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Gameromancer, il podcast videoludicamente scorretto

Gameromancer, il podcast videoludicamente scorretto
Author: Gameromancer
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Description
Questo non è il solito podcast di videogiochi.
Gameromancer è una ribellione. Una ribellione contro una game critic che si occupa di videogiochi per (e con) lucro, sbandierando una presunta oggettività. Noi non ci stiamo più: i videogiochi sono esperienza e introspezione. Arte. E in quanto arte assolutamente personali.
Vogliamo essere l'alternativa per chi si è rotto il cazzo. Ma ogni ribellione ha bisogno di ribelli, ed è qui che entrate in gioco voi. Unitevi a noi qui per i nostri deliri mensili, su Gameromancer.com per le nostre rece e seghementali settimanali, o su Facebook e Instagram per i nostri post giornalieri.
E se siete della vecchia scuola, potete pure andare a fanculo.
#JoinTheRebellion @ https://gameromancer.com/
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402 Episodes
Reverse
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Il 4 settembre è uscito Silksong e s’è fagocitato un po’ tutto quello che è uscito non solo lo stesso giorno, ma anche nelle settimane precedenti.
Ma non è un unicum, nell’ultimo anno e mezzo ci si è persi — anche noi che nominalmente dobbiamo parlare delle cosine belline che escono, eh — diversa roba che meritava più attenzione. E che purtroppo per come funziona il mondo dei videogiochi difficilmente riuscirà ad averla.
Quindi questa settimana ti becchi un po’ di pareri non richiesti su giochi non cagati. Avrei voluto scrivere “passati sotto ai radar”, ma il mio avvocato mi ha detto che non se lo accolla.
00:00 Intro & Cazzeggio
03:23 l'argomento: giochini dimenticati
04:01 Hell Is Us
22:01 To a T
28:08 LEGO Bricktales Voyagers
39:46 The Plucky Squire
45:57 UFO 50
47:02 Neva
50:16 Humanity
53:32 Ratatan
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Il Congresso USA accusa i videogiochi di aver alimentato l’odio politico della sinistra. Non solo Steam, perché l’8 ottobre sono stati convocati oltre a Gabe Newell anche i CEO di Discord, Twitch e Reddit. Posti che sicuramente hanno bazzicato anche Luigi Mangione (che sua cover su X aveva scelto un pokémon, Breloom) che Tyler Robinson, […]
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Com’è che adesso giochiamo tutti ai giochini piccini abbastanza abitualmente?
Troppo facile dire “eh la pandemia signora mia”. È un percorso che è iniziato più di 15 anni fa, che ha visto lo zeitgeist culturale del videogioco spostarsi un po’ alla ricerca di alternative sostenibili, un po’ perché PlayStation mica poteva ignorare Wiiware e Xbox Live Arcade, specie considerati i numeri che ci muovevano sopra i vari Castle Crashers e World of Goo.
Questa è la storia di com’è nato il videogioco indipendente. Quello contemporaneo eh, non in assoluto – perché in assoluto esiste da praticamente l’epoca di Tennis For Two.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Escono talmente tanti giochi ogni giorno che è facile dimenticarsi della roba vecchia, soprattutto in un contesto culturale dove si guarda sempre avanti e pure al day one ormai si pensa alle patch, ai DLC, ai sequel. Chiaro, poi esistono i Dark Void che era giusto e sacrosanto dimenticarsi, ma ci sono pure gli Starhawk che non s’è inculato di pezza nessuno o i Castle Crashers che ti ha tenuto compagnia su Xbox 360 e poi non c’hai pensato mai più.
Questa settimana ti proponiamo un po’ di giochini che magari conosci, magari no, ma che sicuramente hai smesso di giocare.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Hollow Knight era il gioco giusto al momento giusto
Ho solo amore per il gioco di Team Cherry da quando nel 2018 mi sono chiuso a Nidosacro per quelle 50 e passa ore.
Una specie di soulslike che si ibrida al metroidvania, con una lore alla Bloodborne, esattamente quando c'era bisogno esattamente di questo.
Uno stile disegnato a mano pulito e bellissimo, una colonna sonora eccezionale, dei controlli precisi come se ne trovano raramente. La mappa intricata, complessa e varia, piena di popoli diversi e approfonditi, totalmente interconnessa. Boss su boss uno più bello dell'altro.
