Tolja è pronto, è in cima alla falesia la sua ansia improvvisamente svanisce; si sente calmo e pienamente padrone di sé. Quando è mutato il suo animo? Forse quando ha visto i cannoni che conosce bene, ben mimetizzati sotto i cespugli; forse quando ha visto i visi dei soldati lieti di riavere un comandante; forse quando ha visto i tedeschi avanzare giù nella pianura, e ha pensato che con loro avanza tutto ciò che odia, tutto ciò che è ostile alla sua patria, e a sua madre e a sua sorella e a sua nonna, tutto ciò che annulla la loro libertà, la loro felicità, la loro vita
L’ultima parola del polittico di Vasilij Grossman è affidata a Ivan Berëzkin e a sua moglie.Ed è parola di speranza e di vita, dopo tanti lutti e sventure attraversati con calma e coraggio. Se all’inizio di tutta la dilogia grossmaniana ad esprimere l’eterna tragedia della campagna russa domina la scena un contadino, Vavilov il kolchoziano, ora l’ultima battuta del grande romanzo di Stalingrado è affidata alla famiglia Berëzkin, a Ivan e a sua moglie Tamara, persone che con Vavilov hanno in comune la semplicità, la delicatezza d’animo, la bontà. Nella tragedia che li sconvolge e uccide loro un figlio bambino, non perdono se stessi, non si comportano da egoisti, e reagiscono coraggiosamente.
Il lettore che ha amato i personaggi di Vita e destino vorrebbe saperne di più sulla loro sorte, ma il finale del romanzo è, come in molte grandi opere, aperto. Tuttavia al lettore curioso interessano di solito anche gli antefatti dei personaggi che ama. Ebbene nel caso di Vita e destino un "prequel" c'è. È un romanzo pubblicato nel 1952 in URSS dopo alcuni anni di ostacoli sempre maggiori da parte della censura, un romanzo che ancora non è tradotto in italiano. Ecco perché qui italianacontemporanea.org vi racconta i fatti principali che riguardano vicende dei nostri eroi.Queste registrazioni non hanno carattere professionale: c'è qualche brusio di fondo, qualche inciampo, una pronuncia russa che è una non-pronuncia. Ma... buon ascolto, lo stesso!
Il lettore che ha amato i personaggi di Vita e destino vorrebbe saperne di più sulla loro sorte, ma il finale del romanzo è, come in molte grandi opere, aperto. Tuttavia al lettore curioso interessano di solito anche gli antefatti dei personaggi che ama. Ebbene nel caso di Vita e destino un "prequel" c'è. È un romanzo pubblicato nel 1952 in URSS dopo alcuni anni di ostacoli sempre maggiori da parte della censura, un romanzo che ancora non è tradotto in italiano. Ecco perché qui italianacontemporanea.org vi racconta i fatti principali che riguardano vicende dei nostri eroi.Queste registrazioni non hanno carattere professionale: c'è qualche brusio di fondo, qualche inciampo, una pronuncia russa che è una non-pronuncia. Ma... buon ascolto, lo stesso!
Per descrivervi il corpus così vasto e complesso della dilogia di Stalingrado lo abbiamo paragonato ad un grande polittico. In un polittico, di ogni pannello si comprende rettamente il senso solo nel nesso della parte con il tutto. Tre esempi per illustrare l’abilissima circolarità nella costruzione del racconto: Zina, la tavola apparecchiata della famiglia Šapošnikov, l'ultima lettera della madre del pofessr Štrum.
Per descrivervi il corpus così vasto e complesso della dilogia di Stalingrado lo abbiamo paragonato ad un grande polittico. In un polittico, di ogni pannello si comprende rettamente il senso solo nel nesso della parte con il tutto. Tre esempi per illustrare l’abilissima circolarità nella costruzione del racconto: Zina, la tavola apparecchiata della famiglia Šapošnikov, l'ultima lettera della madre del pofessor Štrum.
