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Flamenco Chiavi in Mano podcast
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Flamenco Chiavi in Mano podcast

Author: Sabina Todaro

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Una chiave di lettura rivoluzionaria per capire il flamenco nella sua essenza culturale e musicale, offerta da Sabina Todaro. Dedicato a chi voglia conoscere e/o approfondire questa forma d'arte in modo non nozionistico, ma utilizzando la logica e comprendendo questo meraviglioso fenomeno, che è il flamenco, in tutti gli aspetti possibili, come strumento per la vita.
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Riflettiamo sulla pedagogia del flamenco.Facendo una ricerca su una Intelligenza artificiale in italiano sulla pedagogia del flamenco, l'unica risposta che ho trovato era... di contattare me! Ho quindi ripetuto la richiesta in spagnolo e per fortuna ci sono notizie migliori!FIno a pochi anni fa per avere una formazione professionale in un conservatorio, di chitarra flamenca, bisognava andare a Rotterdam. Sembra assurdo ma in relatà spesso le istituzioni non danno valore a ciò che hanno "dentro casa". Il flamenco è stato vittima del franchismo che lo ha emarginato come qualcosa di legato solo alla cultura gitana... però Franco è morto nel 1975 e ci sono voluti 40 anni affinché lo stato Spagnolo promulgasse la Ley organica de la Educacion, nel 2006, che ammise finalmente il flamenco come corso di studi di conservatorio in Spagna. Molto spesso l'insegnamento delle forme d'arte non riguarda la pedagogia, ma soltanto gli aspetti pratici, tecnici. Difficilmentei fa caso alla crescita dell'allievo, alla sua espressione. E' un po' come quando allascuola media si studiava matematica solo per passare l'esame. Avevamo 12 anni allora, ma anche da aulti è facile persare che dobbiamo fare le cose "bene", essere sicuri e precisi. Però se ci esercitiamo all'infinito efacciamo qualcosa di scorretto, non miglioreremo e riusciremo anzi a farci del male: un chitarrista che suona in modo scorretto soffrirà di tenidnite. Finché non uso il corpo in maniera saa mi farò male. Non si può fare un eserciizo "a caso" e sperare che "tutto vada bene"!Il flamenco si imparava dall'osservazione e dall'esperienza diretta: guardo e copio. Ma non è esattamente così che funziona, altrimenti io potrei ascoltare un disco di Paco de Lucia e ripetere esattamente i suoi suoni. QUindi è necessario che qualcuno faccia da intermediario e mi conduca in un percorso di apprendimento. Il flamenco è talmente complicato che occorre sempre conoscerne gli aspetti teorici, musicali, culturali, oltre che tecnici e fisici. Se pensiamo al cante flamenco, è talmente estremo che si rischia facilmente di rovimarsi le corde vocali. Ma se si desidera cantare fino a tarda età si dorvrà fare attenzione. Con il baile è ancora peggio, perché il corpo si distrugge senza un trainig adeguato. Dal 2006 esistono scuole di formazione completa del flamenco nei conservatori in Spagna, per quanto riguarda il cante, la chitarra e il baile, e facoltà di flamencologia, che è dedicata alla musicologia del flamenco, allo studio della sua struttura e tradizione. Prima di allora quindi non esistevano scuole? Certo che esistevano, esistono da sempre, da quando esiste il flamenco! Gli insegnanti però offrivano informazioni tecniche, di forme da copiare: una falseta da imparare, posibioni da eseguire, strofe da ripetere, coreografie da memorizzare. Ma se ad esempio imparo a ballare attraverso l'esecuzione di una coreografia, il corpo non lavora in modo adeguato perché i movimenti sono senz'altro ripetuti in maniera asimmetrica, e questo non è sano per la formazione di un danzatore. Rigurado al cante, credo che le persone imparasssero a cantare ascoltando tanto, vivendo il flamenco nell'esperienza di vita. Questo è bellissimo, ma probabilmente molti cantaores non hanno potuto sviluppare la loro voce perché non sono stati educati e si sono rovinati le corde vocali. I conservatori danno una formazione sulla cultura, e aiutano a riflettere su quanto si sta facendo, anche grazie agli studi di flamencologia. Questo è molto utile anche a noi che siamo stranieri e non viviamo immersi nel flamenco!Ma non si rischia di snaturare il flamenco demandandone lo studio a scuole formali ed istituzioni anziché a viverlo nella quotidianità, come si è sempre fatto? In qualche modo è vero. I conservatori preparano la persona e in qualche modo deviano la spontaneità, e possono rendere il flamenco un po' manierato. Però comunque benedetta la pedagogia, perché permette agli artisti di avere un obiettivo più focalizzato e di non farsi male nel perseguirlo. Alla fine, avendo strumenti culturali ci si può godere di più il percorso!La tecnica non esprime sicuramente il flamenco: se devo studiare una falseta e penso di doverla eseguire precisamente prima di "interpretarla" e metterci del mio, finirò di suonare in modo meccanico e il flamenco non ci sarà più. Nel flamenco non si può trascurare la relazione con il momento presente, un po' come nel jazz, l'influenza reciproca fra gli artisti, ma anche l'interazione con il pubblico, con il luogo fisico in cui stiamo suonando, cantando o ballando. La tecnica non è la cosa più importante ma è solo quella più semplice da imparare. La tecnica è una conditio sine qua non, è assolutamente necessaria ma non sufficiente. Questo si può dire di qualunque forma d'arte, ma nel flamenco il concetto è davvero potenziato. Credo sia dovere di tutti, anche di chi si avvicina al flamenco in modo ludico e assolutamente non con intento professionale, esplorare in tutte le direzioni questa cultura e rispettarla. Se so suonare molto bene la chitarra flamenca e attribuisco ai miei allievi tanti esercizi per metterli in grado di suonare tecnicamente meglio, non è che stia facendo un gran lavoro per il flamenco. Sto facendo un gran lavoro per mantenere me stesso. Nulla di male: è il mio lavoro! Però non sto contribuendo in nulla al flamenco. Se insegno una forma di cultura e una forma d'arte devo darne ai miei allievi una visione globale. Devo essere consapevole che se insegno una cosa non ne sono proprietario, ma contribuisco alla sua condivisione. Per rispettare il flamenco occorre conoscerlo!Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985, dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavor bellissimo sull'espressione delle emozioni che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Ho studiato moltissimo il flamenco, e mi sono aiutata con i miei studi di psicologia, pedagogia e psicopedagogia fatti all'università, alla scuola di Psicomotricità dell'ospedale Policlinico di Milano. Quando andavamo a scuola, spesso i nostri professori non ci comunicavano la loro passione per la materia che ci stavano insegnando, e ce la mostravano soltanto come un dovere. QUando si insegna non si insegna ciò che si sa ma ciò che si sente. Se non sento il piacere di insegnare, lo farò male. Per quanto riguarda il flamenco, se lo insegno in modo meccanico, manco di rispetto al flamenco, e non mostro i veri vantaggi che questa forma di arte può portare alla vita delle persone, alla loro quotidianità.
Continuiamo la serie di rflezzioni sulla timidezza ed il flamenco.La postura non è soltoanto un atteggiamento corporeo, ma è la posizione che il nostro corpo tende ad assumere durante la giornata. Esprime assolutamente ciò che siamo, la nostra storia, il nostro carattere, le nostre esperienze, i traumi, i vissuti positivi, il nostro sentire. Alla fine la postura siamo noi!Influenza profondamente il nostro modo di stare al mondo e i nostri pensieri. Prova a stare tutto il giorno accasciato con lo sguardo basso e il collo piegato: ti sentirai triste o depresso!Il flamenco ci obbliga a tirar fuori una postura molto eretta, aperta e forte, che ci pone in una condizione di autoaffermazione ed autorevolezza, non certo di timidezza. Occupiamo tantissimo lo spazio e rimandiamo una immagine di sicurezza di sé.Se la pensiamo in termini di uomini primitivi, ai quali siamo ancor oggi fisicamente uguali quasi al 100%, chi poteva stare dritto, aperto e fiero eera... il capo del villaggio! Il flamenco invece fa così con tutti!Essere nel corpo ballando flamenco è fondamentale. E' tutto! Per ballare ed essere così aperti ed eretti occorre lavorare con la forza muscolare. Ed è faticoso! Mentre balliamo non è che non siamo più timidi ma lìapertura che il corpo fa mette in secodno piano paura e timidezza. Si usa la "power house" come si chiama nel Pilates: parte alta delle cosce, pavimento pelvico, addome in forza. Il corpo nel flamenco è tonico e forte e ci mette in una posizione fisica di potere, che ci aiuta a mettere da parte la timidezza. Non dico che ci permetta di superarla, perché la timidezza non è una malattia ma una caratteristica!Quando ci sentiamo forti e aperti le preoccupazioni e le paure vanno in secondo piano. Quanto più tempo dedichiamo al rinforzo di questa muscolatura e di questo atteggiamento corporeo, e tanto più acquisisamo uno strumento. Mi ricordo di Paolo Villaggio quando faceva Fantozzi, che si relazionava con il capufficio. Era sempre accasciato, fisicamente imbranato perché assente e assente perché imbranato. Non mi faceva per niente ridere, anzi, mi faceva molta tenerezza. La sua timidezza e l'insicurezza si esprimevano tanto con il corpo. Questo capita spesso: se ti osservi durante la giornata, noterai quanto spesso chiudi il tuo corpo!Stare molto in una postura aperta mi dà una specie di abitudine, che posso sfruttare anche nelle condizioni della vita normale. Il mio atteggiamento verso la vita stessa si modifica grazie al corpo!Voglio spendere una parola sulle spalle, che sono un punto forte perché collegano le braccia, che possono accogliere o respingere. Nel flamenco chi balla fa gesti molto forti di accoglienza o di rifiuto. Il flamenco non chiede scusa, ma sottolinea la propria posizioe. Fare questo è motlo importante!Per tutti o quasi "una buona postura" significa spalle indietro, pancia in dentro e petto in fuori. Prova! Se metti le spalle indietro non ti muovi più.se invece si attivano le clavicole in avanti, possiamo meglio muovere le braccia. Le braccia sono da un punto di vista osseo attaccate alle scapole, le quali a loro volta sono articolate sulla clavicola. Se si muove la clavicola si muove tutto!La timidezza e la paura ci fanno tendere a coprirci. Nel flamenco si esibiscono le ascelle! Dentro di noi possiamo sentire un istitinto, a non muovere le ascelle, e chi è timido di solito non riesce ad esibire questa patre del corpo!Che succede quando il corpo fa quesi movimenti, così forti e grandi? Quando sei veramente dentro il flamenco ti accorgi che la forma precisa di quello che fai diventa assolutamente secondario. Se in uno spettacolo i ballerini sono molto presenti e ti raccontano la loro verità, non vedi "gli errori"!In molte dane la ricerca della perfezione sta uccidendo la tradizione. Ad esempio la Salsa o la Danza Orientale! In parte anche il Flamenco è contaminato da questa tendenza alla forma perfetta!Il fatto di battere i piedi dissolve la timidezza perche ci impone di essere nel corpo e di essere ciò che siamo. E ci fa diventare più assertivi. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 90 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Insegnando tutti i giorni vedo che le persone fanno fatica ad entrare con forza nella parte centrale del corpo. E' come lasciare sempre aperta una via di fuga! Sempre dico agli alleivi che se non vogliono essere presenti non possono fare altro che... non venire alle lezioni! Se sono lì devono fare i conti con la presenza. Ballando flamenco tutto passa in secondo piano. Non esistono mail da inviare o compiti da eseguire. Tutto passa dietro al piacere, e alla presenza. Il flamenco ti dice di vivere nel corpo con piacere!Attraverso questo uso della forza, il corpo si fa più forte e meno timido. Ad esempio molto allievi quando arrivano sono molto introversi e timidi e pian piano diventano più loquaci e sorridenti: Il flamenco dà un centro più solito e stabile, e ci insegna ad attraversare il modno con coraggio. Se camminiamo con forza e presenza, siamo come Mosé: quando arrivò davanti al Mar Rosso, la sua intenzione era così forte che... il Mar Rosso si apre! Se si tiene questa forza, tutto funziona meglio. E sembri improvvisamente più bravo! Con il flamenco impariamo a non dubitare delle nostre capacità. Attraverso la forza della parte centrale del corpo impariamo a mettere in secodno piano la timidezza!
