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Madre Terra - L'agricoltura in podcast

Author: Radio 24

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La filiera agroalimentare è la prima ricchezza del paese e l'agricoltura è il suo fondamentale anello produttivo. Un grande settore in continua evoluzione, tra zappa, droni e scienza dei dati. Una nuova e antica epopea che raccontiamo ogni settimana a partire dalle sfide epocali poste dal cambiamento climatico. Ascolteremo scienziati ed esperti e dalle campagne italiane gli agricoltori parleranno di innovazione e best practice della sostenibilità. Dai raccolti in campo ai mercati globali, entreremo nel mondo che “fabbrica” - a cielo aperto e non solo - il nostro cibo.

31 Episodes
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La corsa alla transizione energetica e gli obiettivi europei di decarbonizzazione, in un quadro normativo ancora lacunoso, hanno scatenato una caccia alle superfici più adatte per installare nuovi impianti che il settore agricolo percepisce come un vero e proprio assalto. Una colonizzazione silenziosa, tra affitti, vendite e in qualche caso espropri di terreni agricoli che ha trovato le imprese fragili ed esposte a forme di accaparramento dei suoli, soprattutto nelle aree più marginali. Il Governo ha provato a mettere una toppa vietando l’installazione di pannelli fotovoltaici a terra sui suoli produttivi, fatto salvo l’agrivoltaico che concilia energia e produzioni agricole. Ma il danno agricolo arriva anche dall’impatto sul paesaggio. Ne parliamo con Stefano Masini, responsabile Ambiente di Coldiretti. Come è potuto succedere che pannelli solari e pale eoliche si siano trasformati da importante opportunità a minaccia? A raccontarlo dalla Sicilia è Josè Rallo, amministratore delegato dell’azienda vitivinicola Donnafugata. Per lo sviluppo di entrambi i settori serve chiarezza sulle aree idonee all’installazione degli impianti e una regia razionale del processo di transizione energetica. Come spiega Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare.
“E poi c’è anche la barbabietola da zucchero…”. Questa frase ha salvato diverse interrogazioni di geografia alle elementari, quando c’era un vuoto di memoria sulle coltivazioni di una regione… perché nel recente passato la bieticoltura in Italia superava abbondantemente i 200mila ettari e c’erano una ventina di zuccherifici. Poi una serie di riforme europee ha portato a una drastica razionalizzazione. E oggi la barbabietola – una coltura decisamente brillante dal punto di vista ambientale - si coltiva su 30 mila ettari in sette regioni, con un unico player nazionale e due zuccherifici. La novità è che quest’anno c’è stato un boom delle semine del 30%, complici le ottime quotazioni, ed entro il 2025 lo zucchero made in Italy sarà tutto certificato biologico o da agricoltura integrata. Ne parliamo con Claudio Gallerani presidente di Coprob-Italia Zuccheri. Dallo zucchero al sale. Un po’ per contrasto, ma anche perché la salicoltura, la coltivazione del sale marino ha diverse caratteristiche che la avvicinano all’agricoltura. Tanto che dal 2019 la Francia ha inserito la saliculture nelle attività agricole nazionali. Una linea già seguita dalla Sicilia e che potrebbe essere adottata anche dall’Italia. A spiegarlo Vincenzo Lenucci responsabile economico di Confagricoltura.
Algoritmo agricolo

Algoritmo agricolo

2024-04-25--:--

L’agricoltore servirà ancora fra dieci anni? O un androide dotato di intelligenza artificiale e cappello di paglia gestirà un esercito di robot in campi, serre verticali e allevamenti completamente digitalizzati?  Le sfide della sostenibilità, ma anche la necessità di produrre di più con meno risorse in un clima che cambia velocemente, comportano decisioni e processi sempre più complessi e con molte variabili. Il tutto potrebbe sfuggire - e già sfugge - al controllo dei produttori, specie se questi hanno mediamente più di 50 anni e non hanno una formazione, diciamo, al passo con i tempi.  L’intelligenza artificiale, sulla quale il mondo si interroga, anche in agricoltura può essere un aiuto potente. È una via obbligata? Come e con quali limiti? Ne parliamo con Gianluca Brunori, economista agrario dell’Università di Pisa e responsabile della digitalizzazione in agricoltura per l’Accademia dei Georgofili e con Renzo Cotarella, amministratore delegato ed enologo di Marchesi Antinori.
Pasta e petali

