Affiancare i ragazzi delle università e dei licei con le grandi firme del giornalismo e della letteratura non è un’utopia, ma il progetto visionario realizzato da Edizioni ZEROTRE con “La coda del drago”, la prima rivista in Italia di letteratura sportiva diretta da Adalberto Scemma e già arrivata al quarto numero.L’idea di ridare visibilità alla scrittura di sport, quasi del tutto trascurata dopo la grande stagione di Brera e Caminiti, di Arpino e di Mura, può apparire una provocazione.Tuttavia, la presenza di firme storiche come Alberto Brambilla, Ferdinando Albertazzi, Darwin Pastorin, Claudio Rinaldi, Pasquale Coccia e Tonino Raffa o di scrittori emergenti come Claudio Facchetti e Piero Faltoni, Mario Sicolo e Luca Urgu rappresenta già in partenza una solida garanzia. Ecco poi, in questo numero, il contributo di esperienza di insegnanti di lungo corso come Laura Spiritelli e Maria Monica Avanzi e il debutto carico di promesse di ragazzi scelti tra i migliori allievi delle università di Roma, Milano, Trento e Verona e dei Licei di Mantova e Nuoro.E c’è anche, dulcis in fundo, una doppia significativa presenza internazionale: i letterati svizzeri Simone Bionda e Aurelio Sargenti.
Dopo i Racconti dell’Alba arriva il Meriggio, quando il sole è allo zenit e tutti i nostri sensi si attivano “accendendoci”. Il Meriggio porta con sé valori futuristi perché il suo sguardo è rivolto al futuro, addirittura alla fantascienza.Questo diventa un viaggio ambizioso e senza pari che riesce a toccare l’eccesso ma, come tutti i periodi di esaltazione, può sfociare nella depressione e nel fallimento.Forse non è sempre necessario comprendere a fondo il motivo delle nostre azioni: l’importante è cavalcare con dignità e delicatezza lo scorrere del tempo e della vita.
“Dopo la notte il rumore della sveglia, sempre un trauma. Un piccolo giardinetto di compagnia in questo duro momento… ma anche a qualsiasi altra ora”.Queste parole aprono la pagina Facebook “Popolo che precede l’alba” nel 2018 quando alcune importanti questioni familiari obbligano l’autrice a una sveglia che lei più volte definisce a dir poco violenta: le cinque del mattino.Ma, come per tutte le cose, si creano velocemente delle dolci abitudini a cui ci affidiamo per essere resilienti.E Alessandra si accorge che in questo percorso non è sola, anzi… E così, per puro gioco, cominciano le brevissime puntate dei Racconti dell’alba.Post dopo post la cosa si fa interessante e la odiata ora buia diviene occasione di incontro e scambio amichevole.Passano gli anni, cambiano le esigenze familiari: la sveglia non è più necessaria, la pagina perde senso e viene chiusa, ma l’intensità del ricordo di quei momenti, non facili per più motivi, rimane.Così l’autrice decide di scrivere questo libro, forse perché quel periodo alla fine l’ha profondamente segnata, lasciandole tanta, tanta voglia di leggerezza, ma senza dimenticare le piccole pungenti metafore della vita.
Un luogotenente dei carabinieri si racconta.Attraverso le pagine di questo libro il lettore avrà modo di conoscere e vivere l’evolversi di autentiche investigazioni, talvolta complesse e rischiose, ricche di tensione e spesso non rivelate nelle cronache giudiziarie.Il volume contiene una varietà di episodi che trattano di omicidi, sequestri di persona, rapine, attentati dinamitardi, colossali truffe e molto altro ancora, e al suo interno si sveleranno le strategie investigative degli anni Ottanta, quando le conoscenze tecnico-scientifiche di oggi non esistevano. Questo è, dunque, un viaggio nel mondo dell’illegalità visto con gli occhi di chi indaga e di chi si è inserito anche tra le maglie di trafficanti di droga e armi.L’ultima parte del libro è dedicato alle investigazioni finalizzate alla tutela della salute dei cittadini, nelle quali si scopriranno le attività predatorie sui fondi della Sanità.Il lettore avrà modo di addentrarsi anche in argomenti attuali, quali il doping e la sicurezza alimentare. Infine, sono presenti due racconti che hanno per protagonisti dei bambini: nel primo, purtroppo, si preannuncia sin dall’inizio la tragica morte della piccola vittima, anche se il colpo di scena finale ha dell’incredibile; nel secondo, invece, la vicenda andrà a buon fine.
