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Cristianesimo - BastaBugie.it

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8323RIPARARE I PECCATI, AL VIA LA PREGHIERA ALLA MADONNA DI FATIMA di Ermes Dovico Continuano a sorgere nuove iniziative nella Chiesa cattolica in vista dell'ormai imminente centenario dell'apparizione di Pontevedra (Spagna), avvenuta il 10 dicembre 1925. Quel giorno, Gesù Bambino e Maria Santissima apparvero alla venerabile Lucia dos Santos (1907-2005), la più grande dei tre veggenti di Fatima, per spiegarle per la prima volta in cosa consiste la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Una devozione a cui la Madonna aveva solo accennato otto anni prima alla Cova da Iria, nell'apparizione del 13 luglio 1917 (giorno della rivelazione delle tre parti del segreto di Fatima), quando promise che sarebbe tornata a chiedere sia la Comunione riparatrice sia la consacrazione della Russia al proprio Cuore Immacolato. Quella del 10 dicembre 1925 a Pontevedra, dove Lucia si trovava come postulante presso le Dorotee, fu appunto la prima tappa di un nuovo ciclo di apparizioni, per portare a compimento il disegno celeste.In occasione della ricorrenza, il cardinale Raymond Leo Burke ha lanciato la proposta di una speciale preghiera alla Madonna di Fatima, da iniziare mercoledì 8 ottobre e proseguire fino al giorno del centenario - mercoledì 10 dicembre - per un totale dunque di nove settimane. Si tratta di recitare una preghiera giornaliera scritta dallo stesso porporato statunitense, con la quale ci si impegna a praticare la devozione dei primi sabati [La preghiera è alla fine dell'articolo, N.d.BB]. È stata creata anche una pagina Internet dove è possibile scaricare il testo della preghiera in più lingue e anche la lettera con cui il cardinale Burke presenta la sua proposta, ripercorrendo i passaggi principali di come si arrivò alla Grande Promessa del Cuore Immacolato di Maria.Qui ci limitiamo a ricordare il culmine dell'apparizione di Pontevedra, dove la Madre celeste mostrò a Lucia il proprio Cuore addolorato e chiese di essere consolata, spiegando i tratti essenziali della devozione dei primi sabati: «Guarda, figlia mia, il mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati a ogni momento mi conficcano, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi, e di' che tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno ricevendo poi la santa Comunione, diranno un Rosario e mi faranno 15 minuti di compagnia meditando sui 15 misteri del Rosario, con l'intenzione di darmi sollievo, io prometto di assisterli, nell'ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza di queste anime».In rivelazioni successive, venendo incontro alle necessità pratiche di molti fedeli, Gesù spiegò a suor Lucia che per l'adempimento della devozione avrebbe considerato valida anche la Confessione di otto giorni o più («purché, quando Mi ricevono, siano in grazia e abbiano l'intenzione di riparare il Cuore Immacolato di Maria»; 15 febbraio 1926); inoltre disse che la devozione può essere praticata, in via eccezionale, la domenica che segue il primo sabato del mese, ma solo «per giusti motivi, che sta ai sacerdoti giudicare» (29-30 maggio 1930).Al netto di quest'ultima eccezione, ricapitoliamo le condizioni generali: 1) Confessarsi il primo sabato del mese o entro otto giorni (o più) prima o anche dopo, purché si riceva l'Eucaristia in grazia. Al confessore va comunicata l'intenzione di riparare le offese al Cuore Immacolato di Maria: se ci si dimentica di esplicitare questa intenzione, si può recuperare alla Confessione seguente; 2) comunicarsi ogni primo sabato, per cinque mesi consecutivi; 3) recitare il Rosario; 4) dopo la preghiera, fare compagnia alla Madonna per un altro quarto d'ora, meditando su uno o più misteri del Rosario (suor Lucia era solita meditarne uno per volta. Ci si può aiutare leggendo un brano della Bibbia o uno scritto spirituale sul mistero che si intende contemplare).Il fine della devozione dei primi sabati è evidentemente la salvezza delle anime, come detto dalla Madonna stessa. Al contempo, la Santa Vergine ha spiegato come questa devozione sia necessaria per la pace in terra: lo era nel 1917, al tempo della Prima Guerra Mondiale e della rivoluzione bolscevica, capace di spargere «i suoi errori per il mondo» (perciò Maria aveva anche chiesto la consacrazione della Russia, adempiuta con grave ritardo); continua ad esserlo oggi, quando rischiamo un conflitto nucleare; e continuerà ad esserlo fino alla seconda e definitiva venuta di Cristo.Ieri come oggi, infatti, rimane necessario riparare i peccati, un concetto fondamentale ricordato più volte dal cardinale Burke nella sua lettera. I peccati che offendono i Sacri Cuori di Gesù e Maria richiedono riparazione sia ai fini dell'eternità (la nostra salvezza) che della nostra vita quaggiù. «Siamo profondamente consapevoli - scrive Burke - di come quegli stessi peccati sconvolgano l'ordine della vita nella società, risultando in conflitti civili all'interno delle nazioni e in guerre tra le nazioni, e in attacchi violenti contro la vita umana, il matrimonio e la famiglia, e contro la libertà di praticare la religione in molte nazioni. Gli agenti di quell'ideologia totalmente malvagia che è l'ateismo comunista continuano a diffondere le sue menzogne velenose assieme al loro frutto: la distruzione e la morte».Contro questi frutti cattivi, c'è una sola risorsa: la nostra conversione a Dio. E un mezzo privilegiato per questa conversione è proprio la pratica dei primi sabati, preludio al trionfo del Cuore Immacolato di Maria.PREGHIERA QUOTIDIANAPreghiera quotidiana in preparazione al Centenario dell'Apparizione di Gesù Bambino e della Sua Madre Vergine alla Venerabile Serva di Dio Lucia dos Santos 8 ottobre al 10 dicembre 2025 O Vergine Madre di Dio e mia diletta Madre, Nostra Signora di Fatima e del Sacratissimo Rosario, io contemplo il Tuo Cuore Addolorato e Immacolato trafitto con così tante spine dall'ingratitudine e dai terribili peccati dei tuoi figli. Io sono profondamente e perennemente dispiaciuto di come i miei peccati hanno offeso il Tuo Divin Figlio e Te, Sua Madre Innocente. Con cuore umile e contrito, desidero riparare le offese - grandi e piccole - inferte al Tuo Cuore dai peccati dei Tuoi figli.Nel Tuo amore materno, Tu mi hai insegnato, attraverso la Tua figlia, la Venerabile Serva di Dio Lucia dos Santos, il modo per riparare i peccati mediante la Devozione dei Primi Sabati. In occasione del 100° anniversario della Tua apparizione, assieme al Bambin Gesù, alla Venerabile Serva di Dio, il 10 dicembre del 1925, io mi impegno ad osservare il Primo Sabato del mese in sincera riparazione dei peccati attraverso la confessione sacramentale dei miei peccati, la degna ricezione della Santa Comunione, la preghiera di cinque decine del Santo Rosario e tenendoTi compagnia per quindici minuti meditando i misteri del Rosario. Ti prego, intercedi per me, affinché la mia pratica della Devozione dei Primi Sabati possa contribuire alla salvezza di tante anime e alla pace nel mondo.Aiutami anche a portare ad altri il Tuo messaggio della Devozione dei Primi Sabati per la Riparazione. In obbedienza al Tuo consiglio materno, possa la Chiesa, in tutto il mondo, offrirTi questo atto d'amore di cuori umili e contriti in sincera riparazione per i peccati commessi.Io dono totalmente il mio cuore al Tuo Cuore Addolorato e Immacolato e, con Te, faccio riposare per sempre il mio cuore nel Sacratissimo Cuore di Gesù. Con tutto il mio cuore, io offro questa preghiera a Lui che, solo, è la nostra salvezza. Amen.Raymond Leo Cardinal BURKE8 settembre 2025Festa della Natività della Beata Vergine Maria
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/9828RIVOLUZIONE SESSUALE, IL VIRUS CHE HA INFETTATO L'OCCIDENTEL'Ungheria di Orbán prova a guarire, Bruxelles preferisce la malattia e grida al fascismodi Francesca Romana Poleggi L'immagine in evidenza mostra una croce disegnata in cielo dall'aeronautica sul Parlamento di Budapest, in occasione della festa nazionale del 20 agosto scorso, che esprime l'orgoglio dell'Ungheria di essere una nazione cristiana, grazie a Santo Stefano, dall'anno 1000.Viktor Orbàn, Primo Ministro ungherese, è uno dei più odiati dai media e dalle élite globaliste e progressiste europee e internazionali: un recente articolo di Jonathon Van Maren (un giornalista canadese che scrive per europeanconservative.com) ci fa capire perché.Da almeno dieci anni Orbàn - che è di religione Calvinista - promuove nel suo Paese la "democrazia cristiana" (niente a che vedere con il noto partito scudocrociato italiano). Sa bene che nessun governo può rendere cristiano il popolo. La sua "democrazia cristiana" non si occupa di difendere gli articoli di fede o la religione. "Democrazia cristiana" significa proteggere lo stile di vita che scaturisce dalla cultura cristiana e in particolare la dignità umana, la famiglia e la nazione - perché il cristianesimo non cerca l'universalità attraverso l'abolizione delle nazioni, ma attraverso la loro conservazione.Questi i cinque principi fondamentali della democrazia cristiana di Orbàn:1) difendere la cultura cristiana e riservarsi il diritto di rifiutare le ideologie multiculturali,2) difendere la famiglia naturale e il diritto di ogni bambino a una madre e un padre,3) difendere i settori economici e i mercati strategici nazionali,4) difendere i propri confini e riservarsi il diritto di respingere l'immigrazione,5) insistere sul principio che a ogni nazione spetti un voto sulle questioni più importanti discusse in sede di Unione Europea.La visione di Orbán è stata facilmente bollata come "nazionalista" (o "sovranista" e con altri epiteti considerati più o meno offensivi e dispregiativi) e molto criticata dall'élite di un'Europa che ha rinnegato le sue radici cristiane e promuove una "società aperta" senza confini, fluida in tutto e per tutto. Un'Europa che sta perdendo le identità, le tradizioni dei popoli a favore delle culture degli immigrati (islamici) che devono essere accolti senza se e senza ma, un'Europa in cui "famiglia" è ormai qualsiasi forma di convivenza facoltativa e fluida. L'AGENDA CONSERVATRICE DI ORBÁN HA POSTO L'UNGHERIA SU UNA STRADA DIVERSALa Costituzione ungherese del 2011 afferma che lo Stato "protegge l'istituzione del matrimonio come unione di un uomo e una donna stabilita per decisione volontaria, e la famiglia come base della sopravvivenza della nazione". Inoltre, afferma che "I legami familiari si basano sul matrimonio o sul rapporto tra genitori e figli", e sottolinea che "l'Ungheria sostiene l'impegno ad avere figli", e che: "la dignità umana è inviolabile. Ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignità umana; la vita del feto è protetta fin dal momento del concepimento".Una serie di politiche a favore del matrimonio e dell'infanzia ha implementato effettivamente questi principi costituzionali. Il tasso di matrimoni è raddoppiato tra il 2010 e il 2021; i divorzi si sono dimezzati. Sebbene l'aborto sia ancora legale in Ungheria fino a 12 settimane - il governo riconosce che un divieto, pur essendo costituzionalmente valido, non gode ancora di sufficiente sostegno pubblico - gli aborti si si sono dimezzati, e anche tra le adolescenti tasso di abortività è in diminuzione. La politica di promozione della famiglia ha comportato logicamente e coerentemente una fiera battaglia alla rivoluzione sessuale. Una legge vieta la propaganda sessuale LGBT tra i minori dal 2021 e le manifestazioni oscene ai gaypride.Un emendamento costituzionale approvato ad aprile ha affermato l'esistenza di solo due sessi. Il cambio di genere è stato dichiarato illegale nel 2020.I critici insistono sul fatto che si tratti di un attacco alla democrazia, ma gli Ungheresi sostengono massicciamemte le politiche del governo.Il progetto di Orbán appare illiberale alle élite globaliste perché, a partire dagli anni '60, le società occidentali sono state letteralmente sconvolte dalla rivoluzione sessuale. La secolarizzazione e la scristianizzazione dell'Europa dipendono certamente dalla filosofia illuminista, dallo scientismo darwiniano, dal consumismo e anche dagli orrori sanguinosi del XX secolo, spiega Van Maren. Ma non solo.Come osserva Mary Eberstadt ("How the West Really Lost God: A New Theory of Secularization"), la Seconda Guerra Mondiale fu seguita da un boom religioso fino all'inizio degli anni '60 in tutto il mondo occidentale, anche in società che ora sono totalmente scristianizzate, come la Nuova Zelanda, l'Australia, il Canada.La perdita della fede è stata successiva, collettiva e drammatica, accelerata senz'altro negli anni '60: la rivoluzione sessuale ha infettato le famiglie e queste hanno smesso di frequentare le chiese.I DANNI DELLA RIVOLUZIONE SESSUALECiò che si suppone comunemente è che le persone religiose abbiano maggiori probabilità di avere una famiglia (numerosa). Eberstadt, invece, sostiene che è la vita di famiglia con la condivisione di nascita, morte, sacrificio di sé che spinge le persone ad andare in chiesa. La vita familiare incoraggia la vita religiosa perché madri e padri cercano sostegno nella comunità e nella fede, e cercano un quadro trascendente che dia un senso alla stessa vita familiare con tutte le sue vicissitudini (e difficoltà).Come ci si può aspettare che i giovani di oggi abbraccino il cristianesimo quando, a causa di famiglie sempre più assenti e insignificanti, non hanno mai tenuto in braccio un bambino, accudito un anziano, partecipato a un funerale?Wilhelm Reich, che coniò l'espressione "rivoluzione sessuale", predisse tutto questo. Credeva che tutte le libertà derivassero dalla libertà sessuale e pronosticò che con la completa liberazione sessuale la famiglia e la religione sarebbero presto scomparse.Allora, le politiche di Orbàn che incoraggiano, incentivano e proteggono la famiglia naturale costruiscono una nazione di famiglie con figli, una nazione che, umanamente parlando, è un terreno fertile per il ritorno del cristianesimo.Nessun governo può tentare una "cristianizzazione" del proprio Paese, ma può onorare la propria eredità cristiana e orientare le proprie politiche in tal senso.Negli ultimi quindici anni, l'Ungheria è stata impegnata in politiche pro-vita e pro-famiglia da un lato, e in una ferma resistenza alla colonizzazione della rivoluzione sessuale (anche quella con la bandiera arcobaleno) dall'altro. I risultati che questo esperimento ha prodotto finora sono incoraggianti.Se questi risultati persistono, la visione di Orbán per una "democrazia cristiana" potrebbe essere un modello per i politici conservatori di tutto il continente, conclude Van Maren.Può darsi che abbia ragione.Ma noi cittadini abbiamo il sacrosanto dovere di far sentire i nostri politici, che finora si sono mostrati piuttosto esitanti e timorosi, sostenuti da una maggioranza solida e non più silenziosa.