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Il podcast del Collettivo Militant

Author: Collettivo Militant

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La battaglia delle idee. Libri, musica e cultura contro il pensiero unico. Militant è un collettivo politico comunista, formato da compagni dei movimenti antagonisti romani.
39 Episodes
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Da quando la Resistenza ha lanciato l'operazione "Tufan Al-Aqsa" in tutto il mondo milioni di persone sono scese in piazza contro l'aggressione genocidiaria dello stato di Israele e per sostenere la liberazione della Palestina. Le strade si sono riempite di giovani e giovanissimi che, in molti casi, proprio grazie all'eroica lotta del popolo palestinese, hanno iniziato a mobilitarsi, a politicizzarsi e a prendere coscienza della realtà che li circonda, spesso andando oltre il semplice sostegno umanitario e rivendicando invece la totale legittimità della Resistenza stessa.Da questo punto di vista il libro che venerdì prossimo presenteremo al Granma rappresenta uno strumento importante per chiunque voglia provare a comprendere le differenze e le divisioni politiche e sociali che pure attraversano la società palestinese, tanto in Palestina quanto nella diaspora. In "Senza Stato" l'Autrice ricostruisce infatti la genesi dell'Autorità Nazionale Palestinese indagando non solo le ragioni del fallimento degli Accordi di Oslo, ma anche le radici economiche e politiche di quel fenomeno che proprio alla luce del comportamento dell'ANP in questi mesi non possiamo che definire collaborazionismo. E lo fa poggiando su una robusta impalcatura di fonti, bibliografia e documenti che pongono il rigore di questo testo ben al di fuori della pletora di istant book che hanno riempito gli scaffali delle librerie in questi ultimi tempi.Ne discutiamoo con l'Autrice stessa e con gli esponenti romani delle strutture della diaspora palestinese, UDAP e GPI, che fin dall'inizio sono stati il motore più coerente, conseguente ed instancabile delle mobilitazioni di questi mesi a sostegno della Resistenza e della lotta al sionismo.
Le migrazioni di massa, le seconde e terze generazioni di subalterni, alimentano da decenni negli Stati uniti delle tensioni culturali per il riconoscimento e l’affermazione dell’alterità nella metropoli occidentale.Un fenomeno che è divenuto visibile anche in Europa, costretta a confrontarsi con l’altro da sé senza vera capacità di comprensione del fenomeno.Di che segno sono le “guerre culturali” che si stanno combattendo in Occidente?Sono segni della decadenza culturale capitalistica o momenti di una molteplice lotta di classe che, nel suo continuo riproporsi, prende strade e forme post-novecentesche, ma non pacificate?Ne parliamo con:Mimmo Cangiano (autore del libro)Alessandro Barile (storico)Ilenia Rossini (storica)
Comunismo e rivoluzione nell’Italia del secondo NovecentoPresentazione del libro Una disciplinata guerra di posizione. Studi sul Pci, FrancoAngeli 2024Renato Caputo e Paolo Cassetta discutono con l’autore del libro Alessandro BarileLuogo e dataGranma – via dei Lucani 11Sabato 16 novembre 2024, ore 18.00A più di cento anni dalla sua fondazione, ma anche a più di trenta dal suo scioglimento, il Partito comunista italiano continua ad alimentare l’interesse della ricerca storica. Attraverso una serie di studi sulla cultura politica del partito e dell’intreccio con la sua politica culturale, il libro intende ricostruire la peculiare “guerra di posizione” che il partito nuovo togliattiano andò edificando nel trentennio successivo alla Liberazione, fino a quando – cioè – le molteplici contraddizioni apertesi con il “boom economico” deflagrarono nello scontro con un “altro comunismo”, quello della mobilitazione degli anni settanta
Presentazione del libro: "Lenin, il rivoluzionario assoluto"con l'autore Guido Carpi, Paolo Cassetta e Lorenzo Lang (Segretario del Fronte della Gioventù Comunista)Lenin, questo sconosciuto. Molto probabilmente anche per le nuove generazioni di militanti politici, così come per la grande massa di giovani proletari, la vita ed il pensiero di Lenin sono oggi largamente ignote o, al massimo, vengono considerati come un inutile orpello ideologico, la testimonianza di un mondo che non c'è più.Per la politica mainstream e gli ambienti accademici Lenin è invece diventato quasi un tabù, una figura da evocare, eventualmente, solo per associarla alle “tragedie” del Novecento. Dopo l'Ottantanove e la dissoluzione dell'Urss la damnatio memoriae della borghesia si è puntualmente abbattuta su chi più di tutti l'ha fatta tremare, e a quella ciclopica storia di emancipazione sociale e di riscatto politico diede inizio.Così, se in questi anni di permanenti crisi economiche e politiche abbiamo potuto assistere ad un certo rinnovato interesse per le idee di Marx, Lenin rimane invece un nome impronunciabile. E non potrebbe essere altrimenti, perché se il Moro di Treviri può essere in qualche modo edulcorato e piegato alla giustificazione del presente, con Lenin questo è impossibile.Lenin e il suo pensiero sono inaddomesticabili, egli incarna l'idea stessa della rivoluzione. Un'arma teorica e pratica indispensabile per chiunque ancora oggi coltivi l'ambizione di “trasformare lo stato di cose esistenti” e non si limiti a commentarlo.Per questa ragione, a 100 anni dalla sua scomparsa, sabato 3 febbraio presenteremo l'ultima fatica editoriale di Guido Carpi, “Lenin: il rivoluzionario assoluto”, e ne discuteremo con l'autore insieme a Paolo Cassetta e a Lorenzo Lang, segretario del Fronte della Gioventù Comunista.
