice dispiaciuto, come se l'irruzione sia un fatto personale e non una ferita. Del resto, i testi oggetto del proclama erano quelli del papa in persona. Come avrebbe potuto impedirglielo?Chissà se li avrebbe fatti parlare lo stesso se invece che di Bergoglio avessero letto un testo di Papa Ratzinger o se l'argomento dell'irruzione non fosse stato il climatismo, ma la piaga degli aborti o altre emergenze non sposate dalla nuova Chiesa che va a braccetto con le ideologie del momento? Siamo autorizzati a pensare che avrebbero agito in maniera più energica per cacciarle fuori dalla chiesa.Appunto, cacciare fuori dalla chiesa. È questo il punto nevralgico di questa storia. Repole dovrebbe sapere perfettamente, infatti, che, decidendo di interrompere la Messa e di mettere in campo un'azione di tipo politico, sono stati compiuti una profanazione e un reato. Per quanto riguarda la prima, l'azione di XR meriterebbe un atto di riparazione perché la Messa è stata profanata in uno dei suoi momenti centrali, la liturgia della Parola, per finalità politico-ideologiche che nulla hanno a che fare con il culto. Ma siamo sicuri che nessuno si incaricherà di riparare il sacrilegio.ART. 405 CODICE PENALE: TURBATIVA DI FUNZIONI RELIGIOSEIn quanto al reato, è abbastanza palese che, decidendo di irrompere in un tempio durante la celebrazione sacra, alla presenza di un ministro di culto, sia stato violato l'articolo 405 del codice penale che, delineando l'illecito della turbatio sacrorum recita: «Chiunque impedisce o turba l'esercizio di funzioni, cerimonie o pratiche religiose del culto di una confessione religiosa, le quali si compiano con l'assistenza di un ministro del culto medesimo o in un luogo destinato al culto, o in un luogo pubblico o aperto al pubblico, è punito con la reclusione fino a due anni».Certo, non avranno mai due anni di carcere, anche perché la lettura della Laudate Deum potrebbe fungere da attenuante, ma forte di questo aspetto del diritto concesso non dalla Chiesa, ma dallo Stato repubblicano, Repole avrebbe potuto pretendere l'arrivo dei Carabinieri per ristabilire la giustizia. Cosa che non ha fatto, alimentando così il sospetto che per l'Arcivescovo, sono i modi così irruenti a destare perplessità. La causa invece… bè la causa del climatismo eco vandalico è da sposare senz'altro.Del resto non c'è da stupirsene. Non più tardi di un anno fa Avvenire solidarizzava con i gruppi estremisti giustificando le loro azioni. In quanto alla Laudate Deum presa a modello in chiave eco vandalica, forse qualche interrogativo in più sulla contestata encliclica papale sarebbe lecito porselo.Peccato che questo episodio non sia accaduto prima dell'approvazione dell'ultimo decreto sicurezza, dove i blocchi stradali degli "eco vandali" di XR sono passati da illeciti amministrativi a reati veri e propri. I cattolici dovranno in futuro invocare un comma specifico per i blocchi delle liturgie? Quelle cattoliche, ovviamente. Per le altre, quelle islamiche ad esempio, ci pensano già i musulmani a far rispettare le regole in moschea.
VIDEO: La suora placca l'ambientalista ➜ https://www.youtube.com/watch?v=DLOCf86hbyETESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7581IL VIDEO VIRALE DELLA SUORA CHE PLACCA UN ATTIVISTA GREEN CHE VUOLE IMPEDIRE LA COSTRUZIONE DI UNA CHIESA di Paola BellettiLa scena diventata presto virale è solo una parte della vicenda, certo la più suscettibile di condivisione e battute. Il 16 ottobre infatti la nazionale francese di rugby è stata eliminata dalla Coppa del Mondo e il placcaggio della suora immortalato il giorno successivo sembra una involontaria beffa alla batosta sportiva.Nel video che gira da due giorni su social e testate giornalistiche si vede chiaramente una giovane suora vestita di blu, zainetto sulle spalle, che intercetta nella corsa e trattiene per il torace, cadendo con lui a terra, un uomo che si sta allontanando a grandi e atletiche falcate con del materiale da costruzione appena sottratto al cantiere. Più precisamente si tratta di due tubi, e nel sito se ne vedono diversi pezzi, alcuni a terra e parecchi portati a braccia e poi calpestati e distrutti da altri manifestanti presenti sul posto.Siamo in Francia, nella regione sud-orientale dell'Alvernia-Rodano-Alpi, dipartimento di Ardèche, comune di Saint-Pierre-de-Colombier, un piccolo centro di 451 abitanti. Un fazzoletto di terra che attira numerosi pellegrini, fino ad ora accolti nella chiesa parrocchiale. Secondo la famiglia religiosa e anche secondo un certo buon senso, la capienza della chiesa non è più sufficiente al flusso di fedeli, così raccontano le suore stesse sul loro sito.Per questo la Famiglia Missionaria di Nostra Signora sta portando avanti la realizzazione di un complesso che comprenderà la Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, come nel desiderio dei fondatori fino dal 1946, e strutture dedicate all'accoglienza dedicate a San Giuseppe. Dal canto loro, gli eco-attivisti, che da tempo ronzano intorno al cantiere e hanno forzato anche in altre occasioni le recinzioni a protezione del sito, ritengono di difendere un altro irrinunciabile progetto, anch'esso, pare, di una madre piuttosto potente, la natura. In quel territorio infatti ci sarebbero delle piante rare da proteggere in nome della preziosa e benefica biodiversità.Ciò che contestano è la mancanza di tutte le necessarie autorizzazioni e forse confidano nella forza costrittiva delle spire burocratiche, capaci di stritolare lentamente ma inesorabilmente qualunque attività. Gli attivissimi attivisti che fin dal suo esordio cercano di ostacolare e si augurano di poter bloccare il progetto, appartengono al gruppo Les Amis de la Bourges e ritengono che le ambizioni delle suore siano fuori luogo. [...]"