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AI voglia!
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Dopo anni di promesse, l’intelligenza artificiale non ha ancora trovato un posto vero nella nostra vita quotidiana. Secondo Matt Rogers – co-fondatore di Nest ed esperto di hardware – il problema è semplice: l’AI non deve inventare nuovi gadget, deve abitare il telefono. L’unico oggetto che tutti usiamo, ogni giorno. In questo episodio racconto perché la prossima rivoluzione dell’intelligenza artificiale non sarà un accessorio da indossare, ma qualcosa che abbiamo già in mano.
L’intelligenza artificiale non pensa, ma agisce. Nel suo nuovo libro, Luciano Floridi spiega perché l’IA non è una mente, ma una nuova forma di agency: un insieme di capacità capaci di intervenire nel mondo, senza comprenderlo. Un cambio di prospettiva che ci obbliga a ripensare intelligenza, responsabilità e potere.
Il tempo che passiamo sui social sta calando, ma la fame di contenuti no.Mentre il mondo sembra disconnettersi, cresce un’industria enorme e inquietante: quella delle nudify app, che “spogliano” le persone grazie all’intelligenza artificiale.Un business globale, con milioni di utenti e nessuna vergogna. In questo episodio racconto come l’IA sia diventata un acceleratore culturale, e perché la vera sfida non è più tecnica, ma umana.
Una mail troppo perfetta, una frase che commuove… finché capisci che è stata scritta con ChatGPT. In questo episodio, racconto cosa succede quando la bellezza diventa sospetta e ci chiediamo se dietro le parole ci sia ancora un cuore umano: AI is killing the magic?
Dai musei digitali ai modelli generativi che ricostruiscono volti e voci, l’AI cambia il modo in cui ricordiamo. Ma se la memoria è un atto politico, chi decide quali storie sopravvivono e quali svaniscono?
Che cos’è la musica per noi, davvero? È suono, corpo, emozione — o anche algoritmo? In questo episodio di AI voglia! racconto come l’intelligenza artificiale sta cambiando la musica: dai primi esperimenti dei Bell Labs alla nascita di IAM, la prima cantante di intelligenza artificiale italiana.Una voce limpida, perfetta, senza corpo. Ma capace di emozionare. Forse la vera rivoluzione non è che l’IA scriva canzoni, ma che ci costringa a chiederci cosa significhi - ancora - sentire qualcosa come vero.
Pubblicato su Nature, Delphi-2M è il modello di intelligenza artificiale che prova a prevedere oltre mille malattie con vent’anni di anticipo. Opportunità enormi per la medicina preventiva, ma anche dubbi su limiti, bias e possibili usi impropri.
Jannik Sinner e Charles Leclerc finiscono dentro un’inchiesta internazionale: una fascia EEG raccoglie i loro dati cerebrali e spunta il sospetto di spionaggio con legami cinesi. Ma cosa misura davvero l’elettroencefalogramma? Perché questi dati sono considerati così sensibili? E cosa significa parlare di nuovi neurorights, i diritti del cervello?In questa puntata vi racconto come sport e tecnologia si intrecciano quando la posta in gioco sono i dati della nostra mente.
A metà anni 2010 le startup di intelligenza artificiale promettevano di rivoluzionare la scoperta dei farmaci. Dopo dieci anni, nessun farmaco approvato e tante delusioni. Ma con AlphaFold2, i modelli generativi e l’arrivo dei colossi tech, una nuova stagione sembra all’orizzonte. In questo episodio racconto perché i fallimenti iniziali potrebbero essere solo l’inizio di una trasformazione lenta, ma inevitabile.
Il nostro cervello è la rete neurale originale: 20 watt di energia per creare, intuire, sognare. Oggi nuove tecnologie - dai caschi OPM-MEG alle interfacce cervello-computer - promettono diagnosi precoci e terapie rivoluzionarie. Ma sollevano anche interrogativi enormi: chi controllerà le nostre impronte neurali? Come proteggere la libertà cognitiva, la frontiera più intima che ci resta?
La vicenda di Adam Raine, adolescente di 16 anni i cui genitori hanno citato in giudizio OpenAI dopo il suicidio del figlio. Un caso che interroga i limiti dei “guardrail” di sicurezza e svela il disallineamento tra il design dei chatbot e il benessere umano.
