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Occhi aperti su Gaza
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Occhi aperti su Gaza

Author: Marco Magnano

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Ogni giorno da un anno, Marco Magnano racconta direttamente dalla regione una crisi che sta destabilizzando di nuovo l'intero Medio Oriente, cercando di sfuggire al troppo rumore e alle troppe voci che creano soltanto confusione.
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La Siria sta vivendo un momento storico di transizione con la caduta del regime di Assad e l’insediamento di un governo di transizione. Oggi hanno riaperto scuole e università, segnali di un ritorno alla normalità, mentre lo spazio aereo siriano sarà presto riaperto. Circa 7.600 rifugiati siriani in Turchia sono rientrati nel Paese, mostrando timidi segnali di fiducia. Il governo transitorio ha sospeso la Costituzione e il Parlamento per tre mesi, promettendo riforme e avviando il processo di ricostruzione. Nonostante le speranze, la Siria affronta una grave crisi militare. Israele ha intensificato i bombardamenti con oltre 800 attacchi in 5 giorni, distruggendo basi militari, radar e il 70% delle infrastrutture aeree siriane. Le alture del Golan restano sotto occupazione israeliana, con un piano di colonizzazione per raddoppiare la popolazione nell’area. Israele giustifica le sue azioni come misure difensive, mentre il leader siriano al-Jolani ha dichiarato che la Siria necessita di “ricostruzione e soluzioni diplomatiche”. Il cessate il fuoco in Libano rimane fragile. Israele ha condotto attacchi contro Hezbollah, distruggendo 300 infrastrutture nel villaggio di Khyam. Dal 27 novembre, le vittime civili nel sud del Libano sono salite a 34, mentre la comunità internazionale resta in silenzio. A Gaza, la situazione umanitaria è disastrosa. Oggi le forze israeliane hanno attaccato la scuola Khalil Oweida a Beit Hanoun, rifugio per sfollati, uccidendo almeno 15 persone. Nella notte, 18 civili sono stati uccisi, tra cui 4 rifugiati in una tenda. Dietro ogni numero, probabilmente si celano tragedie ancora più grandi, difficili da documentare. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Sul fronte orientale della Siria, SDF e Jaish al-Watan, con il supporto turco, hanno concordato una tregua a Manbij e una zona demilitarizzata presso la diga di Tishreen. Intanto, tensioni esplodono a Raqqa con proteste represse dalle SDF, causando vittime e feriti. A Damasco, il governo di transizione ha sospeso temporaneamente la Costituzione e il Parlamento, avviando una fase di riforme. La diplomazia si muove rapidamente: otto Paesi, tra cui l’Italia, hanno riaperto ambasciate a Damasco, mentre Russia e Iran, un tempo alleati di Assad, sembrano accettare la "nuova realtà". La Russia punta a mantenere le basi strategiche a Tartous e Khmeimim, mentre l’Iran critica l’instabilità sfruttata da Stati Uniti e Israele. Quest’ultimo ha intensificato i bombardamenti sulla Siria, annientando le difese antiaeree e occupando il Golan, nonostante le richieste di ritiro da parte della Francia. Otto Paesi europei, tra cui Germania e Svezia, hanno sospeso le domande di asilo per i siriani dopo la caduta di Assad, dimostrando un cinismo preoccupante. La rapidità con cui si chiudono le porte ai rifugiati contrasta con l’assenza di piani concreti per sostenere la transizione o rivedere le sanzioni. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