È un progetto arrogante per una comunità religiosa", ha detto il gruppo in una dichiarazione a Fox News Digital.Non mancano naturalmente i riferimenti alla pretesa mansuetudine [...] che secondo questi ecologisti dovrebbe immancabilmente fare parte del corredo di ogni cristiano, soprattutto se religioso: la suora è colpevole di reazione aggressiva, non loro che sono notoriamente pacifici. Queste scaramucce moderatamente violente sul terreno di un edificio religioso in costruzione sono una rappresentazione vivida di una sorta di guerra civile: due fazioni opposte che difendono due idee di difesa della vita piuttosto distanti.Per i primi la piantina rara ha la priorità su tutto il resto, per i religiosi è più importante la persona e la sua salvezza, che passa anche dalla possibilità di pregare in comunità, meditare la parola di Dio, accostarsi ai sacramenti, senza per questo devastare l'ambiente circostante. In fondo si tratta sempre di bio-diversità e la seconda, quella che pretende di portare a tutti i fratelli la salvezza di Cristo, è per sua natura estendibile anche ai recalcitranti e piuttosto riottosi ambientalisti: costoro si sono solo dimenticati di riconoscere, tra le specie da proteggere, quella umana, soprattutto se ha la pretesa di ricordare al mondo che l'uomo è peccatore e bisognoso di redenzione.La suora disposta al placcaggio e a rotolare nella terra fangosa del cantiere in costruzione per recuperare del materiale edile lo ha fatto in modo piuttosto originale.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7570ALL'ONU, NEI MASS MEDIA E IN VATICANO REGNA IL CATASTROFISMO ANTISCIENTIFICO SUL CLIMA di Luca VolontèLe morti legate al clima sono diminuite del 99% negli ultimi cento anni; diminuiti pure gli incendi e uragani causati dal clima. Ma il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel suo discorso di apertura al Climate Ambition Summit di New York, un evento di due giorni a cui hanno partecipato le élite mondiali, ha dichiarato che «l'umanità ha aperto le porte dell'inferno».Scienziati allarmisti hanno fatto previsioni climatiche catastrofiche che negli ultimi decenni, su modelli imprecisi e politicamente indirizzati del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), facente capo all'Onu, sono state costantemente smentite. Tuttavia, invece di aprirsi al confronto scientifico con più di 1600 scienziati, di cui due premi Nobel, che negano l'allarmismo climatico e denunciano la palese politicizzazione e il prossimo impoverimento di miliardi di persone causato dalle speculazioni che lobby e plutocrati stanno facendo sul clima, Guterres ha detto che «il caldo orrendo sta avendo effetti terribili. Agricoltori sconvolti che vedono i raccolti portati via dalle inondazioni, temperature soffocanti che generano malattie e migliaia di persone che fuggono spaventate dall'infuriare di incendi storici», attribuendo la colpa ai combustibili fossili.Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non è stato da meno, chiedendo un aumento degli investimenti pubblici e privati in soluzioni energetiche verdi per contribuire a «rendere il mondo a prova di clima», aggiungendo che la sua amministrazione «ha trattato questa crisi come una minaccia esistenziale dal momento in cui ci siamo insediati, non solo per noi ma per tutta l'umanità». Al summit era invitata anche Jacinda Ardern, per la quale, ora che si è convertita alla cultura woke e globalista, la libera discussione nelle reti è diventata la peggiore minaccia per la lotta ai cambiamenti climatici e, di conseguenza, il maggior pericolo per l'establishment internazionale che aspira a governarci. La Ardern ha sottolineato che la libertà di parola è un'arma da guerra virtuale e «non possiamo permettere che la libertà di parola ostacoli la lotta contro "minacce" come il cambiamento climatico». Non si può vincere la guerra al cambiamento climatico se la gente non crede alla versione apocalittica del problema: l'unica soluzione è mettere a tacere chi ha obiezioni o argomenti scientifici contrari.IL PROFESSOR JOHN CLAUSERÈ stato così, infatti, per il premio Nobel 2022 per la Fisica, il professor John Clauser, a cui è stato ritirato l'invito al seminario del Fondo Monetario Internazionale sui cambiamenti climatici, per le sue posizioni scientificamente fondate e perciò scettiche sul catastrofismo della propaganda occidentale. Della libertà di parola, della libertà di ricerca e del confronto scientifico l'Onu e il suo segretario generale paiono non preoccuparsi troppo; del resto, la stessa censura ferrea aveva colpito centinaia di milioni di persone durante i lockdown e le restrizioni giustificate con il pretesto del Covid.Però è necessario