imidezza e flamenco. Un discorso molto lungo!Il flamenco ci impone di essere molto vivi, e si scatena quindi molta adrenalina, che ci può fare essere timidi e timorosi oppure coraggiosi ed entusiasti. Se sono nel flamenco non posso che essere coraggioso: il flamenco si centra sull'espressione dell'entusiasmo! Il flamenco fa produrre adrenalina, e ci impone di lasciar uscire tutto ciò che deve uscire. Un punto chiave della timidezza è la non accettazione della nostra imperfezione: se sento di dover essere perfetto, e cerco il perfezionismo, non voglio essere criticabile, esco dal flamenco. Il flamenco ha tradizione orale, non è sostenuto da regole inequivocabili, come invece sono quelle del balletto o delle danze classiche indiane. Come nel jazz, è tutto legato al momento presente. Non si può tenere tutto sotto controllo, perché il tutto si basa sulla comunicazione con gli altri, e c'è sempre un margine di imprevedibilità. Certo è che se sono un musicista e devo suonare flamenco, mi sarà utile conoscere bene la tecnica del mio strumento, Alcuni artisti si sono allenati e hanno studiato talmente tanto da riuscire a confinare la paura del fallimento e quindi la timidezza. Ma la tecnica e l'allenamento sono strumenti, utili a chi vuole essere professionista. Ma se tutto si traduce in voler fare le cose alla perfezione perché se no perdo di vista l'obiettivo del falmenco: accettare le mie emozioni ed esprimerle. Cosiì il flamenco mi dà la possibilità di cambiare il mio modo di esprimermi, non cancellando la timidezza ma indirizzandola in modo espressivo. Moltissimi flamenchi sono timidi nella vita normale ma una volta sul palco convogliano il loro sentire meravigliosamente e la timidezzza non è un ostacolo all'espresisone di sé. Il flamenco ci dà una bellissima possibilità di gestione della timdezza: gli errori non sono cose negative ma... nuove possibilità. Se suonando mi sbaglio e suono note impreviste, potrei farne appunto l'occasione per esplorare nuove sonorità. Se nello sbaglio mi lascio coinvolgere dalla paura del giudizio e dalla timidezza mi sentirò male, ma se non ho l'esigenza di essere perfetto potrò inrtavedere le possibilità del mio errore e sfruttarle. Nel flamenco non c'è obbligo di perfezione, ma obbligo di verità. La comunicaione fra i membri del gruppo è fortissima e gli errori, o meglio le difformità da quello che si era pianificato, possono essere momenti di verità. Se non ne so approfittare perché penso soltanto a fare "ene" quello che avevo deciso, mi isolo nel mio fare e non interagisco più con gli altri, contraddicendo alla regola del flamenco di essere presente e comunicare. Se devo sentire la comunicazione con altre persone devo tenere la porta aperta all'entusiasmo e non alla timidezza.Se sono nella mia verità e la lascio uscire, gli abgli sono pezzi della mia verità. Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraveeso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab DanceSono una super appassionata delle neuroscienze, del funzionamento del cervello, ho tudiato psicomotricità e psicologia proprio per questo. Insegnando baile flamenco mi rendo conto dell'imnportanza della timidezza in questa forma d'arte da parte di chi con tutta l'umiltà e il rispetto affronta questo studio. E' un ostacolo grande: è come se non ci sentissimo autorizzati ad esprimere certe emozioni, ad erigerci in una postura molto aperta mentre balliamo, esprimersi con il cuore mentre cantiamo o suoniamo. Siamo timidi, abbiamo paura del giudizio e non ci sentiamo all'altezza.Una persona molto importante nella storia del flamenco che era molto timida è stato Paco De Lucia. Da bambino era insicuro o e si vergognava. Ha trovato nella chitarra un mezzo per sentirsi a proprio agio, riconoscersi in se stesso. Ha cominciato a studiarla in maniera quasi ossessiva. Le sue grandi capacità tecniche lo sostennero nel fare ciò che voleva e farlo come voleva. Alla fine poté fare proprio questo: perseguire la propria emozione e passare oltre la paura. Se riconosco ed esprimo la timidezza, la esprimo e la faccio diventare entusiasmo e non pi paura del giudizio, il flamenco diventa catartico e mi permette di trasformare i tutto in coraggio, e di vivere questa emozione di entusiasmo in prima persona mentre lo pratico e al tempo stesso dare coraggio anche a chi ne fruisce come spettatore.
Apriamo questo capitolo grandissimo di rilfessioni sulla timidezza ed il flamenco, che verrà portato avanti per diversi episodi.Il mondo di oggi ci chiede di distinguerci ma al tempo stesso ci chiede anche di omologarci. E' un messaggio contraddittorio ma molto forte. Trovare la nostra autostima, cioè identificarci con noi stessi è importante e forse l'identificazione è il più forte antidepressivo. La società ci chiede di omologarci agli altri per comportamento e atteggiamenti. Il flamenco ci dice di rispettare le tradizioni, ma di raccontare la propria verità e la propria unicità. Essere nel flamenco significa non omologarci ma trovare il nostro ruolo unico nell'ambito di questa tradizione. Ogni persona è timida almeno in qualche situazione. Che cos'è la timidezza? La paura del giudizio, del non piacere, della critica. La paura è una emozione primaria, ma nel senso della paura di un pericolo reale: se c'è una tigre davanti a me per forza devo avere una emozione di paura! Per sopravvivere!Ma spesso le nostre paure sono riguardo un pericolo pensato, immaginato ma non reale e il più delle volte la tidmidezza ci mette in ansia di fronte a paure che poi non si realizzeranno. Abbiamo paura che qualcuno ci giudichi, ma forse poi non lo farà nessuno. Sono poche le persone che non sono mai timide!Anche la timidezza ha aspetti positivi: quando siamo timidi siamo più attenti, osserviamo più segnali del normale. Ci sono persone che fanno fatica a guardare negli occhi un interlocutore, ma che sono poi in grado di parlare di fronte a centinaia di persone in una riunione aziendale. Questo ha molto a che fare con l'educazione che abbiamo ricevuto. Timidi non si nasce: si diventa. Ci sono paesi al mondo in cui l'educazione sociale sottolinea gli aspetti positivi dei bambini ed in altri questo invece non si fa. Ad esempio in Giappone, la cultura fa in modo che se il bambino ha successo, il merito viene suddiviso fra una serie di attori che hanno contribuito al successo: famiglia, insegnanti, ecc. L'insuccesso invece viene imputato solo al bambino. Foirse proprio per questo i giapponesi sono molto studiosi e quando intraporendono uno studio si impegnano enormemente. Sono molto attenti alla loro immagine sociale e quindi sono facilmente preda della timidezza. La cultura mediterranea al contrario tende ad applaudie i successi del bambino, minimizzando i fallimenti. Se in età infantile si sottolinea i successi, il bambino diviene più sicuro di sé e sarà meno timido una volta adulto. La cultura che genera il flamenco e mediterranea, quindi incoraggi ai bambini: abbiamo tutti visto in video o dal vivo bambini che ballano flamenco benissimo e sono piccolissimi. Ci stupiamo sempre di fronte a questo, ma dobbiamo pensare che questi bambini vengono molto incoraggiati e che pertanto non sviluppano alcuna timidezza. Nel mondo arabo accade lo stesso: se c'è un palco per qualche festa, con un palco, sicuramente i bambini vengono messi sul palco e applauditi dalla famiglia. Nella cultura Europea del centro nord si scoraggia il fatto di mettersi in mostra se non si è molto preparati. E' evidente che in generle gli andalusi sono meno timidi dei giapponesi. Biologicamente la molecola che si occupa della timidezza, della paura, è la stessa che produce entusiasmo e coraggio: l'adrenalina. A seconda di come il soggetto interpreta la realtà, saremo timidi o coraggiosi!Il flamenco ci obbliga a spingerci così tanto ai limiti delle nostre possibilità, che ci obbliga a sentirci molto vivi. La paura potrebbe prendere il sopravvento, ma al tempo stesso c'è il grandissimo entusiasmo di fare una cosa con enorme piacere, che ci nutre profondamente. Tutto ciò aha a che fare con l'adrenalina: il flamenco è veramente una droga. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco dal 1985 e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un lavoro sull'esprtessiione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo. Sono molto appassionata di neuroscienze e di psicologia, e per questo ho una formazione di psicomotricità e psicologia. Il flamenco è un serbatoio incredibile di analisi in questi campi che mi affascinano così tanto. Il flamenco non dà spazio ad essere timidi o insicuri perché ti coinvolge talmente tanto nella presenza che la timidezza si converte in coraggio.In una intervista Eva la Yerbabuena, una delle bailaoras più altamente riconosciute, raccontava di essere stata una bambina con una timidezza patologica. Anche da adulta è molto introversa, ma sul palco è talmente emozionante che non ti viene in mente che sia timida. Dà solo l'impressione di avere una espressività profondissima e di essere molto viva e presente. Eva ha studiato tantissimo e si è allenata tantissimo, tirando fuori un punto di forza per essere presente e forte. Il flamenco non cancella la timidezza con una maschera ma converte l'adrenalina della paura in quella del coraggio. Sposta l'attenzione del soggetto dalla timidezza all'entusiasmo.
