C’è un’etichetta che spesso risuona nelle stanze d’ospedale o durante le ecografie e le visite. Identifica le donne alla loro prima gravidanza, dopo i 35 anni: “Primipara attempata”. Una definizione che, seppur basata su motivi scientifici, sembra spesso carica di giudizi, ignorando i molteplici motivi per cui oggi molte donne scelgono di rimandare la maternità. Carriera, indipendenza economica, ricerca di un equilibrio personale o familiare – sono solo alcune delle ragioni che influenzano questa decisione. Allora perché dobbiamo ascoltare queste etichette, che riducono la complessità delle nostre scelte a un mero dato anagrafico? Federica è l’esempio perfetto di chi ha deciso di andare oltre queste definizioni e rompere gli stereotipi. Prima incontrando un compagno, e poi marito, molto più giovane di lei. E poi, dando alla luce tre figli all’età di 38, 39 e 43 anni. Infine diventando mamma per la quarta volta, a 53 anni con l’arrivo del piccolo Brando: una storia di affido che doveva essere temporaneo e che contro ogni possibilità e aspettativa, si sta trasformando in adozione. Federica mi ha raccontato il suo straordinario percorso verso la creazione della sua famiglia, che ama definire una vera e propria "tribù". Un villaggio che continua a crescere, perché la sua esperienza di maternità l'ha ispirata anche a intraprendere un’avventura imprenditoriale, mettendo sempre i bambini al centro. Siete pronti ad ascoltare la sua incredibile storia? E poi vedremo… chi è davvero “attempata”? *** Grembo è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace Le musiche sono di Pablo Sepulveda Godoy Il montaggio e le riprese video sono di Francesco Carella ** Questo episodio è stato prodotto insieme a Inglesina
“Mio figlio non dorme” “Usa la melatonina” Questo è il suggerimento che Google ti dà. E se ti è capitata l’ennesima notte insonne è probabile che tu abbia digitato queste parole, che sono forse un vero e proprio grido di aiuto. Invece qualcuno oggi mi ha dato una risposta diversa: “tutti i bambini finiscono per dormire”. È la frase che mi ha detto Anna Solé, che ha fatto del sonno la sua battaglia e la sua vocazione lavorativa. Anna è mamma di due bambini, Marc e Eric. Il primo l’aveva soprannominato “pacchettino regalo”: per la sua semplicità di gestione, perché dovunque lo metteva, stava. Con il secondo invece la storia è stata diversa: un periodo di attesa difficile, un cesareo d’urgenza e diversi giorni in terapia intensiva. E poi la mancanza di sonno. Ecco, se dall’arrivo di un figlio, le vostre notti sono più lunghe di prima, vi consiglio di ascoltare questo episodio. La cosa che più vi sorprenderà sarà ascoltare la voce di Anna che trasuda di felicità, di benessere. Ed effettivamente è così: nonostante i momenti di difficoltà,,il baby blues, la depressione post partum, i giorni in terapia intensiva… Anna finisce sempre con il sorriso. In questo episodio abbiamo parlato tanto di sonno e di quanto sia connesso al nostro benessere ma abbiamo anche capito quanto sia importante liberarsi dal senso di colpa e di performance: accettare la propria vulnerabilità, chiedere aiuto non è un segno di debolezza ma di grande coraggio. Se anche voi state lottando con notti insonni e cercate un po’ di conforto, questo episodio fa per voi.
