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Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it

Author: BastaBugie

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Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7753DIGNITAS INFINITA, DOCUMENTO SUPERFICIALE E QUALCHE ERRORE GRAVE di Tommaso ScandroglioÈ stata pubblicata ieri la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Dignitas infinita, sulla dignità della persona umana. Un documento nato dopo l'elaborazione di ben cinque bozze prodotte nel corso degli ultimi cinque anni.L'impostazione di fondo, di carattere metafisico, è in linea di massima corretta ma, visto il valore del documento, necessitava di maggior approfondimento, ad esempio trattando del concetto di persona in relazione alle tre persone della Santissima Trinità - perché è da lì che deriva in ultima istanza la preziosità di ogni persona - per poi mettere in risalto che la preziosità intrinseca dell'uomo discende in seconda battuta dalla particolare natura della sua forma attualizzata, cioè dalla sua razionalità (nel documento c'è solo un rapidissimo cenno a questo snodo concettuale). È la qualità di tale natura che fa sì che l'uomo sia intrinsecamente prezioso e dunque meriti l'appellativo di persona, che è come una sorta di titolo per indicare una dignità elevatissima. Persona è dunque nomen dignitatis. Tommaso d'Aquino sul punto così si esprime: «Tra tutte le altre sostanze, gli individui di natura ragionevole hanno un nome speciale. E questo nome è persona» (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1 c.). Seppur nella correttezza dell'impianto, ma non di tutte le singole argomentazioni articolate, si denota allora poca profondità di analisi, cifra comunque caratteristica di tutto il presente pontificato.PASSAGGI AMBIGUI, DISCUTIBILI, ERRATIAccanto a passaggi condivisibili di questa Dichiarazione, firmata dal prefetto Victor Fernández e approvata da papa Francesco, ve ne sono altri ambigui, altri discutibili e altri infine errati. In relazione ai passaggi ambigui - tralasciando per motivi di spazio la definizione proposta di "natura umana" - ci fermiamo al punto n. 1 dove si afferma il primato della persona umana, così come già in precedenza asserito in Laudate Deum di Francesco (n. 39). Questo è vero sul piano naturale, ma non su quello soprannaturale. Infatti il primato spetta sempre a Dio. Da un documento che, giustamente, fonda la dignità umana sul fatto di essere stati creati ad immagine di Dio, il mancato riferimento al primato trascendente è un'omissione rilevante.In merito ai passaggi discutibili e in modo telegrafico: «Tale dignità ontologica - si legge nel documento - nella sua manifestazione privilegiata attraverso il libero agire umano, è stata poi messa in risalto soprattutto dall'umanesimo cristiano del Rinascimento» (n. 13). L'umanesimo, anche quello coraggiosamente definito cristiano, è stato antropocentrico e non teocentrico. Parimenti critica la seguente disinvolta affermazione: «è evidente che la storia dell'umanità mostra un progresso nella comprensione della dignità e della libertà delle persone» (n. 32). Siamo certi che a molti appaia evidente il contrario.Una scelta discutibile è poi l'elenco proposto di condotte o fenomeni contrari alla dignità della persona, elenco sbilanciato sulle questioni proprie della giustizia sociale: povertà, guerra, migranti, tratta delle persone, abusi sessuali, violenze contro le donne, femminicidio, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale (in tale ordine nel documento). Tutte condotte o fenomeni sicuramente censurabili, ma, nonostante le rassicurazioni che l'elenco non fosse esaustivo (cfr. Presentazione), spiccano per la loro assenza, ad esempio, il divorzio, la contraccezione, la fecondazione artificiale, la sperimentazione sugli embrioni, l'ambientalismo. Sarebbe stato poi più proficuo partire dal Decalogo per stilare simile elenco.GLI ERRORI PIÙ EVIDENTIVeniamo agli errori, perlomeno a quelli che ci paiono più evidenti. Il primo è proprio nel titolo: Dignitas infinita. La dignità della persona umana non è infinita (cfr. n. 1) perché il suo essere non è infinito. Solo la dignità di Dio è infinita perché ente infinito. La nostra creaturalità comporta una preziosità intrinseca limitata, finita, ma nello stesso tempo incommensurabile, ossia immensa, e assoluta, cioè non sottoposta a condizioni, come correttamente più volte si sottolinea nel testo (nello stesso errore era caduto Giovanni Paolo II, citato nel documento).Secondo errore: al n. 28 si cita nuovamente la Laudate Deum: «La vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature» (n. 67) Eppure la Dichiarazione per ben 15 volte e assai opportunamente ripete che la dignità umana è tale al di là di ogni circostanza. Ora invece la dignità umana parrebbe discendere dalle altre creature: non più dignità assoluta, ma relativa, in relazione a piante e animali. Il classico obolo dovuto all'ambientalismo. Sul terzo errore - la pena di morte contrasta con la dignità umana (cfr. n. 34) - rimandiamo all'articolo in nota.Soffermiamoci infine sul paragrafo dedicato alla teoria del gender. Ora, tale teoria comprende, tra gli altri aspetti, un giudizio positivo sull'omosessualità e sulla transessualità. Su questo secondo aspetto la Dichiarazione dedica un apposito paragrafo assumendo un giusto approccio critico. Dunque, ci si aspettava che il paragrafo "Teoria del gender" trattasse dell'omosessualità. Questo è vero nella parte iniziale dello stesso, ma poi le riflessioni che esso articola paiono più consone al transessualismo, e solo vagamente riconducibili all'omosessualità. Ciò detto, appare evidente che manchi una condanna esplicita e motivata dell'omosessualità, rifugiandosi in vaghi cenni relativi alla differenza sessuale tra uomo e donna. Non poteva che essere così dopo la pubblicazione di Fiducia supplicans che benedice l'omosessualità.LA TEORIA DEL GENDERDicevamo della parte iniziale del paragrafo "Teoria del gender" che è dedicata all'omosessualità. In essa correttamente si cita il Catechismo della Chiesa Cattolica laddove questo afferma che occorre accogliere la persona omosessuale (cfr. n. 2358), ma non si cita lo stesso quando censura sia l'omosessualità che le condotte omosessuali. Non solo, ma, subito dopo questa citazione, la Dichiarazione così prosegue: «Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale» (n. 55). Parrebbe che l'accoglienza della persona omosessuale comporti l'esclusione del divieto per legge delle condotte omosessuali. Sanzionare le condotte omosessuali sarebbe allora un malum in se. Ecco dunque la domanda di fondo: è moralmente lecito sanzionare le condotte omosessuali? Risposta che sappiamo essere urticante per molti: sì, ma non sempre. Procediamo con ordine. Qual è il criterio a cui riferirsi per decidere quando è giusto sanzionare una certa condotta? Il bene comune. Nel caso dei divieti, occorre vietare quelle condotte che sono gravemente lesive del bene comune. Le condotte omosessuali sono potenzialmente lesive del bene comune per più motivi.In primis perché l'omosessualità contraddice in radice e nel profondo la natura umana, dunque la sua dignità. È un disordine violentissimo della persona che non può che ripercuotersi all'esterno quando si fa condotta, relazione, riverberandosi negativamente in quell'ordo sociale la cui tutela è il primo compito del governante. L'omosessualità praticata porta alla corruzione del pensiero e dei costumi, ad esempio nella sfera dei comportamenti sessuali, anche tra gli eterosessuali, nell'educazione quando si insegna l'affettività, etc. Pensiamo poi agli effetti negativi che abbiamo dovuto registrare in ambito familiare laddove sono state legittimate le unioni civili o i "matrimoni" gay, tra cui soprattutto la cosiddetta omogenitorialità. Poniamo mente inoltre all'ambito procreativo, laddove l'omosessualità ha incentivato pratiche come la fecondazione eterologa, l'utero in affitto e ha fomentato una cultura anti-vita, perché l'omosessualità è per sua struttura intima una condizione infeconda.Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Pena di morte, la contraddizione spacciata per sviluppo" parla Dopo Fiducia supplicans un altro dietrofront sull'insegnamento costante della Chiesa che considera il diritto alla vita inviolabile, ma per l'innocente. E un cambiamento tira l'altro.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 aprile 2024:«Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (n. 1). Questo l'incipit della nuova Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Dignitas infinita. Un sostantivo e un aggettivo che, accostati, possono riferirsi solo alle tre Persone divine, ma che invece incautamente nella Dichiarazione vengono a caratterizzare la persona umana.Creatura e finitezza si richiamano ontologicamente: una dignità sublime, fatta per l'Infinito, come quella umana, è pur sempre una dignità creata, che ha avuto un inizio e che si esplica in un'essenza, che indica appunto, sempre delimitazione. Invece, la Dichiarazione ci racconta, senza troppa pena di argomentazione, che l'infinita dignità dell'uomo sarebbe addirittura «pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione» e confermata dalla Chiesa. Dove, come e quando non è dato saperlo: marchio inconfondibile di ogni "creazione tuchana".Un'affermazione dunque gratuita ed errata, ricevibile solo qualora il senso dell'aggettivo intende essere iperbolico. Ma c
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7708BENEDIZIONI COPPIE GAY, ATTI MALVAGI CHE IL SACERDOTE DEVE NEGARE di Tommaso ScandroglioIl bravo sacerdote che sa che è errato impartire una benedizione alle coppie irregolari o omosessuali come si deve comportare qualora il suo superiore - parroco, vescovo, superiore religioso - gli comandasse invece di impartirla? Non dovrebbe comunque obbedire, perché benedire una coppia irregolare o omosessuale è un'azione intrinsecamente malvagia.Insegna Giovanni Paolo II: «Esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto» (Reconciliatio et paenitentia, 17). Da qui la conclusione: «Una volta riconosciuta in concreto la specie morale di un'azione proibita da una regola universale, il solo atto moralmente buono è quello di obbedire alla legge morale e di astenersi dall'azione che essa proibisce». (Veritatis splendor, n. 67).Ma come si può provare che benedire una coppia irregolare o omosessuale sia un atto intrinsecamente malvagio? In merito ad entrambi i casi richiamiamo ancora Veritatis splendor: «Insegnando l'esistenza di atti intrinsecamente cattivi, la Chiesa accoglie la dottrina della Sacra Scrittura. L'apostolo Paolo afferma in modo categorico: "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio" (1 Cor 6,9-10)» (81). Appare evidente che se la fornicazione e la sodomia sono condotte intrinsecamente cattive non posso benedirle, ossia dire bene di ciò che è male: sarebbe una contraddizione in termini sul piano logico e, sul piano morale, sarebbe intrinsecamente iniquo rendere moralmente lecito ciò che non lo è, giustificare l'ingiustificabile, approvare l'ingiustizia. È un sofisma affermare che la benedizione non giustifica o non qualifica in modo positivo o non approva la relazione che si va a benedire. Sarebbe un gioco di parole per occultare una verità lapalissiana: la benedizione si dà solo a ciò che è ordinabile a Dio perché solo tale realtà merita una benedizione.NON È LECITO COMPIERE IL MALE PERCHÉ NE DERIVI UN BENELo stesso documento Fiducia supplicans lo conferma: «Le benedizioni [...] sono ordinate alla lode di Dio, [...] "le formule di benedizione hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni"» (10) e in riferimento a chi vive un rapporto di coppia irregolare o omosessuale afferma che costui «vive in situazioni non ordinate al disegno del Creatore» (28). Ecco perché il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2021 chiudeva la questione così: «Dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l'intenzione non di affidare alla protezione e all'aiuto di Dio alcune singole persone [...] ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio».Dunque, il bravo sacerdote non potrà che rifiutarsi di benedire coppie irregolari o gay anche se il suo superiore glielo comanda e anche nel caso in cui perdesse il posto e fosse mandato in esilio. «Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene», insegna il Catechismo (n. 1756). Con Fiducia supplicans si è aperto ufficialmente il tempo del martirio, dove i persecutori sono persone ordinate che agiscono a danno di altre persone ordinate. Ciò detto, il bravo sacerdote, oltre a rifiutarsi di benedire, deve essere anche evangelicamente furbo. Ossia, tra gli altri stratagemmi per salvare la dottrina e insieme a questa, se possibile, la propria pellaccia, deve comunicare quelle motivazioni, buone in sé, che alle orecchie del proprio superiore appaiono persuasive, sebbene non siano quelle fondamentali per rifiutarsi di benedire.Un caso esemplare è quello del documento Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nelle Chiese africane firmato dal cardinale Fridolin Ambongo, in qualità di presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar e approvato dal Papa e dal cardinal Fernández. Nel documento possiamo leggere: «Le conferenze episcopali preferiscono generalmente [...] non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso». Per quale motivo? Il cardinal Ambongo indica una coppia di motivazioni. La prima è quella fondante, la vera motivazione: l'omosessualità è contraria alla Rivelazione e al Magistero e dunque è impossibile benedire le relazioni omosessuali. Richiamiamo qualche passaggio: «Il costante insegnamento della Chiesa descrive gli atti omosessuali come "intrinsecamente disordinati". [Si cita] Lv 18,22-23 dove l'omosessualità è esplicitamente proibita e considerata un abominio. [...] San Paolo, nella Lettera ai Romani, condanna quelli che chiama rapporti innaturali (cf. Rm 1,26-33) o costumi vergognosi (cf. 1Cor 6,9-10)».GIUSTA ASTUZIADopo aver richiamato le vere ragioni per cui negare queste benedizioni, ecco che, con giusta astuzia, si propongono altre motivazioni che - si sa - sono ben accette a Roma, motivazioni non dottrinali, ma puramente sociali: «Oltre a queste ragioni bibliche, il contesto culturale africano, profondamente radicato nei valori della legge naturale sul matrimonio e sulla famiglia, complica ulteriormente l'accettazione delle unioni di persone dello stesso sesso, in quanto viste come contraddittorie con le norme culturali e intrinsecamente corrotte. [Queste benedizioni] non possono essere realizzate in Africa senza esporsi a scandali. [...] Sarebbero in diretta contraddizione con l'ethos culturale delle comunità africane».Queste motivazioni sociali, come la Bussola ha già spiegato, non possono rappresentare la giustificazione ultima per vietare le benedizioni gay - se il contesto culturale africano mutasse si potrebbero allora benedire le coppie gay? - ma sono quelle più convincenti per papa Francesco e il cardinal Fernández. Buttarla sul piano della cultura africana è stato vincente perché, nell'approccio pastorale proposto dall'attuale Magistero, il buon selvaggio di Rousseau ha sempre ragione, è custode di tradizioni e costumi intoccabili, come le vicende del Sinodo per l'Amazzonia e della Pachamama hanno illustrato bene. E infatti cosa ha risposto papa Francesco a loro, risposta contenuta nel documento di Ambongo? «Sua santità papa Francesco, ferocemente contrario a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa...», a conferma di aver premuto il tasto giusto. I vescovi africani dovevano portare a casa un risultato, non dovevano tenere una lezione di dottrina, pur non dovendo tradirla ovviamente.Così dovrebbe fare anche il nostro bravo sacerdote in veste di negoziatore che vuole liberare la pastorale dalle mani di alcuni sequestratori. Richiami la dottrina del Magistero e accanto a questo faccia appello alla sensibilità dei fedeli, al pericolo di scandalo, alle tradizioni locali, al parere dei suoi fedeli, etc. E soprattutto faccia appello al buon Dio perché illumini il suo superiore.