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Storie di sport al femminile
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Storie di sport al femminile

Author: Isabella Agostinelli

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Lo sport è la mia passione; le storie legate alle sport le mie preferite. Ve ne racconto qualcuna
113 Episodes
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Dalle foto "poco in posa" agli spot davvero innovativi, dai numeri da capogiro alle nuove regole, i Mondiali di Calcio Femminili 2023 hanno rappresentato una pietra miliare nel gioco del calcio.In un'edizione segnata dallo scandalo "del bacio" del presidente della federazione spagnola Luis Rubiales, tante sono le storie che meritano di essere raccontate. In questo episodio del mio podcast ho raccolto le più significative. Buon ascolto!
Ha vinto tutti i premi disponibili per un’atleta della sua età. È stata la prima giocatrice di high school a finire in copertina su Slam. Ha giocato una finale con febbre e sintomi influenzali, vincendola. Il suo debutto con la maglia di UConn era uno degli eventi più attesi degli ultimi tempi. Anche se questa stagione Ncaa è piena di matricole di alto livello, una cosa è certa: dopo Sabrina Ionescu, il basket femminile ha trovato una nuova stella in Paige Bueckers. Link articolo basketballncaa.com https://basketballncaa.com/paige-bueckers-nuova-stella-basket-femminile-uconn-huskies/
Immaginate di essere ad un maratona; tu insieme ad altre 5.000 persone di cui 2.000 donne; ora guardatele meglio: capelli al vento, maglie rosse, short sportivi. Notate nulla di strano?La risposta sarebbe no se ci trovassimo in Italia; ma questa maratona si è svolta in Iran lo scorso 5 dicembre. Un gesto, quello di correre senza lo hijab che ha scatenato l'ira della Polizia Morale iraniana che non ha però potuto colpire 2.000 donne.Una protesta pacifica che per la sua portata è stato un messaggio forte e chiaro dalle donne persiane; un messaggio ad un Paese orami fortemente diviso internamente tra i dogmi religiosi e le spinte all'apertura e al rinnovamentoNe parlo nel nuovo episodio di Storie di Sport al Femminile.
Simbolo dentro e fuori i palazzetti, è stata una pioniera della parità di genere in tempi in cui lo sport femminile era visto come una sottocategoria di quello maschile; incoronata miglior giocatrice dalla FIBA nel 1975, Mabel si è fatta portavoce di alcune rivendicazioni fondamentali per i diritti delle donne nel mondo dello sport: riduzione del gap salariale, accesso alle cure mediche, dignità nell'abbigliamento di gioco. Molte di queste cose, sono ormai date per scontate, e lo sono grazie a Mabel. A pochi giorni dalla sua scomparsa, ecco la sua storia.
Lo skate per sua natura è una disciplina che è sinonimo di libertà; gli ostacoli ispirano evoluzioni; i detriti diventano rampe per salti; per questo lo skateboarding sta diventando una delle discipline più diffuse in Palestina e nella West Bank. L'ispirazione per questo episodio di "Storie di Sport al Femminile" mi è venuto guardando il mini documentario dal titolo "Walls Can't Keep Us from Flying" che mostra come i giovani di Gaza stiano superando i traumi della guerra anche grazie allo skate.Mi aveva soprattutto colpito la storia della protagonista femminile di questo documentario, Yasmeen Foque che parla della sensazione di essere sulla tavola, di cosa significhi per le giovani ragazze palestinesi poter uscire dalle mura domestiche e dedicarsi ad un hobby che a molte delle coetanee è precluso. Ho scoperto soprattutto due realtà davvero bellissime, quelle di SkatePal (che ha anche un partner italiano) e Skate Qilya. Le due associazioni sono alla ricerca di volontari e aiuti. Se vi interessa conoscere meglio la loro storia, non perdetevi questa puntata.
