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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8281L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE di Stefano Magni Benché si stia imponendo il principio della libera migrazione dei popoli, lo Stato contemporaneo difende sempre un tabù consolidato: puoi emigrare dove vuoi, ma non puoi costruirti un tuo Paese indipendente in cui vivere. Lo Stato ammette che si attraversino i suoi confini, ma non ammette la concorrenza di altri Stati, con i loro confini, neppure se sono pacifici e piccolissimi. A questo proposito è utile vedere un film italiano che spopola su Netflix: L'incredibile storia dell'Isola delle Rose. E' ambientato nel 1968, è divertente, ben recitato, con una regia brillante di Sydney Sibilia. Avvertimento dovuto: contiene un po' tutti i luoghi comuni di sinistra, quindi c'è la libertà vista innanzitutto come liberazione dei costumi, i democristiani sono i cattivi, il Vaticano è bacchettone (è un prodotto Netflix, d'altra parte...). Ma dentro questo involucro, che lo fa accettare da produttori, critici e grande pubblico, il messaggio che il film veicola è universale e potente.Lo spessore che si vede al di sotto della patina di commedia è dato dal fatto che il film è tratto da una storia reale. Alla fine degli anni Cinquanta, un brillante ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, un uomo schivo e dalla parte sbagliata della storia (era soldato, di leva, nella Repubblica Sociale Italiana), vessato dalla burocrazia, deluso dalla classe politica, decise di mettersi in proprio. In senso pieno: costruire una sua attività commerciale su un'isola artificiale, nel mare, fuori dalle acque territoriali italiane, al largo di Rimini. "Sulla terraferma la burocrazia era soffocante - raccontava lo stesso Giorgio Rosa - L'idea era di sfruttare il turismo e vendere benzina senza le accise, aprire un bar e un ufficio postale, emettere francobolli. Sarebbero sorte altre iniziative, sull'esempio di altri micro-Paesi indipendenti, come San Marino. La cosa avrebbe retto: dove c'è libertà c'è ricchezza". Nel 1958, Giorgio Rosa brevettò il progetto di una piattaforma marittima, simile a quelle usate per l'estrazione del gas. Il 1° maggio 1968, inaugurò l'isola, piantata sul fondale, 500 metri oltre il limite delle acque territoriali italiane. E proclamò l'indipendenza. Nacque la micro-nazione chiamata Repubblica Esperantista dell'Isola delle Rose. Per distinguerla dalla terraferma, infatti, Giorgio Rosa adottò come lingua nazionale l'esperanto, pur non sapendolo, anche ispirato da un convengo internazionale di esperantisti che in quei giorni si teneva a Rimini.UN SUCCESSO IMMEDIATOL'Isola delle Rose fu un immediato successo turistico. Incuriositi dalla novità assoluta di un'isola artificiale indipendente, ondate di turisti, ogni giorno, presero la barca per andare a visitarla. Le uniche attività aperte erano un bar-ristorante e una tipografia in cui si stampavano i francobolli. Nel progetto si sarebbe dovuta stampare anche una valuta indipendente (il milo), costruire nuovi negozi, una pompa di benzina e in prospettiva anche un aeroporto, su ulteriori piattaforme. Ma quella piccola struttura, che allora era grande appena 400 metri quadrati, era considerata inaccettabile dal governo e anche dall'opposizione comunista. La campagna di diffamazione fu violenta: si disse che sull'isola si giocava d'azzardo, che vi fosse un night club clandestino e addirittura che i sovietici vi volessero costruire una base (sei anni dopo la crisi dei missili di Cuba, la tensione era alta). Fatto sta che l'indipendenza dell'Isola delle Rose durò appena 55 giorni. Già il 25 giugno, la capitaneria di porto e le forze dell'ordine italiane la circondarono e vi impedirono l'accesso, nonostante l'isola non fosse assolutamente entro la giurisdizione dell'Italia. Nel febbraio 1969, nonostante la battaglia legale di Giorgio Rosa, che si appellò all'Onu, all'Europa e infine anche ai Cavalieri dell'Ordine di Malta (sovrano, ma a-territoriale), l'isola venne demolita. Un francobollo emesso dal "governo in esilio" della repubblica raffigura l'esplosione della piattaforma con la scritta "Hostium rabies diruit opus non ideam": "La violenza del nemico distrusse l'opera, non l'idea".L'idea, infatti, non è affatto morta, anche se la storia di questa piccolissima repubblica è una memoria di nicchia, tramandata dai protagonisti e dalla piccola minoranza libertaria-indipendentista italiana. Nel 2009 venne prodotto l'ottimo documentario L'Isola delle Rose, la libertà fa paura. Affascinato da questa realtà, l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni ne ha tratto un romanzo nel 2012, L'isola e le rose, con personaggi e storie estranei al vero Giorgio Rosa. Veltroni, ricreando una repubblica come avrebbe voluto che fosse, ha immaginato: "una piattaforma appena oltre il limite delle acque territoriali, dove accogliere una comunità di artisti, poeti, musicisti, amanti della bellezza". Una realizzazione dell'utopia hippy, tipica del 1968 in cui è ambientata la vicenda, ma ben lontana dalla libertà di impresa sognata dal vero Giorgio Rosa. Però, il solo fatto che la storia sia stata sdoganata dalla sinistra italiana ne ha permesso la circolazione nel grande pubblico.ME LO COSTRUISCO UN MONDO TUTTO MIOIl film L'incredibile storia dell'Isola delle Rose non è il libro di Veltroni e neppure la vera storia dell'isola artificiale e del suo costruttore. Si parla del '68 e dei "ragazzi che lottano per un mondo nuovo". Però è essenzialmente un parto di Sydney Sibilia che porta sullo schermo le storie di reietti della società che si riscattano reinventandosi, grazie alla loro intraprendenza. Il Giorgio Rosa immaginato da Sibilia, interpretato da Elio Germano, è un inventore che viene arrestato a più riprese a causa delle sue creazioni "pericolose", come un biplano e un'auto artigianale (senza targa). L'ex fidanzata lo rimprovera di vivere in un mondo tutto suo. E allora lui afferma: "me lo costruisco: un mondo tutto mio". E così nasce la sua isola, che accoglie altri "reietti" in cerca di una nuova vita: un naufrago che viveva sulla sua barca, una donna incinta che non può trovare lavoro, un ex disertore tedesco diventato apolide, il suo amico vitellone che non vuole lavorare nel cantiere del padre. Non è un film storico, neppure ideologico, ma trasmette il messaggio più importante della reale vicenda dell'Isola delle Rose: la libertà è un diritto naturale, non una graziosa concessione dello Stato.È il personaggio della fidanzata, Gabriella (Matilda De Angelis) che in una scena apparentemente secondaria, in una lezione universitaria, spiega ai suoi studenti la differenza fra la legge positiva (di Stato) e il diritto naturale. Al processo di Norimberga, i nazisti vennero condannati perché commisero crimini contro il diritto naturale, anche se avevano obbedito alla legge del loro Stato. Nel film di Sibilia non ci sono sconti per gli uomini di Stato: ricattano, corrompono, manipolano il mercato e, se respinti, distruggono. Lo scontro fra le due idee opposte di libertà si ha nell'immaginaria telefonata del ministro Franco Restivo (un Fabrizio Bentivoglio al massimo della forma) e Giorgio Rosa, l'uno padre costituente e l'altro determinato a rivendicare la sua proprietà e la sua libertà anche oltre la legge positiva. "La vostra è solo una libertà condizionata" sbotta infine Rosa. Poche scene dopo, l'isola viene fatta saltare in aria. Ma "La violenza del nemico distrusse l'opera, non l'idea". Idea forte, una boccata d'ossigeno in un periodo come questo che stiamo vivendo, in cui lo Stato è diventato completamente padrone delle nostre vite.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=157LE BIOGRAFIE DEI PROTAGONISTI IL GENERALE ENRIQUE GOROSTIETA VELARDE (interpretato da Andy Garcia)Nacque a Monterrey da una famiglia di origini basche, era figlio di Enrique Gorostieta González, un avvocato e politico, e di María Velarde Valdéz-Llano, che oltre a Enrique ebbero due figlie Eva María Valentina e Ana María, e un figlio Nicolás Gorostieta, che come il fratello intraprese la carriera militare, raggiungendo il grado di colonnello. Nel 1906 si arruolò, frequentando l'"Heroico Colegio Militar" di Chapultepec da cui uscì nel 1911 come ufficiale d'artiglieria. Prestò servizio dalla fine del governo di Porfirio Díaz fino alla salita al potere di Victoriano Huerta, e prese parte alla difesa di Veracruz del 1914, occupata dall'esercito degli Stati Uniti e prese parte alle battaglie della rivoluzione americana, durante le quali fu promosso generale di brigata, nello stesso 1914, divenendo il più giovane generale dell'esercito di Huerta. Con la caduta del regime di Huerta, fuggì dal Messico, andandosi a rifugiare a Cuba e poi negli Stati Uniti d'America.Fece ritorno in Messico nel 1921, probabilmente a causa della morte del padre, e non continuò la carriera militare ma divenne un produttore di sapone, lavoro che tuttavia trovava noioso e cercò così di tornare alla vita militare. Il 22 febbraio 1922, sposò Gertrudis Lasaga Sepúlveda da cui ebbe quattro figli: Enrique, che morì dopo appena un anno di vita; Enrique che portava lo stesso nome del primogenito; Fernando; e Luz María; ma di essi si avrà testimonianza solo tramite alcune fotografie.Nel 1927, la Lega Nazionale per la Difesa della Libertà Religiosa (Liga Nacional Defensora de la Libertad Religiosa – LNDLR), un'organizzazione nata nel 1925 in risposta alle politiche anticlericali del presidente Plutarco Elías Calles, propose al generale Gorostieta di porsi al comando dell'Esercito Cristero, un esercito di ribelli cattolici che fu creato per combattere i militari del presidente Calles. La Lega assoldò Gorostieta esclusivamente per le sue doti militari, dato che il generale essendo ateo non poteva condividere gli ideali della rivolta. Venne così assoldato con un contratto che prevedeva uno stipendio mensile di 3.000 pesos (che era più di quanto percepiva un generale dell'Esercito Federale) e l'assicurazione che la Lega avrebbe provveduto al sostentamento della famiglia del generale nel caso questi fosse morto.L'importanza di Gorostieta risiedeva nel fatto che riuscì a portare organizzazione e disciplina militare, in un'insurrezione fino a quel momento disorganizzata. Da quando prese il comando dell'Esercito Cristero, gli insorti riuscirono a sconfiggere l'Esercito Federale in tutte le regioni in cui era presente: Jalisco, Michoacan, Colima e Zacatecas.Gorostieta morì il 2 giugno 1929, a seguito di un'operazione di intelligence del governo messicano che fece infiltrare un agente nella cerchia di Gorostieta e che informò il governo della posizione del generale e quindi ordinò una rapida azione militare a Atotonilco el Alto nella quale Gorostieta fu ucciso. Il generale morì appena 19 giorni prima della fine delle ostilità, che fecero seguito agli accordi che la Chiesa stipulò con il nuovo presidente Emilio Portes Gil grazie alla mediazione dell'ambasciatore americano Dwight Morrow.VICTORIANO RAMÍREZ LÓPEZ DETTO "EL CATORCE" (interpretato da Oscar Isaac)Nato alla fine del 1880 a San Miguel el Alto, noto anche come El Catorce (Il Quattordici), era un generale messicano della guerra cristera.La leggenda narra che fuggito da un carcere di San Miguel el Alto, Jalisco, dove era in attesa di un processo per omicidio in lite, un distaccamento di quattordici uomini armati sia andato a cercarlo su una collina. Costretto a combattere contro i suoi inseguitori, il fuggitivo nascosto tra le rocce di un canyon e dopo un lungo scontro a fuoco ha ucciso tutti i suoi avversari. Quando fu sicuro della sua vittoria, raccolse le quattordici sue vittime e le ha inviati al capo di San Miguel con un messaggio, raccomandando di non inviare così poche persone, guadagnandosi il nome di "El Catorce".Victoriano Ramirez "El Catorce", è stato tra i primi ad aderire alla ribellione cristera. Ha comandato lo squadrone dei "Draghi del Catorce", che faceva parte del reggimento al comando del generale Miguel Hernandez. È noto anche per la mira eccellente. Si dice anche che fosse molto appassionato di donne.Una canzone cristera riassume la sua morte: sarebbe stato colpito dai suoi stessi compagni. Le difficoltà sorte tra El Catorce e i suoi compagni cominciarono, a quanto pare, con le riforme organizzative che il generale Enrique Gorostieta Velarde riteneva necessarie per ordinare l'esercito cristero. El Catorce (forse sentendo minata la propria autorità), inserì una serie di ostacoli per l'organizzazione proposta. A causa del suo atteggiamento, venne sollevato dall'incarico, e gli venne vietato di avere uomini armati, a parte una piccola scorta. El Catorce non obbedì agli ordini. Padre Pedroza lo invitò a riorientarsi nella lotta cristera, ma Victoriano rifiutò e con 300 uomini si fortificò nella parte superiore di El Carretero. Infine, venne accusato di appropriazione indebita, insubordinazione e resistenza agli ordini superiori. Per queste accuse Padre Aristeo Pedroza ordinò la sua esecuzione e per evitare disordini tra i Cristeros, poiché El Catorce era molto stimato, venne immediatamente giustiziato. Al momento della sua esecuzione, si barricò nella sua cella, così dovettero sfondare la porta con un ariete per condurlo al luogo di esecuzione.Le sue spoglie riposano nella grotte guadalupane, sotto il Tempio di Nostra Signora di Guadalupe, nella città di San Miguel el Alto.SAN CRISTÓBAL MAGALLANES JARA (interpretato da Peter O'Toole)Nacque a Totaltiche, Jalisco (Arcidiocesi di Guadalajara) il 30 luglio 1869. Parroco nella sua terra natale, sacerdote dalla fede ardente, prudente direttore dei suoi fratelli sacerdoti e pastore pieno di zelo fu dedito al miglioramento umano e cristiano dei suoi fedeli.Missionario tra gli indigeni "huichole" e fervente divulgatore del Rosario a Maria, Vergine Santissima. Le vocazioni sacerdotali erano ciò a cui maggiormente si dedicava nel lavoro della sua vigna. Quando i persecutori della Chiesa chiusero il Seminario di Guadalajara, si offrì di fondare nella sua parrocchia un Seminario per proteggere, orientare e formare i futuri sacerdoti, ed ottenne un abbondante raccolto. Il 25 maggio 1927 venne fucilato a Colotlàn, Jalisco (Diocesi de Zacatecas). Di fronte al carnefice ebbe la forza di confortare il suo ministro e compagno di martirio, san Agustín Caloca, dicendogli: «Stai tranquillo, figliolo, solo un momento e poi il cielo». Poi, rivolgendosi alla truppa, esclamò: «Io muoio innocente e chiedo a Dio che il mio sangue serva per l'unione dei miei fratelli messicani».SAN JOSÈ LUIS SANCHEZ DEL RIO (interpretato da Mauricio Kuri)Nacque a Sahuayo, in Messico, il 28 marzo 1913 dai genitori Macario Sánchez e María del Río. Visitando la tomba del beato martire Anacleto González Flores, chiese a Dio di poter morire in difesa della fede. Appena quattordicenne, José fu assassinato il 10 febbraio 1928, durante la persecuzione religiosa messicana, in quanto appartenente ai Cristeros.All'età di soli 13 anni, poco più di un bambino, era riuscito a farsi arruolare come aiutante da campo e, poco dopo, come portabandiera e clarinettista delle truppe del generale cristero Luis Guizar Morfin. Quando, nel corso della battaglia del 6 febbraio 1928, il cavallo di Morfin venne ucciso, Josè gli cedette il proprio per consentirgli di mettersi in salvo, perché, come disse al suo generale, "la vostra vita è più utile della mia". Poco dopo il ragazzino, ormai appiedato, venne sopraffatto dai soldati federali, che lo rinchiusero nella sua chiesa parrocchiale, ridotta a stalla ed a carcere per i "Cristeros". Gli chiesero sotto la minaccia della pena di morte di rinnegare la fede in cambio della libertà ma egli rispose: "Viva Cristo Re, viva la Madonna di Guadalupe". Sua madre era straziata dalla pena e dall'angoscia, ma sosteneva suo figlio.Gli spellarono allora le piante dei piedi e l'obbligarono a camminare per il paese senza scarpe sulla strada selciata verso il cimitero. Il piccolo piangeva e gemeva di dolore, ma non cedeva. Di tanto in tanto si fermavano e gli dicevano: «Se gridi, "Muoia Cristo Re" ti salviamo la vita. Di' "muoia Cristo Re"». Ma lui rispondeva: «Viva Cristo Re». Giunti al cimitero, prima di sparargli, gli chiesero un'ultima volta se voleva rinnegare la sua fede. Al suo ennesimo rifiuto, lo uccisero all'istante. Morì gridando, come molti altri martiri messicani: «Viva Cristo Re!». I resti mortali di San José Sanchez Del Rio riposano ancora oggi nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù nel suo paese natale, divenuta meta di pellegrinaggi.Il martirio di questa giovane vittima della persecuzione religiosa innescata dalla costituzione messicana del 1917, fu riconosciuto il 22 giugno 2004 dal beato Giovanni Paolo II. È stato poi canonizzato il 16 ottobre 2016.Per ulteriori informazioni su San José, clicca qui!BEATO ANACLETO GONZALEZ FLORES (interpretato da Eduardo Verástegui)Fondatore dell'Associazione Cattolica della Gioventù Messicana (ACJM) di Guadalajara, questo martire della persecuzione religiosa messicana fondò anche l'Unione Popolare, conosciuta come "U", movimento operaio, femminile, contadino e popolare, dedito alla promozione della catechesi ed oppositore attivo del governo locale e di quello federale a causa delle misure repressive in materia di libertà religiosa. Il
