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Prospettive

Author: SiamoZeta - Orizzonti Politici

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Quali sono i temi e gli argomenti di politica internazionale più importanti da considerare per comprendere l'attualità e il futuro? Prospettive è il podcast che prova a dare una risposta a questa domanda. Ogni due settimane, Gabriele Rapisarda e Valeria Torta di SiamoZeta, assieme a un esperto di Orizzonti Politici, approfondiranno le tematiche estere più rilevanti.
30 Episodes
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In questi ultimi due anni il tema della sicurezza internazionale è diventato sempre più cruciale. Basta vedere cosa accade in Ucraina e a Gaza, che sono solo le parti più evidenti di un complesso sistema di relazioni internazionali che negli ultimi anni è stato stravolto, con zone di crisi sempre più in aumento. E noi? Come ce la passiamo, potremmo chiederci? Ci sentiamo sicuramente più distanti da quei conflitti, un po’ perché siamo abituati a sentirne parlare costantemente, un po’ perché non siamo più direttamente colpiti dai rincari sulle bollette che prima vedevamo, eccezion fatta per gli aumenti improvvisi del prezzo della benzina. Insomma, sentiamo tutt’ora come ci siano stravolgimenti politici giorno dopo giorno e l’Europa, in questo mondo, si sente sempre più piccola e meno influente.A poco più di 40 giorni dal voto che ci porterà ad eleggere i prossimi rappresentanti italiani a Bruxelles, ci siamo chiesti perché in Italia, spesso, si faccia difficoltà a inserire nel dibattito politico temi fondamentali per la cittadinanza europea, come la politica di sicurezza e difesa comune, che pur, come sappiamo, non appartengono al processo legislativo europeo. 
Il 2 aprile scorso, un bombardamento attribuito a Israele che ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco, in Siria. Secondo molti, l'obiettivo non dichiarato, era l’uccisione del generale iraniano Mohammad Reza Zahedi. L'attacco è stato infatti indirizzato verso il consolato iraniano e la residenza dell’ambasciatore, causando la morte di Zahedi e di altri sei membri delle Guardie Rivoluzionarie, meglio noti come pasdaran. Questo evento rischia indubbiamente di intensificare il conflitto israelo-palestinese e destabilizzare il Medio Oriente. Ma quali sono le radici storiche delle attuali tensioni tra Israele e Iran? E c’è davvero la possibilità che scoppi uno scontro diretto tra i due Paesi? Insieme a Leonardo Trento, analista di @orizzontipolitici per l’area MENA, abbiamo ripercorso gli ultimi avvenimenti e provato a fare chiarezza sull’evoluzione del fronte di guerra. Questo e molto altro nell’ultimo episodio di "Prospettive", il nostro podcast di approfondimento sui temi di attualità internazionale. 
Lo scorso 21 marzo un attacco terroristico ha colpito il Crocus City Hall di Mosca, causando 139 morti e circa 180 feriti. Numeri impressionanti che ci rimandano alle immagini degli attacchi che nel 2015 colpirono il teatro Bataclan di Parigi e ci fanno temere un ritorno del terrorismo islamico nel Vecchio continente. Poche ore dopo, l’ISIS-K, costola afghana dello Stato Islamico, ha rivendicato di esserne il mandante. Lo Stato islamico del Khorasan, altro nome con cui il gruppo terroristico è noto, è attivo dal 2014 e agisce per lo più in Asia centrale. Condivide tuttavia con lo stesso astio nei confronti della Russia, dopo l’intervento del suo esercito in Siria al fianco di Bashar Al-Assad e contro i ribelli dell’ISIS.
Negli ultimi 5 anni in America del Sud non c'è stata una crisi politica così eclatante come quella che ha investito il Venezuela. Nel 2019 infatti, dopo le contestate elezioni dell'anno precedente, che avevano visto il trionfo dell’attuale Presidente Nicolas Maduro, venne a formarsi una spaccatura fra l'Assemblea Nazionale e l’esecutivo. L'assemblea nazionale, cioè il Parlamento, in quel momento era dominato dall'opposizione e aveva dichiarato non valide le elezioni, votando Juan Guaidó come Presidente ad interim del Venezuela. Intendiamoci, l'Assemblea nazionale non aveva alcun potere poiché esautorata dallo stesso Maduro, ma il gesto fu eclatante e molti paesi del blocco occidentale riconobbero Guaidó come presidente della nazione. Nonostante questo, nel gennaio 2023, Maduro aveva ottenuto nuovamente consensi, portando l'Assemblea nazionale a dichiarare che il lavoro fatto dal governo provvisorio di Guaidó non fosse stato sufficiente. A quel punto, Guaidó è stato costretto a dimettersi e Maduro è potuto tornare al potere. Ecco, con queste premesse si arriva alle elezioni indette per il 28 luglio di quest'anno, con una marea di temi caldi per il Venezuela e con la politica internazionale sempre centrale.
