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Alabarde Spaziali
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Alabarde Spaziali

Author: La Cappella Underground

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Alabarde Spaziali. 60 anni di Festival e Fantascienza a Trieste è la mostra che celebra il sessantesimo anniversario della nascita del Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste (1963-1982), il “nonno” dell’attuale Trieste Science+Fiction Festival, che si teneva nelle sere di luglio proprio nel cortile del Castello di San Giusto.

La mostra è realizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle Politiche della Cultura e del Turismo in co-organizzazione con La Cappella Underground, con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione CRTrieste, de Le Fondazioni Casali e con la collaborazione di Elettra-Sincrotrone Trieste.
13 Episodes
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Il giornalista scientifico Fabio Pagan e il critico cinematografico Paolo Lughi raccontano, tra aneddoti e curiosità, la storia dello storico Festival Internazionale del Film di Fantascienza. L'allunaggio ha cambiato per sempre l'immaginario fantascientifico: com'è cambiato il festival dopo che la realtà ha superato la fantasia?
Il giornalista scientifico Fabio Pagan e il critico cinematografico Paolo Lughi raccontano, tra aneddoti e curiosità, la storia dello storico Festival Internazionale del Film di Fantascienza. In questo episodio, dedicato alle annate tra il 1964 e il 1969, si parla di film, scienziati e di quando la fantascienza è diventata realtà.
Il giornalista scientifico Fabio Pagan e il critico cinematografico Paolo Lughi raccontano, tra aneddoti e curiosità, la storia dello storico Festival Internazionale del Film di Fantascienza. In questo episodio, dedicato al 1963, il racconto si concentra proprio sulla prima edizione del Festival, su com'è nato, sul contesto e l'atmosfera che si respirava all'epoca.
Nel 1931, quando scrivevo Il mondo nuovo, ero convinto che ci fosse ancora tempo, e parecchio.Noi, vivi nel secondo quarto del ventesimo secolo d.C. abitavamo, certo, in un mondo piuttosto raccapricciante; ma l’incubo di quegli anni di depressione era radicalmente diverso dall’incubo del futuro descritto nel Mondo nuovo. Il nostro era l’incubo del disordine; il loro l’incubo dell’ordine eccessivo.Ventisette anni più tardi, io sono molto meno ottimista. L’incubo dell’organizzazione totale, che io ponevo nel settimo secolo dopo Ford, è sortito dal futuro, lontano e tranquillante, e ora ci attende, lì all’angolo.- Aldous Huxley, Ritorno al mondo nuovo, 1958Aldous Huxley scriveva queste parole nel 1958, quando la guerra fredda aveva fatto impostare l’Orologio dell’apocalisse a due minuti dalla mezzanotte. Il mondo nuovo venne invece pubblicato nel 1932: gli Stati Uniti erano ancora travolti dalla grande depressione, Hitler era ad un passo dal diventare Cancelliere, e le immagini del Metropolis di Fritz Lang, proiettato per la prima volta nel 1927, avevano appena iniziato a meravigliare e a influenzare la cultura dell’epoca come nulla prima di allora. La linea (in)visibile che lega le distopie di Huxley e Orwell, Metropolis, Blade Runner e Snowpiercer è intrinseca al significato stesso di fantascienza: nell’immaginare la società del futuro, è il presente che viene messo sul banco degli imputati.
Il multiverso è la combinazione definitiva delle necessità umane di una storia piena di speranza e del bisogno di trovare prove concrete.- Leonard Susskind, The Cosmic Landscape: String Theory and the Illusion of Intelligent Design, 2006Fin dalle origini del cinema, il concetto di serialità si è imposto e ha cercato di legare a sé il pubblico. Lo stesso concetto di genere serviva a creare una produzione serializzata che rispondesse a determinati canoni e, mentre le narrazioni si facevano sempre più liquide e la ripetizione di modelli preesistenti veniva riavviata quasi a ogni decade, quando anche le membrane tra media differenti hanno iniziato a palesare più esplicitamente la propria permeabilità, le storie, pur rimanendo sostanzialmente una, si sono moltiplicate. Fumetti, videogiochi, televisione, cinema, narrativa si sono ritrovati interconnessi in una tela di significato alla quale si poteva accedere praticamente da ogni direzione e lo spettatore poteva entrare in questo labirinto praticamente da ogni direzione: era nato il multiverso.