segnalare un salto di qualità nelle bugie propagandate nelle ultime settimane dai mass media mondiali, inclusi quelli pubblici e privati italiani. Tre fatti emblematici di una propaganda sempre costretta a mentire.Primo: il tasso di incendi boschivi è diminuito dal 2001 in tutto il mondo. La narrazione sugli incendi disastrosi dovuti ai cambiamenti climatici, mentre erano causati principalmente da delinquenti incendiari o dall'incuria, ci è stata data come quotidiano companatico per tutti i mesi estivi, dagli incendi in Canada ai fumi che invadevano le città americane. Nelle scorse settimane, a tale proposito, sia Biden che Trudeau non avevano perso tempo nell'invitare i cittadini a riflettere sugli «impatti del cambiamento climatico» e a denunciare come «anno dopo anno, con il cambiamento climatico, assistiamo a incendi selvaggi sempre più intensi». Tutto ciò che ci hanno detto è palesemente falso. In realtà, i dati raccolti dal Wall Street Journal dimostrano che gli incendi delle foreste avvengono ad un ritmo sempre più basso e con minori estensioni negli ultimi decenni.GLI URAGANI SONO MENO FREQUENTI, NONOSTANTE GRETA THUNBERGSecondo: gli uragani stanno diventando sempre meno frequenti. Tutti ricordiamo i preparativi per l'avvento degli uragani estivi in Florida e le critiche di noncuranza e scetticismo climatico verso il governatore Ron DeSantis, un repubblicano impegnato anche nelle primarie del suo partito. Le accuse pubblicate dal New York Times, poi amplificate a dismisura, rimproveravano al governatore della Florida di non credere agli «scienziati che affermano che gli uragani che colpiscono il suo Stato sono intensificati dal riscaldamento globale causato dall'uomo». Ovviamente chi fossero questi scienziati interpellati dal New York Times non è dato sapere. Al contrario, il numero di uragani in Florida e complessivamente nel mondo, lo dimostrano i dati esposti al seminario internazionale tenutosi a Glasgow l'inverno scorso, è diminuito significativamente nell'ultimo secolo.Che ne è però delle decine di migliaia di morti causati dai cambiamenti climatici? Anche questa narrazione, così in voga tra i protagonisti della novella, siano essi grandi ufficiali del Palazzo di Vetro o burocrati occupanti il Palazzo Berlaymont (sede della Commissione europea) o inquilini temporanei del Vaticano, è falsa.Terzo. Nonostante l'oracolo dei cambiamenti climatici e della "Madre Terra", l'attivista Greta Thunberg, avesse twittato nel 2018, poi cancellato maldestramente quest'anno, che «il cambiamento climatico spazzerà via l'intera umanità» entro i prossimi cinque anni (dunque, entro il 2023), nell'anno in corso non si ha notizia dell'ecatombe globale tanto minacciata. Anzi, il dato più importante da tenere a mente è questo: le morti legate al clima sono diminuite del 99% in tutto il mondo negli ultimi cento anni, grazie alla diffusione dei combustibili fossili, della libertà del mercato e d'impresa e della genialità innovativa umana. Tre fatti emblematici su cui anche all'Onu dovrebbero riflettere.Nota di BastaBugie: Eugenio Capozzi nell'articolo seguente dal titolo "Laudate Deum o laudate Gaia? La resa della Chiesa ai verdi" spiega perché la Chiesa ha imboccato la pericolosa strada verso l'ideologia ecologista. Una strada che può portare a conseguenze devastanti sulla stessa ragion d'essere della Chiesa.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 ottobre 2023:L'esortazione apostolica Laudate Deum, dedicata alla "crisi climatica", con la quale significativamente papa Francesco ha voluto aprire il "Sinodo sulla sinodalità" di Roma, non si limita a inserirsi nella già consolidata scia dell'ubriacatura della Chiesa cattolica per l'ideologia ambientalista millenarista e i suoi dogmi sul "cambiamento climatico" antropocentrico, ma rappresenta lo spartiacque attraverso il quale il cattolicesimo viene trascinato in un territorio che con l'umanesimo cristiano è di fatto incompatibile, estremizzando una tendenza già manifestatasi con l'enciclica Laudato sì e in molti altri pronunciamenti pontifici.Si tratta di un documento molto pericoloso, sia nel metodo che nel merito delle sue argomentazioni. Per quanto riguarda il primo aspetto, esso concentra la sua attenzione su temi esclusivamente politici, economici e scientifico-tecnologici, invocando il perseguimento di un obiettivo pratico e specifico, e dando così l'impressione di mettere da parte quello che sarebbe il compito fondamentale della Chiesa: la predicazione del kérigma, del messaggio di salvezza per tutti gli uomini che guarda alla vita sub specie aeternitatis e trascende ogni singolo tema del dibattito pubblico nella dimensione della storia, pur non disinteressandosi certo a esso.Inoltre, nell'allocuzione il pontefice pretende di presentare argomentazioni irrefutabili in campo scientifico e tecnico senza averne alcuna autorità, e citando a supporto di esse fonti dichiarate affidabili su una base del tutto acritica, come quelle degli scienziati facenti capo al panel Ipcc dell'Onu (la cui stessa esistenza dipende da un'assunzione politica, quella dell'emergenza climatica, e non da un libero percorso di ricerca della verità), mentre ne rifiuta altrettanto aprioristicamente e acriticamente altre, cioè tutte quelle critiche rispetto alla tesi del cambiamento climatico di origine antropica.Per quanto riguarda poi il merito, la Laudate Deum presenta una imbarazzante serie di asserzioni una più infondata e contraddittoria dell'altra. Si dichiara innanzitutto come fosse un dato acclarato, senza sentire il bisogno di citare alcuna fonte a supporto, che "il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura", e che il cambiamento climatico produrrà un impatto sociale ed economico drammatico in
