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Il Corsivo di Daniele Biacchessi
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Il Corsivo di Daniele Biacchessi

Author: Giornale Radio

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"Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.

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A cura di Daniele Biacchessi Un dato è ormai certo. In questa fiacca campagna elettorale italiana, tra i temi proposti dai candidati di tutti gli schieramenti l'Unione europea non c'è. Non è solo un paradosso a cui il nostro Paese è da tempo abituato. La tendenza è rilevata anche in gran parte degli altri aderenti alla Ue dove i risultati e le loro implicazioni politiche sono interpretati in chiave nazionale, sovente come resa dei conti all'interno delle maggiori coalizioni.   Il caso italiano Le elezioni europee del 2014 furono viste come un plebiscito per l’allora segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio, Matteo Renzi che prese il 40,81% dei voti, un traguardo mai raggiunto da un candidato di centrosinistra. Nel 2019, solo cinque anni dopo, il successo della Lega nelle elezioni europee contribuì in buona parte alla caduta del primo governo Conte che si reggeva sull'alleanza tra il Carroccio e il M5s.    Le elezioni europee 2024  Le europee 2024 rappresentano in Italia un test elettorale interno, una sorta di midterm alla cacio e pepe. La premier Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia sono alla ricerca di una conferma del risultato elettorale politico del 25 settembre 2022, quindi non sotto il 27%. La Lega non intende farsi superare da Forza Italia, perché metterebbe a rischio la stabilità della leadership di Matteo Salvini nel partito, e anche nel Governo. Salvini si presenta con candidati di rottura, mentre Meloni cerca di ‘normalizzare’ l’immagine internazionale del suo partito, presentandosi come una alternativa conservatrice di governo europeo. Nel centrosinistra la corsa è tra il Pd di Elly Schlein dato in forte rimonta, e il M5s di Giuseppe Conte in netto calo.    I nuovi equilibri europei L’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è interessata a favorire una collaborazione fra il Partito Popolare Europeo e il gruppo dei Conservatori e Riformisti (di cui è presidente Giorgia Meloni). Il progetto politico potrebbe portare a nuove alleanze fra centro-destra e destra radicale nel corso della prossima legislatura, con la conseguente marginalizzazione del Pse e dei liberali di Renew.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Oggi sappiamo, non solo sul piano giornalistico, ma anche con una verità processuale di condanna, che l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump pagò a più riprese la pornostar Stormy Daniels per evitare che raccontasse in pubblico l’incontro sessuale avuto con lui nel 2006. Sotto il profilo giudiziario, tutti i 34 capi d'accusa formulati contro Donald Trump dal procuratore di Manhattan Matthew Colangelo e dal suo vice Alvin Bragg, hanno retto davanti ai giudici del Tribunale. Si è trattato di una cospirazione pianificata, per influenzare le elezioni del 2016. Lo scopo era aiutare Trump ad essere eletto con spese illegali, per mettere a tacere persone che avevano qualcosa di negativo da dire sul suo comportamento. Insomma, una frode elettorale.  Le accuse contro Donald Trump Tutto parte dalla pubblicazione del video della trasmissione “Access Hollywood”, in cui Trump si vantava di poter toccare a piacimento i genitali delle donne: "L’impatto di quel nastro sulla campagna era stato immediato ed esplosivo", dice l'accusa. Trump si era preoccupato di tutte le persone che potevano rivelare particolari imbarazzanti sulla sua vita, e il tabloid National Enquirer, di proprietà di David Pecker, aveva allertato l'avvocato Michael Cohen che la porno star Stormy Daniels voleva rendere pubblico l’incontro sessuale del 2006. Allora, secondo i procuratori di Manhattan, Trump aveva orchestrato un piano criminale per corrompere le presidenziali, nascondendo la cospirazione anche nei documenti delle sue aziende a New York". Le reazioni
“È stato un processo farsa, una vergogna. Sono un uomo innocente. Il vero verdetto si avrà il 5 novembre. Continueremo a combattere fino alla fine”, ha commentato Trump. "Oggi a New York abbiamo visto che nessuno è al di sopra della legge", ha affermato il direttore delle campagna elettorale del presidente Joe Biden, Michael Tyler. Trump diventa così il primo ex capo della Casa Bianca condannato in un processo penale e anche il primo candidato alla presidenza a fare campagna elettorale come pregiudicato. