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Lettere a mia mamma
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Lettere a mia mamma

Author: Damiano Fina

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Description

Nel momento in cui mia mamma è scomparsa, la mia vita è cambiata drasticamente. Il mondo ha perso ogni possibile significato e il dolore ha coperto ogni suo aspetto. Di fronte al dolore è emersa la necessità di trovare una risposta a domande a cui non non avevo mai tentato di rispondere. Come è possibile sopportare il dolore di un lutto? Che senso ha la morte? Per questo ho deciso di intraprendere un percorso in death education. Dopo un anno e mezzo, ho iniziato a tradurre l’esperienza del lutto con la danza e con la parola. Questo podcast è nato per condividere il mio viaggio di elaborazione del lutto e alcune riflessioni sul rimedio adottabile per oltrepassare l’angoscia della morte. Io sono Damiano e ti dò il benvenuto in “Lettere a mia mamma”. Vuoi scoprire di più sulla mia ricerca? Leggi il libro "Lettere a mia mamma" su Amazon Libri.
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Lettere a mia mamma

Lettere a mia mamma

2023-07-2801:18

Nel momento in cui mia mamma è scomparsa, la mia vita è cambiata drasticamente. Questo podcast è nato per condividere il mio viaggio di elaborazione del lutto e alcune riflessioni sul rimedio adottabile per oltrepassare l’angoscia della morte. Io sono Damiano e ti dò il benvenuto in Lettere a mia mamma.
Lettera al funerale

Lettera al funerale

2023-07-3106:03

In questa puntata leggo la lettera che ho scritto per il funerale di mia mamma: "Maria Novella era una donna forte, indipendente, sorridente. Una professionista precisa, metodica, abile organizzatrice. Una figlia dedita, premurosa, instancabile. Un modello di tenacia, rigore e felicità. Ma per me era la mia mamma, immensa per forza e per splendore. Parte della mia pelle, delle mie ossa e anche delle mie parole, delle espressioni del mio viso, dell’inclinazione del tono della mia voce".
Il dolore del lutto

Il dolore del lutto

2023-07-3104:13

Gestire la mia vita dopo il lutto è stato ed è tutt’ora doloroso. Molto doloroso. La prima frase che mi sono detto è stata: “Damiano: questo è un altro mondo”. Non ho trovato parole migliori per me. Considerare la mia vita “un nuovo mondo” è stato l’unico modo per poter dare un senso all’assenza della sua presenza viva, al vuoto creato dalla scomparsa del centro gravitazionale che mi aveva dato un orientamento da quando sono nato. Così è cominciato il mio percorso di elaborazione del lutto.
Condividere il lutto

Condividere il lutto

2023-08-0203:57

La condivisione del mio lutto, prima vissuto attraverso l’esperienza personale e poi reso pubblico e condiviso virtualmente è stata una delle esperienze fondamentali per la sua elaborazione. Tutto è cominciato dalla lettera che ho scritto per il suo funerale, con l’obiettivo di attingere alle memorie delle persone che l’avevano conosciuta, e dove ho potuto effettivamente raccogliere l’attenzione e la condivisione dei ricordi di molte persone a noi vicine, che mi hanno contattato in quei giorni difficili.
Modello tra i modelli, Socrate, dopo aver dedicato la propria vita alla città di Atene, venne condannato a morte dalla stessa, accusato di corrompere i giovani e di introdurre nuove divinità. Di fronte alla condanna a morte, Socrate, nonostante l’ingiustizia subita e nonostante la possibilità di evitare la sentenza, scelse di porre fine alla sua vita bevendo la cicuta e dimostrando ancora una volta la sua adesione alle leggi della pòlis. Un modello di comportamento di fronte alla morte che diventò fonte di ispirazione per molti, come testimoniato dalla vasta bibliografia relativa alla figura di Socrate, e che contribuì a fondare la filosofia come una meditatio mortis.
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a distanza di un anno dall'inizio del mio lutto: "In questi giorni ero seduto al tuo fianco, giorno e notte, tenendoti per mano, senza la possibilità di poterti parlare con le parole. Afferrata alla vita con tutta te stessa, non era ancora il tuo tempo per andare. Hai resistito fino ad un giorno speciale, mentre ci accompagnavano le letture di Porfirio. Due porte sono a nostra disposizione, suggerisce il saggio nell’antro delle ninfe: la via dei mortali e la via degli eterni."
La morte e la verità

