Vi potrà sembrare strano, ma io a Tolentino ci sono andata soprattutto per dormire in un hotel: si tratta di un albergo davvero speciale: Interno Marche, che ha a che fare con un altro aspetto molto interessante della cittadina marchigiana e in generale del territorio dell’Alto Maceratese. Qui infatti, da secoli, si venuto a creare una sorta di polo imprenditoriale fatto di realtà anche molto diverse tra loro ma accomunate dall’insieme di operosità e appunto genio imprenditoriale: per esempio qui nacque, e continuò a lungo, la storia del brand Nazareno Gabrielli, famoso per la lavorazione della pelle e poi per abbigliamento e profumi, e qui si è consolidata la grande storia di Poltrona Frau, uno dei simboli del design italiano di lusso. Nelle due giornate che ho trascorso da queste parti, ne ho approfittato non solo per vedere e scoprire molte altre cose tra Tolentino e Macerata, ma anche per approfondire la conoscenza di alcune di queste storie.Questo episodio è dedicato alla memoria di Franco Moschini, per molti anni presidente di Poltrona Frau e grande promotore del territorio.Realizzato da T-Rek Produzioni Audio per RadioFood
Prima di raccontarvi cosa vedere, fare e assaggiare alle Orcadi, due parole su questo strano arcipelago che dall’875 al 1468 fu parte della Norvegia: divise tra Isole del Nord e Isole del Sud, le Orcadi comprendono circa 70 tra isole e isolotti, quasi tutte piatte e verdissime. La principale si chiama banalmente Mainland e ospita i due centri principali: Kirkwall, dove si trova anche un piccolo aeroporto, e Stromness, dove sbarcano i traghetti che arrivano da Thursom anche se noi invece ci siamo imbarcati a Wick, la città principale della regione scozzese del Caithness, e siamo sbarcati a St. Margareth’s Hope, sull’isola di South Ronaldsay e poi abbiamo proseguito in macchina per Mainland. Il clima è mite, si mangia e soprattutto si beve alla grande e sono tutti presi benissimo. Praticamente, la destinazione perfetta!Realizzato da T-Rek Produzioni Audio per RadioFood
Sono stata a Suvereto, visitando anche Campiglia, il golfo di Baratti e altre località della Val di Cornia, in occasione della seconda edizione di Suber, il wine festival organizzato dal Consorzio Suvereto e Val di Cornia in aprile. È stata l’occasione per scoprire questo territorio ancora piuttosto selvaggio e autentico, il cui animale-simbolo è il cinghiale – che torna anche nel piatto – e dove nascono non solo grandi rossi, ma anche ottimi vini bianchi e rosati ed eccellenti oli extravergini d’oliva. E tra un trekking tra le vigne, una degustazione in cantina, una visita alle miniere e la perlustrazione di borghi e botteghe, ne ho anche approfittato per un po’ di relax alle terme!
Da un lato il Mar Grande, lo Ionio che lambisce l’isola su cui sorge la Città Vecchia con il suo castello e forma il golfo che prende il nome dalla città. Dall’altro il Mar Piccolo, specchio d’acqua in quella del mare si mescola a quella dolce delle sorgenti sottomarine, creando l’habitat ideale per la coltivazione delle famose cozze nere tarantine. Nel mezzo, il canale con il ponte girevole che permette alle barche più grandi di passare e collega il centro storico insulare alla città moderna che si è sviluppata lungo la costa, con le isole di San Pietro e San Paolo davanti e le belle spiagge di Leporano e dintorni più a sud. Poi, certo, Taranto vuol dire purtroppo anche le acciaierie dell’ex-ILVA, le lotte operaie, l’inquinamento ambientale, gli scandali e troppe, troppe morti. Ma ciò non toglie che la città abbia un fascino che va oltre quello della località di mare, dove la storia è percebile a ogni passo ed è ben raccontata da musei e siti archeologici. E dove è bellissimo camminare, e perdersi, tra un assaggio di cozze ripiene o di chiancaredde e il vento che spesso soffia sui bastioni.
Negli anni Sessanta nasce la “Biennale del Muro Dipinto”, che in ogni anno dispari, a settembre, vede per una settimana le strade e le piazze di Dozza, borgo romagnolo, trasformarsi in studi temporanei, dando vita “una galleria d’arte a cielo aperto”. Così, quella che un tempo era stata una cittadella fortificata ed era poi divenuta una meta per le gite fuori porta dei bolognesi – giusto per il tempo di un pranzo domenicale – è diventata una vivace e sorprendente destinazione artistica, nel segno della contemporaneità.