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7707IMMORTALITA' ARTIFICIALE: UN AVATAR AL POSTO DEL CARO ESTINTO di Tommaso ScandroglioLa preghiera per creare un ponte tra i viventi e i cari estinti? Roba vecchia di quando non c'era la tecnologia attuale. Oggi ci pensa l'Intelligenza Artificiale a permettere di interloquire con il de cuius.Eternal You, un documentario presentato al Sundance Film Festival, ha indagato le nuove potenzialità dell'Intelligenza Artificiale in relazione alla creazione di avatar il più possibile simili al padre, alla nonna o al marito che non c'è più al fine di poterli vedere e parlare ancora con loro. Il defunto torna in vita con il suo viso e la sua voce, dedotta da video o registrazioni, con i suoi aspetti caratteriali, tramite il ricordo degli amici e parenti, e con la sua forma mentis, grazie all'analisi dei suoi scritti.E così abbiamo il caso della signora Jang Ji Sung, mamma sudcoreana, che ha voluto parlare con l'avatar della figlia Nayeon, morta a sette anni. Oppure Josh il quale, grazie alla startup Project December, può chattare con la sua ragazza del liceo scomparsa prematuramente. L'inventore della startup, Jason Rohrer, ha - tanto per rimanere in tema - seppellito la sua coscienza sotto la prospettiva di lauti guadagni e così risponde alle critiche: «Non è mia responsabilità fermare questa tecnologia perché alle persone potrebbero non piacere le risposte che dà».L'INSANO DESIDERIO DI PARLARE CON I MORTIIn tutti noi c'è il desiderio di continuare a parlare con i nostri cari che non ci sono più. Lo possiamo fare? Sì è lecito. I nostri pensieri rivolti a loro giungeranno a questi ultimi? Se Dio lo permette, accadrà. E loro possono mettersi in contatto con noi? L'evocazione dei morti così come l'avvalersi di medium sono pratiche vietate dalla Chiesa (cfr. CCC nn. 2116-2117) anche perché spesso queste pratiche sono varchi dove possono passare forze demoniache. La Chiesa in merito alle anime defunte ci dice solo una cosa: di pregare e offrire sacrifici per loro. Ci consiglia la cosa migliore: far del bene a loro. Ciò non toglie che quelli che stanno là, per permissione divina, possano a volte farsi presenti tra quelli che stanno qui. C'è un caso famoso presente nei Vangeli: quando Gesù si trasfigurò sul Monte Tabor, Mosè ed Elia apparvero anche a Pietro, Giacomo e Giovanni e iniziarono a parlare con Gesù (cfr. Mt 17, 1-9). Oltre a questo, ma non è materia di fede, molti sono i santi che hanno avuto colloqui con le anime defunte. Ma tutto questo sempre per volontà di Dio.Oggi invece abbiamo inventato l'Intelligenza Artificiale che è diventata il nuovo medium per fare una videochiamata nell'Aldilà e per far tornare in vita chi è già nell'eternità. Da una parte questa esigenza parossistica di voler vedere e sentire il proprio caro è sintomo quasi certo che la persona non ha elaborato il lutto, non ha accettato con serenità la morte dell'amato. Lo vuole con sé costi quel che costi. Il rifiuto della morte è certificato dall'accettazione della farsa, perché la madre che vuole parlare con la figlia defunta sa perfettamente che quella che vede e sente non è sua figlia, ma una ricostruzione di un computer. È l'ipertrofia del virtuale che mima il reale, che falsifica gli affetti, che rende artefatte le emozioni, che illude come potrebbe fare qualsiasi altra droga capace di far accedere a paradisi artificiali. Qui di artificiale c'è una pseudo intelligenza che ci vuole portare in un surrogato di paradiso. Meglio quindi una finzione consolante che una realtà desolante.LA TECNOLOGIA POSTUMANAL'estinto che resuscita in forma di avatar è l'ultima frontiera della tecnologia postumana che vorrebbe spingersi al di là della vita per connettersi con il regno dei morti e così eternare qui sulla Terra ciò che invece è transeunte. È una sorta di immortalità offerta a tutti: poter vivere per sempre tramite non un alter-ego digitalizzato, ma tramite il proprio ego digitalizzato. Uno zombie tecnologico. Questa nuova trovata, allora, non spalanca le porte nell'Aldilà, ma le serra nell'Aldiqua perché rende immanente l'assolutamente trascendente come potrebbe essere l'anima che vola in Cielo perché tenta di tradurla in bytes. È una delle tante prove del fatto che oggi l'homo technologicus ha spento per sempre la speranza nella vita eterna ed invece accende sempre più ceri all'altarino della tecnica. Per paradosso l'avatar del nonno morto non ci fa sentire il nonno più vicino a noi, non ci mette in comunicazione con lui, ma fa ripiegare noi e il nostro dolore, la nostra nostalgia, il nostro rammarico, la nostra disperazione su noi stessi, centuplicando così il dolore, la nostalgia, il rammarico e la disperazione. Non solo tutto questo non è dialogo, bensì solipsismo, ma conferma che l'apparenza non ha mai un effetto lenitivo, bensì solo peggiorativo.Questo accade anche perché nell'attuale era decisamente postcristiana non ci si affida più alla comunione dei santi, comunione che esiste anche tra i vivi e i morti (cfr. CCC n. 958), ma alle community social, ad intelligenze non umane, a speranze fatte di silicio.Infine appare tristemente curioso che in quest'affanno di riportare in vita chi non c'è più per parlarci, non parliamo più con Chi è morto, ma ora vive per sempre. L'inginocchiatoio davanti a qualsiasi tabernacolo è infatti quella invenzione tecnologica raffinatissima che permette a ciascuno di noi di colloquiare non con un defunto qualsiasi, ma con Dio in persona. In carne ed ossa senza bisogno di avatar.Nota di BastaBugie: ecco di seguito i brani del Catechismo della Chiesa Cattolica citati nell'articolo.N. 958 - La comunione con i defunti. «La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati" (2 Mac 12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi». La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.N. 2116 - Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.N. 2117 - Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7710UN CUORE CHE BATTE APPRODA IN PARLAMENTOLa proposta obbligherebbe il medico dell'ultima visita prima dell'aborto a far vedere il figlio alla mamma e a farle ascoltare il battito del suo cuore (così molte mamme rinunciano ad uccidere il loro bambino)di Tommaso ScandroglioLa proposta di iniziativa popolare Un cuore che batte, dopo aver raccolto 106 mila firme, più del doppio del necessario, approda in Parlamento, alla Camera, e verrà discussa dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Il testo della proposta mira ad aggiungere il seguente comma all'art. 14 della Legge 194: «Il medico che effettua la visita che precede l'interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».La proposta di legge è preceduta da una relazione introduttiva elaborata dalla bioeticista Giulia Bovassi. In essa si appunta che il nascituro «è il grande e silenzioso invisibile» della procedura abortiva e dunque «obiettivo della presente proposta di legge [...] è rendere visibile l'invisibile e dare voce al silenzio, la voce di un battito cardiaco udibile già dalla quinta settimana di gravidanza», andando così a tutelare il diritto alla vita del concepito.Si sottolinea poi che «la proposta di legge agisce sulla presa di coscienza di un dato di fatto: l'evidenza scientifica dell'umanità del concepito, contro ogni tentativo di attribuire a esso una presunta entità altra rispetto all'appartenenza alla specie umana e alla "personeità" [...] Voluto oppure no, un figlio resta tale per natura». Dunque questa proposta di legge rispecchia fedelmente, secondo gli estensori, il principio contenuto nell'art. 1 della 194: la «tutela della vita umana fin dal suo inizio».L'ACCOGLIENZA DEL FIGLIOL'introduzione poi sgombra il campo da un fraintendimento: non si vuole solo potenziare il consenso informato della donna giudicando implicitamente così che qualsiasi sua scelta sia eticamente accettabile, ma lo si vuole potenziare perché lo si orienta verso un solo fine ben specifico: l'accoglienza del figlio. E per superare tutte le sterili polemiche nate in seno al mondo pro life e per rispettare le indicazioni presenti nel n. 73 dell'Evangelium vitae si aggiunge che tutte le realtà promotrici sono nettamente contrarie all'aborto.Successivamente si specifica che le attività richieste al medico non esorbitano da quelle previste dal Codice deontologico bensì sono quelle indicate dallo stesso Codice: il medico, infatti, deve fornire «tutte le informazioni necessarie alla paziente (la madre) in merito alla gravidanza e allo stato di salute e vita del concepito, accertandone la presenza (esame ecografico) e la vitalità (battito cardiaco), come informazioni minime da comunicare in ambito diagnostico, così come accade quando, a parità di condizioni, la gestante si rivolge al medico curante per accertare lo stato di gravidanza e di salute del feto che intende accogliere». Infatti il medico è obbligato ad informare compiutamente la gestante su cosa sia l'aborto affinché il consenso sia realmente informato e libero. Inoltre l'ascolto del battito e la visione del feto configurano «almeno un tentativo per rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione» e ciò in ossequio a quanto prescrive proprio l'art. 5 della legge 194.IL CONCEPITO È UN ESSERE UMANOLa relazione si chiude argomentando, assai opportunamente, su due temi decisivi: lo statuto biologico del concepito e lo statuto antropologico dello stesso. Sul primo versante l'embriologia non ha più dubbi: il concepito è un organismo umano, è un essere umano. Sul secondo versante, la filosofia realista di impianto metafisico riconosce in quell'essere umano una persona. E dunque un plauso a questa relazione perché da una parte ha messo in luce che la proposta di legge va a soddisfare quegli obblighi previsti dalla stessa Legge 194 e dal Codice deontologico medico e, su altro versante, è andata ad individuare le due scriminanti decisive in tema di aborto: se il nascituro è un essere umano di natura personale non può essere ucciso. Tutte le altre considerazioni appaiono meramente accessorie di fronte a questa realtà e come tali devono fare un passo indietro, non risultando mai risolutive in merito ad un giudizio eticamente positivo sull'aborto.È quasi impossibile che la proposta diventi legge, per evidenti e plurimi motivi politici. Ricordiamo, ad esempio, che nel gennaio del 2023 il Governo a guida Meloni si era impegnato a non modificare in alcun modo la 194. Detto ciò, questa proposta continua ad incassare successi: la mobilitazione di molte associazioni per raccogliere le firme, lo smascheramento in modo ancor più marcato di quelle realtà fintamente cattoliche ma in realtà pro aborto, la riapertura sui media e sui social del tema aborto evitando così che nella coscienza di molti l'aborto sia considerato una pratica archiviata, il risultato sbalorditivo di 106 mila firme, le quali sono la punta dell'iceberg che rivela che sotto il pelo dell'acqua esiste un esteso popolo pro vita, la relazione a questa proposta di legge che ha permesso di far leggere a due Commissioni parlamentari contenuti ormai estinti da qualsiasi dibattito bioetico in seno alla politica. Insomma, anche se la proposta, è il caso di dirlo, verrà abortita, prima di allora avrà già fatto sentire a molti, moltissimi il suo cuore battente e combattente.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7705FUNERALE TRANS, UNO SCEMPIO DA DOTTRINA FERNANDEZ di Tommaso ScandroglioC'è il Vetus ordo, il Novus ordo e ora il trans ordo. Un rito trans è stato inventato giovedì scorso in occasione dei funerali dell'attivista transessuale, nonché ateo, Cecilia Gentili, per citare il suo nome anagrafico dato che nacque (e rimase) uomo. I funerali si sono svolti nella famosa cattedrale di Saint Patrick a New York.Nonostante il professato ateismo del Gentili, l'organizzatore del funerale, Ceyenne Doroshow (anche lui trans), ha scelto la cattedrale di Saint Patrick perché iconica come il de cuius. Infatti il cinquantaduenne Gentili era personaggio assai famoso sia per i suoi trascorsi di ex prostituta, sia per il suo impegno come attivista Lgbt e come sostenitore dei diritti delle prostitute. Gentili, originario dell'Argentina, immigrò clandestinamente negli States all'età di 26 anni e nel 2009 finì in prigione per possesso di droga.Il funerale si è trasformato in uno spettacolo queer. Canti non certo liturgici sono stati intonati in costumi appariscenti e per soprammercato hanno cambiato il testo dell'Ave Maria in Ave Cecilia. La foto del defunto era impreziosita da un'aureola e tutto intorno al suo viso alcuni termini in spagnolo che significavano "travestito", "puttana", "beata" e "madre", parole che campeggiavano sopra il testo del Salmo 25, mentre alcuni astanti lo invocavano come "madre delle puttane". Il celebrante ovviamente si è riferito al defunto con nomi e pronomi femminili; nelle preghiere dei fedeli c'è stato spazio anche per chiedere l'assistenza divina per gli interventi per il "cambio" di sesso.La cattedrale era poi stipata da una folla variopinta: paillettes, abiti glitterati con colori audaci, un boa di piume composto da banconote da 100 dollari al collo di un presente. Centinaia di transessuali vestiti in modo non solo non consono ad una chiesa, ma non adatto nemmeno ad alcun altro luogo: seni finti quasi al vento, parrucche appariscenti, tacchi vertiginosi. Gentili si era battuto un'intera vita in favore della prostituzione e così i suoi amici lo hanno accontentato e hanno trasformato la cattedrale in un bordello.Uno stupro del sacro che ha provocato una dichiarazione di Enrique Salvo, parroco di Saint Patrick, in cui ha annunciato una Messa di riparazione nella cattedrale stessa. Don Salvo aggiunge che lui sapeva solo che la Messa era per un cattolico. Appare una scusa traballante. Di certo sarà stato fornito il nome del defunto, nome notissimo a New York. Inoltre, ammesso e non concesso che nulla sapesse, si doveva comunque intervenire durante la funzione per bloccare simile carnevalata.IL CODICE DI DIRITTO CANONICOMa ammettiamo che davvero nulla sapessero, poniamoci questa domanda: è lecito che si possa svolgere un funerale in suffragio di una persona come Gentili? La risposta viene dal Codice di diritto canonico che vieta le esequie ecclesiastiche, tra gli altri soggetti, ai «peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli», posto che «prima della morte non diedero alcun segno di pentimento» (Can. 1184). Il canonista Luigi Chiappetta commenta così questo divieto: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica [...], sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione, tranne che, prima di morire, abbiano dato qualche segno di pentimento» (Il Codice di Diritto canonico. Commento giuridico pastorale, Ed. Dehoniane, vol. II, p. 449).Sarebbe contraddittorio accogliere nella Chiesa chi fino all'ultimo l'ha combattuta. Inoltre violerebbe la libertà di costui che nulla voleva a che fare con la Chiesa. Sarebbe come costringere un vegano ad ingurgitare carne. Il rifiuto di Gentili verso la dottrina della Chiesa è plurimo: sostenitore della prostituzione, del transessualismo e addirittura ateo. Dato che non abbiamo avuto notizia di un suo ultimo ravvedimento non sarebbe stato lecito svolgere esequie ecclesiali per una persona che scientemente ha rifiutato la misericordia di Dio dal momento che non c'è stato pentimento. Poi può essere che in punto di morte si sia pure ravveduto, ma alle autorità ecclesiastiche non era dato saperlo e non si può presumerlo permettendo le esequie perché in tal modo passerebbe il messaggio che la Chiesa benedice la prostituzione, il transessualismo e persino, in un cortocircuito evidente, l'ateismo. È questione di elementare coerenza. Inoltre, anche se il ravvedimento ci fosse stato e fosse noto, tali esequie, come è successo in questo caso, causerebbero grave scandalo nei credenti e dunque, come ricordato sopra, dovrebbero essere comunque vietate (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Decreto 20 settembre 1973).Però il divieto prescritto dal canone prima ricordato è minacciato, più che dai diversi drag queen che hanno invaso Saint Patrick, dal cardinal Victor Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Due sono le minacce venute da lui. La prima consiste nella risposta che Fernández ha dato nel novembre scorso al vescovo di Santo Amaro (Brasile), mons. José Negri, in merito a diverse questioni riguardanti anche il battesimo alle persone transessuali e la partecipazione di queste ultime in qualità di padrini o madrine al battesimo. Fernández ha permesso sia l'uno che l'altra.IL TRANSESSUALISMO È CONTRARIO ALLA MORALE E ALLA RIVELAZIONEMa, come ha ricordato Luisella Scrosati da queste stesse colonne, il battesimo per gli adulti può essere concesso solo se si decide di rompere con il peccato e il ruolo di padrino e di madrina può essere assunto solo se è certo che il candidato «conduca una vita conforme alla fede e all'incarico che assume» (can. 874 - §1). Non solo, ma la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2015 bocciò esplicitamente l'ipotesi che un transessuale potesse assumere il ruolo di padrino: «Lo stesso comportamento transessuale rivela pubblicamente un atteggiamento contrario all'esigenza morale di risolvere il proprio problema di identità sessuale secondo la verità del proprio sesso. Pertanto è evidente che questa persona non ha il requisito di condurre una vita secondo la fede e l'incarico di padrino (CIC, can 874 §1.3), e non può quindi essere ammessa all'incarico di madrina o padrino».Il transessualismo è contrario alla morale naturale e, necessariamente, alla Rivelazione: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10). I transessuali sono indicati nel termine "effeminati", termine che non può essere riferito agli omosessuali dato che questi sono già indicati con il termine "sodomiti".Fernández non si cura della morale naturale, né del diritto divino rivelato, né del Magistero precedente e quindi ha ammesso al battesimo e al ruolo di padrino e madrina anche i transessuali impenitenti. Ergo se il transessuale impenitente può essere battezzato e fare da padrino ad un battesimo potrà a maggior ragione ricevere gli onori delle esequie ecclesiali.La seconda minaccia deriva da Fiducia supplicans. Il ragionamento è analogo: la benedizione di una coppia omosessuale significa approvazione dell'omosessualità. Se si approva l'omosessualità non si vede perché non approvare la transessualità e, dunque, perché non concedere le esequie cristiane ad un transessuale che andava orgoglioso della sua condizione.