Lasciate che vi spieghi come funziona.Il viaggiatore temporale siede su questo sedile. Di fronte ci sono i controlli.La leva di fronte a lui controlla i movimenti. Spostandola verso l’alto lo manda nel futuro… verso il basso, nel passato. Più fa pressione sulla leva e più veloce viaggia.- Rod Taylor dal film L’uomo che visse nel futuro, 1960Se avessi un po’ più di tempo...Ehi, un momento, ho tutto il tempo che voglio: ho una macchina del tempo!- Marty McFly dal film Ritorno al futuro, 1985Nel 1895, uno dei padri della fantascienza, lo scrittore inglese H.G. Wells, diede alle stampe il romanzo La macchina del tempo, introducendo il concetto fanta-scientifico di un dispositivo capace di spostare fisicamente un viaggiatore nel passato e nel futuro. Pochi anni dopo, Albert Einstein rivoluzionò il concetto di tempo con la teoria della relatività descrivendo le proprietà dello spaziotempo a quattro dimensioni, per cui la gravità non è altro che la manifestazione della curvatura dello spaziotempo.La letteratura e il cinema di fantascienza hanno così trovato un filone inesauribile. Che sia una strana sedia a dondolo, una DeLorean, o una cabina del telefono blu, a noi non resta che salire a bordo. Magari stando attenti ai paradossi temporali…
La realtà virtuale è quel grosso visore che dall’esterno fa apparire ridicole le persone che lo indossano;le stesse che sembrano emanare pura meraviglia per quanto sperimentano dentro di sé.La realtà virtuale rappresenta una frontiera scientifica, filosofica e tecnologica della nostra epoca.Uno strumento non è mai stato dotato di una bellezza tanto potente e inquietante al tempo stesso.La realtà virtuale ci metterà alla prova. Espanderà la nostra personalità più di qualsiasi altro mezzo di comunicazione.La realtà virtuale è tutto questo e anche di più.- Jaron Lanier, L’alba del nuovo tutto, 2017Nonostante il famoso saggista statunitense Jaron Lanier sia riuscito a rendere popolare il concetto di virtual reality, non è sicuramente semplice dare una definizione di realtà virtuale.È un’esperienza per cui spesso le parole non bastano: va provata e vissuta sulla propria pelle. Eppure oggi è una realtà che in qualche modo è alla portata di tutti.Il ruolo di un certo cinema di fantascienza, da Tron in poi, è stato anche quello di immaginare e raccontare qualcosa che non esisteva ancora.L’immaginario cinematografico incentrato sulla realtà virtuale ha pensato, raccontato e sviluppato negli anni un’idea visiva di qualcosa che ancora non esiste(va) e che forse non poteva essere spiegata in altro modo.
Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri,nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo.Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.- Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923L’apocalittico finale de La coscienza di Zeno è ormai universalmente interpretato come una prefigurazione dell’era atomica che di lì a poco avrebbe spalancato le porte di un presente costretto a convivere con l’angoscia della fine. E non è un caso che ciò avvenga in uno dei romanzi simbolo della letteratura psicanalitica: al centro di tutto, sempre l’uomo. Perché nelle spettacolari immagini della catastrofe, nelle residuali società post-apocalittiche messe in scena dal cinema di fantascienza, si celano sempre, inequivocabilmente, le coordinate storiche, politiche e sentimentali del nostro rapporto con la fine delle cose.
Prima Legge della roboticaUn robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.Seconda Legge della roboticaUn robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.Terza Legge della roboticaUn robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.- Isaac Asimov, Circolo Vizioso, 1942Queste sono le tre “Leggi della robotica”, introdotte dal leggendario scrittore e divulgatore scientifico Isaac Asimov nel 1942, e rappresentano tutt’oggi un pilastro fondamentale nel mondo della fantascienza.Le leggi furono formulate per regolare l’interazione tra robot e umani. Se da una parte, infatti, robot, cyborg e intelligenze artificiali hanno incarnato una delle fascinazioni più presenti e stimolanti all’interno del cinema di fantascienza, dall’altra sono sempre stati il riflesso di una paura ancestrale nei confronti dello sviluppo tecnologico, che ha portato all’esigenza di mettere dei paletti per regolamentare sviluppi incontrollati.