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Esattamente cento anni fa – era, infatti, il 30 maggio  del 1924 -  Giacomo Matteotti pronunciava il suo ultimo discorso in Parlamento, denunciando la deriva anti democratica che il fascismo stava imprimendo alla vita politica italiana. Ecco perché, la presidenza della Camera dei Deputati ha scelto proprio la giornata di oggi per dedicare un evento solenne alla memoria dell’illustre martire della violenza fascista. Evento che si terrà a Montecitorio, alla presenza del capo dello Stato, della presidente del Consiglio e dei presidenti della stessa Camera e del Senato. A noi pare che, sia per Meloni, che per La Russa, la commemorazione odierna potrebbe offrire un’occasione da non perdere – sempre che, naturalmente, non preferiscano ignorarla – per spruzzare un po’ di acqua su quella fiammella che, da oltre 75 anni, compare nel simbolo del Movimento Sociale Italiano e poi in quello dei partiti che ad esso sono succeduti: compreso quello che esprime l’attuale leadership di governo. E’ vero che, nel corso degli ultimi trent’anni, tra gli eredi di Almirante, non sono mancate alcune prese di distanza abbastanza nette rispetto all’esperienza del Ventennio, ma è altrettanto vero che si è quasi sempre trattato di giudizi negativi che investivano solo la fase finale del regime: con particolare riferimento alle leggi razziali ed alla guerra condotta a fianco di Hitler. Scarsa ci sembra, invece, sia stata la riflessione autocritica su tutto quello di negativo che il fascismo – a prescindere dai suoi due sbagli più clamorosi – avrebbe, comunque, riversato sulla vita civile e politica del nostro Paese. Siamo, pertanto, piuttosto curiosi di ascoltare le parole che i due massimi esponenti della destra italiana vorranno, eventualmente, destinare alla figura di Giacomo  Matteotti: sapranno spiccare il salto di qualità che dovrebbe portarli ad archiviare il vecchio ed equivoco motto del  “non rinnegare e non restaurare”, per cominciare, invece, ad ammettere che i sintomi della malattia erano già ben riconoscibili (e riconosciuti come insegna la tragica fine di Matteotti) fin dalla violenta ascesa al potere di Benito Mussolini? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Nel corso dell’incontro a porte chiuse (ma evidentemente aperte alle fughe di notizie) con gli oltre 200 vescovi italiani, che davano inizio all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Papa è intervenuto sui criteri che devono ispirare l’accesso ai seminari per i futuri sacerdoti. E lo ha fatto (senza indubbiamente usare giri di parole) e sentenziando – tra l’imbarazzo e lo stupore generale – che “nella Chiesa c’è già troppa “frociaggine”. Al di là del tipo di espressione che, in quanto a garbo e  compostezza ben difficilmente sarebbe stata ammessa in un salotto del Settecento, resta il fatto che le drastiche parole di Bergoglio, ponendo una sorta di steccato all’ingresso di soggetti omosessuali nel clero,  segnano una battuta d’arresto rispetto alle posizioni ormai maturate anche all’interno della stessa CEI. Posizioni  orientate a distinguere tra “atti” e “tendenze”, in una visione che - soprattutto nei tempi più recenti - pur riaffermando l’obbligo indistinto del celibato per tutti i seminaristi,  sembrava superare ogni discriminazione di tipo sessuale. D’altra parte, non era stato, nel luglio scorso, lo stesso papa argentino a domandarsi pubblicamente “chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”.  Adesso, è probabile che la diplomazia vaticana cerchi di gettare acqua sul fuoco, spiegando che non essendo italiano, il pontefice ha senz’altro usato un termine di cui ignorava il significato rozzo e volgare. Tuttavia, non è la prima volta che il Vescovo di Roma si lascia trascinare un po’ troppo dall’enfasi quando deve esplicitare qualche suo concetto: basti pensare al commento che pronunciò , dopo la strage parigina di Charlie Hebdo, quando disse “ se uno offende mia madre, gli do un pugno”. Come era inevitabile che accadesse, sono puntualmente arrivate le reazioni stupite e deluse  delle principali organizzazioni che si battono per i diritti delle minoranze sessuali, le quali non hanno esitato a dichiarare che il Papa discrimina i gay e che se le sue affermazioni venissero confermate, significherebbe che c’è ancora molto da fare per arrivare a un linguaggio finalmente rispettoso. Vedremo come evolverà la vicenda, ma, per parte nostra, abbiamo difficoltà a spiegarci per quale ragione gli omosessuali, come seminaristi, sarebbero meno affidabili dei loro compagni etero che li affiancano sul cammino che li conduce tutti al sacerdozio. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l’Economist, ha suggerito di modificare l’atteggiamento sin qui adottato dall’Alleanza Atlantica circa l’utilizzo delle armi fornite all’Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all’interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia  trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po’ quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un’accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l’unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro  siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D’altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio  sicuri che l’idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un’opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Terminato l’interrogatorio (durato circa otto ore), dinanzi ai magistrati della Procura di Genova, adesso, per Giovanni Toti (e, soprattutto, per