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Early Music Stories

Early Music Stories
Author: Giornale della Musica
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© Giornale della Musica
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Scopri il ricco e affascinante mondo della musica antica con Early Music Stories, una serie podcast che racconta il lavoro di musicisti, ricercatori e artigiani. Esplora manoscritti, iconografie e strumenti storici per riportare in vita i suoni autentici di secoli fa e ricreare la musica nel suo contesto originale. Realizzata per Il Giornale della Musica da Paolo Scarnecchia, ogni puntata ti porta dietro le quinte di concerti e prove, svelando la maestria e l’artigianato musicale di quest’arte senza tempo.
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L’approdo di un’opera “protofemminista” di Galuppi a Versailles Nell’intensa programmazione di fine anno dell’Opéra Royal di Versailles il dramma giocoso L’Uomo Femina di Baldassare Galuppi ha brillato per il carattere, in relazione all’epoca nel quale venne composto, trasgressivo. Si tratta infatti di un’opera del 1762 che venne rappresentata nel Teatro San Moisè di Venezia, ma della quale si erano perse le tracce. La sua partitura è stata ritrovata nel 2006 nella Biblioteca del Palazzo di Ajuda a Lisbona e il libretto, pubblicato anonimo ma attribuito a Pietro Chiari, racconta di una imprecisata isola del Mediterraneo governata e comandata da donne libertine. Due naufraghi italiani sbarcandovi si ritrovano in un mondo più che matriarcale, nel quale gli uomini oggetto del desiderio femminile, passano il tempo ad adornarsi dovendo rimanere fedeli.L’opera proposta dall’ensemble Le Poème Harmonique diretto da Vincent Dumestre non era mai stata eseguita integralmente ed è dunque una novità tutta da scoprire, e dopo le recenti rappresentazioni di Digione e Caen è approdata a Versailles, con un cast composto da Eva Zaïcik, Lucile Richardot, Victoire Bunel, Victor Sicard, François Rougier e Anas Séguin, per la regia di Agnès Jaoui. Sia il direttore del gruppo musicale che la regista hanno sottolineato il carattere progressista del libretto di Pietro Chiari, una figura eccentrica e originale del panorama teatrale e culturale veneziano del Settecento, autore di commedie, poemi e romanzi, in costante polemica con Goldoni. Nel podcast sono presenti esempi musicali registrati durante le prove, e in questa intervista Dumestre descrive il carattere dell’opera mettendo in risalto l’importanza del compositore, detto il Buranello, che merita oggi una maggiore attenzione. Inoltre sottolinea l’attualità del soggetto del libretto, che nello specchio rovesciato della società patriarcale suggerisce istanze che a distanza di più di due secoli e mezzo appaiono moderne, nonostante il ritorno all’ordine del lieto fine. Questo sembra il messaggio contenuto nelle parole pronunciate dai protagonisti nel finale dell’opera: “Chi ha buon senno, chi ha buon naso, può capir senza esitanza che l’Autor non scrisse a caso…”. Paolo Scarnecchia
La prima esecuzione in tempi moderni di un misterioso oratorio bolognese La storia dell’oratorio La sepoltura di cristo di Giacomo Antonio Perti è piuttosto singolare per via delle differenti versioni di questo lavoro. In una di queste si trovano alcuni elementi dell’omonimo oratorio di Giacomo Cesare Predieri, e il manoscritto che si riteneva anonimo, rispecchia la collaborazione e lo scambio tra i due compositori. La versione che è stata eseguita dall’ensemble Arsenale Sonoro diretto da Boris Begelman per la prima volta nel nostro tempo, era sconosciuta e la complessità della storia della sua creazione è degna di un romanzo che rivela la vivacità e la qualità della scena musicale bolognese tra la fine del Seicento e i primi decenni del Settecento. L’attribuzione, la ricostruzione e l’edizione critica dell’oratorio sono state fatte da Francesco Lora che nella conversazione contenuta nel podcast racconta i retroscena e le vicende che sono alla base di questo oratorio contenuto in un manoscritto custodito nell’Archivio musicale della Basilica di San Petronio. I brevi esempi musicali, registrati durante la prova nell’auditorium del Kulturzentrum di Herne, riguardano la seconda parte dell’oratorio scritto originariamente per la celebrazione del Venerdì Santo. Paolo Scarnecchia