Su tutto una cura al dettaglio clamorosa, che dopo 40 ore ti porta ad avere un personaggio secondario che si mette a recitare a caso 50 precetti del buon cavaliere - uno più scemo dell'altro - e poi ti affronta in dieci boss fight di difficoltà e stupidità crescente.
Sono sei anni che aspetto il seguito, e anche io a un certo punto mi sono stancato di sperare lo mostrassero agli eventi.
Ma ho troppo amore per Hollow Knight per avercela con Team Cherry. Buon Silksong, a me quanto meno
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Penso a "Luci guida anche nella morte" da quando ho finito The Phantom Pain la prima volta.
Qualcuno la definirebbe una sezione Walking Simulator del cazzo. Alla fine devi solo attraversare i corridoi della Mother Base sparando in testa ai Diamond Dogs. Solo che sono i tuoi Diamond Dogs, quelli che hai speso ore a reclutare cercando tra le fila nemiche il meglio del meglio, soldati di Rango S che potessero essere degni della reputazione da Leggenda che ti stavi costruendo.
Quella stessa reputazione che evapora 60 punti alla volta ogni volta che adesso ne fai fuori uno.
La vocina dell'iDroid continua a ripetere "Staff member has died" e tu non puoi farci un cazzo. I tuoi commilitoni chiedono pietà e tu non puoi farci un cazzo. Ad un certo punto alcuni di loro gettano le armi a terra e ti rivolgono il saluto militare. "Viviamo e moriamo ad un tuo comando, Boss". È un brivido che mi porto dentro da 10 anni.
Lo strumento più basilare che si possa trovare nei videogiochi, il punteggio, che viene usato così, per ricordarti che non conti un cazzo, che i Diamond Dogs che stai ammazzando non sono solo statistiche, hanno un nome e lo vedi nell'HUD ogni volta che stai per premere il grilletto.
Giocando "Luci guida anche nella morte" mi sono chiesto per dieci anni come si possa pensare che i videogiochi desensibilizzano davanti alla morte.
Difficilmente mi sono mai sentito così una merda come durante quella missione. Difficilmente riuscirò mai a prendere una vita IRL, se ho fatto così fatica a farlo usando un controller.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Tocca tirare fuori il terzo Checkpoint in due settimane perché, beh, continuano a succederne di ogni. Tipo che Blur, IlMasseo e un altro po' di gente racconta di come Jyamma Games spenda i big money per far vedere il trailer de La Divina Commedia™ (™ perché è marchio registrato) durante la Opening Night Live della Gamescom debba ancora pagarli per le adv del lancio di Enotria. Di cui sembra misteriosamente sparito dalla roadmap il DLC che doveva essere incluso nelle Deluxe Edition.
Poi vabbè, siamo in quei giorni lì, in quelli dove tra poco esce Hollow Knight Silksong e quindi si parla di come Team Cherry abbia lavorato senza fretta in opposizione a quello che succede abitualmente nel game dev. Solo che no, non sono i paladini proprio di un cazzo, solo dei marketer a cui è riuscito il colpaccio.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Nello spirito del format, più che scrivere una sinossi dell’episodio ho pensato potesse essere fico copincollarvi la “mappa concettuale” che ho preparato pre-puntata. Poi chiaramente gli altri partecipanti erano blind quindi si è deviato da questo percorso.
La prima famiglia nei videogiochi è probabilmente la famiglia Mario. Luigi nasce come reskin del fratello per l'eventuale player 2 e poi si ritaglia un suo spazio.
Ryu e Ken in Street Fighter non sono fratelli ma hanno una rappresentazione molto simile a quella di Mario e Luigi.
Per anni la rappresentazione della famiglia nei videogiochi è arrivata dall'arcade, in particolare coi picchiaduro a scorrimento (Ninja Turtles, i Simpson, Double Dragon...).
Forse inizia a cambiare qualcosa con i JRPG.
La cosa comunque va avanti fino almeno a PS2, dove magari si inizia a raccontare anche qualcosa ma la famiglia è tendenzialmente scontro (Devil May Cry).
Negli RPG inizia a spuntare la meccanica per cui ti sposi ma spesso è solo una fighetteria senza conseguenze.