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8300AVVENIRE SI ALLINEA AL CORO DEI NEGATORI DELLA SINDONE di Emanuela Marinelli Da un po' di tempo stiamo assistendo a un attacco continuo contro la Sindone. Dopo il clamore mediatico del presunto bassorilievo che sarebbe all'origine della Sindone, è stata diffusa con grande enfasi la scoperta di un documento trecentesco che dichiara falsa la Sindone. Ne parla il ricercatore Nicolas Sarzeaud in un suo articolo apparso sul Journal of Medieval History che riporta una frase tratta dall'opera Problemata del vescovo Nicola d'Oresme, testo scritto probabilmente verso il 1370: «Non ho bisogno di credere a chi dice: "ll tale ha compiuto per me questo o quel miracolo", perché in questo modo molti ecclesiastici ingannano gli altri inducendoli a portare offerte alle loro chiese. Questo è chiaro dal senso della chiesa in Champagne, dove si diceva che fosse la Sindone del Signore Gesù Cristo, e dal numero apparentemente infinito di altri che hanno inventato questo o quello».In base a questa frase si può affermare che la Sindone sia falsa? Ovviamente no. Si può solo dedurre che quel vescovo la riteneva falsa, come farà pochi anni dopo un altro vescovo, Pierre d'Arcis, in un testo del 1389 indirizzato all'antipapa Clemente VII. In questo memoriale, d'Arcis affermava che la prima ostensione della Sindone a Lirey, che egli diceva fosse avvenuta intorno al 1355, era stata fatta senza l'autorizzazione di Henri de Poitiers, suo predecessore come vescovo di Troyes. Questi aveva, perciò, provveduto a condurre un'indagine. Esperti teologi e uomini di fiducia gli avevano assicurato che la Sindone di Lirey non poteva essere autentica, perché se sul lenzuolo funebre di Cristo fosse stata visibile un'impronta, i Vangeli ne avrebbero senz'altro parlato. Inoltre, che essa fosse falsa lo aveva avvalorato la dichiarazione del pittore stesso che l'aveva dipinta. Ma d'Arcis non portava documenti e prove per le sue affermazioni.LA SINDONE HA CERTAMENTE AVVOLTO UN VERO CADAVERELa pretesa che i Vangeli dovessero parlare dell'immagine presente sulla Sindone è priva di senso, in quanto Pietro e Giovanni osservarono il lenzuolo dal lato esterno, non dal lato che era verso il corpo, dove è visibile l'immagine. Nel XIV secolo, comunque, non c'erano gli strumenti di indagine che hanno permesso di escludere qualsiasi fabbricazione ad arte della Sindone. Solo con le ricerche condotte nel 1978 dallo Shroud of Turin Research Project sappiamo che la Sindone ha certamente avvolto un vero cadavere. I risultati di quelle analisi, condotte direttamente sulla reliquia, sono pubblicati su riviste scientifiche referenziate.Ritenere falsa la Sindone perché così credevano due vescovi del XIV secolo sarebbe come affermare ancora oggi che il sole gira intorno alla terra perché allora si pensava fosse così. Eppure i negatori danno tanto risalto a quei testi medievali e i mass media amplificano le loro affermazioni, ignorando le ricerche condotte direttamente sulla reliquia. Se il lenzuolo non esistesse più e avessimo solo quei testi, sarebbe legittimo attribuire un valore a quelle affermazioni; ma l'oggetto c'è, è stato esaminato e non corrisponde a quanto sostenuto dai due vescovi, quindi quei documenti non hanno alcun valore ai fini dell'autenticità della Sindone.IL CORO DEI NEGATORI IN MALA FEDEEppure i negatori giungono perfino a sbizzarrirsi in ipotesi contrastanti: convinti della fabbricazione ad arte della Sindone, non c'è solo chi pensa all'inganno a fini di lucro, ma chi piuttosto vede un nobile scopo nella realizzazione dell'artefatto. Fra questi ultimi si distingue lo storico Antonio Musarra che propone questa idea sulle pagine di Avvenire. Musarra è un negatore soft: sembra non prendere posizione sull'autenticità. Infatti dichiara: «Ovviamente, questo discorso presuppone che l'oggetto risalga al XIV secolo. Non prende in considerazione l'ipotesi dell'autenticità; e ciò, nonostante il dibattito contemporaneo si sia cristallizzato attorno a questa alternativa. Non entro nel merito».Non entra nel merito, ma non spende una parola per ricordare che tutti gli studi scientifici escludono l'opera artistica. Al contrario, da quello che scrive si capisce che ritiene la Sindone un oggetto ottenuto manualmente: «Eppure, il fatto che la Sindone fosse mostrata come l'autentico sudario del Cristo (...) ci autorizza a ritenere che tale fosse l'intento di chi la commissionò? Credo che ciò sia limitativo, e che si possa valutare l'ipotesi - si badi: non suffragata, per il momento, da alcuna fonte - ch'essa sia stata fabbricata per altri scopi. Non tanto un "falso", dunque, ma un oggetto creato per commemorare - rendere presente - le sofferenze del Cristo».Insomma, fabbricata per ingannare o per commuovere, sempre falsa la Sindone deve essere. E persino Avvenire si allinea con il coro dei negatori, che parlano con evidente malafede, non citando mai tutte le ragioni preponderanti a favore dell'autenticità. Una situazione davvero triste, non c'è che dire.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8285DON LEONARDO MARIA POMPEI, L'OBBEDIENZA CHE MANCA E L'ESEMPIO DEI SANTI di Daniele Trabucco La sospensione a divinis comminata a don Leonardo Maria Pompei non è riconducibile a un singolo atto materiale di disobbedienza, ossia la violazione del precetto penale del 2 settembre 2025, ma trova il suo fondamento canonico, teologico e filosofico in una pluralità di fattori convergenti. Il provvedimento, infatti, non può essere letto solo come reazione a un atto di insubordinazione circoscritto: è la conseguenza di una scelta più radicale, ossia la dichiarata non sottomissione alla gerarchia ecclesiastica e il rifiuto di celebrare secondo il rito promulgato dall'autorità della Chiesa, che equivale a un atto di rottura della comunione gerarchica e liturgica.Sul piano teologico, è bene ricordarlo, l'obbedienza gerarchica non è un mero vincolo disciplinare, dal momento che si radica nella costituzione divina della Chiesa, la quale, secondo Lumen gentium (n. 20-21 e, prima ancora, secondo la Mystici Corporis Christi del 1943 di Pio XII), è governata dai Vescovi in comunione con il Romano Pontefice e richiede dai presbiteri una sincera subordinazione e cooperazione. Rifiutare tale comunione significa porre in discussione l'unità visibile della Chiesa, che si manifesta appunto nella sottomissione al Magistero e alla disciplina ecclesiastica. La sospensione, pertanto, si presenta come misura volta a tutelare non solo l'ordine giuridico interno, quanto, soprattutto, la comunione ecclesiale.L'obiezione secondo cui non si dovrebbe obbedire alla gerarchia quando questa «deraglia» non regge né sul piano canonico, né su quello teologico e filosofico. È vero che l'obbedienza non è cieca, ma ordinata alla Verità; tuttavia, la Chiesa cattolica insegna che l'assistenza dello Spirito Santo preserva indefettibilmente il Magistero da errori nei dogmi e questo resta un fatto innegabile: nessun dogma di fede è stato mai messo in discussione, neppure oggi.La crisi attuale tocca orientamenti pastorali, documenti (si veda, a titolo esemplificativo, Fiducia supplicans) e indicazioni catechetiche, ma non ha scalfito il deposito della fede. In questi ambiti, che appartengono al magistero autentico ordinario e non al magistero solenne, il fedele e il sacerdote devono prestare l'«ossequio religioso dell'intelletto e della volontà» (Pio XII, Humani generis del 1950), cioè rispetto e adesione interiore proporzionata al grado dell'insegnamento, ma senza rinunciare ad interrogativi critici. Il can. 212, paragrafi 1-3, del vigente Codex iuris canonici del 1983, che riconosce ai fedeli il diritto di manifestare le proprie perplessità, impone che ciò avvenga sempre con rispetto e riverenza, mai con atteggiamenti di rottura.La posizione, pertanto, secondo cui si può obbedire solo quando si ritiene che l'autorità «stia nella verità» conduce inevitabilmente alla dissoluzione dell'unità ecclesiale e a un criterio soggettivo che trasforma la Chiesa in una somma di opinioni private (lo stesso mondo della tradizione, pur nella sua ricchezza, è attraversato da particolarismi e personalismi, quasi una sorta di affannosa rincorsa a chi è più «tradizionalista» degli altri ed ha il seguito maggiore).SUBORDINARE L'AUTORITÀ ALL'ARBITRIO INDIVIDUALEFilosoficamente, questo equivale a subordinare l'autorità all'arbitrio individuale, negando il principio che l'autorità è mediazione dell'ordine oggettivo voluto da Cristo. Teologicamente, significherebbe ridurre la promessa di Cristo sulla indefettibilità della sua Chiesa a una formula vuota. Eppure, è proprio Cristo che, come scrive l'apostolo Paolo, «factus oboediens usque ad mortem» (Fil 2,8). Canonisticamente, infine, rifiutare l'obbedienza al legittimo Ordinario per le ragioni sopra indicate rischia, sebbene il decreto di sospensione a divinis di Mons. Crociata non lo affermi formalmente, di perfezionare il grave delitto di scisma di cui al canone 751 sul quale, eventualmente, interverranno le autorità ecclesiastiche davanti alle quali don Pompei ha il diritto-dovere di difendersi.Detto in altri termini, l'obbedienza, pur sofferta e a volte «martiriale», non è un atto di debolezza, bensì di fede nel Cristo che non abbandona la sua Chiesa. Senza questo sguardo soprannaturale, l'istituzione ecclesiale apparirebbe solo come un corpo umano, fragile e fallibile; ma con esso, si coglie che dietro e dentro le vicende della storia, spesso contraddittorie e sofferte, rimane sempre presente il Signore che ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).Neppure il ricorso al cosiddetto «criterio dell'eccezione» regge come fondamento per giustificare la posizione di don Pompei. L'idea di fondo, presa in prestito da categorie giuridico-politiche moderne, sarebbe che, in situazioni straordinarie di crisi, la coscienza del singolo o del gruppo possa sospendere l'obbedienza dovuta all'autorità legittima per salvaguardare la verità. Tuttavia, questo criterio, che può avere una sua funzione nello Stato, non è applicabile all'ordine ecclesiale. Dal punto di vista canonico, infatti, lo ius publicum ecclesiasticum non contempla uno «stato d'eccezione» che autorizzi a negare la sottomissione alla gerarchia.La Chiesa non si fonda sul consenso dei fedeli, né su dinamiche emergenziali, quanto sulla promessa indefettibile di Cristo, che ne garantisce la continuità. Pretendere di sospendere l'obbedienza in nome di un presunto «stato d'eccezione» (e chi lo proclamerebbe?) significa misconoscere che il Signore non abbandona la sua Chiesa e che il deposito della fede non è stato, né può essere intaccato, anche quando vi sono documenti pastorali controversi. Filosoficamente, inoltre, il criterio dell'eccezione implica un primato del soggettivo sull'oggettivo, della volontà individuale sul principio ordinante dell'autorità. Applicarlo alla Chiesa significherebbe dissolverne la natura soprannaturale e ridurla a società umana che si regge sull'eccezione e non sulla grazia. La Chiesa, però, non è un ordinamento umano che si salva «nonostante» la regola: è sacramento universale di salvezza, che permane nella sua verità proprio attraverso la fedeltà al principio gerarchico, anche nei tempi di confusione e smarrimento.SAN GIOVANNI BOSCO E SAN PIO DA PIETRELCINAGli esempi di san Giovanni Bosco (1815-1888) e di san Pio da Pietrelcina (1887-1968) mostrano con chiarezza come l'obbedienza, anche quando imposta in circostanze dolorose o umanamente incomprensibili, non sia mai vana, ma diventi via di santità e di fecondità ecclesiale. Don Bosco visse nel cuore del XIX secolo, un'epoca tutt'altro che compatta dal punto di vista ecclesiale: al tempo di Pio IX, pontefice dal 1846 al 1878, la Chiesa era attraversata da gravi tensioni interne ed esterne, dal conflitto con lo Stato unitario italiano alla questione romana, dalle controversie sul ruolo del Sillabo e del Concilio Vaticano I (mai concluso) alle divisioni tra intransigenti e conciliatoristi.Lo stesso nuovo slancio delle opere educative e caritative suscitava diffidenze e sospetti: al santo torinese vennero imposti controlli e limitazioni, gli si chiese di non intraprendere iniziative senza l'esplicita approvazione dei superiori e dovette affrontare accuse di imprudenza e di eccessiva autonomia. Egli avrebbe potuto interpretare tali misure come ingiuste o come un soffocamento del carisma ricevuto, eppure scelse l'obbedienza, confidando che la Provvidenza avrebbe comunque fatto fiorire l'opera. Il risultato fu che proprio attraverso quell'umiltà, i Salesiani divennero una delle realtà più vaste e feconde della Chiesa.Padre Pio da Pietrelcina, a sua volta, sperimentò un'epoca segnata da tensioni non meno profonde. Nel primo Novecento e nel pontificato di Pio XI e Pio XII la Chiesa fu attraversata da conflitti interni legati al modernismo, alla nuova teologia, alle reazioni disciplinari spesso dure, alle divisioni tra clero progressista e clero intransigente. Egli stesso fu vittima di provvedimenti severissimi: interdizione dalle celebrazioni pubbliche, proibizione di confessare, isolamento dal popolo, controlli medici umilianti e accuse infamanti. Anche qui sarebbe stato facile denunciare la gerarchia come ingiusta o corrotta; eppure, Padre Pio non dichiarò mai di non riconoscere l'autorità dei suoi superiori, ma obbedì in silenzio, vivendo quel tempo come un martirio nascosto. La sua fedeltà, nonostante la durezza delle misure, fu la chiave stessa della sua santità e rese più limpida la sua testimonianza davanti alla Chiesa e al mondo.Nei due casi, dunque, non si può liquidare l'obbedienza dei santi con la debole obiezione che «allora c'era Pio IX» o che allora non c'era modernismo e la crisi attuale». In realtà, tanto nel XIX quanto nel XX secolo, la Chiesa era attraversata da tensioni dottrinali, disciplinari e pastorali di grande portata: le controversie sul primato papale, le diffidenze verso nuovi apostolati, le fratture sul modernismo, le contrapposizioni tra correnti teologiche.Nonostante questo, don Bosco e Padre Pio scelsero di non rompere la comunione, di non erigersi a giudici della Chiesa, ma di vivere l'obbedienza come partecipazione al mistero di Cristo obbediente. Ignorare il loro esempio significa svuotare la santità di un tratto decisivo e illudersi che la disobbedienza sia soluzione alle crisi. Essi mostrano che la vera forza non sta nel contrapporsi alla gerarchia, quanto nel rimanere fedeli nella prova, credendo che Cristo non abbandona la sua Chiesa e che, anche attraverso i limiti umani d
VIDEO: Omelia del Papa ai giovani ➜ https://www.youtube.com/watch?v=-xtUif9lvoETESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8254PAPA LEONE DEBUTTA CON I GIOVANI: SCELTE RADICALI ED EUCARESTIA di Nico Spuntoni Alla faccia di chi storceva il naso per il «chiasso» dei pellegrini nelle strade e nelle stazioni di Roma, il Giubileo dei giovani è stato un successo. Le immagini dall'alto della spianata di Tor Vergata strapiena trasmettono al mondo il messaggio di una Chiesa viva e ancora attrattiva. Le giornate di sabato e domenica con la veglia di preghiera e la Messa hanno segnato la consacrazione della popolarità di Leone XIV.Il Papa discreto e gentile è atterrato con l'elicottero nel tardo pomeriggio di sabato e dall'alto ha potuto osservare come la macchina organizzativa della Chiesa ce l'avesse fatta ancora una volta, nonostante il caldo di agosto, la diffusione dei conflitti e l'ostilità della maggior parte dei media. Se gli iscritti erano arrivati a mezzo milione, i due momenti clou del Giubileo dei giovani hanno visto salire la partecipazione ad un milione.Numeri importanti, imparagonabili con i due milioni del 2000 per il quarto di secolo di distanza segnato dalla crisi demografica d'Europa e dalla galoppata inarrestabile della secolarizzazione. Prevost ha salutato i fedeli in papamobile e poi, a piedi, si è avviato verso il palco imbracciando la croce giubilare seguito da 200 ragazzi. Rispondendo - in spagnolo, italiano e inglese - alle tre domande che gli sono state poste sul palco, il Papa ha toccato l'argomento dei social («questi strumenti risultano ambigui quando sono dominati da logiche commerciali e da interessi che spezzano le nostre relazioni in mille intermittenze») ed ha detto che l'amicizia con Cristo deve essere la nostra stella polare. Se le amicizie «riflettono questo intenso legame con Gesù, diventano certamente sincere, generose e vere», ha spiegato il Pontefice.Nella seconda risposta sul tema del coraggio di scegliere, Leone ha detto che «viene dall'amore, che Dio ci manifesta in Cristo». «Per essere liberi - ha affermato Prevost - occorre partire dal fondamento stabile, dalla roccia che sostiene i nostri passi. Questa roccia è un amore che ci precede, ci sorprende e ci supera infinitamente: è l'amore di Dio». Parlando del senso della vita il Pontefice ha chiesto di pregare per le due pellegrine, Maria e Pascale, morte in questi giorni a Roma e per un giovane spagnolo ricoverato per il morso di un cane.SCELTE RADICALILeone ha invitato i giovani a fare «scelte radicali e piene di significato», come «il matrimonio, l'ordine sacro e la consacrazione religiosa» che esprimono «il dono di sè, libero e liberante, che ci rende davvero felici», scelte che «danno senso alla nostra vita, trasformandola a immagine dell'Amore perfetto, che l'ha creata e redenta da ogni male». Ai giovani Leone ha raccomandato di «cercare con passione la verità». E sull'ambito incontro con Cristo, il Papa ha pronunciato uno dei passaggi più belli:«Carissimi giovani, l'amico che sempre accompagna la nostra coscienza è Gesù. Volete incontrare veramente il Signore Risorto? Ascoltate la sua parola, che è Vangelo di salvezza! Cercate la giustizia, rinnovando il modo