La morte e la verità

2023-08-0405:22

Per avvalorare la necessità di un’educazione alla morte e al morire, è sufficiente richiamare il temperamento di Eraclito, il quale afferma nel frammento 106 che: “Gli umani sono attesi, dopo la morte, da cose che essi non sperano né suppongono”. L’essere umano, quando è desto, e illuminato dalla saggezza, illumina la sua strada con la luce della verità, ma non riesce a farlo se rimane dormiente. Sin dagli albori del pensiero filosofico, quindi, avere accesso alla conoscenza permette al saggio di accedere alla verità oltre la morte. Ma cos’è la verità? Questa è la domanda fondamentale.
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a mia mamma il giorno del mio compleanno: "Regalami di fermarmi e di danzare. Regalami di perdere e di ritrovare. Regalami di sciogliere e di raccogliere. Regalami di scostare e di ammirare. Tutto, per sempre e da sempre, è salvo..."
Il giorno prima di ricevere la chiamata dall’ospedale stavo ordinando casa quando, improvvisamente, trovandomi di fronte alla porta d’ingresso, sentii l’esigenza di danzare. Abitavo un luogo che conoscevo molto bene. Altre volte mi era capitato di sentire l’esigenza di danzare per connettermi con quella dimensione in cui l’interno, l’esterno e l’oltre si allineano spalancando la dimensione propria della mia danza. Eppure, in quella danza, si affacciò qualcosa di diverso, qualcosa di potente, che inibiva il movimento del corpo e mi trascinava a terra, sempre più giù. La danza può aprire una via di trasformazione del dolore del lutto.
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a mia mamma rispetto al quello che sarebbe stato il suo prossimo viaggio: "A settembre saresti andata all'isola d'Elba, sarebbe stato il tuo primo viaggio, per un nuovo inizio. Così sono partito con i tuoi occhi e ho visitato tutta l'isola. Salendo sui punti più alti, dove lo sguardo può respirare. Lì ho trovato luoghi antichi, sopravvissuti all'oblio dei tempi."
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a mia mamma un anno e mezzo dopo il lutto: "A distanza di un anno e mezzo dalla scomparsa di mia mamma, al termine di un’estate soleggiata e arsa, sono andato nella sua terra natia, in Svizzera, per seguire un corso di danza tenuto dal mio maestro di danza butō Atsushi Takenouchi. L’ispirazione artistica ricominciava ad abitare il mio mondo e stava emergendo il progetto per una nuova coreografi: Ecate".
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a mia mamma dalla sua terra natia, la Svizzera: "E così sono andato in Svizzera, dove sei nata, con gli occhi puntati tutto il giorno in alto, sulle vette, dove scorrevano le nuvole con i voli dei rapaci. Il verde che tanto ti colpiva entrava sotto la mia pelle. L'azzurro che sovrastava tutto mi dipingeva nuovi occhi. Ogni giorno, ad ogni passo, il mio sorriso si colorava con il Sole. Ho portato con me le tue casacche da montagna".
Pensare la morte

Pensare la morte

2023-08-1006:39

In generale, il mortale, ovvero l’essere umano consapevole della propria finitudine, esposto a questa condizione di precarietà e fragilità, cerca un riparo per difendersi dalla vertigine dell’imprevedibile. L’imprevedibile per eccellenza è la morte, che viene addirittura rimossa dalla coscienza del mortale in funzione della propria sopravvivenza nella quotidianità. Ma l’inconscio del mortale è ben più profondo di questo rimosso, ci suggerisce la filosofia e in particolare il pensiero di Emanuele Severino. Nelle profondità del pensiero sulla morte risiede la minaccia estrema, portata in luce dal pensiero filosofico greco: l’oscillazione delle cose tra essere e nulla. La morte, infatti, viene intesa come un tornare nel nulla da cui si proviene.
In questa puntata leggo la lettera che ho scritto a distanza di due anni dal mio lutto: "Lo sguardo della famiglia è lo sguardo che ti colloca nel mondo. Una delle cose che più mi manca è il tuo modo di dire ad alta voce “Damiano”, il senso autentico che queste parole dicevano pronunciate solamente da te".
Quando diamo un nome alla morte, ne disegniamo il volto, ne tracciamo i confini e tentiamo di coglierne i tratti fondamentali, le diamo una collocazione rispetto a un orizzonte di senso. Dare un significato a un evento significa prepararsi ad affrontarlo. Affrontare un’esperienza di cui si è letto, di cui ci hanno raccontato, di cui conosciamo gli esiti, ci aiuta ad avere degli schemi di comportamento a cui possiamo attingere nel momento della difficoltà. Dare un senso - mitico, filosofico, religioso, scientifico… - alla morte e al morire ci fornisce gli strumenti per non trovarci impreparati di fronte alla nostra morte o alla morte di una persona cara.
Danzare la morte