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8161GOD'S NOT DEAD: CINQUE FILM, DUE CAPOLAVORI di Don Stefano Bimbi L'uscita negli Stati Uniti del quinto episodio della serie God's Not Dead, deve interrogare i cristiani anche in Italia su un fenomeno che ha sbancato al botteghino USA.Il primo film è uscito nel 2014 ed ha avuto un successo straordinario. Costato due milioni di dollari ne ha incassati 64. L'enorme gradimento è dovuto al fatto che tratta di un argomento molto attuale nella società americana come nella nostra: la persecuzione della cultura cristiana in ambito scolastico. La vicenda narra di un professore di filosofia che all'università chiede ai suoi studenti di firmare un foglio con tre sole parole: "Dio è morto". Il protagonista si rifiuta di farlo e allora dovrà affrontare la sfida di difendere la sua fede di fronte al professore ateo militante. Benché quella del film sia una storia inventata, le scritte finali ricordano che essa prende spunto da decine di casi reali finiti in tribunale riguardanti la libertà di religione degli studenti. Altre storie secondarie si intrecciano nella trama come, ad esempio, una giornalista animalista e una ragazza musulmana le quali scoprono la bellezza della fede cristiana, (la prima grazie ad un tumore, la seconda per la predicazione di un pastore cristiano tramite il cellulare). Interessante anche la riflessione che scaturisce dal vedere infrante alcune storie d'amore a causa della mancanza di un terreno comune nelle convinzioni religiose. Completa il film una superlativa colonna sonora con la canzone di successo God's Not Dead firmata dai NewsBoys, una rock band di christian music, genere molto in voga negli Stati Uniti.IL SUCCESSO DI GOD'S NOT DEADSull'onda del successo è stato prodotto nel 2016 un secondo film. Questa volta a finire nei guai è un'insegnante di storia che viene processata per aver pronunciato a lezione il nome che non deve essere mai nominato: Gesù. Da notare che la professoressa aveva solo risposto a una domanda di uno studente e che aveva trattato l'argomento dal punto di vista storico, che era appunto la sua materia d'insegnamento. La vicenda si conclude con la splendida testimonianza della protagonista che preferisce "stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio" come lei stessa afferma.Durante il processo testimonierà a favore dell'imputata il detective investigativo Warner Wallace. Non è un attore, ma una persona reale che recita la parte di se stesso. Quando era ateo ha applicato ai quattro vangeli le tecniche usate nei processi per verificare l'attendibilità dei testimoni e dimostrare che il Vangelo era inventato, ma si è dovuto ricredere. Nel film dichiara: «Non ero cristiano, ma lo sono diventato perché ho verificato che ciò che è scritto nei vangeli è evidentemente tutto vero!» La sua testimonianza impressiona molto la giuria. Anche al termine di questo secondo episodio scorre l'elenco delle decine di casi reali di insegnanti finiti in tribunale.Occorre precisare che sebbene questi film siano realizzati da protestanti, sarebbe ingiusto bollarli come contrari ai principi cattolici. Infatti, per i temi di fondo, come la morale cristiana, il coraggio della testimonianza e la difesa della fede in un mondo sempre più scristianizzato che perseguita i credenti, questi film possono essere tranquillamente visti con profitto anche dai cattolici.Nel 2018 esce il terzo episodio: God's Not Dead: A Light in Darkness. I nuovi sceneggiatori rinnegano clamorosamente lo spirito originale del film. Stavolta al pastore David l'Università vuole togliere l'uso della chiesa che si trova nella sua proprietà. Il pastore in un primo tempo si oppone, ma alla fine accetta in nome dell'inclusione, del quieto vivere e dell'equiparazione di tutte le religioni. Un inno al politicamente corretto.IL QUARTO FILM: WE THE PEOPLEIl quarto episodio esce in America nell'ottobre 2021. Tornano gli sceneggiatori dei primi due episodi, Cary Solomon e Chuck Konzelman, che nel frattempo hanno scritto e diretto lo straordinario film Unplanned che narra la vera storia di Abby Johnson, la più giovane e promettente direttrice di Planned Parenthood che si è licenziata dopo aver visto la cruda realtà dell'aborto.Ebbene il quarto film della serie dal titolo God's Not Dead: We the People tratta il tema dell'insegnamento parentale per resistere all'indottrinamento del sistema pubblico. In America oltre un milione di ragazzi vengono educati tra le pareti domestiche con ottimi risultati. Ultimamente anche in Italia si stanno diffondendo le scuole parentali e sono sempre più i genitori che tengono i figli a casa provvedendo direttamente alla loro istruzione.Venendo al film, la trama inizia con una scena d'archivio tratta dalla realtà. Il presidente Ronald Reagan avverte il paese che "la libertà non è mai a più di una generazione dall'estinzione". Subito dopo si vedono alcuni genitori che stanno educando i propri figli a casa quando, un rappresentante dei servizi sociali gli fa visita e li denuncia alle autorità perché, a suo dire, l'insegnamento dei genitori non è sufficiente secondo presunti standard statali. Il giudice del tribunale concede ai genitori una settimana per dimostrare che la loro istruzione è adeguata o gli studenti saranno costretti a frequentare la scuola pubblica. In difesa della libertà di insegnamento interviene Dave, il pastore della chiesa locale che finirà a Washington per testimoniare, davanti a una sottocommissione del Congresso americano, l'importanza e la necessità dell'istruzione domestica.Che dire di questo film? Rispetto al precedente c'è, senz'altro, una ripresa dello stile originario in difesa della libertà dei credenti di vivere secondo la propria coscienza. Inoltre, il film ha il merito di portare all'attenzione un tema decisivo dei nostri giorni: chi ha il diritto di educare i figli? Lo Stato o i genitori? E qual è il ruolo della Chiesa?Purtroppo, nonostante i buoni propositi, il film non chiarisce su cosa sia fondato il diritto di educare i propri figli. Infatti, viene costantemente richiamata la costituzione degli Stati Uniti come se ci si potesse sentire protetti dalle leggi umane, per loro natura fragili e soggette sia ai mutamenti culturali, sia a interpretazioni contrastanti. Un altro difetto è che il film si conclude troppo presto con un lieto fine tanto improbabile, quanto poco argomentato. Insomma un'altra occasione sprecata per un tema che avrebbe meritato ben altra profondità.IL QUINTO FILM: IN GOD WE TRUSTEd eccoci all'ultimo episodio God's Not Dead: In God We Trust uscito nelle sale americane il 12 settembre 2024 a meno di due mesi dalle decisive elezioni presidenziali che hanno visto trionfare per la seconda volta Donald Trump.Nel film il reverendo David Hill, che compare in tutti e cinque gli episodi di God's Not Dead, si trova stavolta di fronte a un interrogativo cruciale: c'è ancora posto per Dio nella vita pubblica?Quando il governo decide di interrompere i finanziamenti a un rifugio per donne perché al suo interno si tengono corsi sulla Bibbia, il reverendo si rende conto che la goccia ha fatto traboccare il vaso e che è necessario agire. Quindi si candida per un seggio al Congresso non solo per garantire che i fondi pubblici siano destinati in modo equo e rispettino anche le realtà legate alla fede, ma soprattutto per combattere la visione laicistica e politicamente corretta. Per questo il reverendo si ritrova ad affrontare il senatore Peter Kane, un politico determinato a escludere qualsiasi manifestazione religiosa dalla sfera pubblica, con la illuministica concezione della separazione tra Stato e Chiesa come garanzia di una presunta neutralità istituzionale.Il film pone l'accento su un dato significativo: negli Stati Uniti, circa 40 milioni di cristiani non partecipano alle elezioni, nonostante il loro contributo elettorale possa essere decisivo. Viene sottolineata l'importanza di risvegliare questa forza elettorale dormiente, dimostrando come il voto cristiano possa influenzare profondamente il panorama politico. Questo fenomeno è stato evidente anche nella rielezione di Donald Trump nel 2024, dove l'impegno dei credenti ha giocato un ruolo decisivo. Ad esempio i cattolici, che rappresentano il 22% dell'elettorato, fino alle elezioni presidenziali del 2020 avevano votato in parti uguali tra repubblicani e democratici. Invece nel 2024 il 60% circa dell'elettorato cattolico ha votato per Trump, mentre solo il 40% per l'avversaria democratica. Una differenza di una ventina di punti percentuali che in numero di voti è una quantità che risulta determinante, soprattutto negli stati in bilico.God's Not Dead: In God We Trust sprona quindi i credenti a non rimanere spettatori passivi, ma a partecipare attivamente alla vita politica, riconoscendo il valore del loro contributo per difendere la libertà non sganciata dalla verità.I primi due episodi di God's Not Dead, i soli tradotti in italiano, sono stati portati nel nostro Paese dalla Dominus Production, così come Cristiada, Unplanned e Sound of Freedom. È assolutamente meritoria la realizzazione di film come questi, da vedere in famiglia, per non lasciare che i nostri figli vengano indottrinati dai colossi di Hollywood che portano ad accettare la cultura woke e ad abbandonare il cristianesimo senza che nemmeno se ne accorgano.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8143FINE DI UN PONTIFICATO ALL'INSEGNA DEL CAMBIO DI PARADIGMAIn dodici anni Papa Francesco ha spinto la Chiesa alla secolarizzazione e ha ridotto la figura papale a una voce fra le tante nel dibattito sull'attualitàdi Luisella Scrosati Il pontificato del primo papa gesuita della storia è giunto al tramonto: la preghiera di tutto il popolo cristiano offrirà il suffragio per l'anima del pontefice defunto durante i tradizionali novendiali. Dal tardo pomeriggio di quel 13 marzo 2013, quando Francesco si affacciò sulla piazza gremita salutando tutti con un semplice "buonasera", sono ormai passati oltre dodici anni. Anni in cui il "cambio di paradigma" partì con l'acceleratore al massimo, ma anche con il freno a mano tirato, data la presenza di un Benedetto XVI silenzioso, ma vigile.Questo gioco di forze opposte lo si comprese molto bene durante il Sinodo sulla Famiglia, che partorì la nota esortazione post-sinodale Amoris Lætitia, nella quale quanti volevano introdurre evidenti elementi di rottura dovettero accontentarsi di dirottarli nelle note. Poi vennero i Dubia di quattro cardinali - Caffarra, Burke, Brandmüller, Meisner - che mai ottennero risposta, segno che il papa voleva andare avanti per la sua strada, senza rendere ragione del suo operato, nemmeno a quanti, in ragione della nomina cardinalizia, sono più strettamente uniti al papa nel governo della Chiesa universale. La linea iniziale fu comunque il tentativo disperato di mostrare una presunta "continuità" tra il papa tedesco e quello argentino, che portò alla figuraccia del caso di mons. Dario Edoardo Viganò, costretto a manipolare la risposta di Benedetto XVI alla richiesta di un testo di endorsement alla teologia di papa Francesco, presentata in una collezione di undici piccoli volumi editi dalla Libreria Editrice Vaticana.Poi fu il turno del Sinodo sull'Amazzonia, con il tentativo chiarissimo di rendere facoltativo il celibato sacerdotale, naufragato per la tempestiva pubblicazione del libro Dal profondo del nostro cuore, da parte di Benedetto XVI e il cardinale Robert Sarah; quindi, le encicliche sociali Laudato si' e Fratelli tutti, un fardello che non sarà facile smaltire, divergenti su molti punti dall'insegnamento della dottrina sociale cattolica.Un nuovo Sinodo sulla sinodalità andava a sigillare la "conversione sinodale" della Chiesa, con posizioni di apertura su temi caldi come le benedizioni di coppie dello stesso sesso, il diaconato femminile, l'esercizio dell'autorità nella Chiesa; aspetti che provocarono una nuova serie di Dubia da parte di cinque cardinali - Burke, Brandmüller, Sarah, Zen, Sandoval. Il 2021 fu l'anno di Traditionis custodes, che cancellava con un colpo di spugna l'altro motu proprio di papa Benedetto, Summorum Pontificum, e palesava una cecità piena di livore nei confronti di cellule vive della Chiesa e del rito più diffuso, fino ad una manciata di anni prima, e tra i più longevi della Chiesa latina. Fu un colpo al cuore per tanti cattolici, frequentanti o meno il Rito antico, ma anche per lo stesso Ratzinger, che a questa faticosa e indispensabile riconciliazione interna della Chiesa aveva dedicato la sua vita.LA DISSOLUZIONE INTERNA DEL CATTOLICESIMOCon la morte di Ratzinger si ebbe il tracollo: congedato il cardinale Ladaria, la nomina di Fernández al Dicastero per la Dottrina della Fede diede un'ulteriore accelerazione alla dissoluzione interna del cattolicesimo, che raggiunse una crisi con pochi precedenti nella pubblicazione della dichiarazione Fiducia supplicans. Questa e altre le nomine di uomini del tutto privi del senso della Chiesa, ampiamente ideologizzati e caratterizzati fin nelle midolla da quella che papa Benedetto aveva battezzato come «l'ermeneutica della rottura». E, in non pochi casi, anche da una condotta morale che si rivelerà tutt'altro che integra.Come se non bastasse, ad uscire a pezzi, da questi anni di pontificato, è la figura stessa del papa. Dalla prima "timida" intervista a Eugenio Scalfari, prese avvio un pontificato che si è svolto sulla piazza mediatica, assecondandone i canoni e le aspettative, fino al mediatico sigillo di un pontificato, che si è chiuso con le ultime due apparizioni pubbliche di Francesco, se si eccettuano le fugaci e "mute" comparse in carrozzina di questi ultimi giorni, rispettivamente alla trasmissione di Fabio Fazio e al Festival di Sanremo. Intelligenti pauca.Il successore dell'Apostolo Pietro, che esiste per confermare con la sua parola franca e ponderata la fede dei fratelli, è divenuto onnipresente sui mezzi di comunicazione: interviste "ufficiali" rilasciate in aereo al ritorno dai viaggi apostolici ed altre meno ufficiali, apparizioni abituali in programmi televisivi, docufilm e perfino messaggi su Tik Tok. La salvezza eterna, la vita morale e sacramentale, la persona di Gesù Cristo buttati sulla pubblica piazza con espressioni approssimative, insegnamenti incompleti, affermazioni fuorvianti. Come quando papa Francesco si inventò che «tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio», senza ulteriori precisazioni, vanificando con queste poche parole la verità che solo in Gesù Cristo c'è la salvezza.IL PAPA NON DEVE PROCLAMARE LE PROPRIE IDEEQuesta "onnipresenza" mediatica ha comportato l'inevitabile conseguenza di ogni sovraesposizione: la parola del papa è divenuta una tra le tante, forse un po' più autorevole in ragione della sua anzianità e del suo prestigio morale, ma nulla più. Quello che il pubblico legge o ascolta non è più considerato come la parola del successore di Pietro, che fa risuonare ancora oggi la forza della parola del Signore, ma il parere di un uomo che si mescola alla cacofonia di tante altre voci.Se il papa non parla più per insegnare la verità di Gesù Cristo, ma per esprimersi a braccio sui più svariati temi del momento, allora agli occhi degli uomini il senso dell'ufficio che Dio gli ha affidato al momento della sua accettazione si stempera fino a nascondersi dietro al semplice uomo che tale ufficio ricopre. Il papa «non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo». Così Benedetto XVI nell'omelia di insediamento sulla Cathedra romana: Francesco ha fatto esattamente il contrario. Il giusto cordoglio per la morte del papa non deve ipocritamente cancellare questa amara realtà. Per il bene della Chiesa.La Chiesa, con questa sovraesposizione mediatica di Francesco, è ora forse percepita come più vicina all'uomo di oggi? La verità, drammatica, è un'altra e bisogna avere il coraggio di riconoscerla: ad aver raggiunto l'uomo moderno non è «la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità» (1Tm 3, 15), ma quella immagine della Chiesa che rimane dopo il "lifting" dei criteri massmediatici, più simile ad una modesta organizzazione spirituale ed umanitaria, utile al sistema di moda fintanto che essa gli sia docilmente funzionale. Il pontificato di Francesco, che ha fatto della denuncia della mondanità il suo cavallo di battaglia, ha di fatto impresso un'accelerazione senza precedenti all'autosecolarizzazione della Chiesa. Preghiamo che il nuovo pontefice abbia la forza della verità per un deciso cambio di rotta.