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Author: RSI - Radiotelevisione svizzera

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Modem, appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) in onda dal 2000, dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.

Le notizie scorrono veloci, si sviluppano e si perdono, sono abbondanti. Modem, ogni mattina, sceglie e propone un tema di sicuro interesse. Lo racconta con uno stile diverso da quello dell'attualità. Cerca e trova interlocutori di qualità per spiegare e dibattere ciò che è successo e ciò che potrebbe succedere. È la trasmissione che dice i "perché" e aiuta a decodificare gli eventi destinata a tutti gli interessati ad andare oltre la notizia del giorno e che desiderano approfondire in maniera immediata il tema prescelto tramite dibattiti e interviste in diretta, reportage, collegamenti, approfondimenti, schede interne.

Modem offre regolarmente anche delle rubriche.

  • Modem Evento: una serata-dibattito e di incontro con il pubblico.

  • Modem Giovani: su argomenti che riguardano direttamente il mondo giovanile con tra gli ospiti anche i ragazzi.

  • Modem Incontro: non un dibattito, ma un'intervista con un solo ospite.

Una puntata al giorno, alle 08.30, per 5 giorni la settimana, da settembre a metà giugno.

338 Episodes
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A qualche mese dalla richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale, i giudici della Camera preliminare hanno spiccato un mandato d’arresto nei confronti del premier israeliano Benyamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. L’accusa è di crimini di guerra e contro l’umanità nell’ambito del conflitto a Gaza. Un mandato d’arresto è stato emesso anche per il capo militare di Hamas Muhammad Deif, che Israele afferma di aver ucciso, ma di cui Hamas non ha mai riconosciuto la morte. Tutti diventano ora sospetti ricercati a livello internazionale. Benjamin Netanyahu e diversi politici israeliani hanno già parlato di una decisione antisemita. Hamas plaude. Ma quale portata bisogna attribuire a questa decisione? E quali le sue possibili conseguenze nelle dinamiche della guerra in Medio Oriente? Ne discutiamo con: Marco Sassoli, professore emerito di diritto internazionale, Università GinevraTriestino Mariniello, professore di diritto internazionale all’Università John Moores di Liverpool; rappresentante legale delle vittime di Gaza di fronte alla Corte penale internazionaleRossella Tercatin, giornalista, Gerusalemme
Poco più di un puntino su un foglio di carta, eppure questo segno sta facendo parecchio discutere, perché in nome dell’inclusione delle persone non-binarie, introduce una modifica dell’alfabeto. Un dibattito pubblico che a Zurigo-città domenica prossima sfocerà in una votazione popolare, una chiamata alle urne che a quanto pare rappresenta una “Weltpremiere”, mai nessuno fino ad ora aveva chiamato la popolazione ad esprimersi sull’uso dell’asterisco. A farlo a Zurigo un’iniziativa targata UDC, che chiede di annullare l’obbligo dell’uso dell’asterisco introdotto dal municipio della città nel 2022. In altri termini, si chiede un dietro-front perché si ritiene che l’uso dell’asterisco abbia reso troppo difficile la comprensione dei testi pubblicati dall’amministrazione comunale. Una visione sostenuta anche da PLR e Centro. Sull’altro fronte invece la sinistra e i Verdi liberali, convinti che l’asterisco non abbia dato finora fastidio a nessuno e che al tempo stesso abbia facilitato l’inclusione delle persone non-binarie e di altri orientamenti minoritari. Uno scontro che va in ogni caso al di là del semplice asterisco e che torna ad aprire il dibattito su tutto ciò che ruota attorno alla fluidità di genere.Ne parleremo con:·        Monica Sanesi Muri, granconsigliera del Canton Zurigo dei Verdi liberali·        Donato Scognamiglio, granconsigliere del Canton Zurigo del Partito Evangelico·        Alessio Petralli, linguista e direttore della Fondazione Möbius ·        Gianluca Olgiati, corrispondente RSI a ZurigoModem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
Niente da fare a Bellinzona per la mozione dell’UDC Tiziano Galeazzi denominata “Un’eventuale autogestione cantonale ma con regole chiare!” con il punto esclamativo.  Seguendo il parere del Governo ticinese, il Gran Consiglio ha bocciato l’idea di cantonalizzare la ricerca di una soluzione spaziotemporale per chi vuole incontri aggregativi autogestiti a Lugano. Ma tre anni e mezzo dopo la demolizione dell’ex Macello, rimane un dibattito di fondo su quale autogestione a Sud delle Alpi. E rimane il confronto con il resto della Svizzera dove negli anni il dialogo ha portato a delle soluzioni, dalla Rote Fabrik di Zurigo all’Usine di Ginevra. Ne discutiamo a Modem con: ·       SABRINA ALDI - granconsigliera Lega  ·       TESSA PRATI - granconsigliera PS ·       TAZIO PESSI – membro dell’assemblea SOA/Il Molino da Ginevra: ·       TOBIA SCHNEBLI - membro Gruppo Svizzera senza Esercito e attivista della prima ora 