Probabilmente sapete già cosa è la bottarga: si tratta appunto delle sacche ovariche dei muggini, o cefali, salate e stagionate fino a diventare delle specie di “cilindri” dal colore ambrato, la consistenza quasi gommosa e il sapore intensamente iodato. E forse, proprio per il suo gusto e profumo intenso non vi piace tanto. Ma allora non avete mai assaggiato l’autentica bottarga dello stagno di Cabras, che è buonissima! Ad ogni modo, qui non c’è mica solo lo stagno. Il borgo di Cabras è molto carino, tra piazzette e vicoli, e nei dintorni ci sono appunto le spettacolari rovine di Tharros, delle spiagge bellissime e molto altro ancora.
Quella che oggi viene riconosciuta come la data forse più importante per la storia della cittadina di Pizzo di Calabria – celebrata anche con una importante rievocazione in costume – è legata a fatti un po’ truci, e mette insieme l’ammirazione per una figura storica decisamente singolare come Gioacchino Murat, arrestato e fucilato qui nel 1818, e l’orgoglio per aver contribuito a cambiare le sorti del Regno di Napoli. Certo è che fu un avvenimento importante per la città. Anche se diciamoci la verità, oggi Pizzo la associamo principalmente al gelato, e in particolare al buonissimo tartufo di cui a breve vi racconterò qualcosa in più. Ma in realtà, ci sono diverse cose interessanti da vedere e da fare, da queste parti e in generale ho trovato una cittadina molto viva, ricca di cultura e di persone piene di voglia di fare.
Il percorso che ha portato Peccioli a diventare una meta culturale e artistica è iniziato già dagli anni Novanta con tutta una serie di iniziative legate soprattutto all’arte contemporanea, partendo appunto dalla volontà di riqualificare un territorio ammorbato da una discarica di rifiuti, quella di Legoli, a 600 metri da un tabernacolo dell’artista Benozzo Gozzoli del 1480. Io confesso di averne conosciuto il nome solo per le iniziative de Il Post, e di essermi decisa ad andarci la scorsa estate per il bellissimo concerto di Glen Hansard, cantautore irlandese che adoro, organizzato proprio dalla testata giornalistica e inserito nel programma di 11Lune. Ora, arrivare a Peccioli non è proprio semplicissimo, anzi praticamente impossibile senza un’automobile. Io ho trovato un’amica super disponibile e altrettanto folle che non ha fatto una piega all’idea di raccattarmi a Firenze e guidare fin lì per vedere il concerto, fermandoci poi a dormire in uno dei pochissimi B&B appena fuori dall’arco che conduce al centro storico. Però sappiate che Il Comune di Peccioli mette a disposizione dei turisti e dei residenti una flotta di 12 Birò – il più piccolo veicolo elettrico a quattro ruote esistente – per il car sharing: dunque, se riuscite ad arrivare poi muoversi anche negli immediati dintorni non è un problema!
Questa volta vi porto a Lucera, tra i centri principali della Daunia, di una delle regioni storiche della Puglia – non a caso ancora oggi spesso si parla “delle puglie”; in realtà questa zona si chiamava Capitanata perché, prima di divenire provincia della Repubblica Romana, era sede del Catepano, delegato militare e amministrativo dell’Impero Bizantino. Ma, dagli anni trenta in poi, si è diffusa a quanto pare l’abitudine di chiamarla con il nome dell’antica popolazione italica dei Dauni. Come che sia, Lucera ha un passato interessante e glorioso, come dimostra anche la presenza del castello. Oggi il centro della città, racchiuso dalle mura e da alcune delle antiche porte che ne segnavano gli accessi, conserva antichi palazzi nobiliari, vicoli, chiese e botteghe. Un insieme decisamente affascinante, tanto che nel 1987 Massimo Troisi decise di girare qui il suo film “Le vie del Signore sono finite”.
Ora, io non sono esattamente una patita di sport, e sulla neve mi limito a ciaspolare per raggiungere baite e rifugi, ma le Olimpiadi sono sempre un’emozione e probabilmente il 2026 sarà un anno molto importante per la Valtellina, una zona bellissima ma non molto conosciuta se non dai lombardi che ci vanno a sciare. Io ci sono stata, come al solito, per ragioni gastronomiche di cui vi racconterò qualcosa tra poco, anche con l’aiuto di alcuni chef locali. Ma intanto, vi assicuro che di motivi per trascorrere qualche giorno da queste parti ce n’è più di uno.