Pasta e petali

2024-04-18--:--

Regalare un bouquet di fiori sarà sempre un gesto gentile, ma da qualche anno i fiori sempre più spesso…si mangiano. Freschi in insalate, cucinati in piatti prelibati o trasformati in bevande, salse e marmellate. Si chiamano fiori eduli e non sono una moda passeggera. Non tutti i fiori però sono eduli. Per fare la lista dei buoni si è mossa la ricerca, con l’Italia in prima fila per la sua vocazione floricola. Un nutrito manipolo di produttori si è prestato alla svolta e la nicchia si rafforza. Con i consumatori sempre più curiosi e attratti da un prodotto storicamente ornamentale, già bellissimo, che ora aggiunge al suo fascino un'altra sfera sensoriale, quella del gusto, che in Italia ha sempre un grande potere. Naturalmente protagonista del nuovo trend anche un esercito di chef praticamente scatenati. Con ricette floreali come il cappuccino di zucca ai fiori di escolzia, il burro ai fiori di begonia, il pesto di viola, la crema di lavanda in vasetto di cioccolato. Ne parliamo con Barbara Ruffoni, coordinatrice del Progetto italo-francese Antea sui fiori edibili e responsabile della sede di Sanremo del CREA Orticoltura e Florovivaismo, con Silvia Parodi, dell’azienda agricola biologica RaveraBio e Tastee.it di Albenga, e con Nada Forbici, Presidente di Assofloro e Coordinatrice della Consulta Nazionale Florovivaismo Coldiretti.
Vi ricordate le zone rosse, gialle e arancioni durante l’epidemia Covid? Ora dimenticate le ansie legate alla salute umana e pensate a una mappa degli allevamenti suinicoli, la gran parte al nord, che da oltre due anni e sempre più spesso, si ritrovano inclusi in fasce di rischio simili a causa della Peste suina africana, un’infezione mortale per i maiali, contro la quale non esistono vaccini. Ma che non comporta nessun pericolo sanitario per l’uomo. Il rischio grave per gli umani casomai è economico. Per le pesanti restrizioni sull’export di carni e salumi provenienti dalle zone classificate e per gli impatti su allevamenti e prezzi. Il prosciutto di Parma che ricava dall’export oltre un terzo del suo fatturato, sta già perdendo colpi in Giappone cedendo spazi al concorrente spagnolo Serrano. A Parma sono stati già trovati 33 cinghiali positivi. Un maiale italiano su due viene allevato in Lombardia. E qui sono stati quasi 13mila i maiali colpiti dalla peste suina africana. L’Italia si è mossa in ritardo? E ora che si fa? Ne parliamo con Rudy Milani, allevatore e presidente nazionale dei suinicoltori di Confagricoltura, con Davide Calderone, Direttore Assica, e con Chiara Piancastelli, responsabile dell’ufficio ricerca e qualità del Consorzio del Prosciutto di Parma. Perché la filiera suinicola nazionale, quasi tutta destinata alle grandi Dop, è in allarme rosso.
Il vino piace o non piace più? E a chi? Ci facciamo queste domande perché i consumi di vino sono in calo. Un po’ per la crisi economica, un po’ per un trend salutista che lo ha catapultato dalla barrique al banco degli imputati. E ne soffre anche l’export. In vino veritas, forse non va più bene. E si fa strada il nuovo trend del vino alcol-free. L’effetto clima poi colpisce anche i vigneti. Con le ondate di caldo e siccità la produzione nelle tradizionali aree vocate diventa sempre più critica e i disciplinari dei grandi e preziosi vini Doc, Docg e Igt - che fissano parametri precisi e zone di produzione - rischiano di diventare come l’atlante del nonno. Con vecchi confini superati dalla nuova geografia climatica. Allora qual è il futuro del vino? Dealcolato e delocalizzato? Ne parliamo con Giorgio dell’Orefice, giornalista di Radiocor-Il Sole 24 Ore, e con Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia del Crea.
Con il via libera definitivo del ministero dell’Ambiente, in un fazzoletto di terra del Pavese, dopo oltre 20 anni di blocco sugli ormai vecchi Ogm, parte la prima sperimentazione in campo di una nuova generazione di piante ottenute con le Tecniche di evoluzione assistita (Tea). Procedimenti di precisione, che consentono modifiche del genoma senza l’inserimento di Dna estraneo. La svolta è in Lomellina, cuore pulsante della risicoltura italiana, con i primi test a cielo aperto, di una varietà di riso in grado – si spera - di resistere agli attacchi di un fungo, la Pyricularia oryzae, che causa la malattia nota come "brusone", la più grave patologia fungina del riso che in alcune annate può portare a perdite produttive anche del 50%. Se funzionerà, gli agricoltori avranno un riso più produttivo e che permetterà di utilizzare meno fungicidi. Le difficoltà create dal cambiamento climatico rendono l’alleanza tra scienza e agricoltura improrogabile, come spiega bene la risicoltrice del Pavese Silvia Garavaglia. Le prime prove in campo aperto in Lombardia segnano quindi una vera svolta. Ascolteremo come e perché dalla responsabile del progetto, la biotecnologa Vittoria Brambilla e dall’assessore lombardo all’Agricoltura Alessandro Beduschi, che ha lavorato dal fronte politico. Una piccola prima coltivazione sperimentale, che in attesa dell’iter normativo Ue sulle Tea, apre le porte a un’innovazione potenzialmente indispensabile per l’agricoltore che vorrà e dovrà produrre di più, in modo sostenibile e in pieno cambiamento climatico.
Dipendenze pericolose