il suo avvocato) si apre la fase in cui occorre valutare se sia giunto o meno il momento opportuno per avanzare la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Sappiamo che, nel corso del confronto fiume che si è svolto giovedì scorso, il governatore della Liguria ha risposto con la dovuta puntualità a tutte le 180 domande che gli inquirenti avevano predisposto per lui, fornendo chiarimenti non solo in relazione ai fatti contestatigli, ma anche in merito a quella che, in questi anni, è stata la visione politica che ha guidato la sua amministrazione regionale. Tuttavia, è parso ai bene informati che i punti di vista tra le parti siano rimasti ancora piuttosto lontani, continuando i magistrati a cogliere - come fosse una costante sistematica -  i sintomi della corruzione in quasi tutta l’operatività della Giunta Toti. Pertanto, in un quadro di sostanziale e fiera contrapposizione, possiamo immaginare come non sia facile, per chi si è assunto la difesa di Toti, riuscire ad individuare gli spiragli giusti per ricondurre, in tempi rapidi, l’ex giornalista di Mediaset a riappropriarsi non solo della propria libertà personale, ma magari anche – perché no? - del suo posto ai vertici del Palazzo della Regione. In fondo anche altri governatori – certo non arrestati, ma comunque indagati – hanno continuato imperterriti a guidare i loro territori (che, nei casi, erano Lombardia ed Emilia Romagna) senza che la cosa rappresentasse una sorta di finimondo...Il tutto, nella paziente attesa che – come nove volte su dieci succede – il cumulo di sospetti e di accuse finisse poi per sparire nella solita bolla di sapone… Sul piano strettamente legale, dubitiamo che i classici presupposti previsti per la carcerazione preventiva sussistano - ammesso e non concesso siano mai sussistiti – nell’ “affaire” Liguria. Non è, infatti, ipotizzabile che Toti sia così incosciente da fuggire...Non si vede neanche come potrebbe continuare a commettere reati che, in realtà, si sarebbero già consumati 4 anni fa e nemmeno come potrebbe inquinare le prove, visto che sono già state tutte ampiamente raccolte e messe a disposizione di chi, in futuro, dovrà, eventualmente, pronunciare una sentenza. Ci domandiamo, quindi, quanto tempo ancora potrà durare una detenzione che, sul piano tecnico procedurale, traballa e che su quello mediatico comincia a destare una certa inquietudine. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Non saremo certo noi, generazioni sessantottarde, a biasimare  l’occupazione di un liceo o di una facoltà universitaria: con tutte le fesserie che abbiamo fatto in gioventù non ne avremmo proprio le carte in regola...Anzi, probabilmente, siamo oggi quasi istintivamente portati a non dare troppa rilevanza a quelle che, da almeno un mese a questa parte, vengono purtroppo ripetute negli atenei di mezzo mondo...E così, con colpevole leggerezza, non ci facciamo neanche caso se, alla ormai vetusta barba caraibica di Fidel Castro, i nostri novelli campioni dell’anti occidentalismo stanno sostituendo – contenti loro - la kefiah di Yassir Arafat e di tanti altri bei democratici capi e capetti mediorientali. Tuttavia, cari amici della Sinistra italiana ed europea, è forse giunto  il momento di cominciare a riflettere, con un minimo di attenzione in più, sulla svolta inquietante che il moto spontaneo di solidarietà filo palestinese ha assunto in questi ultimi tempi. Nelle aule dei nostri istituti universitari si è, infatti, partiti dalla discutibilissima pretesa di disdire ogni rapporto con la comunità accademica israeliana per poi approdare – in un crescendo rossiniano di istanze sempre meno lucide – addirittura alla trasformazione delle sale occupate in moschee, nelle quali - come è avvenuto di recente a Torino - si pronunciano, beatamente, dei sermoni che inneggiano alla Jihad non solo a Gaza, ma anche all’ombra della Mole Antonelliana... Francamente, nel leggere, il resoconto di quanto è avvenuto venerdì scorso, ci siamo chiesti se fossimo sulle pagine di cronaca del maggiore quotidiano piemontese oppure su quelle del famoso  romanzo di Michel Houellebecq...Un’istituzione laica ed universale –  dalla quale è lecito aspettarsi solo autonomia ed equidistanza – aveva aperto le sue porte ad una religione (non importa quale), nella sostanziale impotenza di un Rettore, che si è limitato a precisare di non avere più il controllo di quello che succede “li dentro”, da quando l’Ateneo è occupato. E’ accettabile che sia soltanto un gruppo (tra l’altro più rumoroso, che maggioritario) di studenti a stabilire chi possa parlare e chi no all’interno di un’università italiana? Forse in Iran i pasdaran possono farlo, ma, nella Torino di Norberto Bobbio o di Franco Antonicelli, la cosa ci sembra   stonare davvero... ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Ferruccio Bovio Il Governo ha, dunque, fatto marcia indietro in merito all’opportunità di reintrodurre il redditometro, tra gli strumenti adottati dal Fisco per accertare se i redditi che un contribuente dichiara coincidano o meno con quelli che, effettivamente, percepisce. E noi pensiamo che, agendo in questo modo, l’esecutivo Meloni,  abbia fatto anche bene, visto che stiamo parlando di un metodo di presunto accertamento che privilegia gli indizi rispetto ai riscontri concreti, focalizzando la sua attenzione più sulla tipologia che sulla reale consistenza delle spese che un determinato cittadino sostiene... In altre parole, col redditometro, l’indagine da parte dell’Agenzia delle Entrate, non avviene sul valore complessivo di quanto spendiamo, ma piuttosto sulla qualità dei beni di cui disponiamo. Pertanto, se ci appartiene un oggetto che, normalmente, rientra tra quelli che sono nelle disponibilità di classi di contribuenti superiori a quella cui apparteniamo noi, ecco che allora scatta , nei nostri confronti, quella presunzione di infedeltà tributaria che rivela come, per il nostro legislatore fiscale, non sia lo Stato a dover produrre le prove di un’eventuale evasione, ma sia, piuttosto, il cittadino a dover dimostrare la propria correttezza dinanzi all’erario. Il rischio, in questi casi, diventa, quindi, quello di  non consentire più al singolo individuo di  utilizzare liberamente il proprio denaro - che magari ha pure guadagnato in maniera del tutto onesta – per sottoporlo, invece, ad una prevenuta radiografia di carattere quasi morale. Per quanto, infatti, spesso si possa cadere nella tentazione di provare invidia od esprimere riprovazione nei riguardi di chi, apparentemente, conduce un tenore di vita che le sue entrate rendono difficilmente giustificabile, è sempre meglio evitare di generalizzare. Ad esempio, dietro ad una lunga vacanza trascorsa in prestigiosi alberghi internazionali possono celarsi vent’anni di ferie estive ed invernali trascorse rigorosamente in casa, nella paziente attesa di poter finalmente un giorno coronare il sogno turistico di una vita intera… In conclusione, ci pare giusto che ognuno sia padrone di modellare la propria esistenza seguendo i criteri che gli sono più congeniali, senza che lo Stato intervenga per contestarne la sostenibilità finanziaria.  Ecco perché approviamo lo stop al redditometro, inteso come sistema di valutazione che, facendo prevalere gli aspetti qualitativi su quelli quantitativi, rischia di concedere uno spazio troppo ampio a giudizi che sono soggettivamente politici e non oggettivamente contabili. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono lo stato palestinese Cresce il fronte europeo a favore di uno Stato palestinese e Israele si ritrova sempre più solo nella guerra contro la popolazione civile di Gaza. Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno in modo formale la formazione di una Palestina libera da ogni occupazione, il prossimo 28 maggio. L'annuncio è stato fatto dal norvegese Jonas Gahr, dallo spagnolo Pedro Sanchez e dall'irlandese Simon Harris che parla di "un giorno storico e importante". Il riconoscimento dello Stato palestinese in Europa  Prima del riconoscimento annunciato da Spagna, Irlanda e Norvegia, che però non fa parte dell'Unione Europea, la Svezia era l'unico Paese ad aver attuato il riconoscimento dello Stato palestinese, nel 2014. Malta, Cipro, Polonia, Ungheria,  Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria invece lo avevano fatto quando ancora non erano membri dell'Unione. A livello mondiale, lo Stato di Palestina è riconosciuto da 142 Paesi, il 70% dei membri delle Nazioni Unite: quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Tra i Paesi che non lo fanno, mantenendo comunque relazioni diplomatiche con l'Autorità Nazionale Palestinese, ci sono invece Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Italia. Le reazioni internazionali “Non permetteremo alcuna proposta su uno Stato palestinese", sostiene il ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Potere Ebraico, Itamar Ben-Gvir. Secondo l'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, il riconoscimento dello Stato palestinese da parte di alcuni Paesi che fanno parte dell'Unione europea rischia di "indebolirne il ruolo nella realizzazione di un processo di pace e della soluzione dei due Stati". La Russia ribadisce di essere in favore di un superamento del conflitto israelo-palestinese sulla base della soluzione dei due Stati, ricorda il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La Giordania saluta la decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda di riconoscere lo Stato di Palestina, definendola un "passo importante ed essenziale verso la soluzione dei due Stati".  Francia e Belgio a favore della Corte penale Francia e Belgio spaccano il fronte occidentale sulla decisione della Corte penale internazionale di arrestare i leader di Israele, tra cui il premier Netanyahu, e di Hamas. Tutto è avvenuto dopo le critiche degli Usa, con il presidente Joe con Biden che valuta sanzioni contro la Corte, della Germania, della Gran Bretagna e dell’Italia alla richiesta del procuratore generale della Cpi.  “A Gaza non è genocidio”, ha detto Biden.