A Fiumicino io ci sono sempre andata per prendere qualche aereo o accogliere amici e parenti in arrivo, e poi negli ultimi anni soprattutto per mangiare bene: tra ristoranti gourmet e pizzerie, pasticcerie e stabilimenti balneari sulla spiaggia di Fregene, che fa parte appunto del Comune di Fiumicino, c’è l’imbarazzo della scelta. Ed è soprattutto grazie a cuochi, pizzaioli e ristoratori che più di recente ho scoperto che a Fiumicino e dintorni c’è molto di più: riuniti nell’associazione Periferia Iodata – che ha come “capofila” Gianfranco Pascucci, Lele Usai, Marco Claroni e Benny Gili ma conta tanti altri professionisti della ristorazione della zona – stanno facendo un bel lavoro per promuovere non solo i prodotti e la gastronomia locali, ma anche il territorio. Insomma: a Fiumicino non c’è solo l’aeroporto, e nemmeno solo il pesce fresco!
Non so dire come sia nata la mia passione per l’Umbria: sarà per l’olio extravergine regionale, che è tra i miei preferiti in assoluto per la capacità di unire carattere deciso ed eleganza, o per la musica che mi porta spesso a Perugia per i concerti di Umbria Jazz. Ma anche per il vino e i formaggi, per i paesaggi bellissimi e gli antichi borghi ricchi di storia, e soprattutto per gli amici che vivono qui. Ah, mettiamoci anche – ovviamente – la cucina ricca di sapori, e il fatto che a Perugia ci sono venuta pure, qualche volta per il festival internazionale del Giornalismo. Insomma, da qualche anno faccio in modo di trovare sempre ottime ragioni per andare a trascorrere qualche giorno nella regione più verde d’Italia: senza mare, è vero, ma ci sono laghi e fiumi in abbondanza, e sempre nuove cose da assaggiare!
Vi devo fare una premessa: io adoro Tokyo, è una delle città che amo di più al mondo e – dopo esserci stata quattro volte, sono appena tornata dall’ultimo viaggio – mi sembra di conoscerne solo un’infinitesima parte: la cosa più bella di Tokyo, infatti, è che sa essere mille città in una, con i suoi quartieri ciascuno diverso dall’altro dove si affiancano grattacieli e templi shintoisti, strade affollatissime e bellissimi parchi silenziosi, schermi luccicanti e giovani cosplayer e persone in abito tradizionale intente a pregare chissà quale divinità. Eppure, questa volta ho deciso di allontanarmi un po’ dal centro della città per scoprire una località più piccola ma molto interessante: Kichijoji. Il motivo è stato il food tour organizzato da Culinary Backstreets, la “guida globale ai cibi locali”, a cui ho partecipato. Ero curiosa di capire perché avessero scelto proprio questa zona per il tour quando ci sono tantissime aree di Tokyo dove si può assaggiare ogni genere di street food, e non solo.
Io ve lo devo confessare: prima di andarci, facevo un po’ di confusione, non mi era ben chiaro perché i famosi gamberi e l’olio extravergine di Oneglia arrivassero in realtà da Imperia e a dirla tutta non avrei saputo localizzare troppo precisamente le due località. Tutto mi è stato più chiaro quando sono andata sul posto, e ho trovato una città decisamente più affascinante di quanto mi aspettassi. Oneglia, che si trova proprio alla foce del totrente Impero, si affaccia prevalentemente sul mare, con il porto, le ville in stile Liberty e la Collegiata di San Giovanni Battista. Porto Maurizio invece è abbarbicata su un promontorio e comprende la parte alta, Borgo Parasio, e le zone costiere della Marina e di Foce. Piccola e facilmente perlustrabile a piedi – con l’aiuto dell’ingegnoso sistema di “ascensori” che collegano la zona bassa alle aree collinari – Imperia è una meta perfetta per un week end diverso.
Se conoscete – e amate – i Paesi Baschi e in particolare San Sebastiàn e Bilbao quando me, probabilmente amate anche almeno una cosa tra l’arte, la musica, il cinema, il cibo e il surf… indovinate a quale di queste non sono interessata io? A parte gli scherzi, Bilbao era una città industriale in crisi che si è ripresa, agli inizi degli anni 2000, proprio grazie all’arte contemporanea, con l’apertura del Guggenheim Bilbao, e in estate ospita sulle sue colline un bellissimo festival musicale, il BBK (io ci sono stata qualche anno fa, in glamping!). San Sebastian, invece, oltre che per lo storico festival del cinema e per le ventose spiagge nei dintorni, ideali per fare surf, è la vera capitale gastronomica del Nord della Spagna, con oltre 15 stelle Michelin e tantissimi pintxos bar dove assaggiare bocconi deliziosi. Ma i Paesi Baschi hanno anche un bellissimo interno: è la regione di Alava, provincia della comunità autonoma dei Paesi Baschi che confina con le altre regioni spagnoli di Rioja e Navarra. È una zona famosa soprattutto per il vino, ma c’è anche molto altro: vale la pena andarla a scoprire.