Ci sono storie che fanno sognare per la loro unicità e anche se distanti da noi, ci entusiasmano e ci ispirano perché raccontano di vite straordinarie. La vita di un’atleta professionista è un perfetto esempio di questo. Durante le recenti olimpiadi di Parigi siamo rimasti incantati dalle imprese straordinarie che abbiamo visto. Oggi abbiamo l’opportunità di entrare in una di queste vite: quella di Marta Pagnini, ginnasta, e campionessa olimpica a Londra 2012, ora mamma del piccolo Darian. Marta ha condiviso con me la sua storia di maternità che è arrivata dopo una carriera sportiva brillante ma anche dopo 8 anni di amenorrea, una condizione comune tra le atlete di alto livello caratterizzata dall’assenza di ciclo mestruale. La natura umana però è sorprendente: quando Marta decide di affrontare l’avventura della maternità, il suo corpo si rimette in moto, e il piccolo Darian non tarda ad arrivare. Marta mi ha raccontato della sua trasformazione in mamma, un percorso che non ha interrotto i suoi progetti professionali. Tra un allattamento e l’altro, mentre si occupa dei suoi impegni come giudice o nell’organizzazione delle olimpiadi invernali di Cortina, Marta si destreggia nella sua nuova realtà, sostenuta da una squadra speciale: la sua famiglia. Anche se non sono mancate le salite, - dalle notti con poco sonno agli ostacoli fisici come la sua patologia, la scoliosi - Marta non ha mai perso la sua determinazione e grinta, qualità che l’hanno accompagnata in pedana e che ora ritroviamo nella sua vita da mamma. ** Grembo è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace Le musiche sono di Pablo Sepulveda Godoy Il montaggio e le riprese video sono di Francesco Carella ** Questo episodio è stato prodotto insieme a Inglesina
“O adesso o mai più”: questo pensiero ci accompagna spesso nei momenti cruciali della vita come decidere di avere un figlio, cambiare lavoro, fare quel viaggio che tanto avevi sognato o trasferirsi in un altro paese. È proprio quest’ultimo il caso di Erika, in arte Psicomotrimamma,che quando è diventata mamma, per la prima volta, ha deciso di trasferirsi all’estero, e non proprio dietro casa: in Burundi, Africa. Quante volte abbiamo sentito dire che con un figlio certi sogni diventano impossibili? Erika mi ha dimostrato il contrario. Insieme a suo marito Davide, ha realizzato un progetto di vita che li ha portati in un continente che molti descrivono come capace di rubare il cuore, facendo nascere il famoso "mal d’Africa". Certo, le fatiche non sono mancate: bisognava costruire quel famoso villaggio, ricreare una routine, stabilire nuove abitudini. Erika mi ha raccontato che la definizione di casa non è necessariamente legata a 4 mura. In realtà, si è trovata così bene in questo nuovo contesto, che l’arrivo della seconda figlia Rachele, è stato qualcosa di estremamente naturale. E anche se questo capitolo burundese si è chiuso e la famiglia ha dovuto rifare le valigie e ripartire, quella sensazione di casa, di vita a 4, rimarranno sempre con loro. In questo episodio abbiamo anche parlato di quel senso di inadeguatezza che si vive di fronte a un neonato di cui non comprendiamo appieno i bisogni. Abbiamo raccontato di due storie di parto completamente diverse tra loro, abbiamo condiviso le difficoltà della di coppia e di nuovi equilibri familiari. Abbiamo sfatato il mito che viaggiare in aereo con i neonati è difficilissimo. Vi invito ad ascoltare questo episodio da qualsiasi luogo vi troviate. Non importa se avete sempre vissuto nella vostra città, se siete expat all'estero, o se desiderate partire con tutta la famiglia. Con la sua calma, determinazione e autenticità, Erika vi farà viaggiare con la mente e vi dimostrerà che la maternità non è un freno ai vostri desideri.