La città di Hama è caduta nelle mani delle forze di Hayat Tahrir al-Sham, segnando un altro passo significativo nella rapida offensiva antigovernativa partita da Idlib. Dopo aver circondato la città, i ribelli hanno conquistato il carcere locale e sono entrati senza incontrare una resistenza significativa, con l’esercito siriano che si è ritirato. Ora l'attenzione si sposta su Homs, ultima barriera prima di Damasco. Il governo siriano sembra sempre più isolato, con alleati come Russia e Iran riluttanti a intervenire in modo massiccio. Sul fronte nord-orientale, le forze filo-turche avanzano verso Manbij, ultima città curda a ovest dell’Eufrate, mentre la situazione nell'est, lungo il fiume Eufrate, rimane instabile con scontri tra le SDF e le forze governative. Il cessate il fuoco con Israele continua a essere fragile, con frequenti violazioni israeliane. Gli attacchi di artiglieria e incursioni nei villaggi del sud alimentano le tensioni, mentre Israele mantiene truppe in territorio libanese. Oggi il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha rivendicato la vittoria del gruppo e ribadito l'impegno per il rispetto della risoluzione 1701. Tuttavia, la situazione sul terreno resta volatile, con pochi progressi nei negoziati per una soluzione duratura. Nelle ultime 24 ore, almeno 48 persone sono state uccise negli attacchi israeliani. Tra gli episodi più gravi, un bombardamento sulla "zona sicura" di al-Mawasi ha causato 21 vittime. Gli ospedali Kamal Adwan e Indonesiano sono stati colpiti, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria. Mentre il Qatar riprende il ruolo di mediatore per un cessate il fuoco, mancano ancora proposte concrete per avviare una tregua. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
L’offensiva dell’alleanza Fatah al-Mubin, guidata da Hayat Tahrir al-Sham, prosegue nel nord-ovest. Dopo la conquista di Aleppo, l’attenzione si concentra su Hama, dove i ribelli avanzano lentamente. Oltre 700 persone sono morte in una settimana di combattimenti. La situazione peggiora con la conquista da parte di HTS di snodi strategici come le strade Hama-Salamiyah e Hama-Raqqa. Nel frattempo, le forze curde delle SDF resistono a Manbij, sotto attacco delle milizie filo-turche. A est, nella regione di Deir ez-Zor, l’instabilità cresce: l’enclave governativa di Khashar è tornata sotto controllo siriano, ma gli Stati Uniti hanno colpito postazioni filo-iraniane. La tregua con Israele è sempre più fragile. Gli attacchi israeliani hanno ucciso 21 persone negli ultimi giorni, alimentando il clima di insicurezza, soprattutto nel sud. Molti sfollati rientrati nelle proprie case stanno fuggendo nuovamente. Per molti analisti, l’accordo sembra favorire solo Israele, lasciando il Libano in una posizione di vulnerabilità. Israele ha intensificato i bombardamenti, colpendo scuole gestite da UNRWA a Bureij e Zeitoun, un campo di rifugiati a Nuseirat, e l’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahiya. Gli attacchi hanno ucciso decine di persone, inclusi bambini, e distrutto strutture vitali. Gaza vive una crisi umanitaria estrema, ma le violazioni dei diritti umani sembrano normalizzarsi in un contesto che non offre vie d’uscita. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Hayat Tahrir al-Sham ha continuato la sua avanzata, conquistando nuovi villaggi intorno a Hama, aprendo la strada verso Homs e Damasco. L’offensiva, iniziata il 27 novembre, ha causato oltre 500 morti, tra cui 92 civili. La Turchia sostiene i ribelli, mentre la Russia, pur bombardando Aleppo e Idlib, mostra un atteggiamento più prudente rispetto al passato. Nel frattempo, le Syrian Democratic Forces (SDF) hanno preso il controllo della “sacca di Khasham” a Deir ez-Zor, spostando il fronte nell’est della Siria, mentre Israele ha ucciso un emissario di Hezbollah in un attacco aereo vicino a Damasco. La tregua tra Israele e Hezbollah è fragile. Negli ultimi tre giorni, bombardamenti israeliani hanno ucciso 14 persone, con attacchi concentrati a Haris, Tallousa, e Chebaa. Hezbollah ha risposto con due razzi senza vittime. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha minacciato azioni più incisive, chiedendo il totale smantellamento di Hezbollah, una condizione non prevista nell’accordo di cessate il fuoco. Hamas e Fatah hanno raggiunto un’intesa per un comitato amministrativo a Gaza, ma Fatah ne critica il limite territoriale. Intanto, gli attacchi israeliani continuano, con 36 persone uccise oggi, tra cui molte nel campo profughi di Shati e a Rafah. Gli Stati Uniti dichiarano di voler rilanciare negoziati per un cessate il fuoco, ma non emergono progressi concreti. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
