“Tant’eran li occhi miei fissi e attenti”Gli occhi, ecco, vengono introdotti i veri protagonisti del Paradiso dove il corpo non scompare, ma si nobilita a tal punto da consentire la visione ultima, quella della verità, di Dio.Questo non significa affatto dimenticarsi della realtà umana, della necessità di essere degni cittadini in terra per poter aspirare alla Roma celeste “quella Roma onde Cristo è romano” e a Dante viene assegnata una missione specifica “quel che vedi, ritornato di là, fa che tu ne scrive”
Una Beatrice tutt’altro che dolce, vuole che Dante confessi se ed il perché si sia fatto deviare da falsi piaceri “dì, dì se questo è vero; a tanta accusatua confession conviene esser congiunta”E Dante è colto da “confusione e paura insieme miste” e scoppia in lacrime.
Il profumo dei fiori, la dolcezza dell’aria, il canto e gli occhi che iniziano a diventare dominanti: ormai ci siamo, siamo lì dove “fu innocente l’umana radice;qui primavera sempre e ogni frutto”
Nè ‘l dir l’andar, nè l’andar lui più lentofacea, ma ragionando andavam forte”Il passo come inciampare ad essere più veloce, preludio della rapidità con cui Dante si muoverà in Paradiso, dove sarà più rapido della folgore. Preludio del Paradiso sono anche l’andar luminosità dell’angelo che comparirà alla fine di questo canto, ma ancora rimane lo stupore delle anime nell’accorgersi che Dante è lì con il suo corpo.“per le fosse de li occhi ammirazionetraean di me, di mio vivere accorte.”
Le fiamme, simbolo per antonomasia dell’Inferno, come reagireste allora se scopriste che, dopo aver passato l’inferno e pensare di essere se non tranquilli almeno sicuri in Purgatorio, vi venisse intimato di dover passare attraverso il foco?“ per ch’io divenni tal, quando lo ‘ntesi,qual è colui che nella fossa è messo.”
“Allor m’a corsi che troppo aprir l’alipotean le mani a spendere, e pente’micosì di quel come de li altri mali”Se l’avarizia é una delle peggiori pecche che un uomo possa avere, non é meglio aver le mani bucate.
Insieme all’ invidia il peggiore tra i mali per il benessere della società, l’avarizia.“O avarizia, che puoi tu più farne,poscia c’ha’ il mio sangue a te sì tratto,che non si cura della propria carne?”
“ ‘Adhaesit pavimento anima mea’sentia dir loro con sì alti sospiri,che la parola a pena s’intendea.”Quanta fatica regna ancora in Purgatorio, la voce stenta, affanna non si può non contrapporla a quella dolce, soave dei canti paradisiaci, eppure non siamo più in Inferno.
“E come a li orbi non approda il sole,così a l’ombre quivi, ond’ io parlo ora,luce del ciel di sé largir non vuole; “Quando si dice “ non vederci dall’invidia”.
Prosegue la spiegazione di Virgilio su cosa sia l'amore, positivo in potenza può divenire negativo in base al nostro agire, ma comunque "mai non posa fin che la cosa amata il fa gioire"Come dagli torto?
Cos'è l'amore? L'amore può portare al divino oppure alla dannazione eterna, ma una cosa è certa "Nè creatore, nè creatura mai [...] fu sanza amore"
“Era già l’ora che volge il disioai navicanti e ’ntenerisce il corelo dì c’han detto ai dolci amici addio”Non è tanto una figura specifica a rimanere impressa di questo canto, ma piuttosto proprio questi primi versi. I naviganti, il mare, quante volte queste immagini ricorrono nel poema dantesco e poi la malinconia che più volte ritroviamo anche nelle anime che Dante incontra.Nulla nel poema viene tolto del sentire che ci caratterizza come uomini.
“Voi chi siete?”Quante volte ricorre questa domanda nell’opera di Dante, in tutte le cantiche, ma qui sembra chiederlo direttamente a noi.A noi. E noi sapremmo rispondere? Noi che spesso alziamo il volume nascondendoci dietro a finti account social, che creiamo una vita Instagram vs la reale, “ Ella è ... o non è...”A quanto pare i ... , tanto criticati da chi sostiene che sui social si usino e abusino .... e “ perché scarseggiano contenuti e proprietà di linguaggio, li usava anche Dante.Di fatto non vi ho detto nulla di questo canto, ma vedete “già come dichina il giorno” per cui sarà bene passare subito all’ascolto.
“Siena mi fè, disfecemi Maremma:saldi colui che ‘nnanellata pria disposando l’avrà con la sua gemma “Attuale anche in usati verso Dante, purtroppo tragicamente attuale.
“Ahi serva Italia, di dolore ostello, […]Che val perché ti racconciasse il frenoIüstiniano, se la sella è vota”Di Iüstiniano Dante parlerà abbondantemente in Paradiso, anzi a lui dedicherà l’intero Canto VI e in questo l’imperatore terrà un discorso che interesserà tutto il canto.Buon ascolto del VI del Purgatorio in preparazione del VI del Paradiso di cui troverete a breve, come da appuntamento settimanale, LECTURA e lettura.
“Io mi volsi ver’ lui è guardail fiso:biondo era e bello e di gentil aspetto,ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso”Una delle descrizioni più belle di figura maschile che abbia incontrato in letteratura, se non fosse per il ciglio reciso si potrebbe pensare che si stia parlando di Raffaello.
Virgilio, il “dolcissimo padre” lascia Dante. Entra in scena Beatrice che guiderà Dante fin quasi alla fine del Paradiso. Un consiglio: ascoltate la lettura di questo canto insieme alla Lectura del III del Paradiso.Enjoy!
“Noi eravamo lunghesso mare ancora”La simbologia del mare, quante volte ricorre nell’opera di Dante eppure sempre diversa per forma e significato.
“quando con li occhi li occhi mi percosse”Fate bene attenzione a questo verso perché è un’anticipazione di quanto accadrà in Paradiso. Gli occhi. La conoscenza passa dalla vista, lo stesso senso della vista, troppo fragile nella normale condizione fisica umana, verrà sublimato nel cammino dantesco e gli consentirà di vedere Dio.Preparatevi al Paradiso.
“ o sante Muse, poi che vostro sono”Il “miserere di me” del I dell’Inferno che un Dante smarrito nella selva oscura rivolge al poeta per eccellenza, Virgilio, si trasforma nel I del Purgatorio in un’invocazione di Dante, egli stesso poeta, alle Muse e muterà ulteriormente nel I del Paradiso.Nessuno di questi incipit è casuale. Buon ascolto!