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CPR - Centro Studi sulla Costituzione e sulla Prima Repubblica

CPR - Centro Studi sulla Costituzione e sulla Prima Repubblica
Author: Centro Studi CPR
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Description
Oggetto principale della nostra attività di studio e divulgazione è il periodo della storia della Repubblica italiana che identifichiamo con la locuzione “Prima Repubblica”, con un focus sulla genesi della Costituzione del 1948 e sul cosiddetto “Trentennio glorioso”, espressione riferita ai primi tre decenni del secondo dopoguerra.
Il CPR si prefigge l’obiettivo di approfondire lo studio di quel particolare periodo storico, perché dall’analisi consapevole dei migliori esempi del passato si possono trarre profittevoli insegnamenti per interpretare con spirito critico la complessità del presente
Il CPR si prefigge l’obiettivo di approfondire lo studio di quel particolare periodo storico, perché dall’analisi consapevole dei migliori esempi del passato si possono trarre profittevoli insegnamenti per interpretare con spirito critico la complessità del presente
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Guido Carlomagno intervista Antonella Stirati, Professore Ordinario di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia dell'Università Roma Tre. Le sue attività di ricerca riguardano temi di macroeconomia, lavoro e storia del pensiero economico, in una prospettiva di ripresa e sviluppo della teoria classica della distribuzione e della teoria keynesiana dell’occupazione. Autrice di «Lavoro e Salari, un punto di vista alternativo sulla crisi» (ed. L'Asino d'oro, 2020), ha pubblicato numerosi articoli scientifici in volumi e su riviste nazionali e internazionali e alcune monografie. Dal 2018 è presidente dell’Associazione italiana per la storia dell’economia politica (Storep) e membro del consiglio accademico dell’Institute for New Economic Thinking (Inet); fa inoltre parte della redazione di “Review of Political Economy” e del comitato scientifico della rivista online “Economia e Politica”.
Sergio Giraldo intervista Domenico Moro, autore di "Eurosovranità o democrazia? Perché uscire dall’euro è necessario" Meltemi ed., 2020
Sergio Gavino Contu per Riconquistare l’Italia di Genova, intervista Sergio Dalmasso, professore, scrittore e storico del movimento operaio in Italia. Parleremo di Lelio Basso attraverso il suo pensiero e le sue idee: un grande protagonista della storia del ’900 in Italia, a cui si deve tra le altre cose la grande divulgazione delle opere di Rosa Luxemburg nel nostro paese oltre che uno dei padri della Costituzione Repubblicana, responsabile in particolare degli art. 3 e 49. “Lelio Basso - la ragione militante: vita ed opere di un socialista eretico” di Sergio Dalmasso
Claudia Vergella (CPR) intervista Giovanni Fasanella, autore di Le Menti del Doppio Stato, libro inchiesta che rivela le trame dei servizi segreti alleati per influenzare la politica italiana.
«Le menti del doppio Stato. Dagli archivi angloamericani e del Servizio segreto del Pci il perché degli anni di piombo» di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella ed. Chiarelettere, 2020
Il commento di Gerarda Monaco.
Smartworking: tante insidie dietro questo anglicismo. Chi non ama gli anglicismi può chiamarlo lavoro da casa, lavoro agile, lavoro da remoto. Come preferite, ma occorre avviare una riflessione sul tema. A fronte di pochi aspetti positivi, si possono rilevare molteplici criticità che possono minacciare la nostra salute psicologica e le condizioni lavorative.
Matteo Modulon intervista Savino Balzano autore di "Pretendi il Lavoro! - L'alienazione ai tempi degli algoritmi" ed. GOG
Il commento di Riccardo Paccosi:
Coloro che osteggiano il distanziamento permanente, vengono accusati di non tener conto della salute altrui. Coloro che quel distanziamento lo approvano, vengono accusati di essere pavidi. Certamente, con la pandemia la paura è diventata una sorta di principio costitutivo della società. Cerchiamo di capire il come e il perché partendo da Thomas Hobbes e concludendo con Omero.
Il commento di Andrea D'Agosto:
La Banca d'Italia inasprisce una normativa bancaria europea che va contro la Costituzione
Il commento di Gerarda Monaco.
Un social network di Stato: perché si dovrebbe istituire. Al giorno d'oggi i social network sono strumenti cruciali per comunicare, lavorare, informare, fare politica. Lasciarli esclusivamente alla gestione dei privati, che spesso li amministrano arbitrariamente, oscurando contenuti e persone, non è la scelta più indicata per la protezione della libertà d'espressione e neanche dei dati personali. Dunque, un social network di Stato potrebbe essere la soluzione.