In Siria, l’alleanza ribelle “al Fatah al Mubin,” guidata da Hayat Tahrir al-Sham e sostenuta dalla Turchia, ha consolidato il controllo su Aleppo e preso la città di Tal Rifaat, un’ex enclave curda. Le Syrian Democratic Forces (SDF) si sono ritirate verso Manbij, trasferendo circa 120.000 sfollati interni. A sud, le SDF hanno preso Maskanah, ex territorio governativo. Intanto, Hama e Homs subiscono bombardamenti incrociati tra i ribelli e l’aviazione russa e siriana. L’Iraq ha rinforzato i confini per evitare la propagazione del conflitto, mentre un piccolo contingente di miliziani iracheni filo-iraniani si è unito alle forze governative ad Aleppo. La Turchia, pur negando ingerenze, è accusata di alimentare la crisi, dichiarando di sostenere la “stabilità” siriana con azioni sul terreno. In Libano, la tregua con Israele vacilla. Hezbollah ha lanciato razzi in risposta a ripetute violazioni israeliane, mentre Tel Aviv accusa il gruppo di trasgredire l’accordo. Israele non ha ancora ritirato le truppe dal sud del Paese, e la tensione resta alta. A Gaza, il varco di Rafah rimane chiuso, e i negoziati per un cessate il fuoco non avanzano. Il Segretario Generale delle UN, António Guterres, ha denunciato il blocco come una violazione del diritto internazionale, evidenziando il drammatico bilancio umano, in particolare tra i bambini. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
In Siria, la rapida avanzata dei miliziani dell’alleanza “al Fatah al Mubin” ha portato alla conquista di Aleppo e al controllo dell’autostrada M5, spingendosi fino a Hama. L’esercito siriano si è ritirato senza opporre grande resistenza, lasciando il fronte in mano alle Syrian Democratic Forces. La Russia e Hezbollah, alleati di Assad, sono rimasti quasi inerti: Mosca ha effettuato pochi bombardamenti mentre Hezbollah è rimasto silente. Intanto, migliaia di persone fuggono dalla Siria verso il Libano, invertendo il flusso degli ultimi mesi. In Libano, il cessate il fuoco regge formalmente, ma Israele ha già effettuato 52 violazioni, con bombardamenti su Khiam, Yaroun e Maroun al-Ras, suscitando accuse di provocazioni per giustificare nuove ostilità. Intanto, 30.000 persone sono tornate a Tiro, trovando case distrutte e infrastrutture inesistenti. A Gaza, gli attacchi israeliani continuano con una ferocia crescente. A Jabalia, 40 persone sono morte in un palazzo bombardato, portando il totale a oltre 100 vittime oggi. Intanto, UNRWA e altre ONG hanno sospeso le attività a causa delle violenze. Mentre gli Stati Uniti vedono una possibile dinamica favorevole per un cessate il fuoco, il ministro israeliano Ben-Gvir propone l’annessione di Gaza e la deportazione dei palestinesi, senza opposizioni concrete dalla comunità internazionale. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah in Libano è al suo secondo giorno, ma la situazione resta fragile. Mentre gli sfollati tornano verso le loro case, molti trovano distruzione e servizi inesistenti, come a Tiro, dove 30.000 persone sono senza acqua. Israele mantiene restrizioni ai movimenti con la forza: a Markaba e Kfarchouba sono stati segnalati colpi di carri armati e droni israeliani contro civili, mentre droni israeliani hanno colpito un presunto sito di Hezbollah a Tibni, definito dal Libano una grave violazione della tregua. Il fragile accordo lascia irrisolte questioni chiave, come il ritiro di Israele e il disarmo di Hezbollah, mentre prevede una libertà d’azione per Israele in caso di percepite violazioni, aumentando il rischio di escalation. Gli