di vivere, per costruire un mondo più umano! Servite il povero, testimoniando il bene che vorremmo sempre ricevere dal prossimo! Rimanete uniti con Gesù nell'Eucaristia. Adorate l'Eucarestia, fonte della vita eterna! Studiate, lavorate, amate secondo lo stile di Gesù, il Maestro buono che cammina sempre al nostro fianco».Un appello, dunque, a non relegare la fede nella sola sfera privata come tanti vorrebbero, ma a lasciarsi contagiare dal messaggio evangelico nella quotidianità. Ma il momento più intenso della veglia è stato quello dell'adorazione eucaristica, nel silenzio assordante rispettato da un milione di persone.Il Papa è tornato in Vaticano mentre i pellegrini hanno passato la notte a Tor Vergata e si sono risvegliati la mattina successiva con il giro in jeep del Pontefice tra sventolii di bandiere, cori e lanci di regali in sua direzione. Grande entusiasmo per Leone che sul palco ha prima scherzato dicendo «spero abbiate riposato un po'» e poi ha subito messo in chiaro quali erano le priorità dell'evento, ricordando: «Ora iniziamo la celebrazione che è il più grande dono che Cristo ci ha lasciato». Se sabato aveva citato Benedetto XVI, nell'omelia di ieri ha omaggiato il suo predecessore Francesco riprendendo un passaggio del discorso della Gmg di Lisbona ma non il discusso «Todos, todos, todos». «Non allarmiamoci se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti, desiderosi di senso e di futuro […]. Non siamo malati, siamo vivi!», ha detto Prevost citando Bergoglio.GESU' AL CENTROAnche l'omelia è stata fortemente cristocentrica ed ha ricordato che «la nostra speranza è Gesù» con l'invito a rimanere uniti a Lui coltivando la Sua amicizia con «la preghiera, l'adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa» sull'esempio dei futuri santi Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati. Leone ha chiesto ai giovani partecipanti di aspirare alla santità e poi li ha affidati alla Vergine per il ritorno a casa nei 146 Paesi di provenienza. Al termine della messa il pensiero di Prevost è andato ai «giovani di Gaza, dell'Ucraina, delle terre bagnate dal sangue provocato dai conflitti».Infine l'appuntamento con Seul fra due anni col tema «Abbiate coraggio!» per la prima Gmg da Papa.Il Giubileo dei giovani è stata senz'altro una bella prova della macchina organizzativa ecclesiastica ed in particolare del Dicastero per l'evangelizzazione guidato da monsignor Rino Fisichella, ma si è trasformato anche in un successo personale di Leone ed ha giovato anche della spinta d'entusiasmo per questo inizio di pontificato. Prevost ci è riuscito mettendosi di lato per lasciare che l'attenzione di tutti si concentrasse su Gesù-Eucaristia. I numeri testimoniano un effetto Leone: dagli Stati Uniti, infatti, suo Paese d'origine, sono arrivati oltre 10mila pellegrini mentre 25 anni fa erano stati appena 3000.Ma questo Giubileo dei giovani ci ha messo di fronte anche alla persistenza di un sentimento anticlericale da parte di una frangia minoritaria della società italiana a cui ha dato proprio tanto fastidio il rumore dei canti e delle preghiere delle comitive di giovani in giro per Roma, mentre perde la voce quando si tengono manifestazioni che talvolta sfociano in violenze e non tira fuori la «laicità dello Stato» per i cortei islamici con le donne separate dagli uomini. Una Chiesa debole e accondiscendente non fa paura ai suoi nemici, mentre le immagini della spianata stracolma di nuove generazioni di fedeli e un Papa che invita a fare «scelte radicali» come il matrimonio e l'ordinazione religiosa li terrorizzano. Bene così.Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Sentinella, la notte è finita" ricorda le parole di Giovanni Paolo II riprese da Leone nel giubileo dei giovani.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 agosto 2025:Quasi nessuno del milione di giovani che sabato e domenica si è dato appuntamento nella spianata di Tor Vergata per il Giubileo con Papa Leone XIV era ancora nato quando in quello stesso luogo, 25 anni prima, un altro Papa e altri giovani si ritrovarono per lo stesso motivo in occasione della Giornata mondiale della Gioventù e del Giubileo. Eppure, c'era nell'aria un filo invisibile capace di unire nel tempo e nello spazio quei due momenti.Il Giubileo dei giovani appena concluso ha ricevuto in eredità il ricordo di quella straordinaria veglia, che Papa Leone con grande umiltà ha citato; quella veglia che all'inizio del nuovo millennio stava proiettando quei giovani di allora verso il progetto della loro vita. Quel filo che si è intrecciato nei ricordi di chi allora c'era e oggi si è definitivamente sciolto con commozione nel vedere i propri figli calcare gli stessi passi terrosi sotto l'assolata piana romana di Tor Vergata.È una storia unica di genitori e figli, quella di Tor Vergata, una storia che solo la storia della Chiesa oggi può raccontare, unica istituzione rimasta nel putrido disfacimento attuale capace di trasmettere vita, parole, verità e ideali di generazione in generazione con la stessa forza e la medesima freschezza. Quei padri che allora appena ventenni hanno visto dopo 25 anni la realizzazione plastica di quelle parole di San Giovanni Paolo II riflesse negli occhi emozionati dei loro figli.Oggi quel Papa è proclamato santo a furor di popolo e oggi, forse soltanto oggi, i 2 milioni di giovani di Tor Vergata di allora hanno capito la potenza di quelle parole e compreso quanto quel discorso nel corso degli anni si sia incarnato nella storia. Chi di loro ha scelto la via del matrimonio, chi invece ha seguito la vocazione alla vita consacrata: tutti hanno compreso, consegnando ai loro figli le atmosfere di quel luogo, che il quarto di secolo appena trascorso agli occhi di Dio non è altro, giusto per citare proprio il salmo di ieri, «un turno di veglia nella notte».Perché la veglia si addice alle sentinelle e "sentinelle del mattino" è stata per tutti questi anni la definizione straordinariamente profetica che San Giovanni Paolo II, prendendo a prestito le parole di Isaia, affidò a quei ragazzi, usciti dal «secolo che muore dove i giovani venivano convocati per imparare a odiare» nell'accompagnarli per il futuro. «Non vi presterete ad essere strumenti di violenza, difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario, non vi rassegnerete, difenderete la vita, vi sforzerete con ogni vostra energ
VIDEO: Il diavolo esiste ➜ https://www.youtube.com/watch?v=djJW7SimUpM&list=PLpFpqNiJy93vpo09XwkVtUp8W-0qcHkloTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8220DIMENTICANDO IL DIAVOLO SI NEGA ANCHE LA REDENZIONE di Stefano Chiappalone Il diavolo esiste, lo affermano la Scrittura e la tradizione della Chiesa, nonché l'esperienza di chi lo combatte sul campo, l'esorcista domenicano François Dermine, che ha concluso la Giornata della Bussola Toscana con un seguitissimo intervento sulla demonologia prolungato dalle numerose domande del pubblico, a ulteriore smentita di chi la vorrebbe "superata". Ci siamo ritagliati un momento di pausa nell'intensa giornata per una breve intervista a padre Dermine, che ha risposto con chiarezza cristallina - e un tocco di garbata ironia: «è la polvere, non è il demonio», commenta scherzosamente quando viene colto da uno starnuto. L'esorcista va dritto al punto: negare l'esistenza del diavolo significa negare anche il mistero della salvezza. E invita a non sottovalutare l'azione più ordinaria ma più pericolosa: la tentazione.PADRE DERMINE, MOLTI NOSTRI CONTEMPORANEI SI CHIEDEREBBERO PERCHÉ PARLARE ANCORA DEL DIAVOLO NEL XXI SECOLO... Se non ne parliamo la vita cristiana e il mistero dell'Incarnazione, della Redenzione non hanno nessun senso, perché Gesù si è incarnato «per distruggere le opere del diavolo» (1 Gv 3,8). Questo è il senso dell'Incarnazione. Se non esiste il demonio non si può parlare di mistero di salvezza, perché esso si riferisce alla salvezza da un essere più forte di noi, che si chiama appunto il demonio. Altrimenti Gesù Cristo che è venuto a fare? Non ha più senso. Noi dobbiamo essere salvati dalle opere del demonio. Ma se non esiste, non sappiamo da che cosa dovremmo più essere salvati: mistero di salvezza, da che cosa?Se non si parla del demonio e degli angeli - quindi buoni e cattivi che siano - trascuriamo la fetta del creato più consistente in assoluto, cioè gli esseri angelici (buoni e cattivi). Mentre gli esseri umani per esistere hanno bisogno di uno spazio e quindi non possono essere creati in modo infinito da Dio, il problema non si pone per gli angeli che sono dei puri spiriti e quindi Dio ne può creare finché vuole. Lo scopo della creazione è creare il maggior numero possibile di persone che potranno diventare beate per l'eternità e Dio a questo ci tiene, per cui crea, crea, ma non può creare degli esseri umani come può creare degli angeli: non c'è posto qui sulla Terra. Se gli esseri umani fossero numerosi quanto lo sono gli angeli, noi saremmo stipati l'uno accanto all'altro.LEWIS CHE DICEVA CHE IL DIAVOLO HA DUE MODI PER INGANNARCI, UNO È DI FAR CREDERE CHE NON ESISTE E L'ALTRO È DI FARCI CREDERE TROPPO E DI FARNE PARLARE IN MANIERA MORBOSA. NON VALE FORSE ANCHE PER GLI ANGELI BUONI, QUANDO VENGONO FATTI OGGETTO DI UN APPROCCIO DEFORMATO, IN SENSO NEW AGE?Sì, certo il New Age ha stravolto l'angelologia a suo favore e senz'altro questo rappresenta un pericolo, che però è abbastanza recente. Questa "prudenza" che si dovrebbe avere a causa dell'invasione di campo da parte del New Age è recente e non ci deve spingere a trascurare appunto un aspetto importante della cosmologia - perché, ripeto, se vengono a mancare gli angeli manca la fetta principale del creato - e tutt'altro che superfluo dal punto di vista della vita cristiana.E RIGUARDO AGLI ANGELI CATTIVI, PERCHÉ SI RISCONTRA UN INTERESSE MALATO VERSO DI LORO? PER ESEMPIO QUANDO SI SENTE PARLARE DI SEDUTE SPIRITICHE O DI FATTI DI CRONACA IN CUI C'ENTRA IL SATANISMO...Senz'altro perché la figura del demonio attira e soprattutto i perversi hanno bisogno di un loro "santo patrono" - scusi l'espressione - quindi il più rappresentativo è Satana che si è ribellato contro Dio e che pur di fare di testa sua ha rifiutato la beatitudine eterna. Satana è il ribelle per eccellenza e allora fa comodo a chi ricerca figure del genere per dare consistenza alle proprie scelte.VENENDO AL SUO SPECIFICO MINISTERO DI ESORCISTA, QUALI SONO I DANNI PEGGIORI CHE INFLIGGE IL DEMONIO?L'esorcista si occupa dell'azione straordinaria del demonio, che se la prende con l'essere umano in maniera violenta, cosa che non fa abitualmente, poiché di solito agisce in una maniera molto più pericolosa che si chiama tentazione. Non dobbiamo esagerare l'azione straordinaria rischiando di sottovalutare la tentazione: mentre una persona vessata duramente, anche addirittura posseduta può salvarsi - un posseduto può salvarsi -, invece un peccatore che asseconda la tentazione non può salvarsi e allora stiamo attenti a non dare troppa attenzione, troppo peso all'azione straordinaria del demonio, che proprio perché straordinaria rischia di abbagliarci e di farci trascurare l'azione ordinaria.E QUINDI CI FAREBBE ILLUDERE CHE INVECE SU DI NOI NON HA POTERE... QUALI SONO I MEZZI ORDINARI PER DIFENDERSI, APPUNTO, DA QUESTA AZIONE ORDINARIA?Consistono nel tendere alla santità, nel tendere a Dio e al prossimo. E la confessione.UN'ULTIMA DOMANDA PENSANDO AL NOME SCELTO DAL NUOVO PONTEFICE. FU LEONE XIII A VOLERE LA PREGHIERA A SAN MICHELE DOPO UNA VISIONE DI ROMA INFESTATA DAI DIAVOLI CHE MINACCIAVANO LA CHIESA E IL MONDO. È ANCORA ATTUALE QUELLA PREGHIERA?A me è dispiaciuto molto che sia stata soppressa. In passato la si recitava dopo ogni Messa. Ho conosciuto quel periodo lì, era una ottima forma di protezione e di affidamento a Dio.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8221MINUTELLA SI AUTOPROCLAMA ''GRANDE PRELATO'' INVIATO DA DIO COME SUCCESSORE DI BENEDETTO XVIIl tempo è maturo: Alessandro Minutella è ufficialmente l'inviato dal Cielo che il mondo stava attendendo da secoli. O almeno così dice.Erano mesi che l'ex prete palermitano annunciava il grande evento apocalittico di Monza, svoltosi ieri nel palazzetto dello sport "Opiquad Arena" (riempito per un terzo).Un pomeriggio domenicale da usare come modello di quando il fanatismo prende il sopravvento sulla fede e l'irrazionalità travalica l'ambito della religione.Questo è il motivo per cui ci interessano tali fenomeni e per cui ne parliamo, consapevoli di essere gli unici a farlo.Un uomo palermitano di 52 anni ha inventato di sana pianta la figura biblica e profetica del Grande Prelato, parlandone per anni e gradualmente ammiccando con sempre più intensità la possibilità di essere lui stesso.Così, quando il "Piccolo resto cattolico", il nome del gruppo creato da Minutella, ha iniziato a essere colpito dagli scismi interni, l'ex prete siciliano ha convinto altri preti scomunicati a proclamarlo come tale. Titolo che implica anche l'essere successore di Benedetto XVI.CHI È ALESSANDRO MINUTELLA, NEO GRANDE PRELATOMa innanzitutto, chi è Alessandro Minutella?Si tratta di un ex sacerdote palermitano, noto per essere diventato il volto più radicale e controverso del tradizionalismo cattolico italiano.Ordinato nel 1999, Minutella ha esercitato per anni il ministero sacerdotale nella diocesi di Palermo assumendo gradualmente posizioni sempre più critiche nei confronti della Chiesa postconciliare, fino ad arrivare alla completa rottura con l'autorità ecclesiastica.A partire dal pontificato di Papa Francesco, il sacerdote ha creduto alle castronerie del giornalista Andrea Cionci sulla falsa abdicazione di Ratzinger, cominciando a parlare apertamente di "falsa chiesa" e accusando Bergoglio di eresia e invalidità.In parallelo, pur rivendicando di avanzare con la "sola forza del Vangelo e senza mezzi umani" ha sviluppato tramite un'ossessiva presenza sui social network un culto attorno alla sua persona, costituendo un gruppo di seguaci chiamato "Piccolo Resto cattolico".Proclamandosi veggente e inventandosi locuzioni divine, ha promesso loro di custodire la vera fede in attesa del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.Nel 2018 è stato ufficialmente scomunicato dalla Chiesa cattolica per scisma ed eresia. Nel 2022 è stato dimesso dallo stato clericale.Nonostante ciò, continua a celebrare messe in rito tridentino, organizzare eventi in tutta Italia e mantenere una massiccia presenza mediatica attraverso Facebook e YouTube, dai quali la sua setta (come altro chiamarla?) dipende quasi totalmente. CHI È IL GRANDE PRELATO E COSA SIGNIFICAE ora veniamo al "Grande Prelato", chi è?Si tratta di una figura inventata da Minutella sulla base di antiche visioni e apparizioni private, opportunamente manipolate.Il Grande Prelato, sostiene in un video assieme a Cionci, è un personaggio divino che ricostruirà la gerarchia sacerdotale e la Chiesa intera nei tempi dell'apostasia. Lo stesso Minutella ha elencato alcune circostanze storiche in cui si parlerebbe di questo Salvatore (in particolare legate a Madre Mariana Francisca de Jesús Torres, Amadio da Firenze, Anna Katharina Emmerick e Dolindo Ruotolo).La fonte principale? I suoi stessi libri, freneticamente sponsorizzati parallelamente al codice Iban.Minutella ha cominciato a parlare del Grande Prelato circa tre anni fa, prevedendo già il corso degli eventi e preparando il terreno alla sua (auto)proclamazione avvenuta ieri.Nelle sue strabordanti omelie ha sostenuto che il "Grande Prelato" «unirà i cristiani d'Oriente e d'Occidente», «spingerà gli ebrei a convertirsi», e, «immerso nel soprannaturale», il Grande Prelato «avrà tutte le caratteristiche: pastore, martire, teologo, predicatore, annunciatore evangelico, missionario».Se prima diceva che il Grande Prelato «sarà eletto con un'elezione miracolosa», nel tempo ha alzato gradualmente il tiro, sparandola sempre più grossa: «Il Grande Prelato è inviato da Dio, non semplicemente eletto» e «potrebbe essere una figura ancora più clamorosa di Pietro e di tutti i Pietro messi assieme».Nel 2022, già pensando a se stesso, precisò che «il Grande Prelato, col suo fascino, col suo carisma per il modo con cui parlerà di Cristo e delle verità della fede riuscirà a riacchiappare e ad accattivarsi l'attenzione delle masse cristiane».Ha quindi sostenuto che addirittura Benedetto XVI si sarebbe rivolto al "Grande Prelato" nel saluto ai cardinali il 28/02/2013, quando giurò obbedienza al suo successore. Peccato che Minutella ometta di dire che in quell'occasione Ratzinger specificò che il futuro Papa a cui prestava obbedienza si trovava tra i presenti davanti a lui quel giorno.