Dipendenze pericolose

2024-03-21--:--

Il cambiamento climatico rende i sistemi agricoli nazionali sempre più fragili e potenzialmente deficitari. Ma pandemia e guerre hanno trasformato i mercati globali in un Risiko. E le dipendenze della filiera agroalimentare europea dalle importazioni da paesi terzi possono essere ponti ma anche rischiose debolezze. Ne parliamo con Enrica Gentile, fondatrice e AD di Areté, azienda italiana leader nelle previsioni sui mercati agricoli ed alimentari. Si parla di import sleale e mancata reciprocità sui requisiti ambientali e sociali. Intanto le importazioni dai competitor sudamericani sono tutte in aumento e i dati Istat sul 2023 certificano un aumento delle importazioni agroalimentari del 5% nel nostro Paese, tra patate egiziane e riso asiatico. Che si fa? Ritorno al protezionismo? Facciamo il punto con Cristina Tinelli direttore relazioni Ue e internazionali di Confagricoltura. Con il meteo sempre più estremo, semine e rese sono ormai una roulette, anche in filiere storiche - come l’olio extravergine, che ha perso terreno soprattutto in Spagna ma anche in Italia - dove si fatica a produrre. Quali sarebbero i settori agricoli più strategici, in cui l’Italia è forte da un punto di vista agroindustriale che sarebbe opportuno potenziare? Lo chiediamo a Vincenzo Lenucci responsabile economico di Confagricoltura.
Avocado con polpa di granchio (blu), un primo di spaghetti al sugo di dragonfish, un pesce serra al sale come secondo. Potrebbe essere il menu di una cena di pesce post riscaldamento globale, ma in realtà queste specie aliene sono già stabili nel Mediterraneo, che si sta scaldando più velocemente degli altri mari. Un vero peccato che il vorace granchio blu stia praticamente sterminando le vongole, con danni pesantissimi, che in questa puntata analizzeremo con Silvia Marzialetti giornalista di Radiocor Il Sole 24 Ore. L’aumento della temperatura atmosferica si ripercuote sugli oceani. Le popolazioni di plancton si spostano e con loro pesci, molluschi e crostacei. Chi vincerà la battaglia per la sopravvivenza e come cambierà la pesca? Lo abbiamo chiesto a Simone Libralato, ricercatore all’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale. La pesca quindi, come l’agricoltura, subisce gli impatti del cambiamento climatico ma è anche nel mirino per i danni sugli ecosistemi dei fondali attribuiti alla pesca a strascico e per le emissioni di Co2. L’idea prevalente però - e sentiremo cosa ne pensa Francesca Biondo, direttore generale di Federpesca - è che la pesca non si può sacrificare. E la riforma della Politica comune della pesca dovrebbe, come la Pac, salvaguardare maggiormente la competitività, puntando sul rinnovo della flotta e sulla pesca digitale. Insomma, il mare va salvato ma bisogna salvare anche i pescatori.
Che Pac! Ma quale Pac?