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8114L'INCONTRO CON CRISTO, UNO SGUARDO FULMINANTE di Don Stefano Bimbi La giornata della Bussola della Toscana del 2024 ha avuto il suo momento più emozionante nella testimonianza dell'attore Pietro Sarubbi. Il suo intervento ha saputo intrecciare risate, scatenate dalle sue battute, e momenti di commozione, con frasi spezzate da un nodo alla gola.L'attore ha iniziato il suo percorso artistico lavorando in teatro. Nel 1980 arrivano i primi contratti Rai per Portobello, Fantastico e numerosi film tv. Debutta nel cabaret con Zelig e dal 1985 partecipa a film-tv, fiction e sit-com di successo tra cui Casa Vianello e Camera Cafè. La presenza fissa al Maurizio Costanzo Show gli dà una certa notorietà. Poi la svolta grazie alla sua interpretazione di Barabba nel film di Mel Gibson "La Passione di Cristo". Sarubbi ha raccontato il suo incontro con il regista, durante il quale scoprì che il suo personaggio non pronunciava nessuna battuta. Egli, che fino ad allora aveva pensato solo alla gloria e al profitto, non voleva accettare quella parte, perché avrebbe significato un basso guadagno, infatti più un personaggio parla, maggiore è il guadagno dell'attore. Sarubbi quindi continuava a ripetere a Gibson di fargli dire qualche battuta o, in alternativa, di interpretare un altro personaggio, magari San Pietro. Gibson tentò di convincerlo spiegandogli l'importanza di Barabba, che in aramaico significa "figlio del padre", una traccia del suo essere figura messianica, una sorta di alter ego di Gesù, Figlio del Padre del cielo. Sarubbi non capiva perché Mel Gibson stava lì ad insistere per convincerlo. A lui, che era un attore secondario, il regista disse che aveva bisogno della sua vera rabbia per il "suo" Barabba. Questo personaggio era discendente del capo degli zeloti e si era ormai abbruttito a causa del male fatto e della prigionia: in pratica era diventato come una bestia. E come tale non parlava più, ma esprimeva tutto con grida ed espressioni facciali minacciose. Alla fine Sarubbi si convinse ad interpretare Barabba.Iniziarono le riprese, durante le quali Mel Gibson non permetteva a nessun attore di incontrare Jim Cavizel che interpretava Gesù. Mel Gibson voleva infatti che il primo incontro che gli attori avevano con Gesù fosse autentico. Questo per catturare il primo sguardo e la reazione che suscitava il vedere concretamente Gesù. Il regista infatti ha realizzato il film ponendo molta attenzione agli sguardi, come del resto il vangelo racconta usando molte volte il verbo "vedere", "guardare". Peniamo a tutti gli sguardi che si vedono nel film: quelli tra Gesù e sua Madre, lo sguardo di Gesù che si posa su San Pietro, ecc. Sarubbi ha quindi fatto vedere una scena della flagellazione in cui Gesù, stremato dalle frustate dei romani, incontra lo sguardo di sua Madre. Questo gli da la forza di rialzarsi e sopportare una fustigazione ancora più crudele.Dopo diverse riprese arriva il momento fatidico dell'incontro tra Barabba e Gesù. La scena della liberazione di Barabba, provata più volte da solo, adesso si svolge alla presenza degli altri attori. Mentre Barabba scende le scale che lo porteranno verso la libertà si volta a guardare per un attimo Gesù. In quell'attimo, l'attore ha una fulminazione. In quello sguardo di Gesù, Sarubbi si perde e rimane a fissarlo per un lungo interminabile minuto e tutto il set si ferma. Nessuno se la sente di dire niente.Sconvolto, quella sera non esce con gli altri attori come sempre alla fine delle riprese ma se ne va a casa, in uno stato febbrile. Non riesce a dormire e ha paura di restare al buio perché sente ancora quegli occhi addosso e sono occhi pieni di amore. Non capisce cosa gli stia succedendo, non capisce come possa un solo sguardo, tra l'altro nel contesto di finzione del set cinematografico, essere così sconvolgente, così vero. Dopo mesi con questa domanda e con lo sguardo di Gesù fisso nella mente, incontra un sacerdote che gli regala l'enciclica "Deus Caritas Est". Sfogliandola in treno incontra la frase "il Signore sempre di nuovo ci viene incontro attraverso lo sguardo di uomini, con cui egli traspare" e capisce improvvisamente tutto: quella frase è la risposta alla sua domanda di senso. Inizia un cammino di conversione che lo porterà a sposarsi con la donna con la quale conviveva e dalla quale stava per avere il quarto figlio. Perché decide di sposarsi? Perché ormai è diventato fondamentale per lui il rapporto con l'Eucarestia a cui però non può accedere perché in situazione irregolare di matrimonio. Ma lui vuole essere degno di ricevere Gesù e per questo inizia a mettere a posto la sua vita. A questo punto sente il desiderio di raccontare quello che gli è successo a quelli che incontra, ma questo gli costerà la carriera cinematografica.Al termine dell'intervento il direttore della Bussola, Riccardo Cascioli, ha consegnato all'attore il premio "Viva Maria" non solo per il suo talento artistico, ma soprattutto per il coraggio di testimoniare la fede nonostante le difficoltà che questo ha significato.La Giornata della Bussola si è rivelata un evento di grande spessore culturale e spirituale, capace di unire riflessione scientifica, analisi economica e testimonianze di fede, confermando ancora una volta l'importanza di conferenze in presenza del pubblico. Infatti internet offre la possibilità di accedere a qualunque ora e gratuitamente a un numero quasi infinito di conferenze su tutto lo scibile umano da parte di relatori per tutti i gusti. Potrebbe quindi sembrare superata l'esigenza di ritrovarsi in un luogo per fruire di esperienze che possono essere fatte tranquillamente on line senza lo sforzo del viaggio. Giornate come quella vissuta a Staggia Senese dimostrano esattamente il contrario, e cioè che nulla può sostituire il vivere una esperienza in presenza, poiché così si possono cogliere le sfumature che non si vedono nel video, il prima e il dopo della conferenza, il parlare direttamente con il conferenziere una volta sceso dal palco, visitare gli stand dei libri, e per finire, instaurare nuove amicizie con gli altri partecipanti all'evento o magari salutare chi già si conosce e non si aveva altra occasione di incontrare. Anche il momento del pranzo ha aiutato i partecipanti a vivere un'esperienza di convivialità e conoscenza degna dello sforzo fatto per essere presenti.I partecipanti hanno espresso grande soddisfazione sia perché arricchiti da nuove conoscenze, sia per essere stati ricaricati da una forte motivazione di fede. Allo stand della Bussola molti hanno testimoniato di leggere da anni il sito e grazie a questo di avere un punto sicuro a cui appoggiarsi per una corretta informazione. Per alcuni è stata poi l'occasione per abbonarsi alla Bussola Mensile, la rivista cartacea che da un anno ha affiancato il sito della Bussola Quotidiana. Diversi sono stati i lettori della rivista che hanno espresso la gratitudine per questo evento che ha permesso loro di incontrare di persona il direttore e alcuni membri della redazione. L'appuntamento con la Giornata della Bussola della Toscana è per il primo sabato di giugno del 2025.
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=570TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8108REAGAN, UN PRESIDENTE SOTTO I RIFLETTORI di Rino Cammilleri Quando al trono americano salì Obama, il giubilo mediatico mondiale fu assordante. Il primo presidente nero! (anche se solo mulatto). E per giunta di sinistra! (fosse stato di destra l'avrebbero subissato come traditore della razza eletta). I giurati del Premio Nobel, giusto per esibire il loro orientamento, non esitarono a insignirlo per la Pace, sulla fiducia, prima ancora che avesse mosso un passo come presidente. Né glielo revocarono quando, in tema bellico, agì come tutti gli altri presidenti americani di sinistra. Uscì subito anche un film (o era una fiction? boh, non ricordo, perché, naturalmente, non l'ho guardato/a) su di lui e la consorte Michelle, opera subito premiata. Applausi a scena aperta quando scendeva dalle scale dell'aereo con moglie e figlie, laddove il vice di Trump, JD Vance, è stato velenosamente criticato per aver fatto lo stesso a Monaco ("...al lavoro non ci si porta dietro la famiglia!").Per gli americani la First Lady e i First Sons sono altrettanto importanti del Presidente. I capi di stato - e di governo - italiani, invece, devono quasi nascondere i loro per non subire attacchi per presunto "nepotismo". Biden, che ha graziato i guai giudiziari di suo figlio e di tutti i suoi parenti, ha incassato tutt'al più qualche mugugno dal suo popolo. Pensate se una cosa del genere fosse avvenuta da noi.Ebbene, c'è un film, uscito da non molto, Reagan, un presidente sotto i riflettori, che sotto i riflettori italiani non c'è mai stato quantunque debitamente doppiato. E temo che all'estero sia avvenuto lo stesso. Malgrado un cast stellare (Dennis Quaid, John Voight, Penelope-Ann Miller) e che non è stato ancora più stellare per lo sforzo del regista di cercare attori quanto più possibile somiglianti ai personaggi storici narrati, solo chi ama sfruculiare i meandri del web ha saputo della sua esistenza.Il perché è ovvio ed è icasticamente riassunto nella definizione che John Voight diede di Robert DeNiro ("A woke worm") quando quest'ultimo si presentò al pubblico con questo saluto: "Fuck Trump!". Lanciatosi con Midnight cowboy in coppia con Dustin Hoffman e da allora protagonista di innumerevoli capolavori, Voight, padre di Angelina Jolie, è cattolico convinto e dichiarato. Molto bello, nel film, il suo ruolo di ex agente del Kgb che, nel raccontare la parabola di Reagan a un novizio astioso che non digerisce la colpa di Reagan nel crollo della sua "patria", gli fa notare che per la Russia la "patria" non è il comunismo, e gli mostra i ritratti dei grandi artisti che hanno forgiato l'anima russa.Nel film si parla apertamente dell'Urss come "impero del male", e del comunismo come di un cancro da sradicare. Reagan è presentato come uno dei più grandi presidenti americani, l'uomo che è stato capace di far crollare l'impero sovietico dopo settant'anni di oppressione. È un film di propaganda? Se sì, non si vede perché la propaganda debba essere appannaggio solo di una parte, sennò arrivano i centri sociali a sfasciare i cinema.L'ho scritto più volte: la democrazia di massa e la propaganda politica (e con Gramsci anche culturale) sono un tutt'uno, se c'è l'una non ci può non essere l'altra, ed entrambe sono nate con la Rivoluzione Francese. Per questo Marat, Marx, Mazzini, Lenin di mestiere facevano tutti i giornalisti. Per questo tutti quelli che campano di parole, scrittori, gazzettieri, cantanti, attori, sono tutti - tranne rarissime eccezioni - tesserati a sinistra. Come disse Lenin parafrasando San Paolo (i cui metodi di proselitismo studiava attentamente), "Chi non sta con noi non mangia". Consiglio di cercare e vedere "Reagan, un presidente sotto i riflettori" per rinfrancarsi lo spirito.
VIDEO: VIDEO: trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7EjtwKFTsW0TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8085UN EROE SCONOSCIUTO, UN FILM SU FEDE, FIDUCIA E FAMIGLIA di Don Stefano Bimbi Un eroe sconosciuto (titolo originale Unsung Hero) è un film del 2024 che racconta la vera storia della famiglia australiana Smallbone. Gli eventi narrati commuovono fino alle lacrime e invitano a guardare al di là delle inevitabili difficoltà della vita con fiducia e speranza, rimboccandosi le maniche nelle difficoltà, ma confidando in Dio quando le forze vengono meno.Il capofamiglia David Smallbone è un manager discografico specializzato nella promozione di artisti di musica cristiana. Gestisce tour e concerti per vari artisti, tra cui la cantautrice Amy Grant. Tuttavia, a causa di difficoltà finanziarie e della recessione economica in Australia, la sua attività subisce un tracollo e perde molti soldi trovandosi costretto a vendere la casa per pagare i debiti.A questo punto David decide di trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti in cerca di nuove opportunità. La moglie Helen non è d'accordo in quanto si tratta di sradicare i figli dal tessuto sociale in cui sono ben inseriti ed inoltre è in attesa del settimo figlio, ma decide di ubbidire al marito seguendo il suo progetto di ripartenza.Avendo con sé soltanto i loro figli, le sedici valigie (in aereo se ne potevano portare due a persona) e l'amore per la musica, gli Smallbone affrontano la sfida di ricostruire la loro vita a Nashville, nello Stato del Tennessee.Un eroe sconosciuto offre una riflessione autentica sull'importanza della famiglia, del sostegno reciproco e della fiducia in Dio. I coniugi si sono sposati a venti anni ed hanno accettato con generosità e riconoscenza i figli che Dio voleva donare loro, come promettono gli sposi nel giorno del matrimonio.Uno degli elementi centrali è il ruolo della famiglia nel sostegno reciproco dei suoi membri e nella crescita e nella formazione dei figli. Per questo il padre del protagonista dice al figlio che «la famiglia non ti ostacolerà, ma sarà il tuo sostegno». Inoltre attraverso le sfide che affrontano, i genitori dimostrano che l'unità familiare educa i figli con l'esempio concreto di fede in Dio. Negli Stati Uniti i genitori passano all'istruzione parentale per educare alla luce dei principi cristiani i loro figli.LA MIA VITA È UN'AVVENTURAAll'arrivo nella nuova casa gli Smallbone scoprono che non ci sono mobili: niente tavoli, sedie, armadi, letti. I figli chiedono: «Mamma, che cosa facciamo? dove dormiamo?». Invece di disperare, Helen affronta la situazione con ottimismo e con il sorriso. Presto sono pronti i giacigli per la notte, costituiti dalle lenzuola riempite dai vestiti a mo' di materassi. Poco prima di addormentarsi un figlio chiede: «Ehi mamma, quando potremo dormire su letti veri?». Lei risponde prontamente: «Beh, avete tutta la vita per dormire su letti veri... ma è così noioso. Pensateci... cowboy, astronauti, cavalieri in armature luccicanti, non hanno bisogno di letti veri perché loro dormono su quello che capita e si ripetono: "Non so che cosa succederà domani perché la mia vita è un'avventura". Per noi è lo stesso... è un'emozionante avventura... insieme!». Il giorno dopo il padre, dopo l'ennesimo tentativo di trovare lavoro andato a vuoto, rientra a casa sfiduciato e trova il resto della famiglia, mamma inclusa, a giocare in soggiorno. Un figlio esclama: «Papà è fantastico, si può giocare a cricket in casa!».Come si vede il personaggio di Helen, moglie e madre, emerge con particolare intensità. La sua dedizione nel seguire il marito, sostenendolo nei momenti di fallimento e difficoltà, non è solo una dimostrazione d'amore, ma anche un esempio di sacrificio e forza. Helen incarna il ruolo di una moglie che crede nel coniuge, pur sapendo che le sfide richiederanno sforzo e coraggio. Non rivendica parità di diritti, ma si sottomette volontariamente alla decisione del marito di cambiare casa, amici e nazione. Seguire il marito risulterà vincente per mantenere unita la famiglia. Si può fare a questo proposito un confronto con il bellissimo film The Song. In questa trasposizione in chiave moderna della storia di Salomone, il protagonista è un cantante famoso, ma sua moglie decide di non seguirlo nei suoi tour e resta a casa con il loro figlio. Questo però è all'origine dei tradimenti del protagonista il quale si sente abbandonato dalla moglie e non ha la forza di resistere alla tentazione. In Un eroe sconosciuto invece la moglie segue il marito e soffre con lui delusioni, fatiche e privazioni, sostenendolo nel momento più basso della vita quando resta a letto senza motivazioni.LA PRESENZA DI DIO NELLA QUOTIDIANITÀIl film ruota attorno a una fede incrollabile in Dio, che non è mai dipinta come astratta o lontana, ma come una presenza viva e concreta nella quotidianità. I genitori invitano i figli a scrivere su dei foglietti le loro richieste a Dio e ad attaccarli alla parete sotto la scritta "Per favore". Quando poi le richieste sono state esaudite, il foglietto va staccato e posizionato sotto il cartello "Grazie". Divertente quando un figlio piccolo chiede a Dio che i prodotti da acquistare siano più economici. Grande è lo stupore quando dei buoni sconto trovati dal fratello maggiore consentono di ridurre i prezzi alla cassa. Tornato a casa il bambino che aveva scritto il biglietto lo sposta tra i ringraziamenti a Dio. L'insegnamento che se ne ricava è che a Dio si può chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, ma vanno anche riconosciuti i suoi doni nelle piccole cose della quotidianità. Questo invita lo spettatore a riflettere sul valore della gratitudine a Dio e sull'importanza di affidarsi a Colui che rende tutto bello al tempo opportuno ben evidenziata dalla colonna sonora del film con l'inizio della canzone You make everything beautiful (Tu rendi bella ogni cosa): «Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza».Come abbiamo detto, il film racconta una storia vera. La figlia più grande diventa famosa con il nome d'arte Rebecca St. James, cantante e attrice cristiana evangelica. Nella sua carriera canora di christian music ha espresso apertamente la sua fede in Cristo, attraverso la sua musica e i suoi libri. Ad esempio ha sostenuto l'importanza della castità prematrimoniale ben espressa nella canzone del 2007 Wait for me. I due fratellini che fanno da coro a Rebecca diventeranno il duo canoro For King & Country. Inoltre nel film Joel, uno dei figli del capofamiglia, interpreta suo padre David firmando anche la regia del film. In una toccante scena l'ultimogenita viene consegnata alla madre subito dopo il parto da una infermiera interpretata proprio dalla bambina appena nata ormai adulta. Rebecca, la figlia cantante, compare in una scena dell'aereo come assistente di volo. Come in tutta la loro vita, gli Smallbone hanno collaborato ciascuno a vario titolo alla realizzazione di questo film che solo nel finale rivela chi sia l'eroe sconosciuto a cui allude il titolo.Nel doppiaggio italiano i protagonisti dichiarano alla dogana di essere cattolici, ma nella realtà la famiglia è protestante. Questo non toglie che un cattolico possa trarre buoni insegnamenti da questo film visto che parla della fede in Gesù, della bellezza della famiglia numerosa, dell'affidamento alla Provvidenza, della sottomissione della moglie al marito: tutti principi tratti dalla Parola di Dio e quindi validi per tutti i cristiani. Il film si conclude con un appello urgente: «Se volete cambiare il mondo, andate a casa e amate la vostra famiglia».