Il Clavicembalo ad Alta Definizione di Mahan EsfahaniNel corso delle Giornate di Musica Antica di Herne, Mahan Esfahani ha offerto un emozionante concerto, esplorando la ricchezza timbrica del clavicembalo attraverso un programma che include composizioni di Frescobaldi, Bach, Telemann e Lully, insieme a trascrizioni di madrigali e danze. In questo episodio, ascoltiamo un’intervista registrata subito dopo il concerto, in cui Esfahani condivide la sua visione musicale. Un viaggio sonoro che unisce tradizione e innovazione, evidenziando le infinite possibilità espressive del clavicembalo. Intervista con Mahan EsfahaniEarly Music Stories è una serie podcast de Il Giornale della Musica Registrazione del concerto presso il Kulturzentrum di Herne Musiche di Frescobaldi, Bach, Telemann, Lully e d’AnglebertProduzione e montaggio: Paolo Scarnecchiawww.giornaledellamusica.it
Alta e bassa cappella riunite per evocare canzoni associate alle quattro stagioni La rielaborazione di musiche proprie e altrui è una prassi storica che appartiene soprattutto al passato, e veniva considerata in diversi modi. Poteva rappresentare un omaggio, una fonte di studio e di assimilazione, oppure un espediente dettato dalla fretta di dover consegnare un’opera, e così via. C’è poi la questione delle variazioni con le quali si faceva sfoggio delle proprie abilità di improvvisazione, e l’arte della ornamentazione e diminuzione era la prassi quotidiana di ogni musicista e non si suonava mai lo stesso brano esattamente nello stesso modo. Questa incessante attività di elaborazione artistica ha ispirato il programma presentato durante le Giornate di Musica Antica di Herne dall’ensemble Capella de la Torre diretto da Katharina Bäuml, che ha selezionato musiche di diversi autori del XVI e del XVII secolo, raggruppate in sezioni contrassegnate dai nomi delle quattro stagioni. L’intervista alla oboista specializzata nella esecuzione con strumenti ad ancia storici, e gli esempi musicali contenuti nel podcast, sono stati registrati nel corso delle prove nella Kreuzkirche dove si è successivamente svolto il concerto. Paolo Scarnecchia
Tra Bach, Handel e Pergolesi Tra le varie proposte presentate nel corso delle Giornate di Musica Antica di Herne, quella della B’Rock Orchestra diretta da Cecilia Bernardini è una delle più aderenti al motto tematico di questa edizione: “Reduce, Reuse, Recycle”. Questo invito, che oggi è legato all’economia circolare e alla cultura ecologica, applicato alla musica designa una prassi ampiamente utilizzata dai compositori del passato soprattutto tra Medioevo, Rinascimento e Barocco. Il programma eseguito dal gruppo che ha sede a Gand in Belgio, è stato immaginato come un percorso dedicato a due opere musicali che hanno ispirato Bach, sia come esecutore che trascrittore, la cantata di Handel Armida abbandonata e la traduzione e trasformazione “luterana” dello Stabat Mater di Pergolesi. Tra le due è stata inserita la prima versione del quinto concerto brandeburghese, che è una rarità in confronto alla fama della sua versione perfezionata. In questo podcast Cecilia Bernardini racconta come è stato pensato questo programma, e gli esempi musicali relativi alla cantata di Bach sono stati registrati durante le prove del concerto, mentre i due brevi passaggi che illustrano le composizioni eseguite precedentemente provengono dalla registrazione del concerto fatta dalla rete radiofonica WDR 3 che lo ha trasmesso in diretta. Paolo Scarnecchia
Le raffinate atmosfere della Ars subtilior a Herne Il programma delle Giornate di Musica Antica di Herne, che si sono svolte dal 14 al 17 novembre 2024 nella città tedesca della della Renania Settentrionale-Vestfalia, è stato ispirato dal triplice motto “Riduci, riusa, ricicla”, e alle possibili declinazioni di questi concetti nell’arco della storia della musica che dal Medioevo arriva fino al Classicismo. La manifestazione diretta da Richard Lorber è organizzata dalla WDR 3 e tutti i concerti sono stati registrati per essere trasmessi in diretta o in differita e si possono ascoltare sul Player dell’emittente radiofonica. Il caso della cosidetta Ars subtilior forse non è tra i più evidenti, ma la fitta trama allegorica