Un anno fa mancavano le mascherine e i respiratori, a settembre non c'erano abbastanza tamponi e reagenti, oggi sono i vaccini ad essere ancora pochi tanto da mettere a rischi la campagna vaccinale perfino nei paesi ad alto reddito. Per parafrasare Antoine de Saint-Exupéry: l'essenziale è invisibile agli occhi del mercato. Ne parliamo nella nostra "mesa redonda" con Luca De Crescenzo, divulgatore scientifico e militante del Fronte Comunista, e con Francesco Caputo, biologo e militante del collettivo La Città Futura.
Di scuola e di riforma della stessa se ne parla da decenni e, con la pandemia, è tornata prepotentemente nel dibattito quotidiano. Tra le prime dichiarazioni del neo-premier Draghi la scuola non è mancata e lo stesso neo-ministro dell'Istruzione Bianchi è chiamato ora a decidere come andranno indirizzati i miliardi del Recovery Fund relativi all'istruzione, che definiranno per davvero la "scuola di domani". Abbiamo deciso di parlare dell'argomento andando a chiedere spiegazioni a chi nella scuola ci lavora tutti i giorni e conosce la ricaduta pratica di parole come "didattica delle competenze", "autonomia scolastica", "valutazione". Primo episodio della rubrica "La mesa redonda", dialogo con Giuseppe, docente e militante del Fronte della Gioventù Comunista.
Primo episodio della rubrica "La battaglia delle idee. Libri, musica e cultura contro il pensiero unico". La crisi economica che stiamo vivendo è davvero “figlia” dell’epidemia, oppure era già in gestazione? Le misure messe in campo dai governi serviranno davvero a far “ripartire l’economia, o invece si tradurranno in un aumento dei profitti solo per i soliti noti? Ma soprattutto cosa dovrà aspettarsi dal futuro chi vive del proprio lavoro? Tutto, o quasi tutto, quello che avreste voluto sapere sulla crisi, ma non avete mai osato chiedere, in un’intervista con Francesco Schettino, economista marxista e autore, insieme a Fabio Clementi, di “Crisi, disuguaglianze e povertà” per i tipi de “La città del sole”. Iscriviti al nostro canale YouTube: Militant Tube
Le radici della lotta armata e la rottura col PCI
L’uso di Gramsci in Togliatti e il mancato incontro fra Gramsci e il ‘68
Il rapporto fra '68 e PCI
La scissione di Livorno e il rapporto con la Terza Internazionale. Le affinità e le divergenze col partito nuovo di Togliatti
Il rapporto fra PCI e Autonomia Operaia
Gli anni della clandestinità e il ruolo durante la resistenza
La crisi epidemica si è rapidamente intrecciata con una crisi economica che tutti gli analisti non faticano a definire come "senza precedenti in tempo di pace". Il rischio, nemmeno troppo remoto, è che a pagarla siano sempre gli stessi. Continua con Giulio Palermo il ciclo di interviste per provare a tracciare rotte alternative e praticabili nell'immediato.
