Nella terza stagione di Matronae, al centro delle vicende ci sono tre donne leggendarie e tre donne realmente esistite: Agrippina maggiore, Livia, Tullia minore, Ottavia, Tanaquilla, Veturia.
Tanaquilla, regina etrusca, fu l’artefice silenziosa del destino di Roma. Con ingegno e audacia, accompagna il marito Tarquinio Prisco e il genero Servio Tullio al trono, orchestrando intrighi e leggendarie profezie. In un mondo che esclude le donne dalla politica, la sua influenza dimostra che intelligenza e ambizione possono plasmare la storia di Roma.Crediti su unive.it/radiocafoscari
Tullia Minore, sfidò ogni convenzione. Figlia ribelle di Servio Tullio, disprezzò un marito debole, scelse Tarquinio il Superbo e insieme a lui tramò omicidi, complotti per conquistare il trono del padre. Le fonti la ricordano come crudele e senza scrupoli, ma i discorsi che ci hanno tramandato svelano un’ambizione feroce e la capacità di piegare le regole del potere a proprio vantaggio in un mondo dominato dagli uomini.
488 a.C.: Veturia, madre del generale romano Coriolano, guida un drammatico gesto di pace. Con la moglie e i figli, affronta il figlio ribelle e il suo esercito nemico, trasformando lacrime e suppliche in diplomazia. La pietas familiare e il coraggio femminile fermano un conflitto, salvando Roma. Veturia dimostra che l’intuito e la forza delle donne possono cambiare il destino della città.
Ottavia, nipote di Cesare, sorella di Augusto e moglie di Marco Antonio, fu molto più che una pedina politica: nobile, fedele e intelligente, seppe mediare tra i triumviri, usando la parola come arma politica per garantire la concordia in tempi di guerre civili. Dopo l’abbandono di Antonio per Cleopatra, restò centrale accanto ad Augusto, consigliandolo e rafforzando legami dinastici. Plutarco la descrisse come “un prodigio di donna”. La sua voce e il suo silenzio divennero simbolo del potere femminile nella Roma antica.
Livia Drusilla, moglie di Augusto, fu una delle donne più potenti di Roma. Abile stratega, trasformò la parola in strumento di influenza: persuase l’imperatore a scegliere la clemenza, sostenne il principato e difese i diritti dei suoi figli. Amata e temuta, accusata di complotti ma celebrata come Augusta, seppe muoversi tra sospetti e privilegi con intelligenza, lasciando un’impronta indelebile nella politica e nell’immaginario dell’impero.
Agrippina Maggiore, nipote di Augusto, nuora di Tiberio, madre di Caligola e nonna di Nerone, seppe trasformarsi in protagonista della scena politica. Madre devota e matrona irreprensibile, sul Reno frenò una rivolta militare conquistando i soldati con coraggio e con una efficace azione gestuale. Ribelle e determinata, sfidò Tiberio e pagò con l’esilio a Ventotene, dove morì nel 33 d.C. La sua voce e le sue scelte furono strumenti di potere che lasciarono un segno profondo nella Roma imperiale.