dei riferimenti testuali e musicali dei mottetti e delle chanson polifoniche di questa sofisticata e tardiva fase della Ars Nova, è frutto della rielaborazione e combinazione di elementi della scuola francese e di quella italiana. Il concerto eseguito dall’ensemble Tasto Solo diretto da Guillermo Pérez è stato dedicato prevalentemente a mettere in risalto i nomi di due compositori che ebbero legami con le corti spagnole, Jacob de Senleches e Trebor, le cui musiche sono contenute principalmente nel Codice Chantilly, che è la più importante fonte dell’Ars subtilior. L’intervista e gli esempi musicali sono stati registrati durante le prove del concerto che si è svolto nella Kreuzkirche di Herne. Paolo Scarnecchia
Da Assisi ad Assisi: i primi quaranta anni di Micrologus Hanno iniziato a suonare insieme ad Assisi, incontrandosi in occasione del Calendimaggio, e hanno creato un ensemble che ha poi fatto il giro del mondo facendo conoscere e amare la musica medievale e del primo Rinascimento in quaranta anni di intensa attività concertistica e discografica. Patrizia Bovi, Goffredo Degli Esposti, Gabriele Russo e Adolfo Broegg, prematuramente scomparso nel 2006, legati da una passione comune sono stati tra i pionieri italiani di un mondo musicale precedentemente quasi sconosciuto e hanno scelto il nome di un trattato di Guido d’Arezzo, Micrologus, per esprimere tutta la bellezza e la vitalità della musica antica che hanno raccontato con grande capacità comunicativa. Il loro inconfondibile sound deriva dalla solidità del gruppo, e dai loro differenti caratteri che si rispecchiano nella creatività dell’interpretazione delle fonti musicali sulle quali hanno sviluppato una grande quantità di programmi. L’interesse e la curiosità verso le musiche di tradizione orale ha guidato e ispirato il loro modo di suonare, e cantare, che si è costantemente rinnovato anche attraverso l’improvvisazione, pur mantenendo un’impronta riconoscibile e sempre personale. In questa intervista i tre fondatori del gruppo raccontano i momenti salienti della propria storia musicale. La conversazione è stata registrata ad Assisi qualche giorno prima della grande festa di inizio settembre con la quale hanno celebrato nella città umbra il loro quarantesimo compleanno, insieme ai molti musicisti che sono stati i compagni di viaggio dei loro diversi progetti. Paolo Scarnecchia
La conclusione di Laus Polyphoniae 2024 preannuncia la prossima edizione L’Ars Nova è una delle culture musicali più legate all’attività artistica del Sollazzo Ensemble fondato nel 2014 da Anna Danilevskaia, e in questa edizione ‘Vox\Voces’ di Laus Polyphoniae il gruppo ha presentato due concerti di musica medievale.Il primo intitolato La dolce vista è stato dedicato a Francesco Landini, mentre il secondo presentato con il titolo Cantano gli angeli, con la sua panoramica di motetti, che hanno abbracciato un arco temporale che dall’Ars Antiqua è arrivato fino all’Ars Subtilior, ha concluso il festival anticipando già il tema della prossima edizione del 2025. Il titolo di questo concerto è ispirato a quello di una delle composizioni eseguite, Cantan gl’angiol lieti che è uno splendido contrafactum e rivestimento spirituale di una caccia, ed è tra i pochissimi brani ai quali è attribuito il nome di un’autore in un programma costituito quasi interamente da composizioni anonime, ma non per questo meno interessanti. Sia gli esempi musicali che la conversazione con la direttrice dell’ensemble sono stati registrati durante la prova del concerto che si è svolto nell’auditorium di AMUZ. Paolo Scarnecchia
In principio era una linea (melodica) La qualità del festival Laus Polyphoniae è riconoscibile anche dal corposo libretto di oltre cinquecento pagine, dalle eleganti dimensioni in sedicesimo, che contiene non solo il programma dettagliato di tutti i concerti ma anche dei saggi che aiutano a contestualizzare il quadro storico-artistico del tema di ciascuna edizione. Quella che si è conclusa il primo settembre, intitolata Vox \ Voces, è stata dedicata al rapporto tra una linea melodica monodica preesistente, cantus firmus o ‘cantus prius factus’, che come una sorta di motore immobile è all’origine della proliferazione di linee melodiche sovrapposte dell’ampliamento a più voci della