«Il Grande Prelato», ha detto ancora Alessandro Minutella, «da quando è nato vive, non come tutti gli altri, ma inzuppato nel mistero di Dio, immerso nel soprannaturale con cose inaudite che solo lui racconterà quando la missione terminerà». COME MINUTELLA SI È FATTO PROCLAMARE GRANDE PRELATOCome già detto, il lento convincimento operato da Minutella nei confronti del "Piccolo resto" di essere il successore di Benedetto XVI è cominciato da tempo.Già nel 2023, in un video intitolato "Don Minutella è il Grande Prelato?", metteva in bocca ai suoi seguaci il sospetto che lui fosse il Grande Prelato, fingendo di respingere con umiltà questo onore: «Mah non so, sarei il primo a fuggire se così fosse». Si è visto come è fuggito.Successivamente ha ammiccato al fatto che «se per altro fossi io il Grande Prelato, è un ruolo che già svolgo tutto sommato». Aggiungendo, pochi mesi dopo: «Se non sono io il Grande Prelato l'ho anticipato nella migliore maniera».Progressivamente Minutella è diventato sempre più esplicito: «Il Grande Prelato? E' probabile che sia io. Credo di essere io».L'opera di convincimento è stata potenziata anche di fronte ai crescenti malumori interni sulla sua evidente auto-sponsorizzazione: «Vorrei porre una questione provocatoria», ha sbottato in un video del 2024, esasperato dalla polemiche e dagli abbandoni. «Ma perché non potrei esserlo? Non lo sono, state tutti tranquilli, va bene! Ma perché non potrei esserlo, a tutti i costi? Chi lo ha stabilito? Lo hanno stabilito quelli che se ne sono andati?».Sempre nel 2024 ha fatto in modo che si presentasse la sua candidatura a Grande Prelato facendola passare come «volontà di Dio». Su tale candidatura si è ufficializzata la spaccatura con l'ex sodale Andrea Cionci, di cui abbiamo già parlato recentemente.Le contraddizioni di Minutella sono infinite, ma mettersi ad elencarle sembra davvero come sparare sulla Croce Rossa.Per pura curiosità ci soffermiamo solo sul fantomatico identikit del Grande Prelato emerso mettendo assieme alla rinfusa varie visioni private dei secoli scorsi. Chiunque capisce che tale figura non c'entra nulla con Minutella.Se si presta fede a quanto lui stesso estrapola dagli ambigui scritti del poeta Clemens Brentano relativi alle estasi della beata Emmerick (i testi a lei attribuiti furono scartati nel 2004 come "non autentici" durante il processo di beatificazione), si parla di un personaggio proveniente "non lontano da Roma" e di "stirpe reale".Minutella ha talmente compreso queste contraddizioni che più volte ha provato a "correggerle" per potersi auto-identificare ugualmente con la presunta visione della Emmerick.In un video piuttosto comico del 2023 usa il noto effetto della preterizione, cioè finge di negare per affermare, e sostiene: «Penso di non essere il Grande Prelato, anche se sono vestito di rosso, questo lo devo dire, la talare ce l'ho custodita. Vengo da sotto Roma, ho 50 anni la settimana prossima, non sono nobile... ma insomma qualcosa può anche sfuggire eh!».Da notare la manipolazione nella manipolazione: il provenire "non lontano da Roma", secondo quanto il poeta Brentano avrebbe trascritto relativamente alle visioni della Emmerick, viene da lui trasformato nel "provenire sotto Roma". Minutella evidentemente sa che la Sicilia si trova a oltre 900 km di distanza da Roma!Questo è il vortice a cui sono sottoposti da anni gli ingenui membri del "Piccolo resto cattolico".MINUTELLA E LA NOMINA A GRANDE PRELATO A MONZAE finalmente arriviamo a ieri pomeriggio.Il grande evento "divino, miracoloso e apocalittico", preannunciato da veggenti di ogni tipo nel corso dei secoli, si è svolto nel piccolo palazzetto sportivo di Monza. Capienza 4.500 posti, presenti poco più di 1.500 persone.Minutella è riuscito a farsi eleggere dai preti scomunicati del "Sodalizio" come "Grande Prelato".Presenti sul palco, a fianco di Minutella, si riconoscono Enrico Bernasconi, Pietro Follador, Ramon Guidetti, Johannes Lehrner più -per fare numero- un sedicente diacono (dopo l'elezione di Minutella gli si è inginocchiato di fronte in segno di adorazione). Una donna vestita da suora aveva il compito di registrare i video sul palco.A prendere la parola è stato Bernasconi che, a nome del "Sodalizio", ha annunciato in modo solenne che «tutti coloro che non respingono il magistero pseudo-apostata di Bergoglio e Prevost sono allo stesso modo scomunicati, ovvero fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica».Ha quindi aggiunto che «Alessandro Maria Minutella è la guida già annunci
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8216I MIRACOLI DELLA MADONNA A HIROSHIMA E NAGASAKI di Roberto de Mattei Ottant'anni fa, si concludeva la Seconda guerra mondiale. Dopo la resa della Germania nazista, l'8 maggio 1945, gli Stati Uniti erano ancora in guerra con il Giappone. La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8.15, l'aeronautica americana sganciò una bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto, un'altra bomba esplose su Nagasaki. Le due città furono ridotte a cumuli di macerie. Il numero totale delle vittime fu stimato attorno a 200.000 quasi esclusivamente civili. L'imperatore Hiro Hito, il 14 agosto, accettò la resa incondizionata del Giappone.Le autorità politiche e militari degli Stati Uniti affermarono che questa strage era servita ad abbreviare il conflitto, risparmiando le vite di un gran numero di soldati americani e giapponesi, che sarebbero morti, se le operazioni militari si fossero prolungate. Eppure sarebbe bastato far esplodere la bomba esclusivamente su un obiettivo militare, per dimostrare in maniera spettacolare la potenza della bomba senza fare strage di tanti innocenti. La Convenzione dell'Aja del 1907 sulle leggi e gli usi della guerra, vigente all'epoca, recitava all'articolo 25: "È vietato attaccare o bombardare, con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o edifici che non siano difesi". Ma già queste regole erano state violate da una parte e dall'altra dei belligeranti, rendendo immorali molte azioni belliche del Secondo conflitto mondiale.La bomba atomica era, e rimane, l'ordigno più devastante che mente umana possa concepire.Le testate nucleari di Hiroshima e Nagasaki erano rispettivamente di 15 e 20 chilotoni. Quelle odierne (americane, russe e cinesi) sono da 5 a 10 volte più forti, se sono usate come armi tattiche, mentre le bombe strategiche possono essere decine o centinaia di volte più potenti.LA BOMBA NUCLEARE È MENO GRAVE DI UN SINGOLO PECCATO GRAVEEppure, secondo la dottrina cattolica, per quanto terribile, la bomba nucleare è meno grave di un singolo peccato grave. La ragione, come spiega san Tommaso d'Aquino è che "il peccato mortale è un male immenso, secondo la sua specie; esso supera ogni danno corporale, persino la corruzione dell'intero universo materiale" (Summa Theologiae, I-II, q. 73, a. 8, ad 3). Il male fisico può anche avere un ruolo nella Provvidenza divina e servire a un bene più grande, ma un solo peccato mortale è peggiore di tutti i mali fisici dell'universo messi insieme, perché è un'offesa diretta e volontaria a Dio, che causa la perdita eterna dell'anima e il bene dell'anima è infinitamente superiore a quello del corpo (Summa Theologiae, II-II, q. 26, a. 3).Ad Hiroshima, come a Nagasaki, accaddero tuttavia alcuni episodi che ci ricordano come l'amore di Dio è più forte della morte e può proteggerci da ogni male. Ad Hiroshima nel 1945 esisteva una piccola comunità di padri gesuiti tedeschi, che viveva presso la casa parrocchiale della chiesa di Nostra Signora dell'Assunzione, distante solo otto isolati dall'epicentro dell'esplosione della bomba nucleare. Uno di questi gesuiti, il padre Hubert Schiffer (1915-1982), racconta che era stata appena celebrata la Messa, e si erano recati a fare colazione, quando cadde la bomba: "Improvvisamente, una terrificante esplosione riempì l'aria come di una tempesta di fuoco. Una forza invisibile mi tolse dalla sedia, mi scagliò attraverso l'aria, mi sbalzò, mi buttò, mi fece volteggiare come una foglia in una raffica di vento d'autunno". Per un giorno intero i quattro gesuiti furono avvolti in un inferno di fuoco, di fumo e di nubi tossiche, ma nessuno di loro fu contaminato dalle radiazioni, e la loro parrocchia rimase in piedi, mentre tutte le altre case intorno furono distrutte e nessuno sopravvisse. Quando i religiosi furono soccorsi i medici notarono con stupore che i loro corpi sembravano immuni da radiazioni o da qualsiasi effetto dannoso dell'esplosione. Padre Schiffer, visse per altri 37 anni in buona salute, e partecipò al Congresso Eucaristico tenutosi a Philadelphia nel 1976. In quella data, tutti i membri della comunità di Hiroshima erano ancora in vita. Dal giorno in cui le bombe caddero, i gesuiti superstiti furono esaminati più di 200 volte dagli scienziati, senza giungere ad alcuna conclusione, se non che la loro sopravvivenza all'esplosione fu un evento inspiegabile per la scienza umana.LA MADONNA DI FATIMAI gesuiti attribuirono la loro salvezza alla Madonna di Fatima, che veneravano, recitando il rosario ogni giorno. "Come missionari abbiamo voluto vivere nel nostro paese il messaggio della Madonna di Fatima e perciò abbiamo pregato tutti i giorni il Rosario", attestò il padre Schiffer. Un miracolo simile avvenne anche a Nagasaki. In questa città, vi era il convento francescano "Mugenzai no Sono" (Giardino dell'Immacolata), fondato da san Massimiliano Kolbe. Con lo scoppio della bomba atomica, anche questo convento rimase illeso come accadde a Hiroshima con la casa dei gesuiti. I francescani di Nagasaki veneravano l'Immacolata e diffondevano il messaggio di Fatima. Padre Kolbe, l'apostolo dell'Immacolata, era morto il 14 agosto 1941 ad Auschwitz.Questi episodi ci confermano una grande verità: non bisogna avere paura della bomba nucleare, ma del disordine morale che affligge l'umanità. Il peccato è l'unica ragione dei mali fisici che ci inondano perché, come dice san Paolo è attraverso il peccato che la sofferenza e la morte è entrata nel mondo (Rm 5,12). Ma la preghiera vince il male e la Madonna a Fatima ha insegnato che l'arma per eccellenza del combattente cristiano è il Santo Rosario. In un'intervista del 26 dicembre 1957 al padre Agostino Fuentes, suor Lucia, una delle veggenti di Fatima, disse: «La punizione del Cielo è imminente. [...]. Dio ha deciso di dare al mondo gli ultimi due rimedi contro il male, che sono il Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Non ce ne saranno altri (...). Non esiste problema, per quanto difficile, di natura materiale o specialmente spirituale, nella vita privata di ognuno di noi o nella vita dei popoli e delle nazioni, che non possa essere risolto dalla preghiera del Santo Rosario".È vero dunque che la preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8210CACCIATI VIA I SACERDOTI NON IN LINEA CON LO STILE DEL VESCOVO di Andrea Zambrano «Non in linea con lo stile pastorale della diocesi». È con questa risibile motivazione che il vescovo di Torino Roberto Repole ha interrotto la convenzione che la Chiesa di Torino aveva da molti anni con i sacerdoti dell'Istituto del Verbo Incarnato (IVE). Non ha chiesto alla Congregazione, commissariata per motivi che esulano dal caso in questione, di avere altri sacerdoti, ma ha chiuso sic et simpliciter un'esperienza che a detta dei numerosi fedeli delle parrocchie di Maria Madre della Chiesa e del beato Piergiorgio Frassati, era fruttuosa in termini di vita spirituale. Anzi, più che fruttuosa.«Da quando sono arrivati i Padri dell'IVE - ha spiegato alla Bussola uno dei parrocchiani, Piergiorgio Ferrero - ho visto la mia Parrocchia rinascere. Maggior afflusso alla Messa, asilo con bambini entusiasti, scuola parentale, oratorio, famiglie lontane si sono riavvicinate alla fede, aumento delle confessioni con disponibilità quotidiana, adorazione quotidiana e venerdì tutto il giorno, Rosario quotidiano, formazione alle famiglie, Chiesa sempre aperta, esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola, gruppo pensionati, centro di ascolto, visita settimanale agli ammalati gravi, formazione alla Consacrazione a Maria secondo S. Luigi Grignion de Montfort, formazione settimanale dei giovani adolescenti, universitari e lavoratori, 10 vocazioni più 60 nell'Ordine Terziario. Quante altre Parrocchie hanno dato gli stessi frutti?».Effettivamente è una domanda che non ha nulla di retorico. Il caso di Torino ha dell'eclatante e mostra bene come in nome di una ideologia progressista non ci si faccia scrupolo a distruggere il bello che nasce. Da quanto risulta alla Bussola, infatti, un gruppo di laici iper-progressisti ha cominciato ad attaccare i sacerdoti e l'arcivescovo ha obbedito senza colpo ferire all'ordine di mandarli via impartitogli da qualche monsignore di curia stranamente zelante.LA PROTESTA DEI FEDELIInfatti, quando nei giorni scorsi si è svolta un'affollata e agguerrita assemblea parrocchiale nelle due chiese, i fedeli si sono sentiti rispondere da un emissario di curia queste testuali parole: «Perché non sono in sintonia con il Vescovo. Quando abbiamo chiesto perché non erano in sintonia non ci hanno risposto, facendoci infuriare, ovviamente», ha spiegato Ferrero.La protesta dei fedeli non finisce qui, ma da qualche giorno è attiva su internet, dove è stata aperta una petizione on line volta proprio a chiedere al cardinale Repole di ripensarci. «Al momento siamo già ad un migliaio di firme di parrocchiani. Inoltre, abbiamo inviato molte testimonianze alla mail dell'Arcivescovado».Nel sito c'è la possibilità di firmare a favore dei tre sacerdoti dell'IVE, i quali, hanno incassato obtorto collo la decisione di Repole e si prepareranno dunque a fare le valige. Anche pubblicamente non hanno intenzione di sollevare polveroni, fedeli alla consegna tipica di molte Congregazioni di andarsene in punta di piedi così come si era arrivati. Ma l'amarezza è palpabile, anche perché non ci sono delle accuse specifiche rivolte a loro, ma solo una generica presa di distanza dal loro stile.Lo stile ecclesiale, appunto. Questo misterioso ircocervo capace di polarizzare le comunità e creare delle vere e proprie ferite tra i parrocchiani mentre tutto intorno deve per forza parlare di comunione e di unità. Di solito parla di "stile ecclesiale" chi non ha altri argomenti di fronte all'evidenza.LA SANA DOTTRINA CATTOLICA«I Padri IVE celebrano regolarmente la Messa in Novus Ordo. Mai una parola contro il Papa - conclude Ferrero -. Mai una parola contro Il Concilio Vaticano II. Catechesi senza mai una virgola al di fuori del Catechismo, quello ultimo di Ratzinger. Allora perché non in sintonia? Perché indossano la talare? Perché recitano la preghiera a S. Michele Arcangelo di Leone XIII alla fine della Messa e perché San Michele gli dà così fastidio? Perché predicano i Novissimi (morte, giudizio, inferno e Paradiso) ormai dimenticati nella predicazione? Perché i fedeli chiedono la Comunione nella bocca? Perché sono poco ecologici e si dimenticano di predicare la raccolta differenziata? Perché non mettono la bandiera arcobaleno davanti alla Chiesa? Perché sono poco aperti al dialogo interreligioso e non mandano i bambini a pregare in moschea come è successo a Treviso? Perché sono troppo concentrati nella salvezza eterna delle anime? Non ci è dato di saperlo».Ma è evidente che tutti questi aspetti, che pure fanno parte della sana dottrina cattolica, oggi sono visti con fastidio da certi vescovi, e soprattutto se tutto questo non fa altro che attirare a sé famiglie, giovani e nuove vocazioni.Del resto, non era stato Papa Francesco ad aver più volte espresso i suoi dubbi su tutte quelle realtà che crescevano troppo in devozione, adombrando che avessero qualcosa di sbagliato da nascondere? In fondo Repole non fa altro che adeguarsi a quelle che sono le linee guida del pontificato scorso. C'è solo da sperare che col nuovo pontificato di Leone XIV queste "linee guida ammazza parrocchie" siano presto cancellate.Nota di BastaBugie: Francesco Agnoli nell'articolo seguente dal titolo "Via l'IVE da Torino? Il popolo di Dio non ci sta" racconta che i sacerdoti sono pronti all'obbedienza, ma i fedeli non si rassegnano a una scelta "divisiva" da parte della diocesi. La vicenda potrebbe concludersi ben diversamente, con un messaggio di pacificazione e unità, parole chiave del nuovo pontificato.