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Cellulite e Celluloide - Il cinema su Radio Elettrica

Author: Gabriele Niola

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Ogni settimana un'ora circa sul cinema in diretta su Radio Elettrica. Cinema e musica, cinema e serie tv, cinema e radio, cinema e cinema commentati da Prince Faster e Gabriele "Vasquez" Niola
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Si parte col ritorno dalle vacanze e si finisce a Istanbul (televisivamente parlando): scopriamo che i turchi hanno rifatto Dottor House paro paro, con tanto di bastone, pillole, dialoghi identici e pure lo stesso logo. Si chiama “Dottor Akim, medico geniale” e va visto solo per crederci. Da lì si apre il grande capitolo dei remake 1:1, da Metastasis (il Breaking Bad colombiano) a Maschi veri che scimmiotta Machos Alfa. Poi tocca ai film in uscita: sorpresa grossa con La valle dei sorrisi, horror italiano finalmente degno del nome, tra misteri alpini, ginnasti traumatizzati e chiese pagane camuffate da palestre. Non tutto funziona, ma è il nostro miglior tentativo da decenni. Spoiler: c'è anche Citran che tira calci finti.
Tornato da Venezia con più polemiche che premi, Niola racconta un festival spaccato in due: il film sulla bambina palestinese commuove tutti ma prende solo il secondo premio, mentre il Leone d’Oro va al caruccio e innocuo Father Mother Sister Brother di Jarmusch. Italiani in ripresa con Tony Servillo premiato (forse immeritatamente) e un bel docu su Napoli. Ma il vero filmone è Un anno di scuola di Laura Samani, che nessuno considera eppure è una meraviglia. Poi si parla di Silent Friend, di M – Il figlio del secolo, del misterioso docu su Califano, di Downton 3, di Maresco, dei volumi squilibrati sulle piattaforme e pure di Goldrake in Rai. In mezzo, ovviamente, proposte indecenti per sequel apocrifi e qualche stoccata al mercato che resta, purtroppo, sotto il livello pre-pandemia.
Settimana di chiusura veneziana col film già vincitore designato: The Voice of Hind Rajab, esperimento unico che mescola attori e la vera voce di una bambina intrappolata a Gaza, pugno nello stomaco e applausi infiniti. Poi l’action teso di Kathryn Bigelow (House of Dynamite), il ritorno furioso e auto-sabotante di Franco Maresco, la serie sul Mostro di Firenze firmata Sollima e quella su Enzo Tortora diretta da Bellocchio. In mezzo feste eleganti, alcol selezionato e persino piante che recitano. E alla fine, inevitabile, Peppa Pig in agguato.
Direttamente da Venezia con pioggia e succhi di frutta: si apre col nuovo Sorrentino, La Grazia, grottesco presidenziale con un Servillo in gran forma. Poi Clooney che fa se stesso in Jay Kelly, commedia Netflix girata in Italia, e Lantimos con Bugonia, remake troppo ordinato per battere i coreani. A proposito di Corea: Park Chan-wook diverte con l’assurdo No Other Choice. Arriva anche Herzog, novantenne alla ricerca di elefanti fantasma, e Guadagnino che scatena la polemica con Julia Roberts e Andrew Garfield. In chiusura l’ungherese Orphan, intenso ma non memorabile.
Tornato dalle Giornate del Cinema di Riccione, Gabriele fa il punto su tutto quello che ci aspetta in sala: sfida al botteghino tra Avatar e il nuovo Zalone (anticipato al 25 dicembre a sorpresa), le commedie di Natale con titoli irresistibili tipo Agatha Christian, il piagnone “Per te” sull’Alzheimer precoce, il biopic Io so’ pazzo su Pino Daniele (con posticci annessi) e l’epocale prequel Io sono Rosa Ricci tratto da Mare Fuori girato come fosse Gomorra. Chiudono il ritorno dei mostri classici, DiCaprio con PTA, e Il Maestro con Favino che tira palle da tennis in sala.
Puntata di fuochi d’artificio già dal titolo: tre sigle per annunciare che il regista del nuovo 007 sarà Denis Villeneuve, roba che fino alla settimana scorsa sembrava una boutade. E invece: Blade Runner 2049, Dune e ora pure James Bond. Si prosegue con revival da brividi: tornano i Cesaroni (stavolta senza Amendola) e addirittura Sandokan, che ha già messo le mani sulle spade di legno della nostalgia. Tra i film in uscita domina “Formula 1” aka il Top Gun delle macchine, con Brad Pitt a tutto gas in un film costosissimo di Apple TV. In chiusura, una commediaccia francese così brutta da far ridere per sbaglio.
