DiscoverDal Vangelo di oggi
Dal Vangelo di oggi
Claim Ownership

Dal Vangelo di oggi

Author: Veregra UP

Subscribed: 14Played: 539
Share

Description

Un commento ad alcuni versetti scelti del vangelo della liturgia del giorno
1182 Episodes
Reverse
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,1-12
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».La tematica odierna - che possiamo assimilare alla possibile rottura del matrimonio - coinvolge Gesù e i farisei. Alla domanda di sapere se è lecito ripudiare la propria moglie, il Maestro fa prima di tutto ritornare alla volontà del Creatore e allo stesso tempo, Egli offre chiaramente una nuova  interpretazione della parola di Mosè. Se le separazioni e i divorzi si moltiplicano oggigiorno - illudendo le coppie che siano le uniche opzioni - Gesù invece presenta la comunione coniugale come un ideale da preservare. Infatti, sposarsi per un cristiano non è semplicemente un mettersi insieme. È un’alleanza, un patto, un sacramento. Per cui, il matrimonio cristiano non può essere sottomesso alla legge vincitrice degli umori e delle fragilità che sono sempre in agguato.L’insegnamento di Gesù apre degli orizzonti nuovi e assolutamente imprevedibili perché chiama gli sposi a lottare per vincere ogni tentazione di separazione. Infatti, unirsi sacramentalmente significa essere disposti a perdonare, a accettare che l’altro è diverso da me, a vivere nella complementarietà e a mettere Dio al centro di tutto. È la consapevolezza che si può vincere tutto con Lui che rende capaci di crescere nell’unità tra i coniugi e la prole. Oggi preghiamo perché gli sposi sappiano fare del loro amore il segno visibile della fedeltà di Dio verso l’umanità.Con affetto. Buon fine settimana. D. Arthur.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 9,41-50In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:« Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile ».  Il vangelo di oggi ha strane affermazioni che, se prese letteralmente, causano perplessità nella gente che le ascolta. Prima di tutto, Gesù ci porta l’esempio di chi offre da bere un bicchiere d’acqua a un altro. Mette avanti la carità che dovrebbe caratterizzare ordinariamente ogni cristiano. Non agire secondo quella logica sarebbe dunque un motivo di scandalo. Letteralmente tradotta come una pietra lungo il cammino o nella scarpa, lo scandalo per noi è ogni azione che allontana una persona dal buon cammino e gli impedisce d’incontrare Cristo. Scandalizzare i piccoli è essere la ragione per cui quei piccoli si allontanano dal buon cammino e perdono la fede in Dio. Ecco allora che ci viene ribadita l’importanza della fermezza nelle scelta. Tagliare e gettare via sono azioni che significano che il fedele di Cristo deve essere radicale nella sua scelta di Dio e del vangelo, confidando sempre nel suo sostegno nei momenti di debolezza. È così che potremo essere il sale che porta pure la pace dove manca. Buongiorno.  D. Arthur.