Lo aveva già detto a settembre il presidente russo Vladimir Putin, lo ha ripetuto ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: la decisione degli Stati Uniti di consentire all’Ucraina di colpire il territorio russo con i missili americani a lungo raggio Atacms avrà “risposte appropriate” da parte di Mosca. Per Putin il via libera concesso da Joe Biden all’Ucraina significa che “i Paesi Nato sono in guerra con la Russia”. Un via libera, quello da parte del presidente americano, che secondo varie fonti vicine alla Casa Bianca, è stato comunicato al governo di Kiev tre giorni fa. Alla base di questa decisione, la volontà di dissuadere la Corea del Nord dall’inviare altre truppe in Russia per la guerra contro l’Ucraina. Ma quali sono – davvero - gli intenti statunitensi? Come si posiziona l’Europa, altro alleato dell’Ucraina – rispetto a questa decisione americana? E, al di là delle dichiarazioni che provengono da Mosca, quale sarà la risposta del Cremlino sul campo di battaglia? Sono mosse che mirano ad ottenere il massimo possibile prima di possibili discussioni su una fine del conflitto, oppure c’è davvero il rischio – come ha affermato, secondo dichiarazioni diffuse da Pyongyang, il leader nordcoreano Kim Jong-un – di una “Terza Guerra Mondiale”? A Modem ne parliamo con: Davide Maria De Luca, collaboratore RSI da KievMara Morini, professoressa di Scienze politiche all’Università di Genova, esperta di RussiaAntonio Missiroli, docente di sicurezza europea a Sciences Po e alla John Hopkins
Un mondo che “scivola lungo un pericoloso piano inclinato”. Di questo, anche di questo, parla “Verranno di notte”, l’ultimo libro di Paolo Rumiz. Ma come fare per capire le dinamiche che si stanno manifestando lungo quel “piano inclinato”? Per il giornalista e scrittore triestino c’è un luogo che più di tutti ci aiuta a leggere il presente: la frontiera. Un luogo che “vibra come un sismografo di fronte agli eventi mondiali”, come ci ha detto lui stesso nell’intervista che vi proponiamo in questa puntata di Modem incontro. Per Rumiz la frontiera è “sensibilissima, il pennino di questo sismografo balla ad ogni minimo movimento della geopolitica”. E proprio percorrendo le frontiere Rumiz ci ha raccontato in alcuni dei suoi libri i grandi stravolgimenti degli ultimi decenni: la caduta del muro di Berlino, la guerra nell’ex Jugoslavia, le tensioni crescenti tra Russia e Ucraina. Oggi è pronto a ripartire, sempre verso terre di frontiera. E questo anche per capire cosa potrebbe succedere dopo la vittoria di Donald Trump. “Qui si pone un problema molto più vasto, quello della capacità delle democrazie di esprimere un linguaggio convincente nei confronti dell’uomo qualunque”, ci ha detto ancora Rumiz, in questa puntata, non un dibattito come vi proponiamo abitualmente ma un incontro con un solo ospite.
Caccia all’ebreo ad Amsterdam, e a Parigi partita di calcio blindata fra Israele e Francia. Segnali, stavolta dallo sport, di un antisemitismo che in Europa è in crescita. Attacchi dove è sempre più difficile stabilire se abbiano un’origine antisemita, ovvero di odio e discriminazione contro gli ebrei, o antisionista, vale a dire contraria se non negazionista riguardo alla legittimità dello Stato di Israele, oppure, ancora, se si tratta semplicemente di una critica alle azioni del governo israeliano a Gaza. Dopo l’attacco dei terroristi di Hamas del 7 ottobre dell’anno scorso e la risposta dell’esercito di Israele, con le polemiche seguite alle sue operazioni belliche, le comunità ebraiche europee si sentono minacciate.A Modem ne discutono:Anna Foa, già professoressa di Storia moderna all’Università la sapienza di Roma Ralph Friedländer, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelite Annalisa Cappellini, collaboratrice RSI da Parigi
A ben guardare c’è poco da scherzare, perché di mezzo c’è la peste suina, virus sempre più vicino ai confini ticinesi, ha ormai raggiunto la regione di Pavia. Per rallentare l’espandersi di questa malattia, le autorità cantonali ticinesi stanno per dare il via, il prossimo 16 di novembre, ad una serie di misure pensate per incentivare la caccia invernale al cinghiale, animale che fa da vettore a questa infezione che colpisce poi anche i suini. Questa l’equazione: più caccia uguale meno cinghiali, e meno cinghiali significa possibilità di ridurre la diffusione di questa infezione, che lo ricordiamo è innocua per l’essere umano ma che mette a rischio gli allevamenti di maiali, e rischia anche di limitare il nostro accesso a boschi e aree naturali. Occasione per Modem di fare il punto sulla questione della peste suina, ma anche sulla presenza sempre più invadente del cinghiale. E anche per parlare degli altri ungulati, cervo e caprioli in particolare, che nutrendosi di foglie, mettono a rischio la rigenerazione dei boschi. A tal punto che ben il 30% della foresta di protezione in Svizzera è considerata oggi a rischio.Ne parleremo con:Tiziano Putelli, capo Ufficio caccia e pesca TILuca Bacciarini, veterinario cantonale TIRoland David, direttore Sezione forestale TIDavide Corti, presidente della Federazione cacciatori ticinesi
Ucraina al crocevia