Vi è mai capitato di sentire questa frase: “La gravidanza non è una malattia”?Il più delle volte, viene detta come una forma di incoraggiamento, con le migliori intenzioni. Tuttavia questa frase nasconde una realtà più complessa. Molte donne trascorrono i primi mesi, buona parte o addirittura tutta la gravidanza in uno stato di grande malessere. E già in quel periodo, le donne vengono introdotte ad una forma di normalizzazione del dolore: “È normale stare male i primi tre mesi. È normale avere male dopo il parto, è normale una lacerazione con un travaglio così rapido.” E così via. In questo episodio ho chiesto a Ella Marciello di raccontarmi la sua storia di parto, che è stata tutt’altro che idilliaca. Ella ha sofferto di iperemesi gravidica, ovvero nausea e vomito gravi fino alla vigilia del parto. Mi ha detto che no: non è normale associare sempre la parola sofferenza alla maternità, Il rischio è di interiorizzare quel dolore e perpetuare l’idea che la figura materna debba essere perennemente devota al sacrificio.Attraverso la sua storia, Ella ha ricordato che non va stigmatizzato il dolore così come non va detto alle madri “ è così per tutte” E ancora, è vero che si partorisce dalla notte dei tempi, la differenza è “come”.In questo episodio abbiamo anche parlato di come crescere un figlio libero dai pregiudizi, di come far fronte ad una diagnosi di neurodivergenza. E abbiamo concluso evocando alcuni regali che ogni madre vorrebbe realmente ricevere… Provate a pensarci su e vediamo se desiderate lo stesso…
“ll padre è, chi padre fa, come mamma è, chi mamma fa.” Con queste parole Martina mi sta raccontando la differenza tra padre e donatore. Una distinzione che non verrebbe mai messa in discussione se a utilizzare la PMA, la procreazione medicalmente assistita, fosse una coppia eterosessuale. Martina invece è unita civilmente a Sara e per diventare genitori hanno viaggiato a Barcellona, dove grazie al metodo ROPA (ricezione di ovociti della partner), hanno potuto optare per una maternità condivisa. Sappiamo già delle difficoltà che le famiglie arcobaleno affrontano nel nostro Paese, ma oggi vorrei invitarvi all’ascolto di questo episodio rompendo ulteriormente con i tabù, che tanto ci stanno stretti. Ad esempio vi sorprenderà scoprire che Martina e Sara sono considerate effettivamente le mamme del loro bambino in un registro particolare: quello della loro parrocchia. La storia di Martina racconterà non solo del viaggio verso la genitorialità, ma anche delle difficoltà di un post partum complicato e di una narrazione sincera e autentica dei primi tempi da genitore. Allo stesso tempo, sentirete tutta la sua determinazione nel voler condividere questo percorso perché sia di ispirazione e di aiuto per altre donne e coppie che si trovano in situazioni simili. Condividere queste storie è fondamentale per costruire una società più empatica e inclusiva, dove ogni famiglia può trovare il proprio spazio e riconoscimento. Anzi, come ha detto recentemente qualcuno di importante: “c’è spazio per tutti”. E per trovare questo spazio, partiamo dai diritti. *** Grembo racconti di pancia è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace Il montaggio è di Francesco Carella, le musiche di Pablo Sepulveda Godoy *** Questo episodio è stato registrato durante il Festival di We World. Grazie per avermi ospitata!
Negli ultimi tempi, c’è una preoccupazione che si è aggiunta nella vita dei futuri genitori: ha senso fare figli in crisi climatica? Sono partita da questa domanda insieme a Cristina Cotorbai, conosciuta come Coton Cri, green influencer e mamma della piccola Blu. In un futuro sempre più incerto dal punto di vista dell’emergenza climatica, abbiamo voluto superare le ansie e i sensi di colpa, che sappiamo essere elementi comuni anche alla genitorialità. In questo episodio abbiamo parlato di cosa serve realmente per prepararci all’arrivo di un figlio. Ho chiesto a Cristina se sia giusto imporre una dieta vegana a un bambino o a una bambina. Abbiamo anche affrontato il tema del denaro e di quanto il tema del vivere sostenibile abbia a che vedere con il privilegio. Come vedete, domande complesse ma ho voluto approfittare della presenza di Cristina che ogni giorno si occupa di questi temi, per piantare qualche seme, non solo in senso figurato. Se anche tu vuoi iniziare a compiere piccoli passi per una genitorialità molto impattante, ti consiglio di partire dall’ascolto di questo episodio. Ti prometto sarà di grande ispirazione. _ Grembo è un podcast LUZ di Anna Acquistapace Le musiche sono di Pablo Sepulveda Godoy Le riprese sono state realizzate all'interno del Festival Ensemble, da Sauro Sorana Il montaggio è di Francesco Carella