polifonia. Tra i diversi testi contenuti nel libretto c’è l’interessante saggio “From VOX to VOCES and Back Again” di Stratton Bull, direttore dell’ensemble Cappella Pratensis e ricercatore della Fondazione Alamire, nel quale viene suggerita una interessante e affascinante interpretazione simbolica di questo procedimento musicale che è il fondamento della storia della musica europea. La creazione musicale a partire da una melodia preesistente, che è stata il pane quotidiano dei compositori franco-fiamminghi, viene inquadrata anche nella realtà presente della esecuzione e dell’ascolto della musica di un passato lontano, nella quale è possibile percepire il continuum della sua dimensione trascendentale. Nel podcast sono presenti due interviste, una a Stratton Bull dedicata ad alcuni aspetti trattati nel suo saggio e l’altra a Bart Demuyt che contiene alcune riflessioni sul festival Laus Polyphoniae e sull’attività di ricerca della Fondazione Alamire, entrambi da lui diretti. Gli esempi musicali nella prima intervista provengono da alcune registrazioni dal vivo di concerti del gruppo vocale Cappella Pratensis, riprese in contesti diversi, mentre quelli contenuti nella seconda intervista sono stati registrati durante il festival nel corso delle prove dei concerti degli ensemble Per-Sonat e Sollazzo. Paolo Scarnecchia
Scaramella e la messa di Obrecht ricostruita Fino a poco tempo fa la Missa Scaramella di Jacob Obrecht era presente nella nuova edizione delle sue opere del 1990 mai ncompleta e dunque di fatto non eseguibile. Di questa messa del compositore franco-fiammingo, probabilmente tardiva, sono infatti sopravvissute solo due parti separate manoscritte, quelle di altus e bassus, conservate nella Biblioteca Jagiellońska di Cracovia, mentre mancano quelle di discantus e tenor che sono andate perdute o distrutte. Ma questa messa è tornata a vivere grazie al lavoro di ricostruzione delle due parti mancanti fatto da Fabrice Fitch, e nei giorni di cui è stata eseguita durante il festival Laus Polyphoniae di Anversa dal Binchois Consort diretto da Andrew Kirkman, quasi contemporanemente la Hyperion Records ha pubblicato il disco del gruppo vocale, e la Royal Society for Music History of The Netherlands (KVNM) la partitura edita da Fitch. Il tenor che da il nome alla messa è quello della famosa divertente canzone italiana di cui non si conosce l’autore ma che è stata resa famosa dalle versioni polifoniche “frottolesche” di Josquin e Compère, che sono state eseguite rispettivamente poco dopo l’inizio e quasi alla fine del concerto. Il suo lavoro di restauro, simile solo in parte a quello di un dipinto, ma forse più complesso e impegnativo dal punto di vista intellettuale e creativo, era stato iniziato con la collaborazione di Philip Weller, scomparso nel 2018, dopo che aveva completato alcuni mottetti di Obrecht che il Binchois Consort ha eseguito durante il concerto insieme alla Missa Scaramella. La conversazione con Fitch e Kirkman contenuta nel podcast si è svolta dopo l’esecuzione della messa, mentre gli esempi musicali sono stati registrati precedentemente durante la prova. Paolo Scarnecchia
Musiche dell’intimità notturna Il duo Dulces Exuviae, costituito dal baritono Romain Bockler e dal liutista Bor Zuljan, ha partecipato al festival Laus Polyphoniae presentando un programma musicale costituito da chanson, madrigali, frottole e villancicos, ispirato all’immaginario delle ore notturne con i sogni, i desideri, le passioni, le inquietudini e le afflizioni che queste favoriscono e amplificano. Nell’intonare e accompagnare le diverse forme di canzone con versi in francese, italiano e spagnolo, il duo attraverso l’ornamentazione delle melodie sottolinea il loro carattere espressivo, e nella intimità e complicità del dialogo tra la voce e il liuto la parola poetica viene messa in continuo risalto. Come precisato nelle note del programma si tratta di musiche legate agli ambienti delle corti di Ferrara, Mantova, Firenze e Roma (in quest’ultimo caso la corte papale), e poi di Monaco e dell’imperatore Carlo V. Nell’intervista, registrata insieme agli esempi musicali durante la prova del concerto, Bockler illustra i principali contenuti del programma che rappresenta un viaggio sentimentale nel cuore della notte, cantata da alcuni fra i principali compositori rinascimentali. Paolo Scarnecchia