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3095COME SAN FRANCESCO COMBATTEVA LE ERESIE di Vincenzo SansonettiIl primo ecologista? Facile: Francesco d'Assisi. Complice il lavorio di migliaia di insegnanti della scuola, statale e privata, dei mass media, di parrocchie e oratori politicamente corretti, l'idea che San Francesco sia il padre nobile del pensiero ambientalista è diventato un dogma invincibile del nostro tempo. Peccato che sia completamente falso. Come falsa è la notizia che il santo fosse un vegetariano. Francesco non fu nemmeno un animalista. Né, tanto meno, un naturista che rifiutava la civiltà, compresi i vestiti. Francesco pauperista? Falso anche questo. Nel libro San Francesco antimoderno (Fede & Cultura, 2009), Guido Vignelli – apologeta tra le firme del Timone – ha svolto un ottimo lavoro di «demitizzazione» del santo di Assisi, con il dichiarato scopo di «difendere il Serafico dalle falsificazioni progressiste». Attingiamo molti spunti e informazioni proprio da questa fonte.LA NATURANon c'è dubbio che la sensibilità straordinaria per il Creato di Giovanni di Pietro da Bernardone (questo il vero nome del santo) lo espone all'equivoco e al fraintendimento, soprattutto da parte di un mondo confuso e superficiale come quello in cui viviamo.In verità, il problema si era posto già in tempi passati. Nel 1926, in occasione dell'VIII centenario della morte di san Francesco, Pio XI diede alle stampe l'enciclica Rite expiatis, nella quale fra l'altro scrive: «Essendo Araldo del Gran Re, Francesco volle che gli uomini si conformassero alla santità evangelica e all'amore della Croce, non già che si trasformassero in sdolcinati amanti di fiori, uccelli, agnelli, pesci e lepri. Se egli mostrava una certa affettuosa tenerezza verso le creature (...) non era mosso da altra causa che dall'amore per quel Dio che è comune origine, e in esse contemplava la divina bontà». Anche G.K. Chesterton aveva ben compreso questo equivoco ideologico che incombeva sulla interpretazione del santo di Assisi. «San Francesco», scrive Chesterton nel suo libro dedicato al santo, «non era un amante della natura (...). Tale qualifica implica infatti che si concepisca l'universo materiale come qualche cosa che vagamente ci circonda, una sorta di panteismo sentimentale. (...) Ma come ogni mistico san Francesco era nemico mortale di tutti coloro che cancellano i limiti delle cose, dissolvendo ogni entità nell'ambiente che la circonda; egli fu esattamente l'opposto di quella sorta di visionario orientale che è mistico solo perché è troppo scettico per essere materialista». In questo senso, si comprende meglio che il meraviglioso Cantico delle Creature – prima grande opera in quel volgare che fece nascere la lingua italiana, la lingua di Dante e di Petrarca, di Leopardi e di Manzoni – non vuole certo idolatrare la natura, ma ribadire la bontà del creato di fronte alle terribili idee catare e albigesi, che invece predicano una malvagità intrinseca del mondo.Uno dei più grandi mistici del ventesimo secolo, Don Divo Barsotti, spazza via ogni presunta commistione fra san Francesco e l'animalismo. Per il santo di Assisi non c'è paragone fra l'uomo e le bestie, tanto è vero che nella sua visione del mondo, scrive Barsotti, «l'uomo è veramente il re del Creato; le creature sono poste al servizio dell'uomo (...) è il peccato dell'uomo che ha diviso e opposto Dio e la creazione; ma chi vive in Dio ritrova la creazione; in Dio egli diviene Signore del mondo. (...) La benedizione francescana è una benedizione che ridà all'uomo la sua innocenza primitiva, lo fa veramente re di tutto il creato». Una pagina stupenda, nella quale si può apprezzare la distanza siderale che separa Francesco e il suo saldo cattolicesimo da ogni forma di ecologismo animalista, mirante a mettere l'uomo – quando va bene – sullo stesso piano degli animali. Una concezione che aborrisce l'idea di signoria dell'uomo sul creato, che invece Francesco ben conosce e ben interpreta per tutta la vita.GLI ANIMALIProprio dall'esistenza breve e intensissima del poverello si può cogliere questa limpida visione dell'uomo, creatura di Dio. Quando, ad esempio, Francesco dimostra tenerezza nei confronti di un agnello, egli spiega – come ci riferisce san Bonaventura da Bagnoregio nella Legenda maior – che l'animale gli ricorda «l'Agnello mitissimo che volle essere ucciso per redimere i peccatori». Dunque, Francesco non si diede mai da fare per salvare gli agnelli dalla macellazione per festeggiare la Pasqua, né avrebbe approvato le manifestazioni isteriche di certo animalismo aggressivo. Anzi: pare che a Francesco la carne piacesse parecchio. Fra' Ginepro racconta che Francesco volle ristorare un frate malato