Che Pac! Ma quale Pac?

2024-03-07--:--

Tutti la vogliono ma non così com’è. Parliamo della Politica agricola comune, additata come nemica dalle proteste degli agricoltori più in difficoltà. Ma anche uno strumento da rilanciare con regole nuove. In Italia vale 7,4 miliardi l’anno e da questi aiuti dipende il 30% del reddito degli agricoltori. Nella sua ultima versione 2023-27 la Pac è di fatto partita già vecchia, sferzata da pandemia e guerre non previste ai tavoli di Bruxelles, pochi anni fa…ma di fatto in un’altra era. Che cosa è andato storto? Lo abbiamo chiesto ad Alessio Romeo giornalista di Radiocor Il Sole 24 Ore.  Come sarà allora la Pac del futuro? Che cosa deve cambiare per non vanificare gli impegni ambientali e garantire il reddito degli agricoltori? E i giovani che spazio avranno? Ce lo spiega Angelo Frascarelli, docente di Economia agraria all’Università di Perugia. Una cosa è certa: l’agricoltura non può chiudere e la Pac non andrà in soffitta perché dovrà continuare a colmare il gap che divide il reddito agricolo dagli altri settori e serviranno più soldi per innovazione e transizione ecologica. Chi lo spiega ai cittadini? E come si rafforza il consenso sociale intorno all’agricoltura? Ne parliamo con l’europarlamentare Paolo De Castro.
Con il meteo che alterna alluvioni a lunghe assenze di pioggia una gestione oculata dell’acqua è sempre più cruciale.Mezza Europa è in stato di allerta per la siccità e l’Italia meridionale fa parte di quest’area a rischio. Le piogge di questi giorni sono un sollievo ma le previsioni parlano di una primavera più calda nel sud Italia, in Grecia, nelle isole del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale. Per questo motivo Bruxelles ha messo in chiaro che sono necessarie immediate misure di adattamento per la gestione dell’acqua.  Che cosa sta facendo l’Italia? A fare il punto è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione delle acque irrigue (Anbi). In questo quadro anomalo, l’agricoltura va avanti con le semine primaverili e con Giuseppe Carli, vicepresidente di Assosementi, scopriremo che ruolo può avere l’innovazione sui semi nella sfida climatica e nel risparmio idrico. L’acqua scende verso la terra e Giuseppe Corti, direttore Crea agricoltura e ambiente, spiegherà perché una parte della soluzione al nodo acqua si trova nei suoli.
Profondo verde