Nei programmi del festival Laus Polyphoniae di Anversa c’è una presenza costante, si tratta del gruppo diretto da Paul Van Nevel, il quale predilige la Chiesa di San Paolo dove dispone il suo Huelgas Ensemble sempre al centro della navata, con il pubblico seduto ai quattro lati attorno alla circonferenza formata dai cantori. Dopo aver presentato un primo concerto dedicato al compositore Blasius Amon, anche nel secondo in programma nei giorni successivi, il direttore dello storico ensemble ha scelto di eseguire le musiche di due autori poco noti, Christophoro Martino e Girolamo Lambardi, mettendo in risalto i diversi procedimenti contrappuntistici utilizzati nel trattamento del cantus firmus. L’ensemble ha eseguito anche musiche di Rore, Lusitano, e Layolle ma il programma ha messo in risalto i mottetti dei due compositori che forse sono stati eseguiti per la prima volta in tempi moderni. Mentre il nome di Martino non figura nei dizionari enciclopedici musicali, ma nelle note del programma si ipotizza che sia stato attivo come compositore e copista a Monaco, una delle poche informazioni relative a Rambaldi riguarda la sua appartenenza alla Congregazione dei canonici regolari nel monastero agostiniano di Santo Spirito in Isola nella laguna di Venezia, dove quasi certamente visse ininterrottamente a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, ma conosciamo invece le diverse raccolte della sua musica sacra che sono state stampate nella sua città. Sia l’intervista a Van Nevel che gli esempi musicali sono stati registrati durante le prove nel luogo del concerto. Paolo Scarnecchia
Una messa in codice di Adrian Willaert Tore Tom Denys con il suo ensemble vocale Dionysos Now! continua a esplorare con entusiasmo la produzione musicale di Willaert e nel corso del festival Laus Polyphoniae di Anversa ha proposto un concerto dedicato a quella che per assenza di un titolo è stata classificata come Missa Sine nomine del compositore franco-fiammingo che è stato per oltre trent’anni maestro di cappella della Basilica di San Marco a Venezia. Dopo varie ricerche il tenore fondatore del gruppo è giunto alla conclusione che il tema di tredici note della messa fosse un “soggetto cavato dalle parole” e come ha suggerito il musicologo Joshua Rifkin rappresenti un omaggio al cardinale Ippolito d’Este. Per tale motivo nella messa ribattezza da Denys Missa Ippolito i cantori hanno messo in evidenza le note della melodia del tenor con le parole ‘Primus Ippolitus Cardinalis Estensis’, anche se queste non sono presenti nel codice realizzato nella bottega di Petrus Alamire per la Confraternita di Nostra Signora di 's-Hertogenbosch. Oltre alla messa l’ensemble ha intonato anche altre composizioni e tra queste O socii durate, commissionata a Willaert dal cardinale mecenate Antoine Perrenot de Granvelle, il cui motto ed emblema ‘durate’che risuona ripetutamente nel mottetto deriva dalla esortazione di Enea ai suoi compagni nel celebre poema epico di Virgilio. Gli esempi musicali che corredano l’intervista a Denys, il primus inter pares fra i cantanti di Dionysus Now!, sono stati registrati sia nel corso delle prove che durante il concerto intitolato allusivamente (c)odes – Missa Ippolito, che è stato presentato nella Chiesa di San Giorgio. Paolo Scarnecchia
Vox \ Voces e Palestrina Il titolo del concerto presentato da Vox Luminis nel corso del festival Laus Polyphoniae di Anversa, che quest’anno ha messo a fuoco il rapporto tra monodia e polifonia con il titolo ‘Vox \ Voces’, è semplicemente quello dell’autore della Missa Papae Marcelli e del Canticum canticorum, che l’ensemble diretto da Lionel Meunier ha eseguito nella Chiesa di San Paolo, ossia “Giovanni Pierluigi da Palestrina”. Nella conversazione contenuta nel podcast il direttore prima di parlare della scelta dei mottetti da accostare alle celebre messa, racconta sinteticamente il percorso artistico del suo gruppo musicale citando i nomi di alcuni compositori che hanno segnato la crescita artistica di Vox Luminis, e di come abbia interpretato la loro musica cercando di tenere in considerazione più la tradizione che era alle loro spalle, rispetto a quello che è avvenuto dopo di loro. Per tale motivo oltre agli esempi musicali palestriniani registrati durante la prova nel luogo del concerto, nel podcast sono state inserite anche delle citazioni provenienti da due incisioni discografiche dell’ensemble, una dedicata a Domenico Scarlatti e l’altra a Orlando di Lasso, oltre a un piccolo estratto della registrazione di una messa di Josquin realizzata dalla Fondazione Alamire. Paolo Scarnecchia