Quella che state per leggere è, anche, una storia d’amore.Ma non una delle tante storie d’amore che siamo abituati a leggere nei libri e nei giornali.E non è neppure una di quelle storie d’amore che le serie tv oggi streammano a più non posso su tutti device possibili (e immaginabili).No, questa è tutta un’altra storia. Giuliano Ramazzina del resto ci ha abituato da sempre a cose fuori dall’ordinario, grazie a una visione personalissima e taglientissima della società e dell’attualità, due campi che conosce meglio di chiunque altro.Questa che state per leggere è una deliziosa metafora della nostra contemporaneità, un riflesso degli strani intrecci che il destino riserva a chiunque si avventuri nella complessa rete della vita.Con questa storia Ramazzina si spinge oltre i limiti della realtà, cercando di tessere una fiaba moderna capace di attingere dalle profonde acque dell’attualità per narrare le molteplici contraddizioni della società italiana.
In questo volume, il lettore fa un viaggio attraverso le dieci porte delle mura di Gerusalemme per scoprire, battente dopo battente, serratura dopo serratura, che il lavoro degli abitanti, dei capi dei distretti, dei sacerdoti, degli orefici, dei profumieri, dei mercanti e di quelli che abitano in collina è imprescindibile: ieri per la ricostruzione delle mura, oggi per il rinnovamento della Chiesa del Signore, fondata saldamente e unicamente sulla Parola di Dio.
Una vita professionale, culturale e sportiva sempre giocata a tutto campo.Rosario Pugliarello è rimasto fedele anche nei dettagli a uno stile comportamentale che lo ha voluto sempre protagonista, mai gregario: questione di stimoli, di spinte emotive e della necessità di mettersi proprio per questo costantemente in gioco.L’energia creativa lo ha chiamato spesso a percorrere strade inusitate, irte di problemi da risolvere nella fase iniziale, poi presto in linea con il suo spirito di esploratore coraggioso ma accorto.Lo ha agevolato in questo la capacità di attingere a quella componente istintuale di eclettismo che è virtù innata e che consente di leggere in tempo reale la situazione.La passione per le arti marziali, praticate con impegno e adesione sia fisica che spirituale negli anni giovanili, ha garantito a Rosario, sotto vari profili, la classica marcia in più sotto forma di disciplina, di attenzione ai particolari e di uso calibrato delle risorse energetiche.Non è stata certo casuale la disponibilità a cercare una sintonia costante tra le rigide istanze proposte dalla scienza e la fluidità naturale che appartiene al mondo dello sport, anche in questo caso con un’adesione prevedibile ai canoni della filosofia Zen: una strada da percorrere in libertà, dove ogni traguardo diventa immediatamente un punto di partenza.
Una vita professionale, culturale e sportiva sempre giocata a tutto campo.Rosario Pugliarello è rimasto fedele anche nei dettagli a uno stile comportamentale che lo ha voluto sempre protagonista, mai gregario: questione di stimoli, di spinte emotive e della necessità di mettersi proprio per questo costantemente in gioco.L’energia creativa lo ha chiamato spesso a percorrere strade inusitate, irte di problemi da risolvere nella fase iniziale, poi presto in linea con il suo spirito di esploratore coraggioso ma accorto.Lo ha agevolato in questo la capacità di attingere a quella componente istintuale di eclettismo che è virtù innata e che consente di leggere in tempo reale la situazione.La passione per le arti marziali, praticate con impegno e adesione sia fisica che spirituale negli anni giovanili, ha garantito a Rosario, sotto vari profili, la classica marcia in più sotto forma di disciplina, di attenzione ai particolari e di uso calibrato delle risorse energetiche.Non è stata certo casuale la disponibilità a cercare una sintonia costante tra le rigide istanze proposte dalla scienza e la fluidità naturale che appartiene al mondo dello sport, anche in questo caso con un’adesione prevedibile ai canoni della filosofia Zen: una strada da percorrere in libertà, dove ogni traguardo diventa immediatamente un punto di partenza.