con carne di maiale, giacché «i porci sono stati creati ad uso dell'uomo». Nella Prima Regola il santo di Assisi raccomanda che i frati si cibino della carne ricevuta in elemosina. E quando giungeva il Natale, Francesco voleva che si facesse festa mangiando un intero pasto a base di carne perché «quando è Natale non vi sono astinenze che tengano. E se i muri potessero mangiare carne, bisognerebbe darla in pasto anche a loro». Tant'è vero che Francesco non manca di usare espressioni ruvide nei confronti degli animali. Egli ritiene pacifico che le bestie sono state create per faticare a vantaggio dell'uomo. Nella Compilatio perusina il santo vuole esortare il cristiano a dominare il «frate corpo», e suggerisce di maltrattarlo e bastonarlo «come si fa con un bue pigro e recalcitrante, che pretendesse di mangiare senza guadagnarselo portando pesi». Secondo Francesco d'Assisi, gli uomini perversi o mondani erano da considerare animales homines, letteralmente «uomini bestiali».L'UOMO E IL PROGRESSOSu un punto, bisogna ammetterlo e anzi ricordarlo con forza, san Francesco si pone in contrasto all'azione dell'uomo di fronte al Creato: il santo delle stigmate condanna l'idea – tipicamente moderna e rinascimentale – secondo la quale la natura sarebbe uno sterminato campo di esercizio della prometeica volontà di potenza da parte della civiltà umana. Se ci si pensa bene, la stragrande maggioranza dei problemi ambientali – veri e non frutto di paturnie ideologiche – è stata prodotta negli ultimi secoli, proprio a partire della svolta antropocentrica alimentata dal razionalismo cartesiano e dallo scientismo galileiano. Come la rivoluzione francese si abbatte contro l'idea aristotelico tomistica della natura in senso filosofico, così la rivoluzione industriale si abbatte sulla natura nella sua dimensione biologica. Uno dei più grandi scrittori del novecento, J.R.R. Tolkien, rappresenterà in maniera simbolica questa violenza della civiltà sulla natura, in particolare nello scontro fra gli Ent e la furia devastatrice di Saruman, come si legge ne Il Signore degli anelli. Francesco d'Assisi, che pure viveva in pieno medioevo, ricorda all'uomo che la creazione è stata fatta con infinita saggezza da Dio, e che l'uomo non può farne letteralmente ciò che vuole, ma è obbligato a usarla bene e per il bene.LA POVERTÀ, MEZZO PER LA SANTITÀL'altra grande menzogna intorno alla figura di Francesco riguarda la povertà. Che egli visse da povero, facendosi povero in piena libertà e rinunciando ai beni cui aveva diritto come figlio di un mercante di Assisi, è certamente vero. Ma che egli fosse un pauperista, un rivoluzionario, un nemico della proprietà privata, il propugnatore di un odio classista verso i beni di questo mondo... beh, tutto questo è pura fantasia.Come scrive Vignelli, «il vero significato e valore del francescanesimo consisteva nel testimoniare la possibilità di una vita radicalmente evangelica, rinunciando a tutto e godendo della beatitudine promessa a quei poveri che la Bibbia chiama anawìm». Termine che indica i poveri per scelta, cioè umili che decidono di affidarsi totalmente alla Provvidenza. Il problema non è costituito tanto dalle ricchezze terrene, ma dalla capacità del cristiano di rinunciare al mondo, cioè ai piaceri, agli onori, alle sicurezze, ai diritti e alle pretese. Dunque la povertà è per Francesco non un fine, ma un mezzo per vivere da vero cristiano, totalmente dentro la Chiesa. E senza aver mai preteso che tutti seguissero pedissequamente il suo cammino. Del resto, la povertà radicale non è, di per sé stessa, un'invenzione di Francesco: nel XII secolo erano già sorti movimenti come i Valdesi, gli Umiliati, i Poveri di Cristo, che si proponevano di vivere in rigorosa povertà. Fra costoro non mancò chi istigò i poveri alla rivolta, cosa che Francesco non fece mai.
VIDEO: Case green ➜ https://www.youtube.com/watch?v=_IkK0sxi8mQ&list=PLolpIV2TSebUZf755kITHNSRL7joJIZ2ZTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7540L'UNICA RISTRUTTURAZIONE DA FARE (ALTRO CHE CASA GREEN!)Spendiamo per pannelli fotovoltaici e pompe di calore, anziché misure anti-terremoto come fanno in Giappone dove gli edifici resistono anche alle grandi scosse (VIDEO: Case green)di Nicola PorroCon una tragica ripetitività, i terremoti uccidono migliaia di esseri umani. Gli scienziati ormai sanno con buona approssimazione dove possono avvenire, ma non hanno la più pallida idea di quando la scossa ci possa davvero essere. Definiamo questa un'emergenza? Non sembra proprio. Ed è incredibile. Siamo così pronti a definire quella climatica, che molti autorevoli scienziati e premi Nobel contestano, come una catastrofe che si avvicina a rapidi passi. Ma non vediamo il tragico ripetersi di catastrofi vere, certificate, filmate. E dolorose.I morti di inquinamento sono un'astrazione probabilistica e una proiezione di possibile premorienza. Così si definisce chi secondo calcoli magici ci si sarebbe aspettati che morisse a 87 anni e invece è morto a 84 per cause che vengono sempre definite climatiche. Una religione, quella climatica, che si scontra con la realtà della terra che trema. In Pianura Padana vogliono chiudere le industrie e bloccare le auto per una direttiva