L’imprescindibile arte polifonica di Josquin Nell’edizione di Laus Polyphoniae dedicata al rapporto tra vox e voces, ossia alla genesi e alla rigogliosa lunga fioritura della polifonia, non poteva mancare almeno un concerto dedicato a Josquin, il compositore al quale il festival di musica antica di Anversa ha dedicato nel 2021 una intera edizione per ricordare il quinto centenario della sua scomparsa. Il compito di rappresentare la sua arte contrappuntistica è stato affidato a Cut Circle, l’ensemble diretto da Jesse Rodin che ha sede negli Stati Uniti, e il programma del concerto intitolato “Josquin – Playing with Plainsong” è stato concepito per mostrare le molteplici forme con le quali il compositore franco-fiammingo ha trattato il canto piano, a volte eluso o messo in secondo piano o smembrato e ricomposto, utilizzato come cantus firmus nelle proprie composizioni. Sia l’intervista che gli esempi musicali del podcast sono stati registrati durante la prova pomeridiana del concerto monografico che si è svolto nella Chiesa di Sant’Agostino, l’auditorium di AMUZ, ed è stato trasmesso in diretta la sera del 27 agosto dalla rete radiofonica Klara della VRT. Paolo Scarnecchia
La fine tessitura musicale di un antico arazzo musicale inglese Per la sua prima partecipazione al festival Laus Polyphoniae, l’ensemble vocale The Gesualdo Six diretto da Owain Park ha scelto di offrire un panorama della polifonia inglese del XV e XVI secolo formato da musiche di diversi autori. Il programma del concerto intitolato “An Early English Tapestry” è stato suddiviso in cinque parti, iniziando dalle musiche legate al rito di Sarum. Nelle successive oltre alle composizioni contenute in due raccolte, il manoscritto della Old Hall che è la principale fonte della musica medievale inglese, e il codice della Biblioteca Estense Modena B che contiene composizioni di Dunstable e Power oltre che di Dufay, sono state proposte canzoni profane in inglese e infine canoni presenti nelle opere di Tallis e Byrd. Nella breve intervista contenuta nel podcast, registrata durante le prove insieme ad alcuni esempi musicali, il direttore ha spiegato in quali circostanze è nata l’idea del nome del gruppo e ha poi illustrato le caratteristiche del programma del concerto che ha messo in evidenza anche la “contenance angloise” che ha ispirato la cultura musicale della prima generazione di compositori franco-fiamminghi. Paolo Scarnecchia
Dalla monodia alla polifonia in onore di San Giacomo nel Codex CalixtinusTra i concerti più aderenti al tema “Vox \ Voces” proposto quest’anno dal festival di musica antica Laus Polyphoniae di Anversa, c’è quello dell’ensemble Per-Sonat diretto da Sabine Lutzenberger che è stato dedicato ai canti contenuti nel codice di Santiago de Compostela. Il Liber Sancti Jacobi è composto da cinque volumi provvisti di due appendici che abbracciano sia il culto del santo con la sua liturgia, che i miracoli a lui attributi, con la traslazione delle sue spoglie, e quella che rappresenta una guida spirituale e pratica per i pellegrini desiderosi di pregare sulla tomba del santo dopo aver percorso il cammino che porta il suo nome. Oltre ai canti monodici nel codice sono presenti anche alcune semplici forme di contrappunto che rappresentano gli albori della polifonia, e che riflettono la prassi improvvisativa attraverso la quale si intonava una seconda voce partendo dalla monodia gregoriana, che verrà chiamata discantus supra librum. Nella grande chiesa di Anversa dedicata a San Paolo l’ensemble Per-Sonat ha intonato una parte dei canti contenuti nel Codex Calixtinus risalendo indietro nel tempo all’epoca nella quale da una vox nascevano più voces per ornare la preghiera liturgica e moltiplicare le lodi divine, e nello specifico caso quelle che celebrano il santo apostolo maggiore.Nell’intervista presente nel podcast si possono ascoltare alcuni momenti della prova del concerto con una breve presentazione del suo programma fatta dalla cantante direttrice dell’ensemble insieme ad altre due voci del gruppo, quelle di Tim Scott Whiteley e Bernd Oliver Fröhlick. Paolo Scarnecchia