"Ripensare le città" è un progetto multidisciplinare realizzato da Matteo Mezzadri e appositamente pensato per lo splendido spazio di archeologia industriale de La Fabbrica del Vapore di Milano.La mostra si articola in un percorso intrecciato con i più diversi mezzi espressivi: dalla monumentale installazione che invade lo spazio del Museo realizzata con 3.000 mattoni forati, alle serie fotografiche, passando attraverso la scultura e il video.La mostra affronta il tema della metropoli contemporanea e invita il visitatore a partecipare ad un suo ripensamento per affrontare le sfide del futuro. Secondo il report “World Population Prospects 2019”, entro il 2050 la popolazione mondiale avrà raggiunto i 9,7 miliardi di persone e quasi il 70% di queste vivranno nei centri urbani.Per gestire questa enorme crescita e concentrazione sociale, dovremo ripensare radicalmente il concetto stesso di città, non più concepita come gigantesco formicaio, ma come centro nevralgico di innovazione sociale, economica e culturale, un vero e proprio “reattore sociale”, per usare l’espressione del matematico ed esperto di urbanistica Luis Bettencourt.La mostra, curata da Matteo Pacini in collaborazione con Sandro Orlandi Stagl e Sergio Sabbadini, è stata prodotta grazie alla collaborazione di ARTantide Gallery che contribuisce alla realizzazione dei progetti legati al Movimento Arte Etica.link per l’acquisto: https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=368
Il libro scritto da Davide Peccantini è una documentazione sulla storia del forte di San Massimo, situato nella 3° Circoscrizione Ovest del Comune di Verona.L'autore ha condotto una ricerca accurata utilizzando diverse fonti, come i documenti provenienti dagli archivi di Stato, comunali.Il forte di San Massimo, il nome originale era Werk Liechtenstein, tra via Piatti e via Randazzo. Durante la sua ricerca, l’autore ha ottenuto il permesso del proprietario di una delle case della zona per scattare foto dei resti del forte.Il libro ripercorre la storia della zona e dei proprietari dell’epoca secondo il Catasto austriaco del comune di San Massimo, con particolare slancio sulle trasformazioni militari con Radetzky come governatore militare del Regno Lombardo-Veneto.Con il passare degli anni e le nuove innovazioni tecnologiche nel campo dell’artiglieria, e, dopo la seconda guerra d'indipendenza nel 1859, l'importanza strategica del forte diminuì a causa delle innovazioni tecnologiche.Vengono approfonditi i dettagli del forte di San Massimo, la sua struttura e le aggiunte che furono fatte nel corso degli anni. Nel 1887, il forte fu dichiarato inutilizzato per scopi militari e nel 1923 furono venduti i terreni dove si trovava il forte.
Ceramica e arti decorative del 900, riconosciuta dall’ANVUR come rivista scientifica per le aree 08 (Architettura) e 10 (Scienze storico-artistiche), è una pubblicazione a cadenza semestrale che dal 2018 si propone di raccogliere saggi, contributi e recensioni sui temi delle arti decorative/applicate/industriali del Novecento. L’obbiettivo è quello di riunire e rendere confrontabili ricerche provenienti da diversi ambiti scientifici e sollecitare sovrapposizioni e contaminazioni di approccio per il racconto e l’interpretazione del rapporto tra cultura del progetto e produzione nelle sue diverse accezioni di artigianato e industria e delle relazioni che intessono con lo spazio, la ricerca formale e visiva, la comunicazione, la ricezione e fortuna critica, i quadri economici e sociali, le fortune espositive, critiche e di mercato.
Le isole Eolie sono miraggi di Terra e di Fuoco, di Mare e di Cielo, dove la luce racconta i passaggi infiniti del tempo evocando quelle emozioni inquietanti e incantate che mi sono state rivelate giorno dopo giorno attraverso l’eterno dualismo della Natura. Se sbarchi su una di loro alla ricerca di te stesso, rischi di trovarti. Fernando Zanettier acquistare questo libro vai su https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=357 e inserisci il codice PODCAST15 per avere lo sconto del 15% al momento dell’acquisto.