Il prequel di Vita e destino c’è.Peccato che il primo romanzo della dilogia di Stalingrado di Vasilij Grossman ancora non sia stato tradotto in italiano. Ecco perché ItalianaContemporanea vi racconta qui i casi dei più importanti personaggi di questa storia affascinante.Il testo è tratto dal saggio di Ferdinanda Cremascoli, "Stalingrado, il polittico di Vasilij Grossman. Memorie plurali e memoria di stato". Il saggio è pubblicato in digitale e si può acquistare in ogni libreria online.Visitate anche la pagina dedicata a Vasilij Grossman che trovate su www.italianacontemporanea.org
Pannello centrale. Figura centrale. Ogni storia si organizza in relazione a questa che sta al centro. Al centro è il popolo russo. La storia esemplare di Vavilov è la tragedia delle campagne russe, cioè del popolo di quel paese, che ancora dopo la conclusione della Prima Guerra Mondiale è in larghissima parte contadino.Benché non coltivi facili ottimismi sulla bontà degli esseri umani, o sulla positività della nozione di “popolo”, questo romanzo caparbiamente narra gli individui, che pure esistono, portatori delle più alte qualità umane, di benevolenza e coraggio e pazienza; portatori dell’aspirazione, umana anch’essa, alla libertà personale e alla giustizia sociale. Vavilov è uno di loro.
Pannelli di destra. Uno dei grandi temi della dilogia grossmaniana è la critica al sistema sociale che si instaurò in Russia dopo la rivoluzione, la guerra civile e l’affermazione di Stalin. La denuncia delle dure condizioni di vita imposte dalla dittatura di partito in ogni luogo di lavoro e nella vita sociale, e la mancanza di libertà sono al centro dell’attenzione in tutta la dilogia, sia in Per una giusta causa sia in Vita e destino.
Pannelli di destra. Ivan Pavlovič Novikov, fratello maggiore di Pëtr, il comandante dei blindati, è un esperto ed abilissimo minatore, lavora in una miniera sugli Urali, profugo dal Donbass, dove lavorava vicino a Stalino nelle miniere di Smolianka. La sua vicenda è narrata in uno strepitoso gruppo di capitoli in "Per una giusta causa" (PGC, II, 47-52), dedicati al racconto della vita nelle retrovie del fronte, là dove si costruiscono i mezzi per dispiegare tutta la potenza militare sovietica.
Pannelli di destra. Marito di Marusja, la seconda figlia di Aleksandra Vladimirovna, Stepan Fëdorovič Spiridonov è il direttore della Stalgres, la centrale idroelettrica modernissima che serve la città di Stalingrado.
Tolja, il figlio di Ljudmila. e Viktorov, il fidanzato di Vera, sono due dei tanti giovanissimi caduti nella guerra. Il loro sacrificio individuale si dimentica presto. Ma non nel polittico di Vasilij Grossman che restituisce un nome ai morti, restituisce loro una storia, restituisce loro un’identità.
Un confronto tra personaggi: i due dittatori hanno tratti comuni, tuttavia non sono uguali. Uguali sono i risultati della loro azione, terrore lager sterminio, ma le loro personalità sono diverse: tanto Hitler è logorroico, quanto Stalin è asciutto; tanto Hitler costruisce il suo potere nel rapporto diretto col popolo, quanto Stalin coltiva il suo potere sul popolo, non comparendo direttamente ma attraverso i suoi uomini, peraltro spesso sostituiti; tanto Hitler appare come un primitivo furioso, quanto Stalin sembra guidato da un’apparente razionalità che giustifica le azioni più turpi.
Pannelli di destra. Il professor Štrum è personaggio centrale nel lungo racconto di Stalingrado, perché attraverso la sua vicenda il romanzo narra un’altra porzione del popolo sovietico, non un contadino, non un operaio o un minatore, ma uno scienziato, un fisico nucleare. La sua condizione è agiata, studia, si interroga sul rapporto tra teoria e prassi, Ha un maestro straordinario, il professor Čepyžin, cui somiglia molto. È un grande ricercatore, ma la sua vita è trapassata dal profondo dolore della guerra, una sofferenza continua, senza sollievo: sua madre è assassinata come tutti gli ebrei dei territori occupati ai bordi di una fossa...
Il professor Štrum è figura centrale della dilogia perché sposta il focus della narrazione del popolo ad uno scienziato. Ma c'è un altro motivo: nella stesura originale Štrum riassumeva in sé anche i caratteri del suo maestro, il professor Čepyžin. Grossman fu costretto dalla censura a smontare in due il personaggio perché ai censori sovietici degli anni Cinquanta non pareva possibile che un EBREO fosse il personaggio di gran lunga più consapevole e lucido.Non è un eroe il professor Strum: in questo romanzo non si inneggia a niente; casomai si racconta l'amabilità anche degli aspetti meno amabili delle singole persone.