Ucraina al crocevia

2024-11-1330:06

La guerra fra Russia e Ucraina potrebbe trovare un epilogo con il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti.  In fondo lo aveva promesso in campagna elettorale: questa guerra può finire in 24 ore.Se così sarà ovviamente non siamo in grado di prevederlo oggi. Oggi possiamo però vedere che qualcosa sta cambiando al fronte: l’Ucraina non sta vincendo, la Russia sta riguadagnando terreno, le perdite umane pesano sia sul morale delle nazioni sia sulle operazioni belliche. In vista di potenziali trattative per la cessazione delle ostilità, i due contendenti sembrano voler arricchire il loro bottino per presentarsi più forti al tavolo negoziale. Come e con quali prospettive, è il tema della discussione con i nostri ospiti:·        CRISTIANO TINAZZI, giornalista indipendente, di ritorno dall’Ucraina·        ORIETTA MOSCATELLI, giornalista e analista di Limes·        GIOVANNI SAVINO, professore di Storia della RussiaModem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
Quanti soldi ci vorranno per aiutare i paesi più poveri ad affrontare il riscaldamento globale e la transizione energetica? Chi dovrà pagare? Che cosa aspettarsi dall’azione internazionale per il clima ora che alla Casa Bianca torna il “climatoscettico” Donald Trump e vi resterà per 4 anni? Quale ruolo deve assumere in questo contesto un paese piccolo, ma ricco come la Svizzera? E poi forse anche: è un problema se la Cop si svolge per il secondo anno consecutivo in un paese che vive di petrolio ed è anche poco rispettoso dei diritti umani? Sono alcuni degli interrogativi che sottoponiamo ai nostri ospiti: Roger Nordmann, consigliere nazionale PSPaolo Pamini, consigliere nazionale UdcEmanuele Bompan, giornalista ambientale e geografo, in viaggio per Baku
 In italiano “child grooming” significa “adescamento di minorenni in rete”. Ma il verbo inglese to groom vuol dire anche curare. E qui si annida l’insidia. Il fenomeno non è ancora conosciuto da tutti ma assume forme diverse e raggiunge livelli preoccupanti: gli ultimi dati pubblicati nel Regno Unito mostrano un aumento di quasi il 90% in 5 anni. E’ uno dei tanti pericoli legati all’uso delle reti sociali da parte dei più giovani. Per le principali piattaforme, alcuni paesi stanno valutando di introdurre dei divieti. Parrebbe cosa fatta in Australia dal 2025. Ci sta pensando l’Italia. Dovrebbe essere realtà in Florida dal prossimo 1° gennaio. Il grooming ha fatto notizia anche nella Svizzera italiana nelle scorse settimane per un caso singolare: un gruppo di minorenni ha adescato gli adescatori in rete per poi minacciarli, ricattarli, picchiarli. Con i nostri ospiti proviamo a capire meglio questo fenomeno, come funziona, quali sono le dinamiche che lo contraddistinguono e come la scuola può e intende impegnarsi per contrastarlo: ROSALBA MORESE – ricercatrice, docente in psicologia e neuroscienze sociali USI PAOLO ATTIVISSIMO - giornalista e divulgatore informatico ALESSANDRO TRIVILINI - collaboratore scientifico del DECS 
Semaforo kaputt