La crisi epidemica si è rapidamente intrecciata con una crisi economica che tutti gli analisti non faticano a definire come "senza precedenti in tempo di pace". Il rischio, nemmeno troppo remoto, è che a pagarla siano sempre gli stessi. Continua con Marco Bersani il ciclo di interviste per provare a tracciare rotte alternative e praticabili nell'immediato.
La crisi epidemica si è rapidamente intrecciata con una crisi economica che tutti gli analisti non faticano a definire come "senza precedenti in tempo di pace". Il rischio, nemmeno troppo remoto, è che a pagarla siano sempre gli stessi. Con l'incontro con Marco Veronese Passarella iniziamo così un piccolo ciclo di interviste ad economisti eterodossi per provare a tracciare rotte alternative e praticabili nell'immediato.
"La curva discendente dell'epidemia sta per incontrare la curva ascendente della crisi sociale e la situazione rischia di diventare esplosiva"... recitava più o meno in questo modo l'ultima relazione del Copasir sulla situazione italiana. Perchè contrariamente a quello che ci stanno raccontando non siamo affatto tutti sulla stessa barca, così come non è vero che "andrà tutto bene". Migliaia di lavoratori hanno già perso il posto, altri rischiano di perderlo a breve e molti di quelli "fortunati" che lo conserveranno dovranno fare i conti con i slari decurtati dalla cassa integrazione. Bisogna incominciare a mobilitarsi, e bisogna farlo da subito senza aspettare il ritorno alla "normalità". Ne parliamo con Marta Fana (ricercatrice e coautrice di "Basta salari da fame") e Riccardo De Angelis (Lavoratore Telecom e sindacalista).
Cercheremo di analizzare insieme i riflessi economici e la gestione sanitaria dell'emergenza legata al nuovo coronavirus. Ospiti Vladimiro GIacchè e Vittorio Agnoletto .
Faster, Pussycat! Kill! Kill! Dalla guerriera all’avvelenatrice, dall’amazzone alla contestatrice, dalla collaborazionista alla soldata alla lottarmatista… Nonostante gli specifici contesti e le diverse prospettive, le donne che agiscono violenza compaiono e scompaiono nella storia sfidando lo stereotipo – consolidato, ma falso e fuorviante – che vedrebbe una netta cesura tra “essere portatrici di vita” e “dare la morte”. Con il provocatorio titolo di un film che precedette di poco gli anni della contestazione, tanto disturbante quanto iconico e rappresentativo, «Zapruder» tenta di offrire con questo numero uno spaccato su alcune delle storie di coloro che sono state ingiustamente definite come “poche feroci” e sullo specchio deformante della tradizione attraverso cui è stata letta la loro esperienza. Intervengono all'iniziativa: Ilenia Rossini, curatrice del numero; Barbara Balzerani, militante comunista; Silvia De Bernardinis, storica.
Presentazione del libro con: Manolo Morlacchi (Autore) Nel corso degli anni, la verità sui desaparecidos argentini e sui crimini della giunta militare è lentamente venuta a galla. Tra il 1976 e il 1983 si stima che oltre 40.000 oppositori, o sospettati tali, scomparvero senza lasciare traccia. Per quanto la pratica della sparizione come forma di repressione del dissenso sia stata un fenomeno tristemente noto in buona parte dell'America Latina, l'Argentina fu il Paese più colpito a causa di una forte spinta sociale determinata dalla formazione di alcuni movimenti popolari "scomodi" come il PRT (Partido Revolucionario de los Trabajadores), un'organizzazione d'ispirazione marxista-leninista che, a conclusione di un quinquennio di opposizione politica nelle strade e nelle fabbriche, si dotò nel 1970 di un proprio esercito (l'ERP) per portare avanti la lotta armata. L'organizzazione arrivò a contare diverse migliaia di militanti, prima di essere annichilita dai militari nel 1976 e poi definitivamente sciolta nel 1979. Manolo Morlacchi è stato in Argentina per riavvolgere il nastro della storia e ascoltare le voci dei protagonisti di quella stagione (tra cui il fondatore dell'ERP, Julio Santucho, fratello del leader Mario Roberto, il segretario generale Luis Mattini e Mario "Indio" Paz, comandante della Compagnia del Monte). Nel ricostruire la parabola dell'ERP, questa indagine ripercorre le sorti di un Paese intero che, dopo l'iniziale illusione progressista del peronismo, si ritrovò stritolato nella morsa dal regime di Videla.
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