Dal Vangelo secondo MarcoMc 9,38-40In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».Nell'episodio dell'esorcista estraneo al gruppo ristretto dei discepoli, il vangelo odierno ci dà un chiarimento importante. In effetti, i discepoli e molti cristiani di allora avevano creduto di avere il monopolio di Gesù come tutt’ora. Per cui nessuno poteva e doveva agire nel nome del Maestro se non avesse ricevuto autorità da lui in quanto suo discepolo. Questa idea era condivisa tra i dodici che, non avendo agito per impedire l’esorcismo nel nome di Gesù, chiedono a quest’ultimo di fare luce sulla questione. Ecco che ci viene dato di capire che il primo dovere di coloro che hanno autorità nella fede è quello di non proibire di fare il bene. Agire con benevolenza non è monopolio di chi ha il potere o dei cristiani rispetto agli altri. Infatti, la rimostranza di Giovanni traduce con chiarezza l'egoismo dei nostri gruppi, la paura della concorrenza che spesso si maschera dello zelo della fede, mentre ne è in realtà una delle più radicali smentite. Oggi, vogliamo uscire dall’egoismo, l’invidia e l’orgoglio personale o collettivo per costruire delle comunità che vivono nella tolleranza e nella magnanimità accogliendo chi agisce nel nome del Signore. Buongiorno. D. Arthur.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».Il vangelo di oggi parla del secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Infatti, i discepoli sono spaventati ed hanno paura come avvenne nel primo annuncio; per questo non domande. Non capiscono il valore della croce perché non sono capaci di accettare un Messia che si fa servo di tutti i suoi fratelli. continuano invece a sognare un Messia glorioso e mostrano, oltre a ciò, un'enorme incoerenza discutendo su chi è il più grande. Ecco allora che il Maestro aspetta il momento opportuno per insegnare loro che il potere e l’autorità devono essere usati non per salire e dominare sugli altri, ma per scendere abbassandosi ai fini di servire. In effetti, una persona che solo ambisce a dominare, non presterebbe mai tanta attenzione ai deboli, agli emarginati, ai piccoli e ai bambini di cui Gesù raccommoda l’umiltà e la semplicità. Chi accoglie i piccoli in nome di Gesù, accoglie Dio stesso!Signore, la sofferenza del prossimo ci ferisce, l’incapacità di risolvere i nostri problemi ci fa soffrire e la fatica di corrispondere alle necessità dei fratelli ci affligge. Fa che accettiamo queste croci e che ci affidiamo a Te come bambini per servire nell’umiltà. Buona giornata.D. Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.Siamo ai piedi della croce e l’evangelista non si sofferma più di tanto sulla cronaca del dolore ormai consumato da Gesù. Giovanni riporta le parole dell’amore crocifisso, quelle parole luminose che Gesù consegna a sua Madre e al discepolo amato. Se la croce e la morte appaiono evidentemente come la triste conclusione di un’esperienza affascinante che è quella di Gesù, le stesse parole del Maestro sono invece piene di vita e di speranza. Infatti, la croce dall’albero mortifero che era diventa così l’albero della vita dal quale nasce la Chiesa. Qui viene sigillato un nuovo patto d’amore tra il discepolo amato, Maria e la Chiesa nascente. Quella nuova maternità di Maria scaturita all’ombra della croce, ricorda che ogni maternità è intimamente segnata dalla disponibilità interiore a soffrire per amore dei figli. In effetti, a Maria addolorata, Gesù chiede di allargare la tenda della maternità fino ad abbracciare tutti noi. Al discepolo amato invece, quindi a tutta la Chiesa, chiede di riconoscere ed accogliere Maria come Madre. Ti vogliamo accogliere Maria nelle nostre famiglie in quanto Madre tenerissima. Intercede per le mamme che soffrono per i propri figli e per le donne che stanno per diventare madri proprio come te. Maria Madre della Chiesa, prega per noi. Buona settimana.Don Arth.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,15-19