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Quando mancano solo tre settimane alle elezioni europee, il fronte della destra sovranista si rompe nel gruppo europeo degli Identitari. Il partito di Marine Le Pen, Rassemblement National, ha liquidato l’ultradestra tedesca Afd, così come ha fatto anche la Lega di Matteo Salvini. Tutto è accaduto in seguito alle recenti dichiarazioni di Maximilian Krah,  leader di Afd. "Non dirò mai che chi aveva un’uniforme delle SS era automaticamente un criminale”, aveva spiegato Krah.  La decisione di Marine Le Pen Da Parigi è arrivata una reazione durissima da parte della destra francese. “Non ci alleeremo più con l’Afd nella prossima legislatura”, dice Thibaut François, responsabile dei rapporti internazionali a Strasburgo per il partito di Le Pen. La decisione sarà applicata dopo le elezioni del 9 giugno, quando si deciderà la composizione del gruppo di europarlamentari che aderiscono agli Identitari. Il piano di Giorgia Meloni Con la spaccatura nel gruppo europeo degli Identitari, Marine Le pen si avvicina sempre più alle posizioni di Giorgia Meloni che alla convention di Vox in Spagna ha lanciato l'idea di un'altra Europa, alternativa alla maggioranza attualmente in vigore tra popolari, socialisti e liberali. Nella sostanza Meloni vorrebbe sommare i voti dei Conservatori e quelli dell’ultradestra di Marine Le Pen per incidere sui singoli dossier che passeranno dal Parlamento europeo. Una minoranza composta, almeno sulla carta, da 135 eurodeputati che potrebbe spostare la linea della Commissione su alcuni temi condivisi: ostilità al Green Deal, battaglia contro i diritti civili, immigrazione. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi È un vero giallo l'incidente aereo che ha causato la morte del presidente iraniano Raisi. L’agenzia di Stato Irna si è affrettata a chiudere il caso: "Il presidente ha trovato il martirio nello schianto di un elicottero causato da un guasto tecnico". Ma resta la questione dei tre velivoli che farebbero parte del convoglio che trasportava Raisi e alcuni membri del governo iraniano. Il mistero dei tre elicotteri  Alle 13,30 locali, le 12 italiane di domenica, l'elicottero precipita in una remota zona montuosa a circa 60 chilometri dalla diga di Qiz-Qalasi, a 2 chilometri a sud ovest del villaggio di Uzi. Alle 16 iraniane, le 14,30 italiane sempre di domenica, il regime comunica tramite la tv di Stato che l'elicottero è stato costretto a un "atterraggio duro" a causa della nebbia fitta. Sono le 5 in Iran, le 3,30 in Italia. I soccorritori individuano i resti del velivolo da una distanza di 2 chilometri e raggiungono la località dopo un'ora. Alle 7,30 iraniane, le 6 italiane, le autorità comunicano la morte di tutti i passeggeri.  Ma qualcosa suona strano. Il primo comunicato ufficiale sostiene che il Bell 212 di Raisi era scortato da altri due elicotteri. Nel video che mostra l’ultimo decollo si distinguono con chiarezza la sagoma di un MI Mil-17 russo e di un altro Bell. Entrambi sono a terra e non hanno i rotori in movimento. Poi, durante le operazioni di soccorso, le notizie non riguardano più i tre elicotteri, ma solo quello che trasportava Raisi. I dubbi restano. Meteo avverso o guasto tecnico? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi La premier Giorgia Meloni si presenta alla convention del partito ultranazionalista spagnolo Vox e chiama a raccolta le destre. "Un cambio in Europa è possibile se i conservatori resteranno uniti, siamo il motore del rinascimento", dice Meloni che attacca quelle che definisce le maggioranze innaturali, cioè quelle tra popolari e socialisti, sulle teorie gender, sul Green Deal. La leader di Fratelli d'Italia lancia nei fatti un asse strategico con la francese Marine Le Pen che ammette di avere molti punti in comune.  Il piano di Giorgia Meloni Il piano di Giorgia Meloni è quello sommare i voti dei Conservatori e quelli dell’ultradestra di Marine Le Pen per incidere sui singoli dossier che passeranno dal Parlamento europeo. Una sorta di minoranza di blocco da 135 eurodeputati. L’altro obiettivo è condividere con l’ultradestra il profilo dei commissari espressi dai Paesi a guida conservatrice (quattro su ventisette), con l’ambizione di spostare la linea della Commissione su alcuni temi condivisi: ostilità al Green Deal, battaglia contro i diritti civili, immigrazione. La nuova destra di Meloni e Le Pen si presenta come una forza di opposizione europea, di rottura profonda contro quella che definisce l'establishment rogressista che ritiene sia stato finora al potere, a cui attribuisce la responsabilità dell'attuale crisi politica e culturale. Una sorta di mossa identitaria per tentare di scardinare le regole, l'ossatura che ha portato l'Europa fino a questo appuntamento elettorale.