Cori immondi tipo “giornalista terrorista sei il primo della lista”. La redazione messa sottosopra, libri e carte rovistati, scritte tipo Fuck Stampa, Stampa vaffanculo, lasciate a ricordo di quel nobile passaggio. Quello che è successo venerdì scorso alla redazione della Stampa a Torino è molto grave. Lo è se chi lo ha fatto ha un minimo di memoria storica e conosce i precedenti di redazioni violate, tipo L’avanti agli albori del fascismo. E se invece non lo sa, se è pura, becera ignoranza, chissà, forse è anche più pericoloso.
Fratelli d’Italia sta organizzando la sua annuale kermesse, Atreju, che si svolgerà dal 6 al 14 dicembre ai giardini di castel Sant’Angelo a Roma. E ha invitato la segretaria del Pd Elly Schlein. Due anni fa, ad analogo invito, rispose che ci si confronta in Parlamento. Stavolta, la risposta è stata diversa: vengo solo se si tratta di un confronto pubblico con Giorgia Meloni.
Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ieri, le forze politiche avevano concordato di votare insieme il nuovo reato di stupro su cui esisteva un patto stretto direttamente da Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Solo che, in Commissione giustizia al Senato, da destra sono sorti dubbi e si è rinviato tutto. Disobbedendo alla premier, viene da chiedersi, o con il suo benestare?
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Noi qui non ne parliamo solo oggi, lo abbiamo fatto spesso, e lo faremo ancora. Oggi mi aiuta ad affrontare l’argomento Gino Cecchettin, che è stato ieri direttore per un giorno de La Stampa.
A Ginevra ieri c’è stato l’annunciato incontro tra emissari americani, europei ed ucraini sulla proposta di pace dell’America. “Sono molto ottimista che riusciremo a concludere qualcosa qui”, ha detto ieri sera il segretario di Stato americano Marco Rubio dalla Svizzera. Lì forse sì, ma l’ultima parola spetterà sempre a Trump. E vedremo se sarà disponibile a riequilibrare un accordo che sembra fatto apposta per chiedere la resa dell’Ucraina.
“Vinciamo in Campania e poi mettiamoci subito al lavoro per un programma comune per le Politiche”. E’ quello che hanno ripetuto in tanti, ieri sera, tra i leader di centrosinistra al teatro Mediterraneo di Napoli, alla chiusura della campagna elettorale di Roberto Fico per la presidenza della Campania. Pochi giorni e, dopo il voto, verrà il momento delle scelte dentro alla coalizione.
Ieri, all’ora di pranzo, la premier Giorgia Meloni è stata ricevuta dal presidente della Repubblica. Un incontro per chiarirsi dopo la polemica tra Fratelli d’Italia e il Quirinale esplosa martedì. Caso chiuso, dicevano dal partito a sera. Ma intanto saltavano fuori altri dettagli che rendono questa storia sempre più strana e misteriosa.
Ieri a Padova i leader della coalizione di centrodestra hanno chiuso la campagna elettorale delle Regionali in Veneto, dove si vota domenica e lunedì. Il pezzo forte della serata, naturalmente, il comizio della premier Giorgia Meloni, in veste di leader di Fratelli d’Italia: lodi al suo governo, attacchi alla sinistra, e nemmeno una parola sullo scontro del giorno tra il suo partito e la presidenza della Repubblica.
Vi ricordate la legge sul fine vita? La Corte costituzionale ha chiesto al Parlamento di occuparsene sei anni fa. Stiamo ancora aspettando. Un testo è fermo al Senato e, per paradosso, ancora una volta appeso a una sentenza della Consulta, quella sulla legge approvata dalla Toscana.
Sabato scorso, il 15 novembre, è stato un penoso anniversario: un anno da quando il nostro connazionale Alberto Trentini è stato arrestato e rinchiuso in un carcere venezuelano. La madre ha espresso tutta la sua frustrazione contro il governo che, dice, non ha fatto abbastanza. E ora la situazione in Venezuela è particolarmente tesa. Bisogna fare di tutto per riportare subito a casa il cooperante veneto.