Quel merda di David Cage ci si butta a pesce con Heavy Rain e quella colata di diarrea di Beyond Due Anime, ma in quella generazione si inizia a costruire qualcosa di alternativo (vedi soprattutto Nier Replicant — questione fratello vs padre nella versione occidentale).
Ci prova un po' anche Assassin's Creed, soprattutto per quanto riguarda Ezio e Connor.
Ad una certa il tema si sdogana e si trova una rappresentazione molto più varia della famiglia, sia dal punto di vista dei conflitti che del supporto.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Non esiste consumo etico dentro il capitalismo.
Il Savvy Games Group possiede ad oggi il 10% di Nexon, il 9% di EA, l’8,3% di Embracer, il 7,5% di Nintendo, il 5% di Capcom e una quota non meglio specificata in TakeTwo. Sì, quelli di GTA.
E l’Arabia Saudita non è l’unico Stato Canaglia che sta vomitando soldi nei videogiochi.
La Cina negli ultimi anni ha comprato tantissime Proprietà Intellettuali occidentali, con Tencent che per esempio è il 100% di Riot Games, il 40% di Epic (e quindi sia di Unreal Engine, l’engine più usato nel gamedev, che di Fornite, il gioco più giocato nell’industria) e il 16% di From Software.
A dirla tutta non è che in occidente siamo più puliti: Microsoft è uno dei più grandi complici di Israele, Valve non ci ha pensato due volte a censurare un bel po’ di videogiochi per non avere problemi con VISA e Mastercard e continuare a far soldi.
Fuori dai videogiochi, Amazon ha ridotto un sacco di gente in condizioni molto simili alla schiavitù.
Cosa dovrebbe Eric Kripke, il produttore di The Boys, accettare i loro soldi e usarli per criticare Amazon paragonandola alla Vought oppure rinunciare alla possibilità di far ascoltare il suo messaggio in nome di una superiorità morale molto bella sulla carta, ma molto inutile nel mondo reale?
Cosa dovrebbero fare gli Hideo Kojima, i Sam Lake, i Fumito Ueda a cui Epic sta permettendo di lavorare al suo prossimo gioco pagando le spese e mantenendo il pieno controllo creativo?
Ogni volta che si sceglie di sviluppare un videogioco si firma un patto col diavolo.
Ma se basta questo per cancellare i messaggi contenuti in un’opera allora il capitalismo ha già vinto.
E non è di conforto che l’abbia fatto usando i cheat.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Pensavi ci fossimo dimenticati dei cestoni indie, ve? E invece eccoci qui col format dove si raccontano i giochini piccini giocati nell’ultimo periodo. Perché i videogiochi hanno questo vezzo che prima di parlarne sarebbe il caso di giocarli, e anche dopo averlo fatto ti devi ricordare che “un bel tacer non fu mai scritto” – figurati detto – e che bisognerebbe fare un po’ di selezione.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Qualche mese fa su insistenza di Calzati (e perché da piccolo volevo essere Enrico Papi, ma soprattutto su insistenza di Calzati) ci siamo inventati questa stronzata di Vinci il giochino.
In buona sostanza è un rip-off di un quiz televisivo ma a tema videogiochi e in formato podcast, ne registriamo mediamente uno al mese per chi paga il Patreon – paga il Patreon, pezzo di merda – e insomma è una baracconata, ma fa un sacco ridere. O almeno fa un sacco ridere vedere gli stronzi che fanno il podcast con me andare in difficoltà per le domande che ho immaginato.
Questa settimana abbiamo pensato che fosse una buona idea confezionare una puntata a beneficio di tutta la gente che ascolta il podcast, in modo da rendere chiaro a tutti che di videogiochi, in fondo, non sappiamo un gran cazzo.
Buon ascolto. Stronzə.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Il “giornalismo videoludico” è arrivato ai titoli di coda, però adesso possiamo giocare il New Game+. Possiamo ricominciare da zero portando sul nuovo salvataggio tutta l’esperienza accumulata fino ad ora. Possiamo ammettere i nostri errori e non rifarli più, o quantomeno provarci. Possiamo scegliere di essere il disco e non chi lo canta, rimettendo al […]
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Stanno cancellando UN SACCO di videogiochi e la destra muta.
Ti hanno detto che Sweet Baby Inc. era il male, però adesso non ti parlano di Collective Shout. Su pressione di questa no-profit australiana che ha deciso di muovere guerra a tutti i contenuti Not Safe for Work dell'Internet, i principali circuiti di pagamento mondiale hanno rivisto le regole e gli standard richiesti alle piattaforme che vogliono usarli.