Stati Uniti, che emergono come protagonisti, hanno rafforzato la loro influenza in Libano, ma le ambiguità dell’accordo fanno pensare a una tregua temporanea, non a una soluzione duratura. Intanto, a Gaza, la guerra si intensifica. Gli attacchi israeliani hanno ucciso 21 persone, colpendo duramente Beit Lahiya, Jabalia, Khan Younis e Rafah. Con un fronte in meno, il governo israeliano sembra concentrarsi su Gaza, alimentando timori di un’escalation su una popolazione già stremata da un anno di assedio. La tregua in Libano rischia così di essere una parentesi isolata in un conflitto regionale che rimane drammaticamente aperto. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Questa mattina, alle 4, è entrato in vigore un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano tra Israele e Hezbollah, mediato da Stati Uniti e Francia. L’intesa si basa sulla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 2006, rimasta largamente inapplicata. Entrambe le parti si sono impegnate a ritirarsi dal sud del Libano, lasciando il controllo all’esercito libanese e alla missione UNIFIL. Nonostante l’accordo, la notte scorsa Israele ha continuato a bombardare Beirut e i valichi di frontiera con la Siria, uccidendo 6 persone. Hezbollah, in risposta, ha lanciato droni contro obiettivi israeliani a Tel Aviv. Stamattina, la situazione si è calmata, con una massiccia migrazione di sfollati verso le loro case nel sud del Libano. Tuttavia, l’esercito israeliano ha imposto restrizioni ai movimenti nella regione e sparato contro giornalisti a Khiam, ferendone due. L’accordo appare fragile: non ci sono garanzie concrete per il ritiro totale delle truppe israeliane o per il disarmo di Hezbollah. Il comitato di controllo include Paesi amici di Israele, alimentando scetticismo sulla sua imparzialità. Intanto, gli Stati Uniti stanno varando una nuova vendita di armi a Israele per 700 milioni di dollari, sollevando dubbi sulla durata e sull’efficacia di questa tregua. L’attenzione ora si sposta su Gaza, dove si teme un intensificarsi dell’assedio israeliano, mentre la crisi regionale resta lontana da una vera soluzione. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
La giornata odierna è stata segnata da intensi bombardamenti israeliani su Beirut e le sue periferie, nonostante le trattative per un cessate il fuoco mediato dagli USA. Questa mattina, nuovi ordini di evacuazione hanno interessato Bourj al-Barajneh e Ghadir, seguiti da attacchi che hanno distrutto un edificio di quattro piani che ospitava sfollati. Nel pomeriggio, bombardamenti hanno colpito aree centrali come Nouweiry, uccidendo 5 persone e ferendone 26. Alle 17, Israele ha minacciato di attaccare filiali di Qard al-Hassan, considerate da Israele legate a Hezbollah, provocando evacuazioni a Tiro e Saida. Successivi attacchi hanno colpito quartieri centrali e periferici di Beirut, come Mazra’a, Barbour e Mar Elias, causando altre vittime. Secondo Hezbollah, queste aree non ospitano infrastrutture del partito. Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito per discutere la proposta di tregua, mentre si attende la risposta del governo libanese. Il nodo resta la richiesta israeliana di mantenere truppe nel sud del Libano e riservarsi il diritto di rompere l’accordo unilateralmente. Intanto, il ministro della Difesa israeliano Katz ha dichiarato di voler proseguire le operazioni offensive. A Gaza, gli aerei giordani hanno lanciato 7 tonnellate di aiuti umanitari nel nord della Striscia, un gesto simbolico di fronte a una crisi senza precedenti. Intanto, il ministro israeliano Bezalel Smotrich ha proposto l’annessione della Striscia e una "emigrazione volontaria" per dimezzare la popolazione palestinese. Una dichiarazione che lascia intravedere scenari drammatici, mentre il silenzio della comunità internazionale persiste. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