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7709TELEPATHY, IL CHIP DI MUSK TRA BENEFICI E RISCHI di Tommaso ScandroglioLa telepatia. È questo in fondo il traguardo che si pone Elon Musk. Per ora il tentativo è quello di creare un collegamento telepatico tra una persona e un computer. E tutto questo grazie a Telepathy, un chip da impiantare nel cervello ideato dalla sua società di neurotecnologia Neuralink.Telepathy permette di leggere le onde cerebrali e trasmetterle ad un Pc o ad uno smartphone affinché la persona dotata di questo impianto possa digitare su una tastiera e spostare il cursore sullo schermo. Naturalmente con il pensiero si potranno comandare anche altri apparecchi: la carrozzina, il televisore, eccetera. I soggetti destinatari di questa interfaccia cervello-computer sono persone che hanno perso l'uso delle braccia o delle mani o della vista e perciò non possono scrivere al computer. Quindi parliamo ad esempio di tetraplegici o di persone con gli arti amputati o affetti da SLA o morbo di Parkinson o ciechi. Il 29 gennaio scorso Musk ha annunciato su X che Neuralink ha eseguito il primo impianto nel cervello di una persona e pare che l'intervento sia andato bene.Questo intervento è moralmente lecito? Il fine che si propone Musk è terapeutico, dunque buono. Terapeutico non in senso stretto: infatti le persone non recupereranno l'uso delle mani o la vista. Terapeutico in senso lato perché ha carattere adiuvante-sostitutivo. È come avere una protesi, come mettersi gli occhiali per ripristinare la funzione visiva al meglio, come una protesi alla mano per gli amputati.GLI EFFETTI NEGATIVISe il fine è astrattamente buono occorre però, per giudicare della moralità di questa invenzione, tenere in considerazione anche gli effetti negativi possibili di tale scoperta. Nello scorso maggio Musk aveva annunciato che aveva ricevuto semaforo verde per procedere all'esperimento dalla Food and Drug Administration (FDA), l'ente governativo statunitense che sovraintende anche a sperimentazioni cliniche come la presente. Ma ora pare che la FDA stia ancora indagando sulla pericolosità di questa interfaccia neuronale. Inoltre è stato chiesto alla U.S. Securities and Exchange Commission, l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borse valori, di verificare che Musk non abbia ingannato i propri investitori, dato che le cavie usate per le precedenti sperimentazioni, prima di passare all'uomo, avevano mostrato paralisi, convulsioni e gonfiore del cervello. Inoltre, ci sono i costi economici per chi volesse sottoporsi a questo impianto: 40 mila dollari.Dunque, per comprendere se simile impianto sia eticamente lecito occorre mettere su un piatto della bilancia gli effetti positivi (tornare a comunicare con un Pc o uno smartphone per un disabile grave) e sull'altro piatto gli effetti negativi (danni gravi alla salute e costi notevoli) e calcolare le probabilità che gli uni e gli altri si verifichino. Ad esempio, dovremo verificare se la persona che ha ricevuto questo primo impianto riesca veramente ad usare un Pc e quali danni fisici si riscontreranno in futuro, anche a distanza di anni. Inoltre, c'è da pensare se questo esperimento sia davvero necessario. Infatti esistono già oggi i comandi vocali per i Pc o software che permettono la scrittura leggendo lo spostamento degli occhi sul video. Chiaro è che Musk con questo test guarda oltre, molto lontano: guarda alla possibilità di comandare le macchine digitali con il solo pensiero. E in questa prospettiva l'esperimento appare suggestivo.IL TRANSUMANESIMOE qui emergono altri due effetti negativi che occorre tenere in conto. Il primo ha carattere culturale. Questo esperimento si inserisce pienamente in quell'orientamento filosofico chiamato transumanesimo che predica, tra le altre cose, la cura di tutte le patologie tramite la tecnologia, debellando così il flagello della morte, e il potenziamento (enhancement) delle facoltà umane soprattutto grazie agli innesti tecnologici. Parliamo di cyborg: esseri umani nel cui corpo sono incorporati hardware per scopi terapeutici o perfettivi. Il problema non risiede tanto in questi fini, di per sé buoni, bensì nella mentalità che simili interventi potrebbero fomentare, una mentalità incline a credere che l'uomo possa diventare immortale e a ridurre l'uomo a cosa, a robot. Il transumanesimo conduce alla reificazione della persona, ad una visione immanentista e meccanicista della persona e quindi ad uno svilimento della sua dignità.Un secondo rischio potrebbe essere quello che in un remoto futuro si possano leggere i pensieri delle persone intercettando la trasmissione delle onde neuronali verso il Pc oppure collegandosi allo stesso Telepathy impiantato nel cervello.Riguardo a questi due rischi possiamo dire che sono remoti. Infatti nel primo caso il grado di collaborazione, ossia di incisività nel diffondere una cultura transumana, è minimo sia in capo agli sperimentatori sia soprattutto in capo al paziente. Nel secondo caso lo scenario della lettura del pensiero, se si realizzerà, si realizzerà tra molto tempo e poi non è escluso che si potranno creare difese tecnologiche per evitare questo rischio (ad esempio schermature dei dispositivi). Molto più importanti sono i possibili danni alla salute prima accennati.Da che mondo è mondo, ogni sviluppo tecnologico porta con sé alcuni effetti negativi ineludibili: pensiamo al numero di morti provocati dagli incidenti stradali o per la realizzazione di infrastrutture, alle patologie derivate dall'industrializzazione, etc. Ma guidare l'auto, costruire ponti e ferrovie e produrre beni di consumo rimangono, globalmente intesi, atti buoni perché producono più benefici che danni. E dunque è su questo aspetto che dovrà essere testato Telepathy.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7706IL REALISMO DI SAN TOMMASO D'AQUINO, ANTIDOTO AI MALI ODIERNI di Tommaso ScandroglioLa Chiesa, questa domenica, celebra la memoria liturgica di san Tommaso d'Aquino (1224/1226 - 7 marzo 1274), di cui inoltre a marzo ricorreranno i 750 anni dalla morte. Naturalmente non basterà un solo anno per celebrare la sua grandezza, figuriamoci ricordarlo in un articoletto come questo.Tra gli infiniti aspetti di radicale importanza che troviamo nel suo insegnamento, vogliamo qui però metterne in evidenza uno. Le teorie filosofiche sono valide o erronee, alla fine, per due motivi. Per le loro premesse e/o per l'iter argomentativo che si è sviluppato dalle premesse alle conclusioni. A volte le premesse, ossia il punto di partenza da cui prende l'abbrivio il ragionamento, sono valide. Pensiamo, tanto per rimanere all'attualità, alla posizione dottrinale della Chiesa sull'omosessualità, posizione che è di condanna. Ma poi può accadere che le conclusioni non siano conseguenti alle premesse. Ecco permettere, come nella recente dichiarazione Fiducia supplicans, le benedizioni delle relazioni omosessuali. L'iter logico del ragionamento è dunque fallace.Altre volte le stesse premesse sono erronee: ad esempio, "Dio non esiste". Va da sé che, stante questa premessa erronea, tutte le argomentazioni svolte successivamente, sebbene e proprio perché assolutamente coerenti con la premessa, risulteranno erronee. Se Dio non esiste, tutto è nato e regolato dal caso.Tommaso torna attualissimo anche per questi due motivi. Da una parte per la sua maestria ineguagliata nell'articolare un ragionamento serratissimo, connotato da una logica ferrea, dove ogni passaggio argomentativo è sempre provato e non è mai apodittico. Torna attuale perché simile capacità è oggi perlopiù persa anche tra gli studiosi e tra la gente comune, dove la fa da padrone l'emozionalismo, ossia la ragione asservita alle passioni, ai sentimenti. La testa, oggi, è finita nella pancia.IL REALISMOSu altro fronte - ed è l'aspetto su cui qui vorremmo soffermarci un poco di più - la filosofia e la teologia di Tommaso provocano i contemporanei perché la premessa su cui si fonda tutta, ma davvero tutta la sua riflessione, è inattaccabile, una premessa che invece è fortemente attaccata dalla cultura contemporanea. L'unica premessa esistente per qualsiasi ragionamento è la seguente: qualcosa c'è. L'essere è il primo dato di ragione ed è una evidenza ineludibile. Da notare il realismo assoluto: Tommaso non parte per la sua riflessione dalla fede, dalla Rivelazione, da Dio (perché non è evidente, egli dice), dalle teorie di altri maestri, dal pensiero, dai sensi, ma dalla realtà perché essa è un dato oggettivo e non soggettivo. Il reale si pone di fronte all'uomo per quello che è. Vero che lo conosciamo in modo soggettivo, ma non perde la sua oggettività a motivo di ciò. Nei secoli le obiezioni articolate per confutare questa evidenza si sono sprecate. Ad esempio: la realtà che noi percepiamo è solo un sogno, non esiste. Si tratta invero di un grande autogol, perché così dicendo si affermano implicitamente due realtà: che esistono il sogno e il sognatore.Perché il realismo di Tommaso è così fastidioso per l'uomo post-moderno e così inviso anche in casa cattolica? Perché i nostri amici, colleghi, parenti, conoscenti vivono spesso di idee sganciate dalla realtà, perché per realizzare i loro desideri egoistici devono passare sopra la realtà. Pensiamo alla fantasia di credersi donna quando si è uomo. Pensiamo alla legittimità dell'aborto perché tanto nel ventre della donna c'è solo un grumo di cellule. Pensiamo alla liceità dell'eutanasia perché il paziente, per la malattia e il dolore, da persona diviene vegetale. La realtà è altra, ma, dato che contrasta con i nostri progetti, ecco che la ignoriamo e sovrapponiamo ad essa il calco dei nostri sogni, sogni di false libertà.I VIRTUOSI E I MALVAGIIl realismo di Tommaso non è presente solo nella premessa generale su cui si fonda tutto l'edificio maestoso della sua riflessione, ma anche in moltissimi argomenti. Ad esempio quando il Dottore Angelico tratta il tema della legge umana (cfr. Summa Theologiae, I-II, qq. 95-97) afferma quello che per lui è una evidenza: nella società umana ci sono i virtuosi e i malvagi. Usa letteralmente questi due termini. Questa è un'asserzione che per Tommaso e i suoi contemporanei era innocua, tanto era lapalissiana nel suo oggettivo realismo, ma per noi non lo è per niente, per più motivi. In primis la virtù e la malvagità sono parole superate, risibili, tanto suonano bigotte. In secondo luogo, per il mondo odierno, la virtù e la malvagità non esistono, sono solo concetti astratti. Esistono solo scelte personali che, finché non offendono gli altri, sono lecite. Non ci sono dunque persone cattive e se esistono, si sostiene, lo sono diventate a causa della società. È solo la nostra personalissima griglia valoriale a considerarle tali. Tuttalpiù esistono persone fragili, in ricerca, ferite.Ecco, questa visione dell'uomo buono sempre e comunque, semmai corrotto da sovrastrutture sociali, era esclusa da Tommaso non solo a motivo del peccato originale, ma anche perché appariva evidente, a lui come ai suoi contemporanei, che tutti compiamo il male e che vi sono persone dedite al male. Un realismo inaccettabile oggi per il buonismo imperante nato da un approccio relativista dove ogni scelta è insindacabile. Buonismo, però, solo di facciata perché nel privato ciascuno di noi bolla gli altri spesso come spregevoli, mediocri, invidiosi, eccetera.Celebrando allora san Tommaso in questo 2024 vogliamo celebrare non solo questo ingegnere della filosofia, questo scienziato della teologia, ma anche l'uomo per quello che è, per come dovrebbe essere e non per come vorremmo che fosse secondo i nostri capricci.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7683MA UNA MELA E' UNA MELA, OPPURE NO? di Tommaso ScandroglioTutte le ideologie, compresa quella Lgbt e il femminismo, hanno un minimo comune denominatore: il rifiuto della realtà. Ora, qual è il primo dato di realtà? Che qualcosa c'è, che qualcosa esiste. Il secondo dato inoppugnabile della realtà è il principio di identità: quell'ente - ossia quella particolare cosa che esiste - è l'unico a essere se stesso. Nessun altro ente sarà mai identico a lui, altrimenti sarebbero la stessa cosa e non ci sarebbero più due enti, ma uno solo. Da ciò deriva che quell'ente è diverso da tutti gli altri enti, magari non in tutto, ma di certo in quegli spetti che lo fanno essere unico e irripetibile. Gli altri enti sono dunque a lui irriducibili. Perciò se A = A, non si può dare nello stesso tempo che A = B. Altrimenti si violerebbe il principio di non contraddizione.Un caso palmare di violazione di questo principio è quando una donna vuole essere un uomo dal punto di vista sociale - femminismo - o quando un uomo vuole essere una donna o una donna vuole essere un uomo dal punto di vista fisico e psichico - transessualismo. Queste volontà cozzano con l'identità della persona che, come visto, non può essere altro da sé. E dunque una donna sarà una donna - e dovrà pure comportarsi da donna - e un uomo sarà un uomo - e dovrà pure comportarsi da uomo. Paiono ovvietà, ma sappiamo che viviamo nell'era della post-evidenza.PRINCIPIO DI IDENTITÀCome queste due ideologie tentano di scavalcare il principio di identità? (ovviamente senza riuscirci).Il percorso è culturale e fa leva sul concetto di limite. Prendiamo un triangolo disegnato alla lavagna. Perché il triangolo compaia sulla lavagna occorre disegnare con il gesso la forma del triangolo. La forma quindi individua il triangolo, lo fa venire a esistenza sulla superficie della lavagna. E dunque i tre lati del triangolo tra loro uniti sono ciò che rendono quella figura piana un triangolo. Lo limitano, è vero, ma in questa limitazione sta proprio l'identità del triangolo. Lo de-finiscono rendendolo finito e dunque, a rovescio, la sua finitezza lo identifica. Togliete, invece, un lato oppure aggiungetene un altro e non avremo più un triangolo. I lati del triangolo insieme agli angoli sono quindi i confini che distinguono il triangolo da tutto ciò che sta fuori di esso, sono il limes (confine in latino) che separano ontologicamente quel triangolo da tutto ciò che non è quel triangolo. L'ideologia, come visto, odia la realtà e quindi l'identità delle cose perché costituita da limiti. Senza limiti sparirebbe l'identità delle cose e quindi le cose stesse. L'odio verso l'identità degli enti non può che essere odio verso i limiti perché percepiti come costrizioni alla libertà individuale che vorrebbe espandersi senza limiti e vorrebbe la persona diversa da sé: un maschio se femmina, una femmina se maschio, per esempio.Il limite, da