I palos de levante sono generi musicali sviluppatesi nel sud est spagnolo, nelle provincie di Almeria, Jaen, Granada e nella regione di Murcia. La zona è tradizionalmente legata al mondo delle miniere, ed è legata al fatto di "Conoscere il mondo dall'interno, di averne una visione intuitiva profonda".Sono suonati in modalità flamenca, e sono liberi da vincoli ritmici (tranne eventualmente il Taranto, ma neppure obbligatoriamente). I palos tipici di questa famiglia sono Levantica, Minera, Murciana, Cartagenera, Taranta e Taranto. Il lavoro nelle miniere offriva possibilità di sostentamento a moltissime famiglie, e dava adito ad un enorme indotto di commercio. I minatori erano sempre uomini e desideravano divertirsi. QUIndi servivano locali di intrattenimento, Siccome erano quasi tutti andalusi, il tipo di musica che volevano ascoltare era proprio il flamenco. Ecco che tanti cantaores di varie zone andaluse si sono esibiti in quell'area mineraria, dando i natali ad uno sviluppo di cantes locali, alcuni dei quali davvero poco diffusi altrove. In particolare è interessante a questo riguardo il paese de La Union, in provincia di Murcia, nel quale si tiene un importantissimo festival flamenco con un concorso, centralmente di cante, ma anche di altro, che si dedica totalmente a questi palos, mantenendone l'integrità storica, con una enorme cura dei particolari ed un estremo rispetto della tradizione. La Union era un importantissimo centro minerario, ed è facile ancora oggi respirarne l'atmosfera nonostante che le minierew siano state chiuse oltre 50 anni fa. Restano nel paese miniere visitabili, musei e una serie di testimonianze affascinantissime.Il Taranto è il palo de Levante più diffuso altrove, al di fuori del concorso. E' diffuso anche perché si balla. Ed è l'unico ad ammettere il baile.Nel percorso di un cantaor è fondamentale investigare questi cantes perché offrono grandi possibilità interpretative anche su altri palos e quindi regalano al cantaor nuovi orizzonti espressivi.Cominciamo ad ascoltare le salidas del cante por Levante proprio dalla Minera, il palo legato a La Union, e partiamo da questo proprio come tributo all'importanza di questa cittadina. Ascoltiamo la versione di Pencho Cros, uno dei padri di questo genere, molto radicato nella cultura del paese, accompagnato alla chitarra da Antonio Fernandez, il capostipite della famiglia gitana Fernandez Munoz, che tanti srtisti ha dato al flamenco di lì. Il quejio por minera è un vero lamento, fatto in modo sommesso, con dignità e precisione.Ascoltiamo la Murciana cantata da La Trianita (trovata negli archivi della Sociedad Pizarras). Era nata a fine 800, e a quell'epoca chi si occupava di cante flamenco erano solo uomini, mentre le donne flamenche erano ballerine.Ascoltiamo El Cojo De Malaga, classe 1980, por Levantica figura super imprtante dei cantes de Levante (sempre dagli archivi della Sociedad Pizarras).L'ambito musicale di queste salidas è motlo omogeneo, ma ognuna è diversa, come se ci fosse una partitura. Ascoltiamo il cante por Cartagenera cantata con il gusto de Levnate. Antonio Pinana accompgnato dal figlio chitarrista, Antonio Pinana Hijo. I Pinana sono nati in questi cantes e li conoscono profondamente. L'atmosfera creata dai cantaores della zona ovest dell'Andalusia quando cantano por Levante è molto diversa, meno sofferta, meno sussurrata e meno caratteristica. Somiglia più ad una salida del cante di Siguiriya o di qualche altro palo. Ti faccio ascoltare un ottimo esempio di salida por Taranto, fatta da un gigante del cante gitano sevillano, El Chocolate.E' interessante conoscere queta differenza per capire meglio il Taranto. L'ultimo esempio è la salida del cante por Taranta di Manuel Romero, il primo cantaor nella storia a vincere la Lampara Minera, il massimo premio del festival de La Union, nel 1978, accompagnato dal chitarrista Antonio Pinana. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di musiche e danze del mondo arabo dal 1985, e dal 1990 insegno a Milano baile flamenco e un lavoro sulla espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho ciamato Lyrical Arab Dance. Amo infinitamente i cantes de Levante forse perchè li ho ascoltati tantissime volte nel concorso de La Union. Una volta che l'orecchio si abitua a questi cantes, lenti e scuri, toccanti e coinvolgenti, le persone lo trovano travolgente, emozionante. Il taranto è sicuramente il palo che preferisco montare, insegnare e ballare. E' un palo che ci spinge al di là delle nostre possibilità fisiche ed espressive, Ci obbliga alasciarci andare, a non criticare, non giudicare e non chiudere la porta alle emozioni. Ci obbliga a non aver paura e ci fa immergere nella musica fino a farci sentire un tutt'uno con essa.
Il cante por Colombianas è uno dei pochi cantes di cui conosciamo la data di nascita e l'autore. Il primo a cantarlo fu Pepe Marchena, nel 1931. L'autore creò questo palo flamenco ispirandosi ad una canzone tradizionale messicana, "El venadito", che infatti ha una melodia molto simile a quella della Colombiana, ed ebbe subito un grande successo, tanto che molti altri cantaores cominciarono ad inserirla nel loro repertorio. Perché si sia chiamata Colombiana e non Mejicana, come sarebbe forse stato più ovvio, non si sa, ma il flamenco spesso fa di questi scherzi: gioca di fantasia, è creativo e fa un po'... quello che vuole!I cantaores dell'epoca degli anni 30 spesso si trovavano insieme nei cafes cantantes di Madrid, ed era frequente che si influenzassero l'un l'altro. La cosa che mi pare strana è che non ci fossero salidas del cante por colombiana nei brani cantati da Pepe Marchena, e invece la salida del cante compare, fatta in maniere molto varie e creative, già negli anni immediatamente successivi alla creazione del palo, ad opera di altri cantaores. Non ho una risposta per questa domada!Ho ottenuto i brani più antichi che ti faccio ascoltare grazie al lavoro della Sociedad Pizarras, che raccoglie e rende in formato digitale gli antichi dischi a 78 giri, regalandoci gratuitamente su youtube la possibilità di accedere ad un patrimonio che si sarebbe perso, altrimenti. Alcuni di questi cantaores non si piegarono alle leggi del mondo dello spettacolo, non vennero a compromessi con impresari o con ricchi committenti e la loro fama non superò la loro epoca. E non ebbero successo col largo pubblico. L'operazione fatta dalla Sociedad Pizarras è incredibilmente importante da un punto di vista culturale.Ti faccio sentire diversi esempi di salidas del cante di questo palo, tutti degli anni subito successivi alla nascita del cante por colombiana, presi dal lavoro della Sociedad Pizarras.Nei loro incredibili archivi ho scoperto La Andalucita, cantaora sevillana, che cantava, ballava suonava e nacchere e aveva un repertorio molto vario fra la canzone, il cuplé, canti regionali e flamenco, che fu poi molto famosa nelle Americhe, dove visse quasi tutta la sua vita. El Nino de la Flor nato nel 1865 a Madrid, era un cantaor aficionado, e ha avuto qualche notorietà solo grazie al fatto di essere la seconda voce di Pepe Marchena, ma non fu un professionista.Queste due salidas del cante usano le sillabe Lele e tiritiri.Ascoltiamo ancora altre salidas del cante por colombiana, più compicate:La salida del cante del El Nino de la Huerta, sevillano, classe 1907.La salida del Nino de Fuentes de Andalucia, probabilmente l'unico cantaor di questo paese in provincia di Siviglia. Classe 1915, molto appassionato di cante, esperienze a Madrid, ma non fece compromessi e non diventò molto famoso.Quella de El Carbonerillo, classe 1906, sevillano, era anche ballerino e maestro. Ascoltiamo anche delle salidas più recenti, fatte da 3 cantaores degli anni '50 che hanno una particolare predilezione per questo palo, prima di tutto Ana Reverte, una voce importante del cante por Colombiana, poi Carmen de la Jara, altro punto di riferimento di questo palo. Carmen de la Jara usa Ay por colombiana, ma nessun esempio antico comportava l'uso di questo suono! Il flamenco spesso fa cose strane, e magari copia qualche cosa da un palo diverso, e forse la salida di Carmen de la Jara è influenzata dalla salida por GuajiraAscoltiamo ancora un esempio, da parte di José Galan, di Ecija, provincia di Siviglia, che forse è la salida del cante por colombiana più largamente diffuso oggi, ed elenca già tutta la melodia del cante. Passiamo alla salida del cante por tango-guajira, e lo studio... finisce subito: il cantaor che la creò, Manuel Vallejo (1891) non faceva salida del cante, e le sue incisioni di questo palo sono ridotte al minimo (forse una sola volta) ma il suo maggiore divulgatore, Naranjito de Triana la faceva, e la ascoltiamo. Naranjito ebbe moltissimi allievi cantaores, grazie ai quali divulgò parecchio questo palo.Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano, al Mosaico Danza e un lavoro bellissimo sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. A dire la verità secondo me la Colombiana è un po' al margine del flamenco, e infatti nelle mie lezioni non la contemplo tantissimo. Solitamente non si inserisce nel repertorio di un cantaor ed è cantata da voci poco flamenche e spesso si spinge più nella musica pop che nel flamenco. E' però molto vivace, vitale e coinvolgente. Mi è capitato diverse volte di montare un baile por Colombiana durante le mie lezioni perché il cante è piacevole e orecchiabile e anche una persona con poca esperienza nel flamenco non ha difficoltà a farsene coinvolgere. La salida del cante che ho sentito più spesso è proprio quella che ti ho fatto sentire, cantata da José Galan. Il Tango Guajira è bellissimo, molto coinvolgente, che ho anche coreografato per un saggio di fine anno, con grandissimo piacere, divertendoci molto con le allieve. E' un cante davvero molto poco diffuso, ed in effetti gli unici a cantarlo sono gli allievi di Naranjito de Triana, che però per fortuna sono tanti. Qualche anno fa è stato diffuso da una cantante che i flamenchi non apprezzano proprio e anzi, spesso la guardano con odio: Rosalia. Ne ha fatto un canto a cappella ed ha avuto molto successo, diffondendola in tutto il mondo. Ci sono persone in tutto il mondo che si mettono ad ascoltare Manuel Vallejo, grazie a Rosalia: nel suo canto si sente molto bene che lo ha ascoltato molto attentamente!Vedi il flamenco come è strano? A volte nella sua storia accadono cose incredibili come questa. E allora, non giudicare, non criticare e anzi, goditi le cose meravigliose che il flamenco riesce a produrre.
