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Indovina chi viene a cena?
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Indovina chi viene a cena?

Author: Radio 24

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Nutrite un pregiudizio sul curry o sulla besciamella? Non è detto che non sia superabile. I gusti cambiano, come cambia l'approccio a nuove realtà. Fra queste un fenomeno sempre più presente nelle nostre città è quello degli italiani di origine straniera. Sono circa 420mila i minori extracomuntari nati in Italia, ma senza cittadinanza. Lo storico film del ‘67 sui pregiudizi razziali, "Indovina chi viene a cena", è lo spunto per un programma che si occupa di cucina e pregiudizi. Ogni settimana l'ospite, un italiano con radici altrove, ripercorrerà la sua storia e proporrà una ricetta del suo paese d'origine e una ricetta del posto in Italia dove attualmente vive. Fra cous cous e spaghetti alla carbonara intorno ai fornelli si parlerà di pregiudizi e contaminazioni, verso il cibo e non solo.

30 Episodes
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Hummus Town è una start up di catering che offre lavoro ai rifugiati siriani. Ce lo racconta Shaza Shaker, nata a Damasco, cresciuta a Roma.
"Ho denunciato il ministro dell'Interno per quello che ha detto contro i rom. Ho paura che il clima nei nostri confronti possa peggiorare". Così Musli Alievski, operaio di etnia rom, candidato (non eletto) a Pesaro a Indovina chi viene a cena. Alievski è italiano di origini macedoni, ha ottenuto la cittadinanza a 21 anni. Ha vissuto con i genitori in un campo rom, oggi abita in una casa e fa l'operaio da quando ha 16 anni. "Ho scoperto di essere uno zingaro a 6 anni, il primo giorno di scuola, quando i genitori degli altri compagni hanno fatot un presidio perchè non volevano uno zingaro in classe" racconta. Cucina rom La cucina gitana è poco conosciuta, ma molto interessante perché, dato il carattere nomade della popolazione, fonde in sé le tradizioni dei vari Paesi 'toccati` dalle migrazioni ed è il risultato di peregrinazioni secolari tra Oriente e Occidente. Ogni etnia ha infatti un proprio patrimonio di ricette, mutuato dalle tradizioni culinarie dei paesi attraversati, interpretate alla luce di un'antichissima arte di arrangiarsi. Gli zingari in italia si suddividono essenzialmente in 5 gruppi: rom, sinti, kalé (gitani della penisola iberica), manouche (francesi) e romanichals (inglesi). Il risultato delel diverse contaminazioni è una cucina povera all'apparenza ma ricca di sapori. I dolma e i sarma sono i due piatti più popolari, comuni a molte etnie. I dolma sono peperoni ripieni di riso, carne tritata e pomodoro. Per la cottura vengono disposti verticalmente in una pentola chiusa, con dell'acqua sul fondo. I sarma sono involtini di cavolo cappuccio, preparati con lo stesso ripieno. La pitta è un'altra golosità, diffusa tra i rom di molti paesi d'Europa. Si tratta di una sfoglia di acqua e farina da cui vengono ricavati lunghi cilindri, successivamente riempiti di bietola e ricotta o di carne, patate e cipolle oppure di uova e ricotta, che vengono adagiati in una teglia da forno a mo' di spirale e successivamente cotti in forno. Natale è occasione per gli zingari di mezza Europa di grande convivialità: si fa il pane in casa e si preparano dolci da consumare tutti insieme. Secondo la tradizione è consuetudine cuocere allo spiedo una pecora intera, dopo averla riempita di patate al rosmarino, spennellata di birra durante la cottura, che generalmente avviene su un grande letto di braci ardenti. La pecora così preparata fa parte anche del menu abituale dei banchetti nuziali, altra grande tradizione rom. Così come è consuetudine diffusa l'uccisione di un agnello in segno di gratitudine e di buon augurio, ad esempio quando un bambino guarisce da una malattia. Un dolce antico, da consumare in occasioni di feste e matrimoni, è l'halvava, simile alla nostra polenta, fatto con farina cotta nell'olio a cui si aggiunge sciroppo di zucchero, frutta secca, pinoli.
Arrivato in Italia a bordo di un gommone a 17 anni, Eltjon Bida, cittadino italiano di origini albanesi, ha raccontato oggi la sua storia nel libro "C'era una volta un clandestino". In questi anni in Italia ha lavorato nel settore agricolo e alberghiero. "Mi ricordo il viso di mio padre quando sono partito su quel gommone, era terrorizzato, era bianco. A me è andata bene - dice oggi - sono sopravvissuto, ho fatto molti lavori, mi sono sposato, ma due miei cugini partiti in gommone sono naufragati, di loro non si è saputo più nulla".
Se ti volti la vedi. E' la badante che imbocca tua nonna. E può essere malata della "sindrome Italia", una sindrome depressiva che colpisce le donne rumene che hanno lavorato in Italia. Se ne occupa una clinica in Romania a Iasi. Ne parliamo con Andreea Luminita Dragomir, mediatrice culturale e scrittrice (premio Slow Food Concorso Lingua Madre) che ci racconta anche la sua infanzia in Romania e la nostalgia per le torte di lamponi e le zuppe della nonna. Fondente ai lamponi rumeno Ingredienti 400 g di cioccolato fondente1 vaschetta di lamponi200 g di burro6 uova130 g di zucchero (io ne ho messo 150 g)burro e cacao qb Preparazione Fondiamo il cioccolato fondente a bagnomaria. Nella ciotola con il cioccolato uniamo il burro già fuso e mescoliamo. Montiamo intanto in planetaria due uova intere con i 4 tuorli e lo zucchero. Dobbiamo montarli bene. Rallentiamo la velocità e aggiungiamo la miscela di cioccolato e burro fusi ma non bollenti per non far cuocere le uova. Se non abbiamo la planetaria utilizziamo le fruste. Aumentiamo la velocità e facciamo girare bene il composto. Montiamo gli albumi montati a neve e aggiungiamo al composto pronto. Amalgamiamo. Imburriamo la teglia e invece della farina passiamo all'interno il cacao in polvere, eliminiamo l'eccesso. Versiamo nella teglia i 2/3 del composto. Mettiamo in forno a 180° C per circa 30 – 35 minuti, facciamo la prova stecchino. Si formerà sul dolce lo spazio per contenere il resto del composto crudo. Mettiamo in frigo e facciamo rassodare. Decoriamo poi con i lamponi.
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