Disinformazione, pochi dati ed errati, deep fake e umorismo sessista. Tante sono le piaghe che affliggono lo sport femminile e che lo stanno uccidendo dal di dentro e dal di fuori. Ma cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo? Se l'è chiesto il New York Times che ha scritto un'interessante analisi su quello che sta accadendo negli USA. Analisi che può essere trasportata anche alle nostre latitudini e che per questo mi ha fatto riflettere. Ne parlo nel nuovo episodio di "Storie di Sport al Femminile"
"Se puoi vederlo, puoi esserlo" è lo slogan che sin dalla sua nascita accompagna la bambola più famosa del mondo: Barbie.Applicabile a qualsiasi categoria, ha aiutato generazioni di bambine a sognare di poter essere una dottoressa, una donna in carriera, un'astronauta e ora anche una giocatrice di rugby. Un messaggio molto potente in quanto il rugby è uno di quegli sport di dominio prettamente maschile; Mattel spera quindi di ispirare tante ragazzine a "mettersi in gioco e di restarci" anche in quegli ambiti che normalmente non sono aperti alle donne. Per questa particolare campagna - ribattezzata Team Barbie - Mattel ha scelto di riprodurre 4 star della palla ovale: Ilona Maker, Ellie Kildunne, Portia Woodman Wickliffe e Nassira Konde. Queste sono le loro storie.
Lo ha detto rivolta alle ragazze che sognano di vincere un mondiale, ma le parole di Anna Danesi potrebbero essere rivolte a tutta l'istituzione scolastica italiana. "Lo sport non è nemico dello studio" è una frase che stride con quel che si vede nelle scuole del nostro Paese dove praticare uno sport a livello agonistico collide ancora con la voglia di studiare. Ciò è vero soprattutto all'Università, dove "si va per studiare" e dove non sembra esserci spazio per lo sport. Per questo le parole di Anna Danesi devono servire da monito: qualcosa deve cambiare e far sì che chi vuole intraprendere uno sport a livello agonistico e studiare sia messo nelle migliori condizioni possibili per farlo. E dall'università, a cascata, la riforma dovrebbe abbracciare anche tutti i gradi scolastici. Se si pensa infatti a discipline come la ginnastica artistica o ritmica, l'età dell' agonismo scende agli 11 anni ed è quindi fondamentale a questa età gestire al meglio gli impegni scolastici e sportivi. Il lavoro da fare è tanto, soprattutto a livello culturale. Bisogna smettere di vedere lo "sport" come un nemico dello studio, ma come un suo valido alleato. Quando insegnavo negli USA ricordo che i miei alunni atleti erano preoccupati che la loro media fosse sempre sopra una determinata percentuale perché altrimenti non potevano giocare la partita. Ecco, questo potrebbe essere il capovolgimento di cui avremmo bisogno anche in Italia. Ne parlo nel nuovo episodio di Storie di Sport al Femminile. E voi, cosa ne pensate?
Serena Williams è l'atleta più vincente della storia del tennis moderno. Ro, una startup di telemedicina americana che garantisce l’accesso, tra gli altri, a farmaci per la perdita di peso come gli agonisti del GLP-1 .In un video testimonianza, Serena spiega come questi farmaci l'abbiano aiutata a perdere peso (circa 14 kg) dopo la sua seconda gravidanza e dopo che i metodi "più tradizionali" fatti di alimentazione controllata ed allenamento non avevano dato risultati.Il video ha scatenato varie polemiche. Da un lato c'è chi si schiera a favore dell'atleta affermando che il corpo è il suo e che può decidere come meglio crede; i detrattori punto invece il dito sottolineando come un'atleta non dovrebbe far passare messaggi pericolosi e come dietro la partnership ci sarebbero solo interessi finanziari (il marito di Serena Williams è uno degli investitori della startup Ro).Come molti anche io sono divisa tra le due posizioni come racconto nel nuovo episodio di "Storie di Sport al Femminile". E tu, cosa ne pensi?
All'inizio il ruolo di libero le andava un po' stretto, ma poi ha iniziato a capirne la vera natura e non l'ha più abbandonato. " Se l'alzatrice è la mente, l'opposto il braccio, il libero è un po' l'anima della squadra: se tu stai lì, lotti su tutti i palloni in difesa, il tuo atteggiamento, la tua voglia di non mollare mai, può influenzare in maniera positiva anche le tue compagne; quello del libero è un compito di grande valore, forse meno evidente o acclamato di quello della schiacciatrice, ma sempre di grande importanza" mi aveva detto nel 2012 quando l'avevo intervistata per il magazine "Pallavoliamo.it"A distanza di 13 anni, Moki ha vinto tutto quello che c'era da vincere nella pallavolo a livello di club e di nazionale, diventando una vera e propria leggenda della pallavolo.Ecco perché ho deciso di dedicare a lei questo episodio di Storie di Sport al Femminile.