Lo scorso 24 febbraio ha segnato i due anni dell'invasione russa dell'Ucraina. In questo arco di tempo le Nazioni Unite hanno registrato la morte di oltre 10.500 civili, tra cui 587 bambini, e quasi 20mila feriti. Due anni fa l'Europa si è fermata e, messa davanti all'evidenza di un conflitto in casa propria, ha iniziato a porsi una serie di domande.Domande che oggi non trovano risposte univoche e che, dopo anni di pace, ci costringono a fare i conti con la guerra e, soprattutto, ci chiedono di riflettere sull'andamento degli equilibri geopolitici globali. Vecchi blocchi scompaiono ed emergono nuove forze a plasmare l'ordine internazionale.In questo contesto, quali strategie perseguiranno gli Stati Uniti e l'Unione Europea? E quali conseguenze avranno sulla guerra in Ucraina?Nell'ultimo episodio di Prospettive, podcast nato due anni fa per approfondire temi di attualità internazionale, ne abbiamo parlato insieme a Marcello Orecchia, analista di Orizzonti Politici.
Ci ricordiamo quando esattamente due anni fa seguivamo in televisione, su internet, sui social ogni attimo della guerra che stava per scoppiare in Ucraina? L'interesse sui media occidentali verso l'est europa era divampato e, di conseguenza, si era venuti a conoscenza di un tema estremamente complesso quale la situazione nel donbass. Poi abbiamo visto che col passare del tempo l'abitudine a vedere le immagini di guerra ci ha portato ad aver costruito degli anticorpi e, invece, la popolazione continua a viverla e i giornalisti sul campo a raccontarla. Ecco ora il paragone che vorremmo fare è con la situazione a Gaza, situazione che non solo sembra peggiorare giorno dopo giorno, ma che come in Ucraina sta perdendo di interesse verso i media occidentali, quando invece tocca eccome la nostra situazione geopolitica. Insomma si tratta di un tema che divide e che ottiene risonanza solo in determinati momenti, uno degli ultimi è stato proprio al festival di SanRemo, dove artisti come Ghali e Dargen D'Amico si sono esposti.
Nelle ultime settimane di gennaio, oltre un milione e mezzo di persone sono scese nelle strade delle principali città tedesche per manifestare contro il secondo partito più popolare in Germania, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Il 10 gennaio, il giornale investigativo tedesco Correctiv aveva infatti svelato di un incontro segreto tra alti vertici del partito, finanziatori e attivisti di estrema destra, avvenuto il 25 novembre a Potsdam, nel quale è stato discusso un piano di re-emigrazione su larga scala di richiedenti asilo, immigrati con permesso di soggiorno e cittadini tedeschi di origine straniera. Il recente successo di queste mobilitazioni potrebbe essere il primo segnale di indebolimento dell'estrema destra in una Germania sempre più disunita sul piano politico e che si trova ad affrontare una delle peggiori recessioni economiche della sua storia
Dopo la vittoria in Iowa, Donald Trump sembra abbastanza sicuro di vincere le primarie repubblicane, potendo contare sul sostegno anche di candidati uscenti e della base del partito. Dopo che nei Democratici il nome di Biden è stato accolto positivamente, è estremamente probabile come in questo 2024 le elezioni americane vedranno sfidarsi di nuovo Biden e Trump. Un déjà vu? Non proprio, perché nel mentre le sfide, soprattutto internazionali, sono cambiate e capire come un'ipotetica amministrazione Trump potrebbe affrontarle è cruciale per comprendere il peso di questa tornata elettorale.