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 giugno 2025:La vicenda che riguarda le due comunità cattoliche di Torino affidate ai sacerdoti dell'Istituto del Verbo Incarnato (IVE) che dovranno lasciarle - raccontata su questo giornale da Andrea Zambrano - ha fatto giustamente il giro del web, sollevando scoramento, delusione ed anche rabbia. Conoscendo la storia da vicino, mi sento chiamato ad intervenire, non senza provare ad inquadrare questo specifico fatto nella vita generale della Chiesa di oggi.Veniamo da un tempo di grandi tribolazioni e di forti lacerazioni. I signori cardinali, nelle congregazioni generali, hanno ripetuto quasi all'unisono di sentire un'esigenza che papa Leone XIV sta accogliendo con tutto il suo cuore: è il tempo della misericordia, è il momento di ricucire gli innumerevoli strappi che sono stati fatti in questi anni da chi ha applicato l'ideologia all'interno della chiesa: tu sei indietrista, tu sei troppo tradizionale, tu sei pelagiano, tu sei qui, tu sei lì... Anatemi e scomuniche, una dopo l'altra, in mezzo a discorsi sull'inclusione, l'apertura, la sinodalità. Una scissione totale tra realtà e parole, tra azioni e prediche.Quanti sacerdoti, un tempo stimati, e persino quanti ordini religiosi, sono stati perseguitati in questo modo, senza accuse specifiche, senza aver commesso alcuna colpa, ma perché rei di non essere "in sintonia" con questa o quella opinione del loro superiore.Se un tempo vigeva il detto in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas, oggi non si sa più cosa sia l'unità sull'essenziale, non si accettano dubbi di alcun genere, e la carità è calpestata come avviene nella vita politica, dove la contrapposizione e la guerra sono la norma, non solo tra partiti diversi, ma anche tra correnti di uno stesso partito. Ma la Chiesa non è un piccolo partito litigioso, non può essere questo! Parlando alla Curia, ai cardinali, al clero di Roma, Leone XIV invita proprio ad una vera fraternità in Cristo: il suo motto, «In Illo uno unum», significa che «nell'unico Cristo siamo uno». Solo così, come testimoni di una Verità salvifica, nell'amore fraterno, la Chiesa può davvero cambiare il mondo, ed essere "credibile".Personalmente ho conosciuto piuttosto bene i padri che guidano le chiese Maria Madre della Chiesa e Beato Pier Giorgio Frassati e li ho visti in azione con le loro comunità: tanti giovani, tanto entusiasmo, preghiera, giochi, canti, amicizia... Ho visto dei Giovanni Bosco sorridenti e premurosi, attenti alle esigenze spirituali e materiali dei loro parrocchiani. Se l'albero si vede dai frutti, quelle due parrocchie torinesi sono vigne che hanno prodotto e producono frutti abbondanti, oasi di pace e di fraternità nella fede in Cristo, in un tempo di languore e solitudine.«I padri sono pronti all'obbedienza, come sempre, ma siamo noi che non ci rassegniamo», mi ha confidato uno dei fedeli, «per il semplice fatto che si abbandona un gregge, numeroso e motivato, lasciandolo senza pastori. Perché scandalizzare così tanta gente che è tornata alla fede grazie a questi padri, o altri che si sono avvicinati da poco e stanno intraprendendo un percorso che, in questo modo, verrebbe brutalmente troncato? E perché fare una scelta così divisiva e dura, senza neppure ascoltarci, senza dare una sola motivazione vera, grave, oggettiva? Le pseudo-spiegazioni che ci sono state fornite, con imbarazzato, ci hanno indignato».Nel suo racconto, come in quello di molti altri, c'è un senso di scoramento e l'impressione che dietro l'accusa generica (mancanza di sintonia con la diocesi), si celino anche divergenze di opinioni con questo o quel personaggio locale, ma anche, e forse soprattutto, gelosie ed invidie, non rare tra gli stessi pastori, di cui il cardinal Repole potrebbe non essere a conoscenza.«Da quello che ho potuto capire», mi dice un altro fedele, che sta organizzandosi con un gruppo consistente di persone per farne sentire la voce, «il vescovo Repole non è il vero autore di q
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8167LEONE XIV ANDRA' A NICEA PER RICORDARE IL CONCILIO DI 1700 ANNI FA di Roberto de Mattei Nella sua omelia per l'intronizzazione del 18 maggio, papa Leone XIV, ha fatto più volte appello all'unità della Chiesa. Il Papa è consapevole infatti dell'esistenza di forti contrasti interni, che si sono aggravati sotto il pontificato di Francesco e potrebbero esplodere in maniera lacerante.La Chiesa ha conosciuto al suo interno, fin dalla sua nascita, divisioni che si sono trasformate in scismi ed eresie. Il 20 maggio 2025 è il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea, dove l'Imperatore Costantino convocò un'assemblea dei vescovi cristiani di tutto il mondo, per far fronte ad un'eresia che minacciava l'unità della Chiesa e del nascente Impero cristiano. Questa eresia fu l'arianesimo, che prese il nome dal suo fondatore, il prete Ario, predicatore nella città patriarcale di Alessandria. Ario affermava che il Verbo, seconda Persona della Santissima Trinità, non è uguale al Padre, ma creato da lui, come termine medio tra Dio e l'uomo, e quindi di sostanza diversa da quella divina del Padre. Questa teoria colpiva al cuore il Mistero trinitario, scardinando le basi stesse della fede. Il concilio convocato da Costantino si svolse a Nicea, una città della Bitinia, oggi in Turchia, dove convennero i rappresentanti della Cristianità da tutto il mondo conosciuto, circa trecento.Lo storico Eusebio scrive che "il fiore dei ministri di Dio arrivò da tutta Europa, dalla Libia e dall'Asia". Si vedevano uomini celebri: i taumaturghi Spiridione e Giacomo di Nisibe, i quali, si diceva, avessero risuscitato dei morti; i confessori della fede egiziani, Potamone d'Eraclea e Pafnuzio della Tebaide, i quali avevano ambedue perduto un occhio nella persecuzione di Massimo, ed anche Paolo di Neocesarea che aveva le mani bruciate dai ferri ardenti che l Licinio gli aveva fatto applicare. Papa Silvestro II, che non aveva potuto recarsi al concilio per la sua età avanzata, vi si fece rappresentare da due chierici romani, Vito e Vincenzo.DUE TENDENZE INCONCILIABILIDieci anni prima per la maggior parte di essi, la vita era ancora impossibile, la minaccia era perpetua; ora il fasto dei palazzi, la maestà delle cerimonie, la guardia d'onore che presentava le armi ai dignitari cristiani, offriva uno spettacolo che nessuno avrebbe mai immaginato.Cominciarono le discussioni, sotto la presidenza di Costantino. Nell'aula si scontravano due tendenze inconciliabili, rappresentate da due uomini che non erano vescovi, ma consiglieri dei padri conciliari: l'eretico Ario, che guidava dietro le quinte il gruppo dei suoi partigiani e Atanasio l'indomabile organizzatore della resistenza dei cattolici ortodossi.I partigiani, più o meno dichiarati di Ario, ricorda lo storico francese Daniel Rops, usavano tutte le risorse della dialettica, ma il più profondo sentimento cristiano era contro di loro. Il diacono Atanasio presentava come pietra angolare del Cristianesimo il fatto irrecusabile della Redenzione. Ora la Redenzione ha senso solo se Dio stesso si fa uomo, se soffre, muore e risorge, se Cristo è vero Dio e vero uomo nello stesso tempo. Il Figlio non è una creatura; è sempre esistito; è sempre stato a lato del Padre, unito a Lui, distinto, ma inseparabile. Il Concilio, sotto l'influsso di Atanasio, adottò il termine homoousion che in latino fu tradotto con consubstantialem.Una nuova "regola di fede" era fissata, non diversa del primo "Credo" degli Apostoli, ma più esplicita, redatta in modo che l'errore non vi si potesse più introdurre. Questo testo è il Simbolo di Nicea, che si pronuncia la domenica nella Messa, quando davanti al popolo fedele, risuonano, le sue antiche, ma sempre esatte affermazioni: genitum non factum consubstantialem Patri: generato non creato, della sostanza del Padre.ARIO FU CONDANNATOLa schiacciante maggioranza dei Padri affermò che il Figlio è veramente Dio, consustanziale al Padre e Ario fu condannato. La questione ariana sembrava chiusa per sempre. Il Concilio di Nicea si chiuse dopo un mese, in un clima di trionfo il 25 agosto del 325. Ma i Padri si erano appena allontanati, quando tre di essi, fra cui Eusebio di Nicomedia, ritirarono la loro firma. La questione riesplose con violenza, nello spazio di circa mezzo secolo.Il dogma dell'Incarnazione del Verbo fu attaccato in tutti i modi dai seguaci di Ario. Tra il "partito" intransigente di Atanasio e quello degli ariani si fece strada un "terzo partito", quello dei "semi-ariani", divisi a loro volta in varie sette, che riconoscevano una certa analogia tra il Padre e il Figlio, ma negavano che egli fosse "generato, non creato, della stessa sostanza del Padre", come affermava il Credo di Nicea. Il merito dei teologi del IV secolo, come sant'Atanasio e sant'Ilario fu di aver combattuto con intransigenza per salvaguardare la divinità di Cristo, nella quale consiste tutto il Cristianesimo. Se la Chiesa ha potuto sopravvivere attraverso una simile prova, uscendone non soltanto intatta, ma rinforzata, l'ha dovuto a una esigua legione di campioni della fede, che non si lasciarono scuotere né dagli intrighi, né dalle minacce, né dall'esilio, né dalla prigionia. Definiti fanatici dai loro avversari, essi testimoniarono con coraggio la fede cattolica.Benedetto XVI ha paragonato la crisi della fede dell'epoca attuale a quella del IV secolo e, utilizzando una metafora applicata da san Basilio agli anni del post-Concilio di Nicea, ha paragonato il nostro tempo ad una battaglia navale notturna nel mare in tempesta. Quest'immagine è certamente presente a papa Leone XIV, che nei prossimi mesi ha programmato un viaggio a Nicea, per commemorare il Concilio che riaffermò la fede cattolica, consentendo alla navicella della Chiesa, di non essere travolta dalla bufera. L'aiuto di Dio non mancò allora e non mancherà ai nostri giorni.
VIDEO: Leone XIV visita Genazzano ➜ https://www.youtube.com/watch?v=u93tDvapVDETESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8160PERCHE' LEONE XIV HA VISITATO SUBITO IL SANTUARIO DI GENAZZANO di Roberto de Mattei Nella sua prima uscita fuori Roma papa Leone XIV si è recato in un luogo poco noto ai più, ma molto caro ad alcuni devoti della Madonna: il Santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano.Genazzano è un borgo medievale, che fu feudo della famiglia Colonna, arroccato alle pendici dei monti Prenestini, a circa 45 km da Roma. Nel cuore di questo paesino dalle viuzze strette sorge un santuario, retto dai religiosi dell'Ordine di Sant'Agostino, dove si venera un'immagine della Vergine, la cui storia merita di essere conosciuta.Nel XV secolo il popolo albanese, guidato dalla leggendaria figura del principe Giorgio Castriota, detto Scanderberg (1405-1468), si difendeva con tutte le sue forze contro gli invasori musulmani. Ma dopo vent'anni di eroica resistenza contro Maometto II, il difensore della cristianità albanese, logorato dalle battaglie, morì il 17 gennaio 1468. Scanderberg era un grande devoto di un'antica icona della Madonna con il Bambino Gesù, conosciuta come "Santa Maria di Scutari". Scutari è una delle città più antiche dell'Albania, vicino al confine con il Montenegro. Il suo santuario era un centro di devozione a cui tutti ricorrevano e, grazie all'aiuto della Madonna di Scutari, Scanderberg era riuscito a trionfare su eserciti ben più forti del suo. Alla vigilia della sua morte, prima che Scutari e l'Albania cadessero nelle mani dei Turchi, accadde uno straordinario miracolo. La Madonna apparve in sogno a due suoi devoti soldati, a nome de Sclavis e Georgis, ai quali annunciò che la sua immagine avrebbe lasciato Scutari prima che il Paese perdesse la fede, chiedendo loro di seguirla. Mentre de Sclavis e Georgis pregavano davanti all'immagine, questa si staccò dal muro, e avvolta in una nuvola bianca si innalzò in aria e si diresse verso il mare. I due soldati, sorretti da mani angeliche, attraversarono con Lei il mare Adriatico.I NUMEROSISSIMI MIRACOLIQualche tempo prima, la Madonna era apparsa a una pia signora di Genazzano, Petruccia di Nocera, terziaria dell'ordine agostiniano, e le aveva ordinato di edificare un tempio che avrebbe dovuto accogliere una sua immagine, al momento opportuno. Petruccia, che è oggi è venerata come beata, impiegò le sue modeste sostanze per restaurare una chiesetta, dedicata alla Madre del Buon Consiglio, che versava in condizioni precarie.Il 25 aprile del 1467, durante la festa di san Marco, all'ora del Vespro, mentre le strade brulicavano di gente, la campana della chiesa in costruzione cominciò a suonare, senza apparente motivo. Tutti corsero sul posto e videro una nuvoletta bianca discendere dal Cielo e deporre lil dipinto della Madonna di Scutari su una parete della chiesa in costruzione. Poco dopo giunsero i due soldati albanesi, che dissero di aver seguito la Madonna fino a quel punto. La popolazione restò stupefatta, non solo per il prodigioso evento a cui assisté, ma anche per i numerosissimi miracoli realizzati dalla Beata Vergine Maria, che seguirono nello spazio di pochi anni. Tutti furono registrati da un notaio, e confermati da parte del Papa Paolo II, che inviò sul posto suoi legati ed ispettori. Negli atti notarili di Genazzano si conservano pure il nome di sei albanesi che, fra il 1468 e il 1500, si recarono nella cittadina laziale attestando che si trattava proprio della Madonna di Scutari, prodigiosamente scomparsa qualche anno prima.L'antica cappella venne ampliata e fu edificato un Santuario, dedicato a quella che venne chiamata la Madre del Buon Consiglio. L'icona miracolosa si trova ancora oggi nella cappella laterale sinistra, protetta da una cancellata in ferro battuto del XVII secolo. Si tratta di un dipinto su di un sottile strato di intonaco, che misura 31 cm di larghezza e 42,5 cm di altezza. Oltre alla traslazione, un secondo miracolo, tuttora verificabile, lo caratterizza. Il dipinto è come sospeso a un dito dal muro, senza essere fissato su esso (Raffaele Buonanno, Memorie Storiche della Immagine de Maria, SS. Del Buon Consiglio Che si venera in Genezzano, Tipografia dell'Immacolata, Napoli 1880, 20 ed., p. 44).LA CONSIGLIERA PER ECCELLENZANel corso dei secoli i Papi, da san Pio V a Leone XIII - che incluse l'invocazione Madre del Buon Consiglio nelle Litanie Lauretane - fino a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II, confermarono questa devozione, e con loro fu venerata da numerosi santi quali san Paolo della Croce, san Giovanni Bosco, sant'Alfonso Maria de' Liguori, san Luigi Orione. Uno dei più grandi devoti della Madonna del Buon Consiglio, nel XX secolo, è stato il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che da Lei ricevette una specialissima grazia: l'intima certezza di compiere la sua missione contro-rivoluzionaria. La Madonna di Genazzano aiuta in modo speciale coloro che nei momenti critici della loro vita hanno bisogno di certezze e di orientamento. La Madre del Buon Consiglio è la Consigliera per eccellenza, per mezzo della quale noi possiamo ottenere aiuto nelle prove, nelle incertezze e nelle difficoltà della nostra vita. Pregandola, ci si sente avvolti dal suo sguardo e la concessione delle sue grazie ci è assicurata dai singolari mutamenti cromatici e di fisionomia del suo volto.Papa Leone XIV che da cardinale, il 25 aprile 2024, ha celebrato nel Santuario la Messa in occasione della Festa della "Venuta" della Madre del Buon Consiglio, si è recato a Genazzano nel pomeriggio di sabato 10 maggio 2025 e ha ricordato di esservi stato diverse volte, da quasi 50 anni. La presenza della Madonna, ha aggiunto, è "un dono così grande" per il popolo della cittadina laziale, che da esso "deriva anche una grande responsabilità": "come la Madre mai abbandona i suoi figli, voi dovete essere anche fedeli alla Madre".Il suo richiamo vale per ogni cattolico, che in questi difficili frangenti della storia del mondo e della vita della Chiesa, si rivolge con fiducia alla Beata Vergine Maria, venerandola come Madre del Buon Consiglio.
