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Quilisma
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Quilisma

Author: RSI - Radiotelevisione svizzera

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Il racconto nitido del Medioevo e del Rinascimento a un pubblico non scientifico. Una lettura trasversale su percorsi interdisciplinari affiancati alla musica, attraversando l’entusiasmante stagione della monodia per giungere al trionfo dell’esperienza polifonica. Il tutto con proposte d’ascolto, novità discografiche, recensioni librarie e incontri con i protagonisti, sia attraverso interviste sia come ospiti in studio.

59 Episodes
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Oggi Quilisma affronta Le jeu de Robin et Marion, una narrazione in musica della seconda metà del XIII secolo che porta la firma di Adam de la Halle. È una delle più antiche opere di teatro volgare conosciute in Francia, scritta in dialetto piccardo. Rappresentata probabilmente nel 1283 a Napoli in presenza della corte angioina, racconta dell’amore tra i pastori Robin e Marion disturbato da un nobile cavaliere di nome Aubert. Il tema dell’amore è sempre presente nell’espressione dei Trovieri, categoria che annovera Adam de la Halle, che era nato ad Arras nel 1235 circa e morto probabilmente a Napoli 1287. Visse dal 1283 presso la corte angioina di Napoli lasciando una trentina di poesie liriche e due ludi scenici, il Jeu de la feuillée e il Jeu de Robin et Marion, che sono fra i più antichi saggi del teatro profano del Medioevo e ci offrono due quadri vivaci, l’uno della vita cittadina, l’altro della vita pastorale. Adam deve la sua educazione musicale a studi compiuti presso l’abbazia di Vaucelles essendo destinato alla vita ecclesiastica. Le sue composizioni sono o per sola voce, o a tre voci con accompagnamento di viola oppure d’altro strumento. È musica semplice e facile, con melodie agevoli e ingenue, composta per lo più nello stile del discanto assai in voga in quel momento storico.
Quilisma oggi torna a percorre i sentieri musicali strettamente connessi con il teatro e le sue forme a partire dal 400. Lo facciamo grazie ad una pubblicazione della ricercatissima etichetta MAXRESEARCH che dalla sua bellissima sede di Civitella in Val di Chiana ha immesso sul mercato un compact disc di straordinaria bellezza. Uno di quei prodotti dei quali ci si può innamorare a prima vista, in questo caso a primo ascolto. Un disco ben fatto sotto tutti i profili, da quello della riproduzione del suono a quello delle scelte musicali. Un disco che vede riuniti i 7 musicisti dell’ensemble Salon de musiques sotto la guida di Marco Ferrari (nella foto) poliedrico protagonista della musica antica.
Quilisma oggi vuole andare a percorre i sentieri musicali strettamente connessi con il teatro e le sue forme a partire dal 400. Lo facciamo grazie ad una pubblicazione della ricercatissima etichetta MAXRESEARCH che dalla sua bellissima sede di Civitella in Val di Chiana ha immesso sul mercato un compact disc di straordinaria bellezza. Uno di quei prodotti dei quali ci si può innamorare a prima vista, in questo caso a primo ascolto. Un disco ben fatto sotto tutti i profili, da quello della riproduzione del suono a quello delle scelte musicali. Un disco che vede riuniti i 7 musicisti dell’ensemble Salon de musiques sotto la guida di Marco Ferrari poliedrico protagonista della musica antica.
Il “Cantore al Liuto” è una figura nella cui riscoperta sinora pochissimi interpreti si sono avventurati. Nell’interpretazione oggi come oggi non mancano i dati della musicologia alle quali si affiancano le ipotesi performative rappresentative di come si sia sviluppato questo particolare genere di musicista - così vicino alla sensibilità contemporanea - dal Medioevo sino al periodo del suo massimo splendore, il Rinascimento, attraverso la rilettura di celebri melodie accompagnate con strumenti a corde diversi a seconda dei repertori, tutti consoni all’epoca di riferimento.Seguendo la proposta di Simone Sorini, noto ed apprezzato interprete di Musica Antica a livello internazionale, ci occupiamo oggi in Quilisma proprio del ‘Cantore al liuto’ un protagonista musicale del passato la cui importante figura, a lungo trascurata, rivive oggi Simone Sorini, tenore e polistrumentista, ha nel corso degli anni affinato una conoscenza approfondita dei repertori e degli strumenti medievali e rinascimentali a plettro, come liuti, citole, guiterne, cetre, chitarrini e oud, che utilizza per accompagnarsi nel canto. L’interprete ideale quindi per la proposta odierna di Quilisma come sempre condotto da Giovanni Conti.
A tavola nel medioevo