La giovane Europa musicale protagonista della International Young Artist’s Presentation 2024 Nel programma del festival di musica antica di Anversa da diversi anni si svolge, in un’unica giornata, una rassegna dedicata alle nuove generazioni di musicisti che vogliono far conoscere il proprio lavoro e allo stesso tempo migliorare la loro capacità di comunicare con il pubblico. Si tratta della International Young Artist’s Presentation (IYAP) che pur facendo parte del festival, prescinde dal suo tema generale e spesso comprende programmi di concerto che possono arrivare a lambire il XX secolo, purché vengano rispettate le linee guida della prassi musicale storicamente informata. La rassegna è organizzata da Musica Impulscentrum in collaborazione con AMUZ che è l’ente organizzatore del festival Laus Polyphoniae, e prevede un lavoro preparatorio durante il quale un comitato di selezione esamina le candidature delle numerose domande pervenute scegliendo fra queste le proposte di sei ensemble. Il comitato è composto da rappresentanti delle due istituzioni e da due istruttori che sono i musicisti esperti e qualificati che seguono poi i gruppi per tre giorni aiutandoli a mettere a punto le proprie perfomance presentate nella giornata dedicata alla IYAP. Una volta terminate le rispettive esecuzioni gli ensemble si confrontano con una serie di autorevoli professionisti del settore per ricevere un feedback fatto di eventuali critiche, ma soprattutto di consigli e incoraggiamenti per la loro carriera. La qualità dei gruppi sembra crescere di anno in anno, anche a detta dei due coaches Raquel Andueza e Peter Van Heyghen, e nei programmi presentati dai sei ensemble di questa edizione si trova una sintesi dell’Europa musicale, perché oltre al classicismo proposto da Coloquio 6 e Olympe Ensemble, si sono ascoltate musiche del periodo barocco proposte da Concussio Chordis con il titolo Une soirée à Versailles e dal Fluctus Ensemble che nel titolo del concerto ha citato il primo verso di una chanson di Boismortier En vous aimant, ma anche musiche tardo rinascimentali con i Broken colours di pseudonym e medievali con gli Entrebescant che nel concerto El Cantar del Destierro hanno declamato alcuni versi del poema epico El Cantar del mio Cid. In questo podcast diviso in tre parti si possono ascoltare le interviste ai quattro gruppi di musica antica nelle quali sono inseriti anche alcuni esempi musicali registrati durante le prove generali, o nel caso del duo di viola da gamba e violoncello subito dopo il concerto. Nella seconda parte sono presenti anche alcune considerazioni dei due coaches che hanno fatto da specchio ai sei ensemble, per aiutarli a riflettere su come poter migliorare la presentazione delle proprie proposte musicali. Paolo Scarnecchia
La giovane Europa musicale protagonista della International Young Artist’s Presentation 2024 Nel programma del festival di musica antica di Anversa da diversi anni si svolge, in un’unica giornata, una rassegna dedicata alle nuove generazioni di musicisti che vogliono far conoscere il proprio lavoro e allo stesso tempo migliorare la loro capacità di comunicare con il pubblico. Si tratta della International Young Artist’s Presentation (IYAP) che pur facendo parte del festival, prescinde dal suo tema generale e spesso comprende programmi di concerto che possono arrivare a lambire il XX secolo, purché vengano rispettate le linee guida della prassi musicale storicamente informata. La rassegna è organizzata da Musica Impulscentrum in collaborazione con AMUZ che è l’ente organizzatore del festival Laus Polyphoniae, e prevede un lavoro preparatorio durante il quale un comitato di selezione esamina le candidature delle numerose domande pervenute scegliendo fra queste le proposte di sei ensemble.Il comitato è composto da rappresentanti delle due istituzioni e da due istruttori che sono i musicisti esperti e qualificati che seguono poi i gruppi per tre giorni aiutandoli a mettere a punto le proprie perfomance presentate nella giornata dedicata alla IYAP. Una volta