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L’oblò
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L’oblò

Author: OnePodcast

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Il racconto della politica, i suoi tic, le sue contraddizioni, la propaganda e le polemiche. Quello che arriva da lontano, e quello che capita nel cortile di casa nostra. I grandi temi, ma anche le storie apparentemente minori, perché tutto intorno a noi è frutto di scelte politiche. Spiegate e commentate attraverso L’oblò di Francesca Schianchi. Tutti i giorni, dal lunedì al venerdì .
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Caro Babbo Natale, in questa vigilia di festa ci sono molti desideri che dovresti esaudire. Tante cose ancora non vanno: dalla situazione a Gaza alla guerra in Ucraina, dalla violenza contro le donne ai lavoratori fragili fino alla prigionia di Alberto Trentini.
A otto giorni dalla fine dell’anno, Medici senza frontiere lancia un allarme: il 1° gennaio entreranno in vigore nuove regole imposte dal governo israeliano, e la storica Ong, premio Nobel per la pace, presente da 36 anni a Gaza e nei territori occupati, non ha ancora ricevuto il via libera per continuare a operare. Se le venisse impedito di continuare a farlo, sarebbe un’altra tragedia umanitaria per quelle zone già così martoriate.
“Ieri sera ho giocato in casa. E non mi sono sentita a casa”. Comincia così il post scritto su Instagram dalla pallavolista Adhu Malual. Un j’accuse chirurgico e impeccabile contro le offese razziste che le sono arrivate nel corso della sua ultima partita da una parte dei tifosi della sua stessa squadra. Da leggere e da tenere a mente.
?Non mi sono mai fatto comandare da una donna, tantomeno da te?. Così il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha apostrofato in consiglio comunale una consigliera dell?opposizione.
Mancano due settimane alla fine dell’anno. Se entro il 31 dicembre non viene approvata la manovra di bilancio, scatta l’esercizio provvisorio. Peccato che il Parlamento non abbia ancora avuto modo di confrontarsi sull’argomento, e dire che parliamo di quella che è sempre stata definita, non a torto, la legge più importante dell’anno.
Meno male che Sergio Mattarella c’è a raccontare le cose come stanno. A sfuggire agli equilibrismi tattici dei partiti, e alle infatuazioni per Putin o per Trump di qualcuno, pronto a denunciare quello che sta succedendo senza giri di parole.
Ieri c?è stato il confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Quasi in contemporanea, una chiudeva la festa di Fratelli d?Italia, Atreju, l?altra riuniva l?Assemblea nazionale del Pd. E ho notato alcune differenze.
Poco più di due settimane fa, l?alleanza larga di centrosinistra gioiva per le vittorie in Puglia e in Campania. ?L?alternativa alla destra c?è ed è credibile?, ha detto e ripetuto fino a sgolarsi la segretaria del Pd, Elly Schlein. Una compattezza che però esiste solo fino a quando non si tocca il tema esplosivo della politica estera.
Mi hanno colpito le parole dell?ex premier Romano Prodi di ieri: «E? possibile - si è chiesto - avere una politica estera in cui la presidente del consiglio ha costantemente privilegiato i rapporti con il presidente Trump, il ministro degli Esteri quelli con l?Europa e l?altro vicepremier con la Russia?».
Aveva un volto particolarmente teso ieri, il presidente ucraino Zelensky, quando è stato ricevuto al numero 10 di Downing street a Londra dal padrone di casa, il primo ministro Keir Starmer, insieme ai leader tedesco e francese, Merz e Macron. E c?è da capire la sua preoccupazione: ancora una volta, un viaggio in Europa per chiedere aiuto e rassicurazione, mentre il presidente americano Trump è chiaramente sbilanciato verso l?abbraccio con la Russia. Quante volte abbiamo visto una dinamica simile lungo quest?anno?
Non bastassero le pulsioni interne, i partiti anti-europeisti che fioriscono e prosperano nei vari Paesi dell’Unione - pure noi qui in Italia ne abbiamo una qualche esperienza - arriva l’assalto degli Stati Uniti a questa nostra vecchia, povera Europa.
Il commento del deputato della Lega Rossano Sasso ieri sulla segretaria Elly Schlein spiega meglio di mille parole perché sia urgente introdurre al più presto l’educazione affettiva nelle scuole, per imparare fin da piccoli il rispetto degli altri.
Penso spesso al dovere della memoria. Mi è sembrata una straordinaria testimonianza lo spettacolo teatrale “Matteotti Anatomia di un fascismo” che ho visto pochi giorni fa.
Una settimana fa, l’alleanza di centrosinistra festeggiava la vittoria, attesa nella sostanza ma più ampia del previsto nelle proporzioni, in Puglia e Campania. Sette giorni dopo, l’entusiasmo sembra già svanito. Perché passata l’ubriacatura del successo in quelle due regioni, ci mettono poco a tornare a galla i problemi del cosiddetto campo largo.
Cori immondi tipo “giornalista terrorista sei il primo della lista”. La redazione messa sottosopra, libri e carte rovistati, scritte tipo Fuck Stampa, Stampa vaffanculo, lasciate a ricordo di quel nobile passaggio. Quello che è successo venerdì scorso alla redazione della Stampa a Torino è molto grave. Lo è se chi lo ha fatto ha un minimo di memoria storica e conosce i precedenti di redazioni violate, tipo L’avanti agli albori del fascismo. E se invece non lo sa, se è pura, becera ignoranza, chissà, forse è anche più pericoloso.
Fratelli d’Italia sta organizzando la sua annuale kermesse, Atreju, che si svolgerà dal 6 al 14 dicembre ai giardini di castel Sant’Angelo a Roma. E ha invitato la segretaria del Pd Elly Schlein. Due anni fa, ad analogo invito, rispose che ci si confronta in Parlamento. Stavolta, la risposta è stata diversa: vengo solo se si tratta di un confronto pubblico con Giorgia Meloni.
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ieri, le forze politiche avevano concordato di votare insieme il nuovo reato di stupro su cui esisteva un patto stretto direttamente da Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Solo che, in Commissione giustizia al Senato, da destra sono sorti dubbi e si è rinviato tutto. Disobbedendo alla premier, viene da chiedersi, o con il suo benestare?
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Noi qui non ne parliamo solo oggi, lo abbiamo fatto spesso, e lo faremo ancora. Oggi mi aiuta ad affrontare l’argomento Gino Cecchettin, che è stato ieri direttore per un giorno de La Stampa.
A Ginevra ieri c’è stato l’annunciato incontro tra emissari americani, europei ed ucraini sulla proposta di pace dell’America. “Sono molto ottimista che riusciremo a concludere qualcosa qui”, ha detto ieri sera il segretario di Stato americano Marco Rubio dalla Svizzera. Lì forse sì, ma l’ultima parola spetterà sempre a Trump. E vedremo se sarà disponibile a riequilibrare un accordo che sembra fatto apposta per chiedere la resa dell’Ucraina.
“Vinciamo in Campania e poi mettiamoci subito al lavoro per un programma comune per le Politiche”. E’ quello che hanno ripetuto in tanti, ieri sera, tra i leader di centrosinistra al teatro Mediterraneo di Napoli, alla chiusura della campagna elettorale di Roberto Fico per la presidenza della Campania. Pochi giorni e, dopo il voto, verrà il momento delle scelte dentro alla coalizione.
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