Sto facendo tutta questa serie dedicata alla salida del cante perché è importante come porta di ingresso al palo che verrà. Benché la guajira sia il cante forse più sereno di tutto il panorama del cante flamenco, la salida del cante si fa con un ay. Non saprei proprio perché si sia usata proprio questa sillaba. Partiamo ascoltando un esempio fatto da Juanito Valderrama, una pietra miliare del cante por Guajira.La sua salida del cante è breve, era proprio la sua maniera di farla. La voce sottolinea una nota e scende verso una nota più grave, sulla quale termina. Fra le due note, l'intervallo è una quinta, come se la prima fosse un sol e la seconda, quella più grave, un do. Questo fenomeno mi incuriosisce sempre perché mi fa ricordare che lo stesso intervallo viene esplorato al contrario, dalla nota più grave a quella più acuta, nel richiamo alla preghiera arabo, del quale ti faccio ascoltare una frase di esempio, cantato da uno sheikh turco bravissimo, Mustafa Ozcan. Non so se sia una coincidenza o se io stia dicendo una cavolata,e nessuno studio è stato fatto a questo riuardo, che io sappia. Ma la mia attenzione viene sollecitata!Proseguiamo l'ascolto con una salida del cante fatta da La Argentina, una bravissima cantaora di Huelva, che è più lunga e complessa. Da dove viene? Il cante por Guajira è stato introdotto, a parere di tutti i flamencologi e anche dello stesso Juanito Valderrama, da Manuel Escacena, un cantaor storico, classe 1886. Sentiamo la sua salida del cante por guajira, che era effettivamente più lunga e complessa.Questo esempio di cante è preso dal lavoro infinito fatto dalla Sociedad Pizarras, in Spagna. Queste persone stanno facendo un lavoro incredibile, raccogliendo dischi antichi, quelli registrati sui primi dischi a 78 giri, molto spessi, che in Spagnolo si chiamano Pizarras e che non saprei come tradurre in italiano. La Sociedad Pizarras compra questi dischi antichi, anche pagandoli a prezzi carissimi, li ridigitalizza e li pubblica su un canale youtube, che si chiama Flamendro, e li puoi ascoltare lì con estrema facilità. Stanno salvando un patrimonio che in parte sarebbe scomparso perché mai nessuno ha rimasterizzato molti di quei dischi, gettandoli nell'oblio. Ricordiamoci che la storia del flamenco è ciò che fa del falemcno quello che esso è in questo momento, quindi se ti piace il flamenco non ti puoi esimere dall'investigare la sua soria. L'esempio successivo è cantato da Bonela Hijo, un cantaor molto radicato nella tradizione del cante flamenco, con una aficion incredibile. Ascoltiamo ancora un esempio di salida del cante por Guajira, fatto dal cantaor di Huelva Jesus Corbacho, che ha una grande esperienza nel cante per accompagnare il baile. Osserviamo che la velocità del brano cantato da Escacena è molto elevata, mentre Valderrama cantava la guajira ad una velocità molto inferiore. Molti cantaores hanno cantato la guajira con una velocità di parecchio inferiore a quella di Escacena, influenzato di Valderrama, ma oggi molti cantaores tendono a ritornare alla velocità antica. Come ultimo esempio ti faccio un piccolo regalo: una letra al posto di una salida del cante, che Jeromo Segura ci ha proposto durante l'ultimo stage di cante flamenco tenuto al Mosaico Danza a Milano. Jeromo dice che quando c'è il baile, per un cantaor è molto bello dirigersi direttamente a lui/lei con una letra invece che con un semplice ayeo, perché questo instaura una comunicazione più immediata e crea un coinvolgimento maggiore, che porta chi danza più direttamente dentro al cante. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano al Mosaico Danza e un lavoro sulla espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance.Quando insegno, spesso mi viene proposto di montare una coreografia di baile por Guajiras, quindi negli anni ne ho montate tantissime. E' un palo molto richiesto, forse perché, utilizzando ventaglio e scialle, spesso gli allievi hanno proprio la curiosità di misurarsi con questi accessori. Ogni volta ho cercato di lasciarmi ispirare da questa atmosfera così serena, leggera (ma non superficiale), e la salida del cante ci aiuta, con quelle poche note, ad entrare in sintonia con l'atmosfera del palo. Come molte volte ti ho già detto, noi ballerini tendiamo sempre ad essere molto concentrati sulle forme, su che cosa dobbiamo fare, sul fatto di farlo al meglio possibile. E ci perdiamo a volte il messagio di quello che stiamo ballando.Danzando è fondamentale capire cosa stiamo facendo, sia per rispettare la tradizione culturale di riferimento, sia per noi stessi: nel flamenco c'è sempre una perla di saggezza e una emozione dentro la musica e sarebbe un vero peccato non goderne. Se non sentiamo esattamente quale sia l'essenza del palo che stiamo ballando: se non ascolto l'atmosfera del cante, posso ballare una guajira come se fosse una Alegria, una Cana, una Buleria por Solea, una Bambera. E allora perché ballo invece una Guajira, se non la ascolto?Cogli l'occasione!
Affrontiamo una analisi della salida del cante in 4/4 lento.Farruca, Tango de Malaga e Garrotin sono tre cantes importanti, che hanno alcuni aspetti in comune fra di loro, e che analizzeremo con alcuni esempi. Quando ascoltiamo un ritmo di 4/4 lento in scala minore pensiamo subito alla farruca, che di solito si ricorda anche chi non conosce molto del flamenco. Soprattutto la farruca è spesso accompagnata dal baile, e il pubblico ne rimane sempre molto colpito. La scala minore è comune anche a molti altri generi musicali, quindi anche per un neofita non è strana, e si ricorda con facilità.Ma non tutto ciò che suoa in scala minore, lento in 4/4 è farruca. Può essere infatti Tango de Malaga. Se il chitarrista non ha tanta esperienza, confonde un po' l'identità dei due palos, e spesso magari utilizza una falseta di farruca in tango de Malaga, creando un'atmosfera meno adatta a questo palo. Fino a che non compare il cante, non si sa quale sarà il palo che verrà, ma già con la salida del cante, tutto si chiarisce.Partiamo dal cante di Antonio Mairena por Tango de Malaga. Antonio Mairena è una pietra miliare del cante gitano, e nell'esempio che ascoltiamo canta una salida del cante molto lunga, che oggi solitamente si fa molto più corta. La salida por Tango de Malaga si fa sempre con Ay.La musica è molto simile a quella della farruca, che però ha una salida del cante diversissima, fatta con un trantrantrero, e con una melodia speciale, che viene praticamente ripetuta alla fine delle letras. Nell'esempio che ascoltiamo, abbiamo un'altra pietra miliare del flamenco: Juanito Valderrama, la classica voce non gitana, che cantava con una qualità acuta, sottile, che sfruttava la grazia e la sensibilità della sua voce. Ascoltiamo anche un'altra salida del cante por farruca, più attuale rispetto all'esempio precedente, da parte di Ricardo Fernandez Del Moral, vincitorre della lampara minera del festival de La Union nel 2012, e di molti altri premi. Ricardo ha la particolarità di essere cantaor e chitarrista insieme, e si accompagna al cante da solo, con il risultato di capire molto bene il flamenco da due punti di vista diversi.Un altro cante di 4/4 lento che viene introdotto con la sillaba tran tran trero è il garrotin. Quindi ascoltare solo le sillabe non ci basta a capire che cante sia. Occorre anche ascoltare la scala musicale. Il garrotin non viene molto interpretato, ma è motlo divertente. L'esempio scelto è cantato dalla Argentina. Il cante por garrotin è anche caratterizzato, come la farruca, dalla presenza di un ritornello alla fine delle letras, che può essere anche cantato alla fine della salida del cante, cosa che sentiamo nell'esempio di Segundo Falcon. La salida di un cante mantiene una linea melodica molto precisa, mentre i cantaor può lavorare sull'espressività ma onn può cambiare la melodia. Il flamenco si costruisce sulla propria tradizione, ed è importante che resti così.Sono Sabina Todaro, mi occupo di Flamenco e di musiche e daze del mpondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso la danza. Insegnando, lavoro spessisismo su Tango de Malaga e Garrotin anche con i livelli più bassi perché le melodie non sono troppo difficili da capire anche per un orecchio ancora inesperto. Il flamenco si basa sempre sulla propria tradizione e fa riferimento alla conoscenza che lo spettatore ha del flamenco stesso. Richiama esperienze, memorie già vissute dallo spettatore. La salida del cante è come la copertina di un libro che ci indica quale sarà l'argomento e ci invita a leggere, ad ascoltare e a godercelo il più possibile.
Cominciamo ad analizzare la salida del cante in 4/4, a partire da quella che utilizza le sillabe Lele Ay. In altri pèodcast ci saranno salidas del cante por farruca, garrotin, tango de Malaga ecc.Per prima cosa ascoltiamo una salida por tango, cantata dalla cantaora di Jaen Gema Jimenez, in cui si sente molto bene il lele cantato per esteso. La frase Le le Ay viene dalla musica araba. Il fenomeno nella musica araba si chiama Layali, che significa notti: il cantante utilizza le parole ya leil ya ain, o notte o occhio , per farla. A volte il cantante dice Leyli, che significa mia notte. L'esempio scelto è un cantante egiziano, Saleh Abdel Hay, classe 1896. Chi ascolta i miei podcast sa che mi piace molto andare indietro nella storia per individuare le radici delle tradizioni, Il seguente esempio è una salida del cante por tientos, cantato da José Mercé, e il seguente è Dolores Vargas la Terremoto, figura di punta del flamenco pop e della rumba catalana degli anni 70. Famosa la sua rumba Achilipu, che chiunque conosca questo ambito musicale conosce di certo. Il cante utilizza lele o anche lere.La salida del cante flamenco è molto tradizionalista e il cantaor non ha la libertà totale di improvvisare come voglia, cosa che invece fa il cantante arabo, che ha assolutamente carta bianca nella creatività, mantenendo sempre il vincolo con la scala musicale. Nella musica araba colta la libertà creativa del cantante viene espressa tanto nel layali, mentre nelle seccessive parti della musica magari c'è un obbligo forte di seguire una tradizione, quasi una musica classica. Come utlimo esempio ti faccio ascoltare Pedro el Granaino por Solea, che non voglio escludere da questo elenco di salidas con lele, anche se non è in 4/4 perché è importante sapere che esiste. Pedro è un cantaor bravissimo, con una voce incredibilmente simile a quella di Camaron, e sta avendo parecchio successo. Da ascoltare con attenzione l'accompagnamento del chitarrista Antonio Patrocinio Hijo, che ha una dote incredibile nel mostrare qual'è il ruolo della chitarra nel flamenco. Sono Sabina Todaro mi occupo di flameno e musica e danza del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco ed un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso danza e musica del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Sono molto appassionata di musica e mi piace enormemente trovare le radici comuni fra queste due forme di musica. Quanto più capisco il flamenco tanto meglio capisco la musica araba e viceversa. La prima volta che hoo sentito una salida del cante con lele, mi sono detta "conosco già questa cosa!". Effettivamente avevo iniziato ad ascoltare musica araba un po' prima, quindi avevo già un background con l'improvvisazione canora fatta con ya leil ya ain. Non ho mai trovato in un libro questo parallelo, non perché non ci sia ma perché nella mia conoscenza non illimitata non l'ho incontrato. Ma mi sembra evidente!Il flamenco è come un crogiuolo in cui un orafo butta elementi diversi, e fonde tutti i metalli per creare un gioiello nuovo, in modo creativo e sempre interessante. Oggi si usa tanto parlare di inclusione e di linguaggio inclusivo: il flamenco è davvero inclusivo!
Ecco una serie di esempi di salida del cante della famiglia delle cantiñas: Alegria de Cadiz, Alergia de Cordoba, cantiña, Mirabras, romera caracoles e La Rosa.Gli esempi sono presi da cantes di artisti affermati e significativi nel panorama della storia del flamenco, e sono commentati nel loro contesto.Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985, dal 1990 insegno a Milano baile flamenco e un lavoro interessante sull'espressione delle emozioni attraverso le danze e le musiche arabe che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Mi definisco tossicodipendente da cante flamenco, e voglio sempre indicare ai miei allievi l'importanza di conoscere la storia del flamenco. Quando si capisce meglio come funziona qualcosa ne si può godere al meglio e l'apprendimento risulta più completo e soddisfacente.