In questo episodio vi racconto un progetto ispirato da questo podcast: "Ensemble, il festival #nofilter sulla genitorialità". Vi aspetto il 4 e 5 maggio 2024 alla Stecca3, Milano Per partecipare e scoprire il programma, tutti i dettagli sono qui: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-ensemble-il-festival-nofilter-sulla-genitorialita-875861263617
Perché alcune famiglie vanno spiegate più di altre? Quando si parla di una famiglia omogenitoriale, composta da due mamme o due papà, spesso si associa questa definizione a quella di “famiglia non-tradizionale”. Io vorrei che si parlasse semplicemente di famiglia, ma invece oggi dovremo un po’ spiegare. La storia di Martina è quella di una famiglia composta da due mamme e due figli. Due gemelli, per la precisione, e infatti le ho chiesto innanzitutto come si sopravvive! Nonostante Martina sia in coppia con un’altra donna, molte persone hanno sentito l’irrefrenabile necessità di attribuirle un’etichetta maschile, di padre. Quell’etichetta che deve barrare a mano, ogni volta che Martina compila un foglio all’anagrafe o un documento ufficiale relativo ai suoi bambini. Ma la buona notizia è che le leggi nel nostro Paese arrivano in ritardo rispetto alle persone: e quelle si stanno dimostrando di gran lunga più aperte e accoglienti. In questo episodio abbiamo dato anche uno sguardo al futuro. Come dice Martina, ogni genitore deve avere la possibilità di vivere la propria genitorialità indipendentemente dal genere o dal ruolo che ha all’interno del suo nucleo familiare.
“La parte che più mi ha offesa è stato avere di fronte qualcuno che non credeva quando io spiegavo cosa stava succedendo al mio corpo” Quando una donna si avvicina al mondo della maternità, impara tante parole nuove: percentili, puerperio, primipara, colostro, meconio, test di apgar, co-sleeping, baby wearing… E poi ce n’è una, che si spiega da sola: violenza ostetrica. In realtà questa parola, che è importante integrare nel proprio vocabolario, ha una definizione che va oltre gli abusi fisici e che rientra nell’ambito psicologico. Stella Pulpo, autrice del blog “memorie di una vagina” mi ha raccontato di una violenza che ha a che vedere con la mancanza di ascolto. Abbiamo parlato della sua storia di parto, del fare pace con i nuovi tempi, con le nuove priorità, di fare pace con sé stessa. Le ho chiesto se e come cambia la vita sessuale dopo l’arrivo dei figli. E Stella mi ha risposto con una contro-domanda: Qual è quell’aspetto della nostra vita che non cambia con l’arrivo dei figli?
Si dice spesso che nessuno ti insegna a diventare genitore, anzi che ci vorrebbe un corso, una patente.Daniele ha deciso insieme alla sua compagna Mickol che in realtà il loro cammino di genitorialità sarebbe stato una "Guida senza patente", perché è solo così, guidando senza patente e senza freni che si può vivere la parte più bella della vita. Papà di tre bambini, tre maschi, Daniele non sentiva le coordinate che tipicamente vengono associate alla paternità, cucite su di lui. E per vivere al meglio la parte più bella di questo viaggio, ha voluto liberarsi di quelle sovrastrutture e stereotipi che tanto gli stavano stretti. Gli ho chiesto di raccontarmi cosa significa crescere dei figli maschi all’interno del valore della parità di genere.Abbiamo parlato di educazione affettiva e della necessità di manifestare le proprie emozioni.Tra un cambio pannolino che si è rivelato un momento di cambio incredibile di vita e una battaglia per mettere i fasciatoi anche nei bagni degli uomini, Daniele sta abbattendo muri e pregiudizi per una narrazione della paternità diversa e più attinente al reale.