Immagina di nascere in un villaggio povero del South Carolina, crescere ad Harlem e trasformare le strade in un campo da tennis improvvisato.Così è iniziata la storia di Althea Gibson, la ragazza che con una racchetta in mano ha sfidato la povertà, il razzismo e ogni barriera.🎾 Prima persona di colore a giocare ai Campionati Nazionali degli Stati Uniti.🏆 Prima campionessa afroamericana a vincere un Grande Slam.💪 Pioniera anche nel golf, quando il tennis non le bastava più.Althea Gibson non è stata solo una fuoriclasse: è stata un simbolo di libertà, coraggio e possibilità.Una donna che ha aperto la strada a Serena, Venus e a tutte quelle che oggi scendono in campo senza paura.La sua voce risuona ancora oggi.👉 È lei la protagonista del nuovo episodio di “Storie di Sport al Femminile”.
Stesso sport. Stessa passione. Ma percentuali? Un altro mondo.In WNBA, le giocatrici ricevono solo il 9,3% degli introiti derivati da biglietti, diritti TV e merchandising.In NBA? 51%.Non si tratta di chiedere “di più” a caso.Si tratta di una divisione più equa di ciò che la lega incassa grazie alle giocatrici.Con la popolarità della WNBA in piena ascesa 📈, il momento per cambiare è adesso; ma mentre si discute di stipendi e diritti, una moda pericolosa sta prendendo piede: lanciare sex toys in campo durante le partite in particolare durante quelle delle Indiana Fever, squadra in cui milita Caitlin Clark, la giocatrice più in vista di questo momento.L’ultimo episodio? Durante la sfida tra Atlanta Dream e Chicago Sky, con oggetti che hanno sfiorato le giocatrici.La WNBA ha deciso di intervenire: chi lancia oggetti sarà bandito per un anno dagli stadi e rischia un procedimento penale.Ma dietro sembra esserci una Crypto valuta in cerca di popolarità.Scopri tutto nel nuovo episodio di "Storie di Sport al Femminile".
Lontane dai riflettori più scintillanti e dai contratti milionari, le azzurre del calcio e del basket hanno ottenuto due risultati storici: un bronzo europeo per l'Italbasket e una semifinale europea per la nazionale di calcio. Mattarella ha parlato di risultati che hanno ridestato un intero Paese , ma dopo il grande entusiasmo iniziale, le emittenti televisive sembrano essersi dimenticate del basket e del calcio femminile. Ancora una volta.Ma le nostre ragazze non ci stanno. Lo sport femminile merita rispetto e visibilità.
Yu Zidi ha soli 12 anni, ma già gareggia - e mette paura - alle grandi del nuoto: quarta nelle finali dei 200 metri farfalla e dei 200 misti e medaglia di bronzo nella staffetta 4×200 stile libero. In tanti inneggiano alla nuova stella del nuoto mondiale, ma le preoccupazioni sulla giovane età hanno destato numerose polemiche.Non è però la prima - ne sarà l'ultima - atleta ad aver raggiunto un secco così precoce. Nel nuoto era già successo ai tempi delle Olimpiadi del 1929 con l'atleta svedese Inge Sorensen; ma anche nella ginnastica artistica, Comanechi aveva vinto ad appena 14 anni. Lo scorso anno, inoltre, a Parigi c'era stato un vero e proprio boom di baby prodigio nello skateboard, tanto che la medagli d'oro era andata alla quattordicenne Coco Yoshizawa?Il dubbio resta: è giusto sottoporre le atlete ad uno stress simile ad un'età così precoce quando ancora la loro forza mentale è molto condizionabile?Fatemi sapere che cosa ne pensate nei commenti.