In Mandrolisai, regione storica tra Barbagia e Gennargentu, al centro esatto della Sardegna – e per qualcuno, addirittura, del mondo – sono arrivata la prima volta per il vino Doc Mandrolisai, invitata da una cantina locale. Poi, ho deciso di tornarci da sola per un reportage per Lonely Planet magazine Italia, organizzando un itinerario tra arte e archeologia. Mi ha aiutata il mio amico archeologo Nicola Dessì, che sul territorio lavora, indicandomi i luoghi da non perdere e le persone da contattare.
Dal 1970, ogni anno Basilea ospita Art Basel, fiera d’arte moderna e contemporanea ideata dai galleristi e collezionisti Trudl Bruckner, Balz Hilt e i coniugi Ernst e Hildy Beyeler. Ma la storia della città è naturalmente molto più antica. Menzionata per la prima volta con il nome Basilia nel 374 d.C in occasione di una visita dell’imperatore Valentiniano I, la città svizzera di Basilea, che dal settimo secolo fu sede vescovile e tra il 1431 e il 1438 ospitò il 17° Concilio, in cui fu incoronato l’(anti)papa Felice V, ospita anche la più antica università svizzera, fondata nel 1460. Situata nel Cantone tedesco di Basilea Città, tra i Vosgi, la Foresta Nera e il Giura, è una città piena di sole e dal clima mite. Oggi Basilea è un’importante città industriale, sede di numerose aziende multinazionali soprattutto nel settore chimico e farmaceutico. Ma è, soprattutto, una bellissima città d’arte con oltre 40 musei e opere diffuse che la rendono un grande museo a cielo aperto.
Da Bodø, Capitale Europea della Cultura 2024, con quattro ore di traghetto o circa mezzora di aereo, si arriva a Røst o meglio a Røstlandet sull'isola omonima che fa parte dell'arcipelago delle Lofoten, composto da 304 tra isole, isolotti e scogli. Siamo oltre il Circolo polare artico, al largo dell'estremità sudoccidentale dell'arcipelago delle Lofoten, ed è proprio qui – sull’isolotto di Sandøy, prima, e poi a Røstlandet, che sbarcarono il commerciante veneto Querini e i suoi. Da quell’evento sfortunato ha preso il via un’amicizia che unisce l’isola al Veneto e in particolare alla città di Sandrigo che ogni anno organizza la Festa del Bacalà, il mercato principale per lo stoccafisso norvegese e in particolare quello di Røst, con cui è gemellata. Mi sono imbarcata tra mini-aerei e pescherecci e ho assaggiato quantità incredibili di stoccafisso!
Siamo in Veneto, provincia di Vicenza, in una zona collinare tra le alture dei Colli Euganei e dei Monti Lessini, tra ville palladiane e grandi vini. Qui c’è la cosiddetta Riviera Berica, anche se vi chiederete: ma il mare dov’è? Beh, circa dieci milioni di anni fa – epoca a cui risale la formazione di questa zona abitata fin dal Paleolitico – qui c’era un mare tropicale: lo testimoniano i ritrovamenti archeologici e i resti di quella che fu una barriera corallina, e la ricchezza inusuale dei suoli che garantisce alle viti una particolare vigoria. Qui, sul saliscendi a tratti arduo (anche per chi soffre il mal d’auto) punteggiato di boschi e borghi della dorsale dei Colli Berici, s’inerpicavano anche campioni come Gino Bartali e Martino Basso. Oppure, concedersi una pedalata più rilassante lungo un tratto tranquillo dell’Altavia dei Berici o una passeggiata lungo il sentiero 81 che dal paese di Mossano s’inoltra nella valle dei Mulini, dove un tempo sorgevano dodici dei 70 mulini a ruota verticale diffusi nella zona: ne resta visibile solo uno in questo tratto.
Vi porto a Sansepolcro, bellissimo borgo medievale della Valtiberina Toscana. Siamo in provincia di Arezzo, nell’Alta Valle del Tevere, e la cittadina è un incredibile scrigno di storia, scienza, arte e natura, ancora oggi racchiuso dalle mura della fortezza medicea fatta erigere a sua protezione nel quindicesimo secolo. A renderla famosa è soprattutto un celebre concittadino del passato: Piero di Benedetto de' Franceschi, pittore-umanista noto comunemente come Piero della Francesca, nato in una ricca famiglia di commercianti tra il 1406 e il 1416 e morto nella data fatidica del 12 ottobre 1942, mentre Colombo avvistava il Nuovo Mondo. Qui tutti lo chiamano semplicemente “Piero”.