VIDEO: Trailer della 4° serie ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCVIDEO: Colonna sonora ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Cy480M8H9i0&list=PLolpIV2TSebVH8I9Ay8AuB6ZwUgdiRb1TTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8053THE CHOSEN, LA SERIE IMPERFETTA MA POTENTE di Don Stefano Bimbi Fin dalle origini del cinema, la vita di Gesù ha ispirato molti film, di cui il capolavoro assoluto resterà sempre La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ma cinque anni fa è accaduto qualcosa di nuovo. Nel vasto panorama delle serie televisive poche hanno suscitato l'entusiasmo e la devozione del pubblico come The Chosen. Questa serie, creata, scritta e diretta da Dallas Jenkins, ha rapidamente catturato l'attenzione di milioni di spettatori in tutto il mondo, diventando un fenomeno globale. La prima stagione è uscita in America nel 2019, mentre in Italia è arrivata nel 2021.The Chosen esplora non solo la vita di Cristo, ma anche quella dei suoi discepoli, portando in primo piano le sfumature e le emozioni di chi ha vissuto da vicino la straordinaria vicenda del Figlio di Dio.Un elemento distintivo di questa serie è quella di essere stata finanziata direttamente dal pubblico. Per questo The Chosen è visibile gratuitamente tramite un'app del cellulare oppure sul computer o in altre piattaforme. Da ottobre-novembre 2024 è disponibile la quarta stagione doppiata in italiano. Il progetto prevede un totale di sette stagioni.The Chosen ha ricevuto sia critiche spietate che elogi sperticati. Alcuni dichiarano di aver visto solo alcune puntate e di non aver intenzione di guardarne altre. Ci sono invece spettatori che non si perdono nessuna puntata, incluse quelle speciali e i video di approfondimento. Cosa pensare di fronte a interpretazioni e giudizi così opposti? Diciamo subito che The Chosen è un buon prodotto, ma non è esente da difetti, a volte anche importanti. Non bisogna dimenticare che questa serie, nonostante l'attore che interpreta Gesù sia cattolico, è fatta principalmente da protestanti. La casa di produzione Angel Studios, la stessa che ha distribuito il film Sound of Freedom, ha legami con la chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (mormoni). Non ci si può attendere un prodotto interamente cattolico come è stato per La Passione di Cristo prodotta dal cattolico Mel Gibson.C'è chi si lamenta del fatto che Gesù sia rappresentato come stupidotto, sempre pronto a scherzare e giocare, ma questa critica è ingiusta. Sebbene ci siano scene in cui appare con i suoi apostoli a scherzare nel mare o a fare un gioco in cerchio, questo non è in contrasto con la serietà con cui affronta le sfide vere della vita. A volte scherza o fa battute, ma sempre al momento giusto e mai fuori contesto. Del resto, non rideva e faceva scherzi, addirittura a sua madre, anche il Gesù di Mel Gibson? Prima della missione pubblica, mentre lavorava alla costruzione di un tavolo per clienti facoltosi, non è forse vero che rideva della sua mamma, la Madonna, che non riusciva a stare a sedere su una sedia immaginaria? E non l'ha schizzata con l'acqua con cui lei gli aveva fatto lavare le mani? Se permettiamo di ridere e scherzare al Gesù del capolavoro di Mel Gibson, perché non accettarlo per The Chosen?SCENE INVENTATEAltro punto difficile da digerire per alcuni è l'inserimento di scene inventate di sana pianta dal regista. Questa è una questione molto delicata in quanto va valutato se questi inserimenti arricchiscono o impoveriscono la trama, se sono coerenti con i personaggi e la storia oppure tendono a distorcerla.Anche nella Passione di Mel Gibson ci sono diverse scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. E di nuovo, se abbiamo concesso a Mel Gibson di inserire scene aggiuntive rispetto al vangelo perché non potrebbe farlo il regista di The Chosen?Per quanto riguarda i singoli personaggi, le aggiunte alla trama servono per caratterizzare quella persona o per spiegarne l'origine e il modo di pensare. Ad esempio, Simone, lo zelota, entra in scena con la preparazione di un attacco terroristico a dei romani. Così lo spettatore fa la conoscenza della setta degli zeloti che difendeva ferocemente i precetti della legge mosaica, così come anche lo stile di vita ebraico e il nazionalismo israelita. Quando Simone incontra Gesù, capisce che deve gettare il pugnale e cambiare vita. Di Maria Maddalena si sa dal vangelo che era stata posseduta da sette demoni e The Chosen mostra la liberazione dovuta a un intervento in incognito di Gesù. Questa aggiunta può piacere o non piacere, ma serve a Nicodemo per avvicinarsi al Signore e a interrogarlo di notte in un dialogo molto interessante. Meno indovinata appare la storia inventata della moglie di Pietro che attende un bambino da suo marito. La gravidanza finirà con la perdita del figlio, i litigi nella coppia e la momentanea perdita di fede di Pietro che sarà di fronte allo "scandalo" di un Gesù che fa miracoli a tanti, inclusa la suocera di Pietro, ma non ha salvato suo figlio.Altre invenzioni permettono di calarsi nella vita e nella mentalità dei personaggi minori. Ad esempio l'emorroissa che conduce una vita difficile, fatta di esclusione dalla vita sociale, ripudiata perfino dai genitori, e che sopravvive lavando i panni agli altri. Avendo perso ogni speranza, fa vivere allo spettatore tutta la sua disperazione. Ma quando riesce a toccare il lembo del mantello a Gesù, nonostante la grande folla, sperimenta l'intervento potente del Figlio di Dio che gli rivela che non è stato il mantello, ma la fede in Lui a salvarla. Gesù la chiama "figlia", proprio lei che non era più chiamata così nemmeno dai suoi genitori. Ancora una volta assistiamo a una scena di grande impatto emotivo che non si può dimenticare e a cui si penserà ogni volta che ascolteremo quel brano del vangelo.Detto questo va anche riconosciuto a The Chosen che, a parte le storie inventate, negli episodi in cui invece i fatti sono narrati secondo il vangelo i dialoghi sono letterali, cioè vengono pronunciate le frasi esatte del testo biblico. Questo è molto bello e rimarrà impresso nella memoria degli spettatori.THE CHOSEN MIGLIORA DI STAGIONE IN STAGIONELa serie The Chosen ha inoltre una caratteristica particolare e sorprendente, per certi versi invertita rispetto alle normali serie che andando avanti diventano ripetitive e noiose o scendono di livello. Invece The Chosen migliora di stagione in stagione. I primi otto episodi non sono i migliori, con alcune scene che potevano benissimo essere omesse come quella di Gesù che parla in campagna con dei bambini. La seconda stagione è già migliore con scene molto belle come la chiamata di Matteo il pubblicano, ma con cadute di stile, tipo Gesù che con lo stesso Matteo prepara il discorso della montagna, come se dovesse trovare le frasi ad effetto per fare colpo sul pubblico che verrà a sentirlo. Tra l'altro gli apostoli diffondono volantini nelle strade del paese, come se fosse già stata inventata la stampa. La terza stagione già raggiunge un buon livello, ma la migliore è senz'altro la quarta dove alcuni episodi saranno ricordati a lungo. Ad esempio la storia dell'amicizia tra Gesù e i tre fratelli Marta, Maria e Lazzaro. Marta tutta presa dalle faccende, mentre Maria è ai piedi di Gesù per non perdere nemmeno una parola: questo episodio è reso molto bene. Anche la risurrezione di Lazzaro fa entrare nell'episodio con grande impatto emotivo, ma quando Maria arriva a cospargere i piedi di Gesù con il prezioso nardo si raggiunge un apice narrativo. Visto il grande miracolo di aver risuscitato il loro fratello, alla sera Marta e Maria si interrogano sul modo di dimostrare la loro riconoscenza a Gesù. Maria dice: "Vorrei che ci fosse un modo per ripagarlo". La sorella risponde: "Cosa si può donare a una persona che risuscita i morti? Di che mai potrebbe aver bisogno?". "Di sicuro non ha bisogno di niente... Forse è proprio questo il punto" conclude Maria. Il giorno dopo va a prendere dei sacchetti di denaro dal tesoro di famiglia e si reca in un negozio di profumi dove una ragazza orientale le mostra la merce in vendita. Maria chiede se c'è un profumo più prezioso di quelli in vendita e, per farselo mostrare, deve tirare fuori un sacchetto con trenta denari in modo da dimostrare di poterselo permettere. Dopo qualche titubanza, la titolare del negozio le porta un prezioso vaso di alabastro che contiene il costosissimo profumo. Alla fine Maria vuole comprare l'intero contenitore e dopo la resistenza della commerciante riesce a farselo dare per l'enorme cifra riportata dal vangelo: trecento denari, la paga di un anno. All'esterrefatta ragazza Maria conclude sarcastica che adesso può tenere chiuso il negozio per un anno avendo fatto il guadagno di una stagione intera. Prima di vedere questa scena quante persone leggendo il vangelo avevano riflettuto sul grande valore del profumo di nardo e quindi del grande amore espresso da Maria con quel gesto?CONCLUSIONI: VA VISTA, MA CON CAUTELAIn conclusione possiamo chiederci che uso fare di questa serie su Gesù. Innanzitutto si può vederla senza problemi anche se, ovviamente, bisogna integrare la visione degli episodi con la lettura, l'approfondimento e la meditazione del vangelo. Si può far vedere ai figli? I sacerdoti e i catechisti possono promuoverne la visione in parrocchia? In entrambi i casi c'è necessità di un accompagnamento dei genitori in casa e dei catechisti e dei sacerdoti in pa
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=556RECENSIONE DELL'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ESORCISTIA differenza di altri film del genere, basati su aspetti spettacolari, qui si pone l'accento sulla mente demoniaca che ha come fine ultimo il soffocamento della speranza e della veritàPer conoscere i cinema dove poter vedere il film Nefarius (21 e 22 gennaio 2025), clicca qui!Il film Nefarious, diretto da Cary Solomon e Chuck Konzelman, è ispirato al libro A Nefarious Plot dell'autore Steve Deace, cristiano evangelico, nel quale vengono affrontati temi come la corruzione politica, la manipolazione dei media, la perdita dei valori morali e l'erosione delle libertà individuali. Entrambi i registi, noti per un altro famoso titolo Unplanned (2019), considerano questo il loro miglior lavoro fino a oggi. [...] Da notare la presenza, come attore, di un vero sacerdote, padre Darren Merlino, che ha anche provveduto alla guida "teologica" della narrazione.A un criminale, in attesa di esecuzione capitale, viene concessa una sospensione all'ultimo secondo per effetto di una decisione giudiziaria, che si concretizza nella visita, da parte di uno psichiatra, per esaminare ulteriormente il suo status. Il dottore scopre che si tratta di una possessione demoniaca alla quale egli inizialmente non crede, poiché ateo. Il demonio racconta, dal suo punto di vista, le modalità con cui opera per la devastazione della creazione. Attraverso la visione della pellicola si induce il pubblico a riflettere circa realtà preternaturali, i demoni, e la loro nefasta azione sull'intero genere umano: oltre a una battaglia culturale siamo realmente coinvolti in uno scontro spirituale.L'obiettivo del film è informare della realtà nella quale il bene e il male si combattono e che in questa lotta è veramente operante il demonio come essere personale. Non si tratta di una storia dai contenuti provocatori, osceni o con volgarità. Vengono addirittura utilizzate le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824). Gesù utilizzava il linguaggio parabolico perché attraverso la narrazione di "storie" era più facile e immediato veicolare le informazioni relative al suo messaggio. Analogamente in questa produzione il fine è quello di presentare, in un modo molto intelligente e cinematografico alcune verità di fede: l'esistenza del demonio e le sue tattiche.Drammaticamente, attraverso le affermazioni dello psichiatra, la società si presenta emancipata riguardo alla possibile e terribile realtà della dimensione demoniaca, alla luce di un falso progresso, che viene stigmatizzato dalle battute ironiche del demonio che parla attraverso il posseduto.A differenza di altri film di questo genere, dove vengono sottolineati gli aspetti più spettacolari, come la levitazione, il tono gutturale, la forza straordinaria, in questo film si pone l'accento sulla mente demoniaca, sul suo intelletto, che ha come ultimo fine il soffocamento della speranza e della verità: è interessante notare che la quasi totalità del film ruota attorno al dialogo tra i due principali protagonisti (il condannato-indemoniato e il medico) e nonostante, quindi, le scene siano ridotte (nella quasi totalità del film) al solo parlatorio del carcere, i dialoghi riescono, nella loro originalità, a tenere alta l'attenzione dello spettatore.In questo modo, seppur caratterizzato dal limite del linguaggio cinematografico, risulta essere un film che pone seri interrogavi allo spettatore e offre spunti di riflessione sul tema del mondo demoniaco e sulla sua azione nel mondo umano.Va fatto un grande plauso all'attore che interpreta il criminale in attesa di esecuzione perché riesce a rappresentare molto realisticamente i momenti in cui il carcerato parla liberamente e i momenti in cui il demonio si sostituisce a lui, proprio come gli esorcisti hanno modo di assistere durante i momenti in cui il demonio si manifesta nei veri posseduti.In conclusione, il film offre, considerato nel suo insieme, contenuti accettabili e condivisibili. Non è un trattato di teologia e nemmeno un catechismo sulla demonologia, tuttavia, la sua visione può essere molto utile per una seria iniziale riflessione sull'argomento che, certamente, andrebbe poi approfondita nelle sedi opportune.