europea. È un'area tra le più inquinate d'Europa secondo i parametri scelti da Bruxelles, ma - strano a dirsi -, quella in cui l'aspettativa di vita è la più alta.Siamo degli scriteriati. Spendiamo fortune colossali per mettere i cappotti termici, cambiare gli infissi agli appartamenti, verificare le classi energetiche, investendo centinaia di miliardi che in un mondo razionale dovrebbero essere spesi per rendere le nostre vecchie case resistenti ai terremoti. La tecnologia per di più c'è ed è sperimentata. In Giappone gli edifici resistono a scosse mostruose. E noi sull'altare dell'ambientalmente corretto, per rispondere alle sfide della CO2, usiamo le nostre risorse, per definizione limitate, per alimentare la «filiera del verde».Meglio sarebbe pensare al nero, il colore del lutto per migliaia di uomini sepolti da edifici crollati per scosse che non si possono evitare. E la lista dei morti e dei danni, in questo caso, non è una probabilità, non è una proiezione, ma è una triste contabilità di bare in cui il rapporto tra causa (crollo degli edifici) ed effetto (morti e feriti, appunto) è diretto, palese.Eppure questa periodica tragedia si può efficacemente contrastare. Certo non con pannelli fotovoltaici o pompe di calore. Ma con un piano costoso di riqualificazione anti-terremoto dei nostri immobili. Siamo un Paese con vaste zone ad alto rischio sismico, dove invece di rafforzare le fondamenta e puntellare le mura, cambiamo gli infissi e installiamo le pompe di calore. Una follia.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7538NON UCCIDERE L'ORSA SACRA, RISCHI LA PRIGIONE E GLI ANIMALISTI TI DARANNO LA CACCIA di Stefano MagniDa quattro giorni le cronache italiane sono ricche di versioni differenti e di commenti su quanto accaduto a San Benedetto dei Marsi, poco fuori dal Parco degli Abruzzi. Un macellaio, Andrea Leombruni, 56 anni e padre di famiglia, ha sparato a un'orsa che, secondo la sua testimonianza, era entrata nel suo pollaio verso le 23 del 31 agosto. Successivamente, Amarena (così era nota ai locali, perché ghiotta di amarene) è stata ritrovata morta per le ferite riportate. Dopo oltre due giorni di ricerche sono stati ritrovati, vivi, i suoi cuccioli. È un tragico episodio di convivenza fra uomo e animale, dunque. Ma il seguito è ancora peggiore: l'uomo, anche se si è detto pentito della sua reazione armata, vive letteralmente sotto assedio, nell'incubo di subire una rappresaglia da parte degli animalisti.La Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo nei confronti del macellaio. Aveva un regolare porto d'armi, ha sparato ad un grande predatore all'interno della sua proprietà, ma rischia di essere condannato per il reato 544bis del codice penale, ossia chiunque procuri per crudeltà o senza necessità la morte di animali. L'uomo rischia dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione. Il pubblico ministero Maurizio Maria Cerrato ha nominato un perito, un esperto di balistica, per stabilire l'esatta traiettoria del colpo di fucile che ha causato la morte dell'orsa e per confrontarla con la posizione dell'indagato. Come se si trattasse dell'omicidio di un uomo.CITTADINO ONORARIO?Il vicino comune di Villalago ha commentato la notizia come se fosse morto un suo cittadino onorario: "La comunità di Villalago ti aveva accolto e protetto, te ed i tuoi cuccioli, potendo con rispetto ammirare lo spettacolo della natura". Il Parco ha reagito subito con un post sui social dove dichiara: "L'episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l'episodio visto che Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell'Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all'uomo" (corsivo nostro). Il Parco ha dunque l'unico interesse a preservare una numerosa popolazione di grandi predatori, mentre non considera "problemi per l'uomo" i danni alle attività agricole e zootecniche.Il presidente del Parco Nazionale della Maiella, Lucio Zazzara, nella sua nota, parla di sottocultura: "L'uccisione dell'orsa Amarena rappresenta un gesto sconsiderato per diverse ragioni, sia d'interesse scientifico, sia sociale, sia economico; ma soprattutto è la manifestazione di una pericolosa sottocultura che continua a privilegiare un approccio violento alle problematiche, che pure sussistono, nel rapporto uomo-natura" (corsivo nostro). Il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, è stato, se possibile, ancora più duro, definendo, senza mezzi termini, il suo cittadino come un "delinquente", a processo non ancora iniziato: "Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l'uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L'atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione". Quindi si dice "pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l'immagine e l'onorabilità della nostra gente" (corsivo nostro).MINACCE DI MORTESe questi sono i messaggi che arrivano dalle autorità, figuriamoci quelli degli animalisti che hanno subito lanciato la carica sul Web e anche per telefono (perché nome, cognome, indirizzo, numero di telefono del macellaio sono stati subito diffusi). "Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate con minacce di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna", spiega