I media israeliani hanno diffuso voci di un cessate il fuoco mediato dagli USA, ma l’inviato statunitense Amos Hochstein ha smentito progressi concreti. Secondo CNN e Axios, Netanyahu avrebbe approvato l’accordo “in linea di principio”, ma restano nodi da sciogliere. Israele insiste per mantenere truppe nel sud del Libano durante i 60 giorni di tregua, mentre Hezbollah dovrebbe ritirarsi oltre il fiume Litani. Il Libano ha accettato in linea generale, ma chiede il ritiro israeliano e un comitato internazionale per monitorare la tregua. Le trattative restano in bilico e un’ulteriore escalation sul terreno potrebbe compromettere tutto. Mentre si negozia, la violenza continua. Stamattina Israele ha bombardato Haret Hreik nella periferia sud di Beirut dopo ordini di evacuazione. Attacchi simili hanno colpito i quartieri di Hadath e Ghobeiri, con distruzioni a Tayouneh, snodo cruciale di Beirut. A Tiro, quattro attacchi di droni hanno ucciso 9 persone, tra cui un soldato libanese. Israele ha inoltre distrutto la moschea di Chama’a nel distretto di Tiro. Gli scontri tra Hezbollah e le forze israeliane continuano nei villaggi di confine, dove l’avanzata di Israele resta limitata. Nonostante le voci di tregua, le condizioni imposte da Israele e l’intensificazione degli attacchi complicano qualsiasi progresso diplomatico. Sul terreno, civili e infrastrutture continuano a pagare un prezzo altissimo. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Sabato, Israele ha colpito il quartiere di Basta, nel centro di Beirut, uccidendo almeno 29 persone e ferendone 76. L'attacco, diretto a un presunto leader di Hezbollah, ha devastato un edificio di 8 piani. Nella periferia sud di Beirut, i bombardamenti hanno coinvolto Choueifat, Hadath e Bourj al-Barajneh. Nel sud, le truppe israeliane affrontano Hezbollah in aree come Shamaa e Deir Mimas. Raid aerei su Tiro hanno ucciso paramedici e civili, mentre un soldato libanese è morto in un attacco a Aamriyeh. Benny Gantz ha invitato a colpire le “risorse” libanesi, aumentando la pressione sull’esercito del Paese. Israele ha ordinato nuove evacuazioni nel nord della Striscia, colpendo l’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya e ferendo il direttore. La struttura è senza forniture essenziali da oltre un mese. Hamas ha dichiarato che un’ostaggio israeliana è stata uccisa da un attacco israeliano. Gli sfollati continuano ad aumentare, con un’emergenza sanitaria e alimentare sempre più grave. Venerdì riprenderanno i colloqui sul nucleare a Ginevra tra Iran e Unione Europea. L’Iran ha proposto di limitare l’arricchimento dell’uranio al 60% come gesto di fiducia, ma USA e UK hanno respinto l’offerta. La finestra per un nuovo accordo sembra stretta, ma il dialogo rimane un canale aperto per ridurre le tensioni regionali. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Il giorno dopo l’emissione da parte della Corte Penale Internazionale dei mandati di arresto per Benjamin Netanyahu, Yoav Gallant e Mohammed Deif per crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza, ci si interroga sulle conseguenze immediate. In teoria, Netanyahu e Gallant rischiano l’arresto in uno dei 124 Paesi firmatari dello Statuto di Roma, come l’Italia, che ha dichiarato l’intenzione di rispettare la decisione. Paesi come l’Ungheria, invece, si oppongono, mentre altri, come la Germania, sono incerti. In Libano, gli attacchi israeliani continuano durante il Giorno dell’Indipendenza. Bombardamenti su Beirut e il sud hanno ucciso decine di persone, inclusi paramedici e civili. Hezbollah ha rivendicato nuovi attacchi contro soldati israeliani. La situazione nel villaggio cristiano di Deir Mimas è critica, con carri armati israeliani che hanno stabilito posti di blocco. Gli attacchi aerei su Beirut sono in aumento, segnando una nuova escalation. A Gaza, oltre 90 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, con stragi a Beit Lahiya e Sheikh Radwan. L’ospedale Kamal Adwan è stato colpito, causando vittime tra rifugiati e personale medico. I bombardamenti continuano in tutta la Striscia, mentre Israele afferma di aver ucciso un comandante del Jihad islamico. In Siria, il bilancio delle vittime dell’attacco israeliano a Palmyra è salito a 92, confermando l’intensità della crisi regionale. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto per crimini di guerra e contro l’umanità contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusandoli di aver privato i civili di Gaza di cibo, acqua, elettricità e cure mediche durante l’assedio, causando morte e sofferenze. Questa decisione, pur avendo un valore prevalentemente simbolico, segna un importante precedente. I mandati riguardano anche tre leader di Hamas, tutti uccisi recentemente da Israele, eccetto Mohammed Deif, per cui è stato comunque emesso un mandato. Tuttavia, l'efficacia di questi mandati resta incerta: la CPI dipende dai Paesi firmatari per l’arresto, ma Israele e gli Stati Uniti non riconoscono la sua giurisdizione. Le reazioni sono state dure: Netanyahu ha definito la decisione "antis3m1ta", mentre H4m4s l’ha accolta positivamente come un passo verso la giustizia. Gli Stati Uniti hanno respinto categoricamente la decisione e non escludono sanzioni contro la CPI, come avvenuto sotto Trump. Nel frattempo, il conflitto prosegue: Israele ha intensificato i bombardamenti sulla periferia sud di Beirut, mentre H3zb0llah ha rivendicato per la prima volta un attacco a una base aerea israeliana lontano dal confine libanese. Mentre i negoziati di pace sembrano congelati, questa storica decisione della CPI aggiunge un nuovo elemento al complesso scenario. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Israele intensifica gli attacchi su Gaza, Libano e Siria, mentre i negoziati per un cessate il fuoco stentano a trovare un accordo definitivo. Oggi Amos Hochstein, inviato statunitense, ha incontrato il presidente della Camera libanese Nabih Berri, mediando una proposta americana di tregua. Sebbene il Libano abbia definito l'offerta la più seria finora, rimangono ostacoli, tra cui il diritto di Israele di agire unilateralmente in territorio libanese, ritenuto inaccettabile. Il segretario di Hezbollah, Naim Kassem, ha ribadito che accetterà solo un cessate il fuoco completo e vincolante, ma ha promesso di mantenere la presenza del gruppo sul campo. In Gaza, i bombardamenti israeliani hanno ucciso altre 10 persone, tra cui un bambino, senza suscitare più reazioni significative. Intanto, il Consiglio di Sicurezza delle UN ha fallito ancora una volta nell’approvare una risoluzione per un cessate il fuoco immediato, bloccata dal veto statunitense. Gli Stati Uniti insistono che una tregua incondizionata non è accettabile, ma questa posizione continua a isolare Washington e ad alimentare il conflitto. In Siria, un attacco israeliano a Palmyra ha ucciso almeno 36 persone, tra cui membri di milizie filo-iraniane e Hezbollah. La città, patrimonio UNESCO, porta il segno di un conflitto che si intensifica da mesi, con Israele che bombarda regolarmente aree strategiche del Paese. Tra promesse di tregue e veto diplomatici, l’impasse politico prosegue, mentre le popolazioni colpite continuano a subire devastazioni. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Israele ha intensificato le offensive aeree, causando gravi perdite in Libano e a Gaza. Nel distretto di Tiro, gli attacchi hanno ucciso 11 persone e ferito altre 48. A Houmine el-Tahta, un bombardamento ha colpito un centro sanitario, uccidendo 8 paramedici, mentre un attacco a Tiro ha distrutto la sede dell’autorità delle acque, lasciando la città senza approvvigionamento idrico. Oggi, un raid su Husseiniyeh al-Zahra, a Beirut, ha ucciso 5 persone. In totale, il Libano conta 78 morti nelle ultime 24 ore, con attacchi concentrati su Beirut e il sud. Domani