N.B. L'audio è stato registrato poche ore prima dei fatti di Washington (U.S.A.) del 6 gennaio.
Luca Rapp intervista Thomas Fazi.
Una panoramica sulla prima Repubblica e le sue criticità che aprirono alla prospettiva neo liberale e all'Unione Europea
Il commento di Gilberto Trombetta
Il commento di Gerarda Monaco.
Non è proprio vero, come si va dicendo ultimamente, che il Movimento 5 Stelle non rispetta le sue promesse: pensiamo all'abolizione dei vitalizi e alla riduzione del numero dei parlamentari. E se realizzassero anche la proposta di eliminare il finanziamento pubblico ai partiti e all'editoria? Osserviamo perché sarebbe antidemocratico e pensiamo al fatto che, se proprio volessimo intervenire in materia, quello da vietare sarebbe il finanziamento privato.
Raffaele Rinaldi intervista Gianfranco La Grassa
Dopo lo scoppio della pandemia e della seconda grande crisi in un decennio, ci hanno distratto per mesi con l'allucinazione del Recovery Fund, un progetto nato morto, e con il Mes buono, senza condizionalità, una truffa per allocchi che non ha convinto nessuno. Ora, a poche settimane dalla definitiva approvazione, riemerge la vera posta in gioco: la riforma del Mes e la ristrutturazione del debito pubblico, italiano in particolare. Dentro la gabbia europea non c'è altra soluzione che default e sacrifici, perché la Bce tornerà presto paladina dell'austerità.
Il commento di Andrea D'Agosto
La pandemia mostra una nuova religione: la scienza, che impone i suoi dogmi alla politica, nel silenzio dei giuristi e della Chiesa.
Alessandro Castelli Intervista Adam Arvidsson
Autore di «Chi sono i Changemakers? i futuri protagonisti dell'economia industriosa»
Luca Sossella Editore
link >>> https://mediaevo.com/2020/05/25/changemaker/
Il commento di Gerarda Monaco
Siamo tempestati da notizie, ma non solo. Ora siamo circondati anche da fact checker, i controllori di fatti, a cui stiamo deputando il compito di distinguere, se possibile, il vero dal falso. Se, in un mondo affetto da infodemia, questo fenomeno può apparire rassicurante, è bene non abbandonarsi alla cieca fiducia in questi soggetti, poiché i pericoli, come vedremo in questo video, sono molteplici. In primis, il rischio di atrofizzare il nostro pensiero critico.
Quindici minuti coi pensieri di Riccardo Paccosi
Il problema filosofico o etico posto da covid 19 e da eventuali altre pandemie è se si debba accettare che la vita sociale sia interrotta o bloccata per anni, nel senso che innnumerevoli e anzi quasi tutti i settori della società non funzionino o funzionino in percentuale estremamente ridotta - dal 20 al 50% - o se la vita sociale non vada paralizzata, a costo di sopportare un maggior numero di morti. Da mesi, infatti la vita sociale è interrotta o paralizzata, non semplicemente sospesa per più o meno brevi periodi di tempo. E quanto alla tesi che il problema non sarebbero i morti per covid 19, malattia tutto sommato a bassa letalità, ma il rischio che il sistema sanitario vada in tilt, essa è ipocrita e nazista: ipocrita perché la disfunzionalità del sistema sanitario si risolve in un maggior numero di morti; nazista, perché essa, sia pure surrettiziamente, implica che, se i morti sono ultra-ottantenni malati, allora la vita sociale non si deve fermare, se invece sono anche uomini maturi e sani, che morirebbero per mancato funzionamento del sistema sanitario nazionale, allora per evitare questo rischio la vita sociale va bloccata o paralizzata
Tra tutte le ere geologiche proprio nell'ansiolitico dovevamo nascere! La attuale crisi del sistema sanitario, che impone o suggerisce ai politici chiusure della vita sociale, altrimenti non necessarie o comunque minori, è da imputare in primo luogo agli allarmisti - giornalisti, "esperti", politici e finanche comici - in secondo luogo ai direttori dei reparti che ricoverano persone che non necessitano di ricovero e che dimettono persone che andrebbero dimesse, e in terzo luogo agli ansiosi, i quali impongono, grazie agli allarmisti, la loro ansia alla intera società