A tavola nel medioevo

2024-04-0727:53

Musica e piaceri della tavola sono da sempre buoni alleate e, nei secoli, anche il vino è stato un loro degno compagno.A testimoniarlo sono i numerosi brani che esaltano alcune pietanze o narrano la loro preparazione come l’inno Ave color vini clari, o il Tourdion e Oy comamos y bebamos che ci raccontano di ricchi banchetti e di spensierate serate in taverna, e quelli che sfruttano la pratica del cucinare per alludere a giochi erotici in cui il cibo diviene metafora di alcune parti del corpo, come nel canto carnascialesco delle Donne nó siam di chianti, o per inveire contro uno sconosciuto rivale come fa in De mia farina fò le mie lasagne.La puntata di Quilisma, con la musica eseguita dall’ensemble Orientis Partibus vuole far rivivere proprio le suggestioni del banchetto e della taverna dal medioevo al rinascimento attraverso brani molto vari non solo per epoca di composizione ma anche per collocazione geografica.
Il teatro sacro del Medioevo nasce nella Chiesa e dalla Chiesa. Le navate e l’altare rappresentano la sua prima scenografia, i chierici sono autori e attori delle storie bibliche messe in scena e i fedeli sono i suoi primi spettatori. Questo fatto non sorprende se ci si sofferma sull’intrinseco carattere drammatico del rito cattolico. È sufficiente pensare alla suggestiva teatralità nell’ufficio liturgico del Mattino di Pasqua per comprendere il fenomeno, peraltro quasi paradossale, attraverso il quale dalla liturgia cristiana si stacca il germe da cui nascerà - verso la metà del XIII secolo - il teatro sacro vero e proprio, totalmente emancipato dall’influsso ecclesiastico. Tutilone, monaco benedettino di San Gallo, cantore e musico morto nel 909, creò il primo dramma liturgico aggiungendo al testo biblico un seguito di parole sue proprie e accompagnandole con melodie.
Miracolosa bellezza

Miracolosa bellezza

2024-03-2429:25

Terza e ultima delle puntate dedicate a Claudio Monteverdi (1567-1643), uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in àmbiti estetici così diversi. Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
Miracolosa bellezza

Miracolosa bellezza

2024-03-1728:15

Seconda delle tre puntate dedicate a Claudio Monteverdi (1567-1643), uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in àmbiti estetici così diversi.Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
Miracolosa bellezza