Un'ombra sempre più imponente si staglia sulla complessa relazione tra Cina e Taiwan, mentre la crisi si intensifica e nuove variabili entrano in gioco. Per questo episodio vogliamo partire da uno degli eventi che di recente ha catalizzato l'attenzione internazionale ovvero la visita storica del segretario di Stato americano, Antony Blinken, a Taiwan del giugno scorso. Un gesto interpretato come un segnale di sostegno agli interessi taiwanesi e che ha scosso ulteriormente le già delicate dinamiche regionali. La visita del Segretario di Stato americano ha innescato una serie di reazioni a catena, mettendo ancora più in evidenza la tensione tra Cina e Taiwan. Tuttavia, l'impatto della visita è solo uno degli elementi in gioco in questa complessa crisi. Altre variabili stanno infatti emergendo, gettando ulteriori ombre sul futuro dei rapporti tra Cina e Taiwan.
In questo mese la notizia di cui si è più parlato di più è sicuramente la morte di Silvio Berlusconi, leader del partito Forza Italia, componente importante della maggioranza di centrodestra che è attualmente al governo. Da questo evento, la discussione che ha caratterizzato i programmi in televisione e le pagine dei giornali più importanti del Paese è senza dubbio quella del futuro della coalizione di centrodestra al governo e, in misura più larga, dell’intero centrodestra italiano, anche dal punto di vista dell’egemonia culturale del Paese, in particolar modo per l’impronta lasciata dal berlusconismo nella politica di oggi.
I social media sono diventati un modo importante per i governi di comunicare con i cittadini e raggiungere obiettivi specifici. I social media consentono ai governi di avvisare i cittadini in tempo reale, condividere informazioni importanti, raccogliere feedback e opinioni, creare una presenza online e persino promuovere le proprie politiche e i propri programmi. Inoltre, i social network possono essere utilizzati per raccogliere dati sui cittadini, analizzare il loro comportamento e le loro preferenze e adattare le politiche di conseguenza. In breve, i social network sono diventati una risorsa importante per i governi di tutto il mondo.Oggi parliamo dell'uso che il governo cinese fa dei suoi social, in particolar modo di TikTok e Weibo, sia dentro i suoi confini che fuori, assieme a Filippo Santelli.
Negli scorsi episodi abbiamo affrontato la questione della guerra fra Russia e Ucraina in tutte le sue conseguenze, da un punto di vista politico a un punto di vista economico, passando per quello sociale a quello alimentare. Un aspetto che merita un approfondimento è quello della difesa.L’invio di armamenti in Ucraina da parte dell’Italia e degli altri paesi Nato ci ha messo in condizione di interrogarci ancora una volta sull’utilità di investire nella difesa nazionale. Oggi ne abbiamo parlato con Paolo Mauri, analista militare di InsideOver ed ex militare.
Il 14 maggio la Turchia è andata al voto. Recep Tayyip Erdogan contro Kemal Kilicdaroglu e in un certo senso contro Atarurk, nel centenario della Repubblica. Presidenziali e parlamentari in una Repubblica che gioca da Impero e si muove tra problemi interni, sfide strategiche a tutto campo e il ruolo di Paese-ponte tra Europa, Asia, Medio Oriente, Mediterraneo allargato, Nato e Russia.Elezioni che, tuttavia, si svolgono in un momento di tensioni interne: con un'inflazione molto elevata e il terremoto del 6 febbraio che ancora scolvolge il Paese, si tratta senza dubbio di un possibile turning point per il più grande Paese del Medio Oriente.
In queste ultime settimane abbiamo assistito all’insorgere di una serie di proteste in Georgia, legate alle due proposte di legge cosiddette sugli “agenti-segreti”. Queste leggi, se fossero state approvate, avrebbero imposto agli enti del terzo settore che ricevono più del venti percento delle loro entrate annuali da un “potere straniero” l’iscrizione a un registro apposito. Nonostante il governo abbia ritirato queste proposte, le proteste stanno continuando, per cercare di avvicinare la Georgia verso l'Unione Europea.Abbiamo parlato di quello che sta accadendo in Georgia in questo episodio di Prospettive assieme a Micol Flammini, giornalista de Il Foglio, specializzata nello spazio post-sovietico.