Danzare la morte

2023-08-1306:46

Il rimedio contro l’angoscia della morte è cercato dall’umanità sin dalle più antiche danze attorno al fuoco. Più volte mi è capitato di danzare di fronte alla morte nel corso delle mie esperienze di danza butō. L’esperienza del lutto ha decisamente cambiato il mio rapporto con la morte e con il morire, rendendolo più vicino e vivido alla mia pelle. In particolare, la ricerca di un rimedio contro il dolore e l’angoscia della morte e del morire non era mai stata per me una necessità. La danza può attivare esperienze di meditatio mortis di primo livello, promuovendo la significazione della morte e del morire attraverso percorsi adatti ad ogni età, dalla prima infanzia alla senilità. La consapevolezza sulla morte e sul morire ci permette di affrontare con saggezza l’angoscia che ci assale di fronte alla nostra morte e al dolore che ci pervade durante un lutto. La danza, come meditatio mortis, ha anche la capacità di ripristinare un legame con il misterioso, il numinoso, il trascendente. Ma quale danza?
Che senso ha la morte? Damiano Fina presenta Lettere a mia mamma, un libro e un podcast in cui racconta il suo percorso di elaborazione del lutto attraverso la danza e la filosofia."Quando guardiamo in faccia la morte impariamo un po’ di più a vivere. Questo mi ha insegnato il lutto, ma non solo. Il dolore per la scomparsa di una persona cara è profondo, non si può nascondere e non si può annientare. Ma il dolore si può ascoltare, e allora diventa l’altro volto dell’amore, di ciò che è stato e che, non essendo più presente come lo era prima, ci manca inevitabilmente. Oggi penso che il dolore che affrontiamo quando siamo di fronte alla morte sia un’iniziazione. La morte è un’esperienza che ripristina un legame essenziale con i nostri antenati. Di fronte all’orrore per ciò che scompare ci troviamo a dover rispondere alle domande che da sempre si pone l’umanità. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Grazie alla filosofia ho imparato che riflettere sul senso della morte ci permette di maturare nuove visioni per la nostra vita. Su questi spunti ho scritto il mio libro e questo podcast. Mi auguro che ti possa essere d’ispirazione e ti invito a visita il mio sito web. Buon ascolto!"
Per raggiungere l’illuminazione, insegnano gli sciamani, bisogna innanzitutto seppellirsi nella caverna. Infatti, si dice che, per aprire il nostro sguardo, dobbiamo chiudere gli occhi nell’oscurità della terra. Lo sciamano, come il danzatore butoh, vive a cavallo tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Come gli alchimisti, gli sciamani sfidano i confini tra le cose mortali e le cose immortali. Custodendo le leggi che regolano i moti dei cieli, s’immergono in ciò che i più reputano “la fine” o, meglio, “il confine”, per tornare indietro e restituire messaggi ermetici. Per loro, l’inizio è la fine: “naturalissimum et perfectissimum opus est generare tale quale ipsum est”. Con questa meditazione alchemica, accompagnata dalle immagini dei tre uccelli alchemici (il corvo, il cigno e la fenice), comincia la seconda stagione di "Lettere a mia mamma".
Con la stessa ambiguità per cui il veleno è sia letale che terapeutico, i riti sciamanici ricorrenti in molti popoli del mondo prevedono la meditazione del teschio: dalla meditazione kapalika (datata 7.000 anni fa), al San Girolamo che troviamo nei dipinti della nostre chiede, fino alla pervasività del teschio nell’iconografia in voga ancora oggi, testimoniata dalle magliette, dalle spille e dai tatuaggi che vediamo di continuo. Meditare di fronte al cadavere o al teschio, il memento mori, conduce all’illuminazione che brilla al fondo dell’orrore.
Un cadavere che danza

Un cadavere che danza

2024-03-0407:12

Se Tatsumi Hijikata instilla nella danza butō la stessa oscurità ascetica che abbiamo descritto citando la Tachikawaryū, Kazuo Ohno propone una pratica ascetica incentrata sul potere rigenerativo della morte. Solitamente, infatti, la morte viene intesa come una cesura nella continuità della nostra esistenza mortale, ma per la danza butō la morte può essere considerata come un momento di passaggio e di trasformazione che ci conduce a una nuova vita, per mezzo di una forma diversa. Il mio maestro Atsushi Takenouchi, allievo di Tatsumi Hijikata e Yoshito Ohno, invita i danzatori a osservare i cicli delle stagioni. L’albero, quando muore, permette la nascita di altri organismi della foresta. I suoi elementi tornano in circolo e contribuiscono all’alimentazione di altre vite. Ogni morte, quindi, contribuisce alla vita, che prosegue in un costante ciclo di morti e di rinascite che si alimentano a vicenda. In questo senso, ogni vita è in debito con le morti che la precedono, perché ne è il frutto. La danza, per questi danzatori, è una preghiera di gratitudine che si rivolge verso l’eterno ciclo dell’esistenza.
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