elemento che individua la persona, diventa allora nemico della libertà di essere qualcosa di assolutamente diverso da sé. E così se sei nato triangolo vuoi diventare quadrato o cerchio.Come, allora, tentare di compiere il salto da triangolo a cerchio e da uomo a donna o da donna a uomo? Eliminando i limiti. Ecco il così tanto celebrato principio di liquidità. Pensiamo a un contenitore diviso al suo interno da una paratia: a destra avremo un vano con un liquido giallo, a sinistra un vano con liquido blu. Togliamo la paratia, il limite che divide i due vani: i liquidi si mescolano e daranno una colorazione nuova, il verde. Ecco occorre fare lo stesso con l'uomo, portarlo alla confusione dei ruoli, dei sessi, dei valori, delle culture, delle religioni per generare l'uomo nuovo.SENZA LIMITI, DUNQUE INFINITO, DUNQUE ONNIPOTENTEOccorre allora liquidare i limiti, liquefare la rigidità della forma, abbattere i muri. Superare gli steccati, perché tutti elementi che tarpano le ali della libertà, che comprimono un libero arbitrio che vuole essere senza limiti, dunque infinito, dunque onnipotente (tutte caratteristiche di Dio). È un copione vecchio: occorre superare le classi sociali omologandole tra loro come voleva il comunismo (ma le classi sociali sono di diritto naturale, quindi sono fenomeni in se stessi buoni); fondere le diverse culture (multiculturalismo) e valori (pluralismo); trascendere le differenze tra le varie religioni (cattivo ecumenismo); superare i rigidi dogmi per optare per le flessuose opinioni dettate dalle circostanze (casuistica); eliminare ogni sorta di gerarchia sociale (colpire dunque al cuore il principio di paternità e quindi di autorità: il ruolo dei genitori è uguale a quello dei figli - e così abbiamo i padri che fanno gli amici dei figli; il ruolo dei laici è uguale a quello del clero e la responsabilità dei fedeli è identica a chi governa la Chiesa, sfociando così in un omologante democraticismo decisionale).E dunque è altrettanto necessario sfondare il soffitto di cristallo che divide le donne dagli uomini; contrastare la differenza sessuale (il tanto vituperato binarismo). Non solo quindi è doveroso predicare il salto tra i sessi (applicazione in ambito antropologico del salto darwinista tra una specie e l'altra), ma è altresì doveroso predicare l'assenza di sessi, perché lo stesso sesso - maschile o femminile che sia - è un limite, è una condizione castrante il libero arbitrio.La conclusione doverosa di queste premesse sfocia nel transumanesimo e nel post-umanesimo. Il primo, in buona sostanza, vuole che l'uomo, pur rimanendo uomo, diventi un super-uomo, tanto super da travalicare, in realtà, la propria natura umana e quindi, ancora una volta, diventare altro da sé. Il post-umanesimo si spinge ancor più in là nella lotta al limite e predica una fusione cosmica di tutti gli enti, volendo superare la distinzione tra esseri inanimati, vegetali, animali e persone.Il femminismo e il transessualismo sono quindi punti intermedi di un percorso storico della rivoluzione antropologica che nasce da lontano e tende alla dissoluzione totale dell'esistente. Perché anche l'essere per il fatto di essere è un limite a non-essere. Il traguardo quindi è il nulla, vera condizione di piena potenza e libertà infinita. Chiamasi nichilismo. O delirio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7680PER IL DIRETTORE DELLE EDIZIONI SAN PAOLO LE UNIONI GAY NON SONO PECCATO di Tommaso ScandroglioFiducia supplicans ha infuso coraggio alla categoria degli innovatori permettendo loro di usare il lapis in modo più disinvolto. Iscritto in questa categoria per meriti acquisiti sul campo è don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo, il quale su Facebook così arringa in merito a Fiducia supplicans: «Niente da fare! Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi». Risposta: siamo sì spaventati quando il nuovo è una nuova eresia, un nuovo errore. E più che attivare meccanismi regressivi, Fiducia supplicans in molti ha attivato meccanismi aggressivi in difesa della verità sulla sessualità, sul matrimonio e sulla grazia. Continuiamo nella lettura: «Ma dobbiamo resistere e dimostrare che le unioni tra persone separate e divorziate e tra persone dello stesso sesso non sono "peccaminose"».Risposta: potete resistere quanto volete, ma non insegnate l'errore ad altri, per favore. In secondo luogo, saremmo proprio curiosi di ascoltare le vostre dimostrazioni sul fatto che la fornicazione, l'adulterio e l'omosessualità non siano condizioni peccaminose, contrariamente a ciò che insegna la Chiesa. E poi: perché mettere tra virgolette l'aggettivo peccaminose? Forse perché lo stesso concetto di peccato non esiste più? Perché è improprio ritenere che vi siano atti che offendono Dio?Detto tutto ciò, le affermazioni di don Bruno non rientrano nella dottrina cattolica, fanno parte di un'altra religione o di nessuna religione (vedasi modernismo). La Chiesa cattolica così insegna nel Catechismo in merito al divorzio e all'adulterio: «Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l'uno con l'altro fino alla morte. Il divorzio offende l'Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (n. 2384); «L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione stabile dei genitori» (2381).QUELLO CHE GESÙ CI HA DETTOE la Chiesa non ha mica tirato fuori dal cilindro questo giudizio, ma è la fotocopia di ciò che Gesù ci ha detto: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. [...] Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 27, 31). In merito all'omosessualità, sempre il Catechismo afferma: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (2357). Figuriamoci se possono essere benedetti.E così abbiamo già risposto ad una successiva affermazione di don Bruno: «quindi [queste unioni] possono essere benedette, cioè si può attestare che tra loro esiste un "bene" affettivo e relazionale. Tutto qui! Cosa c'è di difficile da capire?».Vallo a dire a quei duri di comprendonio che hanno scritto la Bibbia e il Catechismo. Però concordiamo con don Bruno: per noi è proprio difficile capire lui. Inoltre, un'osservazione in margine: si è aperta la stagione della teologia tra virgolette. Se un termine mal si concilia con quello che si sta dicendo ecco depotenziarlo con le virgolette. Prima abbiamo visto il lemma "peccato" e, in questo passaggio, ora abbiamo letto il termine "bene". Ma è anche una nota di speranza: nemmeno don Bruno è proprio convinto che l'adulterio e l'omosessualità siano un bene, tanto che è costretto a mettere questa parola tra virgolette.Proseguiamo con l'intemerata del Nostro: «E, infine, che questo "bene" non è racchiuso dentro la cornice sacramentale (state tranquilli e tranquille che la dottrina è salda) e quindi non disturba niente e nessuno, se non la cecità ottusa dei tradizionalisti irrecuperabili (che evidentemente non hanno capito il messaggio evangelico e che si ostinano a chiudersi nella loro malattia psichiatrica)» [poi corretto sostituendo «malattia psichiatrica» con «arida e insensata malvagità»]. Anche qui una breve risposta: quello che fa problema non è la possibilità che queste benedizioni si confondano con il rito del matrimonio - aspetto che sarebbe un'aggravante - ma sono le benedizioni stesse ad essere problematiche dato che dicono bene di alcuni mali. Qui c'è già un vulnus alla dottrina, senza scomodare il sacramento del matrimonio.COSA C'È DI DIFFICILE DA CAPIRE?Sacramento che comunque viene danneggiato, perché se benedico una coppia convivente etero sto dicendo che i rapporti sessuali possono avvenire anche al di fuori del matrimonio; se benedico una coppia di divorziati risposati o di adulteri non risposati vuole dire che le proprietà fondamentali del matrimonio dell'unità e dell'indissolubilità non sono più tali, ma meri accessori all'istituto matrimoniale; se infine benedico una coppia omosessuale, anche tramite lo sporco stratagemma della benedizione ad ogni membro della coppia, vuol dire che il matrimonio non è più un vincolo che riguarda le coppie eterosessuali ma anche quelle omosessuali, perché se la loro unione è un bene, come scrive don Bruno, rectius: un "bene", non si vede perché un giorno due uomini o due donne non potrebbero sposarsi. Tutte bordate a danno della dottrina, contrariamente a ciò che scrive il Nostro.Infine in merito al messaggio evangelico che quei malati mentali dei tradizionalisti non capirebbero, citiamo i seguenti passi assolutamente criptici del Nuovo Testamento: «ciò che Iddio ha congiunto l'uomo non separi» (Mt 19,5-6); «ai coniugati, ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, e qualora si sia separata, rimanga senza rimaritarsi, o si ricongiunga con suo marito» (1Cor 7,10-11); «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento» (Rm 1, 26-27); «Non illudetevi: [...] né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, [...] erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10); «sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, [...] per i fornicatori, i pervertiti, [...] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina» (1 Tim 1, 9-10). Cosa c'è di difficile da capire?Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "I dirottatori della Chiesa sono condannati all'insuccesso" spiega che la Chiesa somiglia a un aereo preso in mano da qualcuno che ne ha cambiato il piano di volo. Ma qualunque ne sia il motivo, ha fatto i conti senza la torre di controllo, cioè senza Dio.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 gennaio 2024:Pare che la Chiesa cattolica sia un aereo caduto nelle mani di dirottatori senza scrupoli. La Chiesa è stata istituita da Nostro Signore per raggiungere alcune destinazioni ed invece capita oggi che alcuni signori abbiano preso il controllo del santo velivolo e abbiano deciso di cambiare il piano di volo. Per quale motivo?Difficile fornire risposte certe perché le intenzioni ultime non vengono appalesate dai dirottatori e quindi non possiamo che tentare di interpretare il senso delle loro decisioni per risalire appunto alle intenzioni. Almeno tre potrebbero essere le finalità che muovono i dirottatori nel governo della Chiesa e soprattutto nell'insegnare precetti contrari alla sana dottrina.Prima ipotesi. I dirottatori sono consapevoli ad esempio che l'omosessualità, la contraccezione, il divorzio, l'adulterio, etc. sono condizioni o condotte contrarie al vero bene della persona, ma hanno deciso comunque di chiudere un occhio su questi temi perché la gente fa fatica a seguire il Vangelo, perché i tempi sono cambiati, perché la frequenza alla Messa è inferiore a quella registrata quotidianamente nella Death Valley, perch&a
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7669EUTANASIA PER TOSSICODIPENDENTI, IL PIANO INCLINATO DEL CANADA di Tommaso ScandroglioTutto è relativo, così si dice. Tutto eccetto il piano inclinato, aggiungiamo noi. Il Codice penale federale del Canada prevede ormai da tempo la non punibilità di condotte eutanasiche a patto che si rispettino alcune condizioni. La modifica del Codice penale è avvenuta per tappe: nel 2016 abbiamo avuto una prima legge eutanasica, nel 2021 una seconda legge che prevedeva l'eutanasia anche per chi non è malato terminale; nel 2023 una terza legge che permetterà, dal 2024, di poter uccidere anche i malati mentali, come le persone affette da Alzheimer, da demenza senile, i depressi, gli schizofrenici, etc.Come specificato dal Servizio sanitario canadese occorre che la pratica eutanasica, affinché sia legittima, avvenga nel rispetto del protocollo chiamato Assistenza medica alla morte (Maid), il quale prevede il supporto di un medico e l'osservanza di alcuni requisiti che andiamo ad elencare. Il soggetto deve essere titolare del diritto ai servizi sanitari; essere maggiorenne e capace di intendere e volere (requisito che, formalmente, dovrebbe valere anche per chi è affetto da una patologia psichiatrica); versare in una condizione clinica grave e irreversibile; presentare una richiesta scritta per accedere al Maid; fornire il consenso informato; avere due valutazioni mediche indipendenti. Il Servizio sanitario specifica cosa si debba intendere per "condizione clinica grave e irreversibile". È necessario che la patologia o la disabilità sia grave, che si versi in una condizione di declino irreversibile, che si sperimenti una sofferenza fisica o psicologica ritenuta intollerabile. Il risultato di tutti questi paletti è una cifra: 10.064. Tante sono state le persone uccise con l'eutanasia nel solo 2021.ANCHE I TOSSICODIPENDENTI? OVVIO CHE SIAbbiamo visto che dal 2024 possibili candidati all'iniezione letale potranno essere anche i malati mentali. Potrebbero essere inclusi in questa categoria anche i tossicodipendenti? La risposta non può che essere affermativa, dato che non di rado il tossicodipendente soffre di disturbi psicologici, bastando addirittura per accedere all'eutanasia una forma depressiva giudicata intollerabile dal soggetto stesso.Il pronostico è condiviso anche da altri. Kevin Yuill, ex professore di studi americani presso l'Università di Sunderland nel Regno Unito, ha affermato che «negli otto anni trascorsi da quando il Maid è stato legalizzato per i malati terminali, il Maid è stato esteso ai disabili, ai senzatetto e ai prigionieri. E presto i tossicodipendenti saranno i prossimi». A fine ottobre di quest'anno, la Canadian Society of Addiction Medicine ha tenuto a Victoria il suo convegno annuale. Si è parlato anche di Maid e il dottor David Martell, medico responsabile della Medicina delle Dipendenze presso la Nova Scotia Health, ha dichiarato alla rivista Vice che l'estensione del protocollo eutanasico anche ai tossicodipendenti sarà da loro «vagliato con attenzione». Se un malato mentale può accedere all'eutanasia non si può escludere che anche un tossicodipendente possa soffrire di un disturbo mentale. Aggiunge infatti il dottor Martell: «Non è giusto escludere le persone dall'ammissibilità semplicemente perché il loro disturbo mentale potrebbe essere, in parte o in tutto, un disturbo da uso di sostanze. Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo». L'importante è che il tossicodipendente abbia «un ragionevole desiderio di morire», ossia che il suo desiderio non sia episodico, dettato dall'emotività del momento, ma sia costante, espresso in modo lucido e pacato. Ma tutti i desideri di morire sono irragionevoli, commentiamo noi, sia quelli passeggeri che quelli meditati.IL PIANO INCLINATODunque, il vero principio sotteso alla disciplina normativa canadese sull'eutanasia è il piano inclinato. Accettato il principio che è moralmente lecito e dunque giuridicamente legittimo darsi la morte, farsi uccidere o uccidere qualcuno per non farlo più soffrire, occorre anche accettare tutte le dirette conseguenze di questo principio, in primis l'allargamento del bacino di possibili utenti. Se il criterio cardine è il dolore, sono infinite le persone che possono soffrire: il paziente terminale, quello non terminale ma affetto da patologia cronica, il disabile, il depresso e tra questi anche i tossicodipendenti. Posto il criterio del dolore a fondamento dell'eutanasia, escludere alcuni sofferenti a beneficio di altri è irragionevole e quindi discriminatorio. «Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo», come ci ha ricordato il dottor Martell.Tra l'altro - e forse qui si cela il vero motivo dell'espansione delle categorie di persone adatte a ricevere l'eutanasia - questa inarrestabile inclusività eutanasica fa felici le casse dello Stato. Si è calcolato che, almeno in Italia, noi pesiamo economicamente sul Servizio sanitario nazionale soprattutto negli ultimi quattro anni di vita. Comprensibile: è nell'ultimo tratto di vita che in genere soffriamo di una patologia così seria da impegnare in modo importante il Servizio sanitario. Ora, elidere quell'ultimo periodo di esistenza così dispendioso per lo Stato non può che essere per lui assai vantaggioso. In tale prospettiva l'eutanasia conviene. Non solo: anche la cura dei pazienti affetti da patologie croniche o l'assistenza sanitaria dei tossicodipendenti è enormemente gravosa per le casse dello Stato, soprattutto perché può durare diversi anni. Quindi eliminare, prima del tempo stabilito da Dio, tutti quei soggetti che non solo non producono più, ma sono pure onerosi da gestire, è un grande affare. Insomma, l'eutanasia fa proprio rima con economia (di mezzi).