E tu dirai "sticazzi se Mastercard non mi fa più comprare i porno". Solo che la cosa adesso si è tradotta in un'epurazione su Steam e su itch.io.
Valve ha modificato le sue linee guida mettendo al bando i "contenuti che possono violare le regole e gli standard stabiliti dai sistemi di elaborazione dei pagamenti di Steam e dalle relative reti di carte e banche". Itch è stata anche più drastica, oscurando i contenuti Not Safe For Work in via preventiva.
Non fare l'errore di pensare che tutto questo riguardi soltanto i giochini per pervertiti.
Rischiano di sparire anche opere come He Fucked The Girl Out of Me, che racconta l'esperienza autobiografica di Taylor McCue parlando di sex working e identità di genere.
Rischia di sparire Genital Jousting, che sembra un giochino di cazzi che si inculano a vicenda ma in realtà porta avanti un discorso lucidissimo sulla mascolinità.
Rischia di sparire anche roba che non ha particolare dignità artistica e magari mi fa anche cagare dal punto di vista ideologico. Ma non è giusto che sparisca su pressione di una sola società.
Ma soprattutto non è giusto che chi ha parlato di politicamente corretto quando Dragon Age The Veilguard e Sweet Baby Inc. erano due trend topic adesso si stia facendo i cazzi suoi in silenzio.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Goichi Suda c’ha la stessa età di mio padre.
Siamo abituati a pensare che i vecchi stringi stringi siano tutti uguali, con le loro idee da boomer un po’ del cazzo e quella scorta infinita di paternalismo. Eppure Goichi Suda nonostante sia del ‘68 come mio padre non potrebbe essere più diverso da lui.
Mio padre non avrebbe mai mollato il posto fisso per mettersi a fare videogiochi, anche se “il posto fisso” era quello di becchino.
Goichi invece questo tarlo di uccidere il suo passato ce l’aveva già prima di diventare Suda51, di pensare di andare a lavorare per una software house che faceva giochi di wrestling semplicemente perché era un grandissimo otaku della disciplina.
Prima ancora di tirare fuori roba che in occidente sarebbe arrivata solo qualche anno fa, ma che in patria era stata abbastanza riconosciuta da coinvolgere proprio Goichi per uno degli sfortunatissimi Capcom 5, quei 5 giochini di Capcom che dovevano essere delle esclusive di peso per GameCube e che invece hanno finito per diventare multipiattaforma. Quattro di loro, almeno. Uno l’hanno cancellato, ma per fortuna non era Killer7.
È ironico che ad un certo punto succeda proprio a Suda51 di rimanere vittima del suo passato. Ironico che uno degli ultimi eroi dell’industria ne rimanga fagocitato proprio per colpa di No More Heroes.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Questo è un fottuto insulto a tutto quello che ho raggiunto con quest'azienda.
– Bill Gates, 14 febbraio 2000, durante il pitch del progetto Xbox.
È un San Valentino di Sangue a Redmond. Il meeting da cui dipende l’approvazione del progetto Xbox non sta andando bene. Bill Gates e soci hanno bisogno di un contrappeso a quella PlayStation 2 che Sony sta iniziando a vendere chiamandola “Personal Computer”, però chi sta portando avanti il progetto è convinto che mettere in vendita una console su cui è installato Windows sia una cagata pazzesca.
Nessuno vuole vedere i fogli di calcolo di Excel sulla TV di casa, sulla TV si gioca, cazzo!
Nella timeline che conosciamo ad un certo punto la situazione si sblocca, perchè dopo lo sbotto di Bill Gates – che ritiene un fottuto insulto un’Xbox senza Windows – qualcuno ha il coraggio di dire “ma allora come la mettiamo con Sony?”. Ma cosa sarebbe successo se nessuno avesse detto quelle parole?