Miracolosa bellezza

2024-03-1029:04

Claudio Monteverdi (1567-1643) è uno dei compositori più importanti, e più rivoluzionari della storia della musica: nessuno come lui è riuscito a eccellere in ambiti estetici così diversi.Egli raccoglie l’eredità del Cinquecento per trasformarla nella nuova estetica concertante, è protagonista della prima stagione del melodramma, con opere che sono rimaste nel grande repertorio, è in prima linea nella trasformazione della musica sacra attraverso elementi inauditi di modernità. Giuseppe Clericetti ci racconta il percorso biografico e artistico di Monteverdi, da Cremona a Mantova fino a Venezia, e contestualizza la sua attività e la sua musica nella magica stagione di inizio Seicento: i madrigali e le sperimentazioni scandalose, la nascita dell’opera e gli sviluppi veneziani, la direzione musicale a San Marco, con uno sguardo alle altre arti, letteratura, pittura, architettura. Ospite al microfono di Giovanni Conti il musicologo Giuseppe Clericetti autore del libro per la casa editrice Zecchini.
La storiografia ci riporta la notizia che il duca Ercole I d’Este preferiva la musica di Jacob Obrecht a quella degli altri compositori. Non ci meraviglia quindi che la Missa Caput sia pervenuta a noi attraverso un manoscritto copiato alla Corte di Ferrara. Si tratta di un’opera probabilmente scritta attorno al 1440 e divenuta estremamente celebre in tutta Europa. Costruita su un cantus firmus la cui origine è rimasta sconosciuta fino al 1950 quando il musicologo Manfred Bukofzer scopri che si trattava dell’ultimo melisma dell’antifona gregoriana Venit ad Petrum cantata il Giovedì santo per commemorare il gesto di Gesù che lavò i piedi agli apostoli. Stilisticamente innovativa, prorompente ed esaltante del testo, la pagina di Obrecht rompe gli schemi delle concezioni fiamminghe e apre nuove vie che segneranno in prima battuta il contesto musicale italiano per poi influenzare in resto del continente.
Nata a Napoli sulla fine del sec. XV a Villanella è una forma di poesia musicale popolare e semi-popolare, fu propriamente la canzone napoletana fino ai primi del sec. XVII. Si ricollega per le sue origini a poesie popolari napoletane più antiche, di cui riproduce il metro. La lingua caratteristica della Villanella era il dialetto napoletano, ma se ne composero anche nella lingua letteraria e in un linguaggio ibrido misto di letterario e dialettale, quale si vede in altre composizioni del tempo. Naturalmente cantava soprattutto l’amore in tutti i suoi aspetti e nei suoi vari motivi, ed era accompagnata da melodie composte da musicisti, di cui non di rado ci sono arrivati i nomi. Per merito della musica le Villanelle ebbero una gran diffusione fuori di Napoli per tutta Italia, varcarono pure le Alpi e furono musicate anche da stranieri.I musicisti che maggiormente si segnalarono nella produzione di questo genere furono, tra gli altri, Baldassarre Donati, Giovanni Gastoldi, Filippo Azzaiolo. Fuori d’Italia la Villanella fu coltivata e diffusa da Orlando di Lasso.Verso la fine del sec. XVI la villanella si trasformò nella canzonetta, modellandosi sul tipo strumentale di un’aria di danza: saggi perfetti ne diedero Orazio Vecchi e Claudio Monteverdi. A tal genere si riallacciano pure i Balletti del già citato Giovanni Gastoldi, largamente imitati in tutta Europa.
Oggi la musica ci porta in piena epoca rinascimentale e ci porta in lombardia all’indomani della battaglia di Pavia che nel 1525 vide la vittoria delle armate imperiali di Carlo V e del suo alleato Francesco Sforza, evento che di fatto segnò l’inizio di un lungo periodo di dominazione spagnola che si protrarrà per quasi 200 anni. Carlo V è il vertice della casata degli Asburgo, la più potente in quel momento storico, e alla sua corte e a quella in seguito di suo figlio Filippo II, le arti e la musica occupano un posto di grande rilievo. Sono anni in cui la Capilla Real è divisa in due straordinari organici, La Capilla Real e la Capilla Flamenca ai cui vertici si alternarono musicisti di straorginario valore.Milano dunque si fa in qualche modo spagnola ed anche la musica lascia la sua traccia importante assumendo caratteristiche specifiche oggetto di un progetto di ricerca svizzero sfociato in un disco pubblicato dalla casa discografica ARCANA e che ha visto protagonisti Evangelina Mascardi e Maurizio Croci (nella foto).
Il Mediterraneo e la musica, un rapporto forte e stretto al punto che, si potrebbe dire che nulla rivela il destino del Mediterraneo come la sua musica. Ciò che vogliamo ripercorrere oggi è quella miscela di suoni, ritmi e parole suadentemente fusi e tesi alla restituzione di quel concetto di “ben vivere” auspicato dagli arabi di Spagna e Sicilia. Una tradizione che abbiamo perso e che vale la pena di recuperare e che trae origine da un tempo in cui le dominazioni politiche non ostacolavano gli scambi culturali tra i popoli. Ciò che ascolteremo rappresenta una parte del discorso e dunque ho scelto un repertorio che potesse sufficientemente esprimere il mondo musicale del XIII secolo dalla Spagna alla Sicilia fino alle terre dei greci e dei turchi. Composizioni profane e sacre che si mescolano nel rispetto delle etnie e dei credo religiosi; facendo scoprire un mondo, impensabile per certuni, in questo secolo di stravolgimenti e di irriverenze etniche e cultural
Il senso del Medioevo