Torna l’ossessione Bond e con essa la raffica di nomi improbabili per la regia: Villeneuve (ma figurati), Berger (forse), Wright (magari), Nolan (sì vabbè). Si propone pure David Ayer, che almeno sa dove mettere la macchina da presa. Poi perla vintage: la serie Hawaii Five Oh del ’68 che piazza un computer in un commissariato in era pre-Apple II. Infine, caso Villa Pamphili e la truffa del tax credit. Tra i film della settimana 28 anni dopo e il cartone Pixar Elio.
Comincia tra scuse e telefoni scassati, ma finisce con lanciamamme e riflessioni sociali. Si parte con l’archeologia pirata della TV: recuperi illegali di “Hawaii Five-0”, “Magnum P.I.” e “CHiPs” in versione VHS spirituale. Poi follia pura: Jeff Bezos chiama per un prequel mistico di 007 e parte il delirio con Bond adolescente, lanciagranate e magie. In mezzo, “Ballerina”, spin-off di John Wick che parte tiepido ma esplode (letteralmente) a metà. Si chiude con un live action inutile di “Dragon Trainer”, la sorpresa di “Scomode Verità” e qualche stoccata a Checco Zalone. Finale con connessione miracolosa: un evento paranormale.
Puntata monografica (e travagliata) sul pasticcio del cinema italiano, fra decreti, tagli e polemiche. Gabriele racconta il caos dei fondi pubblici post-riforma San Giuliano: piccole produzioni escluse, ricorsi al TAR, accuse ideologiche e attori bollati come "spreconi" sui giornali. Ma qualcosa si muove: grazie a Santa Maria e Fiorello (giuro), il ministro incontra le maestranze e pare aprire al dialogo. Clima disteso, promesse su tempistiche e fondi, ma il nodo resta: le nuove commissioni politiche.
Sfogo iniziale sulla scomparsa di intere stagioni dalle piattaforme: Monk, Nero Wolfe e Law & Order dispersi più del tesoro dei templari, con Faster pronto a scendere su eMule pur di rivederli. Si passa poi alle serie nuove: Department Q e Slow Horses (ma solo una regge davvero), l’Eternauta sorprende e piace. Capitolo Cannes: blackout finale, festival moscio, ma vince Panahi con un film bellissimo e clandestino. Poi news sparse: Tarantino in stand-by, Zalone ritorna, Fincher lavora su Cliff Booth. In uscita Wes Anderson (fiacco), Lilo & Stitch live action (carino), e Bono Stories of Surrender su Apple TV.
Collegamento da Cannes, dove Gabriele è in missione (ma niente gadget né aperitivi, giura). Festival partito moscio, con poche cose buone: Su Prosecutors, gran bel film sulla giustizia staliniana, e Sirat, road movie rave nel deserto. Male invece Ari Aster con Eddington (un caos inguardabile) e pure il nuovo Mission: Impossible, che riscrive tutta la saga a caso. News zero su Bond, Tom Cruise logorroico, e c'è pure Final Destination: Bloodlines che pare divertente. Si chiude con polemiche da Grand Hotel, foto scollacciate e la solita bugia: “qui non si fa festa”.
Settimana segnata dal ritorno dalle ferie e dal monitoraggio ossessivo delle alci (57 su 90, mica pizza e fichi). Si passa poi al filmone del momento, The Accountant 2: Ben Affleck che mena come un fabbro insieme al fratellone John Bernthal, in un tripudio di americanate anni ’80 degno di un pranzo della domenica di Blue Bloods. Su Netflix debutta Havoc di Gareth Evans, dopo secoli senza sparatorie vere: sangue a ettolitri, plausibilità lasciata a casa, ma divertimento a palate. Infine, spazio per la nuova stagione di Andor e il panico totale su come potrebbero ridurci 007. E no, tre ore di Mission Impossible non ce le meritavamo.