è prevista la visita dell’inviato statunitense Amos Hochstein, con il Libano che ha dato una risposta positiva alla proposta di cessate il fuoco americana, pur respingendo il diritto di Israele di intervenire unilateralmente in territorio libanese, in contrasto con la Risoluzione ONU 1701. Tuttavia, Netanyahu ha ribadito che Israele continuerà le operazioni contro Hezbollah, anche in caso di tregua. A Gaza, le incursioni israeliane hanno causato 46 morti oggi, con bombardamenti su Beit Lahiya e vicino all’ospedale Kamal Adwan che hanno ucciso 17 persone. Altri attacchi hanno colpito sfollati nella “zona sicura” di al-Mawasi, causando 4 vittime di una stessa famiglia. Inoltre, bande armate hanno saccheggiato 100 camion di aiuti umanitari, evidenziando il vuoto di potere creato dall’assedio. Josep Borrell, capo della diplomazia UE, ha espresso il sentimento di impotenza che accompagna il racconto di una crisi ormai senza fine: “Le parole per spiegare quello che sta succedendo in Medio Oriente sono esaurite.” Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Durante il fine settimana, Israele ha intensificato le offensive aeree e terrestri in Libano, Siria e Gaza. In Libano, l’esercito israeliano ha raggiunto il villaggio di Shama, a 100 km da Beirut, distruggendo il santuario sciita di Shimon Al-Safa e colpendo una postazione UNIFIL. Bombardamenti a Khreibeh hanno ucciso 6 persone, tra cui 3 bambini, mentre attacchi su Borj Rahal e Kfartebnit hanno ucciso medici e ferito soccorritori. A Beirut, gli attacchi hanno colpito i quartieri di Haret Hreik e Bourj al Barajneh per il sesto giorno consecutivo, costringendo ulteriori evacuazioni. Nel centro della capitale, Israele ha attaccato una sede del partito Ba'ath, uccidendo Mohammad Afif, capo ufficio stampa di Hezbollah. A Gaza, un attacco a Beit Lahiya ha causato almeno 72 morti, con decine di feriti intrappolati sotto le macerie. Le forze israeliane continuano ad avanzare nel nord della Striscia, isolando Beit Hanoon, Jabalia e altre aree prive di aiuti da oltre un mese. Oggi i morti nella Striscia sono almeno 110, in un contesto di bombardamenti sempre più intensi. Le speranze di un cessate il fuoco si affievoliscono. La proposta statunitense in 13 punti per una tregua di 60 giorni sembra molto difficile da accettare per il Libano, che insiste sulla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. Intanto, Israele e Hezbollah continuano a scambiarsi colpi, con quasi 3.500 morti in Libano e circa 100 vittime israeliane. Tutto indica che Israele stia guadagnando tempo in attesa dell’insediamento di Trump per rafforzare la propria posizione. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Israele ha intensificato le sue offensive su tre fronti: Libano, Siria e Gaza. In Libano, nuovi ordini di evacuazione hanno colpito Ghobeiry, Burj al Barajneh e altri quartieri della periferia sud di Beirut, seguiti da bombardamenti che hanno distrutto edifici e causato evacuazioni di massa. Gli attacchi hanno colpito anche centri della protezione civile a Douris e Arabsalim, uccidendo 14 soccorritori. Secondo analisti, questi raid potrebbero essere volti ad aumentare la pressione su Hezbollah durante i negoziati per un cessate il fuoco, ma persistono disaccordi sulle condizioni. In Siria, attacchi israeliani hanno preso di mira Damasco e la sua periferia, colpendo edifici residenziali e provocando 15 morti e 16 feriti in due giorni. A Gaza, bombardamenti aerei hanno ucciso almeno quattro persone, tra cui un uomo e suo figlio. La crisi umanitaria peggiora drammaticamente: l’accesso agli aiuti è a un minimo storico, con il nord della Striscia praticamente isolato. Jens Laerke di OCHA ha denunciato il deterioramento di tutti gli indicatori umanitari. Nonostante le promesse statunitensi di ottobre, la fornitura di armi a Israele continua senza restrizioni. Hamas ha ribadito la disponibilità a un cessate il fuoco definitivo, a condizione che siano garantite misure come il ritiro delle truppe israeliane, l’ingresso di aiuti e la ricostruzione. Tuttavia, la vittoria di Trump alle elezioni USA potrebbe spingere Netanyahu a temporeggiare, portando avanti l’assedio su Gaza e le operazioni in Libano in attesa di trattare con la nuova amministrazione. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