In questo podcast facciamo una analisi di vari esempi di salida del cante che utilizzano l'Ayeo, che usa il suono Ay o I per introdurre il cante. Questi suoni vengono anche chiamati Quejío, lamento. Partiamo da una Siguiríya cantata da Camarón de la Isla. Tradizionale e molto personale insieme. Camarón era sempre molto spontaneo e personale. L'introduzione por siguiíya è sempre tiritiritiri-ay. Il suono Tiri è molto esplosivo e aiuta ad entrare in questo palo così forte. Nel quejío por siguiríya si sente tantissimo la scala flamenca e in particolare la cadenza andalusa. In pratica viene percorsa profondamente. Ascoltiamo un esempio di quejío por Soleá, fatto da un altro gigante del flamenco, punto di riferimento assoluto per quello che riguarda la Soleá: Antonio Mairena. Anche nel quejío por soleá si sente chiarissimamente la cadenza andalusa.Ascoltiamo un esempio di quejío por Malagueña, cantato da Antonio Chacón, una pietra miliare di questo cante, tant'è che ha creato uno stile, la Malagueña de Chacón. Antonio Chacón diede un grande impulso a questo palo e anche a molti altri, pur non essendo gitano. Portò il cante flamenco su palcoscenici internazionali, e infatti fu anche criticato da molti gitani, che considerarono questa operazione un po' troppo commerciale. Il quejío por Malagueña si introduce con il suono "Giagiay", molto caratteristico, e presenta proprio bene le note della cadenza andalusa. Questi cantes sono molto antichi e addolorati, legati all'anima andalusa, gitana e quindi flamenca. Come esempio di quejío di cantes de levante ho scelto Carmen Linares, che è della zona più ad est dell'Andalusia, appunto di Linares, in provincia di Jaen. L'esempio che ho scelto è una taranta-minera. E nel quejío si sente un riferimento ad ambedue i cantes, taranta e minera. I quejíos dei palos di levante sono un lamento, non un urlo di dolore, come invece lo sono quello di Siguiríya e di Soleá.Ascoltiamo anche un esempio di salida del cante por minera. Il cantaor è Jeromo Segura, che è di Huelva ma ha studiato talmente in profondità i cantes di Murcia che è davvero un esempio molto aderente alla tradizione in particolare di La Unión, un paese in provincia di Murcia, nel quale c' è un concorso dedicato proprio ai cantes de levante, delle miniere. La voce viene mantenuta per una quantità di tempo incredibile, ed è proprio una caratteristica peculiare del cante por minera. Ascoltiamo anche un altro esempio di un quejío con Y, quello particolarissimo por Caña, fatto da Enrique Morente con la chitarra degli Habichuela, garanzia di una grande qualità. Introduce con E Ay, e seguono dei caratteristici Y con una melodia particolare, tipica della Caña, della Policaña e del Polo, di cui parleremo meglio in un altro podcast. Anche in questo si sente molto la cadenza andalusa. L'atmosfera è molto diversa da quelle precedenti, non c'è quel dolore, quella profonda tristezza, quel dolore. Ascoltiamo anche un altro esempio, in cui la salida del cante è fatta con Ay, ma si tratta di una Cantiña: ci sono Y e Ay, ma l'atmosfera è proprio diversa! Si tratta di palos allegri, solari. Qui ti faccio ascoltare un esempio di Caracoles. Come mai si usa Ay in una cosa allegra? In realtà ogni cantaor fa queloc he sente, a seconda dei suoi gusti, del momento creativo, del suo stile perosnale. Magari poi la cosa piace e diventa patrimonio comune. Non si può tagliare il flamenco con un coltello! L'esempio che ti faccio ascoltare è il cantge di José Menese accompagnato da Antonio Carrion, entrambi sivigliani. Antonio Carrion è super appassionato di cante, e probabilmente il suo sogno nel cassetto sarebbe proprio di essere un cantaor. Non ggiungo altri esempi di salida del cante che sfrutta Ay non perché non ci siano ma perché non voglio confonderti, e anzi voglio stimolare le tue capacità di ascoltare e riflettere. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insengno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Chi non conosce il flamenco spesso dice che il cantante flamenco si lamenta perché forse ha il mal di pancia. Per me questi suoni di lamento sono utili per riportarci più vicini all'essenza delle cose, della vita. Lasciarci permeare dai suoni richiama delle memorie emozionali antiche dentro di noi, e se poi devo ballare su quel palo, è fondamentale ascoltare la salida del cante se devo ballare! Non credo che esista una siguiriía senza salida del cante. Credo che sia impossibile entrare in questi suoni senza un Ayeo! Non sono un cantqaor, ma non ho mai sentito qualcuno cantare questo palo senza un ayeo. Faccio un'ultima riflessione sulla presenza di suoni Ay anche in cantes allegri: come nella vita, il flamenco sa benissimo che le emozioni non sono mai pure: c'è sempre un piccolo fondo di malinconia anche nella gioia, di serenità nel dolore ecc. Il flamenco non si identifica con una emozione sola, esattamente come fa la vita.
La salida del cante è la partenza del cante, la preparazione a cantare che il cantaor flamenco fa per sintonizzare la sua voce (e tutto l'uditorio) sull'atmosfera del palo che si accinge ad interpretare. Le melodie utilizzate per fare questo sono in gran parte del tutto codificate dalla tradizione.Nel prossimo podcast ti darò esempi pratici commentati.Con la salida del cante, il cantaor entra nella stanza emozionale del palo e ne definisce l'anima, utilizzando delle sillabe particolari: ay ay, le lé, le ré, tirititran, torrotro, tiritiri. Quando il cantaor fa ayay viene definito quejio (appunto, lamento) o ayeo, onomatopeicamente. Ogni palo specifico ha una introduzione del cante peculiare, e quindi la salida del cante già ci dà grandi informazioni sull'identità del palo che arriverà. Tirititran probabimente viene dal fatto che la lettera T essendo dentale, è molto secca ed esplosiva, ritmica, molto più di altre lettere, e la lettera R somiglia al rasgueo, alla tecnica chitarristica in cui la mano si muove come un ventaglio e tocca tutte le corde come un rullo di tamburo. Il tirititran più famoso è quello di Alegria de Cadiz, ma non tutte le Alegrias vanno introdotte con il tirititran: l'Alegria de Cordoba no!Ricordo un aneddoto simpaticissimo, raccontato in concetro dal grandissimo cantaor gaditano Chano Lobato: un cantaor, Ignacio Epeleta, in un Café cantante, doveva cantare ma aveva appena partecipato ad una festa, in cui aveva molto apprezzatogli ottimi vini della zona, e la sua memoria era un po' offuscata dall'alcol. Cominciò a cantare usando apputno queste lettere tirititran, non ricordando il verso poetico. La cosa piacque e da un "problema" la storia del flamenco fece nascere una tradizione. Le sillabe Le lé, Le ré terminano con Ay, vengono dall'arabo: l'introduzione del canto arabo avviene con le parole Ya Lel, Ya Ain, o notte o occhio. Da lì sicuramente viene! La salida del cante con Le lé avviene ad esempio por tango e soprattutto por tiento.Una cosa che fa il cantaor prima di iniziare a cantare molto spesso, è il temple: un piccolo ay che il cantaor fa sottovoce, per intonare la nota di base. Nei dischi viene poi rimosso, o forse il cantaor lo fa con un volume così basso che non si sente, ma il fenomeno è molto comune. Il cantaor dovrebbe appunto portare con sé tutti i presenti a sintonizzarsi sulla emozionalità del palo in questione: se lo ascolti bene ti aiuterà ad entrare meglio nello spirito del palo. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Insegno baile flamenco a Milano dal 1990 e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrica Arab Dance. Quando insegno a volte gli allelivi si straniscono che non si balli durante la salida del cante. I ballerini bravi non ballano, ma ascoltano.Se guardi su Youtube lo vedrai: i ballerini che non sono tanto bravi a volte ballano nella salida del cante, zeppando il tutto con mille passi che li distraggono dal cante. Ma quelli bravi ascoltano, per sintonizzarsi sul cante. Il flamenco è come una torta meravigliosa, con frutta, creme ecc. Assaporala tutta, non concentrarti sui passi che sono come avere una torta buonissima e mangiarne soltanto due ciliegine. Soffermati ad ascoltare la salida del cante e potrai assaporare meglio tutta la torta!
Molti studi si sono fatti per capire da dove venga questo termine.In spagnolo il termine flamenco non indica solo la forma d'arte che tutti amiamo ma indica anche il fenicottero e l'aggettivo fiammingo, originario delle Fiandre.Qualcuno ha ipoìtizzato che il termine appunto venga da "fenicottero", dato che il bailaor spesso sta su una gamba sola, in posizioni un po' strane. Personalmente non credo sia questa l'origine del termine, ma per dovere di cronaca la elenco.Altri hanno ipotizzato che si sia dato al flamenco questo nome perché i gitani nella loro lingua, il Calò, usano termini "strani" che non vengono dallo spagnolo. Al tempo stesso non vengono nemmeno dal fiammingo, ma si può immaginare che sia stato dato questo nome per identificare qualcosa di "esotico", di "straniero". Un viaggiatore inglese, Borrow, disse che il termine veniva dalle Fiandre, proprio perché i gitani venivano considerati come provenire da lì. E' però un falso storico... Un'altra interpretazione fa venire il termine dall'arabo. In effetti, la prima parte della parola suona simile a "fellah" che in arabo significa contadino. Però la seconda parte del termine a me personalmente non risulta chiara, in arabo. Inoltre facciamo un piccolo ragionamento: se il termine venisse davvero dall'arabo, per quale motivo non sarebbe stato usato per 3 secoli e mezzo dopo la cacciata dei mori dalla Spagna, per poi riemergere a fine 700- inizio 800?Il folklorista spagnolo Manuel Garcia Matos dice che a fine 700 comparve un termine di argot: flamenco per indicare un fanfarone, un maleducato, e ancora oggi si dice "no te pongas flamenco" per indicare a qualcuno di non essere esagerato, invadente, rumoroso. Però oggi in accezione positiva si può dire "un tio flamenco" per indicare una persona generosa, coraggiosa, che non ha vergogna.In ogni caso, questo argot dell'epoca venne usato molto per riferirsi ai gitani, che nella storia erano discriminate, dovendo subire leggi molto restrittive e punitive. Fino al regno di Carlo III i gitani non avevano neanche lontanamente una parità giuridica rispetto al resto della popolazione, quindi il termine flamenco indicava spesso un gitano, in particolare un gitano andaluso, come termine dispregiativo. Il termine è poi passato dall'indicare il gitano andaluso ad indicare la sua produzione artistica, e il flamenco assunse il valore che attribuiamo oggi. Il termine flamenco significa cante flamenco. In spagnolo se dico "cante" non intendo dire "canto" ma proprio cante flamenco! E viceversa. Il termine flamenco deriva quindi più probabilmente dall'identità che il popolo gitano dava a se stesso, superata la vergogna e rinforzato l'orgoglio di appartenenza. In effetti nella mentalità andalusa, che è scherzosa e vivace, c'è l'uso di indicare qualcosa di brutto usando una parola bella o viceversa, in modo ironico, quindi è molto probabile che ad un certo punto sia passato da essere negativo ad essere positivo. Il termine ad un certo punto si è identificato con il cante, che è in sé stesso una forma di cultura, complessa e completa. Sono Sabina Todaro, mi occupo di danza e musica del mondo arabo e di flamenco dal 1985, e dal 1990 insegno baile flamenco e una forma di ricerca espressiva attraverso le danze del mondo arabo. Quando insegno, spesso le persone mi chiedono che cosa significhi il termine flamenco, e spesso lo storpiano (flamengo, flamingo... oggi sempre meno spesso, in realtà. Forse stiamo imparando!). La certezza non ce l'abbiamo. Perché è importante definire l'origine etimologica di un termine? Perché è importante creare una definizione? Perché si crea un contenitore, che ci permette di definire di cosa si tratta e quale sia la forma di pensiero che genera questo concetto. E' vero che il flamenco è particolare, strano, esotico (Fenicottero, Fiammingo...), con origini arabe... tutto può essere, perché tutto nacque da una tradizione orale e i gitani erano molto chiusi nella loro famiglia dal punto di vista culturale. In realtà l'ipotesi più probabile mi pare quella di Garcia Matos, che venga dall'argot: se sei un fanfarone, un po' esagerato e quasi superbo, è perché credi tanto in te stesso, non hai paura e non ti vergogni. E io, qui, ritrovo tanto il flamenco!