"Calciatrice professionista, innamorata del proprio sport" così recita la prima linea del cv che Alia Guagni ha fatto stampare sulla sua maglia di gara in occasione della sua ultima partita in maglia Como. Il motivo? Sensibilizzare l'opinione pubblica su un problema assai comune per le atlete di qualsiasi sport e disciplina: una vita dopo la fine della carriera sportiva.E mentre il Como si è già mosso per dare supporto alle sue tesserate, sui social le critiche alle parole della ex calciatrice non mancano. Ne parlo nel nuovo episodio di Storie di Sport al Femminile
Stick it no more

Stick it no more

2025-04-0106:46

Niente più body per le ginnaste francesi. Se vorranno potranno indossare una tuta! Proprio come le atlete tedesche che le scorse olimpiadi hanno sorpreso tutti. Ma la ginnastica, disciplina in cui il body è parte integrante della prova (ricordate il film "Stick it"?) non è che la punta dell'iceberg di un movimento che sta portando grandi cambiamenti nei "vestiari" sportivi in giro per il mondo. Il tutto, per permettere alle atlete di vivere il periodo del ciclo nella maniera più tranquilla possibile, senza che la paura di macchiarsi di sangue possa influire sulla propria prestazione. Un argomento, quello del ciclo mestruale, che ancora oggi è un tabù nel nostro paese (sì, nonostante la pubblicità di una nota marca di assorbenti con due atlete della nazionale italiana di volley).
Caitlin Clark, Emma Raducanu, Morgan Thomas, Alessia Orro e tante tante altre. La rinascita dello sport femminile ha anche portato ad una nuova violenza psicologica: quella dello stalking. Uomini, per lo più grandi rispetto alle loro vittime, che invadono la vita privata delle atlete fino a farle sentire insicure anche durante le gare. Dopo aver letto vari articoli sulla BBC e New York Times ho raccolto le storie più interessanti di questo nuovo fenomeno. E oggi, in occasione della Festa Internazionale della Donna, mi unisco al coro di tante milioni di donne "meno fiori e più fatti" in termini di prevenzione dalla violenza e in termini di pari opportunità.
Il 3 febbraio scorso, durante una partita di basket di U19 femminile, una giocatrice dell'Happy Casa Basket Rimini si è sentita apostrofata con la parola "scimmia".Insulto non abbastanza "razzista" da poter sospendere la partita (da regolamento) ma abbastanza devastante per una giovane immigrata di seconda generazione.Sintomo di una cultura, quella italiana, dove insulti del genere sembrano essere normalizzati e che potrebbero aumentare vista la sempre maggiore presenza di atleti e atlete figli di immigrati.Ma è ora di dire basta! Per questo riprendere la storia portata alla luce dalla Giornata Tipo; per dire ogni giorno basta al razzismo sugli spalti di ogni sport; per ricordare a tutti che "scimmia" è un insulto a sfondo razziale e che no, non può più essere tollerato (se mai lo fosse stato).
Il football è uno degli sport più amati in USA; per anni è stato uno sport in cui a farla da padroni sono gli uomini, ma negli ultimi anni ha visto affacciarsi sempre più donne all'interno degli staff della NFL. E anche del Super Bowl.Da Autumn Lockwood, la prima donna afro americana a vincere un titolo, al logo disegnato da Tahj Williams passando per il grande lavoro delle alle due assistenti allenatrici dei Chiefs Julie Frymyer e Tiffany Morton; dall'half time show con Serena Williams in pista al management tutto al femminile del quarterback degli Eagles, Jalen Hurts, il 59esimo Super Bowl ha portato alla luce diverse storie con protagoniste delle donne.Curiosi di conoscerle?Ne parlo nel nuovo episodio di "Storie di Sport al Femminile"
Gli album di figurine Panini in Italia rappresentano lo status del calcio maschile: ne dimostrano la popolarità e ogni anno migliaia di bambini lo acquistano e scambiano tra di loro le immagini dei giocatori per poterlo terminare.Dopo 64 edizioni al maschile, finalmente Panini dedica un album alle giocatrici dei club femminili italiani. E lo fa con un album di 48 pagine con 322 figurine.Una pietra miliare a dimostrazione della sempre maggiore popolarità del calcio femminile del nostro Paese. Ma la strada e gli ostacoli sono ancora tanti. Soprattutto se paragoniamo la situazione con gli USA e il resto d'Europa.
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