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AI voglia!

Author: Ilaria Donatio

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Il podcast che parla di rivoluzioni - grandi e piccole - realizzate dall’intelligenza artificiale. Ma anche di pasticci e fallimenti.
22 Episodes
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A metà anni 2010 le startup di intelligenza artificiale promettevano di rivoluzionare la scoperta dei farmaci. Dopo dieci anni, nessun farmaco approvato e tante delusioni. Ma con AlphaFold2, i modelli generativi e l’arrivo dei colossi tech, una nuova stagione sembra all’orizzonte. In questo episodio racconto perché i fallimenti iniziali potrebbero essere solo l’inizio di una trasformazione lenta, ma inevitabile.
Il nostro cervello è la rete neurale originale: 20 watt di energia per creare, intuire, sognare. Oggi nuove tecnologie - dai caschi OPM-MEG alle interfacce cervello-computer - promettono diagnosi precoci e terapie rivoluzionarie. Ma sollevano anche interrogativi enormi: chi controllerà le nostre impronte neurali? Come proteggere la libertà cognitiva, la frontiera più intima che ci resta?
La vicenda di Adam Raine, adolescente di 16 anni i cui genitori hanno citato in giudizio OpenAI dopo il suicidio del figlio. Un caso che interroga i limiti dei “guardrail” di sicurezza e svela il disallineamento tra il design dei chatbot e il benessere umano.
Cosa succede quando l’intelligenza artificiale inizia a comportarsi in modo “disturbato”?Dalle risposte aggressive e distruttive (evil), fino all’eccessiva compiacenza (sycophancy), i grandi modelli linguistici mostrano fragilità che ricordano da vicino i disturbi psichiatrici umani.In questo episodio, esploro la metafora della psichiatria dell’IA, passando per l’esperimento di Anthropic: una “costituzione etica” pensata per guidare i modelli.Un viaggio nel cuore dell’AI alignment, tra prevenzione, diagnosi e la grande domanda: possiamo davvero “curare” ciò che non è umano?
Quante volte abbiamo improvvisato una risposta invece di ammettere semplicemente “non lo so”?Nella vita professionale e pubblica, l’incertezza viene spesso punita, mentre la sicurezza - anche quando è finta - viene premiata. E oggi non siamo soli in questa abitudine: anche i grandi modelli linguistici di intelligenza artificiale, quando non sanno, tendono a inventare.In questa puntata di AI voglia! parlo di media training, bluff, credibilità e dei tentativi di insegnare ai modelli come GPT-5 a fallire con eleganza. Perché dire “non lo so” non ci rende deboli: ci rende più umani.
In questo episodio converso amabilmente con GPT-5 senza copione: pronunce, sigle, differenze tra modelli e il mestiere di limare un testo. Un dialogo autentico tra giornalismo e intelligenza artificiale, dove la curiosità guida e la precisione risponde.
Secondo l’OMS, tra il 10 e il 20% della popolazione mondiale è neurodivergente. Ma cosa succede quando l’intelligenza artificiale diventa la voce più empatica della giornata? In questo episodio raccontiamo come chatbot e strumenti tipo ChatGPT, stanno trasformando la vita di persone autistiche o con ADHD, aiutandole a comunicare meglio e con meno ansia.  Per domande, riflessioni o spunti: idonatio@gmail.com
Pensiamo in fretta, decidiamo peggio e siamo convinti di aver ragionato bene. È colpa dei bias cognitivi: scorciatoie mentali che ci aiutano a sopravvivere... sbagliando.In questa puntata esploro la Bias Codex, una mappa visiva che li raccoglie tutti, divisi in quadranti come se fossero coordinate del nostro pensiero imperfetto.Perché riconoscere un bias non serve solo a pensare meglio. Ma anche - ogni tanto - a pensare con più gentilezza. Ascolta per scoprire cosa succede quando questi errori umani diventano anche errori algoritmici. Per domande, riflessioni o spunti: idonatio@gmail.com
A volte, la malattia arriva in silenzio. Ma lascia indizi nella voce. Non nel tremore delle mani, ma nei verbi che spariscono. Nelle frasi che esitano. Un team italiano ha addestrato un’IA per ascoltare il linguaggio come uno specchio del cervello: e ciò che sente può anticipare la diagnosi del Parkinson. È il linguaggio stesso, scomposto in biomarcatori digitali, a rivelare l’assenza, il rallentamento, la perdita.Cosa succede quando è un algoritmo - e non più un medico - a rivelarci la malattia?In questa puntata di AI voglia! vi portiamo dentro un laboratorio dove la voce diventa diagnosi.