Il professor Štrum è figura centrale della dilogia perché sposta il focus della narrazione del popolo ad uno scienziato. Ma c'è un altro motivo: nella stesura originale Štrum riassumeva in sé anche i caratteri del suo maestro, il professor Čepyžin. Grossman fu costretto dalla censura a smontare in due il personaggio perché ai censori sovietici degli anni Cinquanta non pareva possibile che un EBREO fosse il personaggio di gran lunga più consapevole e lucido.Non è un eroe il professor Strum: in questo romanzo non si inneggia a niente; casomai si racconta il perché anche degli aspetti meno amabili delle singole persone.
Cuspide destra. A quattro figure di bolscevichi e alle loro storie il polittico di Vasilij Grossman dedica molto spazio, perché sono vicende esemplari del costituirsi del partito nuovo sul finire degli anni Venti e negli anni Trenta. I bolscevichi che fecero la rivoluzione sono emarginati, messi sotto accusa, imprigionati e deportati o condannati a morte, come “rei confessi” dice invariabilmente l’accusa, ma le confessioni sono ottenute con la tortura. La famiglia Šapošnikov, che condivide la propria sorte con quella di tantissime altre famiglie, è coinvolta in questo processo di repressione sanguinosa e di condanne, a morte o al lager. Dmitrij il figlio di Aleksandra, Abarčuk l’ex marito di Ljudmila, Mostovskoj l’amico di una vita di Aleksandra, e Krymov marito di Ženja, hanno storie molto diverse, perché diverso è il carattere di ciascuno, ma identica è la loro fine.
Cuspide destra. Magro, dalle labbra sottili, vestito di una giacca di cuoio sdrucita, Abarčuk è un lavoratore instancabile, dorme poche ore a notte, partecipa intensamente alla vita studentesca, tiene conferenze meticolosamente preparate, visita gli studenti malati in ospedale, versa la sua borsa di studio alla cellula dell’organizzazione internazionale che aiuta gli operai stranieri; malato per un inizio di tubercolosi, cede il suo buono di viaggio per Yalta ad uno studente malato anche lui. Ma è implacabile con chi non è come lui.
Cuspide destra. Coetaneo e compagno di Lenin, Mostovskoj vive una vita movimentata e votata alla rivoluzione: sotto lo zar patisce la sua parte di prigione e di Siberia, d’esilio a Londra e a Ginevra, di privazioni, di persecuzioni, di clandestinità. Poi finalmente la rivoluzione, e gli anni immediatamente successivi di fatica estenuante per costruire la nuova repubblica sovietica. Ma negli anni Trenta è via via emarginato. Mostovskoj non condivide il nuovo corso del partito. Ritiene sbagliato il potere assoluto di Stalin, è angustiato dai processi sanguinosi contro l’opposizione, è sgomento di fronte alle cose tremende accadute prima della guerra. Ma la sua convinzione profonda è di non poter, anzi di non dover osteggiare l’azione del partito, pena l’intralcio all’opera stessa di Lenin, un’opera storica grandiosa, cui ha dedicato tutta la sua vita.
Cuspide destra. Il lettore che ha amato i personaggi di Vita e destino vorrebbe saperne di più sulla loro sorte, ma il finale del romanzo è, come in molte grandi opere, aperto. Tuttavia al lettore curioso interessano di solito anche gli antefatti dei personaggi che ama. Ebbene, Italianacontemporanea.org vi racconta i fatti principali che riguardano vicende dei nostri eroi.Questo pannello del nostro polittico si trova nella cuspide destra, dove sono narrate le storie di quattro bolscevichi e un cekista. Dopo aver seguito le vicende di Dmitrj, di Abarčuk, di Mostovskoj, ora tocca a Krymov, il bolscevico emarginato prima e arrestato dopo come "deviazionista di destra", "trozkista". È il racconto del doloroso percorso di comprensione della realtà politica dell'Unione Sovietica, che Krymov compie, scoprendo così una patria disperatamente lontana dagli ideali dei bolscevichi che rovesciarono lo zar.