Unesco è la United Nations Educational Scientifical and Cultural Organization. Si occupa di preservare la diversità culturale, che potrebbe venire inghiottita dalla globalizzazione. Preserva siti di interesse cuklturale e geografico, importanti per la storia dell'uomo, e si occupa di conservare la cultura locale. Ciò che l'Unesco protegge non è protetto per la sua bellezza, ma perché rappresenta un ambiente specifico, con una storia ed una appartenenza sociale e culturale, di una forma creativa, di sviluppo, con proiezione verso il futuro, che si trasmette in maniera transgenerazionale. Deve essee tipico di un popolo specifico.Nel 2010 una grande delegazione di artisti del flamenco e diverse istituzioni, le Regioni Murcia, Andalusia e Estremadura, il ministero della cultura spegnolo presetarono la richiesta di riconoscimento del flamenco come patrimonioi immateriale dell'umanità. Il 16 novembre di quell'anno l'Unesco accetta di riconoscere il flamenco. Ecco le motivazioni: Il flamenco identifica la storia della comunità gitana andalusa, che lo ha prodotto in gran parteCoinvolge artisti, scuole, istituzioni, industria e culturaSi identifica con il territorio andaluso e si sta espandendo da tempo a Murcia ed Estremadura, ma anche in tutta la Spagna e persino a livello internazionale. Ci sono influenze sempre più internazionali.Il flamenco non comprende solo l'arte performativa, ma è anche forme di cultura, situazioni di vita quotidiana, feste, alcuni tipi di lavoro, come il fabbro ferraio o chi produce le ceste di vimini. Abbraccia vari contesti sociali, la relazione con la natura, persino il modo che le persone pensano a se stesse. L'Unesco analizza il flamenco descrivendone gli aspetti: Il Cante viene eseguito prevalentemente in modo solistico, con testi brevi e concisi molto sentiti ed emozionali, che collegano le persone fra di loro.La danza esplora diverse emozioni e diversi stili ed è molto espressiva e personalizzata.Il toque è originariamente concepito come accompagnamento, ma sempre di più diviene forma solistica (nel video di presentazione si vede subito Paco de Lucia!)Il flamenco si estende ben oltre le sue forme d'arte, con rituali, espressioni che permeano la vita quotidiana del suo contesto sociale. Identifica l'identità andalusa. Grande importanza hanno le famiglie gitane che hanno tramandato da una generazione all'altra questa cultura. Coinvolge istituzioni educative, le penas flamenche, i conservatori, le università, studiosi dedicati al tema, locali di spettacolo, teatri, festival e tablaos, e coinvolge una grande quantità di persone che se ne occupano. Rappresenta una parte molto significativa del patrimonio culturale della Spagna del Sud.Essere patrimonio dell'Unesco significa per il flamenco poter avere maggior visibilità, aumentando la consapevolezza locale ed internazionale. Questo dovrebbe preservare il flamenco nella sua essenza più profonda, e tramandarlo per le prossime generazioni. L'Unesco si propone di creare iniziative anche legali per dare al flamenco visibilità e mantenerlo in vita. La comunità stessa che lo produce se no dovrà prendere cura. Le sue zone di origine devono creare leggi specifiche per mantenenre la sua continuità storica. Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e danze del ondo arabo dal 1985, e dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sulla espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Spesso con gli allievi parlo del fatto che il flamenco sia stato inserito nella lista dei beni immateriali dell'umanità dell'Unesco. Noi ignoranti pensiamo che lo sia stato perché è tanto bello e piace tanto nel mondo. Ma le ragioni sono ben altre! Di tipo storico e culturale, e nel senso di continuità intergenerazionale che ha.Che cosa possiamo fare noi stranieri a riguardo? Studiarlo, dedicarci con il cuore a questa forma di cultura, non per cannibalizzarlo ai nostri scopi, studiarlo con rispetto ed amore. Il rispetto nei confronti di una storia, di una tradizione lunga e della sua evoluzione, che per forza c'è perché si tratta di una cultura orale. Il mio consiglio è sempre di studiarlo, leggere, ascoltare, dedicargli più tempo.
Il 16 Novembre è la giornata Internazionale del Flamenco. Esiste perché è una forma d'arte meravigliosa e viene amata da tantissime persone al mondo. La data è stata scelta per commemorare il fatto che l'Unesco abbia dichiarato il Flamenco Patrimonio immateriale dell'umanità il 16 novembre 2010. Lo stesso giorno del 2011 la Giunta di Andalusia ha stabilito che il 16 novembre sarebbe stato il giorno del flamenco in Andalusia. Per estensione, tutte le entità che si occupano di flamenco hanno "cavalcato l'onda" del successo del fatto che l'Unesco abbia dichiarato il flamenco patrimonio culturale immateriale dell'umanità, diffondendo così questa celebrazione a livello mondiale. Celebrare il flamenco implica invitare le persone ad avvicinarsi al flamenco e ad approfondirne la conoscenza, nella sua globalità culturale. Se si vive in Andalusia o almeno in Spagna questo ha una valore concreto, ma se si vive come nel mio caso altrove, non ci sono attività culturali da seguire legate al flamenco. Nessuno spettacolo, mostra, conferenza, esposizione... Che cosa possiamo fare quindi?Possiamo dedicare, il 16 di novembre, una parte della nostra giornata ad approfondire il flamenco, a cercare informazioni a riguardo. Sempre dico "Benedetto internet e San Youtube!" che ci permettono di esplorare il flamenco pur vivendo lontano dalla sua terra di origine. Questo può essere il nostro contributo personale!Come mai l'Unesco ha attribuito al flamenco questo statuto di patrimonio immateriale dell'umanità? Perché ha fortissime tradizioni, esiste nel tessuto socio culturale della sua terra di origine, e al tempo stesso si evolve, si innova. Non è "archeologia" di se stesso! La candidatura fu presentata dal governo spagnolo, dalla regione di Murcia, delle Regioni Andalusia e Estremadura, sottolineando che si tratta di una cultura intergenerazionale, presente nella vita quotidiana, nelle celebrazioni pubbliche e private. Fra l'altro il flamenco muove parecchio turismo, che a sua volta genera un indotto economico considerevole. Il flamenco come forma di arte genera una creatività ed una evoluzione artistica considerevoli, davvero uniche al mondo. La chitarra flamenca è conosciuta ovunque nel mondo, ben oltre i confini spagnoli. E coinvolge l'uditorio fortemente, al di là della sua origine culturale. Per capire il flamenco non è necessario conoscerlo, o appartenere alla sua origine culturale. Ha un'energia talmente forte ed una emozionalità talmente chiara... Il baile ha coinvolto chiunque lo abbia visto in tutto il mondo. "Arriva" facilmente. Spesso si dice che il baile è passionale e sensuale. Questi due termini sono spesso usati a sproposito oggi, ma passionalità viene da patior, sentire, ascoltare ciò che si sente, e sensualità significa sentire, ascoltare cosa sente il corpo. Allora sì: il baile flamenco è passionale e sensuale!Il cante flamenco commuove profondamente anche se non si conosce una parola di spagnolo. I neonati ben prima di conoscere il significato delle parole capiscono perfettamente cosa si dice loro interpretando i segni significativi del linguaggio: tono, velocità, espressività! Ecco che il cante flamenco è comprensibile anche a chi non conosce la lingua spagnola!La giornata del flamenco può essere vissuta dedicando a questa arte un piccolo spazio di riflessione, di ascolto e di comprensione.Sono Sabina Todaro insegno baile flamenco e Lyrical Arab Dance, un percorso sull'espressione delle emozioni attraverso le danza del mondo arabo dal 1990, e mi occupo di queste forme di cultura dal 1985. Vivo immersa nel flamenco, che insegno quasi ogni giorno, per cui effettivamente per me non c'è un giorno speciale per dedicarmi al flamenco, ma lo sono tutti! Ma il 16 di novembre è bello pensare che uniamo tutti le nostre forze e mandiamo al flamenco una energia personale, il nostro contributo al futuro del flamenco. Il flamenco può sopravvivere anche senza di me, ovviamente! Ma se ognuno di noi mette un piccolo tassello al flamenco, può contrubuire alla sua diffusione, aprirne le porte ad altre persone. Io ci credo tanto ed è per questo che faccio questi podcast e insegno baile! Mi interessa molto dare ai miei allievi le chiavi per aiutarli ad utilizzare gli strumenti che il flamenco ci mette a disposizione e che ci permettono di esprimerci e di vivere meglio a contatto con le nostre emozioni, imparando ad esprimerle e a sentirle.
Le peñas flamencas sono circoli culturali in cui la gente si riunisce per scopi legati al flamenco, ma anche ad altro: cultura, socializzazione, persino sedersi ad un tavolo e bere o mangiare in compagnia. Si trovano centralmente in Andalusia, ma un po' ovunque in Spagna (e oggi, nel mondo).Sono il cuore della tradizione del flamenco, poiché grazie alle peñas il cante, che è la parte più centrale a cui si dedica l'attività dei circoli è stato tramandato non solo dai professionisti ma anche dalla gente comune. In una peñas flamenca è possibile ascoltare il cante di qualcuno che di professione fa tutt'altro. che magari non canta neppure benissimo, ma che ricorda cantes antichi, a volte ormai scomparsi o dimenticati perché non incisi o non rappresentati in spettacoli più "ufficiali"- Qualcuno che canta come cantava suo nonno o un vicino di casa tanto tempo prima. E che, avendolo vissuto di prima mano, ce ne possa dare un esempio e farci capire. In una peña è anche possibile discutere del flamenco, confrontarsi, e avvicinare il flamenco storico con le nuove tendenze. A volte avvicina generazioni diverse accomunate dalla passione per il cante.Spesso le peñas invitano cantaores anche di primissimo rilievo ed organizzano spettacoli, dando alla popolazione la possibilità di ascoltare un flamenco anche di grande qualità senza doversi spostare dal paese e senza dover comprare il biglietto di ingresso in un grande e costoso teatro. Oggi è spesso difficile invitare bravi cantaores nelle peñas, perché hanno dei costi molto alti, e quindi è possibile invitarli solo se i cantaores accettano di adeguare il proprio tariffario al budget delle peñas.A volte le feste di paese possono ospitare uno spettacolo di flamenco solo grazie allo sforzo economico e anche pratico ed organizzativo delle peñas del paese. Dovrebbero essere le istituzioni a sostenere le peñas, ma a volte succede il contrario.Attenzione a non aspettarsi di trovare necessariamente il baile inuna peña flamenca: solitamente il baile non è presente, o magari vi si tengono soltanto corsi di Sevillanas per i bambini del paese.Un'altra qualità delle peñas è quelle di essere un palcoscenico per i nuovi talenti, nel quale i giovani cantaores si possono confrontare con persone anziane e imprare dalla loro esperienza, in situazioni abbastanza informali da essere tranquillizzanti, ma non così leggere come potrebbe accadere in un salotto privato o un bar.Dato che in Spagna c'è stata una dittatura fino al 1975, non era possibile riunirsi, per cui anticamente si organizzavano riunioni informali, a casa di qualcuno, in spazi privati, quasi clandestinamente. E lì si riunivano le persone ad ascoltare il cante. Addirittura c'è una peña di Moron de la Frontera, vicino a Siviglia, che si chiama Los Llorones, i piagnoni, proprio perhcé la gente vi si riuniva per ascoltare il cante e commuoversi fino alle lacrime!Oggi si studia il flamenco da internet, o da un cd, ma storicamentele peñas erano un luogo in cui era possibile ascoltare, conoscere, approfondire, riconoscere l'identità culturale del flamenco. E è importante continuare a riconoscere il loro ruolo storico.Nella mia esperienza sperimentare l'emozione enorme di sentire un cantaor non professionale cantare proprio per me in una peña andalusa perché in quel momento io, straniera ed appassionata al flamenco, ero l'ospite d'onore è stata una cosa indimenticabile. Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo Arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiatamo Lyrical Arab Dance. Ai miei allievi consiglio di andare in Andalusia e cercare le peñas, entrare e farsi raccontare qualcosa sulla storia del flamenco dalle persone presenti.La prima volta che sono andata a studiare flamenco in Spagna, nel 1989, sono capitata in una peña a Jeréz de la Frontera, in Andalusia, credevo si trattasse di un posto dove vedere il baile, di una scuola di danza. E invece scoprii che si tratta di luoghi dedicati centralmente al cante. Ero abituata alla peña flamenca di Milano, creata da un gruppo meraviglioso di donne coraggiose che si sono rimboccate le maniche per portare a Milano artisti flamenchi, soprattutto bailaores, e farli esibire in spettacoli ed insegnare in qualche stage. Pensavo che la peña flamenca fosse quello anche in Spagna!Quello fu per me il primo incontro con un cante dal vivo fatto in modo informale e non professionale. Andare a cercare un cante tradizionale, non editato e corretto in sala d'incisione ci dà la dimensione di cuò che il flamenco è nella sua realtà. Alimentare la tradizione del flamenco al di fuori dei grandi teatri e delle grandi compagnie è utile ad aiutarlo a rimanere vivo. La base del flamenco deve rimanere il più ampia possibile affinché il flamenco resti vivo e... in buona salute.