terminate le rispettive esecuzioni gli ensemble si confrontano con una serie di autorevoli professionisti del settore per ricevere un feedback fatto di eventuali critiche, ma soprattutto di consigli e incoraggiamenti per la loro carriera. La qualità dei gruppi sembra crescere di anno in anno, anche a detta dei due coaches Raquel Andueza e Peter Van Heyghen, e nei programmi presentati dai sei ensemble di questa edizione si trova una sintesi dell’Europa musicale, perché oltre al classicismo proposto da Coloquio 6 e Olympe Ensemble, si sono ascoltate musiche del periodo barocco proposte da Concussio Chordis con il titolo Une soirée à Versailles e dal Fluctus Ensemble che nel titolo del concerto ha citato il primo verso di una chanson di Boismortier En vous aimant, ma anche musiche tardo rinascimentali con i Broken colours di pseudonym e medievali con gli Entrebescant che nel concerto El Cantar del Destierro hanno declamato alcuni versi del poema epico El Cantar del mio Cid. In questo podcast diviso in tre parti si possono ascoltare le interviste ai quattro gruppi di musica antica nelle quali sono inseriti anche alcuni esempi musicali registrati durante le prove generali, o nel caso del duo di viola da gamba e violoncello subito dopo il concerto. Nella seconda parte sono presenti anche alcune considerazioni dei due coaches che hanno fatto da specchio ai sei ensemble, per aiutarli a riflettere su come poter migliorare la presentazione delle proprie proposte musicali. Paolo Scarnecchia
La giovane Europa musicale protagonista della International Young Artist’s Presentation 2024 Nel programma del festival di musica antica di Anversa da diversi anni si svolge, in un’unica giornata, una rassegna dedicata alle nuove generazioni di musicisti che vogliono far conoscere il proprio lavoro e allo stesso tempo migliorare la loro capacità di comunicare con il pubblico. Si tratta della International Young Artist’s Presentation (IYAP) che pur facendo parte del festival, prescinde dal suo tema generale e spesso comprende programmi di concerto che possono arrivare a lambire il XX secolo, purché vengano rispettate le linee guida della prassi musicale storicamente informata. La rassegna è organizzata da Musica Impulscentrum in collaborazione con AMUZ che è l’ente organizzatore del festival Laus Polyphoniae, e prevede un lavoro preparatorio durante il quale un comitato di selezione esamina le candidature delle numerose domande pervenute scegliendo fra queste le proposte di sei ensemble. Il comitato è composto da rappresentanti delle due istituzioni e da due istruttori che sono i musicisti esperti e qualificati che seguono poi i gruppi per tre giorni aiutandoli a mettere a punto le proprie perfomance presentate nella giornata dedicata alla IYAP. Una volta terminate le rispettive esecuzioni gli ensemble si confrontano con una serie di autorevoli professionisti del settore per ricevere un feedback fatto di eventuali critiche, ma soprattutto di consigli e incoraggiamenti per la loro carriera. La qualità dei gruppi sembra crescere di anno in anno, anche a detta dei due coaches Raquel Andueza e Peter Van Heyghen, e nei programmi presentati dai sei ensemble di questa edizione si trova una sintesi dell’Europa musicale, perché oltre al classicismo proposto da Coloquio 6 e Olympe Ensemble, si sono ascoltate musiche del periodo barocco proposte da Concussio Chordis con il titolo Une soirée à Versailles e dal Fluctus Ensemble che nel titolo del concerto ha citato il primo verso di una chanson di Boismortier En vous aimant, ma anche musiche tardo rinascimentali con i Broken colours di pseudonym e medievali con gli Entrebescant che nel concerto El Cantar del Destierro hanno declamato alcuni versi del poema epico El Cantar del mio Cid. In questo podcast diviso in tre parti si possono ascoltare le interviste ai quattro gruppi di musica antica nelle quali sono inseriti anche alcuni esempi musicali registrati durante le prove generali, o nel caso del duo di viola da gamba e violoncello subito dopo il concerto. Nella seconda parte sono presenti anche alcune considerazioni dei due coaches che hanno fatto da specchio ai sei ensemble, per aiutarli a riflettere su come poter migliorare la presentazione delle proprie proposte musicali. Paolo Scarnecchia