Ieri il supermiliardario Elon Musk ha postato sul suo social, X, un’immagine della bandiera italiana in un panorama cupo e in fiamme: l’Italia sta scomparendo, ha scritto, facendo riferimento alla crisi demografica. Mi ha colpito che lo stesso giorno, ma direi da un punto di vista molto diverso, un analogo allarme lo abbia lanciato l’ex leader della sinistra Massimo D’Alema.
Credo che non solo io, anche molti di voi, si ricordino perfettamente dov’erano e cosa stavano facendo la sera di dieci anni fa esatti. La notte dei terroristi che sparavano nei bistrot di Parigi e della mattanza del Bataclan.
Qualche giorno fa il Sole 24 ore ha pubblicato dati del ministero dell’Interno proprio sulla criminalità: nel 2024 c’è stato un incremento dell’1,7 per cento di reati rispetto all’anno precedente. Se al governo ci fosse il centrosinistra, la destra starebbe già dipingendo l’Italia come un macroscopico Bronx degli anni Ottanta. E invece, l’opposizione di oggi fin qui ha fatto fatica a dire: c’è un problema. Hanno cominciato a dirlo i sindaci delle grandi città di centrosinistra, e il leader del M5S Giuseppe Conte.
Si è riaperto un dibattito in questi giorni sull’ipotesi di una patrimoniale, un contributo straordinario da chiedere ai più ricchi. Un dibattito molto teorico che non porterà a nulla, perché la destra è contraria e Giorgia Meloni dice che con lei al governo non si farà mai, e la sinistra è frammentata nel sostenerla perché in questo Paese si ha sempre paura a parlare di tasse. Persino quando dovrebbe pagarle chi ha tanto o tantissimo, per aiutare chi ha poco o pochissimo.
?E? arrivato il momento di riprendercelo, questo nostro Paese?, diceva ieri parlando coi giornalisti a Roma l?attore di Hollywood Robert De Niro. La vittoria di Mamdani a New York ha riacceso speranze che sembravano morte e sepolte.
“Donald Trump, so che stai guardando: ho quattro parole per te, turn the volume up, alza il volume”. Così, ieri a New York, il neosindaco appena eletto Zohran Mamdani si è rivolto al presidente americano: ha vinto contro di lui, contro i repubblicani, contro il mondo della finanza e i milionari che promette di tassare e pure contro buona parte del suo stesso partito, il partito democratico, che lo trova troppo a sinistra e non lo ha quasi sostenuto. Davide che batte Golia, con la fionda di una partecipazione eccezionale.
In un video girato ieri al consiglio comunale di Genova, la sindaca Silvia Salis legge alcuni insulti e volgarità che riceve quotidianamente sui social, sintomo di una mentalità sessista e maschilista ancora pervasiva. E c’è ancora chi dice che non serva educare fin da bambini nelle scuole all’affettività.
Giulia Cecchettin è stata uccisa due anni fa, l’11 novembre del 2023. Suo padre Gino ha dato vita a una Fondazione per aiutare a contrastare la violenza di genere. Ieri ha annunciato un’iniziativa: video formativi per gli insegnanti della scuola primaria. E ha chiesto al ministero dell’Istruzione: supportateci anche voi.
Avrete visto tutti il video girato a Parma, probabilmente la sera del 28 ottobre, anniversario della marcia su Roma: cori al Duce e “camicia nera trionferà” provenienti dalla sede di Fratelli d’Italia di borgo del Parmigianino, intonati da un gruppo di ragazzi del movimento giovanile, Gioventù nazionale. Mi sarebbe piaciuto leggere una parola di condanna della leader del partito, Giorgia Meloni.
Ieri Luca Zaia, ancora per poche settimane presidente del Veneto, ha detto la sua sulla vicenda dello stop della Corte dei conti al ponte sullo Stretto. E ha forse dato ragione al suo leader, Matteo Salvini, che aveva usato toni durissimi contro i magistrati? Manco per niente.