Dall’incontro di due giovani musicisti, Valerio Negrini e Mauro Bertoli, nasce l'idea di formare un gruppo. Realizzano questo sogno grazie a ideali comuni, voglia, determinazione e passione smisurata. Si formano così i “Jaguars”, un quintetto agguerrito che furoreggia nella Bologna musicale degli anni ‘60. Purtroppo, però, interessi diversi ne provocano lo scioglimento dopo solo un anno, ma i due fondatori non desistono e in breve rimpiazzano gli elementi dimissionari. Si sviluppa una seconda formazione che viene notata da una casa discografica di Milano, la “Vedette record”, la quale decide di scritturare il gruppo dopo un’audizione e impone un nuovo nome: "I POOH".Inizia così la loro grande avventura. Sacrifici, tante prove e duro lavoro forgiano la formazione che, agli inizi, stenta ad avere il successo meritato. Mancano le composizioni personali, ma a questo rimedia l’intuizione fortunata di Mauro Bertoli che incontra nel corso di una serata il complesso di Pier Filippi e coglie l’estro e la personalità del tastierista Roby Facchinetti. All’insaputa degli altri musicisti del gruppo, Mauro offre a Roby la possibilità di entrare a far parte dei Pooh: dopo attimo di sorpresa da parte del nuovo tastierista, arriva il fatidico "Sì" che cambia la storia.Per acquistare questo libro vai su https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=361 e inserisci il codice PODCAST15 per avere lo sconto del 15% al momento dell’acquisto.
Qualcuno potrà dire: “Ma come... Un’altra agenda?”. In effetti, non avrebbe tutti i torti a rimanere stupito, ma quest’opera, oltre a non essere un’agenda (dal latino: “la cosa che deve essere fatta”), in realtà è una memoranda (dal latino: “la cosa degna di essere ricordata”). Se non si coltiva la memoria, che, come ha detto qualcuno, “È custode e tesoro di tutte le cose”, si corre il grosso rischio di subire il trascorrere del tempo, di non farlo proprio, di lasciarlo “passare” senza interiorizzarlo, di farlo “trascorrere” senza custodirlo e apprezzarlo. Non per nulla ancora oggi diciamo “Il tempo è denaro!”…
Nel suo secondo romanzo La forza dell’acqua, Willia Venturini riprende temi a lei cari, l’amore coniugale, la famiglia, la maternità, la fede, ma anche il male, fisico e morale, che mina l’esistenza dei più puri. Alla fine, il bene vincerà, ma non senza aver messo a dura prova tutti i protagonisti della vicenda. La trama è tutt’altro che semplice e i diversi capovolgimenti di scena non lasciano mai intravedere, fino all’ultimo, quale sarà la conclusione. Willia mostra una non comune abilità nello stravolgere le trame per poi ricucirle a una a una in un modo solo in apparenza semplice, il che mantiene viva per tutto il racconto la curiosità di scoprire come andrà a finire. Il romanzo è ricco di dialoghi che rendono incalzante la narrazione, che ancora una volta si snoda davanti a lettore come la scenografia di un film.E non mancano momenti di poesia che non si colgono solo, come ci si potrebbe immaginare, negli interludi amorosi, ma anche nella descrizione delle indimenticabili notti africane.Per acquistare questo libro vai su https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=307 e inserisci il codice PODCAST15 per avere lo sconto del 15% al momento dell’acquisto.
Ne Il lungo filo della mia vita Michele Romano ripercorre, filtrandoli attraverso le sue esperienze autobiografiche, ottant’anni della storia di Verona, città in cui si trasferisce nell’immediato dopoguerra e con la quale instaurerà un legame affettivo indissolubile.Nel capoluogo scaligero, che all’epoca stava iniziando la sua ricostruzione con il ripristino dei ponti abbattuti dai tedeschi in ritirata, Michele Romano inizia uno straordinario percorso umano e professionale che lo porterà prima a diventare una delle figure più rappresentative nell’ambito della sanità locale e poi a coronare, alla soglia dei settant’anni, il suo sogno di esercitare la professione di avvocato e di giudice tributario, rimanendo sempre fedele a quei principi di libertà e a quei valori della solidarietà che saranno la stella polare della sua vita.Il lungo filo della mia vita è una carrellata di ricordi, aneddoti, personaggi e avvenimenti, in cui pubblico e privato si intrecciano a doppio filo, ma senza mai cadere nell’autoreferenzialità: gli anni da segretario comunale a Sant’Anna d’Alfaedo, la carriera da dirigente, l’amicizia con l’avvocato Renato Gozzi, col professor Giorgio Zanotto e con l’avvocato Gianbattista Rossi, senza dimenticare l’ingegner Paolo Biasi, che da presidente della Fondazione Cariverona sbloccò il finanziamento per programmare la ristrutturazione dell’Ospedale Maggiore di Verona e la costruzione del Polo Chirurgico Confortini, uno dei lasciti più importanti di Michele Romano alla sua amata Verona.Per acquistare questo libro vai su https://www.edizioni03.com/ecomm_files/preview.asp?i=355 e inserisci il codice PODCAST15 per avere lo sconto del 15% al momento dell’acquisto.