VIDEO: Trailer del film e ''Sarò Re'' ➜ https://www.youtube.com/watch?v=btc1U16MEQ8 https://www.youtube.com/watch?v=u6ynFldkfn4TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8036IL RE LEONE, MOLTO PIU' DI UN CARTONE ANIMATO di Don Stefano Bimbi Il Re Leone è un classico dell'animazione Disney che racconta la storia di Simba, un giovane leone destinato a diventare re della savana. A trent'anni dalla sua uscita, nel 1994, merita essere rivisto con tutta la famiglia e meditato nei suoi significati più profondi.Tutto inizia con la celebrazione della nascita di Simba, figlio del saggio re Mufasa e della regina Sarabi. Il piccolo leone viene presentato alla savana come il futuro sovrano. Simba cresce curioso e pieno di vita, ma viene spesso rimproverato dal padre per la sua avventurosità. Lo zio di Simba, Scar, un leone invidioso e manipolatore, sfrutta la curiosità del nipote per condurlo in un luogo pericoloso, il "cimitero degli elefanti". Durante questa avventura, Mufasa viene ucciso da Scar, ma questi fa credere a Simba di essere responsabile della morte del padre. Per questo il cucciolo fugge illudendosi di non sentire i rimorsi.Simba viene trovato e allevato da Timon e Pumbaa, due strani animali della savana (un suricato e un facocero) che gli insegnano a vivere senza preoccupazioni, secondo la filosofia "Hakuna Matata". E siccome al puzzo ci si abitua, anche il pessimo cibo costituito da vermi e insetti con il tempo sembra buono. Cresciuto, Simba incontra Nala, la sua amica d'infanzia, che lo convince a tornare nella savana per riconquistare il suo regno e vendicare suo padre.Simba affronta Scar in un'epica battaglia, svelando la verità agli altri animali e ripristinando l'ordine nella savana. Così Simba diventa il nuovo re, guidando i sudditi verso un futuro prospero.Il tema fondamentale del Re Leone è la libertà. Simba dopo la tragedia della morte del padre fugge dalla sua responsabilità e si perde nella ricerca di se stesso. Inizialmente, la sua idea di libertà è legata all'assenza di regole, al fare ciò che si vuole, senza pensare alle conseguenze. Ma nel corso della storia comprende che la vera libertà non è anarchia, ma consapevolezza di quello che si è e responsabilità di diventare ciò per cui siamo nati.Il cartone animato insegna che la libertà è una scelta, non è semplicemente fare ciò che si desidera, ma scegliere consapevolmente il percorso da seguire, anche se inizialmente meno piacevole e più faticoso. Essere liberi infatti significa essere responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze. Significa essere se stessi, ma per un bene superiore, non per l'egoismo di pensare solo a godere e divertirsi. Simba scopre, grazie alla nostalgia del padre, che la missione di ognuno è unica, ognuno di noi ha un ruolo da svolgere nel mondo, un dono da offrire. E se uno rinuncia a offrire al mondo il suo talento, il mondo sarà più povero perché nessuno potrà sostituirlo.Buona è la rappresentazione della monarchia, vista correttamente non come una dittatura che prevede un uomo solo al comando, ma come una famiglia che guida altre famiglie. Il ruolo di guida infatti è affidato a una famiglia che avrà nel capofamiglia il provvisorio comandante, che cederà il posto al figlio. Per questo chi assumerà il potere viene preparato ad esercitarlo al momento opportuno. Un implicito discredito verso l'improvvisazione con cui i politici moderni guidano le sorti delle nazioni.Inoltre, in questa storia si possono leggere in filigrana alcuni insegnamenti del Vangelo. La vera libertà non dimentica la verità, come ricorda Gesù quando dice "La verità vi farà liberi" (Gv 8,32). Non il contrario come si pensa oggi: l'importante è essere liberi e poi ognuno si costruisce la sua verità. La libertà sganciata dalla verità su se stessi e sul mondo conduce Simba al fallimento. Solo recuperando la sua dignità regale e la conseguente responsabilità di essere ciò per cui è nato, cioè guidare il popolo della savana a lui affidato, permettono al protagonista di essere veramente libero, realizzato e sereno, nonostante le difficoltà. Anche il riconoscere di essere figlio di re, come accade a Simba al termine del suo percorso interiore, ricorda al cristiano la sua altissima dignità dovuta non all'autorealizzazione secondo i propri gusti, bensì al riconoscere di essere figli del re dei re, cioè Cristo re dell'universo. Il battesimo ci rende figli di Dio, un Dio onnipotente e sovrano di ogni cosa creata.Molto bella anche la figura di Nala, la leonessa amica d'infanzia di Simba che diventerà la sua sposa e di conseguenza regina. È una leonessa coraggiosa e determinata, e insieme a Simba condividono un forte legame fin da cuccioli. Nala è un personaggio importante nella storia, in quanto è colei che, nel momento cruciale, spinge Simba a tornare alla sua responsabilità di sovrano delle Terre del Branco e ad affrontare lo zio Scar che ha usurpato il trono. In pratica Nala ricorda a Simba cosa vuol dire essere maschio e la conseguente responsabilità. Solo così Nala ritrova finalmente in Simba un compagno forte e protettivo. Viene quindi esaltata la vera femminilità che vede la donna non come avversaria paritetica dell'uomo, ma come aiuto all'uomo perché emerga la sua mascolinità e possa così diventare coraggioso e determinato nel difendere la sua donna e i suoi figli.Anche l'amicizia vera ha un suo ruolo nella trama. Il trio Simba, Pumbaa e Timon parte con idee sbagliate di libertà, ma il sincero affetto che li lega porterà ognuno a migliorarsi ed a essere più coraggioso. Inoltre l'arrivo di Nala, nonostante la tristezza inevitabile del distacco (espresso nella canzone con la comica e malinconica frase "il nostro trio diventerà un duo"), non impedisce di provare una sincera gioia per l'amico che ha trovato l'amore della sua vita: l'amicizia non si perde, semplicemente si trasforma.Molti spunti interessanti sono anche l'elogio del sacrificio e dell'importanza dell'educazione dei figli alla dignità e responsabilità personale. Anche la sua colonna sonora indimenticabile, i personaggi iconici e la trama avvincente lo rendono una pellicola intramontabile.In definitiva il Re Leone del 1994, molto meglio del remake del 2019, è ben più di un semplice cartone animato. È un'opera d'arte, un classico senza tempo che ci invita a riflettere sulla nostra vita, sui nostri princìpi e sul nostro posto nel mondo. Ci ricorda che la vera libertà non è egoismo, ma servizio. È la scelta di vivere una vita autentica, in vista di un bene più grande di noi stessi.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Don Stefano Bimbi, ha commentato "Sarò Re", una delle canzoni della colonna sonora de Il Re Leone nella quale Scar, lo zio di Simba, espone il suo piano per usurpare il trono al legittimo erede (Simba, figlio del re). Nella versione italiana è cantata da Tullio Solenghi del trio Solenghi - Marchesini - Lopez.SARÒ REScar: Alle iene ho sempre dato poca confidenza, sono così rozze, così volgari (1), ma tutte insieme saranno una potenza (2) al servizio del mio genio, senza pari (3). Da ciò che vi leggo negli occhi io so già che il terrore vi squaglia (4), non siate però così sciocchi, trovate l'orgoglio marmaglia. Son vaghe le vostre espressioni, riflesso di stupidità, parliamo di re e successioni, ritrovate la lucidità. Il mio sogno si sta realizzando, è la cosa che bramo di più. E' giunto il momento del mio insediamento.Le iene: Ma noi che faremo?Seguite il maestro e voi, smidollati verrete premiati, l'ingiustizia è una mia gran virtù (5), avrà gli occhi di Scar, sai perché? Sarò re!Sì, siamo pronti. Saremo pronti: ma per cosa?Per la morte del re.Perché è malato?Idiota! Lo uccideremo noi! E Simba con lui.Sì, buona idea: a che serve un re? Niente re, niente re... la, la, la, la... (6)Idioti! Un re ci sarà...Ehi, ma tu hai detto...Io sarò il re: seguitemi e non soffrirete più la fame.Evviva! Sì! Lunga vita al re! Lunga vita al re! Lunga vita al re!Coro delle iene: Avremo la sua compiacenza, sarà un re adorato da noi (7).Ma in cambio di questa indulgenza qualcosa mi aspetto da voi (8). La strada è cosparsa di omaggi, per me e anche per voi lacchè, ma è chiaro che questi vantaggi li avrete soltanto con me.E sarà un gran colpo di stato, la savana per me tremerà.(Cibo a noi, sempre a noi, non dovrà finir mai)Il piano è preciso, perfetto e conciso, decenni di attesa, vedrai che sorpresa! Sarò un re stimato, temuto ed amato, nessuno è meglio di me. Affiliamo le zanne perché sarò re! Affiliamo le zanne perché sarò re!(1) Il superbo, avendo una disordinata stima di sé, nutre disprezzo degli altri uomini che ai suoi occhi appaiono solo come mezzi per raggiungere il suo fine.(2) Unico criterio per valutare la realtà (e la propria e altrui potenza) diventa la consistenza numerica. Le persone sono quindi ridotte a massa di cui il potere del momento può servirsi a piacimento. Gli uomini sono solo dei numeri (o dei codici fiscali) e così perdono la dignità di persona.(3) Il tiranno pensa di dover comandare sugli altri perché è il migliore. Solo gli altri sono chiamati all'ubbidienza, lui al comando. In realtà solo chi sa ubbidire, sarà in grado di comandare con giustizia. E comunque dovrà sempre ubbidire a Dio come ricordava l'incoronazione nel Medioevo che era come dire: "Ricevi la corona da Dio, non te la sei data tu stesso, quindi ubbidisci sempre a Dio e alle sue leggi (e alla Chiesa).(4) Il terrore viene usato come mezzo per imporre alle mass
VIDEO: Trailer ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ouQNoaDGL4A&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8016NEFARIUS, QUANDO SI EVANGELIZZA RICORDANDO CHE IL DIAVOLO ESISTE di Roberto Marchesini Faccio coming out: non sono un appassionato di cinema horror. So benissimo che quella da B-movie, da film di «serie B», è una estetica voluta e persino divertente. Capisco persino che il cinema horror abbia un valore simbolico tutt'altro che trascurabile: chi sono gli zombie, i «morti viventi»? Perché il loro luogo «preferito» è il centro commerciale? A cosa rimandano i lupi mannari? E i vampiri? Tuttavia, potendo, evito di guardarli perché... mi spaventano. Eppure vorrei raccomandare la visione di un film horror che mi è piaciuto e mi ha persino divertito. Si tratta di Nefarius (Nefarious, nell'originale), pellicola del 2023 firmata da Cary Solomon e Chuck Konzelman; esatto, gli stessi autori dell'importatissimo Unplanned (2019).Mentre scorre la pellicola, assistiamo al serrato dialogo tra un brillante psichiatra, il dottor James Martin; e un condannato a morte per plurimi omicidi, Edward Wayne Brady. Si tratta di stabilire se il carcerato sia in possesso o meno delle sue facoltà mentali; se sia quindi destinato alla sedia elettrica o al carcere psichiatrico. Il dottor Martin ha preso il posto di un collega, il dottor Alan Fischer, convinto che Brady fosse un abilissimo manipolatore.TRE OMICIDIBrady si dichiara innocente dei crimini imputatigli e dichiara che «qualcuno» lo ha costretto a fare quelle cose orribili; questo qualcuno è un diavolo, Nefarius, che si manifesta e si mostra molto interessato a dialogare con il dottor Martin. Lo psichiatra, ateo e progressista, non crede nell'esistenza dei demoni e conclude che Brady soffra di uno sdoppiamento di personalità. Nefarius profetizza anche a Martin che, prima che la sua giornata sarà finita, avrà ucciso altre tre persone; un pensiero che lo psichiatra trova assolutamente ridicolo: lui non ha nessuna intenzione di uccidere nessuno. Così comincia una schermaglia verbale tra i due, che disquisiscono sull'esistenza di Dio e sulla società moderna.Ad un certo punto, per convincerlo della sua reale identità, il diavolo afferma che Martin ha ucciso la propria madre. Il che è vero ma - si difende Martin - è avvenuto in modo assolutamente legale, tramite una civilissima eutanasia. Già, ma come fa Brady/Nefarius a saperlo? Il dialogo serrato è interrotto da due piccoli eventi. Il primo è l'intervento di un sacerdote progressista, psicologizzante, il quale - con grande soddisfazione da parte di Nefarius - professa di non credere nell'esistenza del diavolo e dell'Inferno. Il secondo è una telefonata di Martin, mediante la quale scopriamo che lo psichiatra ha istigato la sua fidanzata ad abortire, proprio durante il colloquio con il diavolo. Ecco il secondo omicidio. L'ateismo dello psichiatra comincia a vacillare.Martin è, sostiene Nefarius, un prescelto. Il diavolo lo segue da anni perché si è stabilito che tocchi proprio a lui scrivere un anti-Vangelo in grado di cancellare nell'umanità il ricordo del primo, scritto dal «figlio del falegname» (il diavolo non pronuncia mai il nome santo). Lo psichiatra accetterà o meno la proposta? E commetterà anche il terzo omicidio? Ovviamente, non vi racconto come finisce.UN FORTISSIMO MESSAGGIO RELIGIOSOSi tratta di un film evidentemente girato con scarsissimi mezzi e che avrebbe potuto benissimo essere più elaborato; tuttavia è ben recitato ed è interessante, a tratti persino divertente. Il suo punto di forza consiste, tuttavia, nel fortissimo messaggio religioso, che potremmo riassumere con le parole che san Giovanni Paolo II ha scritto nell'enciclica Evangelium Vitae (1995): «[...] ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il male e il bene, la morte e la vita, la "cultura della morte" e la "cultura della vita". Ci troviamo non solo "di fronte", ma necessariamente "in mezzo" a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi, con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita» (§ 28). Possiamo, in sostanza, scegliere se siamo il prete incredulo o lo psichiatra che, di fronte all'evidenza del male, diventa credente.La scelta di questa evangelizzazione che utilizza, come strumento, l'esistenza del diavolo (come ente spirituale realmente esistente, come «maligno», insomma, non come generico «male») può far storcere il naso. Ma non c'è dubbio che sia efficace. Molti credenti, ad esempio, sono molto confusi sulle verità di fede, ma il 26% (secondo un recente sondaggio del Timone) crede nell'esistenza del diavolo; ed è difficile negare l'impatto religioso di film come L'avvocato del diavolo (1997) o L'esorcismo di Emily Rose (2005). Non siamo, tecnicamente, a quei livelli, ma si tratta comunque di un film che può fare del bene a chi lo guarda.Nota di BastaBugie: il regista di Nefarius ha scritto: «Quando eravamo bambini, ci dicevano che i mostri non esistono. Ebbene, questa era una bugia. I mostri esistono eccome e sono assolutamente reali. Non hanno l'aspetto di quelli che si vedono in TV o nei film... perché di solito non si vedono. Almeno non completamente. Quello che si vede è ciò che fanno. Questi mostri tentano e corrompono. Controllano e distruggono. Chi è il loro nemico e la loro preda? Siamo noi. Sono gli angeli caduti, le schiere demoniache, gli abitanti dell'Inferno. Coloro che sono stati cacciati dal Paradiso e che, nella loro amarezza e rabbia, cercano di distruggere per sempre tutto ciò che è buono. Ispirandoci al personaggio demoniaco creato da Steve Deace "Lord Nefarius", abbiamo iniziato a chiederci come sarebbe stata una conversazione con un demone del genere. E se quel demone, per motivi suoi, avesse deciso di dire la verità assoluta, dal suo punto di vista, come sarebbe stata questa conversazione? Questo è il senso del film. Se abbiamo fatto bene il nostro lavoro, nel vedere questo film, sarete convinti che esiste una forza del malevola personale e soprannaturale che causa i mali di questo mondo. Dopo aver capito questo, quello che deciderete di fare in seguito, dipenderà da voi».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7952THE IMPOSSIBLE, LA STORIA VERA DI UNA FAMIGLIA ALLE PRESE CON LA SOPRAVVIVENZA da Film GarantitiThe Impossible è un film che si distingue per la sua capacità di trasportare lo spettatore nel cuore di una tragedia. La storia narra di una calamità naturale avvenuta realmente il 26 dicembre 2004, quando uno tsunami, provocato da un terremoto di magnitudo 9,1 della scala Richter, si è abbattuto sulle spiagge della Thailandia causando migliaia di vittime. La pellicola, diretta da Juan Antonio Bayona, non si limita a rappresentare la violenza della natura, ma scava a fondo nell'animo umano, esplorando temi come la famiglia, la sopravvivenza e la speranza. La trama prende il via quando due coniugi europei residenti in Giappone, si recano a trascorrere le vacanze natalizie in un resort a Khao Lak insieme ai loro 3 figli: Lucas, il figlio maggiore, Thomas, il figlio di mezzo, e Simon, il più piccolo. La mattina di Santo Stefano, il 26 dicembre, la loro vacanza viene interrotta da uno tsunami che travolge l'intero villaggio, distruggendo tutto ciò che incontra sul proprio cammino. Henry viene travolto insieme ai due figli più piccoli, mentre Lucas riesce a sopravvivere insieme a Maria, che riporta ferite molto gravi al torace e alla gamba. I due, arrampicati su un albero con un bambino superstite di nome Daniel, vengono soccorsi da alcuni abitanti del posto e portati all'ospedale più vicino, nel quale Maria viene curata, nonostante sia in condizioni critiche. Nel frattempo perdono di vista il piccolo Daniel. La madre, ritenendosi ormai morente, spinge Lucas ad aiutare altre persone. Il bambino inizia quindi a cercare di mettere in contatto i pazienti con i loro familiari. La sequenza iniziale dello tsunami è un capolavoro di effetti speciali e regia, capace di trasmettere al pubblico un senso di terrore e impotenza palpabile. Tuttavia, il film va oltre il mero spettacolo visivo, offrendo una rappresentazione cruda e realistica delle conseguenze di un evento catastrofico. Le ferite, la paura, la disperazione sono ritratte con una sincerità che lascia il segno. Al centro della narrazione c'è la famiglia separata dalla furia delle onde. La loro lotta per ritrovarsi e sopravvivere diventa una metafora della vita umana. The Impossible è un'esperienza cinematografica intensa e coinvolgente. La colonna sonora, la fotografia e la regia si combinano per creare un'atmosfera emotivamente potente. Il film ci ricorda la fragilità della vita e la forza dell'amore familiare. The Impossible è molto più di un semplice disaster movie. È un film che tocca le corde più profonde del nostro essere, suscitando una gamma di emozioni che va dalla paura alla speranza, dalla disperazione alla gioia. È un film che ci invita a riflettere sul senso della vita e sulla nostra capacità di affrontare le avversità. Da gustare genitori e figli insieme per ricordare quello che emerge con ancor più chiarezza quando la situazione è drammatica: il legame più forte a cui attaccarsi quando tutto crolla è la famiglia come l'ha voluta Dio. Per vedere il trailer di THE IMPOSSIBLE e per leggere le schede dei migliori capolavori del cinema, visita il sito FilmGarantiti.it