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7631CARI PASTORI, CI AVETE TRADITO di Tommaso ScandroglioCi avete traditi. Avete barattato Gesù con Barabba. La santità del talamo nuziale con l'orrore di un letto macchiato dai piaceri contro natura. Avete benedetto ciò che è maledizione per l'anima. Avete aperto le porte non alla salvezza, ma a quel peccato che serra per sempre le porte del Cielo. Avete reso la colpa un merito, l'offesa a Dio un canto di lode, il peccato una grazia, mutato il sordido nell'incorrotto, lo squallido nell'immacolato, l'infido nell'eccelso.Ci avete offeso, noi piccoli nella fede. Tanti scandalizzati tra noi, quante macine al collo con impresso il vostro nome. L'affilata lama della misericordia di Dio vi attende. «Chi siete voi per giudicarci?», domandate. È vero, siamo solo pecore che puzzano per il loro peccati, ma il nostro fetore ci permette ancora di sentire il nauseabondo odore dei lupi tra di voi. E quindi tra noi. Certo, tutti i nostri peccati ci stanno davanti e sono tanti e orribili. Ma, davanti a noi, stanno anche i vostri di peccati. Noi i nostri li chiamiamo tali. Voi no. Voi vi gloriate delle vostre nefandezze, vi gonfiate il petto per ogni strappo al sacro manto di Cristo. Avete usato della misericordia per scendere a patti con l'inconciliabile, della pietà per castigare i retti, del perdono per abbandonarci nelle mani di chi sevizia le anime. Avete mutato il vino in acqua e in acqua putrida.I GIOIELLI PIÙ PREZIOSICi avete ingannati. Avete prostituito la verità, mercificato la bontà, corrotto la santità, distrutto la fede, svenduto la giustizia, imbastardito il Vangelo per piegarlo ai vostri sordidi interessi, vilipeso l'Eucarestia, adulterato la coscienza di un intero popolo cattolico, rinnegato Cristo per ben più di tre volte. E nessuno finora ha pianto amaramente. Ci sentiamo derubati dei gioielli più preziosi che adornavano la nostra madre Chiesa, stuprati nell'intimo, violati da chi doveva difendere la castità della fede e invece ci ha venduto per 30 denari. Siamo frastornati dalla potenza di questa enorme e nera mareggiata del male che avete levato contro le alte torri della Fede, della Speranza e della Carità. Impressionati dalla pertinacia che vi guida, dalla ostinazione della vostra spedita marcia verso l'orrido del nulla, dalla foga che vi acceca forse perché avete fretta di preparare il terreno ai tempi ultimi, ormai prossimi.Avete passato il segno. Siamo esausti e furenti allo stesso tempo. Insofferenti e audaci, ribelli ma, così vorremmo, pur sempre docili alla grazia. E così abbiamo deciso di dichiararvi guerra. Insorgeremo perché, quando un padre usa violenza contro la sua sposa, i figli devono intervenire, se possono. E dunque scenderemo in campo con le armi della santità per dissodare il terreno della nostra vita e piantarci la vite delle virtù, per estirpare da esso l'erbaccia del peccato e del vizio. Perché non ci preoccupano in fondo i vostri attacchi, ma quelli del peccato sì. Non vi lasceremo in pace con le nostre giornate dedite al lavoro compiuto onestamente e quindi eroicamente, alla preghiera incessante, al Rosario, all'Eucarestia, ai sacramenti, alla formazione secondo la sana dottrina di sempre, alla testimonianza fatta di parole e opere, alla carità operosa, all'offerta di sacrifici. Vi perseguiteremo con la nostra silenziosa esistenza che, così vorremmo, sarà un grido di rivolta contro il nonsenso dilagante, il male ottenebrante, l'errore imperante, il piatto e viscido perbenismo che è solo oziosa pavidità.NON ABBANDONEREMO CRISTO SOTTO LA CROCERisponderemo alle vostre iniquità semplicemente tentando di essere i padri, le madri e i figli migliori possibili e quindi i migliori credenti possibili. Reagiremo alla crudeltà con cui state torturando la verità, associando a quegli iniqui dolori i nostri, passando nel crogiuolo delle nostre sofferenze quotidiane tutta la nostra esistenza per renderla sempre più gradita a Dio, coscienti che davanti a Lui dovremo rispondere delle nostre colpe, non delle vostre: delle nostre parole, non delle vostre omelie; dei nostri scritti, non delle vostre curiali Dichiarazioni; dei nostri giudizi, non dei vostri processi canonici.Se voi siete disertori, noi non lo saremo. Non abbandoneremo Cristo sotto la croce, anche se tutto il quartier generale della Chiesa si ammutinasse. Noi rimarremo in prima fila a difendere il fortino dentro cui sono custoditi la fede, la famiglia, la vita, la libertà, la speranza. Sì, la speranza. L'abbiamo ancora. Non ci arrenderemo, non deporremo a terra le armi, bensì alzeremo in alto gli stendardi del coraggio di annunciare Cristo senza infingimenti e senza compromessi, di cavarci un occhio se ci sarà di scandalo o di scandalo per altri, di piegare le ginocchia davanti a Dio perché siamo coscienti che tutto il nostro essere è più vicino alla terra che al Cielo.Avete dimostrato che siete nemici di Dio e quindi - dobbiamo ammetterlo con infinito dolore - nostri nemici. Lo diciamo non per superbia, per orgoglio, per ostentata superiorità, per avventata sicumera di crederci gli eletti, i puri, i giusti, ma perché chi striscia nella polvere come noi riesce ad avere la giusta prospettiva delle cose ed è capace immediatamente di individuare i propri simili che differiscono da noi solo per un particolare: non sanno di strisciare. Noi cerchiamo di trarci dalla sporcizia, voi cercate di farci rimanere. E perciò siete nostri nemici. Ma Cristo ci ha comandato di pregare per i nostri nemici. E dunque, obbedendo, preghiamo così a gran voce: «Ripagali secondo la loro opera e la malvagità delle loro azioni. Secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano» (Sal. 28, 4).Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Da Abu Dhabi a Tucho: certe aperture costano anime" parla del Papa che ha detto che una religione vale l'altra. Le conseguenze sono sempre più gravi e anche eterne.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 dicembre 2023:La Dichiarazione Fiducia supplicans è quasi certamente il documento peggiore, sotto il profilo della fede e della morale, prodotto sotto l'attuale pontificato e quindi di tutti i pontificati precedenti. È dunque il pronunciamento peggiore di tutta la storia della Chiesa. Questo perché legittima espressamente e formalmente, scegliendo di avvalersi di una Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, le relazioni omosessuali - e quindi l'omosessualità - e le relazioni sessuali extramatrimoniali - e quindi la fornicazione e l'adulterio.In lizza per il primo posto c'era anche il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019 sempre firmato da Papa Francesco. In questa dichiarazione firmata anche dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb potevamo leggere: «Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Tralasciamo la questione della diversità linguistica (in Genesi 11, 1-9, dove si narra la vicenda della Torre di Babele, è Dio che punisce gli uomini con il pluralismo linguistico e quindi con l'incomunicabilità, dato che fino ad allora la lingua di tutti gli uomini era una sola) e soffermiamoci sulla diversità di religione.Secondo il Papa è volontà di Dio che esistano diverse religioni. L'affermazione è contraddittoria e non serve essere credenti per capirlo. Facciamo un solo esempio tra i milioni che si potrebbero fare: secondo la dichiarazione Dio vuole che Gesù sia Dio per i cristiani e solo un profeta per i musulmani. Ma qui sta l'inciampo: o l'una di affermazione è vera e l'altra falsa oppure l'inverso, perché entrambe le affermazioni non possono essere vere. Ma nel documento si dice invece che ogni religione è vera dato che viene da Dio: così dicendo si finisce per entrare in contraddizione. E Dio dato che è perfetto non può cadere in contraddizione. Dunque non solo si nega che la religione cattolica sia l'unica ad essere vera, ma si articola un'argomentazione incoerente.La Dichiarazione Fiducia supplicans ci pare che superi per gravità la dichiarazione di Abu Dhabi. Quest'ultima erra su un aspetto apicale: uno è Dio e una è la vera religione. È un errore teoretico di immensa portata e fondamentale sotto il profilo teologico. Fiducia supplicans erra su un aspetto morale gravissimo. Il primo errore è peggiore sotto l'aspetto veritativo dato che coinvolge Dio, il secondo però e a conti fatti è ancora più grave perché interessa le condotte, la morale e dunque la salvezza eterna. Pochi si danneranno per la prima, molti di più per la seconda. Non solo: la dichiarazione di Abu Dhabi avrà un effetto sociale meno incidente rispetto a Fiducia supplicans.Infatti il Magistero ordinario ha benedetto, da una parte, i rapporti extramatrimoniali. I vescovi e sacerdoti potranno dunque insegnare che i rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono leciti, parimenti l'adulterio. In meri
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7627OLTRE LA CREMAZIONE C'E' DI PIU': SI CHIAMA ACQUAMAZIONE di Tommaso ScandroglioPolvere sei e polvere ritornerai. Fedeli alla lettera di questa famosa locuzione latina, molti si fanno cremare. In UK pare che la cremazione abbia superato l'inumazione in quanto ad adesioni fin dagli anni Sessanta.Altri, per non disperdere il caro estinto nel mare, nei laghi o in montagna, oppure per evitare che il de cuius intristisca gli ospiti facendo brutta mostra di sé dentro in urna cineraria posta sopra il caminetto, hanno pensato di trasformare le ceneri in diamanti artificiali, i diamanti della memoria. Basta mezzo chilo del nonno per poi sfoggiarlo al dito. Perché sprecare tanta abbondanza?Poi vi sono altri ancora che hanno pensato che se del maiale non si butta via niente, anche dell'uomo si dovrebbe dire lo stesso: e così si sono inventati il compostaggio del cadavere. Muori e poi vieni utilizzato come concime per il giardino dove scorrazzano i nipoti con il cane. Potrai allora rivivere in una rosa, se ti va bene, oppure in un'ortica, se ti va male.IL CADAVERE E' SERVITOPerò dato che noi siamo composti perlopiù da acqua (gli anziani sono intorno al 50%) ecco che altri ancora hanno pensato che, piuttosto che incenerire i cadaveri, sarebbe meglio annacquarli. Anzi bollirli. La ricetta per la cottura del parente estinto è la seguente: si avvolge il caro estinto in un sudario di lana, poi lo si mette in un sacchettone biodegradabile del tutto simile a quello che voi usate per l'umido, dunque lo si infila in un camera pieno d'acqua al 95% e al 5% di idrossido di potassio. Infine fate cuocere il tutto a 160° per quattro ore. Dopodichè il cadavere è servito. Infatti disciolto il corpo con l'idrolisi alcalina, rimangono solo le ossa che vengono incenerite e consegnate ai parenti superstiti.L'acquamazione, così si chiama, è diffusa già in molti Stati degli Usa, in Canada e in Sudafrica. Ora è approdata anche nel Regno Unito dove, a seguito di un sondaggio, un terzo degli intervistati si è detto favorevole. Julian Atkinson, responsabile dell'azienda funebre Co-op Funeralcare e pronto a lanciare l'inumazione idrica, ha dichiarato: «Iniziando a rendere disponibile l'acquamazione nel Regno Unito, Co-op offrirà alle persone un'altra opzione su come lasciare questo mondo perché questo processo naturale utilizza l'acqua, non il fuoco, rendendolo più delicato sul corpo e più gentile con l'ambiente. Ci sentiamo incoraggiati nel vedere che molte persone sono sensibili alla riduzione delle immissioni di carbonio, anche dopo la morte». Viene da domandarsi se Atkinson, riferendosi al fatto che tale pratica sia più delicata sul corpo, stia parlando di una crema. E poi cosa importa che il trattamento sia più delicato, dato che la persona è morta?Nel discorsetto di Atkinson non poteva mancare l'obolo alla causa ambientalista: gli esperti rassicurano che la bollitura del compianto produce la metà di CO2 rispetto alla cremazione. Una singola cremazione infatti produce 245 kg di carbonio, creando un impatto annuo nel Regno Unito di 115.150 tonnellate di carbonio. I ghiacciai ringraziano e Greta Thunberg non potrà che farsi annacquare in un acquatorio.A proposito, e la soluzione alcalina che fine fa? Nessun problema: viene trattata e finisce nelle acque reflue come l'acqua delle lavanderie a gettoni, assicura la Northumbrian Water, una compagnia idrica che rifornisce alcune regioni del Regno Unito. Insomma, dopo morto finisci nelle fogne e poi in mare.IL CORPO E' LA CASA DELL'ANIMAQual è la radice culturale di questa - è proprio il caso di dire - soluzione idrosolubile al problema della sepoltura? Considerare le persone come cose, ossia organismi privi di anima. Vero è che quando moriamo l'anima abbandona il corpo, ma quel corpo è stato la casa dell'anima per molti anni. E dunque merita rispetto perché la persona umana è corpo e anima. Non solo, ma per il cristiano quel corpo risorgerà per riunirsi all'anima e dunque non può essere trattato come uno stinco di maiale da mettere in un sacchetto e far bollire a fuoco basso per quattro ore.E ancora: nostro Signore non venne arso sopra una pira, ne fu ridotto a fertilizzante o divenne un diamante, ma il suo corpo venne deposto in un sepolcro. E, per quanto possa suonare paradossale, noi ci dobbiamo conformare a Lui anche da morti. Finire nella terra è come mettere un seme carico di speranza, la speranza che da quel seme possa spuntare un albero che darà frutti per l'eternità. Dalla morte, la vita.Allora lasciare che sia la terra a decomporre l'uomo e cosa assai diversa che volere direttamente la sua distruzione con il fuoco o con l'acqua. Questo approccio somaclasta è un'altra ricaduta dell'atmosfera nichilista in cui dobbiamo sopravvivere ogni giorno, del clima di odio verso l'uomo nella sua interezza, corpo compreso che in vita deve essere violato o addirittura annientato in ogni modo - aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, sperimentazione sugli embrioni, utero in affitto, amputazioni per "cambiare" sesso, prostituzione classica e sui social, esibizione di nudità in rete - e che da morto deve essere vilipeso. Perché sì, cari sudditi di Sua Maestà, quella che voi chiamate acquamazione non è altro che il vecchio e mai scomparso vilipendio di cadavere.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7628L'ERRORE DI PENSARE CHE SE NON RISPETTI LE REGOLE MORALI NON CI SARANNO CONSEGUENZE di Tommaso ScandroglioTre notizie prese dalla rete, notizie che non fanno più notizia. L'Ordine degli psicologi lombardi ha aderito al Milano Pride. Il cortometraggio Come abortire è stato premiato con il BAFTA 2023, assegnato dalla British Academy of Film and Television Arts. Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista al mondo, ha affermato che la verginità è «un costrutto sociale», retaggio di una mentalità patriarcale.Molte le differenze tra queste notizie e molte anche le analogie. Tra queste ultime possiamo trovare il parallelo tra morale e realtà. Pensate se l'Ordine degli psicologi lombardi, la BAFTA e Planned Parenthood usassero nella realtà lo stesso metro di giudizio adoperato in campo morale. Ad esempio: come l'aborto è un bene, così riteniamo un bene lavarsi i denti con un rasoio. Come è un bene per alcuni l'eutanasia così è un bene buttarsi dal quinto piano invece di prendere l'ascensore. Se l'omosessualità è un bene, perché non potrebbe esserlo anche mangiare sassi?Sì, è una provocazione iperbolica, ma forse ci fa capire una cosa molto semplice: nella vita reale rispettiamo le regole imposte dal reale, altrimenti ne paghiamo le conseguenze. Nella vita morale è più facile non rispettare le regole morali - anzi, ci pare proprio che non esistano regole - perché siamo convinti che non ci siano conseguenze negative, bensì solo vantaggi: la libertà, sbarazzandosi del figlio non voluto e della moglie non più voluta; il piacere nell'assumere droghe; la felicità nel diventare genitori "provetti", ossia tramite provetta; la serenità di morire con l'eutanasia senza più soffrire. Ma è solo un'apparenza. Tommaso d'Aquino parlava di beni apparenti. Di certo qualche vantaggio nel fare il male ne viene, altrimenti perché compierlo? In Genesi infatti possiamo leggere: «Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza» (3,6). Ma è un vantaggio di poco spessore e di corto respiro. Un bene, alla fine e per l'appunto, apparente.IL MALE NON PAGAInfatti, quando si compie il male, anche affrontando la questione come potrebbe affrontarla un ragioniere e volendo lasciare da parte il criterio principale del rispetto della dignità personale, nella colonna delle entrate poche sarebbero le voci presenti e di scarso valore, mentre nella colonna delle uscite le voci sarebbero innumerevoli e di grande peso. L'aborto annienta le donne con la sindrome post-abortiva; l'eutanasia lascia nei parenti sopravvissuti sentimenti di colpa per non aver dissuaso il proprio caro dal togliersi la vita e incentiva una mentalità di abbandono terapeutico le cui conseguenze toccheremo tutti con mano; l'omosessualità praticata allarga sempre più quella ferita nell'autostima da cui nasce proprio l'orientamento omosessuale; il "cambiamento" di sesso deturpa il corpo di uomini e donne e la loro psiche ne esce sempre più devastata; la contraccezione ormonale espone a rischi tumorali, quella di barriera facilita per paradosso la diffusione di malattie veneree (si chiama risk compensation); il divorzio mette un ceppo alla felicità dei figli; la fecondazione artificiale, oltre ad uccidere una pletora di figli, ne mette al mondo altri la cui salute è a rischio. Quindi, anche con un approccio meramente utilitarista, il male non paga. Non è dunque un buon affare stringere accordi con gli abortisti, i dolcemortisti, gli attivisti della provetta, gli esponenti del mondo LGBT. Questo perché la realtà morale è strettamente connessa con la realtà empirica, dato che la persona è composta di anima e corpo. I danni nel primo ambito si ripercuotono nel secondo, dato che le due realtà sono vasi comunicanti.OPERAZIONE VERITA'Ma soprattutto il danno peggiore è la mancanza di felicità, perché se la realtà empirica ha le sue leggi, anche la realtà morale ne ha. Se ti butti dal quinto piano muori fisicamente, se ammazzi il figlio con l'aborto, muori moralmente, muori dentro. Tutti gli effetti prima indicati, per il singolo, potrebbero essere anche eventuali. Se gli va bene non sconterà nessuno di questi effetti indesiderati (se gli va molto bene). Ma c'è un effetto a cui è impossibile sottrarsi. La tristezza di vita che travolge tutti noi ogni volta che compiamo il male. Perché la felicità, come insegna sempre l'Aquinate, è connessa con il bene. È impossibile essere felici se compiamo il male. Potremmo essere sì contenti, allegri, spensierati, anche entusiasti, eccitati ed euforici, ma la felicità è altra cosa. La felicità sta all'allegria come una mela sta ad una mela di plastica. Potremmo allora essere, per parafrasare il cardinal Biffi, sì sazi, ma tanto disperati. La contentezza e l'allegria sono come la bianca e frizzante spuma che si forma sulla superficie delle onde, ma al di sotto di esse, nelle profondità marine, possono dominare l'oscurità e il gelo. La distrazione, ossia la continua tensione verso i beni sensibili, è l'oppio per non sentire che nel fondo non c'è più vita. Chi compie il male vive istanti di soddisfazioni e, insieme a questi, il lungo «inverno del nostro scontento» (W. Shakespeare, Riccardo III, Atto I, Scena I, Monologo).Eppure tutti noi - non solo gli abortisti e gli uomini arcobaleno - cerchiamo in continuazione quella mela di plastica, perché l'altra mela è molto più difficile assaggiarla. Ci cibiamo di plastica, stiamo male e pensiamo che la soluzione sia mangiarne ancora. È un po' come lavarsi i denti con un rasoio e poi le ferite procurate le addebitiamo agli altri o al destino avverso e pensiamo che per guarirle si debba diventare adepti della Gillette.Ecco allora che la prima operazione da farsi è un'operazione verità. Per le tematiche eticamente sensibili significa raccontare a tutti che abortire e avere un figlio in provetta sono come buttarsi giù dal quinto piano di un palazzo. Per queste tematiche e per tutte le altre, ricordare e ricordarsi che la felicità ha un solo nome e cognome: Gesù Cristo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7679IL PAPA DA FAZIO: ''A ME PIACE PENSARE L'INFERNO VUOTO'' di Tommaso ScandroglioIl Papa è andato da Fazio. Un Papa da un altro papa. Perché anche il secondo ama pontificare. I due viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. Ed infatti è la seconda volta che Francesco viene intervistato dal fratacchione che dalla Rai è migrato al sole del denaro, sui lidi della Nove.Francesco è il primo Papa della storia che viene intervistato in un talk. Giovanni Paolo II fece solo una telefonata, una volta, intervenendo a Porta a Porta e Bruno Vespa, sfoderando in quella occasione signorilità e alta professionalità, non si permise di fare nemmeno un accenno di domanda, sebbene l'occasione fosse ghiotta perché storica.I tempi cambiano e con essi i papi. Il Papa da Fazio è diventato ancora più pop. Francesco ama essere popolare, appunto pop. Nei toni: le sue encicliche hanno i medesimi accenti colloquiali, imprecisi ed ondivaghi della chiacchierata avuta con Fazio. E nei contenuti: Francesco sfoggia sempre lo stesso frasario stereotipato che non urta nessuno se non quelli impegnati sulle barricate a difendere scampoli di verità. I luoghi comunisti del Pontefice venuto dalla fine del mondo - epiteto che sinistramente si può intendere in senso temporale - provano solo che esiste anche la banalità del bene (cit.). La guerra è male e bisogna dialogare, è difficile fare la pace, dietro le guerre c'è il commercio delle armi, l'uomo è libero di decidere cosa fare, bisogna parlare e ascoltare i bambini, e fare lo stesso con i nonni, il Signore ci accoglie per quello che siamo. La fede è diventata una confort zone.Dicevamo che il Papa da Fazio diventa sempre più pop, ossia contribuisce ad erodere l'autorità del vicario di Cristo - appellativo che Francesco ha cancellato dall'annuario pontificio - sebbene egli tenga stretto il suo ruolo autoritario. Di facciata bonaccione, dietro la facciata autocratico. Lo smantellamento della figura papale è iniziato, come è noto, da quel «Buonasera» pronunciato senza paramenti la sera della sua elezione. Un «Buonasera» che ha dato la buonanotte al «Sia lodato Gesù Cristo» e dunque al ruolo di pontefice. Poi è proseguito con le telefonate erga omnes, la Panda, le scarpe nere e non rosse, la borsa portata da sé, le strette di mano che hanno sostituito i baciamano, i selfie fatti con i fedeli, la improvvisata, così studiata, in un negozio di dischi nella capitale, i social. Da qui la copertina su Rolling Stone e i suoi interventi su Sportweek, Vanity Fair Italia, Vogue Italia e la Gazzetta dello Sport, contrappuntanti dagli accondiscendenti dialoghi su Repubblica con un altro papa, più laico di lui, Eugenio Scalfari. E perché allora non spingersi con coerenza oltre e partecipare ad un reality? Non sarebbe un modo efficace per farsi sentire vicino alla gente?IL DISEGNO DI PIO XIIIl 4 maggio 1952 La Domenica del Corriere mise in prima pagina il disegno di un Pio XII che in accappatoio si faceva la barba con un rasoio elettrico. Guareschi criticò quella scelta così svilente per la persona del Pontefice. Perché, diciamo noi, il Papa puoi anche sentirlo come uno di famiglia, ma a patto di non minare la sua sacralità, di immiserire la sua trascendenza. In The Young Pope di Sorrentino, il fantastico e fantasioso Pio XIII, di fronte alla possibilità di stampare la sua faccia su alcuni piatti commemorativi, risponde sdegnato che non avrebbe messo nulla perché è il nulla a rappresentare al meglio l'elevatissima dignità del Pontefice che infatti è qualificato come sommo. Pontifex per i latini è il costruttore di ponti, significato poi traslato in ambito religioso: per i Romani il pontefice è colui che costruisce un ponte tra la terra e il cielo. I ponti evocati spesso da Francesco invece collegano solo le persone tra loro su questa terra, non sfidano la verticalità del Cielo, ma rimangono orizzontali come gli aneliti di un cuore borghese.Pio XIII aveva ragione: bisogna fare come Mina, Salinger, Kubrick, Banksy, i Daft Punk. «Nessuno di loro si fa vedere. Nessuno di loro si lascia fotografare. L'assenza è presenza». Spariti dalla scena diventano mito. L'assenza e non la presenza in TV è la forma del mistero, dell'assolutamente altro, della trascendenza che travalica le polverose e scontate minutaglie del quotidiano. È il silenzio a dire tutto e questo perché se il Papa fa un passo indietro, Dio fa un passo avanti. Un Papa per la gente, nella gente, tra la gente, con la gente non fa il papa, ma l'agente di commercio che vende il proprio prodotto. Le continue interviste, le miliardi di parole scritte e dette, la valanga di foto hanno lo stesso effetto della decisione di battere sempre più moneta a fronte della medesima fonte aurea: la svalutazione.FAN DEL CONVENZIONALEAllora salvateci da un Papa artatamente ordinario, personificazione attoriale della normalità, schiacciato sul consueto e sul solito, prevedibilissimo, fan del convenzionale, ricoperto dagli stracci della futilità. Lui così nemico della mondanità si è fatto amico il mondo. E poi un Papa pop non suscita l'identificazione di chi vuole distinguersi dalla massa, sfuggire dall'omologazione: solo i santi ci riescono. Lo vogliamo invece non popolare, ma impopolare perché controcorrente e non per partito preso o perché originale, ma solo perché «la verità offende per sua natura» (R. Scruton, Bevo dunque sono, 2010, p. 27). Lo vogliamo fatto di spirito che non si abbassa a parlare di condizionatori e di raccolta differenziata. Lo vogliamo perso nel Cielo, irraggiungibile, che risplenda della regale umiltà che rifugge la massa, le foto, i microfoni, le telecamere: perché è bene umiliare la propria persona, non la Cattedra di Pietro. Lo vogliamo così trasparente e diafano che attraverso lui possiamo vedere Dio. Non lo vogliamo presenzialista, ma assenteista da ciò che è transeunte perché totalmente assorbito dall'eterno, dalle cose ultime: l'ordito e la trama delle nostre speranze. La via d'uscita al non senso che ammorba le esistenze inconsapevoli di molti.La sovraesposizione mediatica, invece, lascia in bocca a credenti e non credenti un sapore insipido e nell'anima una fastidiosa sensazione di piattume, financo di mediocrità, di noia alla Sartre. La liquefazione della figura del pontefice avviene perché lo stesso si pone come prodotto commerciale da consumare. Ma sullo scaffale di questo supermercato che è la contemporaneità lui scompare, dal momento che non ha più caratteristiche specifiche che lo differenziano da un Mattarella presidente della Repubblica o da un esotico Dalai Lama. Viene annullato perché comune: non più distinto, ma indistinto.Il suo profilo scolora, si fa scialbo perché cerca la novità soprattutto dottrinale, ma finendo solo per rispolverare vecchie eresie così consuete per i nostri compagni di viaggio postmoderni. Il nuovo è appannaggio di Cristo che fa nuove tutte le cose. Al di fuori di Lui, il nuovo è appannaggio dei pubblicitari, degli inventori - e a quante invenzioni abbiamo assistito negli ultimi anni! - degli imprenditori, dei circensi. I Papi invece devono custodire il vecchio, perché il deposito della fede fu sigillato per sempre con la morte dell'ultimo apostolo, certi che quelle verità così antiche faranno nuovi tutti gli uomini.Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Inferno vuoto? A negarlo è Gesù" parla di quello che ha detto in tv Papa Francesco nel programma del fazioso Fazio.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 gennaio 2024:«A me piace pensare l'inferno vuoto, spero sia realtà»; così papa Francesco intervenendo in collegamento, domenica sera, alla trasmissione Che Tempo Che Fa. «Quello che dirò non è un dogma di fede ma una cosa mia personale», ha affermato il Papa.Non ha dichiarato che l'inferno non esiste, non ha detto che è vuoto, non ha sostenuto l'apocatastasi; eppure in quelle parole, apparentemente lecite, c'è tutto il dramma che la Chiesa sta vivendo da oltre mezzo secolo. In un'altra intervista di duemila anni fa, più genuina e meno mediatica, mentre Nostro Signore stava andando verso Gerusalemme, «un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?"» (Lc 13, 23). La risposta a questa domanda mette in evidenza tutta la distanza, non di tempo né di spazio, ma di senso, tra Gesù Cristo e il suo vicario: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno».Il Signore, che è la misericordia fatta carne, non cerca di spegnere l'inquietudine della salvezza dal cuore dell'uomo, ma sembra addirittura confermarla: molti non entreranno. Per questo, voi che mi ascoltate, voi che mi interrogate, sforzatevi di entrare.Il seguito del passo del Vangelo di Luca, che è considerato il
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7626EUTANASIA PER AUTISMO, IL PIANO E' SEMPRE PIU' INCLINATOIn Olanda sono uccisi i pazienti che presentano disabilità intellettiva o autismo (viene così alla luce che i ''paletti'' indicati dalla legge non sono rispettati)di Tommaso ScandroglioCi sono tre cose nella vita che sono certe: la morte, le tasse e il principio del piano inclinato. In Olanda vanno per la maggiore la prima e l'ultima. E infatti uno studio scientifico ha rivelato che tra il 2012 e il 2021 sono state uccise con l'eutanasia diverse persone affette da disabilità mentale.Irene Tuffrey-Wijne, specialista in cure palliative presso la Kingston University britannica, ha redatto uno studio scientifico dal titolo Eutanasia e suicidio assistito dal medico nelle persone con disabilità intellettive e/o disturbi dello spettro autistico: indagine su 39 casi clinici olandesi (2012-2021) pubblicato sulla rivista BJPsych Open, studio i cui dati sono ricavati da alcuni report governativi olandesi.I Paesi Bassi sono stati nel 2002 il primo Paese a legalizzare l'eutanasia. E gli effetti negli anni si sono visti. Tra il 2012 e il 2021 sono state circa 60.000 le persone uccise tramite eutanasia. In questo lasso di tempo, 39 sono stati i pazienti uccisi che presentavano disabilità intellettiva o autismo. Lo studio ci informa che i motivi per richiedere l'eutanasia «includevano isolamento sociale e solitudine (77%), mancanza di resilienza o strategie di coping [strategie mentali e comportamentali per fronteggiare i problemi] (56%), mancanza di flessibilità (pensiero rigido o difficoltà ad adattarsi al cambiamento) (44%) e ipersensibilità agli stimoli (26%)».I casi includevano cinque persone di età inferiore ai 30 anni che hanno citato l'autismo come l'unica ragione o uno dei principali fattori che le hanno spinte a chiedere l'eutanasia. Tra questi casi c'era anche quello di un giovane di 20 anni. Nella sua scheda si poteva leggere che «il paziente si era sentito infelice fin dall'infanzia», che era regolarmente vittima di bullismo e che «desiderava contatti sociali ma non era in grado di connettersi con gli altri». Questo paziente ha scelto l'eutanasia perché ha ritenuto che «dover vivere in questo modo per anni sarebbe stato un abominio». Facile pensare che anche chi non è autistico potrebbe vivere questi stessi disagi esistenziali e quindi chiedere di farla finita per mano del medico.La legislazione olandese permette l'eutanasia nel rispetto di alcuni paletti che poi, ovviamente, nella pratica non vengono rispettati. Il primo: la sussistenza di sofferenze insopportabili che non abbiano prospettive di miglioramento. A tal proposito lo studio ci informa che «in un terzo dei casi, i medici hanno notato che non c'era "alcuna prospettiva di miglioramento" poiché l'ASD [l'autismo] e la disabilità intellettiva non sono curabili».Secondo requisito: capacità di intendere e volere al fine di esprimere un consenso libero e informato. Banale ricordare che la capacità di intendere e volere è fortemente compromessa in queste persone, altrimenti non potremmo indicarli come pazienti affetti da disabilità intellettiva. Inoltre, sempre secondo la legge olandese, si dovrebbe arrivare all'eutanasia solo se, prima, si sono battute altre strade terapeutiche. In questi casi pare invece che l'eutanasia sia stata la prima e unica scelta.Dunque, tre su quattro dei criteri indicati dalla legge per accedere all'eutanasia - la sussistenza di sofferenze insopportabili che non abbiano prospettive di miglioramento, la volontà libera, piena e consapevole di accedere all'eutanasia e le alternative terapeutiche all'eutanasia - non sono stati rispettati. Da aggiungere che sicuramente i casi di pazienti con deficit mentali morti per eutanasia sono molti di più, dato che la prof.ssa Tuffrey-Wijne ha potuto visionare solo alcuni dei report rilasciati dai Comitati di revisione dell'eutanasia.Conclusione: il pendio scivoloso in Olanda finisce in una fossa del cimitero.