Puntata di Pasqua che parte con tutta una questione su una foresta finlandese con webcam per spiare le alci—culmina in un orso che se ne mangia una. Poi cine amarcord con Corriere Diplomatico e a sorpresa si apre il cuore per The Accountant 2, sicari autistici e fratelli action, roba da menare seria. Tra i film usciti: I peccatori di Ryan Coogler (afro-blues-horror anni ’30), Drop (thriller da ristorante), Generazione romantica di Jia Zhang-ke (melanconia cinese d’autore), e il colpaccio: Queer di Guadagnino, Daniel Craig disperato e pistola in tasca nel Messico anni ’50 ricostruito a Cinecittà. Menzione anche per L’ultima isola, doc su un salvataggio a Lampedusa, e chiusura con Miles Davis rimasterizzato. Puntata free jazz.
Puntata delirio che parte con una teoria sulle frequenze disturbate da uno scammer nei dintorni di Radio Elettrica, prosegue con un’epopea vintage su Aeroporto Internazionale (capolavoro kitsch anni ’80 con Adolfo Celi e scenografie di cartapesta) e finisce tra i green screen orripilanti di Fiumicino finto. Poi si vola su cinema e dolori veri: Tu Quoque di Maurizio Battista è un film drammatico travestito da commedia, pubblico in lacrime e applausi sentiti, ma il film è brutto. Malissimo anche Minecraft (Jason Momoa, Mara Maionchi cattiva), mentre deludono The Last Showgirl con Pamela Anderson e l'ennesimo film da regista di Mastandrea. Si salvano solo The Shrouds, nuovo body horror elegantemente malato di Cronenberg, e la sorpresa italiana La vita da grandi. In mezzo pure un trailer di Una pallottola spuntata remake con Liam Neeson che — sorpresa — fa ridere. Finale tra nostalgia, Pet Shop Boys e riabilitazioni critiche. Puntatona.
Grande polemica su Anora che non è piaciuto a Faster, ma almeno gli è piaciuta Gangs of London. Si passa poi alle domande degli ascoltatori e ai film della settimana come Opus, buono, e al pessimo secondo film da regista di Valerio Mastandrea, Nonostante. Niente a che vedere con La vita da grandi, il buon film di Greta Scarano di un genere fastidioso. In chiusura una menzione per la serie The Studio e per il fatto che sta arrivando Tu Quoque, il film di Maurizio Battista.
Cominciamo con la serie del momento, che non è Adolescence, anche se potrebbe sembrare, ma la saga delle difficoltà telefoniche. Quando finalmente arriviamo a parlare dei film cominciamo con The Alto Knights. Passiamo poi all'affare Biancaneve, la storia di un disastro annunciato. Sul fronte italiano c'è l'interessante Muori di lei con Riccardo Scamarcio e il particolare A Different Man. Grande delusione per US Palmese e The Monkey.
Inizio di puro complottismo che prosegue la saga dei problemi telefonici che tutto il paese ha appassionato. Si continua a parlare di La città proibita, come è giusto che sia, ma è anche la settimana della grande sorpresa di Dreams, film danese che ha vinto il festival di Berlino. Ma per bianciare c'è anche Gioco proibito, terribile. The Breaking Ice invece è un film asiatico di grande delicatezza. Ovviamente poi c'è il filmaccio Netflix, in questo caso incredibilmente costoso e brutto The electric state.
Puntata per buona parte dedicata a La città proibita, filmone del mese. Parliamo poi di due serie, una è Il gattopardo (buona per tutti tranne che i siciliani) e poi la nuova di Daredevil. Al cinema c'è poi il film horror Heretic e quello indie A Real Pain, senza contare che c'è Bridget Jones un amore di ragazzo. In chiusura anticipiamo Mickey 17 e troviamo il tempo per parlare di Nella tana dei lupi 2. Inizia qui la saga dei problemi con il telefono.
Tornano le care vecchie grandi idee per sequel con un improbabile Yuppies moderno. Dopo un po' di vanto per le telefonate con Giallini. Poi si parla del famigerato accordo tra famiglia Broccoli e Amazon. Passando ai film si comincia con Follmente, il nuovo film riuscito di Paolo Genovese e poi c'è Paddington in Perù e l'alternativa d'autore Il seme del fico sacro, filmone iraniano di grande tensione.
Questa è sempre più una trasmissione per content creatore di YouTube e di lamentele sulle serie tv, ma svolte con agilità queste parti si può con successo passare ai film della settimana: Captain America: Brave New Wrold, un film veramente timido; Strange Darling un buon film di tensione americano; ma soprattutto esce su Prime Video Broken Rage, il nuovo film demenziale di Takeshi Kitano
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