VIDEO: Trailer 4° stagione ➜ https://www.youtube.com/watch?v=5AymiygL740TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7954THE CHOSEN: HA CARENZE E DIFETTI MA FA BENE ALLO SPIRITO di Don Stefano BimbiLa serie televisiva The Chosen prevista in sette stagioni, scritta e diretta dal protestante Dallas Jenkins, sta ricevendo in tutto il mondo un'accoglienza entusiasta da parte del pubblico, ma anche pesanti critiche da parte di qualcuno. Dopo che la prima stagione è stata rilanciata su Netflix ed è stata trasmessa anche su TV2000, le altre sono disponibili gratuitamente sull'app dedicata che dal 6 ottobre sta rendendo disponibile ogni domenica una nuova puntata della quarta stagione doppiata in italiano.Non è certo la prima volta che il cinema si interessa di Gesù, anzi si può dire che fin dalle origini film sulle vicende narrate nel Vangelo ci sono sempre stati. Alcuni sono stati abbastanza fedeli al Vangelo, altri lontani o molto lontani dal racconto biblico.Il Vangelo secondo Matteo del 1964 di Pier Paolo Pasolini, regista di sinistra, fu girato in bianco e nero e metteva in scena tutta la vita di Gesù a partire dall'Annunciazione con i dialoghi letterali del Vangelo. Nessuna enfasi e nessuna emozione suscitata, il film può essere senz'altro dimenticato.Il musical Jesus Christ Superstar del 1973, girato in Israele, narra la Settimana Santa fino alla crocifissione. Nonostante la colonna sonora di alta qualità tecnica, purtroppo l'opera è dissacrante per cui va dimenticata anche questa.Sciatto e umanistico, Il Messia di Roberto Rossellini del 1975 fu girato in Tunisia. Dimenticare al più presto.Esplicitamente eretico e blasfemo fu L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese del 1988. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.ZEFFIRELLI E MEL GIBSONPer avere un prodotto decente bisogna tornare al 1977 quando Rai Uno trasmise in cinque puntate la serie televisiva, che allora si chiamava sceneggiato, Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Un totale di più di sei ore, ma ridotte a quattro per la versione proiettata nelle sale cinematografiche. Fu un grande successo. Un Cristo solenne, interpretato da Robert Powell, e una Maria giovanissima e bellissima, Olivia Hussey, non saranno più dimenticati dagli spettatori. Tra l'altro, l'attore che impersona Gesù è molto somigliante all'uomo della Sindone, permettendo agli spettatori di familiarizzare subito con la sua figura. Il prodotto ebbe un grande successo in Italia e all'estero, anche grazie alle scenografie che si rifacevano alla tradizione pittorica rinascimentale. Nelle parrocchie fu abbondantemente utilizzato per la catechesi, spezzettato in video brevi di singoli racconti del Vangelo. Purtroppo i dialoghi non erano molto fedeli al testo biblico e l'inserimento di personaggi come Zerah, un membro del sinedrio di pura fantasia del regista, lascia alquanto perplessi sulla loro utilità ai fini della trama. Comunque l'opera di Zeffirelli è rimasta la migliore per decenni, almeno per tutto il ventesimo secolo.Nel 2004 accade qualcosa che era impossibile prevedere. L'attore pluripremiato di Hollywood Mel Gibson firma alla regia il film capolavoro sulle ultime ore della vita di Gesù. La Passione di Cristo ricostruisce perfettamente l'atmosfera dei Vangeli con la recitazione in latino ed ebraico. Ad elementi del Vangelo unisce i fatti narrati nella tradizionale Via crucis. Con effetti di luce caravaggeschi ed episodi tratti dalle visioni della mistica Anna Katharina Emmerick, proclamata beata proprio l'anno dell'uscita del film al cinema. Pur ignorato dalla grande distribuzione, la pellicola riscuote un successo planetario diventando il kolossal per eccellenza della vicenda terrena di Gesù. Nessuna opera potrà mai superare la qualità tecnica, spirituale ed estetica de La Passione di Cristo. E a distanza di venti anni dall'uscita del film non possiamo far altro che confermare questo giudizio.THE CHOSENCosa dire invece per la nuova serie televisiva The Chosen? Diciamo che ci sono elementi positivi di forte impatto emotivo, ma anche scelte meno condivisibili come la figura di Pietro che non viene valorizzata, anche se bisogna riconoscere che il prendere coscienza del ruolo di guida della Chiesa è graduale ed alla fine accettabile. Anche aver tolto il Magnificat dalla scena della visitazione di Maria ad Elisabetta fa perdere il tono solenne di tale incontro, ridotto ad un semplice ritrovo tra due donne in stato interessante, una anziana e una giovane.Qualcuno critica il fatto che alcune scene siano totalmente inventate, però si può far notare che, almeno quando vengono riportate le parole del Vangelo, queste sono fedelmente riprodotte alla lettera. Facendo un confronto con il film di Mel Gibson si può notare che anche qui sono state aggiunte delle scene ispirate agli scritti della beata Anna Katharina Emmerick. Ad esempio Gesù che viene picchiato dai soldati la sera stessa dell'arresto, Gesù che è incatenato ed attende in una stanza sotterranea, la moglie di Pilato che regala dei teli alla Madonna che lei adopera subito per raccogliere dal pavimento il sangue della flagellazione, ecc. Nulla si trova nel Vangelo, ma l'aggiunta di queste scene non era di disturbo, ma anzi serviva per aumentare la drammaticità della situazione.Anche The Chosen aggiunge episodi che non si trovano nel Vangelo. Ad esempio nella seconda serie si vede Natanaele che aveva progettato un tempio, ma a causa di un incidente vede sfumare la possibilità di costruire qualcosa di memorabile con i suoi disegni. Risulta sfiduciato e fortemente in crisi, si ferma sotto un fico ed invoca l'aiuto del Signore sentendosi abbandonato, ma quando incontra Gesù che gli rivela di essere stato con lui proprio in quei momenti bui, prova una forte emozione e fa un atto di fede straordinario. Con lui anche lo spettatore partecipa a questa emozionante scena.LA QUARTA SERIENella quarta serie c'è la scena in cui Gesù si trova nella casa di Betania a discutere con un membro del sinedrio. Questi era venuto con intenzioni benevole, ma quando nella scena irrompe Maria che unge i piedi di Gesù con il prezioso profumo precedentemente acquistato, si arrabbia per motivi "religiosi" e lascia la stanza. Anche Giuda interviene ricordando che il profumo poteva essere venduto per darlo ai poveri, ma Gesù protegge Maria e il suo gesto dicendo che questo fatto sarebbe stato ricordato in tutto il mondo. Il fatto che l'unzione abbia avuto luogo durante la discussione con il membro del sinedrio sul modo migliore per rendere gloria a Dio, fa capire cosa pensa Gesù del vero culto gradito a Dio. L'unzione di Maria è un culto dimostrato con gesti d'amore e vale molto di più delle sole pratiche esterne, che però restano fredde e non scaldano il cuore. Probabilmente quando si ascolterà questo brano alla Messa della domenica delle Palme il pensiero andrà alle immagini di questa potente scena di The Chosen e grazie a questa si comprenderà meglio il valore di quei trecento denari.Dopo questa scena la quarta serie si conclude con la preparazione all'entrata a Gerusalemme cavalcando un'asina. In un flashback precedente Gesù da piccolo, mentre imparava a dare martellate, aveva ricevuto da San Giuseppe un morso di mulo racchiuso in una scatola, usato dai loro antenati durante la fuga dall’ Egitto. Era stato conservato da quaranta generazioni in ricordo della schiavitù. Proprio quel morso Gesù lo fa mettere all'asina che lo porterà a Gerusalemme. Gesù chiede ai discepoli se vogliono seguirlo. Pietro prende la parola e dice: "Da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Aver tolto questa frase dal contesto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, potrebbe spiacere a qualcuno, ma anche qui occorre fare il raffronto con il film di Mel Gibson che prende la frase dell'Apocalisse "Io faccio nuove tutte le cose" e la fa dire a Gesù quando risponde alla madre che, durante una caduta della Via crucis, gli aveva detto: "Sono qua io" dopo il flashback strappalacrime di lei che lo accudiva dopo le cadute da bambino. Una scena e una frase di grande impatto nonostante sia stata presa da un altro contesto.In conclusione, il confronto con la Passione di Mel Gibson ci ha permesso di non scartare a priori una serie che, nonostante non possa essere definita un capolavoro, è però degna di attenzione e, seppur con la precauzione di confrontare gli episodi con il Vangelo e quanto insegna la Chiesa, può essere guardata con profitto spirituale.
VIDEO: Trailer di Elegia americana ➜ https://www.youtube.com/watch?v=AA1JH2_xONYTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7881ELEGIA AMERICANA, UNA STORIA VERA CHE RICORDA COS'E' LA FAMIGLIA di Don Stefano BimbiElegia americana, titolo originale Hillbilly Elegy, dove per "Hillbilly" s'intende la comunità dell'America rurale, è un adattamento cinematografico del 2020 dell'omonimo libro autobiografico del 2016 di James David (JD) Vance, oggi quarantenne, balzato in questi giorni all'attenzione mondiale grazie alla nomina di vice di Donald Trump per la corsa alle elezioni presidenziali americane di novembre.Il regista del film è Ron Howard, che negli anni Settanta interpretò Richie Cunningham, il miglior amico di Fonzie, nella celebre serie televisiva Happy Days. Il film è stato prodotto da Netflix. Come sia possibile che un personaggio così vicino a Trump goda di questo trattamento di favore su canali ideologicamente ostili è presto detto: negli anni in cui usciva l'autobiografia, pur essendo repubblicano, JD Vance era contrario al neoeletto presidente Trump. Solo così si spiega come mai i grandi media americani se lo contendevano per le interviste e per averlo ospite nelle trasmissioni.Il film ripercorre l'infanzia di JD Vance nell'Ohio, dove è stato cresciuto dalla madre Beverly che lottava senza successo contro la tossicodipendenza. Il suo comportamento instabile era fonte di sofferenza per i figli, JD e la sorella più grande di lui di cinque anni. Dopo una discussione alla guida, la madre minaccia di schiantarsi contro un'auto e poi aggredisce JD, costringendolo a fuggire in una casa vicina. All'arrivo dei poliziotti, JD nega che la madre lo abbia aggredito e per questo la donna non viene arrestata. Il film è sfumato perché nella realtà, proprio per la denuncia di JD, la madre fu arrestata per davvero.JD trascorre spesso del tempo con la nonna materna che lotta per tenere in riga la figlia. In una scena memorabile le dice: «Hai sempre un motivo per giustificarti, è sempre colpa di qualcun altro, ma adesso devi assumerti le tue responsabilità o qualcuno dovrà farlo al tuo posto». Piano piano, rinfacciando alla mamma i suoi errori, JD inizia a considerare la nonna un punto di riferimento. Ad esempio, una volta lei riesce a convincere JD a dare alla madre la sua urina per un test antidroga in modo che la madre possa mantenere il suo lavoro. Dopo un iniziale rifiuto, JD acconsente. Tuttavia, per la pesante situazione familiare, JD inizia ad andar male a scuola e si unisce a una cattiva compagnia di amici che lo trascina nel bere, drogarsi e vandalizzare un magazzino, fino a fare un incidente con l'auto della nonna a cui aveva sottratto di nascosto le chiavi. La nonna scaccia in malo modo gli amici di JD e lo accoglie a vivere con sé.LA SVOLTASevera ma ben intenzionata, la nonna educa JD alle fatiche e alle responsabilità della vita. Il ragazzo trova quindi un lavoro e inizia ad eccellere a scuola, arruolandosi in seguito nei Marines. Ritorna a casa quando la nonna muore, prima di prestare servizio in Iraq. Dopo il college, JD fa diversi lavori per pagarsi l'università. Nel frattempo si fidanza con Usha, una ragazza indiana molto carina. Ma proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, la sorella lo chiama per comunicargli che la madre rischia di morire per un'overdose di eroina. JD fatica a trovare una struttura di riabilitazione per sua madre e proprio mentre tutto precipita viene raggiunto da una telefonata dove gli viene proposto un colloquio di lavoro per uno studio importante. È la grande occasione tanto attesa, ma sembra scontrarsi con la possibilità di aiutare sua madre nel periodo più difficile della sua vita. La madre infatti si rifiuta di tornare nel centro per la riabilitazione e allora JD la porta in un motel, ma la scopre mentre usa eroina in bagno. A questo punto JD si trova davanti a un dilemma: lasciare la madre in queste condizioni per potersi presentare il giorno dopo all'importante colloquio di lavoro oppure rinunciare al colloquio per dedicarsi a sua madre. Provvidenzialmente la sorella lo convince a vivere la sua vita e lasciare a lei la responsabilità di aiutare la madre.Il film si conclude con l'assunzione di JD e l'inizio di una carriera strepitosa. Alla fine si vedono le foto delle persone reali che sono state interpretate nel film. Le scritte informano che JD e Usha si sono sposati e hanno avuto figli, mentre la madre si è disintossicata e ha cessato totalmente di far ricorso a droghe da 6 anni.UN FILM DA VEDEREPer le scene dei tentativi di suicidio e quelle con gli effetti delle droghe assunte, nonché per il linguaggio scurrile, il film è ovviamente destinato a un pubblico adulto. Ciononostante merita di essere visto per il messaggio positivo, ricordato esplicitamente dalla nonna, che «la famiglia è l'unica cosa che conta in questo dannato mondo». Sia JD che la sorella si sposano e formano buone famiglie. Temi secondari che emergono sono il desiderio di riscatto, l'importanza delle origini e il peso del passato.Un’interpretazione scorretta del film potrebbe essere quella che il messaggio principale sia la necessità di studiare per salvarsi e lavorare duro per sfondare nella vita con una brillante carriera... ma in realtà niente di tutto questo si può fare se non c'è una famiglia alle spalle, oppure, nei casi di famiglie distrutte, se non c'è almeno qualcuno della famiglia che si prenda cura di te, in questo caso la nonna. Anche la sorella maggiore gioca un ruolo importante soprattutto quando lo spinge a imitarla nel cercare di staccarsi dalla situazione familiare per provare a vivere una vita il più possibile normale. Inoltre, anche la madre ha un ruolo importante in quanto, nei rari momenti di lucidità, permette al figlio di sentire che la mamma gli vuole bene davvero e che è la droga ad averla distrutta.Un altro pregio di questo film, che accenna appena a ciò che è ben più esplicito nel libro, è di far conoscere la cruda realtà di alcune delle zone più povere degli Stati Uniti, come quelle della Rust Belt, dove si trovano non i neri di cui certi politici e giornalisti parlano strumentalmente, ma americani dalla pelle bianca che subiscono gli effetti devastanti delle politiche dei burocrati di Washington.Guardando il film Elegia americana o, meglio, leggendo l'omonimo libro autobiografico si scopre chi è JD Vance, l'uomo venuto dal nulla e che potrebbe diventare vicepresidente degli Stati Uniti in caso di vittoria di Donald Trump nelle elezioni di novembre. Alla convention che ha incoronato Trump candidato ufficiale per il Partito repubblicano e Vance suo vice, JD ha presentato sua moglie e alla madre presente ha detto che potranno festeggiare i suoi dieci anni di astinenza dalle droghe alla Casa Bianca, nel caso di vittoria alle elezioni.Considerando l'interessante storia delle origini di JD, il fatto che abbia ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica nel 2019 e che abbia sostenuto posizioni antiabortiste dopo la sua elezione a senatore nel 2022, spiace dover constatare che oggi Trump e i repubblicani abbiano ridimensionato la lotta all'aborto che caratterizzò i quattro anni del tycoon alla Casa Bianca. Oggi infatti Trump, ma anche il suo vice Vance e tutto il partito, è favorevole alla pillola abortiva e non più contrario per principio all'aborto e al "matrimonio" omosessuale... ma questa è un'altra storia.Nota di BastaBugie: JD Vance è un neo convertito avendo ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica nel 2019 e viene descritto da alcuni siti cattolici come un prolife avendo sostenuto posizioni antiabortiste dopo la sua elezione a senatore nel 2022. Però la sua posizione è cambiata da quando Donald Trump si è dichiarato favorevole all'aborto in alcuni casi come lo stupro e anche alle tecniche di fecondazione artificiale. Addirittura il senatore Vance, come Trump, si è dichiarato favorevole alla decisione della Corte Suprema di non restringere l'accesso alla pillola abortiva. La liberalizzazione totale di questo tipo di "farmaco", che considera il bambino una malattia da estirpare, era stata promossa da Biden in risposta alla sentenza Roe vs Wade che aveva dichiarato inesistente il diritto di aborto. Nessun prolife e tantomeno nessun cattolico può essere a favore di fecondazione artificiale e pillole abortive. E non si può essere a favore dell'aborto, nemmeno in casi estremi come lo stupro. Spiace che il Partito Repubblicano alla convention prima menzionata abbia eliminato il suo programma contro l'aborto che veniva rinnovato di volta in volta sin dal 1984. Ed è stata eliminata anche l'avversione per la sentenza Obergefell della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2015 che obbliga tutti i cinquanta stati a riconoscere il "matrimonio" omosessuale.Insomma sembrano lontani i tempi in cui, da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump nominava ben tre giudici della Corte Suprema, di cui due cattolici, che erano contrari al diritto di aborto della Roe vs Wade che infatti è stato da loro cancellato. E viene da piangere a pensare che per la chiusura della campagna elettorale del 2020 Trump volle Abby Johnson, la più giovane direttrice di una clinica abortista di Planned Parenthood, da loro premiata come dipendente dell'anno, ma che si era convertita alla causa prolife. La sua storia veniva raccontata nel film Unplanned che svelava la crudeltà dell'aborto chirurgico, ma anche quello ottenuto con le pillole. Insomma la paladina prolife Abby Johnson nel 2020 a caldeggiare la rielezione di Trump. Quest'anno alla convention del partito repubblicano c'era invece... Hulk Hogan.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7820LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLA MAMMA DI TOLKIEN di Paola BellettiTolkien, il grande scrittore inglese cattolico, ci ha già abituati a rivelazioni stupefacenti per la bellezza e la profondità affidate alle lettere che si scambiava con il figlio. Ricordate quello che disse sull’Eucarestia e la necessità di nutrire costantemente il nostro personale rapporto con Cristo per mezzo della fin troppo evidente miseria della chiesa visibile? Un vademecum quanto mai attuale [...]: «L’unico rimedio contro il vacillare e l’indebolirsi della fede è la Comunione. [...]. La frequenza garantisce il massimo effetto. Sette volte alla settimana è più efficace che sette volte dopo lunghi intervalli. Inoltre ti raccomando questo esercizio (ahimè! è fin troppo facile trovare il modo di praticarlo): fai la tua Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti. Scegli un sacerdote che borbotta e tira su col naso oppure un frate orgoglioso e volgare; e una chiesa piena della solita folla borghese, bambini maleducati... giovani sporchi e con le camicie sbottonate, donne in pantaloni e spesso coi capelli arruffati e senza velo. Vai a fare la Comunione insieme a loro (e prega per loro)».Chissà che proprio dalla madre non abbia rubato con gli occhi e il cuore questa tenacia, questa dolcezza penetrante che si tuffa direttamente in Dio e, pur sentendo il dolore per la durezza e la miseria degli uomini, confida solo in Lui. Sempre in una lettera al figlio, leggiamo sul National Catholic Register, che sua madre era una «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù a causa di una malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede». Quando morì, nel 1904, furono in pochi a piangerla, ma siamo in tanti ad essere in debito con lei. Mabel Tolkien era allora una giovane, già vedova e con due figli. La sua pur breve vita, segnata da non pochi dolori e rivoluzionata dalla conversione alla fede cattolica, ha infatti avuto un impatto enorme sui figli e su tutto il mondo, se pensiamo a quante persone hanno letto e sono stati cambiate, ispirate e confortate dalle opere di uno dei suoi figli.MABEL TOLKIEN«Suo padre, John Suffield, era un commerciante sposato con Emily Sparrow. Insieme ebbero sette figli e gestirono un negozio a Birmingham. Quando Mabel aveva solo 18 anni iniziò a vedere un banchiere di 31 anni di nome Arthur Tolkien. I due si scambiarono numerose lettere mentre Arthur partiva per il Sud Africa in cerca di una redditizia carriera nel settore bancario.» Dopo due anni lontana dall’amato, decise di raggiungerlo e affrontò da sola il lungo viaggio in nave per coprire la distanza che li separava. Era il 1891, una volta ritrovatisi i due si sposano, secondo il rito anglicano perché entrambi appartenevano a quella confessione. In fondo essere britannici tendeva a coincidere con l’appartenenza alla chiesa anglicana. «Seguirono due bambini. I due ragazzi di Tolkien si chiamavano John Ronald Reuel e Hilary Arthur Reuel. Dopo alcuni anni, divenne sempre più preoccupata per i ragni giganti, per l’effetto del caldo intenso e per il pericolo degli animali selvatici intorno ai bambini, così lasciò il Sud Africa per l’Inghilterra con i bambini e con la promessa di tornare nel prossimo futuro».Poco dopo, però, il marito si ammala e muore; la giovane sposa e madre di due figli, rimasta vedova, decide di trasferirsi in campagna, per educare e crescere i bambini in un ambiente bello e armonioso. Molti sostengono che sia stato proprio quello ad ispirare l’immaginazione di JRR Tolkien quando descrive la Contea e la struggente e semplice bellezza che la rende tanto desiderabile. Ma l’influenza della madre sui due ragazzi non si limitò a questo: «È stata Mabel a insegnare ai suoi figli ad amare la lingua, la letteratura e l’arte. Mabel ha trasmesso anche il suo amore per Cristo. Nel 1900 Mabel e i suoi due figli entrarono nella Chiesa cattolica. Questa non avrebbe potuto essere una decisione facile poiché a quel tempo in Inghilterra il virulento anticattolicesimo era prevalente. Essere cattolico significava non essere britannico.»NEMO PROPHETA IN PATRIALa persecuzione, con le sue stilettate crudeli fatte di disapprovazione ed esclusione, la raggiunse in modo particolarmente doloroso proprio per mano dei suoi familiari. Non tutti, dal momento che anche la sorella May si convertì ed entrò con lei nella Chiesa cattolica, purtroppo però cedendo poco dopo alle dure pressioni del marito che la convinse a rinnegare la fede appena abbracciata, finendo per darsi allo spiritismo: «ma Mabel non ha mai rinunciato alla sua nuova fede, nemmeno di fronte all’ostracismo, sia a livello personale che economico. Le famiglie sostanzialmente tagliarono fuori la giovane vedova la cui salute stava peggiorando ma lei persistette con l’aiuto di un prete, padre Francis Xavier Morgan, che divenne una figura paterna per i ragazzi».Ha solo 34 anni quando muore a causa del diabete. Il figlio John Ronald Reuel, allora dodicenne, ricorda con gratitudine la vita della madre che tanto significò per la sua crescita umana e spirituale e che senza dubbio impresse una traiettoria altrimenti impensabile alla sua opera letteraria. Lo riferisce lui stesso, con commozione, rivolgendosi al figlio Micheal in una lettera: «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù (a 34 anni) di un malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede».Una fede talmente centrale nella sua esistenza da dominare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni negli ultimi momenti di vita terrena: «Mentre giaceva morente, non era tanto preoccupata per la propria morte ma per i suoi figli e la loro fede. Così preoccupata che i ragazzi sarebbero stati costretti a rinunciare alla loro fede cattolica dalla sua stessa famiglia o dai Tolkien, nominò padre Francis Xavier Morgan tutore legale dei ragazzi». Se tante generazioni possono godere della bellezza corroborante e piena di speranza delle geniali opere di Tolkien, lo dobbiamo soprattutto a lei, Mabel: ciò che ha testimoniato con la sua fede coraggiosa e ha trasmesso ai figli tesse la stupefacente trama delle sue storie più famose, dallo Hobbit al Signore degli anelli e per mezzo di quelle ha nutrito di coraggio e ispirazione la fede di molti.