Come reagirebbe la gente se un Godzilla apparisse davvero?Cosa farebbero i politici?Cosa gli scienziati?Come gestirebbero la situazionei militari?Dati questi presupposti, era inevitabile che il film sarebbe sembrato perlomeno quasi come un documentario.- Ishiro Honda, 1992 in David Milner, Kaiju ConversationsDopo anni di minacce striscianti celate allo sguardo, di invasioni silenziose che tramano la conquista del pianeta nascoste dietro opache cortine di ferro, quando anche la paura della distruzione totale perpetrata dall’uomo ha smesso di essere una fantasia, il panico si è concretizzato e i mostri sono emersi dal subconscio collettivo dell’umanità: titanici, indifferenti, inarrestabili.Guidato da un’indiscutibile fiducia in se stesso e nella scienza, l’uomo alla fine ha dovuto affrontare le sue paure inespresse e il cinema dei mostri è servito a rappresentare questo scontro. Materializzazione di una coscienza ambientale o estremo organo di controllo divino, il mostro ha sempre rappresentato un limite ed un avvertimento.
Ak ak ak ak ak ak ak ak.- Ambasciatore di Marte, da Mars Attacks, 1996  Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave.Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l’evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano che l’avanguardia di un’armata di invasione proveniente da Marte. La battaglia che ha avuto luogo stanotte a Grovers Mill si è conclusa con una delle più strabilianti disfatte subite da un esercito nei tempi moderni: settemila uomini armati di fucili e mitragliatrici sono stati sconfitti da una sola macchina degli invasori marziani. I superstiti sono solo centoventi. - Dallo sceneggiato radiofonico La guerra dei mondi, trasmesso dalla CBS il 30 ottobre 1938  La storia (o leggenda?) racconta di scene di panico generalizzato, morti e feriti, tra gli ascoltatori di questo celebre radiodramma interpretato da Orson Welles e tratto dall’omonimo romanzo di H.G. Wells (1898). Comunque sia andata, le invasioni aliene erano ufficialmente iniziate. Con le tensioni della guerra fredda, gli alieni conquistano gli schermi cinematografici, mentre nel mondo reale non si contano i (presunti?) avvistamenti.Buoni o cattivi che siano, gli alieni sono tra noi!
Chi va nello spazio è meglio che non abbia fobie. Se sospettate che c’è qualcosa, sui pianeti o nello spazio interplanetario, che può terrorizzarvi, è meglio che ve ne stiate attaccati alla madre Terra. Un uomo che voglia guadagnarsi il pane lontano dalla terra ferma dev’essere disposto a farsi chiudere come una sardina in un’astronave stipata fino all’inverosimile, sapendo che può diventare la sua bara; e allo stesso tempo non deve farsi impressionare dalle sconfinate distese del cosmo. - Robert A. Heinlein, La storia futura, 1967 La storia umana è un susseguirsi inesauribile di esplorazioni tese a inseguire eternamente un’irraggiungibile frontiera, sinonimo di conoscenza. Grazie ai suoi viaggi, l’uomo potrebbe imparare a conoscere se stesso anche attraverso l’incontro con gli altri, ormai ridimensionato nella propria importanza dall’immenso silenzio del cosmo. Nel cinema di fantascienza la missione è sempre coincisa con questa ricerca di un senso di sé realizzabile anche dal confronto con l’altro. Il vuoto cosmico sembra il luogo perfetto per fermarsi a pensare.
Vieni a sognare con me. - Georges Méliès, da Hugo Cabret, 2011 Nel lontano 1902, sessantasette anni prima dell’Apollo 11, il cinema portò per la prima volta degli esseri umani sulla Luna, grazie al genio di Georges Méliès. Impresario teatrale, illusionista e prestigiatore, Méliès rimase folgorato dall’invenzione del cinematografo dei fratelli Lumière, nel 1895, e per primo ne intuì le potenzialità per la realizzazione di nuovi trucchi visivi. Costruì allora il primo studio cinematografico al mondo, con grandi vetrate per favorire l’ingresso della luce e un complesso sistema di fondali, scenografie e meccanismi di derivazione teatrale. In un’epoca in cui il linguaggio cinematografico non era ancora stato scritto e i primi film erano riprese di pochi secondi di scene di vita quotidiana, Méliès spinse la tecnologia del cinema al servizio della sua sconfinata immaginazione, sperimentando e sviluppando tecniche di ripresa che segnarono la nascita del cinema di finzione, degli effetti visivi e del montaggio. Viaggio nella Luna (1902) cambiò radicalmente la storia del cinema, diventando al tempo stesso il primo film di fantascienza della storia, il più lungo (ben 15 minuti), il più costoso e ambizioso dell’epoca.
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