In quel tempo, quando [si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse "Mi vuoi bene?", e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. « Pasci i miei agnelli, pascola le mie pecore, pasci le mie pecore ». In questi tre imperativi, si trova la nuova missione di Pietro che dopo avere negato Gesù durante la sua passione, viene riabilitato come pastore del gregge del Signore. Assistiamo qui ad una strana confessione non del peccato,  ma dell’amore pur imperfetto di Pietro nei confronti di Gesù: Gli vuole bene. In effetti, il Risorto non chiede al discepolo di rievocare la notte del rinnegamento. Gli interessa soltanto riportare Pietro all’alba della sua nuova chiamata a seguirlo. In fondo il pentirsi dai propri peccati non consiste solo nel riconoscere il peccato commesso. Esso dovrebbe manifestare soprattutto l’ardente desiderio di vivere in piena comunione con il Signore amandolo malgrado le debolezze quotidiane. Ecco perché nel dialogo tra Pietro e Gesù si vede come l’uomo non è capace di capire il senso vero e totale dell’amare rivelatoci sulla croce. Signore, riconosciamo di non essere capaci di amare come Te. Fa che impariamo almeno a lasciarci amare da Te aprendoti i nostri cuori. Buon fine settimana.Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 17,20-26

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.La preghiera di Gesù si estende anche su quelli che crederanno ovvero noi e quelli dopo di noi. Siamo chiamati all’unità proprio come il Padre e il Figlio. La troveremo se saremo prima di tutto uniti al Padre per mezzo del Figlio. Ecco allora che ci torna in mente che la vita sacramentale precede ogni impegno morale. Quanto più siamo immersi in Dio tanto più possiamo accogliere e vivere i suoi comandamenti. Ricercando sempre l’unità, il cristiano rende la sua fede sempre più visibile perché il Maestro pregò proprio perché siamo uno. Una comunità in cui emergono continuamente conflitti, non risolti dalla riconciliazione, nasconde il volto di Dio al mondo. Una comunità che tollera la qualsiasi divisione congela la fede. Perché l’unità ecclesiale è dono e segno della presenza divina, ci impegniamo a cercarla prima di tutto nelle nostre famiglie in quanto Chiese domestiche.Buongiorno.Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni, capitolo 17 vv 11b-19In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. (Gv 17,11b-19)  L’unità è un valore che stava a cuore Gesù, tanto è vero che oggi prega affinché il Padre custodisca i suoi nell’unità. Questa unità tanta desiderata era già minacciata mentre Gesù era ancora tra i suoi discepoli. Infatti, il gruppo degli amici del Maestro non era perfetto proprio come sono le nostre famiglie, le nostre città, i nostri gruppi d’amici, i nostri luoghi di lavoro. Ci viene spontaneo esclamare: quanto ci manca quest’unione dei cuori! Quanto fanno male i malintesi perpetuatisi di generazione in generazione! Quanto soffrono le nostre famiglie e il mondo intero per questa  mancata unità! Il Signore, però, sà che possiamo reggere soltanto se il Padre ci mette la mano e ci sostiene. La sua Parola di vita, se vissuta bene, porta alla gioia che rinsalda i legami d’unione tra gli uomini. Ecco perché Gesù ha insistito tanto sull’unità nel nome del Padre, facendoci intendere che il nostro annuncio e la nostra testimonianza nel mondo saranno tanto più credibili, quanto più saremo noi per primi capaci di vivere in comunione e di volerci bene nell’unità autentica.   Oggi consegniamo tutti e ciascuno alla bontà misericordiosa del Padre, affinché ci costudisca nell’unità nel suo amore. Buona giornata.  Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.Il comandamento dell’amore fonda la vita cristiana. S’inspira della relazione d’amore  che già esiste tra il Padre e il Figlio. In effetti, se vogliamo rimanere nell’amore di Gesù come Egli stesso comanda ai suoi discepoli, dobbiamo tenere conto della via maestra che sono i comandamenti. Essi ci portano ad avere come modello d’amore il sacrificio stesso di Gesù. Non c’è davvero un amore più grande di una vita donata per i propri amici. L’amore all’immagine di Gesù diventa così la regola del nostro amore quotidiano. Amare non significa dunque dare qualcosa a qualcuno, ma essere disposti a dare se stessi a tutti. Potremmo essere tentati di dire che l’insegnamento evangelico odierno presenta un ideale bello e impossibile da raggiungere umanamente. Ma a guadarci da vicino, il Signore ci indica la strada per camminare nell’amore. Per cui se entriamo veramente in comunione con Lui, da Lui riceveremo la capacità di vivere e di amare fino a porter dare la vita consumandoci per il prossimo.Buongiorno.Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,20-23a