VIDEO: Le migliori scene di The Chosen ➜ https://www.youtube.com/watch?v=x6vxvzEVA2QTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7721LA SERIE ''THE CHOSEN'': UN GESU' TROPPO UMANOdi Mauro GagliardiA partire da lunedì 4 marzo, TV2000 ha inserito nel proprio palinsesto la trasmissione della fortunata serie nordamericana The Chosen, dedicata alla vita di Cristo. Personalmente non conoscevo questa serie sino all'anno scorso. Durante l'insegnamento del mio consueto corso di Cristologia e Soteriologia, alcuni studenti mi hanno chiesto cosa pensassi del Cristo riprodotto in The Chosen. Allora decisi di guardarne l'intera prima stagione (nella versione originale statunitense). Dopo la visione, riferii il mio parere agli studenti, che sintetizzai con le parole «luci e ombre».Non c'è dubbio che si tratta di una produzione di ottimo livello, ben curata a livello tecnico. Alcune scene sono davvero ben girate e fanno emergere la personalità di Gesù in modo affascinante, addirittura accattivante. È uno dei motivi per cui la serie ha avuto un enorme successo. Essa è guardata attualmente da centinaia di migliaia di persone. Si calcola che più di cento milioni di persone ne abbiano visto almeno una parte e al momento è in corso la traduzione in moltissime lingue. Alcuni tra i miei studenti mi hanno riferito di far ricorso a The Chosen nelle loro attività di apostolato, soprattutto con i giovani.LE OMBREIl ricorso ai canali di comunicazione digitale, tra cui il cinema e la TV, è una caratteristica dell'azione di evangelizzazione del nostro tempo; caratteristica che, in sé, non comporta aspetti negativi e possiede al contrario grande potenziale. The Chosen, quanto agli elementi sin qui rilevati, è un fenomeno positivo. Dove sono allora le «ombre»? Esse risiedono nel modo di caratterizzare determinati personaggi, come pure nell'elaborazione di scene di fantasia, non presenti nella narrazione evangelica. Per quanto gli autori garantiscano di non aver mai inserito elementi che vadano contro ciò che si legge nei Vangeli, resta vero che essi hanno creato scene e dettagli che non sono nei Vangeli.Propongo solo qualche esempio. Il personaggio di Cristo è ambivalente: in alcune scene Gesù appare come il Verbo incarnato, manifestando la potenza della divinità e la concretezza della sua natura umana. In altre scene, tuttavia, troviamo un Gesù che sembra "solo umano". Ora, è vero che il Figlio di Dio si è fatto - eccetto il peccato - simile a noi in tutto. Questo, però, non implica che Egli si comporti in tutto e per tutto come facciamo noi, che siamo solo uomini, e inoltre peccatori. È una scelta giusta rappresentare l'umanità di Gesù mostrandolo come un uomo qualunque, che si comporta come noi? Se il metro di paragone per essere riconosciuti come veri uomini fosse l'uomo decaduto, la scelta sarebbe azzeccata (in questo caso, però, il modello perfetto di umanità saremmo noi, non Lui).Ma Cristo non è solo uomo e inoltre la sua umanità è priva delle ferite del peccato. Come detto, gli autori sostengono di non contraddire il testo dei Vangeli; eppure, nel modo di rappresentare Gesù, non sembrano uniformarsi in ogni caso alla prospettiva narrativa neotestamentaria. Ad esempio, mostrare Gesù che balla con gli Apostoli, o che ride un po' sguaiatamente non è direttamente contrario ad alcuna affermazione evangelica, dato che i Vangeli in nessun luogo attestano che Gesù si rifiutasse di ballare o che non ridesse mai. Tuttavia, i Vangeli mostrano Gesù che piange, si commuove, si adira, esulta nello Spirito, soffre; ma mai Gesù che ride, fa battute o danza.TENERE CIÒ CHE È BUONONon poche volte, gli attori scelti, o il modo in cui recitano la propria parte, non trasmettono il dovuto senso di importanza che hanno i personaggi della storia sacra. Si guardi, ad esempio, l'attore scelto per rappresentare Gesù dodicenne, che trasmette una sensazione di totale ordinarietà. Un ragazzo qualunque, non certo il Salvatore del mondo. Anche il modo in cui viene ricoperto il ruolo di Maria non appare sempre all'altezza della Madre di Dio. Sarei poi curioso di sapere cosa pensano i miei concittadini di Salerno (nella cui cattedrale sono custodite le spoglie di san Matteo, molto venerato in diocesi) del modo in cui viene rappresentato l'Apostolo nella serie.In questo breve commento ho volutamente sottolineato più le ombre che le luci. Queste ultime, comunque, non mancano. Il senso di queste osservazioni non è di condannare o censurare The Chosen. Il punto è che gli elementi positivi saranno probabilmente colti dai telespettatori più facilmente di quelli negativi, ragion per cui questi riferimenti potrebbero servire come un aiuto a guardare The Chosen non solo liberando i propri sentimenti ed emozioni durante la visione, ma anche riflettendo sui contenuti veicolati dalla serie, molti dei quali sono arricchenti, mentre altri devono essere sottoposti ad attenta valutazione.I genitori che volessero far vedere questa serie televisiva ai propri figli, come pure gli operatori pastorali che volessero utilizzarla, dovrebbero comunque accompagnare i più giovani e inesperti nel discernimento necessario a distinguere gli aspetti positivi da quelli negativi. Bisogna ricordare che un film è un film: nulla di meno, ma anche nulla di più. La fonte per la nostra conoscenza del vero volto di Cristo resta la Parola di Dio, proclamata dall'insegnamento bimillenario della Chiesa. Certe rappresentazioni possono più o meno cogliere nel segno, mentre la verità è nella Rivelazione divina. Conoscendo e accogliendo quest'ultima nella fede, possederemo anche il metro di giudizio per valutare ogni cosa, tenendo ciò che è buono.Nota di BastaBugie: tramite l'app gratuita di The Chosen si possono vedere le prime tre serie doppiate in italiano (basta andare su impostazioni audio e mettere "italiano").Per l'app, clicca qui! Per il sito internet, clicca qui!Franco Olearo commenta la prima serie di The Chosen che sta andando in onda su TV 2000. Ecco l'articolo pubblicato su Family Cinema Tv:Simone, dopo il miracolo della pesca miracolosa operata da Gesù, ha ricevuto l'invito del Maestro a seguirlo. Simone è felicissimo della proposta, ma va dalla moglie a chiedere la sua approvazione. I discepoli che sono stati da poco scelti da Gesù, approfittano di trovarsi tutti assieme alle nozze di Cana per conoscersi meglio: ognuno racconta che mestiere faceva e da dove proviene; nel loro viaggio verso Gerusalemme, incontrano una donna egiziana e Gesù la interpella direttamente nella sua lingua, che ha imparato quando da bambino è andato in quel paese in esilio con Giuseppe e Maria. La samaritana si reca da sua marito: gli chiede di firmare l'atto di divorzio (lei ormai l'ha abbandonato da tempo) ma lui rifiuta; si reca quindi a mezzogiorno, in pieno sole, a prendere l'acqua dal pozzo perché se andasse di mattina, come tutte le altre donne del paese, non sarebbe gradita.Sono rapidi esempi di come questo serial multistagione (la prima si ferma a quando Gesù toglie il riserbo e dichiara apertamente di essere il messia) sviluppi in dettaglio la vita delle persone che vengono invitate da Gesù a seguirlo. [...]Se la vita dei discepoli, di Nicodemo, di Maria di Magdala è liberamente ricostruita, quando interviene Gesù, le sue parole sono quelle del Vangelo (più qualche aggiunta, per meglio contestualizzarlo). Ma al di là della soluzione adottata, è importante chiedersi: la figura di Gesù, vero Dio e vero uomo e il suo messaggio, emergono con forza e chiarezza? La risposta è si. Proprio perché veniamo a conoscere in dettaglio la vita dei vari personaggi, appare più chiaramente la rivoluzione apportata dal Messia: si avvicina di più proprio ai malati che hanno bisogno di esser curati, a quelli che la società considera come irrimediabilmente condannati e oggetto di disprezzo. [...]Molto ben delineata, non collegata a nessun miracolo ma al puro convincimento della parola, è la figura di Nicodemo: un fariseo onesto, che cerca la verità, che non interpreta il mondo partendo dal contesto chiuso di ciò che prescrive la Legge ma è pronto a farsi stupire dal nuovo e il suo incontro notturno con Gesù, la sua commozione, il loro colloquio, sono uno dei punti più alti di questa stagione.Ovviamente bisogna chiudere un occhio su certe ricostruzioni dell'epoca: due giovani si prendono a pugni mentre gli altri intorno scommettono su chi vincerà e sembra proprio di assistere a una scena ricavata da un film western; i soldati romani remano su di una barca, con tanto di elmo e di mantello rosso da parata; Gesù si sposta da un paese e l'altro con uno zaino che sembra preso in prestito da liceale. Occorre però riconoscere che la realtà ebraica del tempo è ben disegnata: è curata nei dettagli la preparazione per il giorno dello Shabbat e i personaggi ebrei esprimono una sentita fede nel Dio dei loro padri.
VIDEO: Intervista a Federica Picchi su TGCOM24 ➜ https://www.youtube.com/watch?v=THQgRp3tMI8TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7689SOUND OF FREEDOM SVELA LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI MINORI di Marco BegatoLo riconoscono persino sullANSA: "negli USA è stato uno dei casi cinematografici dell’anno e tra pochi giorni arriverà anche in Italia". Stiamo parlando di "Sound of Freedom - il Canto della Libertà", il film che appunto in questi giorni esordisce in anteprima sui grandi schermi italiani di alcune città, in attesa della proiezione ufficiale prevista per il 19 e 20 febbraio per la distribuzione di Dominus Production (la realtà distributiva fondata da Federica Picchi Roncali).Ma quali sono gli ingredienti che rendono speciale questa pellicola? Partiamo dal primo e più accattivante: si tratta di un prodotto di ottima qualità. Musiche, fotografie, attori e trama garantiscono due ore abbondanti di intrattenimento che non delude. Il genere è quello di un film d’azione, con qualche tocco di poliziesco, un’ambientazione molto sudamericana, sigari, modelle e una missione di salvataggio non proprio impossibile, ma di grandissima suspense e tensione (anche perché tratta di una storia vera!).Il secondo aspetto concerne la tematica, scottante a dir poco. Protagonisti dello sceneggiato sono i bambini, rapiti nelle strade e nelle piazze, adescati nelle scuole, sottratti con l’inganno a genitori sprovveduti, per poi essere destinati ai più squallidi traffici di questo pianeta. "Sound of Freedom" in particolare si sofferma sul mercato sessuale e sul commercio pedofilo, specialmente quello di alto rango.E qui si raccoglie la scommessa dei produttori, che riescono a toccare un tema di assoluta delicatezza, ma con un’astuzia narrativa di rara genialità. Il film infatti mostra molto chiaramente che il più devastante giro di pedofilia sulla terra non è legato a pornomani solitari incollati al proprio computer in qualche soffitta, bensì a vere e proprie compravendite di giovani schiavi che i ricchi possidenti dei vari ambienti bene della società organizzano su isole viziose e ripugnanti. Ora, il main carachter incarna un personaggio reale, l’agente Timothy Ballard che sta a capo di un’associazione internazionale di lotta al traffico sessuale minorile. Ma l’utente medio non può non ritrovare, dietro questa quasi commerciale pellicola d’azione, la denuncia e la descrizione di quel mondo mostruoso che negli ultimi mesi si sta affacciando sulla scena pubblica attraverso le denunce e le rivelazioni correlate a Jeffrey Epstein, alla compagna Ghislaine Maxwell, al Mossad e all’abominio pedofilo cucito intorno a nomi internazionali della politica (Andrea di Windsor l’unico a essere caduto in pubblica disgrazia finora. E per ora), dell’industria e dello spettacolo.Chissà che proprio questo spieghi la freddezza della critica, di contro al successo smaccato ai botteghini. La critica deve in qualche modo ridicolizzare Sound of Freedom, al fine di arginare la diffusione del messaggio pericolosissimo che esso diffonde a danno dei padroni della comunicazione. Il pubblico applaude invece un girato di grande piacevolezza, mentre solidarizza con le avventure di Ballard e con la sua missione, acquisendo man mano consapevolezza dell’enormità delle oscenità che insozzano molti gabinetti della globalizzazione e molti schermi di successo.La minaccia che questo film rappresenta non sta nel dirci che la pedofilia esiste e che tante categorie ne sono afflitte, ma sta in quel che non ci dice, sta nell’accendere i fari della denuncia pedofila in una stagione giuridica estremamente rischiosa per i 200 clienti di Epstein ancora a piede libero e in una stagione culturale che vorrebbe sdoganare la dignità delle PAM (persone attratte dai minori), magari passando attraverso l’edulcorazione dei Pride e del transgenderismo.In attesa di gustarci Il Canto della Libertà nelle nostre sale, non possiamo non augurarci che il destino del film si intrecci con quello dei corsi storici prossimi venturi: che un popolo sempre più grande prenda coscienza del marcio in essere e si attivi per sgominarlo, nonostante la resistenza di eserciti del conformismo pagati all’uopo, e confidando nella guida coraggiosa di qualche eroe sconosciuto ma determinato. Se poi l’eroe ha il volto cinematografico di Gesù (Ballard è impersonato da Jim Caviezel - cfr. The Passion of Chirst) allora l’augurio si fa preghiera.