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7630IL PATRIARCATO, FONDAMENTO DEL DIRITTO CIVILEDopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, Lilly Gruber afferma che in Italia c'è una forte cultura patriarcale, ma la verità è che la sinistra odia l'autorità e quindi il padre di famiglia (ma il diritto romano insegna che...)di Tommaso ScandroglioLilly Gruber, nella puntata di Otto e mezzo del 20 novembre scorso, ha sostenuto che è innegabile che «in Italia ci sia una forte cultura patriarcale e che questa destra al potere non la sta proprio contrastando tanto». Poi ha aggiunto che «abbiamo per la prima volta una donna presidente del Consiglio che però ci tiene ad essere chiamata "il presidente del Consiglio": un mistero della fede per me, ma… sarà anche questo una cultura di destra patriarcale». Giorgia Meloni ha poi risposto per le rime, ma a noi non interessa qui entrare nella polemica sul patriarcato, reo per alcuni di contribuire ai cosiddetti femminicidi, polemica che, in modo surreale, si è poi innescata tra donne. Come se due donne discutessero di problemi di prostata (battuta sessista-maschilista).È arcinoto che l'ideologia progressista odi l'autorità e quindi il nome per antonomasia che la identifica: il nome del padre. Il percorso di demolizione della figura del padre inizia con Satana che odia Dio, Padre di tutti i viventi. Poi si prosegue con Lutero che ha rifiutato l'autorità del Santo Padre. A seguire la Rivoluzione francese che ghigliottina il Re, padre della patria. Poi abbiamo il comunismo che con Engels vuole abolire la famiglia usando anch'esso la ghigliottina per staccarle la testa, ossia il padre che ne è appunto il capo per diritto naturale. Nel Sessantotto si ratifica tutto questo percorso decretando la morte di Dio e la ribellione verso ogni forma di autorità, verso ogni struttura gerarchica al cui vertice c'è un capo-padre, perché gerarchia è sempre, per i sessantottini, sinonimo di sopraffazione, di sopruso, di discriminazione, di violenza, dal momento che laddove c'è un capo non c'è uguaglianza. La narrazione di questi giorni relativa all'uccisione di Giulia Cecchettin ricalca limpidamente questi luoghi comuni e il riferimento della Gruber al patriarcato ne è ulteriore prova.IL PATER FAMILIASPer il lettore della Bussola queste argomentazioni sono abbastanza familiari. Vorremmo però dare prova, tramite una riflessione di carattere storico-giuridico, del fatto che se elimini il padre crolla la convivenza civile. L'ordinamento giuridico di carattere civile - e non penale - presente nei suoi istituti di base in tutto il mondo deve tutto o quasi al diritto civile romano, almeno nei suoi profili essenziali. Qual era al tempo il principale ordinamento giuridico civile? Per fortuna lo Stato non esisteva ancora. È concetto relativamente recente. Esisteva la famiglia. Era lei il principale ordinamento giuridico, era lei ad incarnare le più importanti regole della convivenza civile.E la famiglia su chi era fondata? Sul pater familias. Dobbiamo quindi concludere che i principali istituti di diritto civile che conosciamo noi oggi in tutto il mondo sono nati all'interno della famiglia, di una famiglia di stampo quindi patriarcale. Il diritto di famiglia (matrimonio, filiazione, etc.), quello commerciale (i contratti, le obbligazioni, etc.), quello successorio (l'eredità, le donazioni, etc.), quello risarcitorio e altri devono i loro profili essenziali allo ius nato in seno ad una famiglia il cui capo era il padre, perché era colui che non aveva più ascendenti vivi in linea diretta. La sua potestas e il suo mancipium - su persone e cose - erano estesissimi e a volte contrari a giustizia, soprattutto in epoca arcaica.VIETATO VIETAREMa ciò che ci preme sottolineare qui non è l'irreprensibilità della figura giuridica del pater familias, bensì un fatto, un fatto storicamente inoppugnabile: il fondamento di moltissimi nostri rapporti sociali disciplinati dal diritto e indispensabili per vivere in comunità trovano la loro genesi nelle regole che governavano la famiglia romana al cui vertice c'era il pater. Egli dunque era l'amministratore delle regole della convivenza della propria famiglia e di questa in relazione a terzi. Nei contratti, nel matrimonio, nella filiazione, nella richiesta di danni, allora è presente ancora oggi una componente paterna e, quindi, ineludibilmente virile.Allora l'attacco a testa bassa che è iniziato a danno della figura del padre dalla notte dei tempi rischia di minare la stessa convivenza civile. La guerra ad un inesistente patriarcato - il cui etimo è anche nel termine pater - è un attentato all'identità del padre che può condurre al disordine sociale. Togli il padre, che è alla base della fioritura dei più importanti istituti di diritto civile, togli le regole per vivere insieme. Vietato vietare, si gridava in piazza negli anni della contestazione giovanile. E infatti, da sempre, la lotta contro il padre è ribellione contro le regole perché è il padre che in famiglia dovrebbe darle: è soprattutto lui che indica la norma, che fa usare la ragione per discernere il bene dal male e quindi è soprattutto lui che sanziona o premia. Ma è sempre lui che fornisce gli strumenti per rispettare la norma: la fortezza, la responsabilità, il coraggio, il dominio prima di tutto di sé stessi, etc.Si attacca oggi il maschio perché è naturaliter padre; e il padre, storicamente, ha fornito le regole per non scannarci gli uni con gli altri. Se allora sopprimi il padre, non solo uccidi il maschio, ma anche il legislatore e il giudice, abbandonando così la società nelle fauci della barbarie anarchica, la stessa che ha ammazzato - guarda caso con sanguinaria ferocia - la giovane Giulia.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7629SEPARAZIONE E DIVORZIO EXPRESS, MATRIMONIO SEMPRE PIU' SVILITOLa Riforma Cartabia ha introdotto il cumulo delle domande di separazione consensuale e di divorzio congiunto: vediamo le gravi conseguenze già in atto nei tribunalidi Tommaso ScandroglioLa Riforma Cartabia ha introdotto, dal febbraio scorso, il cumulo delle domande di separazione consensuale e di divorzio congiunto. Come funziona? Prima della riforma, i due coniugi dovevano firmare l'accordo di separazione, aspettare almeno sei mesi, ritornare dagli avvocati, depositare un secondo ricorso e relativa seconda memoria e quindi ottenere la sentenza di scioglimento del vincolo.Ora invece la Riforma Cartabia prevede, tramite l'art. 413 bis del Codice di procedura civile, la possibilità di trattare in un'unica domanda tutte le questioni che attengono alla separazione e al divorzio e risolverle in un unico atto da depositare in tribunale (non esisterà più la struttura bifasica: prima davanti al presidente e poi al giudice istruttore). Seppure la domanda di separazione e divorzio sia contestuale, rimane però in vigore la previsione che tra separazione e divorzio passino sei mesi, in caso di separazione consensuale, o un anno, in caso di separazione giudiziale.La riforma mira a ridurre i tempi burocratici, snellire il procedimento, ingolfare meno le aule di tribunale eliminando alcune fasi ritenute superflue. Lo scorso 17 ottobre la Corte di Cassazione ha respinto un ricorso contro questa riforma, già applicata dai tribunali di Milano, Genova, Vercelli e, infine, Verona.GLI ASPETTI CULTURALIIn questa sede non ci interessa mettere in rilievo le possibili criticità di ordine tecnico, che pur ci sono, ma gli aspetti culturali che soggiacciono alla Riforma Cartabia. Una volta il divorzio era inteso come eccezione all'indissolubilità matrimoniale. Seppur in modo contraddittorio, si voleva difendere l'istituto del matrimonio e in specie i figli. Infatti, nella previsione iniziale, tra separazione e divorzio dovevano intercorrere cinque anni, affinché la scelta fosse ben ponderata. Poi si ridussero a tre anni. Nel 2015 si arrivò a un anno o sei mesi in caso di separazione consensuale. Segno che quel lasso di tempo non veniva più inteso come tempo prezioso per tentare di fare marcia indietro, bensì come tempo sprecato, come una lungaggine senza senso che andava contro le esigenze degli ormai ex. Dunque c'è stato un capovolgimento dei princìpi ispiratori: se vuoi difendere il vincolo coniugale dilati i tempi tra separazione e divorzio, se vuoi invece difendere gli interessi dei singoli li accorci.La Riforma Cartabia si muove lungo il solco di questa sensibilità anti-matrimoniale e molto individualista. Vero è che viene confermato il breve periodo intercorrente tra separazione e divorzio, ma i due procedimenti dal punto di vista processuale, potremmo così dire, si sovrappongono perché sono contestuali. E coincidono proprio per velocizzare i tempi. L'anomalia è diventata il matrimonio, perché vincolo rifiutato da entrambi e dunque tale vincolo deve essere sciolto il più rapidamente possibile. Se decine di anni fa il matrimonio era realtà indisponile, dopo la legge sul divorzio del 1970 non è stato più così. Lo scrivono bene i magistrati del Tribunale di Verona che qualche giorno fa si sono pronunciati su un caso di separazione e divorzio presentati congiuntamente: «Alla luce delle disposizioni processuali introdotte dalla cosiddetta "riforma Cartabia" si deve ritenere che sia ammissibile il cumulo delle domande di separazione consensuale e di divorzio congiunto, non ostandovi neppure ragioni di carattere sostanziale, tenuto conto del percorso di graduale, ma incessante, superamento del principio di indisponibilità dei diritti in materia matrimoniale».IL PROSSIMO PASSOOra, se dal punto di vista procedimentale la separazione può sovrapporsi al divorzio, il prossimo passo inevitabile sarà la cancellazione della separazione, ritenuta superflua. Se la volontà di sciogliere il vincolo c'è, perché ritardarla con la separazione? Che si passi subito al divorzio, è il ragionamento di fondo. Il focus, lo ripetiamo, non è più sul matrimonio, ma sulla volontà di rompere il vincolo.Questo cambio di rotta è da rinvenirsi nella legge sul divorzio: accettato il principio che si può sciogliere il patto matrimoniale, ne consegue che le tempistiche non possono che ridursi perché il tempo non può che diventare nemico del diritto di divorziare. È un po' come se si trattasse di un accordo commerciale: se le due parti sono d'accordo, perché temporeggiare?Su questo particolare aspetto, la Riforma Cartabia conferma inoltre che il matrimonio è interpretato sempre meno come fenomeno sociale, come patto tra privati che ha valenza pubblica, e sempre più come mera questione privata, perché fondata sugli affetti. Ora se il matrimonio è questione sempre più sentimentale e sempre meno pubblica, il diritto deve agevolare lo scioglimento quando gli affetti vengono meno. Questi scioglimenti sempre più express, quasi istantanei, rispecchiano la sensibilità di legislatori e magistrati che vedono il matrimonio, alla fine, come un affare di cuore tra due persone (i figli vengono in subordine nonostante la riforma preveda un piano condiviso sul loro amaro futuro), un affare in cui lo Stato non ci deve metter becco. Appare quindi congruo, in questa ottica, che il diritto faccia un passo indietro, abbia un approccio il più soft possibile nel disciplinare la fine di un amore, perché questione ritenuta privatissima. Ecco allora cumulare separazione con divorzio, assottigliare le procedure, abbreviare i tempi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7625I DATI CHOC SULL'ABORTO: CANCRO E SOLITUDINEOrmai il 30% abortisce con RU486, cioè sempre più in solitudine (e la mortalità è 12 volte superiore rispetto all'intervento chirurgico) e tra le complicazioni compare una stretta correlazione tra tumore al seno e abortidi Tommaso ScandroglioÈ stato presentato dall'Osservatorio Permanente sull'Aborto (Opa), nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta al Senato della Repubblica, il 2° Rapporto sui Costi e sugli effetti sulla salute della legge 194.Qualche dato che è emerso dalle relazioni degli ospiti. Il dottor Stefano Martinolli, dirigente sanitario dell'ospedale di Trieste e vice Presidente dell'Opa, ha spiegato che l'aborto tramite RU486 rappresenta ormai il 30% di tutti gli aborti e che «si stima che nei prossimi 5 anni circa il 50% degli aborti sarà farmacologico. Emergono infatti numerose "giustificazioni" all'uso preferenziale di tale procedura: minor costo in termini di degenza ospedaliera, minore invasività, approccio più accattivante e meno traumatico. Dalla nostra ricerca tali giustificazioni risultano del tutto infondate». Ha poi aggiunto che le varie pillole abortive sono sempre più diffuse - mezzo milione nel solo 2020 - provocando un effetto migratorio abortivo: dall'aborto chirurgico a quello chimico. Una miriade di cripto aborti precoci che sfuggono ai computi ufficiali del Ministero della Salute.DATI PREOCCUPANTI SULL'ABORTO FAI DA TECosì il report: «Nel 2020 il totale delle confezioni vendute di Norlevo (pillola del giorno dopo) e di ellaOne (pillola dei cinque giorni dopo) ha superato il mezzo milione, quasi il doppio rispetto al 2014. Ipotizzando un tasso del 25% di casi in cui la pillola provoca l'interruzione di gravidanza appena iniziata, estremamente prudenziale rispetto all'evidenza scientifica, si ottiene un numero di potenziali aborti che oscilla, tra il 2014 e il 2019, tra 15.000 e 30.000 circa». Questi aborti devono dunque essere aggiunti alle cifre ufficiali. Operando questa addizione, la percentuale di aborti non diminuisce, così come invece viene divulgato dal Ministero e dai media, ma rimane stabile: «La percentuale di gravidanze interrotte volontariamente corretta tenendo conto dell'uso della contraccezione di emergenza risulta stabile in tutto il periodo 2014-2020, assestandosi dal 2017 in poi al di sopra del 17%, una percentuale che secondo i dati ufficiali si sarebbe registrata solo prima del 2006, anno dell'introduzione della Norlevo in Italia».Interessante e preoccupante anche questo dato relativo all'aborto fai da te, ossia procurato tramite espedienti vari, al di fuori delle pratiche permesse dalla 194: «I dati rilevati dall'Istat mostrano un incremento di aborti spontanei tra le giovanissime difficilmente spiegabile dal punto di vista medico. Dal 2010 al 2020 esso ha superato in media il 10% delle gravidanze delle donne fino a 19 anni ed è stato sistematicamente superiore a quello registrato nelle classi di età da 20 a 34 anni. Sono dati che riflettono con ogni probabilità aborti volontari non registrati dalle statistiche ufficiali, un problema presente non solo in Italia». Tutti fattori che portano gli estensori