Profondo verde

2024-02-22--:--

L’inquinamento dell’aria in Pianura Padana è alle stelle. E al netto delle polemiche sulle classifiche, a Milano certamente non si respira a pieni polmoni in tutta tranquillità. Ma la verità è che nessuno può farsi davvero bello perché tra polveri sottili e biossido di azoto le città faticano a migliorare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini è in serio pericolo. In questo quadro così compromesso è fondamentale invertire la rotta agendo sulle fonti principali dell’inquinamento: emissioni di industria e agricoltura, traffico veicolare, riscaldamento degli edifici. Ma un contributo importante può arrivare dalla presenza del verde in città. E anche qui l’Italia non è messa bene. La densità di verde pubblico rispetto alla superficie comunale spesso non supera il 5% del territorio. Quanto e come riforestare le nostre grigie città? Ne parliamo con Silvia Brini, responsabile della valutazione ambiente urbano dell’Ispra. Più fiori e più parchi allora. Secondo precisi criteri però, come spiega Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze. Se l’obiettivo è una rivoluzione seriamente verde, che ruolo possono avere le partnership tra Comuni e vivai e come vanno rimodulate tenendo conto della sfida climatica? Facciamo il punto con Francesco Maccazzola, presidente di Kepos.
Prezzi in catene

Prezzi in catene

2024-02-15--:--

“Prezzo minimo garantito al produttore”. Era scritto a mano con la pittura nera sul cartello di protesta di un agricoltore di Formello che sul suo trattore ha partecipato alle manifestazioni dei giorni scorsi. Prezzi ingiusti, che non coprono i costi di produzione, agricoltori che si sentono sotto ricatto. Eppure una legge contro le pratiche sleali esiste già. Ma qualcosa non ha funzionato. Ne parliamo con Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, e con Vitaliano Fiorillo, direttore di Invernizzi AgriLab di Sda Bocconi, che ci spiega quali sono i punti deboli dell’agricoltura italiana e come rafforzarli. Nel mirino delle proteste i rapporti spesso sbilanciati con i trasformatori - grandi protagonisti del made in Italy insieme alla produzione primaria - e i marchi della distribuzione. Ai nostri microfoni Carlo Alberto Buttarelli presidente di Federdistribuzione. E la domanda è una sola: dove si inceppa la catena del valore?
18. Carne tremula

18. Carne tremula

2024-02-08--:--

Quando parliamo di carne coltivata non stiamo parlando di un settore vero e proprio ma di meno di un centinaio di startup che nel mondo finora hanno attirato investimenti per alcune centinaia di milioni di dollari. Stime pubblicate da McKinsey prevedono che entro il 2030 le carni coltivate potranno coprire fino all’1% del fabbisogno mondiale di proteine. Ma per arrivarci servirebbero, questa volta, miliardi di investimenti e da superare c’è anche un gap sui costi di produzione, che restano ancora troppo alti. Insomma, il cammino tecnologico per passare da timidi assaggi a un vero consumo diffuso sostenibile è decisamente lungo, come spiega Alessandro Bertero, professore associato di Biotecnologie dell’Università di Torino. La tradizionale bistecca o il gustoso paniere dei latticini sono davvero in pericolo? Ne parliamo con Piercristiano Brazzale, presidente della Federazione internazionale del latte. Altri punti da chiarire sono sicurezza sanitaria e impatto ambientale. L’Efsa (Autorità Ue per la sicurezza alimentare) prepara linee guida per blindare la salubrità dei nuovi prodotti, spiega Silvia Marzialetti giornalista di Radiocor - Il Sole 24 Ore. Ma nessuno finora ha chiesto via ibera in Europa per un prodotto zootecnico a base cellulare. L’Italia intanto vieta tutto, per contrastare un’invasione di Tartari più immaginata che reale e l’errore dietro l’angolo è quello di diffondere paura e pregiudizi immotivati che blocchino ricerca e investimenti lasciando l’Italia in un potenziale svantaggio competitivo.
17. Mai dire mais