VIDEO: Leone XIV spiega la scelta del nome ➜ https://www.youtube.com/watch?v=DVBKwYe5FOMTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8164IL PAPA HA SCELTO IL NOME ISPIRANDOSI A LEONE XIII E LA SUA RERUM NOVARUM di Germán Masserdotti Si può affermare che la Rerum novarum (5 maggio 1891) di Leone XIII sia un documento-modello, una dimostrazione di come dovrebbero essere redatti i documenti sociali della Chiesa. Questo per diversi motivi, uno dei quali vorrei evidenziare in questa nota.Nella sua enciclica, Leone XIII affronta la "questione sociale" dell'epoca: la questione operaia. Si potrebbe dire, usando un'espressione corrente, che essa è una occasione per la formulazione di una globale proposta di ordine sociale secondo il diritto naturale e cristiano. Riguardo alla questione del lavoro, Papa Pecci esamina i fondamenti naturali di un sano ordine economico, che poi collega all'ordine politico. In questo senso, tenendo conto del rapporto reciproco tra datori di lavoro e lavoratori - potremmo dire, datori di lavoro e dipendenti - il Papa fa riferimento al ruolo che deve svolgere lo Stato. Qui possiamo vedere quello che sarebbe poi stato illustrato più esplicitamente come principio di sussidiarietà, magistralmente affermato nella lettera enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931) di Pio XI.Veniamo quindi al punto centrale della questione. Uno dei motivi per cui la Rerum Novarum è un modello di documento sociale è che propone la civiltà cristiana come rimedio alla questione sociale. Si tratta di una costante del Magistero della Chiesa fino a una certa data, che qui non è il caso di precisare. Leone XIII fa riferimento all'argomento almeno due volte.GESÙ CRISTO È IL VERO PRINCIPIODopo aver giustificato la necessità del Magistero o Dottrina Sociale della Chiesa, Leone XIII afferma: «Basterà qui richiamare brevemente gli esempi degli antichi. Ricordiamo cose e fatti che non lasciano adito a dubbi: che la società umana fu rinnovata fin dalle sue fondamenta dai costumi cristiani; che, in virtù di questo rinnovamento, il genere umano fu spinto a cose migliori; anzi, fu tratto dalla morte alla vita e riempito di una perfezione così sublime, che nessun altro eguale esisteva nei tempi antichi né può essercene uno maggiore in futuro. Infine, che Gesù Cristo è il vero principio e il fine di questi benefici e che, poiché sono proceduti da Lui, tutti devono essere riferiti a Lui. Avendo ricevuto la luce del Vangelo e avendo fatto conoscere al mondo intero il grande mistero dell'incarnazione del Verbo e della redenzione degli uomini, la vita di Gesù Cristo, Dio e uomo, penetrò tutte le genti e le permeò tutte con la sua fede, i suoi precetti e le sue leggi. Pertanto, se la società umana deve essere guarita, non può essere guarita che da un ritorno alla vita e ai costumi cristiani, poiché, quando si tratta di restaurare società decadenti, è necessario riportarle ai loro principi. Poiché la perfezione di ogni società risiede nel ricercare e realizzare ciò per cui è stata istituita, cosicché la stessa causa che ha dato origine alla società diventa la causa dei movimenti e delle azioni sociali. Quindi, allontanarsi da ciò che è stabilito è corruzione, ritornare ad esso è guarigione. E in tutta verità, come diciamo di tutta la società umana, lo diciamo anche di quella classe di cittadini che si guadagnano da vivere con il lavoro, i quali sono la stragrande maggioranza» (RN, 21).Nel testo si possono osservare diversi aspetti. Uno di essi è di estrema attualità per i nostri tempi, caratterizzati dal naturalismo e dal pluralismo religioso: la centralità del Mistero di Cristo: «Gesù Cristo è il principio e il fine di questi benefici, e poiché da Lui procedono, tutti devono essere riferiti a Lui. Avendo ricevuto la luce del Vangelo e avendo fatto conoscere al mondo intero il grande mistero dell'incarnazione del Verbo e della redenzione dell'umanità, la vita di Gesù Cristo, Dio e uomo, ha penetrato tutte le nazioni e le ha permeate tutte con la sua fede, i suoi precetti e le sue leggi». Vale a dire che al centro della civiltà cristiana c'è Gesù Cristo stesso. Non si tratta di un mero ordine giuridico o culturale senza un principio vitale che lo anima. Al contrario: la sorgente della vita della civiltà cristiana è Gesù Cristo stesso, che ha detto di sé: «Io sono la vita» (cfr Gv 14,6).I PROTAGONISTI DELLA CIVILTÀ CRISTIANANel secondo testo, Leone XIII afferma: "Avete, venerabili fratelli, chi e come debba occuparsi di questa difficile questione. Ciascuno faccia la sua parte, e con la massima sollecitudine, affinché un male di sì grande entità non diventi incurabile per il ritardo nel rimedio. Coloro che governano le nazioni applichino la provvidenza delle leggi e delle istituzioni; i ricchi e i padroni ricordino i loro doveri; i proletari, la cui causa è in gioco, facciano ragionevoli sforzi; e, come abbiamo detto all'inizio, poiché la religione è l'unica che può sanare radicalmente il male, tutti devono adoperarsi per il ripristino dei costumi cristiani, senza i quali anche le stesse misure di prudenza che si ritengono adeguate servirebbero a ben poco alla soluzione. Quanto alla Chiesa, essa non lesinerà mai e in nessun caso i suoi sforzi, prestando tanto maggiore aiuto quanto maggiore è la sua libertà di azione; e coloro che sono incaricati di vegliare sulla salute pubblica ne tengano particolarmente conto. Su questo concentrino i sacri ministri tutte le forze dello spirito e la loro competenza e, preceduti da voi, venerabili fratelli, con la vostra autorità e il vostro esempio, non cessino di inculcare in tutti gli uomini di ogni classe sociale le massime di vita tratte dal Vangelo; combattano con tutte le forze a loro disposizione per la salvezza del popolo e, soprattutto, si sforzino di conservare in sé e di infondere negli altri, dai più grandi ai più piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. Poiché la soluzione desiderata si deve attendere anzitutto da una grande effusione di carità, intendiamo la carità cristiana, che riassume in sé tutta la legge del Vangelo e che, pronta in ogni momento a donarsi per il bene degli altri, è l'antidoto più sicuro contro l'egoismo del mondo, e i cui tratti e gradi divini sono stati espressi dall'apostolo san Paolo con queste parole: «La carità è paziente, è benigna, non si attacca al suo interesse; tutto soffre, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7)» (RN, 41).Si potrebbe distinguere tra i protagonisti della civiltà cristiana con un obbligo comune: «tutti devono impegnarsi a restaurare i costumi cristiani». A seguito della questione sociale sollevata dalla Rerum novarum, si distinguono i datori di lavoro e i lavoratori. L'osservazione di Leone XIII è molto attuale perché fa riferimento a un'idea fondamentale: la vita economica è regolata dalla morale naturale, prima di tutto da quella cristiana. Non esiste alcuna autonomia dell'economia che la ponga "al di là del bene e del male".L'esperienza di rileggere i documenti magisteriali in generale e, nel nostro caso, quelli sociali, è estremamente gratificante. Documenti fondamentali come la Rerum novarum di Leone XIII costituiscono una sorta di faro nella lettura e nell'interpretazione dei successivi pronunciamenti magisteriali. Benché affronti un tema specifico come quello del lavoro, la Rerum Novarum lo fa dall'alto del Magistero della Chiesa come depositaria della Rivelazione divina. E ci ricordano che uno degli insegnamenti costanti della Dottrina Sociale è quello della Civiltà Cristiana.
VIDEO: L'elezione di Papa Leone XIV ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Nvj6jdSqeDoTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8162IL FASCINO DEL CONCLAVE SMENTISCE L'IDEA CHE LA CHIESA NON INTERESSI PIU' A NESSUNO di Raffaella Frullone L'emittente statunitense Abc lo scrive a caratteri cubitali «Gli occhi del mondo sono puntati sulla Città del Vaticano mentre si apre il conclave per eleggere il prossimo Papa». E sono veramente "gli occhi", le orecchie e le telecamere di tutto il mondo quelli che si stanno posizionando sul comignolo della Sistina che da domani inizierà a fumare.Per misurare la globalità dell'interesse basta dare uno sguardo alle testate internazionali che segnano il conto alla rovescia: «133 cardinali arrivano in Vaticano... L'elezione papale sta per iniziare» titola il quotidiano coreano Hankyoreh, «I cardinali si isolano prima del Conclave segreto per eleggere il nuovo Papa» gli fa eco il quotidiano ugandese Monitor. Non è da meno l'interesse nella fredda Norvegia, dove il principale quotidiano mette on line un articolo dal titolo «Nove "curiosità" sul conclave: lo scrutinio segreto per eleggere il nuovo papa». Da giorni in sostanza, in media di tutto il mondo sembrano non parlare d'altro: dall'inglese Time al francese Figaro, dallo spagnolo El mundo fino al Jerusalem Post, passando per Al Jazeera.Non fanno eccezione i media di casa nostra, nemmeno la Gazzetta dello Sport e Vanity Fair si sottraggono dal coro di articoli e interviste sul Conclave, per non parlare dei social, che nell'ultima settimana sono state un'esplosione di contenuti inerenti ai cardinali, al cosiddetto "toto Papa", analisi e controanalisi, pronostici, reel che spaziano dal serio al faceto, caroselli che spiegano, frammenti di interviste, interventi e parole dei protagonisti. Tutto merita sembra essere diventato estremamente affascinante di questo rito che, sulla carta, rappresenta quello che il mondo normalmente avversa. Almeno per tre motivi.Il Conclave è medievale. Pensateci, cardinali chiusi in una stanza, lontani dal mondo reale, per eleggere un leader assoluto, un monarca in carica a vita, in una società che invece invoca partecipazione. In un'epoca di reality show, dove tutto è sotto i riflettori, non c'è niente di più anacronistico. Il mondo invece ha bisogno di confronti aperti, processi democratici, trasparenza.Il conclave è un rito, e i riti sono da superare. Le cerimonie sono ripetitive, fondate su una tradizione che non parla più all'uomo contemporaneo, appaiono oggi come un vestito stretto per la generazione dei millenial, sono una proposta anacronistica. Le liturgie poi sono gabbie incapaci di accogliere le molteplici e variegate forme di spiritualità che il mondo può esprimere.Il Conclave è sessista. E' l'emblema di un potere che esclude le donne. Solo uomini - cardinali - possono eleggere il papa - uomo naturalmente - perpetuando un modello gerarchico e maschile che ignora metà dell'umanità. In un mondo che avanza verso l'equità, e in cui la parità di genere è il nuovo dogma, è inaccettabile che le donne restino escluse non solo dal voto, ma persino dal dibattito. La fede non dovrebbe mai essere ostaggio del patriarcato.Eppure. Il Conclave continua ad affascinare. Perché parla di verità. Al mondo frenetico e confuso, che corre a ritmo di social, il Conclave contrappone una realtà lenta, ordinata, solenne, radicata nella tradizione. Mentre tutto cambia, la Chiesa non cambia, perché ha ancora qualcosa da dire. Non è antica, non è moderna, è eterna. E per questo parla a ogni generazione. Il conclave non è uno spazio per qualunque opinione, ma un rito sacro che segna il legame tra terra e cielo. E non elegge un influencer o un leader politico, ma una guida chiamata all'audacia di ribadire cosa è bene e cosa è male alla luce della Rivelazione. Oggi si chiudono le porte. E sarà silenzio. Gli occhi di tutti saranno puntati su quel comignolo che rappresenta tutto quello che il mondo dice di detestare. Ma che in fondo, oggi come ieri, cerca.Nota di BastaBugie: Federica Di Vito nell'articolo seguente dal titolo "L'irresistibile fascino del comignolo" spiega il paradosso di un mondo che nel misero tentativo di rifuggire Dio, sfugge a se stesso.Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone l'8 maggio 2025:Gli occhi del mondo sono puntati su un comignolo. Affascinante, attraente, a tratti irresistibile. Mera curiosità umana? Senz'altro c'è anche quella. Ma basta a spiegare piazza San Pietro gremita di circa 45 mila persone tra giornalisti attenti e turisti dall'andatura distratta? La copertura mondiale su tutti i media esistenti? Gli innumerevoli reportage su giuramenti, liturgie, inni, arte e storia del conclave e della Cappella Sistina? Il boom di streaming per "Conclave" su Netflix?Certo, chi ha fede sta aspettando il vicario di Cristo in terra, «l'apostolo Pietro che ritorna», in questi termini si è espresso il cardinale Battista Re nell'omelia della Missa pro eligendo Papa. Ma tutti gli altri? Non credenti, atei, agnostici... perché rimangono magnetizzati dal comignolo nell'attesa della fumata bianca?Innanzitutto, c'è una buona dose di fascino per riti secolari, un salto nelle radici della nostra civiltà. Sì, esattamente quella civiltà che la cancel culture cerca di sradicare. Quel latino che suscita grandi polemiche in chi non lo vorrebbe nelle scuole, soppiantato magari da ore di educazione sessuale. Quello stesso latino che poi affascina insieme a incensi e litanie. Insomma, nonostante la smania di "cancellare", rimane innegabile a chiunque che la Chiesa abbia regalato all'umanità duemila anni di bellezza, sacralità, solennità. E, è l'interesse universale di questi giorni a confermarcelo, continua a farlo.In secondo luogo, risiede in tutti un'aspirazione primaria, quasi fisiologica. Ed è così che all'"Extra omnes" un brivido ci percorre la schiena. Di fronte al giuramento di segretezza e sacralità ci sentiamo tutti sorvegliati, quasi dovessimo votare anche noi al cospetto del Giudizio universale di Michelangelo. L'intonazione del Veni creator Spiritus risveglia nell'uomo l'anelito a Dio. Così rimaniamo per giorni a osservare un tempo sospeso, un luogo velato, l'incontro sottile tra Cielo e terra. Tutti lasciamo che quelle corde dell'anima troppo spesso inesplorate vengano toccate da un sacro atavico.Tanti intuiscono le realtà velate della fede e ne assaporano la Presenza reale, saldi su quei dogmi che nutrono la vita dei fedeli di tutte le latitudini. E molti si ritrovano incerti sulla sostanza, ma attratti dalla forma. È il paradosso di un mondo che nel misero tentativo di rifuggire Dio, sfugge a se stesso. E che oggi pende letteralmente da un comignolo. Appeso al desiderio di conoscere il volto dell'uomo che si affaccerà dalla loggia centrale del Vaticano. Incuriosito da un conclave segreto. Sembra la convivenza di due mondi opposti, chi attende e prega e chi attende senza sapere cosa fare o pensare. Mondi che si ritrovano vicini, persi nell'istante in cui le porte si chiudono e da lì è mistero. Per tutti, per chi conosce il Mistero rivelato e chi ammira quasi inconsapevolmente un mistero fuori dal tempo e dallo spazio.LEONE ABITERA' NELL'APPARTAMENTO PAPALE DEL PALAZZO APOSTOLICO?Stefano Chiappalone nell'articolo seguente dal titolo "Rimossi i sigilli, Leone potrebbe traslocale in terza loggia" spiega che il nuovo pontefice ha riaperto l'appartamento papale del Palazzo Apostolico. E si fa sempre più probabile l'ipotesi che torni ad abitarvi.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il12 maggio 2025:Leone XIV ieri è salito sulla terza loggia del Palazzo Apostolico per riaprire l'appartamento papale e rimuovere i sigilli apposti nel momento in cui è stata dichiarata la sede vacante il 21 aprile scorso. Il Papa era accompagnato dal camerlengo card. Farrell, dal segretario di Stato card. Parolin, dal sostituto per gli Affari Generali mons. Peña Parra, dal segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali mons. Gallagher, e dal reggente della Casa Pontificia, mons. Sapienza. È questo uno dei primi atti di ogni nuovo pontificato, compiuto a suo tempo anche da Francesco, che tuttavia ne utilizzò soltanto biblioteca e studio, preferendo risiedere a Santa Marta - e trasformando comunque in residenza papale un piano di quella che era ed è una struttura alberghiera.Si fa sempre più verosimile l'ipotesi che Leone XIV torni ad abitare nel Palazzo Apostolico, nell'appartamento (tutt'altro che lussuoso, se non secondo certa narrativa) in cui hanno abitato i predecessori fino alla rinuncia di Benedetto XVI. La richiesta al pontefice ancora ignoto sarebbe emersa nel corso delle congregazioni generali che hanno preceduto il conclave, a sanare una delle varie anomalie degli ultimi anni. «Diversi cardinali, nella disamina sullo stato generale della Chiesa, a tal proposito, hanno tirato in ballo anche la questione della dimora papale», riferisce Franca Giansoldati su Il Messaggero, «facendo notare all'assemblea che occorre recuperare la tradizionale residenza pontificia nel Palazzo Apostolico come è sempre stato fino all'arrivo di Francesco, il quale, tra le varie anomalie, ha terremotato anche questo simbolo». Senza contare i problemi logistici, sia in termini di sicurezza che quelli legati inevitabilmente all'incuria di un appartamento non più abitato.Se così fosse, ritornerebbe anche un segno molto significativo per i fedeli che fino al 2013, trovandosi a passare in piazza San Pietro nelle ore serali, alzando lo sguardo potevano vedere la finestra illuminata e sapere che "Pietro è lì".
