DeTalks

DeTalks, episodio 21 "Il 12 luglio si gioca finalmente la finale di Francia '98. A sfidarsi quella sera, allo Stade de France di Saint-Denis, ci sarebbero stati il Brasile di Ronaldo e la Francia di Zidane. Quello che doveva essere un epico scontro fra le due nazionali più forti al mondo, in realtà si rivelerà una partita a senso unico a favore dei padroni di casa. E Ronaldo sarà praticamente invisibile in campo.  Per capire tutto questo, bisogna tornare proprio alle ore che hanno preceduto la finale."

DeTalks, episodio 20 "Ci sono momenti, nella storia dello sport, che sono destinati a rimanere impressi per sempre. E la premiazione dei tre atleti, è proprio uno di questi momenti. Carlos e Smith capiscono che quella è la loro occasione. L'occasione per mettere in pratica gli insegnamenti del professor Edwards, l'occasione per fare la propria parte, per fare la differenza, nella grande battaglia per l'uguaglianza civile."

DeTalks, episodio 19 "Immaginate questa situazione: una decina di persone tra studentesse e studenti decidono di passare 5 o 6 ore della loro giornata scolastica fuori casa, davanti alla propria scuola, esposti alle bassissime temperature di dicembre. Tutto questo, non per un motivo incredibile, semplicemente per avere la certezza di un ritorno a scuola, in sicurezza."

DeTalks, episodio 18 Realizzato in collaborazione con il podcast Ragazzacci "Abbiamo deciso di iniziare questo racconto da una frase, o per meglio dire da un tatuaggio: sulle spalle e sulla schiena del campione britannico c'è una scritta "STILL I RISE", ovvero "Mi alzo ancora".  Una frase forte, ad effetto, che trasuda voglia di lottare e primeggiare su tutti. In perfetto stile Hamilton, ovviamente."

DeTalks, episodio 17 "E mentre i Kids skateano per le strade del Lower East Side, un giovane ragazzo inglese arriva in città con le tasche vuote e la testa piena. Lui si chiama James Jebbia, ha 19 anni ed è affascinato da tutte le possibilità che la metropoli americana gli presenta. In particolare, ama il mondo della moda e, da buon britannico, conserva dentro di sé l'eredità dell’esperienza stilistica delle grandi case di moda del suo paese, come Burberry e Fred Perry."