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Dicono che è bello, a Venezia
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Dicono che è bello, a Venezia

Author: Gabriele Niola

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Un podcast quotidiano dalla mostra del cinema, di Gabriele Niola

9 Episodes
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A partire dal 2016 e con sempre maggiore insistenza si è cominciato a chiedere ai festival di cinema di porre più attenzione alla quota di film diretti da donne che vengono selezionati.. È una questione molto complicata, e ha avuto delle conseguenze. Ne parliamo oggi perché il caso ha voluto che passassero tre film diretti da donne, A House of Dynamite, The Testament of Ann Lee e la sorpresa del festival: Un anno di scuola di Laura Samani.
Chi l’avrebbe mai detto anche solo dieci anni fa di poter vedere Dwayne Johnson anche noto come The Rock, l’ex wrestler eroe di film d’azione, in un film in concorso a Venezia? È anche un bel film, e lui è molto bravo. E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe comparso Kevin Spacey a un certo punto?
Il successo del film L’ultima notte di Amore ha creato la coppia Andrea Di Stefano (sceneggiatore e regista) e Pierfrancesco Favino (protagonista) che torna con questo film appartenente al genere che più si fa in Italia e fuori concorso. Invece in concorso è passato Il mago del Cremlino, film tratto dal libro di Giuliano Da Empoli che racconta il collaboratore di Putin che ha creato quella che è la strategia di comunicazione e mantenimento del potere più imitata nel mondo.
Quasi dieci anni fa alla Mostra di Venezia qualcosa innescò una serie di eventi che hanno fatto sì che Guillermo del Toro riuscisse a girare un film tratto da Frankenstein dopo più di un decennio di tentativi falliti. Quanto costa frequentare la Mostra del cinema e chi può farlo (tutti), ma attenzione che i posti laterali nelle sale sono i primi a essere occupati. Infine per l’osservatorio sul cinema italiano abbiamo visto un horror.
Il nuovo film di Luca Guadagnino inizia come uno di Woody Allen, parla di molestie sessuali e ha un’opinione che potrebbe portargli dei problemi. Dopo aver ritirato il premio alla carriera Werner Herzog ha anche presentato il suo ultimo documentario, in cui dà la caccia agli elefanti più grandi del mondo che nessuno però ha mai visto. Park Chan-wook, regista molto noto a inizio anni 2000 per Old Boy, ha presentato una commedia a cui ha lavorato per 15 anni.
George Clooney porta al Lido un film-confessione, e non è il primo, ma per poco rischiava di non fare il tappeto rosso; Yorgos Lanthimos ha rifatto un film coreano e quindi per la prima volta ha raccontato una storia dritta. Per i moltissimi appassionati di cinema ungherese, invece, c’è il primo film con ambizioni da premio.
Per seguire l’ingresso della proiezione per la stampa del suo film ieri Paolo Sorrentino era sveglio alle 8:30 del mattino. La Grazia avrebbe aperto il festival la sera, e nonostante i premi vinti comunque quando hai un film in apertura non sei immune alla tensione. Nel discorso comune però il film di Sorrentino è stato un po’ schiacciato dalle questioni etiche poste dalle richieste di Venice4Palestine alla Mostra, e dalle risposte della Mostra.
Bisogna tornare indietro di decenni per trovare un’edizione della Mostra del cinema di Venezia più importante di quella che parte oggi, dal punto di vista dei film presentati, dei nomi coinvolti e di quanto incideranno sull’annata. Non sappiamo ancora come saranno questi film ma è certo che, dopo un’edizione di Cannes un po’ povera di grandi film o di novità sconvolgenti, a Venezia c’è tutto quello che ci si può aspettare. Questo è il risultato di venti anni di cambiamenti attraverso tre direttori con approcci diversi: ora più tradizionali, ora innovativi e ambiziosi anche oltre i limiti, ora accorti e lungimiranti.
Dal 27 agosto al 7 settembre Gabriele Niola, critico e giornalista cinematografico, racconta per Il Post il festival di Venezia: tutte le mattina, alle 7:30 circa.
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