17. Mai dire mais

2024-02-01--:--

Mentre le proteste degli agricoltori italiani non si fermano per difendere il valore della produzione nazionale, c’è un altro comparto che non riesce a rialzarsi. Stiamo parlando del mais che nella campagna 2023, per la prima volta dopo 160 anni, scende sotto i 500mila ettari di superficie coltivata. La produzione nazionale resta quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% rispetto al fabbisogno nazionale. Eppure, si tratta di un prodotto fondamentale per le grandi Dop zootecniche come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma e San Daniele. Filiere d’eccellenza dipendenti dall’import di mais e soia per i mangimi, che paradossalmente vale di più dell’export di formaggi e salumi Dop. È possibile rilanciare questa coltura tenendo conto delle sue caratteristiche green e con l’aiuto delle nuove biotecnologie? Ne parliamo con tre esperti: Nicola Pecchioni, direttore del Crea Cerealicoltura e Colture Industriali, Amedeo Reyneri docente di agronomia e colture erbacee dell'Università di Torino, Silvio Salvi, docente di genetica agraria Università di Bologna e presidente della Società italiana di genetica agraria.
16. Io, agri-robot

16. Io, agri-robot

2024-01-25--:--

Grandi robot affiancano le trattrici tradizionali in campo aperto,  piccoli droni per le operazioni di estrema precisione, macchine autonome, algoritmi di intelligenza artificiale. L’agricoltura cambia e affronta la sfida del clima e dell’impatto ambientale,  cambia il lavoro e servono nuove conoscenze. Ma gli agricoltori - che in queste settimane protestano in tutta Europa sui loro trattori - sono pronti ad affidarsi a questa variegata distesa di macchine e robot? Dove sono le nuove generazioni di imprenditori e professionisti in grado di gestire questa fase? Ne parliamo con Luigi Sartori, docente di Meccanizzazione agricola presso l'Università di Padova. In che modo queste soluzioni avanzate aiutano la transizione ecologica e quali sono le innovazioni più interessanti? Ci spiega tutto Ivano Valmori, accademico dei Georgofili esperto di agricoltura digitale, e Simona Rapastella, direttore generale di Feder Unacoma. Con loro scopriremo come cambia il lavoro nei campi e che impatto hanno i big data sulla filiera agroalimentare.
La sovranità alimentare è ormai una bandiera nazionale. Ed è anche un fattore dirimente della nostra sicurezza. Soprattutto dopo che pandemia e guerre hanno messo in luce la fragilità degli approvvigionamenti alimentari globali. Ma l’Italia agroalimentare è davvero sovrana? E quanto? Partiamo dal prodotto più orgogliosamente italiano che c’è: la pasta. Il primo anello della filiera in questo caso è il frumento duro. L’Italia è storicamente il primo produttore europeo e il secondo produttore mondiale di grano duro dopo il Canada ma deve importarne circa il 35% per soddisfare le richieste dell’industria di trasformazione, quella molitoria che produce le semole per la pasta. E la dipendenza dall’import sembra destinata ad aumentare: le nuove semine, alle battute finali, fanno prevedere superfici ridotte e il raccolto 2023 non è andato benissimo a causa del clima. Il risultato è che l’import di frumento duro potrebbe addirittura raddoppiare. Allora se la sovranità conta, che fare? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Lenucci, direttore delle Politiche Sviluppo Economico delle Filiere Agroalimentari di Confagricoltura. Da dove arriva quindi il frumento duro che serve per produrre la “nostra” pasta? Ne parliamo con Enzo Martinelli, presidente della sezione Molini a frumento duro di Italmopa. La chiave di tutto è la qualità del grano prodotto, che per la trasformazione è fondamentale. E il clima confonde le carte: la ricerca può fare molto e il miglioramento varietale ha un grande impatto. Ne parla Luigi Cattivelli, direttore del Consiglio di ricerca per l’agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) genomica e bioinformatica.