Questo è Ucronie: narrative inaffidabili applicate ai videogiochi. E questa è la storia di cosa ci sarebbe potuto succedere se Microsoft non avesse creduto in Xbox, ma Valve sì.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Qual è il futuro della scrittura sui giochini? Per me non ce n’è, non esiste un futuro, non in senso classico. Io non c’ho più voglia di sottostare per due spicci e per scrivere dei pezzi che tanto non legge nessuno. Si sta meglio a fare i podcast…
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Nella lontana Pasquetta 2021 un certo virus la cui esistenza viene negata da qualche vicedirettore irresponsabile di portali di giochini ci aveva costretti a casa. Pasquetta cade ogni anno di lunedì. Come le puntate di Gameromancer. E allora l’idea malsana era stata quella di registrare una puntata mentre ci si ubriacava da pubblicare al posto della grigliata del dopo-Pasqua.
Nella lunga estate pazzissima del podcast videoludicamente scorretto, abbiamo deciso di darci alla sperimentazione. E quindi Ribolla di Palle torna: stappa la tua bottiglia migliore di DOOM Perignon e assecondaci in questa follia.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon La moralità nei videogiochi è tutta questione di punteggio.
Non ti comporti bene perché pensi sia giusto o male perché non te ne frega un cazzo, lo fai per le reward a livello di gameplay. Lo fai per sbloccare i poteri di Cole McGrath o perché sei alla seconda o alla terza run e sai che giocando in quel modo potrai vedere il finale che ti manca e sbloccare il relativo trofeo.
Nei videogiochi se ammazzi un cristiano e ne salvi altri 10 per la CPU sarai sempre un eroe. Anche se in realtà sei un assassino.
È più una questione di roleplay che di coscienza, anche perché se non ci sono conseguenze immediate per tantissimi di noi è come se poi non ci fossero. Eppure qualche esempio di sistema di moralità ben fatto c'è, ci prova, sapendo benissimo di finire a rovinare un po' l’esperienza di gioco perché in fondo ad essere buoni non c'è niente da guadagnarci.
Nei videogiochi come nella vita.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon La polemichetta del gotha della critica videoludica è che Death Stranding 2 è troppo uguale al primo. Al di là del fatto che è una fregnaccia (è semmai troppo uguale a The Phantom Pain, fottendosene di ogni velleità autoriale del primo), che cazzo ti aspetti da un sequel?
Dov’è il limite tra oltre il quale la smetti di avere quel retropensiero per cui “poteva essere tutto sommato solo un DLC”?
Sta nella quantità dei contenuti? Nel numero di gimmick che cercano di differenziare l’esperienza senza stravolgerla? Nelle stronzate che ci sono in più e nella Quality of Life che si spera che con altri 5 anni di sviluppo + il feedback del pubblico sia stata migliorata?
Ci abbiamo fatto una puntata del podcast più stronzo del videoludo. Che in realtà è il more of the same di una puntata di due anni fa, ma con un take un po’ diverso.
Che è quello che dovrebbero fare i cazzo di sequel, per la cronaca.
Unisciti alla ribellione su Telegram – Iscriviti alla newsletter – Supportaci su Patreon Death Stranding aveva troppo gameplay.
Tutte le volte che qualcuno mi ha detto "bella storia, ma è senza gameplay" ho combattuto con la voglia di fare cose che l'algoritmo non approverebbe. Death Stranding è quasi tutto gameplay. È il gioco di Kojima in cui c'è più gameplay. Solo che confondete gameplay e combat system.
La trama di Death Stranding io manco me la ricordo. Ho qualche flash delle parti narrative finali, il Cliff-Hunger, la scelta di Sam proprio alla fine e qualche altra vaga immagine. Tutto ciò che il gioco voleva dirmi, me l'ha detto con il gameplay.
Invece mi ricordo benissimo la mappa. La difficoltà di andare oltre le aree più impervie. La soddisfazione di aggiungere un pezzo di strada che collega un punto nevralgico. Quella di trovare una teleferica già pronta a cui collegare la tua. Quanto è pesante stare disconnessi e quanto è bello riconnettersi.
Il problema di Death Stranding è proprio l'opposto. Te ne accorgi proprio quando cominci a mettere in giro le teleferiche. C'è troppo gameplay, troppi strumenti che facilitano quella pesantezza iniziale, che a un certo punto rendono tutto inutile che tanto si va in teleferica da una parte all'altra della mappa.
Penso che a Kojima sia mancato il coraggio di andare fino in fondo e darci il core gameplay di Death Stranding senza indorare la pillola.
Ma in effetti già così non tutti l'abbiamo capito, figurati senza poter minmaxare le consegne...