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».La sofferenza e la tristezza che annuncia Gesù sono passeggere. I discepoli dovevano essere consapevoli di quello che sarebbe successo, anzi le persecuzioni sorte subito dopo questi annunci del Maestro hanno confermato le sue parole. Come le donne sopportano il dolore del parto per la grande gioia di dare alla luce una nuova vita, così bisogna camminare tra le insicurezze della fede per incontrare l’autore della vera gioia. Si potrebbe pure dire: come la sofferenza del parto prelude alla gioia, così la passione precede e prepara la risurrezione di Cristo. Oggi siamo invitati a porre uno sguardo diverso sulla sofferenza e il dolore. Non si può certamente andare in cerca dei malori, ma quando arrivano possono pure darci una nuova vita e trasformarci in persone migliori. Se tu accogli con amore e vivi per amore i molteplici dolori presenti e incomprensibili della tua vita, allora potrai rinascere e camminare verso la gioia interiore che nessun’altra cosa ti toglierà. Buon fine settimana.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».L’assenza di Gesù era inevitabile. È per questo motivo che il Maestro preparava i suoi discepoli all’accadere futuro della sua mancata presenza. In effetti, c’è una differenza fondamentale tra il mondo in generale e l’uomo che ha veramente conosciuto Gesù. Solo chi sperimenta come ci si sente stando con il Signore può soffrire tristemente della sua assenza. Tutto parte però dalla qualità del rapporto che uno ha con Cristo. Per cui la tristezza vera e profonda si accentua quando ci allontaniamo deliberatamente da Cristo a causa del peccato e della nostra poca fede. Infatti, dovremmo essere tristi anche quando ci rendiamo conto che non abbiamo risposto pienamente alla chiamata di Dio, o tutte le volte che ci risparmiamo le fatiche. La vera gioia, invece, nasce dalla coscienza di vivere in compagnia del Risorto e di sperimentare la sua presenza. Quella gioia, che è dono dello Spirito, non si riduce alla spensierata allegria di chi cerca di fuggire i problemi della vita. Essa si traduce piuttosto in una speranza operosa, dona la grazia di vivere nell’orizzonte del Regno con la certezza che Dio opera in ogni tempo.Dacci Signore la gioia di affrontare le sorprese belle o brutte di questo giorno. Buon giornata 😊. Don Arthur.
Dal Vangelo secondo GiovanniGv 16,5-11 In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».Gesù annuncia la sua partenza; ma la sua prossima assenza crea tristezza tra i discepoli. Si tratta infatti di un'assenza significativa che però è necessaria perché possa arrivare il Consolatore. È quello che il Maestro tenta di spiegare ai suoi amici. Quando se ne andrà verrà lo Spirito di verità. Con Lui si perpetuerà la presenza del Signore; e sarà la forza dello Spirito Santo a “convincere” il mondo “quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio che verrà. In effetti, il Paràclito ci insegna ogni giorno che il peccato è il tradimento dell’Amore ineffabile di Dio; che la vera giustizia è assumere un atteggiamento di obbedienza e docilità ai suggerimenti dello Spirito; e che il giudizio consisterà nel rinnovamento del mondo, quando sarà definitivamente sconfitto il male in ogni uomo e nel mondo.Vieni Santo Spirito e riempi i nostri cuori!Buongiorno 😃. Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-16,4a

n quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto».Senza l’aiuto dello Spirito Santo, non è possibile credere nell'amore che vince ogni cosa. Ecco perché oggi Gesù annuncia e promette la venuta della Spirito Santo. In effetti, è piacevole pensare che il primo compito del “Paraclito”, che significa  "Consolatore", è quello di mostrare e portare a compimento tutta la Verità che Gesù ha testimoniato quando era ancora con i suoi discepoli. Sarà lo Spirito Santo a spronarci perché diamo anche noi testimonianza di avere conosciuto il Dio d’amore. Ma la nostra testimonianza sarà una provocazione credibile se apparirà nelle nostre opere perché testimoniare, oltre ad annuncia qualcosa di vero, significa soprattutto essere disposto a vivere in prima persona ciò uno annuncia. Ecco il valore della persecuzione per il cristiano che annuncia ad un mondo incredulo che è possibile imitare Gesù facendo il bene. Buona settimana!Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni , capitolo 14 vv 6-14In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi  tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.  