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8141IL VOTO DELLA MAGGIORANZA? CONDANNO' A MORTE GESU'! di Fabrizio Porcella La lettura della Passione ci ha presentato, anche quest'anno, la celebre offerta di Ponzio Pilato alla folla: Chi preferite, Gesù o Barabba? Confrontarsi con Cristo è sempre impegnativo per la mente umana; diciamo che è anche disturbante, perché ci obbliga a schierarci: o con Lui o contro.Ma se scegliamo Lui, allora ci sono delle conseguenze: tutta la mia vita cambia, le mie decisioni, le mie preferenze. Anche le mie comodità rischiano di saltare, e a nessuno di noi piace farsi cambiare la vita da un altro, neppure se quest'Altro dice di essere Dio! "Se liberi costui, non sei amico di Cesare!", berciava la folla in faccia al magistrato romano.Immaginiamo che cosa può essere passato nella mente di Pilato: una denuncia all'Imperatore contro di lui, una rimozione, un trasferimento o peggio... No, no, facciamo scegliere alla gente... del resto la maggioranza vince, è un principio di civiltà, no?Ecco, possiamo definire Ponzio Pilato il fondatore del liberalismo (che tante sofferenze darà alla Chiesa nei secoli). Si lascia la Verità al gioco dei numeri, delle decisioni plebiscitarie; e Gesù ha perso quel voto, il primo di una lunga serie di sconfitte democratiche che il mondo "civilizzato" avrebbe inflitto alla cristianità.Siamo sinceri: anche diversi cattolici contemporanei vorrebbero che fossero le maggioranze a decidere sulle grandi questioni che agitano il nostro oggi; vorrebbero che su Gesù Cristo e le Sue esigenze fossero i numeri a decidere. E se la Verità insegnata dalla Chiesa si trovasse in minoranza... pazienza, ci sarà sempre un Barabba pronto a prendere il suo posto.L'importante è non dispiacere alla maggioranza, giusto? Signore, abbi pietà di noi ! Signore, liberaci dalla tirannia di piacere agli altri!Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "La politica alla Lavanda dei piedi" spiega che anche quest'anno la politica è entrata nella liturgia del Giovedì Santo, snaturando il senso spirituale ed ecclesiale della lavanda dei piedi. Il caso più eclatante a Napoli, dove il cardinale Battaglia ha lavato i piedi a un attivista Lgbt.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 aprile 2025:L'arcivescovo di Napoli, il cardinale Domenico Battaglia, durante i riti del Giovedì Santo, ha lavato i piedi ad un attivista per i diritti LGBT, ossia per la parità di tutti i generi, ben oltre quelli naturali di maschio e femmina. Qualcosa di analogo anche al canto del Te Deum di fine anno 2024, quando il cardinale aveva invitato un gruppo di attivisti LGBT ad esporre le proprie iniziative. Quello di ieri l'altro è stato un nuovo atto politico, se non di politica partitica, senz'altro di politica ecclesiastica secondo il nuovo indirizzo "dentro tutti".Che la politica entri ormai anche nella liturgia del Giovedì Santo disturba non poco. Tra l'altro, in questo caso si trattava di un attivista. Se il messaggio era di dire che la Chiesa è a servizio dei poveri, di tutti i poveri, anche di coloro che soffrono per la situazione difficile in cui si trovano, la presenza tra i "dodici apostoli" di un attivista che vuole cambiare cultura e leggi del nostro Paese in contrasto con quanto dice la ragione e la rivelazione è stato sicuramente fuori luogo. Inserendo un attivista, era evidente che si chiamava in causa la lotta politica per questi scopi. Qui la sfumatura politica esula perfino dall'ecclesialese e raggiunge il politichese vero e proprio.Ammesso e non concesso che sia un bene inserire nella lavanda dei piedi, di volta in volta, categorie sociali "disagiate", perché non si mette mai qualcuno di coloro che sono stati incarcerati per aver pregato, perfino in silenzio, perché Dio ci salvi dalla piaga dell'aborto? Perché non lavare i piedi ad uno o una che ha deciso di rimanere fedele al coniuge nonostante la separazione da costui o costei voluta? Oppure a qualcuno che ha dato la vita per salvare altre vite dal suicidio? Quando si scende a lavare i piedi alle singole situazioni di vita, è logico che si deve selezionare, correndo il rischio di discriminare. Soprattutto oggi si corre il rischio di andare solo in un senso, quello del vento dominante e così il rito diventa propaganda ecclesiale.Nel 2016 - allora il prefetto del Culto divino era il cardinale Robert Sarah - papa Francesco aveva cambiato il rito della Missa in Coena Domini, stabilendo che si potessero lavare i piedi anche di «uomini e donne, e convenientemente di giovani e anziani, sani e malati, chierici consacrati, laici». Anche il numero poteva non essere più il 12, ma sarebbe bastato "un gruppetto". Si trattava di una piccola variazione, ma significativa perché ci si allontanava dall'adesione a quanto era avvenuto secondo i Vangeli. Francesco stesso lavò i piedi ad alcuni richiedenti asilo, molti dei quali di altre religioni. La stampa non si lasciò scappare l'occasione di chiamare quella scelta una scelta politica. C'è poi quell'avverbio "convenientemente". Non chiunque, sembra di capire. Sia nel caso dei richiedenti asilo sia ora in questo caso dell'attivista LGBT, non sembra che il senso di quell'avverbio sia stato rispettato.La lavanda dei piedi ai dodici apostoli assume un significato spirituale ed ecclesiale. La lavanda dei piedi a soggetti che rientrano in categorie politiche ne assume uno sociale e politico. Il tutto lascia pensare che il cristianesimo sia comunque ridotto a una forma di assistenza sociale e di lotta ai disagi.
VIDEO: I monaci di Norcia ➜ https://youtu.be/vVT1yzNXGUYTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8125I MONACI BENEDETTINI DI NORCIA: CUSTODI DEL GREGORIANO E... DELLA BIRRA di Andrea Galli Grande festa oggi sulle colline appena fuori Norcia, in via Case Sparse. La comunità dei benedettini che lì risiede rende grazie per tre traguardi raggiunti. In primis i 25 anni di vita: la comunità fu fondata nel 1999 a Roma, dove ebbe i suoi inizi avventurosi prima di approdare fra i monti Sibillini. Poi la fine del restauro del complesso monastico, un antico convento dei cappuccini, dove i monaci si sono trasferiti dopo il terremoto del 2016 che ha distrutto il loro precedente monastero, contiguo alla concattedrale di Norcia. «Avevamo già comprato l'edificio e il terreno dalla diocesi, nel 2007 - spiega dom Benedetto Nivakoff - perché cercavamo un posto più tranquillo e silenzioso rispetto al centro di Norcia, ma il sisma ci ha costretti ad accelerare i nostri progetti». Infine l'elevazione canonica di quello che era tecnicamente un priorato benedettino e dallo scorso 25 maggio è un'abbazia, l'Abbazia di San Benedetto in Monte. Tre traguardi che insieme significano il ritorno pieno, ufficiale e stabile dei figli di san Benedetto nel luogo dove nacque il loro padre e padre del monachesimo d'Occidente, ma da dove gli ultimi benedettini se n'erano andati nel lontano 1810, a causa delle leggi napoleoniche, lasciando un vuoto che è stato riempito solo due secoli dopo, poco meno. A dimostrazione che le radici cristiane dell'Europa e anche delle nostre terre quando sembrano sofferenti, o financo morte, con la giusta linfa si possono riprendere più prontamente di quanto si pensi.La linfa in questo caso è arrivata tramite un religioso statunitense, Cassian Folsom. Nato nel 1955 a Lynn, nel Massachusetts, fattosi benedettino nell'abbazia di Saint Meinrad, nell'Indiana, padre Folsom venne in Italia per approfondire gli studi di liturgia e tra il 1997 e il 2000 ricoprì la carica di vice-rettore del Pontificio ateneo Sant'Anselmo (dove tuttora insegna). Nel 1995, mentre era su un treno diretto a Napoli, aveva avuto però l'ispirazione per un progetto extra accademico, ossia dar vita a una comunità che riprendesse il carisma e lo stile originario dell'ordine benedettino. La fondazione avvenne appunto a Roma nel 1999. Padre Folsom e tre benedettini americani si sistemarono in un piccolo appartamento nella capitale, con una stanza adibita a cappella. Nel 1999 la Santa Sede concesse loro l'approvazione canonica e nel 2000 si manifestò la possibilità di insediarsi a Norcia. Nel 2001 un estimatore di padre Folsom, il cardinale Joseph Ratzinger, si recò in Umbria per celebrare con lui e i suoi confratelli la festa di san Benedetto: per tutti una conferma speciale del cammino intrapreso.«Oggi siamo venti monaci - spiega dom Nivakoff, originario di New York, eletto abate lo scorso 28 maggio - provenienti da dieci Paesi: Italia, Stati Uniti, Germania, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Brasile, Indonesia, Slovenia e Canada. L'età media è di 30 anni». L'eterogeneità delle nazionalità si deve anche al fatto che all'abbazia arrivano pellegrini, turisti e curiosi da diverse parti del mondo, spesso approfittando di vacanze o viaggi di studio in Italia.Il ritorno alle origini del carisma si riflette nella scelta liturgica fondativa - il rito benedettino antico - in una vita di preghiera particolarmente esigente - sveglia alle 3,30 ogni mattina - e nel recupero degli antichi digiuni dell'ordine - un solo pasto al giorno tra il 15 settembre e il tempo di Pasqua. Ora et labora. Per quanto riguardo il labora, tra l'altro i monaci di Norcia hanno elaborato da una decina d'anni la Birra Nursia, che porta come motto Ut laetificet cor, il prodotto con cui cercano di essere autosufficienti e che si inserisce in una tradizione gloriosa di birre monastiche. «Ora che abbiamo completato il restauro del monastero - chiosa dom Nivakoff - potremo dedicarci con più impegno alla nostra birra, cercando anche di farla conoscere meglio». [...]Nota di BastaBugie: l'articolo dal titolo "Nursia, la birra dei monaci di Norcia vince tre volte" racconta come la birra dei monaci di Norcia sia diventata così apprezzata nel mondo.Ecco l'articolo completo pubblicato sul Sito del Timone il 3 aprile 2025:La prima sede di Birra Nursia, situata accanto alla Basilica di San Benedetto a Norcia, è stata resa inagibile dai terremoti del 2016. Ma i discepoli di San Benedetto che vivono nella sua città natale non hanno mollato il loro "pane liquido", come veniva chiamata la birra nei monasteri durante i periodi di digiuno.Ed ora, che vivono nel ristrutturato monastero di San Benedetto in Monte, da poco elevato ad Abbazia, si godono i premi che la loro Birra Nursia ha raggiunto. Untappd, la più rilevante community al mondo nel settore delle birre artigianali, ha premiato Birra Nursia Tripel con la medaglia d'oro come migliore Belgian Tripel italiana, Birra Nursia Bionda con l'argento come seconda Belgian Blonde del Paese e Birra Nursia Extra, già considerata "imperdibile" da Slow Food, con il bronzo come terza Belgian Strong Dark Ale prodotta nello Stivale. Questi riconoscimenti arrivano in occasione degli Untappd Community Awards e si basano su migliaia di recensioni offerte da esperti e appassionati di birra.Birra Nursia è prodotta dal 2012 dai monaci benedettini di Norcia e le sue tre ricette sono state sviluppate nel solco dell'antica tradizione birraria monastica belga. La sua lavorazione avviene con metodi artigianali, attraverso un processo lungo e attento e facendo uso di ingredienti selezionati tra cui il malto umbro. Dopo il terremoto del 2016 è iniziata un'amichevole collaborazione tra la comunità benedettina e Mastri Birrai Umbri. Affinché Birra Nursia potesse continuare a essere apprezzata in Umbria, in Italia e all'estero, il birrificio di Gualdo Cattaneo ha offerto ai monaci di utilizzare i suoi impianti, a una sola condizione: che fossero i monaci stessi a produrre la birra, per garantire l'autenticità del prodotto e il rispetto delle ricette originali.«Birra Nursia», dice Dom Agostino Wilmeth, monaco dell'Abbazia di San Benedetto in Monte e mastro birraio di Birra Nursia, «è nata dall'idea che una buona bevanda potesse accompagnare le prelibatezze gastronomiche di Norcia, conosciute in tutto il mondo. La nostra birra sostiene la vita dell'Abbazia ma contribuisce anche all'economia della città, che ha tanto sofferto nell'ultimo decennio. Vorremmo condividere simbolicamente questi premi con tutti i nursini: la qualità e la tradizione sono valori forti nella Regola di San Benedetto e qui a Norcia, e Birra Nursia li ha ricevuti in eredità».