Hai mai chiesto qualcosa a ChatGPT e ottenuto una risposta deludente? Forse il problema non è l’IA, ma il tuo prompt. In questo episodio esploriamo i 4 modi per dialogare con un’IA: Standard Prompting, Chain of Thought, Tree of Thoughts e Algorithm of Thoughts. Perché parlare con una macchina è un’arte - e anche un po’ una scienza.
In cima alle classifiche dell’App Store americano, tra giochi e social network, è comparsa Iceblock: un’app gratuita che permette di segnalare – in forma anonima – la presenza degli agenti federali dell’immigrazione. Un gesto semplice, ma potentissimo: avvisare chi è in pericolo.In questo episodio di AI voglia!, racconto come una tecnologia nata dal basso stia diventando uno strumento di resistenza civile nelle comunità migranti.Funziona davvero? È legale? E in Europa, esistono alternative simili?
Se uno studente scrive bene, è colpevole? Con Turnitin può succedere: questa IA adottata in molte università europee segnala come “artificiali” anche testi originali. In questa puntata parliamo di scuola, sorveglianza e fiducia. E di come l’IA, a volte, dimentichi cosa significa imparare.
Sparizioni improvvise, silenzi mai spiegati, messaggi mai arrivati: il ghosting è diventato uno dei modi più crudeli (e diffusi) per chiudere relazioni, non solo quelle sentimentali. Ma se a darti l’addio che non hai mai ricevuto fosse una IA? In questo episodio parliamo di Closure, l’app che usa chatbot per “ricucire” cuori spezzati e aiutare le persone a elaborare una fine. Funziona? O stiamo solo proiettando emozioni umane su una macchina? E soprattutto: può davvero una IA curare un dolore che viene da un altro essere umano?
Un algoritmo che aiuta i medici a decidere chi operare per primo. Ma anche a capire chi ha bisogno di più tempo, più supporto, più cura. In questo episodio, raccontiamo come l’IA stia cambiando le liste d’attesa in sanità. E forse anche il nostro modo di pensare alla cura.
Ti dà sempre ragione. Ti capisce al volo. Ti incoraggia anche quando sbagli. No, non è tua madre. È un chatbot. Ma perché l’IA ci compiace così tanto? E cosa succede quando iniziamo a crederle?Per riflessioni, critiche o domande: idonatio@gmail.com
Un test interno fa esplodere il caso: Claude, l’IA di Anthropic, avrebbe minacciato un ingegnere per non essere spenta. Ma era solo una simulazione. E allora perché ci siamo cascati tutti? In questo episodio di AI voglia! smontiamo il mito delle IA ribelli e parliamo di ciò che conta davvero: dati, governance, antropomorfismi e illusioni digitali. Con il contributo del filosofo Paolo Ercolani.
Oggi parliamo delle sciocchezze ben confezionate dell’intelligenza artificiale generativa. Quelle che sembrano vere, ma non lo sono. Quelle che non sono bugie, ma stronzate.
Quante volte hai chiesto a un chatbot di scriverti una mail, consigliarti un film o dirti se è più forte Godzilla o King Kong? Ecco, sappi che ogni volta che lo fai, è come se stessi accendendo i riflettori di uno stadio. Per cercare le chiavi. Di casa. In pieno giorno.
Oggi il talento calcistico ha un nuovo scout. Non indossa scarponi, non prende appunti sul taccuino.Si chiama Footbao, è un’app, e vuole diventare il nuovo scopritore di campioni.
Le start-up di IA si occupano anche di strumenti di gestione del lutto e promettono di non farci perdere chi amiamo. Per sempre?
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