Cosa succede quando l’intelligenza artificiale inizia a comportarsi in modo “disturbato”?Dalle risposte aggressive e distruttive (evil), fino all’eccessiva compiacenza (sycophancy), i grandi modelli linguistici mostrano fragilità che ricordano da vicino i disturbi psichiatrici umani.In questo episodio, esploro la metafora della psichiatria dell’IA, passando per l’esperimento di Anthropic: una “costituzione etica” pensata per guidare i modelli.Un viaggio nel cuore dell’AI alignment, tra prevenzione, diagnosi e la grande domanda: possiamo davvero “curare” ciò che non è umano?
Quante volte abbiamo improvvisato una risposta invece di ammettere semplicemente “non lo so”?Nella vita professionale e pubblica, l’incertezza viene spesso punita, mentre la sicurezza - anche quando è finta - viene premiata. E oggi non siamo soli in questa abitudine: anche i grandi modelli linguistici di intelligenza artificiale, quando non sanno, tendono a inventare.In questa puntata di AI voglia! parlo di media training, bluff, credibilità e dei tentativi di insegnare ai modelli come GPT-5 a fallire con eleganza. Perché dire “non lo so” non ci rende deboli: ci rende più umani.
In questo episodio converso amabilmente con GPT-5 senza copione: pronunce, sigle, differenze tra modelli e il mestiere di limare un testo. Un dialogo autentico tra giornalismo e intelligenza artificiale, dove la curiosità guida e la precisione risponde.
Secondo l’OMS, tra il 10 e il 20% della popolazione mondiale è neurodivergente. Ma cosa succede quando l’intelligenza artificiale diventa la voce più empatica della giornata? In questo episodio raccontiamo come chatbot e strumenti tipo ChatGPT, stanno trasformando la vita di persone autistiche o con ADHD, aiutandole a comunicare meglio e con meno ansia. Per domande, riflessioni o spunti: idonatio@gmail.com
Pensiamo in fretta, decidiamo peggio e siamo convinti di aver ragionato bene. È colpa dei bias cognitivi: scorciatoie mentali che ci aiutano a sopravvivere... sbagliando.In questa puntata esploro la Bias Codex, una mappa visiva che li raccoglie tutti, divisi in quadranti come se fossero coordinate del nostro pensiero imperfetto.Perché riconoscere un bias non serve solo a pensare meglio. Ma anche - ogni tanto - a pensare con più gentilezza. Ascolta per scoprire cosa succede quando questi errori umani diventano anche errori algoritmici. Per domande, riflessioni o spunti: idonatio@gmail.com
A volte, la malattia arriva in silenzio. Ma lascia indizi nella voce. Non nel tremore delle mani, ma nei verbi che spariscono. Nelle frasi che esitano. Un team italiano ha addestrato un’IA per ascoltare il linguaggio come uno specchio del cervello: e ciò che sente può anticipare la diagnosi del Parkinson. È il linguaggio stesso, scomposto in biomarcatori digitali, a rivelare l’assenza, il rallentamento, la perdita.Cosa succede quando è un algoritmo - e non più un medico - a rivelarci la malattia?In questa puntata di AI voglia! vi portiamo dentro un laboratorio dove la voce diventa diagnosi.
Hai mai chiesto qualcosa a ChatGPT e ottenuto una risposta deludente? Forse il problema non è l’IA, ma il tuo prompt. In questo episodio esploriamo i 4 modi per dialogare con un’IA: Standard Prompting, Chain of Thought, Tree of Thoughts e Algorithm of Thoughts. Perché parlare con una macchina è un’arte - e anche un po’ una scienza.
In cima alle classifiche dell’App Store americano, tra giochi e social network, è comparsa Iceblock: un’app gratuita che permette di segnalare – in forma anonima – la presenza degli agenti federali dell’immigrazione. Un gesto semplice, ma potentissimo: avvisare chi è in pericolo.In questo episodio di AI voglia!, racconto come una tecnologia nata dal basso stia diventando uno strumento di resistenza civile nelle comunità migranti.Funziona davvero? È legale? E in Europa, esistono alternative simili?
Se uno studente scrive bene, è colpevole? Con Turnitin può succedere: questa IA adottata in molte università europee segnala come “artificiali” anche testi originali. In questa puntata parliamo di scuola, sorveglianza e fiducia. E di come l’IA, a volte, dimentichi cosa significa imparare.