Come si può costruire la propria sensibilità musicale nel flamenco, non potendo toranre indietro all'infanzia? Il cervello continua ad imparare e a reagire agli stimoli che abbiamo intorno a noi. Quindi la nostra educazione musicale può essere coltivata nella vita anche ben olrte la prima infanzia.Quando si affronta un genere musicale nuovo, occorre un po' ci conoscenza, di abitudine all'ascolto. Il nostro cervello assorbe lo stimolo e risponde, ma ha anche una risposta cognitiva: quella di prevedere ciò che succederà rispetto a ciò che sa. A volte il cervello "si annoia" perché sente accadere troppo spesso ciò che si prefigura, ma dall'altro canto è per il cervello rassicurante verificare che quello che abbiamo previsto si compia. I bambini chiedono di ripetere mille volte gli stessi giochi, le stesse favole, le stesse musiche, anche se li conoscono a menadito! Il cervello si tranquillizza e impara al tempo stesso. Lo stesso accade per la musica: Si va ad ascoltare volentieri ciò che somiglia a quanto già conosciamo. Oppure, la parte più intellettuale di noi viene stimolata dall'ascolto di musica estremamente diversa da quanto già conosciamo, e viene affascinata dalla novità. Tutto ciò che può avvicinare il nostro orecchio al flamenco, è ben accetto. Io detesto il Flamenco Chill Out, o le deformazioni del flamenco verso la musica commerciale, o la musica ambient un po' afflamencata, perché amo il flamnco nella sua essenza. Ma, mi dico, sono una porta di accesso ad una musica così complessa!I flamencologi e i musicisti flamenchi solitamente detestano questi generi musicali "leggeri": li considerano come un errore o una mancanza di rispetto nei confronti della tradizione, perché hanno in mente cose meravigliose!Il nostro orecchio è disponibile ad ascoltare qualcosa che somiglia a quanto conocsiamo già! Per noi stranieri è senz'altro così! Ma funaziona anche con gli spagnoli, e addirittura con gli andalusi, per coloro che non sono molto interessati al flamenco, li aiuta a forgiare il loro orecchio, e a portarlo verso il flamenco. Per costruire la nostra sensibilità musicale può essere utile rivolgere l'attenzione a tutti gli stimoli sonori che abbiamo intorno. Rumori di fondo, suoni vari. Il rimbombo dei suoni nelle diverse stanze della nostra casa: ad esempio nel bagno c'è una sonorità molto diversa da quella che abbiamo nel salotto!L'attenzione al suono ci può aiutare ad aprire una porta di risposta al suono. Il cervello risponde agli stimoli, ma è anche capace di non ascoltare gli stimoli. Di selezionarli. Per fortuna lo sa fare, perché se non sapessimo selezionare gli stimoli non potremmo mai mantenere l'attenzione su nulla! Il corpo viene in realtà continuamente influenzato da quanto gli accade intorno, e possiamo osservare che se la nostra attenzione al suono cresce, il corpo risponderà con gesti e suoni in modo più attivo e ricco.Ascoltare con tutto il corpo è una azione volontaria, che camb ia completamente il modo di vivere la musica. Siccome non viviamo in un ambiente in cui il flamenco è quotidianità, bisgona che scegliamo di ascoltarlo di più! Per capire il flamenco bisogna imparare a rispondere ad esso, con emozioni, gesti, suoni. La musica fa affiorare emozioni e la voglia di rispondere. Lascia la porta aperta e tutto funzionerà! Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Insegno dal 1990 baile flamenco e Lyrical Arab Dance un percorso sull'espressione delle emozioni attraverso le danze e le musiche del mondo arabo. Sono tanti annni che vedo corpi che rispondono alla musica, e vedo crescere la sensibilità musicale dei miei allievi quanto più collegano le emozioni alla musica. Imparare gesti meccanici non costruisce in noi una sensibilità musicale, e non ci fa migliorare le capacità nel flamenco. Ma non appena si apre la porta della risposta emozionale, della preparazione culturale, gli allievi creano una esperienza musicale che si evolve verso una competenza più profonda. E' una vera e propria azione, molto profonda. Ascoltare il suono e la propria reazione ad esso. Nel flamenco il corpo produce tantissimi suoni, e si può anche immaginare che ogni gesto sia un suono anche quando il suono non viene prodotto dal corpo. Ci fa sentire di essere uno strumento musicale! Quando la musica è dal vivo, cosa che dovrebbe sempre essere, nel flamenco, si può apprezzaare tanto come il corpo risponde al suono, come se fosse esso stesso musica!
Se devo costruire una sensibilità musicale nel bambino è necessario che lo porti verso il suono, stimolandolo in maniera sonora. L'attenzione acustica è spontanea per alcuni cervelli, ma non per tutti alla stessa maniera. Ci son cervelli più facilmente attratti dal suoino oppure dalla vista o dal movimento. Non ci sono studi che dicano esattamente come quasto accada, ma si può immaginare che se forniamo al bambino una pre-educazione musicale, stimolandolo con l'ascolto di suoni il piccolo crescendo avrà maggiore attenzione alla musica.Il bambino va stimolato verso la musica ancor prima di iscriverlo ad un vero e proprio corso di musica. In effetti quando iniziamo a parlare abbiamo una finalità espressiva e troviamo il sistema di comunicarla. Non sono quindi le informazioni esterne (un corso) ad orientare il nostro essere, ma gli imput che l'ambiente intorno a noi ci manda e la risposta che noi diamo a questi stimoli. Il suono ci dà il senso della tridimensionalità dello spazio, della relazione stessa con lo spazio, ci fa intuire la distanza fra il nostro corpo e gli oggetti intorno. Abbiamo una sorta di sonar! Il suono ci aiuta a relazionarci con il mondo circostante: è una porta sempre aperta. Non possiamo decidere di chiudere le orecchie come invece facciamo con gli occhi! Il suono colpisce zone molto sensibili del nostro cervello. Nei secoli scorsi sono stati fatti esperimenti, oggi impensabili, di deprivazione degli stimoli sonori a bambini neonati, nell'intento di vedere quale lingua antica i piccoli avrebbero deciso di parlare. Ovviamente, il risultato fu che i bambini non svilupparono nessun linguaggio e che anzi il loro cervello rimase molto deficitario. I bambini piccolissimi, nei primi mesi di vita, a volte vengono operati ad un occhio per qualche motivo, e consequenzialmente i piccoli sviluppano una incapacità di porre attenzione agli stimoli che arrivano da quell'occhio. Il cervello non si sviluppa in modo "normale" Se gli mancano alcuni stimoli!L'ambiente circostane non è "neutro", ma crea riferimenti culturali ed educativi innegabili. L'ascolto fra l'altro comincia ben prima della nascita!Tutti gli stimoli che provengono dall'esterno si associano fra di loro, e in questa sovrapposizione si creano feedback importanti. Noi siamo il frutto di tutte le nostre esperienze! Il nostro universo sonoro comprende anche la lingua che si parla intorno a noi, e determina il nostro gusto, che dipende direttamente dall'educaziozne acustica e dalle nostre risposte ad essa.Un'altra cosa molto importante sono le nostre risposte alle stimolazioni. Il suono sposta la materia di cui siamo fatti, e quindi la musica modifica le nostre capacità di movimento! E' interessante guardare le persone molto molto anziane. Alcune appena c'è musica cominciano a muoversi, nonostante i loro dolori o le loro difficoltà neurologiche. Evidentemente la musica li colpisce profondamente. Possiamo continuare ad educare il nostro sistema ad avere sempre più attenzione al suono. L'imprinting dei nostri primi anni di vita è molto forte, ma l'educazione acustica non si ferma lì. Lo stesso si può dire anche rispetto al movimento. Fino all'ultimo minuto della mostra vita!In questa società siamo spesso vittime di inquinamento acustico, non solo riguardo alle nostre orecchie ma anche riguardo al suono in generale, emesso da qualsiasi altra fonte. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. E di neuroscienze, culturale, psicologico, di espressione, in risposta alle stimolazioni di musica e danza. Chi voglia imparare ad esprimersi attraverso la danza deve avere un corpo musicale che impara a rispondere fortemente alla musica. Lo vediamo nei bambini piccoli, quando ancora faticano a stare in piedi, se sono coinvolti dalla musica si esprimono ballando, con tutto il corpo. Da adulti abbiamo imparato a mascherare le emozioni, ma sappiamo che la musica interferisce sul nostro umore tantissimo. Insegno ai miei allievi ad ascoltare il loro corpo e le risposte che sorgono appunto nel corpo allo stimolo musicale. Ti racconto di un esercizio super commovente che faccio fare agli allievi: li metto a coppie, con una musica cantata molto espressiva. Una mano sul petto, l'altra tesa verso il compagno, e devono solo immaginare che la voce cantata esca dal loro petto e la possano dirigere veso l'altra persona. Dopo qualche attimo, magari di imbarazzo, si crea una comunicazione molto forte e profonda, assolutamente commovente. La nostra società non ci invita ad essere sensibili verso la musica e le emozioni, ma possiamo sempre cercare un momento per riscoprire questa cosa meravigliosa e profondamente umana.