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Quando muore un amico che conosci da molti anni, non sempre si trovano le parole giuste per descriverlo in forma pubblica. Oggi tocca a me tracciare il ricordo di Franco Di Mare, che se ne è andato a soli 68 anni a causa del mesotelioma, una malattia causata dall'esposizione prolungata di particelle di amianto durante le sue varie missioni come inviato di guerra della Rai a Sarajevo, nei Balcani. Franco è stato un giornalista dalla schiena dritta, uno che non ha mai fatto sconti a nessuno, a cui piaceva lavorare per passione civile, con un'idea alta del nostro mestiere. Proprio a Sarajevo aveva adottato una bimba di 10 mesi che poi ha chiamato Stella e che gli è stata accanto fino all'ultimo respiro di vita. La storia di Franco Di Mare Giornalista professionista dal 1983, Di Mare lavora in varie agenzie di stampa e all'Unità come cronista giudiziario. Nel 1985 viene trasferito a Roma alla redazione centrale del quotidiano, come inviato speciale e caporedattore. Arriva in Rai nel 1991 alla redazione esteri del Tg2, e nel 1995 diventa inviato speciale occupandosi della guerra dei Balcani. Nel 2002 passa al Tg1, e segue buona parte dei conflitti degli ultimi venti anni: Bosnia, Kosovo, Somalia, Mozambico, Algeria, Albania, Etiopia, Eritrea, Ruanda, prima e seconda guerra del Golfo, Afghanistan, Timor Est, Medio Oriente e America Latina. Nel 2003 diventa conduttore di Unomattina estate, quindi di Uno Mattina week end e poi dal 2004 di Uno Mattina. Nel 2016 conduce in seconda serata Frontiere, sempre su Rai 1. Nel 2019 diventa nuovo vicedirettore di Rai1, con delega agli approfondimenti e alle inchieste, e nel 2020 assume la direzione di Rai 3. A 40 anni dalla strage di Ustica e di Bologna, conduce su Rai 3 due speciali straordinari e innovativi. A quello su Bologna partecipai anch'io come testimone. Nel 2021 va in pensione ma prosegue nella conduzione di Frontiere.  L'ultimo libro e l'ultimo atto televisivo  Nel suo libro Le parole per dirlo. La guerra fuori e dentro di noi, Di Mare aveva raccontato la sua vita fino alla scoperta della malattia, il suo testamento. A Fabio Fazio aveva spiegato: “Ho avuto una vita bellissima e le memorie che ho sono piene di vita. Mi dispiace di scoprirlo adesso, ma non è troppo tardi, il mio arbitro non ha fischiato ancora". In quell'intervista a Fazio, Di Mare aveva denunciato i vertici della Rai: "io chiedevo lo stato di servizio, l’elenco dei posti dove sono stato per sapere cosa si poteva fare. Non riesco a capire l’assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante”. È stato ripugnante, caro amico di tante serate passate a cantare e sognare un mondo migliore.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Il nuovo ordine mondiale passa lungo la linea Russia- Cina. Lo si è visto in queste ore con gli accordi commerciali e militari siglati dal presidente russo Putin e il suo omologo Xi Jinping. In realtà qualcosa di simile era accaduto nel febbraio 2022, poco prima dell'attacco russo all'Ucraina, ma oltre due anni dopo l'inizio del conflitto Russia e Cina hanno creato un vero e proprio asse strategico che si pone in antitesi a quello tracciato tra Stati Uniti e Unione europea.  Gli accordi   Putin si porta a casa dieci accordi bilaterali, soprattutto la firma di una dichiarazione congiunta, un patto contro Stati Uniti e Nato. La nuova cooperazione strategica tra Mosca e Pechino è densa di impegni da approfondire nei prossimi mesi: dall'energia alle esercitazioni militari congiunte, dall'esplorazione dello spazio alle nuove rotte nell'Artico. Per dirla secondo il pensiero del cinese Xi, una visione comune da custodire e coltivare "per contrastare il percorso non costruttivo e ostile degli Stati Uniti con la sua doppia deterrenza nei confronti dei due Paesi".  Il nuovo ordine mondiale Russia e Cina vogliono un ordine mondiale più giusto e sostenibile per creare un'alternativa economica e militare a quello imposto da Washington. Se la prendono con la mentalità da Guerra fredda degli americani, con l'espansione di alleanze vicino ai loro confini, si dicono pronti "a difendere i loro legittimi diritti e interessi su sovranità, integrità territoriale, sicurezza". Soprattutto vogliono ampliare la portata delle esercitazioni militari con regolari pattugliamenti marittimi e aerei.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi L'inchiesta della procura di Genova e della Guardia di Finanza in Liguria e dalle carte degli interrogatori spuntano le prime ammissioni. L'imprenditore portuale Aldo Spinelli dichiara a verbale di aver pagato direttamente il governatore della regione Giovanni Toti per le sue attività politiche. La cifra ammonta a 40 mila euro. Si tratta di bonifici effettuati da Spinelli perché Toti si era interessato della concessione. E Toti, pure lui presente ad una cena a Montecarlo lo aveva ringraziato. Per Spinelli sono soldi regolari, divisi tra tutte le società. Si apre il dibattito sui finanziamenti ai partiti Lo sviluppo delle indagini liguri fa emergere un intreccio politico-affaristico, e a destra come a sinistra, cresce l'intenzione di finanziare coi soldi pubblici i partiti. Il dibattito politico si è aperto formalmente dopo la riforma del 2013 del governo Letta, che nei fatti azzerò quei fondi, limitando gli introiti delle forze politiche al 2xmille, e costringendo i partiti a puntare sulle sovvenzioni private sul modello americano. Pd e Forza Italia sembrano i partiti più convinti al ritorno delle vecchie regole, con aperture morbide della Lega, e attendismo tattico  di FdI. Solo pochi mesi fa l'idea non sarebbe stata presa in considerazione perché in contraddizione con i movimenti anti casta tipo M5s. La premier Giorgia Meloni sarebbe disponibile ad approfondire il ddl presentato da Carlo Calenda, che propone intanto una stretta sulle donazioni private: secondo il leader di Azione, i titolari d’impresa incompatibili con cariche elettive, quindi con appalti pubblici come business prevalente, non dovrebbero finanziare i partiti e i loro candidati. Si ritorna indietro, in attesa di una riforma complessiva.