La parità di genere può far paura? Sembra una domanda bizzarra la mia eppure molte volte, quando si parla di questo tema, ci sono tanti preconcetti. In questo episodio vi presento la storia di Zaira Schauwecker e del suo percorso di maternità che si è realizzato dopo diversi tentativi di PMA. Zaira ha approfondito i temi della parità di genere perché si è resa conto di come gli stereotipi di genere si riversino su bambine e bambini, ancor prima che nascano. In questo episodio abbiamo parlato dei gender reveal party e di come queste feste veicolino un’immagine stereotipata di genere, dalle principesse e unicorni alle pistole e razzi. Ma non ci siamo fermate al blu e al rosa, abbiamo parlato anche di rientro al lavoro, della connessione tra la cura dell’ambiente e la parità di genere, di accudimento -tra biologia e cultura- e di gonne indossate da bambini (con annesse reazioni).Le bambine e i bambini possono scegliere tra le opzioni che gli diamo in quanto società e in quanto famiglia. Ma si può davvero parlare di libertà di scelta quando le opzioni sono tanto stereotipate? Vi invito ad ascoltare questa storia perché penso vi suggerirà delle nuove domande e magari delle nuove opzioni da offrire.
“Quando sarai mamma cambierai idea” “Dici così adesso, ma poi ne riparliamo” Quante volte ci è capitato di ascoltare queste frasi ancor prima di diventare genitore? E quante volte invece ci siamo ritrovati a smentire queste affermazioni, magari proprio con la nostra esperienza? Quando Valentina, meglio conosciuta come La Rotten, è diventata mamma di Mia, ha scritto un nuovo capitolo della sua vita, senza cadere nella narrazione edulcorata della maternità. Anche perché le zone d’ombra esistono e non dobbiamo per forza ometterle o raccontarle in modo diverso. Basta perseguire una narrazione onesta, autentica. Con Valentina abbiamo parlato di temi importanti come l’uso della tecnologia da parte dei più piccoli, l’identità digitale, il consenso, i nuovi e vecchi modelli educativi a confronto. “Un’infanzia dalla quale non dover guarire” questa frase è diventata il titolo di questo episodio e sarebbe bello che questa promessa che Valentina ha fatto a sua figlia, diventi un regalo per tutte le generazioni che verranno. PS al momento della registrazione di questo episodio Valentina non ricordava dove avesse letto questa frase. Ora posso dirvi che queste parole appartengono a Camilla Stellato, a cui va tutta la nostra gratitudine.
La storia di Irene è quella di un viaggio iniziato nel 2019, che da Bogotà ha portato a Roma la piccola Lina Isabel. Quando si parla di adozione, solitamente pensiamo a percorsi lunghi, a volte difficili, che culminano nell’incontro con il proprio figlio o figlia. Ma da dove partire? A chi rivolgersi? Per Irene la vera sfida è iniziata dal momento successivo all’incontro con sua figlia, quando da un giorno all’altro si è sentita ripetere le parole “mamma, mamma, mamma”, facendola vivere in bilico tra un desiderio finalmente avverato e una sensazione di schiacciamento in un ruolo per il quale, lo sappiamo bene, non abbiamo un vero manuale d’istruzioni. In questo episodio abbiamo parlato adozione ma anche di aspettative della società sul ruolo di madre. Abbiamo detto forte e chiaro che è normale avere un po’ di nostalgia della nostra vita precedente. La maternità è un cammino in continua costruzione, e la storia di Irene ci aiuta a fare chiarezza non solo sul tema dell’adozione ma anche a creare una narrativa più autentica della maternità.