Gesù ci porta dal Padre che dà la vita. Il percorso per raggiungere quello scopo inizia senza dubbio con la conoscenza profonda  del Maestro in quanto unica via che rivela la piena verità nel Padre. Anzi chi ha conosciuto il Figlio conosce già il Padre e può compiere grandi cose in comunione con il Padre e il Figlio. Ecco perché festeggiando oggi i santi Filippo e Giacomo, Gesù ricorda agli apostoli, quindi pure a noi, che spetta a loro continuare l’opera della redenzione mediante l’annuncio della vera fede che rende partecipi del legame d’amore tra il Padre e il Figlio. Senza la via, non si può andare. Senza la verità rischiamo di sbagliare nelle scelte. Senza vita che non finisce, c'è solo morte! Gesù è dunque la  nostra via, perché nessuno va al Padre se non per mezzo di Lui. Gesù è la verità, perché guardando lui, stiamo vedendo l'immagine misericordiosa del Padre. Gesù è la vita, perché camminando come Gesù staremo uniti al Padre ed avremo vita eterna.   Chiediamo la grazia di sapere pregare nel nome di Gesù ovvero in comunione con Lui, affinché ogni nostro desiderio possa coincidere con la sua volontà per noi. Buon fine settimana! don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 15,9-11  In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».  Nella pagina evangelica odierna, Gesù lascia in eredità ai suoi discepoli di ogni tempo, e quindi anche a ciascuno di noi, una parola che è l’amore. È un’ amore ad immagine e somiglianza di quello vissuto tra Gesù e il Padre che siamo invitati a ricercare. Il Maestro stesso ce l’ha insegnato amandoci fino alla croce. Solo che per rimanere in quell’amore bisogna amare e osservare i suoi comandamenti, quale via che ci porta alla relazione intima con la fonte inesauribile d’amore: Gesù. Questo amore viene da lontano: non solamente da Gesù, di cui conosciamo il volto e la voce, ma, attraverso Gesù, dal Padre. Ecco quale amore abbiamo ricevuto in dono: l'amore stesso di Dio, che è vita eterna. Infatti, mentre per il mondo la gioia viene cercata nell'evasione e nel divertimento, il Vangelo la connette con i comandamenti di Gesù. Per cui la sequela di Cristo, per quanto difficile possa essere, non può ignorare la dimensione della gioia piena.   I grandi testimoni della carità hanno trovato in Dio la forza di amare senza misura. Anche noi oggi, chiederemo la grazia di ritornare umilmente a questa sorgente inesauribile per ritrovare la gioia di donare e perdonare.  Don Arthur
Dal Vangelo secondo Giovanni, Gv 14,27-31aIn quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».Oggi si tratta di accogliere e di ricevere la pace che dà il Signore a noi suoi discepoli. Abbiamo bisogno della vera pace come solo la può dare il principe della pace Gesù Cristo. Per cui non si deve turbare il nostro cuore e non deve temere nessuna tempesta perché Cristo è la nostra pace. Mentre stiamo camminando verso la Pentecoste, il Signore ci mette nelle condizioni di attendere il Paràclito che viene. Promette che tornerà nella sua Chiesa ed è consolante sapere che il Signore non ci abbandona a noi stessi. In qualche passaggio doloroso della nostra vita possiamo perderlo di vista ma non dobbiamo mai disperare di trovarlo. Non dobbiamo neppure dubitare della sua presenza rassicurante quando siamo in alto mare. Dunque niente ci turbi, anzi non lasciamoci turbare dal male e dalla paura. È La certezza di essere nelle mani di Dio che metterà in ogni cuore una pace invincibile che sconfigge qualsiasi timore. Buona giornata nella pace di Dio!Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero»  Gesù prega e ringrazia il Padre per la sua benevolenza infinita verso i piccoli, ovvero verso quelli che il mondo non considera. A loro infatti, Dio si rende presente perché non è un Dio che si compiace della vana gloria dei potenti e dei presunti sapienti. In effetti, la preghiera di ringraziamento di Gesù c’insegna prima di tutto che Lui e il Padre si conoscono e sono una sola cosa. In un secondo momento, è un’orazione che suona come un appello ad avere fiducia nel Padre come il Figlio si fida di Lui. Ci accorgiamo senza dubbio che le nostre preghiere contrastano con la sua. Nella preghiera di Gesù infatti, non c’è spazio per quell’amarezza che spesso condisce i nostri discorsi né ci sono parole accusatorie nei confronti del prossimo. Quello che  ci viene chiesto è di andare da Lui con fiducia cosicché possiamo attraversare le vicissitudini della vita con Il Signore ed uscirne rinvigoriti e più leggeri. Buona settimana.   Don Arthur.