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Il Governatore della Liguria Giovanni Toti si trova sempre più solo ad affrontare l'inchiesta su corruzione, voto di scambio e collusioni con la mafia. Con ogni probabilità si potrebbe dimettere dopo l'interrogatorio,  prima del riesame, quindi prima delle elezioni europee. Le dimissioni formali di Toti sono state chieste dalle opposizioni in consiglio regionale che hanno consegnato oltre 8mila firme.   La posizione del centrodestra Solo Matteo Salvini e Noi moderati chiedono apertamente a Giovanni Toti di non dimettersi. "Va benissimo ogni osservatorio anti-corruzione, ma io mi fido dei nostri imprenditori e dei nostri sindaci. A differenza di altri, non giro per le strade col sospetto che gli italiani siano tutti potenziali truffatori o delinquenti",  sottolinea il leader della Lega. "Attendiamo le risposte di Toti",  afferma la premier Giorgia Meloni, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ricorda che in passato in molti si sono dimessi per le stesse accuse.   Le opposizioni incalzano Toti In una intervista a Repubblica, la segretaria del Pd Elly Schlein non usa mezze parole. "Toti non deve restare al suo posto un minuto di più e la politica dovrebbe alzare la guardia contro la corruzione".  Il ragionamento della Schlein verte su un punto sostanziale: non si possono attendere i tempi della giustizia in quanto la Liguria ha bisogno di una guida certa e sicura. "La Liguria non può rimanere ostaggio di una incertezza amministrativa che fa male ai cittadini, paralizza gli investimenti, impedisce di prendere decisioni importanti su sanità, Pnrr.   Toti e le carte giudiziarie Gli avvocati di Giovanni Toti hanno chiesto un interrogatorio dopo aver letto le carte e probabilmente si terrà la prossima settimana.  Al momento l'incartamento giudiziario è condensato in oltre novemila pagine. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi La senatrice a vita Liliana Segre è da tempo nel mirino di hater di ogni tipo, ma non si aspettava questa recrudescenza delle minacce nei suoi confronti. Tutto è accaduto dopo l'attacco di Hamas in Israele e la conseguente e sproporzionata controreazione di Benjamin Netanyahu e del suo gabinetto di guerra che ha allargato il conflitto e pianificato il massacro della popolazione civile di Gaza. La Segre denuncia di ricevere minacce continue, ma le intimidazioni e insulti che ricevono tanti cittadini di religione ebraica, per la senatrice non c'entrano niente con le decisioni politiche di Israele e magari non le condivido affatto.  L'aumento dei casi di antisemitismo  Secondo i dati dell'Osservatorio contro gli atti discriminatori, le azioni e le minacce antisemite sono triplicate rispetto al passato. In particolare, dal 7 ottobre 2023 al 1 maggio 2024 si sono verificati 345 episodi riconducibili direttamente all'antisemitismo, di cui 41 "hate crimes", crimini di odio motivati daa un pregiudizio, 175 "hate speech" e 112 di incitamento all'odio online. Nel frattempo, secondo il rapporto si sono svolte 1379 manifestazioni, di cui 1109 in solidarietà con il popolo palestinese e 39 a sostegno di Israele. Torino, Padova, Napoli e Roma sono le città in cui si avvertono le maggiori tensioni. L'ultimo episodio in ordine di tempo è avvenuto sul muro dell'ex galoppatoio del Lido di Venezia dove è comparsa una scritta con cui si promette di sgozzare bambini ebrei. L'unica soluzione, come sempre, resta la pace di cui in pochissimi parlano in Italia e nel mondo , e chi lo fa resta isolato in mezzo a troppo odio  e venti di guerra.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi NUOVO TESTO DOPO LA RICHIESTA DI RETTIFICA DA PARTE DI GADOMED Srl Si chiama sanità l'ultimo fronte dell'inchiesta sul sistema di corruzione che gira intorno al governatore della Liguria Giovanni Toti e al suo ormai ex capo di Gabinetto Matteo Cozzani, ora dimissionato, lo stesso in cui, nel passato erano inciampati numerosi potenti dell'epoca, da Formigoni a Poggiolini. Il fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Genova riguarda presunti favori, ricambiati con cospicui finanziamenti a imprenditori della sanità privata.    Il fronte sanitario  Dall’inchiesta sulle tangenti che ha investito il porto con l’ex presidente Paolo Emilio Signorini e il ricchissimo imprenditore Aldo Spinelli ai domiciliari, la Procura di Genova ha stralciato una serie di intercettazioni che fanno sospettare di finanziamenti ai comitati elettorali di Toti in cambio di contratti e convenzioni con la sanità pubblica. I magistrati e i finanzieri vogliono sapere se si tratta di normali donazioni liberali oppure fatti di corruzione.  