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8121MESSICO, BARRIERE DI DONNE PER DIFENDERE LE CHIESE DAGLI ASSALTI FEMMINISTIUn appuntamento drammaticamente abituale per attacchi vandalici e aggressioni a danno delle chiese cattolichedi Paola Belletti L'8 marzo in America latina era diventato un appuntamento drammaticamente abituale per attacchi vandalici e aggressioni a danno delle chiese cattoliche. Autori degli atti tanto gravi e per giunta non inediti? Delle donne. In un precipizio ideologico che ha fatto dell'aborto il simbolo, la vetta e la sintesi della liberazione delle donne secondo certo femminismo, si legge su Lifesitenews, «le femministe di tutta l'America Latina hanno ormai fatto della tradizione di scatenare rabbia e odio contro le chiese cattoliche in occasione della Giornata internazionale della donna, vandalizzandone i santuari e in alcuni casi attaccando violentemente le infrastrutture. Qualche anno fa, gli agenti di polizia che sorvegliavano una chiesa cattolica a Salta, in Argentina, sono stati picchiati da una folla femminista e uno è stato portato in una clinica sanitaria d'urgenza per le cure, secondo Radio Station Cadena 3».Sabato scorso, però, in Messico altre donne hanno messo in atto una robusta e pacifica difesa delle chiese, per difenderle dagli assalti violenti delle femministe. A Guadalajara, come documentano alcuni video, si vede una catena di donne che, tenendosi per mano intorno al perimetro dell'edificio sacro, forma una barriera umana per impedire che le intenzioni degli aggressori, anzi visto che il femminile in questo caso esiste è il caso di specificare: delle aggreditrici, arrivassero al loro malevole fine.«Sia la chiesa di Nostra Signora del Carmen che la cattedrale metropolitana erano protette da barriere umane, ha riportato il quotidiano messicano locale. (...) Le dimostranti femministe che hanno marciato sabato portavano cartelli con la scritta "Il mio corpo, la mia scelta", ma quest'anno El Occidental non ha segnalato episodi di violenza o vandalismo». Solo due anni fa, sempre alla stessa data che dovrebbe essere occasione condivisa di promozione per una vera emancipazione della donna, il Messico era stato il paese dell'America latina che aveva registrato il maggior numero degli episodi di violenza.Come riporta un articolo di Nca all'epoca dei fatti «nella capitale del paese, Città del Messico, i manifestanti hanno attaccato la cattedrale metropolitana situata in Constitution Plaza. Di fronte alle recinzioni che proteggono la chiesa, hanno optato per abbattere un semaforo lì vicino. Nelle immagini condivise dai media locali, si vedono diverse donne colpire parte della recinzione nel tentativo di distruggerla, mentre la polizia cerca di disperderle sparando gas lacrimogeni». Fatti simili erano avvenuti anche a Puebla, città a sud est della capitale, dove le femministe hanno cercato di distruggere le statue degli angeli di fronte alla cattedrale. Stessa sorte per Mérida dove gli gruppi femministi hanno imbrattato i muri della cattedrale di sant'Ildefonso dello Yucatán: uno dei graffiti recitava a grandi caratteri il messaggio "Abort the Church", Abortire la Chiesa.L'elenco non si esaurisce qui, altri assalti hanno colpito la polizia e i fedeli che proteggevano la chiesa di El Beaterio a Xalapa e tra gli slogan urlati e ripetuti c'erano "Togliete i vostri rosari dalle nostre ovaie" e "Morte ai pro-life". Tutti atti emblematici del pacifismo e della tolleranza che contraddistinguono il femminismo nella sua espressione più recente, così come la resistenza ferma ma pacifica delle donne che si sono messe a protezione delle chiese mostra un altro volto, un altro modo di essere donna e di promuovere la vita, la verità e la vera liberazione che è e resta, alla fine, solo quella dal peccato, di cui è perenne dispensatore solo Cristo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8112LA MIRACOLOSA STORIA DELL'UNITALSI CHE PORTA A LOURDES 40MILA MALATI ALL'ANNOUn giovane a Lourdes nel 1903 minacciò il suicidio se non fosse stato guarito dalla Madonna... ma accadde l'impensabiledi Francesco De Sanctis C'è un treno bianco che, silenzioso, percorrendo le Alpi, porta i malati in pellegrinaggio a Lourdes. Tutti lo vedono, pochi però sanno che ogni passeggero ha una storia da raccontare. Una storia di sofferenza, di lacrime, di pianti, di fede perduta e poi ritrovata. Ogni storia ha però un "comun denominatore": la speranza di un miracolo, l'abbandono fiducioso nella Mamma celeste, Lei sola che può asciugare tutte le lacrime del mondo.Ora il treno è partito, e decine e decine di malati andranno a pregare l'Immacolata nel bellissimo santuario di Lourdes. Tutti conoscono l'UNITALSI (Unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes), ma non molti sanno però che la sua genesi è dovuta ad un singolare miracolo della Madonna. Un giovane ammalato, esasperato dal dolore, aveva gridato, davanti alla grotta di santa Bernadette: «O la Madonna a Lourdes mi guarisce, oppure là, dinanzi al suo santuario mi uccido!».Egli chiedeva un intervento dall'alto, supplicando la Madonna stessa di guarirlo. Cosa accadde in seguito?Nel 1903 fu organizzato un pellegrinaggio nazionale a Lourdes, diretto da monsignor Radini Tedeschi, vescovo di Bergamo. Viaggiavano per proprio conto quattro ammalati, uno dei quali attirava l'attenzione per la sua figura. Era un giovane romano di circa 30 anni, dal viso pallido, dallo sguardo truce. Il suo comportamento, il suo fare sprezzante ed altero allontanavano da lui quella naturale e spontanea simpatia, che ogni anima cristiana sente verso un infelice. Solo a guardarlo negli occhi si capiva che quel poveretto doveva sostenere dentro di sé una lotta terribile, che poteva volgere al tragico. Ma la Vergine vegliava amorosamente su quel giovane. Avrebbe Essa permesso che ai suoi piedi, un suo figlio, in un momento di follia... di disperazione, mandasse ad effetto il suo triste disegno?Il 2 settembre era il giorno stabilito per il ritorno in Italia. Una giornata triste. Dopo un ultimo commovente saluto alla grotta, i pellegrini si affrettarono alla stazione. Nell'attraversare i binari, dentro una carrozzella, giaceva il giovane pallido, sfinito dal male; ma il suo sguardo questa volta era lieto e sereno. Era così trasformato che quasi non sembrava lui. Invece era lui, proprio lui: il giovane malato che poco prima aveva minacciato il suicidio ora appariva trasfigurato e guarito nell'anima. Aveva gettato via la rivoltella con cui voleva togliersi la vita. Lasciamogli però la parola: «Sono venuto a Lourdes deciso a porre fine ai miei giorni con un colpo di rivoltella qualora non avessi ottenuto la guarigione. Iddio ha disposto altrimenti ed un sorriso della Vergine è bastato a mutarmi. Mi sento rassegnato, mi sento felice nella mia infelicità e voglio dedicare le mie deboli forze per onorare la Madonna».Quel giovane, Giovanni Battista Tommasi, mantenne la parola. Tornato a Roma, manifesto a monsignor Radini Tedeschi l'idea di fondare "L'unione Nazionale Italiana Trasporto Malati a Lourdes". Monsignor Radini accettò l'idea, l'aiutò, l'assecondò ed in breve tempo sorse in Roma l'associazione. Il giovane ne fu non solo il fondatore, ma il primo presidente per parecchi anni.Oggi l'UNITALSI porta ogni anno a Lourdes circa 40mila pellegrini in risposta all'appello della Vergine alla piccola Bernadette: «Si venga qui in processione». Così è stato e sempre sarà. Ogni anno migliaia di persone si mettono in cammino verso Lourdes, con il loro carico di dolore e di fede, di speranza e di carità. Tanti si convertono e cambiano vita. Tanti tornano a casa con il cuore trasformato dall'azione materna dell'Immacolata.Cerchiamo anche noi un treno bianco e saliamoci su. Anche se solo con l'intenzione, andiamo pellegrini a Lourdes perché, in un certo senso, anche noi siamo malati, se non nel fisico nell'anima. Chiediamo all'Immacolata di sanare prima di tutto le nostre piaghe spirituali e alla grotta santa supplichiamola di trasformarci, di renderci nuove creature, di darci l'unica cosa veramente importante in questa vita: non la sanità del corpo, ma la santità.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8104L'INUTILITA' DELLA EVANGELIZZAZIONE ''DI STRADA'' di Don Stefano Bimbi Quando si parla di evangelizzazione molti sono convinti che la Chiesa nel passato si sia arroccata troppo nelle sue posizioni e nelle sue strutture mostrando alle persone un volto freddo e distante. Di conseguenza bisognerebbe evangelizzare, ma senza mettersi in contrasto con il mondo. La gente smetterebbe così di considerare la Chiesa come un posto pieno di rigidi moralisti che vogliono insegnarle cosa fare, inizierebbero a vederla come una realtà più vicina alla loro mentalità e la seguirebbero.Ma è così? Ovviamente no. Quando Gesù invia i settantadue discepoli dice riguardo a quelle case dove troveranno accoglienza: «Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra» (Lc 10,5-8).Restate in quella casa, altro che girare per le strade distribuendo volantini e improvvisando prediche! Eppure oggi ci sono sacerdoti ed educatori che coinvolgono giovani per la cosiddetta evangelizzazione di strada. Tempo fa un gruppo cattolico ha organizzato giornate al mare dove i ragazzi e le ragazze invitavano le persone a ballare con loro per cercare in qualche modo di convertirle. Due anni fa è diventato famoso per qualche giorno un sacerdote milanese, don Mattia Bernasconi, che ha celebrato in costume la Santa Messa su un materassino nel mare di Crotone. Sì, è vero che poi il suddetto sacerdote ha chiesto scusa sul sito della parrocchia, ma ci ha tenuto a precisare che «una signora mi ha ringraziato dicendomi che si era sentita raggiunta dalla Chiesa anche in spiaggia». Il bello è che lui ci crede davvero che sia così.Dov'è dunque l'errore di queste esperienze? Il problema è che manca all'evangelizzazione un requisito fondamentale: la stabilità. «Restate in quella casa» ricordava Gesù. Facendo la cosiddetta "pastorale da strada", cioè andando in giro ad attaccare bottone con persone a caso per parlargli di fede al massimo si potrà ottenere qualche domanda di curiosità, forse qualcuno dirà una preghiera, visiterà una chiesa o si confesserà, ma è praticamente impossibile suscitare conversioni profonde e durature.LE SANTE AMICIZIELo stesso errore lo fanno quei cristiani che, dimenticando che la spiritualità cristiana consiglia caldamente le sante amicizie, continuano a frequentare ordinariamente amici non cristiani giustificandolo con il fatto che ogni tanto gli parlano di fede. Quando gli fai notare che tutto questo non ha mai portato a nulla, cioè che nessuno di quegli amici si è mai convertito realmente, questi cristiani non rispondono all'obiezione, ma affermano che è bene rimanere lo stesso in questi gruppi per "dare testimonianza". Se San Benedetto avesse ragionato così, oggi non avremmo l'Europa come la conosciamo. Invece preferì allontanarsi dalla città perché lì gli era difficile cercare Dio. Fu così che fondò i monasteri per coloro che accorrevano a lui. E qual era il voto che richiedeva ai suoi monaci? Il voto di stabilità, cioè restare in quel luogo, come chiedeva Gesù nel brano ricordato all'inizio.Insomma quand'è che si ottengono conversioni, o almeno si ottengono molto più facilmente e in maniera più duratura e profonda? Questo accade quando c'è un gruppo di cristiani ferventi che attirano a sé nuovi membri in quello che è a tutti gli effetti una piccola società. Gesù ha scelto di fondare la Chiesa, cioè una società stabile di credenti. Gli apostoli compresero bene la lezione e infatti dovunque andavano ad annunciare il Vangelo fondavano comunità con a capo un presbitero perché si potesse vivere la fede comunitariamente. Queste comunità erano organizzate in tutti gli aspetti, un po' come dovrebbero essere oggi le parrocchie. Gli uomini hanno bisogno di essere inseriti in una comunità per raggiungere il bene, sia dal punto di vista naturale che soprannaturale. Il metodo della Chiesa per annunciare il Vangelo è sempre stato quello di stabilirsi in un posto raccogliendo tutte le persone di buona volontà e iniziando a fondare un nuovo tipo di società. Il resto è solo una conseguenza. Infatti all'interno delle comunità cristiane nascono amicizie, società lavorative, svaghi, cultura, matrimoni, ecc. Quando nascono i figli ci si pone il problema di come educarli e quindi i genitori, sotto la supervisione della Chiesa, daranno vita a scuole parentali.NON PUÒ RESTARE NASCOSTA UNA CITTÀ COLLOCATA SOPRA UN MONTEA questo punto non ci sarà più bisogno di andare in giro a dialogare con il mondo, ma saranno le stesse comunità cristiane che attireranno a sé tante persone. È il concetto che esprime Gesù quando paragona la Chiesa ad una città sopra un monte: «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,14-16). Sentendo dire che la Chiesa è una città sopra al monte si potrebbe pensare che è chiusa in sé stessa e che quindi non porti davvero il Vangelo a tutte le creature, ma non è così. La città sopra il monte è disposta ad accogliere tutti gli uomini del mondo, purché si sottomettano alle sue regole, abbandonino il mondo e si mettano umilmente fra le sue braccia. Ben venga il malvagio se si converte, altrimenti no perché non è giusto contaminare la comunità. Nemmeno il Padre misericordioso della famosa parabola va dal figlio prodigo, ma attende fino a quando questi non riconosce i suoi errori e solo allora lo riammette nella comunità.Tutto questo non sminuisce l'eccellente dedizione con cui i missionari hanno evangelizzato i cinque continenti in duemila anni di storia cristiana. Ma questi avevano ben chiaro che dovevano fondare comunità stabili, come ad esempio le riduzioni gesuite sviluppate nel Paraguay. Oppure San Damiano De Veuster che andò alle Hawaii nell'isola di Molokai dove avevano ghettizzato i lebbrosi. Rischiava la vita e infatti morì di lebbra con loro. Ma cosa fece nell'isola? Fondò una comunità cristiana strutturandola in tutti i suoi aspetti.In conclusione va detto che la Chiesa non potrà mai e poi mai scendere dal monte per fare un compromesso con la città degli uomini nel vano tentativo di accattivarsi più persone. E questo per un motivo semplice: la Chiesa non ha nessun bisogno del mondo perché il mondo non ha niente da offrire a chi ha Gesù Cristo. Piuttosto è il mondo ad avere un bisogno disperato della Chiesa e del suo divino Redentore. Le comunità cristiane, forti della rassicurazione di Gesù che ha detto «Non abbiate paura, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33) non temeranno di testimoniare la loro Fede semplicemente vivendo il Vangelo e accogliendo tutti i figli prodighi che saranno alla ricerca di un po' di verità, di bontà e di bellezza. A chi dicesse che oggi non si trovano comunità cristiane come sono state descritte in questo articolo va ricordato che è tempo di tornare a fondarle. Altro che evangelizzazione di strada!
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8098RINUNCE QUARESIMALI, ECCO VENTICINQUE ESEMPI di Redazione del Timone La Quaresima è iniziata e va colta come fosse la prima della nostra vita. Nuova, ogni anno. Allora vi lasciamo di seguito 25 cose di cui possiamo fare a meno - o consigli - per cominciare questo tempo con consapevolezza e crescere in intimità con Dio. Esistono infatti ambiti specifici in cui le tentazioni del Divisore sono più sottili e ci è richiesta qualche accortezza per stare all'erta.1. DOLCIMagari si trattasse di frequenza settimanale. Accompagnano oramai quasi quotidianamente le nostre tavole e spesso ne siamo dipendenti senza esserne consapevoli.2. RIORDINA IL TUO GUARDAROBALa Quaresima è senz'altro una buona occasione per selezionare il nostro armadio - di sicuro traboccante di capi superflui -, così da poter regalare qualcosa. Purché ben conservato. In fondo il decluttering va tanto di moda, diamogli un tocco che sia anche spirituale.3. RINUNCIA ALLA CARNEOsiamo, invece di rinunciare alla carne solo il venerdì proviamo a farne a meno per tutti i 40 giorni del tempo quaresimale.4. LAMENTARSIPotrebbe non sembrare così, ma questa è tra le più toste. Cibiamo la nostra anima - e il nostro cervello - di mormorazioni quotidiane. Per i più coraggiosi: mettete un euro in un salvadanaio ogni volta che vi lamentate e date la somma in beneficienza alla fine della Quaresima.5. I RIFIUTICibo, spazzatura, luci perennemente accese... tutti tendiamo a sprecare le risorse. Concentriamoci sul consumo di ciò che ci è davvero necessario. Proviamo anche a spostarci, quando possibile, in bicicletta o a piedi. Farà anche bene alla nostra salute.6. MUSICAOvunque veniamo bombardati di canzoni alienanti e che ci allontanano dalla fede. Cerchiamo di ascoltare consapevolmente brani che ci aiutino a concentrarci su Gesù Cristo e diano armonia ai nostri pensieri.7. TROPPO SONNOCercate di alzarvi ogni giorno alla stessa ora durante questo periodo.8. SPESE INUTILIEvitate gli acquisti compulsivi e riflettere sul reale bisogno di quel determinato oggetto.9. PARLARE TROPPOCercate di non parlare troppo. Brevità e concisione. In questo modo daremo all'altra persona la possibilità di spiegare i propri pensieri e le proprie posizioni. Invece di intervenire sempre e dare la nostra opinione, ascoltiamo.10. TROPPE COMODITÀFacciamo attenzione a quando desideriamo di ottenere qualcosa in più, anche cose semplici come un secondo caffè pomeridiano o una pausa sul divano di cui non abbiamo realmente bisogno.11. NEGATIVITÀSpesso abbiamo l'abitudine di vedere tutto in modo negativo, senza neanche accorgercene più. Proviamo piuttosto ad allenare la gratitudine.12. GUARDARSI MENO ALLO SPECCHIOQuesto ci aiuterà a pensare meno al nostro aspetto esteriore e più allo stato della nostra anima.13. PAUREMolte volte ci preoccupiamo di come ci percepiscono gli altri, di cosa pensano di noi e se possiamo disattendere le loro aspettative in qualche modo. Questa Quaresima potrebbe essere un'opportunità per prendere coraggio e cercare autostima e sicurezza nella forza che Cristo ha il potere di donarci.14. PROCRASTINAREFacciamo tutto il possibile immediatamente. Evitiamo di rimandare i compiti che possiamo fare subito.15. GELOSIADistogliamo l'attenzione dalle cose o dalle capacità che hanno gli altri.16. RINUNCE PER NOI STESSIInvece di un sacrificio fisico - cibo, comodità - impegniamoci in ambiti che non ci diano alcun tipo di gratificazione personale. Doniamo qualcosa o facciamo volontariato in una casa di riposo.17. MANIE DI CONTROLLOLasciamo andare le cose come stanno e lasciamo alle persone il tempo di cui hanno bisogno. Preghiamo nei momenti in cui ci rendiamo conto di voler controllare di nuovo i fatti della nostra vita o le persone inutilmente.18. CONVENIENZAEliminiamo tutto ciò che ci semplifica la vita. Facciamo a meno delle consegne a domicilio o dei robot tuttofare.19. PIGRIZIACerchiamo di rifare il letto ogni mattina e non premere il tasto "rimanda" della sveglia, ma alziamoci subito. Siamo generosi e non prepariamo il pranzo solo per no, invitiamo gli altri. Usciamo dalla nostra zona di comfort.20. PARLARE MALE E CRITICARESe ci stuzzica criticare gli altri o siamo sempre pronti a giudicare le loro azioni, la Quaresima è il momento ideale per interrompere questa abitudine.21. ASSENTEISMO E DISATTENZIONEOgni volta che i nostri pensieri vagano e diventiamo poco concentrati, senza così riuscire a portare a termine i nostri compiti, ricordiamoci di fare del nostro meglio in quel momento.22. DIO NEL PROSSIMODedichiamo del tempo a sorridere alle persone che incontriamo ogni giorno. Iniziamo una conversazione con qualcuno con cui non abbiamo mai parlato prima. Facciamo particolare attenzione a chi abbiamo trascurato finora.23. FACCIAMO UNA DOCCIA FREDDAIl modo migliore per iniziare la giornata è una doccia fredda. È il superamento definitivo. Si è immediatamente svegli e si salta la fase di risveglio lento e improduttivo.24. INDECENZAPuò manifestarsi nel modo di vestire, ma anche nel modo di parlare con gli altri. Cerchiamo di vestirvi in modo adeguato alla nostra dignità. Usiamo parole ed espressioni rispettose, educate e amichevoli.25. NON PRENDIAMO LE COSE SUL PERSONALESe qualcuno si comporta in modo ostile o scortese con noi, non ha nulla di personale. Tratteniamo il giudizio e cerchiamo di capire l'altra persona.