Dal Vangelo secondo Giovanni, Gv 12,44-50In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».Con una molteplicità di segni Gesù ha manifestato la sua divinità, ma i giudei si rifiutano di credere. Per cui questo brano rappresenta una sorta di sintesi e allo tempo, è un ultimo appello per chi tarda a leggere i segni dei tempi. Infatti, noi che cerchiamo certezze e garanzie o siamo ancora diffidenti e dubbiosi, dovremmo sentirci richiamati dal più profondo di noi stessi. Il cammino comincia proprio dall’ascolto e dalla messa in pratica della Parola del Messia. Stando dunque a queste parole e alle sue opere, la fede non consiste nel fare qualcosa in nome di Dio o per conto suo, ma nel riconoscere Gesù come Colui che viene in nome di Dio e consegna al mondo parole che vengono dal Padre. Chiediamoci cosa ci blocca e ci impedisce di crescere nella conoscenza di Gesù e quindi di Dio Padre che Egli rivela.Don Arth.
Dal Vangelo secondo Giovanni, Gv 10,22-30Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.Gesù suscita curiosità nei giudei, i quali lo circondano nel tempio per chiedergli una cosa: che sveli apertamente la sua identità messianica. Quel assedio vero e proprio è motivato da una preoccupazione: quelli che lo interrogano chiedono certezze e pretendono garanzie da parte del Maestro prima di credergli. Ma in tutto questo viene fuori la loro incredulità tanto è vero che nessuna garanzia viene data a nessuno. Infatti, la ricerca dell’esperienza dell’incontro con il Signore non si dovrebbe costruire su delle riposte chiare che cerchiamo prima di credere. Per cui quando non vogliamo metterci in gioco, troviamo sempre la scusa che le risposte della Chiesa e la testimonianza di diversi cristiani sono radicalmente insufficienti. Di fatto, ci escludiamo noi stessi in questa missione d’annuncio del Vangelo mediante la nostra testimonianza. L’invito oggi è dunque di sapere accogliere la testimonianza di Gesù conoscendolo da discepoli ovvero da pecore del suo gregge. La bellezza di quella sequela sta nel fatto che Gesù continua a dare la sua vita per noi. Se dunque ci abbandoniamo a Lui, nessuno ci strapperà dalla sua mano. Buongiorno!Don Arth.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.C’è una relazione intima di conoscenza reciproca tra il buon pastore e le pecore. Grazie a questo rapporto di fiducia, il pastore riesce ad entrare nel recinto per la porta e far pascolare il gregge camminando davanti. Le pecore sono libere di seguirlo o no. E quando lo seguono volentieri è perché sanno che lui, il pastore, può dare la propria vita per loro essendo il primo baluardo e l’apripista. Anzi è proprio Buon Pastore perché condivide già la sua vita con le sue pecore. Sono una parte di lui. Così la vita che ha ognuno di noi viene dal Buon Pastore ed è custodita da Lui. È una vita che ci è stata condivisa e vale molto perché anche noi la possiamo dare agli altri e per gli altri nel nostro quotidiano. Solo così saremo diversi dai ladri e briganti, non cercando di togliere la vita recando piuttosto il male al nostro prossimo. Si tratta infatti di non essere neutrali o indifferenti davanti ai mercenari che sfruttano i deboli perché non agendo e non denunciando, siamo semplicemente tutti complici quindi colpevoli. Da pecore che ascoltano le voce del Pastore che si dichiara, chiediamo la grazia di collaborare più attivamente all’opera di Dio, seminando gocce di vita dove e come possiamo, sempre con amore.Buona settimana!Don Arthur.
loading
Comments 
Download from Google Play
Download from App Store