A differenza di altri carnevali italiani, quello in Barbagia ha delle tonalità cupe. Si celebra lo stravolgimento dei confini fra uomo e natura, attraverso gesti che mantengono intatto il mistero della loro origine.
Artigiani, antropologi e storici dibattono sulla valenza della maschera, quell'ancestrale dispositivo che permette di scendere in piazza "coperti dalla propria ombra".
Tamburi, pifferi, organetti e canti in rima dilagano per vicoli e piazze. Una comunità intera si lascia andare al suono, veicolo di una possessione collettiva.
Secondo alcuni, il Carnevale barbaricino troverebbe origine in antichi riti dionisiaci. Le tracce del sacrificio, animale o umano, possono essere individuate in alcuni aspetti del rito odierno.
La ricerca dell'autenticità e il dibattito sulle fonti storiche interrogano un rito che vede mescolarsi partecipanti, spettatori e fotografi.