Il tentativo di gonfiare i numeri degli anziani durante il Covid Agli atti dell’indagine c'è il tentativo di “truccare” i dati della popolazione ligure per ottenere un maggior numero di vaccini. Siamo a fine marzo 2021. In alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali nel suo ufficio, Cozzani parla con il direttore dell’Agenzia sanitaria Filippo Ansaldi e gli chiede di mandargli i dati delle coperture vaccinali inviate al commissario Figliuolo. Per Ansaldi quel calcolo è altissimo. Nella conversazione interviene Barbara Rebesco, altra dirigente Alisa: "Ho parlato con un collaboratore di Figliuolo e mi ha detto che noi abbiamo mandato dei dati non allineati… dobbiamo diciamo riconciliare”. Cozzani chiarisce cosa è accaduto con Toti: "Io avevo già truccato, lui li ha presi, li ha aumentati di nuovo". Entrambi sono indagati per falso. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi I carri armati e le truppe israeliane hanno ormai preso il controllo della strada principale che separa la parte orientale da quella occidentale di Rafah, e di fatto hanno circondato l'intero lato orientale della città, nel sud della Striscia di Gaza. Insieme ad altre manovre di terra, questa ultima mossa dimostra che l'invasione israeliana a Rafah è già iniziata da giorni, quasi in sordina, senza l'impiego delle forze aeree.  I piani israeliani per operazioni in ogni zona di Rafah Ci sarebbero piani israeliani per operazioni distinte in ogni zona di Rafah. L'obiettivo di Israele sarebbe evitare lo scontro con Stati Uniti e la comunità internazionale. Israele ha informato l'Egitto i dettagli di queste "operazioni mirate" nella zona con informazioni sulle unità e le dotazioni impiegate per le attività miltari. La posizione americana Gli Stati Uniti non compiono una marcia indietro dopo l’irritazione con cui Israele ha accolto le parole del presidente americano Joe Biden che ha affermato che in caso di attacco israeliano a Rafah gli Usa sospendono gli aiuti militari. Il Segretario di Stato Antony Blinken in una telefonata con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha ribadito: "Gli Stati Uniti non sostengono una grande operazione militare a Rafah e rifiutano qualsiasi spostamento forzato di palestinesi da Gaza".  Il fallimento dei negoziati in Egitto Le delegazioni di Israele, Stati Uniti, Qatar e Hamas hanno lasciato il Cairo dopo due giorni di colloqui per raggiungere un accordo sugli ostaggi. Secondo fonti vicine ai negoziati, negli ultimi giorni sono emerse lacune insanabili. Se nei prossimi giorni non ci saranno progressi sull'accordo per gli ostaggi, il governo di emergenza creato dal primo ministro Benjamin Netanyahu potrebbe presto cadere. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
A cura di Daniele Biacchessi Gli inquirenti di Genova, titolari dell'indagine su corruzione, voto di scambio e collusioni con Cosa Nostra, lavorano sulle carte che dimostrano finanziamenti di almeno due milioni di imprenditori privati a favore di Giovanni Toti e del suo comitato elettorale. Non ci sarebbero solo i 74 mila e 100 euro ricevuti da Aldo Spinelli e da suo figlio Roberto, descritti nell'ordinanza di custodia cautelare del gip che ha disposto gli arresti domiciliari del presidente della Regione Liguria. Neppure quei 195 mila euro sborsati dall'imprenditore dei rifiuti Pietro Colucci.  I finanziamenti al comitato elettorale di Giovanni Toti  I due milioni passati al setaccio da magistrati e finanzieri riguardano i versamenti di imprese e singoli privati a sostegno dell'attività politica di Giovanni Toti. Non è detto che siano tutti soldi di dubbia provenienza. Bonifici finiti nell'originario fascicolo sui finanziamenti illeciti ai partiti risultano provenienti da imprenditori ora coinvolti nell'inchiesta per corruzione. Tra gli indagati c'è Luigi Alberto Amico, leader nella riparazione e ristrutturazione di superyacht. C'è Francesco Moncada, membro del cda di Esselunga, indagato per corruzione nell'ambito delle elezioni comunali del 2022. Ci sono Maurizio Rossi, editore della televisione locale Primocanale e Pietro Colucci, imprenditore del settore dei rifiuti.  I partecipanti alle cene a sostegno di Giovanni Toti All'ultimo evento elettorale organizzato l'11 aprile scorso da Giovanni Toti a Villa Zerbino, a Genova, erano state invitate 600 persone. In otto anni si è abbassata la quota minima di partecipazione: da mille a 450 euro, ma è moltiplicato il numero dei commensali, da 186 agli attuali 600. All'inizio erano organizzate da Fondazione Change, ma dopo le segnalazioni di Banca d'Italia sui finanziamenti sospetti, la partita è stata gestita direttamente da Giovanni Toti e dal suo comitato elettorale. Per gli inquirenti quelle cene eleganti erano un modo di compensare i favori ricevuti. Due milioni è la cifra raccolta tra il 2016 e il 2021 da Fondazione Change e vari comitati che facevano capo a Giovanni Toti.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
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