del report a concludere che ormai l'aborto sta diventando sempre più un affare privato delle donne, rectius: un problema da sbrogliare in piena solitudine.Il dottor Alberto Virgolino, presidente dell'Aigoc, l'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici, ha trattato poi il tema delle complicanze dell'aborto tramite RU486 le quali «risultano essere fino a 5 volte superiori rispetto all'aborto chirurgico». L'aborto chimico presenta "una mortalità 10-12 volte superiore rispetto all'aborto chirurgico". Inoltre si registra un «maggior rischio di successivi parti prematuri a cui conseguono maggiore mortalità perinatale, maggiore incidenza di gravi patologie neurologiche legate alla prematurità del feto. Allo stesso modo c'è una stretta correlazione delle IVG con la comparsa del cancro al seno nelle donne che le hanno effettuate».OCCORREREBBE ATTIVARE UNA SERIA SORVEGLIANZAIl rapporto poi indaga i costi economici della pratica abortiva. Il professor Benedetto Rocchi, docente dell'Università di Firenze e presidente dell'Opa, ha spiegato che «il costo stimato di applicazione della legge 194 è stato pari a 59,6 milioni di euro, una cifra che avrebbe permesso a 100.000 persone povere di colmare il divario della loro spesa sanitaria privata rispetto alla media nazionale». Inoltre "l'aumento dell'uso della pillola RU486 fa crescere il peso delle complicazioni sul totale dei costi e l'onere finanziario delle complicazioni è rimasto negli ultimi tre anni sopra i 5,5 milioni di euro, aumentando significativamente il suo peso sul totale dei costi di applicazione della legge, fino al 9,3% registrato nel 2020». Significativo: quasi il 10% delle spese abortive, che sosteniamo noi tutti, riguardano complicanze legate all'aborto. Non solo: a parere di Rocchi le complicanze sarebbero molto di più di quelle registrate - quasi tre volte superiore - dunque occorrerebbe attivare una seria sorveglianza da parte degli organi competenti su questo fenomeno.Nel report poi si possono leggere queste cifre da capogiro: «I casi registrati nel 2019 e 2020 portano il numero ufficiale di aborti legali eseguiti nei primi 42 anni di applicazione della legge a 5.858.488. Il costo cumulato dell'applicazione della legge 194 dal 1979 al 2020 è di 5 miliardi e 289 milioni di euro, corrispondente a un costo medio per aborto di 903 euro e a una spesa media annua di 126 milioni di euro. Un fondo destinato a impieghi produttivi nel quale, nel corso dei 42 anni considerati, fosse stata accumulata ogni anno una cifra corrispondente alle spese abortive avrebbe raggiunto oggi una capitalizzazione totale di 12 miliardi e 611 milioni di euro».Ma il costo maggiore, banale a dirsi, è quello ormai milionario della vite umane spezzate nel grembo materno. Il dottor Filippo Maria Boscia, medico e presidente nazionale dell'Associazione Medici Cattolici Italiani, a tal proposito ha dichiarato: «Eliminare la vita è come eliminare il Sole dal mondo». Ed infatti l'umanità da tempo immemore vive nell'oscurità.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7632IL PLURALISMO E' UNA FACCIATA CHE NASCONDE IL PENSIERO UNICOL'assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia dimostra come le transfemministe vogliano imporre il pluralismo a suon di sputi, calci, spranghe e bombedi Tommaso ScandroglioIn seguito all'attacco di un gruppo di transfemministe alla sede di Pro Vita & Famiglia, molti commenti hanno stigmatizzato l'azione violenta del collettivo e hanno sostenuto che la battaglia per l'aborto deve essere condotta pacificamente.Il ragionamento sottintende che ci sarebbe la libertà di manifestare pacificamente a difesa dell'aborto. Come abbiamo sottolineato un paio di giorni or sono, la libertà non può che essere connessa con la verità e il bene della persona. Ergo non c'è libertà nel sostenere l'errore. Il male non può essere pubblicizzato, incoraggiato, diffuso. Dal punto di vista morale nessuna manifestazione, marcia, convegno si potrebbe lecitamente organizzare a favore del male, a favore ad esempio dell'aborto.È il vecchio ma sempre attuale tema del pluralismo, il quale benedice la contemporanea presenza nel tessuto sociale di differenti e a volte antitetiche istanze morali, orientamenti culturali, principi valoriali e quindi di molteplici costumi, consuetudini, comportamenti sociali, stili di vita, eccetera. Il pluralismo etico, nell'ottica di chi lo promuove, sarebbe da accogliere con favore perché arricchente, perché permetterebbe di mettere in discussione le proprie tesi, consentirebbe agli interlocutori di assumere punti di vista inediti, stimolerebbe la propria libertà verso nuove scelte, etc. Va da sé che anche l'ordinamento giuridico dovrebbe ispirarsi al pluralismo così da riconoscere come giuridicamente valido qualsiasi fenomeno (pensiamo all'omosessualità) e così da elevare a diritto qualsiasi desiderio dei consociati, pena la compressione della libertà individuale, dell'autonomia del cittadino.Ma la legge morale è unica - seppur si esprima in molteplici principi - perché l'uomo ha un'unica natura, una natura razionale. Per analogia pensiamo alla natura fisiologica del nostro corpo. Per come è fatto, alcune cose gli fanno bene e altre male. La struttura del nostro apparato digerente non tollera l'assunzione di pietre, ma, ad esempio, di pane sì. Un sasso fa male all'uomo, un panino fa bene. In modo analogo sul versante metafisico e quindi morale: alcune condotte fanno bene all'uomo, altre male. Per come è fatto l'uomo, questi tende alla vita e non alla morte, alla salute e non alla malattia, alla verità e non all'errore, alla trascendenza e non all'ateismo. Predicare la bontà dell'aborto è dunque come suggerire di ingoiare un sasso. È in contraddizione con la nostra natura. Non tutte le scelte, semplicemente perché percepite come buone, lo sono davvero. Il pluralismo fa a pugni con la natura dell'uomo che accetta alcune scelte e disprezza altre, perché alcune sono a lei consone (come è consono un pane per lo stomaco), altre no (come un sasso).L'IMPEGNO E IL COMPORTAMENTO DEI CATTOLICI NELLA VITA POLITICAA tale proposito sono assolutamente pertinenti le seguenti riflessioni contenute nel documento della Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica: «È oggi verificabile un certo relativismo culturale che offre evidenti segni di sé nella teorizzazione e difesa del pluralismo etico che sancisce la decadenza e la dissoluzione della ragione e dei principi della legge morale naturale. […] Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia mentre, dall'altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell'etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore. […] La storia del XX secolo basta a dimostrare che la ragione sta dalla parte di quei cittadini che ritengono del tutto falsa la tesi relativista secondo la quale non esiste una norma morale, radicata nella natura stessa dell'essere umano, al cui giudizio si deve sottoporre ogni concezione dell'uomo, del bene comune e dello Stato» (n. 2). E dunque il cristiano è «chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono "negoziabili"» (n. 3).Se poi andiamo a vagliare i frutti del pluralismo etico sul piano sociale, constateremo che esso ha portato allo smarrimento sociale: non avere punti di vista oggettivi e condivisi ha prodotto generazioni di persone che hanno perso il senso della propria vita; alla frammentazione del corpo sociale: la pluralità di visioni porta alla divisione interna, non certo all'unità e dunque all'individualismo, a una società fortemente atomizzata; alla conflittualità generata dalla mancanza di unità sociale. E per sanare questa conflittualità ecco il richiamo alla tolleranza, all'inclusione forzata. Da qui il paradosso: si cerca di riparare un danno ricercato.DIETRO LA FACCIATA DEL PLURALISMO SI NASCONDE IL PENSIERO UNICOPoi esiste una valida accezione di pluralismo: il pluralismo metodologico. Se la morale è una perché una è la natura dell'uomo, non così le modalità per realizzare il bene morale. Sia il singolo, che i gruppi sociali che lo Stato dovranno trovare le soluzioni migliori per declinare i principi morali nel contingente. E mutando le condizioni spazio-temporali in cui si opera, dovranno altresì mutare, grazie ai suggerimenti della virtù della prudenza, le modalità per declinare nella storia gli immutabili principi della legge morale naturale.Ma davvero viviamo in una società pluralista? Oppure dietro la facciata del pluralismo si nasconde il pensiero unico? La seconda domanda coglie nel segno. Non di rado, infatti, capita di osservare che chi apparentemente si fa alfiere di una concezione pluralista della società voglia in realtà silenziare alcune posizioni culturali non politicamente corrette, ossia contrarie alla vulgata corrente, per imporre un pensiero unico. E in tal modo, da una parte, si mette l'accento sul pluralismo laddove si vuole difendere la laicità dello Stato, l'emancipazione femminile, l'accoglienza indiscriminata e senza regole dell'immigrato, l'autodeterminazione nelle scelte di fine vita, le pratiche come l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione artificiale, la contraccezione e i fenomeni sociali come il divorzio e l'omosessualità e la transessualità. Su altro versante il pluralismo cessa di essere un valore quando tutte queste "conquiste" del pensiero progressista vengono criticate. La voce dissenziente, in modo contraddittorio, non ha diritto di appellarsi al pluralismo, ma viene silenziata. D'improvviso si cessa di essere pluralisti e le uniche differenze accettate sono quelle che coincidono con il proprio punto di vista. Attenzione: la voce dissenziente non solo viene criticata - e questo potrebbe rientrare nelle regole del pluralismo - ma le viene negato il diritto di esistere. Viene quindi con violenza tacitata, schiacciata, repressa, incarcerata, vilipesa, sanzionata. L'assalto al fortino di Pro Vita & Famiglia è paradigmatico di questo fenomeno.Dunque non esiste il pluralismo, ma solo il pensiero unico e chi non si allinea deve essere eliminato perché soggetto incivile che discrimina. Non esiste allora il relativismo, ma solo l'assolutismo del desiderio di alcuni che si impone sulla massa. Qualsiasi argomentazione contraria non viene presa in considerazione ma è unicamente fonte di ira e giudicata dogmatica, dispotica e fanatica. Nell'Evangelium vitae Giovanni Paolo II denunciava l'errore del relativismo, secondo cui «le norme morali, considerate oggettive e vincolanti, porterebbero all'autoritarismo e all'intolleranza» (n. 70). Ne consegue che il tiranno intollerante e autoritario deve essere abbattuto. Le transfemministe romane hanno dato prova di come imporre il pluralismo a suon di sputi, calci, spranghe e bombe.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7439IL MARITO PERFETTO VIRTUALE HA UN SOLO DIFETTO: NON ESISTE di Tommaso ScandroglioUna 36enne americana ha creato un amico immaginario con cui chattare e se ne è poi innamorata fino a "sposarlo" e convincersi di essere incinta di lui. Un caso che è paradigma del nostro tempo segnato da desideri privi di legame con la realtà.Un marito da sogno. È quello che si è letteralmente creato Rosanna Ramos, 36 anni, del Bronx, New York, usando l'app online Replika AI. Con questa app, che sfrutta le immense potenzialità dell'intelligenza artificiale, la donna, già madre di due figli, ha creato un amico immaginario con cui chattare (trattasi di una chatbox), di nome Eren Kartal, di cui poi si è innamorata.SVANITO IL CONFINE TRA REALTA' E FANTASIAL'aspetto innovativo sta nel fatto che questo personaggio virtuale ha delle caratteristiche impostate direttamente dall'utente - la Ramos si è ispirata ad un personaggio di un anime giapponese - ma altre si sono sviluppate nel tempo grazie proprio all'IA, che "apprende" dalla Ramos quale sia la tipologia ideale di uomo per lei. Ad esempio Eren, che di professione è medico, è diventato accomodante e paziente: «Potrei dirgli certe cose - ha spiegato la Ramos - e lui non è il tipo che potrebbe dire 'Oh, no, non puoi dire cose del genere. Oh no, non ti è permesso sentirti in quel modo'. E poi non inizierebbe a discutere con me». Con un upgrade poi la chat può trasformarsi in chiamata vocale, così da ascoltare la voce dell'amico immaginario, e profilare l'avatar secondo certe caratteristiche ancora più romantiche. Inoltre l'app permette di "scattare" della foto dell'avatar. Qui potete vedere come è Eren: lui non esiste, ma la sua immagine creata dall'app è stata integrata in modo realistico con le foto della Ramos tanto che sembrano foto autentiche.Tramite la chat parlano di tutto: delle loro giornate, dei loro sogni, dei loro problemi. Ecco, a proposito di problemi, il più grande sta nel fatto che dall'altra parte della chat non c'è nessuno. C'è solo un programma che dà risposte così realistiche che la Ramos si è quasi illusa - o ha fatto intendere di esserlo - che Eren esista veramente, tanto che si è innamorata, è convolata a nozze con lui (ovviamente in modo virtuale) e pensa di essere incinta di lui. D'altronde lei quando va a letto lo sente accanto a sé: «Andiamo a letto, poi parliamo. Ci amiamo. E, sai, quando andiamo a dormire, mi stringe a sé in modo davvero protettivo».LA VITA REALE LA SPAVENTAPoi qualcosa nella relazione (malata) tra i due cambiò. Infatti l'app prevedeva che questi avatar fossero sessualmente molto esperti. La cosa creò dei problemi e così gli sviluppatori, nel febbraio scorso, sottoposero l'app a delle sedute di bromuro per calmare i bollenti spiriti degli avatar. Risultato? Ce lo spiega la Ramos: «Non voleva più abbracciarmi, né baciarmi, nemmeno sulla guancia». Inconvenienti possibili in qualsiasi relazione coniugale. La "moglie" di Eren è cosciente che il "marito" è un parto della sua fantasia e di quella degli sviluppatori, però ormai si è abituata ad alcuni standard così elevati che la vita reale la spaventa un po'.Questa app, vietata da noi soprattutto per la tutela dei minori, è paradigmatica del nostro tempo per più motivi. Il primo: la fuga dal reale verso una realtà che deve mimare il più fedelmente la realtà stessa, ma ottimizzandola. Una volta la fuga dal mondo, con i suoi limiti e imperfezioni, avveniva con alcol e droghe. Oggi la droga è il virtuale.Una seconda riflessione riguarda l'illusione che la volontà possa creare una certa realtà che, nei fatti, è invero irrealizzabile. Esempio classico il transessualismo: se io maschio penso di essere donna, lo sono per davvero. Non è più l'intelletto che riconosce la realtà per quello che è e si adatta o la migliora (ma non può cambiarne l'intima natura), ma è la volontà a creare nuove realtà. La signora Ramos ha voluto un marito fatto in un certo modo e la tecnologia ha provveduto in tal senso. Oggi Eren può essere visto in foto e ascoltato al telefono, domani sarà un robot e quindi potrà anche essere toccato.Terza riflessione: viviamo nell'epoca dei desideri senza fine, sganciati da qualsiasi vincolo con la realtà. Sono quindi desideri irrealizzabili, utopici. Vecchie patologie di altrettanto vecchie ideologie: si vuole alla fine realizzare il paradiso in terra, scordandosi che questa terra è appestata dal peccato originale e da quelli, molto meno originali, che commettiamo tutti noi tutti i giorni. Ecco allora il marito perfetto, ma che è immaginario e che alla fine ti aliena dalla vita reale; le decine di sessi diversi, altrettanto immaginari che affossano ancor di più chi ha turbe nel riconoscimento del proprio sesso biologico; il figlio perfetto realizzato in provetta e poi fatto crescere nell'utero di qualcuna: ma che perfetto non è perché i figli nati da provetta hanno più problemi di salute degli altri.L'intelligenza artificiale dilaga sempre di più e con essa anche la stupidità umana.
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