A un mese dall’avvertimento dell’amministrazione Biden a Israele sul migliorare l’accesso agli aiuti umanitari per Gaza, i risultati restano tra i peggiori dall’inizio dell’assedio. Gli Stati Uniti però non limiteranno il supporto militare, nonostante l’insufficienza degli sforzi umanitari. Blinken ha dichiarato che Israele ha raggiunto gli obiettivi secondo i propri standard e ha auspicato “pause nei combattimenti”, anche se gli aiuti rimangono critici e insufficienti. In Libano, l'esercito israeliano ha continuato i bombardamenti con nuovi ordini di evacuazione a Beirut e colpendo zone residenziali e palazzi, uccidendo 78 persone in 24 ore. Hezbollah ha risposto con attacchi missilistici verso basi israeliane, tra cui quella di Hounine e Kyria a Tel Aviv. Sul terreno, l’invasione israeliana rimane circoscritta alla prima linea di villaggi a causa della forte resistenza di Hezbollah. A Gaza, gli attacchi su Jabalia e Deir al-Balah hanno ucciso 22 persone. In Beit Hanoun, migliaia di civili sono stati costretti a fuggire, con scene che ricordano le umiliazioni dell’Europa novecentesca. Secondo Haaretz, Israele potrebbe mantenere una presenza militare nella Striscia fino al 2026, suggerendo un’occupazione a lungo termine. In Italia, a Torino, circa 100 studenti hanno protestato presso la sede di Leonardo contro il supporto dell'azienda all'aeronautica israeliana. Il ministro Crosetto ha definito gli studenti “pericolosi sovversivi”, esprimendo una posizione dura e controversa di fronte a una protesta pacifica. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
Il nuovo ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha smentito le parole del suo successore agli Esteri, Gideon Saar, dichiarando che non ci sarà alcun cessate il fuoco in Libano. Katz ha sostenuto che l’offensiva israeliana continuerà fino alla “vittoria” su Hezbollah, mentre nel paese la situazione resta drammatica: oltre 3.300 morti e 1,2 milioni di sfollati, con Hezbollah che lancia razzi e droni contro Israele, uccidendo due civili. A Beirut e in altre aree del Libano, gli attacchi israeliani continuano. Bombardamenti hanno colpito la periferia sud di Beirut e altre città come Nabatieh e Hermel, causando 44 morti nelle ultime 24 ore. A Gaza, un bombardamento ha colpito una mensa per sfollati in una “zona umanitaria” di Mawasi, uccidendo almeno 11 persone. Israele ha annunciato l’apertura di un nuovo punto di accesso per aiuti, ma secondo le Nazioni Unite l’ingresso medio di aiuti è di appena 37 camion al giorno, contro i 500 necessari. Organizzazioni internazionali denunciano il mancato rispetto degli impegni, aggravando la crisi umanitaria. Intanto, il presidente eletto Donald Trump ha nominato Elise Stefanik come nuova ambasciatrice alle Nazioni Unite. Forte sostenitrice di Israele, Stefanik è nota per le critiche all’UN per presunto antisemitismo e per la sua retorica contro UNRWA e le università statunitensi troppo “moderate” verso le proteste pro-Palestina. Tuttavia, come dimostra l’operato di Linda Thomas-Greenfield, le politiche a sostegno di Israele all’UN erano già in atto e potrebbero rimanere invariate. Questo podcast sostiene la risposta umanitaria alla crisi in Libano da parte dell’ONG italiana Armadilla, che sta intervenendo in due rifugi allestiti in luoghi sicuri a Sarba e Tanbourit, nel sud del Libano, assistendo circa 1200 persone al giorno. Puoi sostenerla anche tu su https://www.armadilla.coop/libano24
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