Leombruni ai giornalisti dell'agenzia Ansa. "Non è giusta questa violenza e questo martirio che ci stanno facendo - commenta la moglie - c'è la Procura che indaga, sono loro i titolati a farlo, a giudicare, noi sicuramente saremo puniti e ripeto giustamente, ma perché dobbiamo vivere sotto scorta? Perché dobbiamo aver paura di vivere?"Primo risultato fra i suggerimenti Google (dunque le ricerche effettuate dalla maggioranza degli utenti) per "Andrea Leombruni" è: "bracconiere". Eppure, appunto, ha sparato dentro il suo pollaio, con un'arma che deteneva regolarmente, non si è addentrato nel parco a uccidere animali protetti. Di fianco a casa sua è stato dipinto un murales con uno scheletro che spara con un fucile da caccia e la scritta "Giustizia". È stato cancellato per ordine del sindaco, così come è stata annullata una manifestazione di animalisti nel paese. Non per proteggere l'allevatore, ma ufficialmente per non disturbare la ricerca dei cuccioli di Amarena.Cinque mesi fa, quando Andrea Papi, un uomo di 26 anni che si allenava a correre in un bosco del Trentino, venne sbranato da un orso, si levarono alte le voci degli animalisti. Per difendere l'animale dal possibile abbattimento, argomentarono affermando che fosse "nel suo habitat". Era l'uomo, semmai, che ne aveva invaso lo spazio vitale. Ora è un'orsa che ha invaso lo spazio dell'uomo ed è stata uccisa. E la colpa è solo dell'uomo? Quindi che cosa chiede l'animalismo all'uomo, di non entrare negli spazi vitali degli orsi e di lasciar entrare gli orsi nei propri? A questo punto non è più una mera difesa degli animali, ma una loro sacralizzazione: l'orsa Amarena è vista come una sorta di vacca sacra che può andare dove vuole, fare quel che vuole e guai a chi la tocca.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7500I VERDI VOGLIONO RENDERE REATO IN ITALIA IL NEGAZIONISMO CLIMATICO di Valerio Pece«Presenterò una proposta di legge per il reato di negazionismo climatico», queste le parole di Angelo Bonelli, portavoce del partito Alleanza Verdi e Sinistra. Sul "caldo da record", seppur indirettamente, Bonelli era già stato rimbrottato a dovere da Mario Giuliacci e Paolo Sottocorona, entrambi climatologi. Il primo, laureato in Fisica e fondatore di Epson Meteo, con tono frustrato su Libero ha affermato che «negli ultimi tempi [...] è una gara a chi le spara più grosse tra siti, giornali e tv». Aggiungendo: «Cosa vuol dire tempesta di caldo? Non vuol dire niente. Poi è stata diffusa una bufala. Arrivano i 50 gradi su mezza Europa! Italia, Spagna, Francia. Ma io dico: sarebbe la fine del mondo». Sottocorona, invece, per aver parlato di "procurato allarme", a seguire le idee Bonelli sarebbe addirittura passibile di incriminazione. In un intervento a "L'aria che tira" il metereologo ha affermato senza paura: «La stampa internazionale parla di caldo infernale in Italia: questo dipende dal fatto che leggono i giornali italiani, altrimenti non scriverebbero sciocchezze di questo genere».LO "PSICOREATO" DI ORWELLIl confine tra negare il "caldo record", negare il riscaldamento climatico tout-court o negare la sola origine antropica dello stesso, come al solito è molto labile. Pericolosamente labile. Il codice penale (e magari le manette) come spada di Damocle sulla testa dei cittadini non perfettamente in linea col credo "turbo green" (esattamente l'operazione liberticida del ddl Scalfarotto, poi divenuto ddl Zan) non è esattamente il massimo della costituzionalità. Senza nemmeno citare l'articolo 21 della Costituzionepiùbelladelmondo, per il quale «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero» (perfino chi nutre qualche dubbio sull'auto elettrica).Assodato comunque che la proposta di Bonelli avrebbe come primi imputati due metereologi, quel che davvero rileva è il clima da caccia alle streghe che alligna in Occidente e che va allargandosi a macchia d'olio. Un desiderio di museruola che ad aprile dello scorso anno ha portato il Presidente Biden a costituire un vero e proprio "Ministero della Verità", l'ente destinato alla censura immaginato da George Orwell nel suo 1984. L'esperimento politico (ufficialmente nato per combattere le fake news) aveva il nome di Disinformation Governance Board, cioè "Consiglio per il controllo della disinformazione". Durò lo spazio di poche settimane, finendo per naufragare sotto la pressione degli americani (non solo conservatori). Una pressione ben sintetizzata da una frase del repubblicano Willie Montagu: «C'è qualcosa di più distopico di un Consiglio per governare la disinformazione gestito dal governo federale?».COSA RESTA DELLA LIBERTÀ DI OPINIONE?Allargando il campo e lasciando per un attimo Angelo Bonelli alle sue strampalate proposte di legge, alla luce delle velocissime trasformazioni di pensiero e costume dovremmo seriamente chiederci come rileggere oggi il concetto di libertà (di opinione e non solo). Al netto del folklore, questo è il punto vero della vicenda. [...]Cosa resta dell'Occidente, delle sue conquiste di libertà? Cosa ci separa dalle dittature universalmente riconosciute? Più prosaicamente la giornalista della Verità Maddalena Loy scrive: «I Paesi in cui viene regolarmente soppressa la libertà di opinione cos'hanno