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=BUANdC8xRTA&list=PLolpIV2TSebXA9xYikH3yOYlHE6Ls-eQCTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7654THE FAMILY PLAN, UN AVVINCENTE MIX TRA AZIONE, COMMEDIA E DRAMMA FAMILIARE di Don Stefano BimbiThe Family Plan è un avvincente mix tra azione, commedia e dramma familiare che narra la vicenda del protagonista in bilico tra due mondi opposti. Il film, uscito il 15 dicembre in esclusiva su Apple TV+, riesce a divertire, ma anche a far riflettere sull'importanza della famiglia, quella naturale: marito, moglie, figli. Di questi tempi disastrati è un lusso che raramente ci possiamo permettere.Il protagonista è interpretato magistralmente da Mark Wahlberg che ricordiamo in Father Stu, un bel film del 2022, basato sulla storia vera di un alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, che si innamora di una ragazza messicana. Lei è cattolicissima e lui, ateo, per amor suo, accetta il battesimo nella Chiesa Cattolica. Poi si converte davvero al punto che sente la vocazione al sacerdozio. In Father Stu Mark Wahlberg aveva recitato con Mel Gibson e sempre con lui, che sarà regista e produttore, vestirà i panni di un pilota incaricato di trasportare un prigioniero in attesa del processo nel film tutta adrenalina di prossima uscita Flight Risk (sesto film diretto da Mel Gibson dopo i capolavori L'uomo senza volto, Braveheart, La passione di Cristo, Apocalypto e La battaglia di Hacksaw Ridge).In The Family Plan Mark Wahlberg interpreta Dan Morgan, un uomo apparentemente normale con una famiglia amorevole, ma con un oscuro passato di assassino d'élite. La narrazione prende una svolta intensa quando i nemici del passato di Dan lo rintracciano, costringendolo a intraprendere un viaggio improvvisato attraverso gli Stati Uniti fino a Las Vegas con la sua ignara famiglia al seguito. La moglie, interpretata dalla splendida Michelle Monaghan, la figlia adolescente arrabbiata, il figlio gamer professionista - che, tale padre tale figlio, compie le sue mirabolanti imprese in segreto - e l'adorabile bambino di dieci mesi. Quest'ultimo è l'unico che vede subito chi è in realtà il padre e questo è all'origine delle scene più esilaranti come quando per respingere l'attacco di una moto che si è affiancata all'auto del protagonista, il bebè gli passa il biberon come fosse un'arma pericolosissima.Mark Wahlberg offre una performance convincente, passando agilmente da momenti di intensità e azione a scene più intime con la sua famiglia. I due adolescenti con i loro problemi legati all'adolescenza mettono in luce le difficoltà dei genitori di oggi. Bellissima la scena di quando il padre butta dal finestrino tutti i cellulari per poter vivere la vacanza che è appena iniziata in santa pace con la famiglia. Quale genitore non si sente provocato da questa radicale soluzione? Oppure almeno da una forte restrizione per questi aggeggi tecnologici che anziché darci più amici e più socialità spesso sono di ostacolo alle famiglie e agli amici per vivere relazioni sane o almeno normali.La sceneggiatura ben scritta di The Family Plan gioca con successo con la dualità del personaggio di Dan, svelando gradualmente il suo passato mentre cerca di proteggere il suo nucleo familiare. Il tema di sottofondo è la bellezza della famiglia e l'importanza dei legami familiari rendendo la storia avvincente. Interessante anche la sottolineatura nel finale che in ogni famiglia esiste una mela marcia da cui prendere le distanze per non farsi trascinare nella depravazione.The Family Plan permette ai figli di pensare in quali occasioni il loro padre è, anche lui, un eroe. E fa interrogare i genitori sul corretto modo di rapportarsi con i figli. Insomma la visione del film garantisce una serata piacevole per tutta la famiglia appassionando gli spettatori dall'inizio alla fine.
VIDEO: Trailer del film ➜ https://www.youtube.com/watch?v=plEKtU1wQycTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7560IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH di David MurgiaQuesta ragazza sorridente si chiama Anneliese Micheal. È tedesca - originaria di Klingenberg, piccola cittadina della Franconia - e il suo caso è unico nella storia degli esorcismi. Infatti Anneliese è morta in un periodo in cui riceveva gli esorcismi. È morta il 1° luglio 1976 all'età di 23 anni. Pesava poco più di 30 chili. Era in cura da un neurologo per attacchi notturni. Soffriva di epilessia. Durante questi spasmi affermava di vedere spaventose figure diaboliche e sentiva odori puzzolenti.I suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti - fatto mai accaduto nella storiografia degli esorcismi - per la sua morte sono stati incriminati, sottoposti a processo penale e condannati. Tutta la stampa tedesca se ne è occupata, e questa storia è stata subito ribattezzata con il "caso Klingenberg".La vicenda di questa ragazza lascia a bocca aperta ed è uno dei casi di esorcismo più discussi al mondo.Ma il fatto particolare è che sono riuscito a ritrovare una scatola in cui avevo riposto delle cose che mi aveva lasciato Padre Amorth, il noto esorcista scomparso il 16 settembre 2016. Ero andato a trovarlo a Roma qualche settimana prima che morisse e mi aveva dato tre nastri - cassette audio - e una busta con i fogli dentro. Non avevo aperto subito la busta. Mi ricordo però che mi aveva detto: "la madre di Anneliese me le ha inviate e non occorre comprendere il tedesco per poter riconoscere, in modo chiarissimo, che le reazioni sono quelle tipiche delle possessioni diaboliche." Non avevo compreso di cosa Padre Armorth stesse parlando avevo riposto tutto in una scatola. E qualche tempo dopo l'ho ritrovata non ci posso credere. Padre Amorth mi aveva lasciato un suo studio e gli audio originali degli esorcismi su Anneliese Micheal. Quello studio lo aveva preparato per la riunione con gli iscritti all'associazione internazionale esorcisti da lui fondata. Nella relazione, il noto esorcista, riferendosi alla situazione drammatica della Germania, scriveva che non aveva mai conosciuto né esorcisti tedeschi, né vescovi tedeschi sensibili al problema. "ci sono motivi", si legge nella relazione, "di carattere storico: la lotta alle streghe nel mondo protestante è stata assai più dura che nel mondo cattolico, per cui anche la relazione a quella pazzia è stata più forte. Ci sono motivi dottrinali: i vescovi temono di essere stimati retrogradi se dimostrano apertura a queste tematiche, per cui o sono decisamente contrari o rifiutano di affrontare l'argomento.Ad aggravare la situazione si è aggiunto il caso di Anneliese Micheal, che ha avuto e ha tutt'ora vastissima ripercussione".UNA STORIA DA CINEMASi, perché la vicenda di questa ragazza sembra veramente un film (a lei è ispirato il film L'esorcismo di Emily Rose, diretto da Scott Darryckson) Anneliese nel 1973 iniziò gli studi di pedagogia e teologia. Ma cominciarono a verificarsi dei fenomeni strani per la gente e inspiegabile per i medici. La famiglia di Anneliese, molto cattolica si rivolse al proprio parroco, che dopo essersi consultato con un sacerdote, padre Ernst Alt, decise di scrivere al vescovo di Wurzburg, monsignor Joseph Stangl. Dopo aver costatato altri fenomeni strani padre Alt si consultò con un noto esperto di possessioni diaboliche, il gesuita padre Rodewyk di Francoforte; poi scrisse di nuovo al vescovo la sua convinzione che Anneliese fosse veramente posseduta dal demoni. Il vescovo decise di incaricare come esorcista padre Renz, stimatissimo superiore dei salvatoriani, aiutato da padre Alt.Il 24 settembre 1975 fecero il primo esorcismo a Anneliese, nella casa dei suoi genitori, a Klingenberg; il 1° ottobre incominciarono anche a registrare gli esorcismi, che furono in tutto 67. Durante gli esorcismi Anneliese affermava di essere posseduta dall'anima dannata di Lucifero in persona, di Giuda Iscariota, di Nerone, del ladrone crocifisso alla sinistra di Gesù e di Adolf Hitler [vedi nota alla fine dell'articolo].Negli ultimi mesi di vita la ragazza rifiutò ogni aiuto da parte dei medici, avendone sperimentato per anni la totale inutilità. Inoltre - questa era l'opinione principale di padre Amorth - il caso di Anneliese può essere qualificato come "caso mistico". "Ne ho seguiti vari", scriveva Amorth, "nella mia esperienza di esorcista. Quando la persona si offre al Signore come vittima, o accetta di donare la vita in espiazione dei peccati del mondo, può essere colpita da possessioni o malattie inguaribili. Perciò non faccio colpa ai medici di non aver ottenuto nulla e non faccio colpa agli esorcisti se i loro sforzi non hanno ottenuto il successo sperato".Ecco cosa appunta nel suo diario la ragazza ( il 20 ottobre 1975): " il Salvatore vuole da me obbedienza, per questo io scrivo: "ogni dolore, anche se piccolo, porta molto frutto, se unito alla mia passione" ". E forse è anche per questo che, ancora oggi, 43 anni dopo la sua morte, la tomba di Anneliese è meta di pellegrinaggi. Se vi capita di passare da lì, lasciatele un fiore. Alla morte della ragazza furono indicate queste cause: enorme dimagrimento ( pesava 31 chili), sforzo fisico straordinario e infiammazione polmonare.LA CONDANNA E IL GIUDIZIO DI PADRE AMORTHIl tribunale Aschaffenburg, in data 21 aprile 1978, dopo un processo farsa e viziato dai mass media, condannò i genitori di Anneliese, padre Alt e padre Renz a sei mesi, con il beneficio della condizionale. La sentenza, è incredibile, dice testualmente: "Come attenuante a favore degli imputati, che credono irrevocabilmente del diavolo, non si deve escludere che al momento del fatto, come conseguenza del loro credo, in particolare anche della possessione di Anneliese, essi fossero notevolmente limitati nella loro capacità di intendere e di volere". "Un pronunciamento assurdo: un tribunale", si legge nello studio di Padre Amorth, "che ci permette di condannare chi condannare chi crede nell'esistenza del diavolo e nella possessione diabolica, affermando che, chi ha chi ha queste convinzioni è un semidemente, pronuncia un giudizio su questioni religiose che esulano completamente dalla sua competenza e va contro ogni norma giuridica".Ovviamente la sentenza venne esaltata da tutta la stampa tedesca come un trionfo del progresso moderno, un superamento delle superstizioni del medioevo. E il clero germanico, già da lungo tempo contrario a credere all'esistenza del demonio e alle possessioni, tirò un sospiro di sollievo. Fatto sta che per fortuna non mancarono le polemiche alla decisione del tribunale di Aschaffenburg: il giudice Harald Grochtmann, che ha studiato la sentenza di condanna, ne ha fatto una stroncatura radicale, mentre un altro giurista, noto avvocato penalista di Francoforte, Schidt - Leichner, è arrivato ad affermare che quella sentenza non condanna quattro imputati, ma la Chiesa Cattolica. La famiglia di Anneliese - nonostante un'altissima probabilità di vittoria - rinunziò ad appellare la sentenza di primo grado per motivi economici. Non aveva i soldi necessari per affrontare il processo. Fortemente condizionata da questa vicenda, la Commissione episcopale tedesca in seguito dichiarò che il caso di Anneliese Micheal non era una vera possessione e fece forte pressione alla Santa Sede (scrivendo all'allora prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Joseph Ratzinger) perché il rituale degli esorcismi fosse modificato.Ecco la conclusione dello studio di padre Amorth su questa vicenda: "il caso Klingenberg ha avuto, e continua ad avere grande influenza. In risposta a tante lettere che mi arrivano dalla Germania, con la richiesta di un appuntamento a Roma per ricevere esorcismi, indirizzo ai gruppi di Rinnovamento carismatico, dove almeno si fanno preghiere di liberazione. Mi comporto allo stesso modo con le lettere che mi arrivano da altre nazioni. Ho anche la speranza che i gruppi del Rinnovamento, se per miracolo esiste qualche esorcista, ne siano informati, e possano indirizzarvi chi ne ha bisogno". "Resto convinto", conclude, "che quella di Anneliese fu una vera e propria possessione diabolica".Nota di BastaBugie: solo i demòni possono possedere il corpo di un altro, quindi non Giuda, Hitler, ecc. probabilmente quindi questi erano demòni che si erano dati il nome di esseri umani.Quando si riporta che la povera Anneliese fu posseduta contemporaneamente da Lucifero (capo degli angeli caduti), da Giuda Iscariota (primo traditore di Cristo), da Nerone (potente terreno e persecutore della Chiesa nascente), da Caino (primo fratricida), da Hitler (genocida e nemico della Chiesa moderna), da Fleischmann (sacerdote indegno del 16° secolo) e da altri dannati, ricordiamo che i fenomeni di possessione sono eventi molto delicati ed accompagnati da aspetti misteriosi che sembrano, perfino, contraddire la retta filosofia. Nel caso di Anneliese suscita interrogativi, ad esempio, il fatto che, oltre ai demòni, fossero attivamente impegnate a tormentare la povera ragazza, diverse anime dannate.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7586SOUND OF FREEDOM, BOOM AL BOTTEGHINO PER IL FILM CON JIM CAVIEZEL di Rino CammilleriC'è un intero - e unico - film incentrato sulla piaga della pedofilia. Che, come spiegano i titoli finali, è aumentata nel mondo del 5mila percento negli ultimissimi anni. Sarà per questo - a pensar male... - che le majors americane non hanno voluto distribuirlo? E ora si mangiano le mani, perché, affidato a un'etichetta indipendente, sta sbancando nei cinema statunitensi. Si tratta di Sound of freedom, «il suono della libertà», che è, diciamolo subito, quello prodotto dai giochi dei bimbi appena liberati dai trafficanti di carne umana.Un film così non poteva che essere pensato dal trio dei kattoliconi di Hollywood: Mel Gibson, Jim Caviezel ed Everardo Verástegui. Caviezel ne è protagonista e la moglie è interpretata da Mira Sorvino, già Premio Oscar. Basato sulla storia, vera, di Tim Robard, agente speciale Usa che, presa a cuore la causa di due fratellini messicani, un maschietto e una femminuccia rapiti con la scusa di un provino cinematografico e portati in Colombia, si dimette pur a un passo dalla pensione (che per i mestieri particolarmente usuranti come il suo è fortemente anticipata) per mettersi da solo in caccia. Scene autentiche, prese da telecamere pubbliche, inframmezzano il film, mostrando come sia facile portar via bambini a centinaia e smistarli in vari luoghi del mondo per avviarli alla prostituzione.Non manca il riferimento a un'«isola del piacere» che sinistramente ricorda lo scandalo sollevato pochi anni fa in America e che si concluse con il misterioso "suicidio" in carcere - carcere di massima sicurezza - del patron, isola frequentata da vip e vippissimi del jet-set e pure della politica internazionale, nella quale campeggiava il ritratto a olio di un ex presidente americano in tacchi a spillo. Il film ha un happy end, perché Robard riesce a riportare a casa i due bambini, anche se già abusati. Nella realtà, Robard, spinto dalla moglie (una bellissima donna madre di sette figli), mise insieme di sua iniziativa una squadra che in Colombia riuscì a liberare centoventi bambini, facendo arrestare una dozzina di trafficanti.Come testimoniò, poi al Congresso, era solo una goccia nel mare. Il traffico pedofilo muove 150miliardi di dollari l'anno, e i principali consumatori di tale merce sono proprio negli Usa. In numeri assoluti ci sono al mondo più schiavi oggi di quanti ce ne fossero nei tempi in cui la schiavitù era legale. Permane la domanda: perché questo film ha dovuto ricorrere al fai-da-te per essere distribuito? Nemmeno la Disney, il cui target tradizionale è proprio l'infanzia, ha voluto saperne. La giustificazione ufficiale è stata: un tema così delicato avrebbe urtato la sensibilità del pubblico. Già, ma i temi arcobaleno e woke no? O a pensar male...? Be', vedremo se Sound of freedom approderà in Italia debitamente doppiato (io l'ho visto coi sottotitoli amatoriali). Notevole, a mio avviso, la frase chiave del film: quando al protagonista viene domandato, in pratica, ma-chi-te-lo-fa-fare, risponde che «i figli di Dio non si toccano».