Il senso del Medioevo

2024-02-0420:52

Qual è il senso del medioevo? In che cosa gli siamo debitori? Perché studiarlo o insegnarlo? In un breve e densissimo scritto pubblicato dall’editore Donzelli, uno storico insigne come Giuseppe Sergi si è cimentato con le domande più radicali. Il punto di partenza è il «luogo comune medioevo», quella deformazione prospettica che ci porta a leggere tutta una lunga fase storica come un altrove o come una premessa. Nell’altrove negativo ci sono povertà, fame, pestilenze, disordine politico, soperchierie dei latifondisti sui contadini, superstizioni del popolo e corruzione del clero. Nell’altrove positivo ci sono tornei e vita di corte, elfi e fate, cavalieri fedeli e principi magnanimi. Ma è altrettanto discutibile l’idea del medioevo come premessa dei secoli successivi: del capitalismo, dello Stato moderno, della borghesia. A questo medioevo del senso comune si contrappone il medioevo degli storici, che discute di articolazione dei poteri e di intersezione delle gerarchie, di signorie rurali e di egemonie urbane. Giovanni Conti ne parla con lo storico Marco Ferrero del Centro Studi Medievali Ponzio di Cluny.
Nella puntata di oggi vogliamo soffermarci sul lavoro di alcuni straordinari esponenti musicali del Rinascimento in Piccardia, compositori e cantori che la musicologia, per praticità, definisce franco-fiamminghi. Musicisti che furono iniziati al mondo delle note nelle scholae delle cattedrali divenendo cantori ed impegnati in prima persona nelle grandi e ricche liturgie capitolari ed episcopali. Amiens, Abbeville, Beauvais, Laon, Noyon, Saint-Quentin, Senlis, Soissons…. Sono solo alcuni nomi di cattedrali nelle quali fu grazie a cinque generazioni di musicisti - dal 1400 al 1550 circa - che la vita musicale europea venne fortemente caratterizzata.  
Nell’ambiente della musica antica le informazioni documentate riguardanti la performance practice sono così importanti da essere ossessivamente ricercate da musicisti e musicologi. A differenza dell’iconografia, che a volte può essere inficiata dal significato simbolico, un ragguaglio sull’estetica esecutiva, sulla costruzione di uno strumento, sull’organico strumentale o sul repertorio eseguito è più prezioso se l’informazione giunge da un documento, sia esso ufficiale che privato, come una lettera. Tenuto conto del fatto che Isabella d’Este era appassionata di musica nonché musicista essa stessa, facile è intuire come l’ingente corpus di missive, da e per la Marchesa, diventino una miniera d’oro in tal senso. Ecco quindi che l’ensemble Anonima Frottolisti prosegue la sua ricerca in una profonda introspezione nei meandri della musica dell’Umanesimo, focalizzandosi su di un repertorio attinto dalla lettere della Marchesa di Mantova Isabella d’Este, la cui spiccata sensibilità culturale e artistica segnò profondamente la moda dell’epoca. Al microfono di Giovanni Conti uno dei fondatori del Gruppo, Massimiliano Dragoni.