da invidiare a un'Italia in cui un Bonelli chiede l'istituzione del reato di negazionismo climatico, a un Regno Unito in cui il conto corrente di Nigel Farage viene chiuso per le sue opinioni non allineate, a un Canada dove i conti correnti dei camionisti che protestano contro il green pass sono bloccati? (Spoiler: nulla)». [...]Ma Bonelli non è solo. La categoria dei "bonelliani", pronti a raccogliere i sassolini nell'Adige ma a mandare in galera chi vorrebbe problematizzare le questioni, nel loro invasato procedere vengono supportati da molti. Non solo i giovani "ecoterroristi" di Ultima Generazione, non solo da quelli di Fridays For Future, forse più miti, ma anche da attori e cantanti. Anni luce dalla misura e dall'eleganza del padre, Alessandro Gassmann giorni fa ha fatto fatica a contenersi: «Andiamo verso temperature mai raggiunte da 100.000 anni a questa parte. Ragazzi!». Il piano scelto da Gassmann, nuovo guru della scienza, è chiaramente apocalittico, quindi teologico, per cui adatto ad una risposta di pari grado. Don Antonello Iapicca, missionario in Giappone, a mo' di monito ha ricordato all'attore l'«ennesima follia di un antropocentrismo senza Dio» che «spinge l'attuale generazione ai vertici del ridicolo». Il reato di negazionismo climatico, proposta folle prima ancora che liberticida, è oltre il ridicolo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7489FOLLIA GREEN CONTRO LE PIZZERIE: INQUINANO di Giuliano GuzzoA New York ci sono la bellezza di 1.700 pizzerie, tre le quali si segnalano anche locali storici come Lombardi's. Non sono le 8.200 che si trovano a Napoli, d'accordo, ma sono comunque parecchie. Non a caso ci sono siti che riportano che nella Grande Mela «la pizza è praticamente ovunque». L'Independent scrive addirittura che si tratta della «capitale della pizza degli Stati Uniti». Eppure in futuro potrebbe non essere più così, dal momento che nella grande metropoli americana si è da poco scatenata una nuova crociata contro le pizzerie. Proprio così, una crociata - manco a dirlo - di matrice ambientalista.Il Dipartimento per la protezione ambientale della Grande Mela si sta infatti muovendo per chiedere alle pizzerie di ridurre le loro emissioni in modo significativo. Una richiesta, benché pesante, subito presentata come obbligata per il bene comune. «Tutti i newyorkesi meritano di respirare aria sana e le stufe a legna e a carbone sono tra i maggiori contributori di inquinanti nocivi nei quartieri con scarsa qualità dell'aria», ha a questo proposito dichiarato Ted Timbers, portavoce del Dipartimento. Di qui il varo di nuove regole che, però, potrebbero costare caro ai gestori dei locali in questione.Le nuove norme proposte dal Dipartimento per la Protezione Ambientale newyorkese, infatti, imporrebbero ai ristoranti con forni a carbone e a legna di ridurre le emissioni di CO2 fino al 75%. Le pizzerie con sistemi di cottura di questo tipo, costruiti prima del maggio 2016, dovranno perciò acquistare costose tecnologie di controllo delle emissioni - che possono valere anche decine di migliaia di dollari. Certo, non è detta l'ultima parola. Un ristoratore ha difatti dichiarato al New York Post che sono in corso trattative coi funzionari comunali per decidere se includere o esentare le pizzerie con forno a carbone e a legna.Staremo a vedere. Quello che è certo è che, a meno di ulteriori novità, almeno un centinaio di pizzerie storiche di New York potrebbero essere costrette a chiudere nei prossimi mesi. Il che vorrebbe dire, inevitabilmente, un bel po' di disoccupazione tra camerieri, pizzaioli e naturalmente ristoratori che dovessero finire sulla strada. Per caso al Dipartimento per la protezione ambientale della Grande Mela hanno pensato anche a questo? Viene seriamente da domandarselo, dal momento che l'impressione è che molte politiche green vengano ideate senza pensare alle conseguenze.Non è un caso che le reazioni a questa decisione non si siano fatte attendere. C'è chi è corso - letteralmente - a tirare pizze al municipio, mentre il New York Post riporta l'indignazione del cliente di una pizzeria che se n'è uscito dicendo: «Sono favorevole a pratiche ambientali sostenibili, ma prima dite ad Al Gore di prendere un jet privato in meno». Nella polemica ha voluto dire la sua anche il patron di Tesla e proprietario di Twitter Elon Musk: «Tutto questo è assolutamente stupido. Non farà alcuna differenza per il cambiamento climatico». Ciò nonostante, c'è da escludere che gli amministratori della Grande Mela possano davvero rivedere la loro linea. Anzi, è probabile che proseguano esattamente su questa strada.Del resto l'ambientalismo ha da qualche anno smesso d'esser una causa e una tematica, facendosi religione. Di più: è diventato un intoccabile dogma. Per cui non ci sarebbe nulla di strano se davvero a New York volessero portare avanti una crociata contro le pizze più buone: quelle cotte nei forni a legna. Una trovata la cui efficacia la sanno solo i cervelloni del Dipartimento per la protezione ambientale, gente cui, se mai venisse a Napoli, andrebbe proibito - per coerenza - l'ingresso nelle pizzerie. Perché quelle sarebbero pizzerie "inquinanti", giusto?
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