Nel giro di pochi anni la filiera dell’ortofrutta è passata dal problema di collocare una produzione spesso in eccedenza a quello di riuscire a produrre. Il cambiamento climatico ha infatti colpito duramente il settore con perdite produttive fino all’80% per alcune specie. Gelate, siccità, grandine e alluvioni hanno causato danni pesanti e intensificato gli attacchi di parassiti e malattie delle piante e scosso non poco le vacillanti certezze degli agricoltori. A queste problematiche di campo si sono poi associate criticità strutturali, croniche, ma anche congiunturali: mancanza di manodopera, inflazione alle stelle che ha ridotto i consumi, crisi geopolitiche con l’impennata di costi energetici e logistici che hanno messo in grande difficoltà gli imprenditori. Ed è proprio nei momenti di crisi che si cercano nuove strade a caccia di soluzioni concrete e innovative. Ne parliamo con Silvia Marzialetti, giornalista di Radiocor-Il Sole 24 Ore e Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, tra le principali Organizzazioni di produttori ortofrutticoli europee, che ha deciso di investire sulla ricerca in partnership con 17 università italiane. Ma che cosa può fare concretamente la ricercav per la frutticoltura italiana? Lo abbiamo chiesto Davide Neri, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche, esperto di tecniche di difesa delle coltivazioni e di adattamento dell’agroecosistema ai cambiamenti climatici.
Negli ultimi mesi il dibattito Ue sull’impatto ambientale dell’agricoltura e sul Green deal per il settore ha ricevuto alcuni scossoni: da un lato lo stop alla riduzione del 50% dei pesticidi, dall’altro il mancato accordo sul via libera alle Tea, le piante ottenute con le nuove tecniche di evoluzione assistita, ritenute indispensabili per affrontare la sfida clima. Come dobbiamo leggere queste ultime mosse? Il Green deal sventolato da Bruxelles si è strappato come una bandiera consumata dalla guerra? Ne parliamo con Alessio Romeo, giornalista di Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il tutto mentre l’ultima controversa Conferenza Onu sul clima, la Cop 28 che si è appena svolta a Dubai, ha sancito nero su bianco che l’agricoltura deve cambiare per resistere e contrastare il riscaldamento globale. In primis la zootecnia, un settore che secondo la Fao può diventare una parte della soluzione. In che modo? Lo abbiamo chiesto a Piercristiano Brazzale, presidente della Federazione internazionale del latte, appena tornato da Dubai. E se le aziende agricole devono essere sempre più sostenibili, come lo dimostrano a istituzioni, banche e consumatori? Ce lo spiega Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab e coordinatore dello Spoke 9 del Centro Agritech, il grande progetto di ricerca sull’innovazione in agricoltura finanziato dal Pnrr.
Quando l'agricoltura incontra la geografia scoccano scintille, soprattutto in un Paese come l'Italia in cui il campanile ha il fascino della storia e dell'identità. E non parliamo solo di prelibatezze per pochi ma di un paniere agroalimentare - quello delle Indicazioni geografiche protette - che genera un fatturato ormai oltre i 20 miliardi. Quasi 900 prodotti tra alimenti e vini che generano occupazione per 89mila operatori. Sono i protagonisti della Dop economy. E in questa puntata scopriremo in che modo i marchi Ue sono diventati strumenti potenti per i produttori e come la recente riforma rafforzi questo paniere geolocalizzato, anche contro i falsi online. In un mondo sempre più stravolto da guerre e clima anomalo, anche i prodotti tipici devono attrezzarsi alla sfida della sostenibilità ambientale. Baluardi della tradizione che devono cambiare, perché nulla cambi. E allora come trasformarsi restando fedeli alle origini? Con Giorgio dell'Orefice, giornalista di Radiocor Il sole 24 Ore, ricorderemo come sono nati questi marchi e come si sono evoluti passando dalle nicchie ai mercati globali. Fabio del Bravo, responsabile Sviluppo rurale di Ismea. ci illustrerà la struttura e i numeri di queste eccellenze. E andando sul territorio di Dop zootecniche da Nord a Sud capiremo come l’impegno ambientale sia ormai parte integrante dei disciplinari. A raccontarci come, Mario Emilio Cichetti, direttore del Consorzio del Prosciutto San Daniele, e Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di tutela Mozzarella Bufala Campana Dop.
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