Durante l’ultimo mese siamo rimasti impressionati dalla strage di Cutro, quando il 26 febbraio 2023 un'imbarcazione partita dalla Turchia con a bordo circa 200 persone si è spezzata in due a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone.Si è tornato quindi a parlare di migranti: le rotte di navigazione, l'aumento degli sbarchi, cosa sta facendo il governo e qual è la situazione politica dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ne abbiamo parlato nel nostro ultimo episodio del nostro podcast, Prospettive, assieme a Mario Savina, ricercatore dell'OSMED ed esperto di Nordafrica e Mediterraneo.
Stiamo vivendo un periodo di grandi cambiamenti mondiali, lo diciamo sempre, ma spesso e volentieri tendiamo a considerare come “parte attiva di questo cambiamento” soltanto alcune solite grandi potenze: Stati Uniti, Cina, Europa, India, Giappone e così via, dimenticandoci invece di alcune parti del mondo che silenziosamente e nemmeno troppo lentamente stanno emergendo. è il caso di alcune nazioni dell’Africa, continente che ancora troppo poco vediamo nelle prime pagine dei quotidiani. Il continente africano intero è scarsamente considerato dalla stampa mainstream italiana. Uno dei casi più evidenti è stato durante le elezioni presidenziali della Nigeria: la seconda democrazia presidenziale come numero di elettori al mondo è stata chiamata alle urne il 25 febbraio, ma se ne è sentito parlare decisamente poco.
Nella situazione di stallo che si è creata fra Russia e Ucraina stanno entrando in gioco le altre potenze: Cina e Stati Uniti affinano gli artigli e la comparsa di un pallone di spionaggio cinese nei cieli statunitensi finisce per rompere un equilibrio in crisi da tempo. Questo episodio di Prospettive non potevamo far altro che dedicarlo alla questione dei rapporti tra Cina e Stati Uniti, in crisi da tempo e complicati dalla guerra russo-ucraina. Partiamo da qui, per approfondire, insieme al nostro ospite, gli aspetti più urgenti della questione.
In questo mese uno dei temi principali su cui gran parte della stampa internazionale si andrà probabilmente a focalizzare sarà Israele. Non si tratta, tuttavia, solo dell’aspetto dei rapporti con i palestinesi, che rimane comunque cruciale, ma anche della gestione del nuovo governo da parte di Benjamin Nethanyahu. Nethanyahu, che è primo ministro di Israele per la sesta volta non consecutiva (pensare che il primo governo che ha guidato risale al 1996), ha vinto le ultime elezioni a novembre 2022 con una coalizione che va dalla destra all’estrema destra.Questo nuovo governo, che è definito dalla stampa come quello più a destra di sempre in Israele, ha iniziato a far parlare tantissimo di sé a partire da inizio gennaio, quando erano emersi dettagli sul piano per limitare i poteri della Corte Suprema, con una riforma che sancirebbe un forte controllo della politica sulla corte. Oggi ne parliamo con Carola Mantini, analista geopolitica specializzata in Medio Oriente.
In questi giorni l’Europa sta assistendo ad un inasprirsi delle tensioni tra Serbia e Kosovo. Nello Stato autoproclamatosi indipendente nel 2008, a inizio novembre, sarebbe dovuto entrare in vigore l’obbligo per i cittadini serbi di utilizzare targhe kosovare, già previsto nel settembre 2021 e mai applicato. Ancora una volta, per le proteste sollevate dalla popolazione serba, non è stata introdotta la nuova normativa che negli ultimi anni i governi kosovari hanno tentato di portare avanti. Questa volta però alle proteste hanno fatto seguito le dimissioni in massa di funzionari pubblici serbi del Kosovo, che il presidente serbo Aleksandar Vucic aveva definito “storiche”.
La situazione in Iran sta continuando a rimanere uno dei temi principali di questo 2022, con una rivolta che infiamma l’intera nazione dentro e fuori i suoi confini. Se ne continua a parlare per diversi motivi e molti li abbiamo già sviscerati in diversi post, ma anche proprio qui su Prospettive: si parla soprattutto di giovani in piazza, si parla di”proteste” della generazione Z, si parla di social network. A livello sociale penso sia una delle situazioni più calde dai tempi delle primavere arabe. Ora, qui su prospettive dobbiamo porci una domanda molto chiara: cosa dobbiamo aspettarci? Quale futuro attende l’Iran?
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