Si parla di lutto perinatale quando si perde un bambino durante la gravidanza, il parto o qualche tempo dopo la nascita. Anche se ci sono definizioni più accurate in base al momento in cui il tutto accade, l’intensità di un dolore, comune a tante donne, non si misura in settimane di gestazione. Perché si parla così poco del lutto perinatale? Perché esiste ancora un tabù su questo argomento? Perché sono storie che raccontiamo a voce bassa? Per cercare anche io di rompere con questo tabù ho voluto incontrare Arwa, una mamma che dopo due interruzioni di gravidanza ha vissuto 9 mesi di attesa e un parto. Tutto nella norma, sembrava. Eppure il cuore del piccolo Almir ha cessato di battere pochi giorni dopo la sua nascita. “Uno su un milione” le dicono i medici. Ma statistiche di questo tipo non fanno altro che appesantire una notizia che rimarrà per sempre nella vita di questi genitori. C’è bisogno di coraggio per accettare un lutto perinatale e rialzarsi. Ce n’è ancora di più bisogno per testimoniare. Ma Arwa si è aperta al microfono di Grembo con grande coraggio: la sua storia vuole essere una luce che dà forza a lei e a tutte le donne che sono o potrebbero trovarsi in questa situazione. Un consiglio prima di iniziare: questo episodio tratta di argomenti molto sensibili e dolorosi: assicuratevi di ascoltarlo in buone condizioni. Se sei una mamma o un papà che sta vivendo un lutto perinatale, non fermarti a queste parole e ricerca un percorso approfondito con un professionista competente che ti possa aiutare nella guarigione. Ti segnalo in particolare https://www.ciaolapo.it/
Facciamo un esercizio: pensate ad un “detto” che riguarda la figura della mamma.A me viene subito in mente “Di mamma ce n’è una sola” oppure “la mamma è sempre la mamma”. Questi detti nascondono dietro di sé secoli di una cultura patriarcale che hanno affidato alla madre il ruolo di figura genitoriale di riferimento. Quando nasce un bambino, nonostante l’obbligo oggi in Italia, solo il 35% dei papà usufruisce del congedo parentale.Eppure aldilà dei numeri, è evidente che il cambio culturale sulla paternità è ormai in atto: i papà sono sempre più partecipi nella vita dei loro figli.Perché allora ci capita ancora di sentire definizioni infelici come “mammo” oppure “papà-baby sitter”?Diego di Franco, conosciuto anche come “Il Meraviglioso mondo dei papà”, ci ricorda che esiste già una parola bellissima per indicare la figura maschile che si occupa dei figli: papà.E a proposito di definizioni, Diego ne ha scelta una, in inglese, che è “Stay at home dad”.La sua storia infatti è quella di un papà che con l’arrivo dei figli ha scelto di stare a casa, mentre la moglie svolge la sua professione di ingegnera. In questo episodio abbiamo parlato di stereotipi di genere, di suddivisione dei compiti, di trend su TikTok che non fanno bene alla salute. E ancora, dell’immagine di una madre troppo idealizzata e quella di un padre troppo denigrato. La parità di genere inizia a casa e continua nella società. Sappiamo che ci vuole del tempo per far cadere uno ad uno gli stereotipi.Ma con la sua preziosa testimonianza, Diego sta dando un colpo di acceleratore.
Ripetiamolo tutti insieme: il multitasking non esiste!È impossibile fare due azioni contemporaneamente. È il nostro cervello che passa molto velocemente da un’azione all’altra. Oggi però, attraverso la storia di Annalisa Monfreda, vi vorrei raccontare di un altro nostro acerrimo nemico: il carico mentale.Annalisa è una donna emancipata, ha sposato un marito femminista e sta crescendo le sue due figlie libere. Nonostante questo quadro, che può sembrare idilliaco, lei stessa è caduta vittima dell’organizzazione mentale che c’è dietro ogni attività. In questo episodio abbiamo parlato di quanto sia necessario creare una narrazione più autentica. Ok alla straordinarietà di alcune donne, ma abbiamo bisogno anche del racconto di una normalità, una normalità autentica, non finta né mediata dai social. Ho chiesto ad Annalisa di raccontarmi come ha trovato l’equilibrio nella coppia, mantenendo i propri spazi e desideri. Non vi darò ora una risposta semplice perché voglio invitarvi ad ascoltare l'episodio. Ma posso anticiparvi un’immagine: “rendere visibile l’invisibile”.