La puntata odierna di Quilisma non può ritenersi esaustiva del tema proposto, ma certamente vuole stimolare una riflessione su una delle possibilità interpretative di questo mistero, attraverso opere particolari e in qualche caso poco conosciute di importanti musicisti tardorinascimentali. Il tema dell’amore sacro e dell’amore profano è certamente uno dei più affascinanti, ma anche uno dei maggiormente approfonditi nell’ambito dell’estetica dell’arte. Il percorso di suoni e testi cercherà di far cogliere maggiormente i punti di convergenza tra i due tipi di amore. Nell’interpretazione dei testi sacri e profani di alcuni tra maggiori compositori rinascimentali, si potranno scorgere le forme di un sentimento unico, come se in alcuni brani o nell’elaborazione di alcuni testi gli artisti avessero riconosciuto un’affinità tra il sentimento rivolto a ciò che è umano e quello provato per le tematiche sacre.
Esattamente 800 anni fa, Francesco d’Assisi dava il via a un’esperienza di devozione e fede che ha segnato profondamente le tradizioni europee legate alla celebrazione del Natale. L’affresco nella grotta di Greccio ne da testimonianza e ci racconta dei sentimenti di un santo che non ha eguali.Se le arti plastiche e figurative si sono espresse con visibile risultato nel corso dei secoli sul tema della nascita di Cristo, la musica ha proseguito la sua strada intrapresa nei primi secoli del cristianesimo e mutata, con pregevole risultato, sino al tardo medioevo. Natale e Medioevo sono dunque divenuti un binomio caratterizzante di cui vogliamo parlare con un esperto di questi repertori, Massimiliano Dragoni dell’ensemble Anonima Frottolisti.
La Villanella è una forma di poesia musicale popolare e semipopolare, nata a Napoli sulla fine del sec. XV e fu propriamente la canzone popolare napoletana fino ai primi del sec. XVII. Si ricollega per le sue origini a poesie popolari napoletane più antiche, di cui riproduce il metro. La lingua caratteristica della Villanella era il dialetto napoletano, ma se ne composero anche nella lingua letteraria e in un linguaggio ibrido misto di letterario e dialettale, quale si vede in altre composizioni del tempo. Naturalmente cantava soprattutto l’amore in tutti i suoi aspetti e nei suoi vari motivi, ed era accompagnata da melodie composte da musicisti, di cui non di rado ci sono arrivati i nomi. Per merito della musica le Villanelle ebbero una gran diffusione fuori di Napoli per tutta Italia, varcarono pure le Alpi e furono musicate anche da stranieri. I musicisti che maggiormente si segnalarono nella produzione di questo genere furono, tra gli altri, Baldassarre Donati, Giovanni Gastoldi, Filippo Azzaiolo. Fuori d’Italia la Villanella fu coltivata e diffusa da Orlando di Lasso.Verso la fine del sec. XVI la villanella si trasformò nella canzonetta, modellandosi sul tipo strumentale di un’aria di danza: saggi perfetti ne diedero Orazio Vecchi e Claudio Monteverdi. A tal genere si riallacciano pure i Balletti del già citato Giovanni Gastoldi, largamente imitati in tutta Europa.
Durante il periodo turbolento, che si inserisce tra la messa al rogo del Talmud (1242-1244) e la grande deportazione del 1306, gli ebrei del Vecchio continente svolgono sostanzialmente la stessa vita quotidiana dei cristiani e hanno la stessa lingua dei paesi in cui vivono. Condividono anche lo stesso gusto per i libri, i monumenti, la gioia di vivere e persino il canto popolare.Le canzoni delle comunità ebraiche del tempo riflettono infatti la vita quotidiana degli ebrei e degli eventi, felici o tragici, che punteggiano l’esistenza umana. Sono espressione vocale di una popolazione, custode dei suoi riti e delle tradizioni. La lingua ebraica sarà conservata per le preghiere e i testi liturgici oggetto della puntata odierna di Quilisma.
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