Ci poniamo una domanda: il cante flamenco si può imparare? Nella sua storia, il flamenco ha tradizione orale, quindi si dovrebbe cantyare in maniera spontanea. Questo implicherebbe di avere una formazione musicale basata su un ascolto quotidiano, continuo. Nella tradizione il flamenco è una parte integrante della propria quotidianità, e nasceva spontaneamente. Oggi ci sono scuole e conservatori. Servono? L'avvicinamento al flamenco oggi va fatto a 360°, in maniera completa. Non si tratta di imparare a memoria le note di una melodia e la strofa poetica che dobbiamo cantarci sopra. Le note della melodia sono una specie di schema, di punto di riferimeto, ma il cantaor deve ricamare sopra le note e personalizzarle sempre. Se anche studiassimo a memoria una Solea cantata da Antionio Mairena, e arrivassimo a fotocopiarla acusticamente, non saremmeo arrivati al flamenco. Le scuole ci insegnano su cosa si basa il cante, che caratteristiche ha, come si classifica, la relazione con la chitarra, con il baile... se qualcuno ci indica tutto questo, sarà più facile ed efficace il nostro apprendimento. Fino ad ora però nessuno è riuscito ad arrivare a cantare flamenco ad un livello professionale: occorre una voce particolare, l'accento andaluso, i piedi radicati nella cultura andalusa, cose che si costruiscono in una vita!Cosa fare, quindi? La prima scelta sarebbe trasferirsi in Andalusia, ma spesso questa scelta è impossibile. E allora? Dobbiamo costruirci un sapere flamenco ascoltando tantissimo: se voglio capire ad esempio un cante por Solea, dovrò ascoltarne tantissimi, con stili diversi, cantati in epoche diverse. Non posso ripetere ma devo capire di che cosa si tratta. Spesso i cantaoores di oggi, quelli che hanno una vera e profonda aficion, basata sulla esperienza di vita, giudicano male i cantaores che vanno su Youtube e imparano dai video. Ovvimanete la mia visione che posso avere io che vivo lontano e... "benedetto Santo Youtube!" che mi dà la possoibilità di ascoltare e mi offre un buon surrogato di quello che a caas mia non ho. Certo sarebbe meglio imparare andando in un a Pena sotto casa, in cui il chitarrista, panettiere del paese e il cantaor che fa tutt'altro nella vita, mi fanno ascoltare come cantavano i loro nonni. Però questo non è disponibile ovunque. Youtube è un ottimo strumento, ma capire cosa ascoltare è difficile. Ci sono tanti cantaores bravi e rispettosi della storia del flamenco, ma fidiamoci soprattutto dei libri, degli studi, e dell'ascolto di giganti come Antonio Mairena, La Nina de los Peines, Juanito Valderrama, Pepe Marchena, Pepe de la Matrona, Antonio Chacon... i cantaores che hanno fatto la storia del flamenco!Per ascoltare qualcuno di più moderno consiglio sempre Carmen Linares, una cantaora con un equilibrio perfetto, con una grande passione e una grande capacità artistica. Camaron de La Isla è un altro pilastro irrinunciabile, ha cantato tantissime cose diverse, anche se per la maggior parte il suo repertorio era intorno ad alcuni palos, ma ha cantato di tutto, tutto benissimo e in modo molto personale. Enrique Morente era un altro innovatore, uno studioso, un ricercatore del flamenco, al contrario della spontaneità istintiva di Camaron, e anche lui ha fatto scuola, rivoluzionando il mondo del cante. Se voglio investigare i cantes di una certa zona sarà meglio ascoltarli dalla voce di qualche cantaor della zona. Alcuni cantes non sono stati incisi tantissimo: se compro 100 cd di flamenco trovo alcuni cantes molto rappresentati ed altri per niente! Devo quindi ascoltare davvero tanto!Il cante si impara? No, si matura, si matura costruendo dentro di sè una sensibilità con umiltà, rispetto e attenzione. Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Ho incontrato quasi per caso il cante flamenco, senza aspettarmelo: nessuno mi ha avvisata! Abituata al canto arabo, non ho fatto fatica ad entrare nel cante flamenco, con i suoi quarti di tono e i le sue modalità espressive. Adesso sono cante-dipendente, e il mio cervello mi canta quasi continuamente melodie flamenche. Cerco di far apprezzare ai miei allievi le caratteristiche del cante, per far capire come si distinguono i vari palos. Dobbiamo capire se una musica ben organizzata e ben fatta è solo piacevoleo è anche rispettosa della storia del flamenco. Oggi creare un orecchio esperto sulla storia del flamenco è difficile perché il nostro universo sonoro è sempre più variegato. Ti posso dare un suggerimento: esplora il mio account spotify. Ho tantissime playlist in cui potrai trovare tanti consigli di ascolto. Spesso le playlist che si trovano già fatte da altri su spotify sono... scorrette! Io creo sempre la mia playlist, per ascoltare i brani che sono utili a capire l'identità di un palo. Se ti serve qualche playlist ad hoc, contattami pure attraverso i miei social e ne metterò insieme una apposta per te!
Negli anni 50 e ancora fino agli anni 80 sono state pubblicate parecchie antologie dedicate al cante flamenco. In particolare è interessante quella edita da Hispavox nel 1954, diretto dal chitarrista Jerezano Perico el del Lunar, una personalità importante nel flamenco, un chitarrista che accompagnò tantissime figure fondamentali del cante. Questa antologia fu la prima. Molte di queste pubblicazioni consistevano anche in vari dischi, e spesso venivano accompagnate da libretti, scritti da studiosi che cominciavano ad occuparsi del flamenco da un punto di vista teorico. Questa prima antologia ebbe successo, e la Hispavox fece uscire una seconda antologia, questa volta totalmente cantata da Manolo Caracol, ed accompagnata da un libro esplicativo del cante, scritto dal titolare della cattedra di folklore del Conservatorio di Madrid, Manuel Garcia Matos. E' stato il primo caso nella storia!Altre case discografiche fecero la stessa cosa. In che senso le antologie hanno interferito nella storia del flamenco? Tutti gli studiosi del flamenco hanno poi fatto riferimento alle antologie, che sono diventate una base per creare una classificazione del flamenco, una "tassonomia", come si direbbe nelle scienze naturali. FIno ad allora non si pensava di classificare il falmenco!Una casa discografica non ha scopi benefici e culturali, ma è una società commerciale,che come tale deve funzionare. Hispavox scelse Manolo Caracol perché era un bravissimo cantaor, come tanti altri dell'epoca, ma era senza dubbio famoso e aveva olto seguito, quindi la sua opera poteva vendere. Conservatori, scuole di flamenco, cantaores che studiano per perfezionarsi nel cante, tutti studiano su queste antologie e i brani che esse contengono sono diventati dei canoni. Una antologia sembra qualcosa di neutro, non qualcosa che parte da un giudizio di qualcun altro. Siamo portati a pensare che queste antologie contengano tutta la storia del flamenco e che ci possiamo appoggiare su di essere per capire l'intero corpus del flamenco. Ma ci dobbiamo ricordare che diventa storia solo ciò che è contenuto al loro interno, e ciò che lo è corrisponde ad esigenze commerciali dell'epoca e gusti dei direttori che hanno scelto proprio quei brani. Altri palos che non sono stati inseriti nelle antologie a volte si sono evoluti in altro modo, schiacciandosi magari sul modello di qualche cante più noto. La tradizione orale fa in modo che chi canta o suona ripeta ciò che ha sentito, facendosi sempre influenzare dal proprio gusto e dalle proprie esperienze di ascolto. L'identità di qualche palo sicuramente è stata perduta, e altri palos si sono forgiati sui brani registrati sulle antologie. Il repertorio in musica è il campo di studio con cui confrontarsi. Le opere hanno una indubbia qualità artistica e vengono scelte per questo. Divengono quindi la somma di ciò che "occorre conoscere ed apprezzare". E i brani diventano canoni. Un canone è una norma, una regola, un punto di riferimento preciso, in musica: un esempio di perfezione al quale chiunque deve fare riferimento per valutare brani prodotti successivamente, l'operato di un musicista, la validità di uno stile, di un modo di cantare o suonare. Il punto di riferimento è precisissimo, e si sceglie nel suo valore intrinseco. "Un pezzo imprescindibile" che rappresenta appunto l'autorità. A questo punto stabilire se un artisti, un brano, uno stile, sono "ok", dipende dal loro confronto con il canone. Nella storia della musica se un brano diventa un canone non viene poi sostituito, e rimane immutabile. Le Antologie hanno creato punti di riferimento così stabili che forzano lo studioso, musicologo o musicista, a mettere in ordine le priorità della loro conoscenza basandosi non sulla esperienza personale, i gusti della zona e quelli personali, ma a seconda di quanto inserito nell'antologia stessa, in modo astratto. La tradizione orale è contraria a questo concetto! Le antologie rendono i brani-canone immutabili, come se fossero scritti. DIventano un filtro pre-confezionato, che fra l'altro è lo stesso per tutti gli studiosi del flamenco a livello globale!La storia ha fatto questo, quidni non voglio stabilire se sia giusto o sbagliato, ma solo verificare che questo fenomeno ha deviato il corso della storia.Fra l'altro la tecnologia digitale ha permesso oggi di ripulire le registrazioni molto antiche, fatte con i primi cilindri di cera o i dischi di pizarra, di ardesia. E questo ci permette di ascoltare le linee di evoluzione dei vari palos in questi unltimi 100 anni!Un'altra cosa molto interessante è chi, come Jeromo Segura, fa ricerche su cantes antichi mai registrati prima, che proprio per non essere mai stati incisi potevano perdersi. Le antologie prodotte da Jeromo su questo schema sono due: "La voz de la mina. Antologia de cantes mineros de La Union" (2014) dedicato ai canti della zona mineraria di La Union, nella regione di Murcia. Del 2016 è l'Antologia "Romances del Alosno", dedicata ai cantes tradizionali della regione di Huelva. Non mi vengono in mente altri tipi di antologie, ma non ritengo di conoscere tutto lo scibile universale del flamenco. Se le tue competenze sono ancora abbastanza poche, una antologia ti può aiutare a selezionare una modalità di aesploraizone del flamenco. Le antologie solitamente contengono ottimo materiale. Attenzione però a quelle che sono soltanto operazioni commerciali, come le collezioni di Flamenco chillout!Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e musiche e danze del mondo arabo dal 1985. Dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance. Anch'io utilizzo le antologie degli anni fra il 5 e l'80 per insegnare, per mostrare agli allievi l'identità di un genere musicale, perché vi si trovano spunti di riflessione ed esempi chiari, senza disperdersi in tanti ascolti di tanti cantaores che magari ne hanno fatto interpretazioni molto personali. Il nostro cervello ha sempre bisogno di classificare e creare canoni di qppurendimento. Ma fermarsi lì non va bene: occorre ascoltare il più possibile. On line si trova di tutto, soprattutto su youtube, e anche chi come noi vive lontano dall'Andalusia, può creare un gusto personale. Possiamo sostituire con la tecnologia l'esperienza personale che nella storia del flamenco era ascoltare nel quotidiano l'essenza del flamenco. Il flamenco si evolve e oggi usa le tecnologie, e ci consente di avere accesso a ciò che se non fosse stato registrato si sarebbe perso. Le Antologie non comprendono tutto, ad esempio Policana o Tango-Guajira non vi si trovano... E allora conviene ascoltare tanti concerti, magari filmati dal vivo e pubblicati su youtube!Non si può pensare che l'unica interpretazoine possibile di uno stile sia quella che è stata registrata... il flamenco è basato sull'interpretazione di chi lo produce e in definitiva anche sul cuore di chi lo riceve!
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