Quando nasce un bambino sono molti i genitori che si sentono raccomandare pratiche e buone abitudini, soprattutto quando si parla di alimentazione.Si inizia fin dai primi attimi di vita, ci si ritrova davanti a due strade: allattamento al seno o biberon?Ho incontrato Francesca Ghelfi, in arte “Leguminosa”, mamma di due bambini e nutrizionista.Il cibo ci accompagna ogni giorno da quando nasciamo. Ma invece di pensare alle tabelle e ai modelli, Francesca mi ha ricordato che il cibo racchiude in sé storia, cultura, accoglienza e tutta una serie di valori che trasmettiamo ai nostri figli.Abbiamo parlato della sua missione che non è solo di suggerire i giusti nutrienti ma di far sentire accolti i bambini.Una cosa non scontata per la nostra generazione. In questo episodio abbiamo immaginato il futuro, quello che stiamo costruendo ogni giorno per i nostri figli attraverso le nostre scelte, non solo in termini di alimentazione. Per esempio, ci siamo dette che non basta avere una cucina giocattolo per sollevare automaticamente la responsabilità che hanno le donne nella cura domestica. Abbiamo parlato di spazio, di quanto sia importante pensare nuovamente la comunità per ritrovare quel villaggio che oggi non c’è più. I nostri bambini sono alla base della società: ricordiamoci del futuro. --"Grembo, racconti di pancia" è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace. Questo episodio è stato realizzato insieme a Mustela. Il montaggio è di Agustina Arevalos. Le musiche è "La jardinera"ed è interpretata da Pablo Sepulveda Godoy. L'illustrazione è di Giulia Rosa.
L’unica cosa che arriva nella tua vita per non andarsene più sono i figli. Questo pensiero può far paura, soprattutto se a farlo è una persona che nella vita ha una certezza: non voglio diventare genitore. Matteo Bussola non solo è diventato papà di tre bambine ma non ha voluto arrendersi alla narrazione che solitamente veniva accostata alla paternità. Si è liberato da quella che lui stesso ha definito come “la presunzione di sapere con incontrovertibile certezza quello che vogliamo e quello che ci serve”Ho chiesto a Matteo di raccontarmi come la sua vita si è trasformata, se è vero che la qualità del tempo che trascorriamo con i nostri figli è più importante della quantità. Abbiamo parlato di cose da maschi e cose da femmine. Gli ho chiesto perché suona strano sentire le parole: “sindaca”, “avvocata”, “ingegnera”.La sua paternità inattesa è stata l’esperienza che gli ha permesso di cambiare lo sguardo sul mondo, di definire nuove priorità, di acquisire tutta una serie di abilità che lo hanno fatto migliorare anche come professionista. Matteo è uno scrittore e illustratore. Vive di storie. E le storie formano il nostro immaginario, creano aspettative e contribuiscono a creare la realtà. Buon ascolto!---"Grembo, racconti di pancia" è un podcast originale LUZ, di Anna Acquistapace.Questo episodio è stato realizzato insieme a Mustela.Il montaggio è di Agustina Arevalos.La musica è "La jardinera" ed è interpretata da Pablo Sepulveda Godoy.L'illustrazione è di Giulia Rosa.
Il gioco è il lavoro del bambino: questo è uno dei mantra di Maria Montessori, che in questo episodio la sentirete chiamata in causa come “zia Mary”. A darle questo titolo è Anna, meglio conosciuta su Instagram come “ZenosRoom”. Mi ha raccontato in modo genuino, a volte molto diretto e senza filtri, di come ogni giorno si impegna affinché suo figlio possa vivere al meglio il momento del gioco.Lontano da un mondo instagrammabile, pinteristiano e beige, se scorrete il suo profilo Instagram troverete un arcobaleno di giochi, di libri, di idee ma anche di riflessioni molto serie che nascono dal suo quotidiano di mamma. Anna lavora ogni giorno per fare in modo che lo spazio fisico ma anche quello mentale sia ordinato e funzionale, lontano dal mito della performance. Nella nostra chiacchierata siamo passate dalla gestione delle emozioni a come affrontare episodi di bullismo fino al rischio di un trend come la “child free zone”. Anche se abbiamo parlato di mondo degli adulti e mondo dei bambini, la sensazione che ho avuto dal nostro incontro è che il mondo è comunque uno solo.Un mondo dove i bimbi devono essere trattati in quanto tali e non come adulti da plasmare.---Grembo, racconti di pancia è un podcast originale LUZ, di Anna AcquistapaceQuesto episodio è stato realizzato insieme a MustelaIl montaggio è di Agustina ArevalosLa musica è "La jardinera" ed è interpretata da Pablo Sepulveda GodoyL'illustrazione è di Giulia Rosa