Semaforo kaputt

2024-11-0830:33

Screzi e dispetti da mesi finche, con l’espulsione del suo ministro delle finanze, il Cancelliere Olaf Scholz ha fatto saltare il banco. I socialdemocratici della SPD, il partito di Scholz, mettono così alla porta i liberali della FDP, a cui appartiene il ministro delle finanze Christian Lindner. A questo punto la coalizione “semaforo” fra SPD, FDP e Verdi deve fare i conti con delle elezioni anticipate. Per Scholz si può andare a votare a marzo, dopo un voto di sfiducia a gennaio. Fino ad allora secondo il Cancelliere toccherebbe ai Cristiano Democratici della CDU sostenere il governo. Il leader della CDU, Friedrich Merz, sembra invece puntare su una soluzione più rapida della crisi. Una rapidità dovuta anche alle varie emergenze che il governo tedesco deve affrontare. Dai problemi economici, pensiamo ai tagli annunciati da Volkswagen, alla guerra in corso in Ucraina fino ai rapporti da ricucire con gli Stati Uniti dell’appena rieletto presidente Donald Trump. Non dimentichiamo poi quanto un vuoto di potere a Berlino potrebbe paralizzare l’Unione Europea.A Modem ne discutono:Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino di RepubblicaBrunello Mantelli, professore associato di storia contemporanea, Uni TorinoBeda Romano, corrispondente da Bruxelles per il Sole24ore
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca per guardare agli effetti che potrà avere sul piano della sicurezza nel mondo. Nel suo primo discorso durante la notte elettorale Trump ha promesso di portare la pace. Quindi gettiamo uno sguardo sulle due guerre che più ci occupano e preoccupano (Ucraina e Medio Oriente) e sulle relazioni transatlantiche USA-UE (NATO). Senza dimenticare la rivalità tra Stati Uniti e Cina. Con: Antonio Missiroli, docente di Sicurezza europea a Sciences Po, Parigi.Matteo Dian, professore associato di relazioni internazionali all’Università di Bologna, esperto di AsiaLorenzo Trombetta, giornalista e studioso di Medio Oriente, collaboratore Rsi
E l’America va

E l’America va

2024-11-0649:29

L’elezione più risicata della Storia, la campagna con il maggior numero di insulti o attacchi personali per ogni frase pronunciata, due candidati agli antipodi, un paese che rivendica la sua supremazia mondiale, una popolazione che guarda all’inflazione e al portamonete, qualche guerra in corso. In palio non c’è solo la poltrona di presidente. Modem vi propone un tempo di discussione e riflessione, dalle 08:15 alle 10:00 con i nostri dagli Stati Uniti: ·       ANDREA VOSTI – corrispondente RSI·       CAMILLA CAMPONOVO – inviata RSIOspite in studio: ·       ELISA VOLPI – prof di Scienze politiche Ospiti e analisti in collegamento telefonico:  ·       MARIO DEL PERO – prof. di Storia internazionale ·       ANDREW SPANNAUS – giornalista e docente ·       STEFANO LUCONI – prof. di Storia dell’America del Nord  ·       MORENO BERTOLDI - economista ·       STEFANO GRAZIOSI – giornalista Riflessioni e commenti finali: ·       BETTINA MÜLLER - resp. Redazione Esteri radio RSI ·       RETO CESCHI – resp. Dipartimento Info RSI 
Subaffitto e disdette

Subaffitto e disdette

2024-11-0531:28

A novembre due votazioni che riguardano modifiche del Diritto di locazione in Svizzera. Per la maggioranza del parlamento si tratta di un’opportunità per avere regole più chiare. Per i contrari, che hanno lanciato il referendum, è invece l’ennesima scusa per dare più potere ai proprietari e aumentare gli affitti. Nel mezzo la posizione del Consiglio federale che, a norma di legge, è oggi chiamato a difendere quanto deciso dal parlamento. Va però ricordato che prima del dibattito alle camere si era detto contrario all’introduzione di queste modifiche. Il primo oggetto sul quale il popolo sarà chiamato ad esprimersi, riguarda l’inasprimento delle norme che regolano i casi di subaffitto. Uno strumento per evitare gli abusi, che passa dall’obbligo di fare domanda per iscritto al comunicare tempestivamente ogni tipo di cambiamento, alla possibilità di rifiutare subaffitti di più di due anni. Il secondo oggetto in votazione mira a facilitare la disdetta data agli inquilini quando il proprietario fa valere l’uso proprio, ovvero quando ha bisogno dell’appartamento per sé o per qualcuno a lui vicino. Attualmente, il bisogno proprio deve essere “urgente”, in futuro, sarà sufficiente che sia “importante e attuale”. A dibattere a Modem su queste due modifiche di legge, sulle quali voteremo il prossimo 24 novembre, ci saranno:Simone Gianini, consigliere nazionale ticinese PLRCarlo Sommaruga, consigliere agli stati ginevrino PS e presidente dell’Associazione svizzera degli inquiliniundefined
“È la più grande catastrofe naturale nella storia recente della Spagna”. A dirlo il primo ministro di questo Paese, Pedro Sanchez, dopo il diluvio che ha colpito la regione di Valencia, martedì scorso. Ancora provvisorio il numero delle vittime, al momento oltre 210, di quello che molti hanno anche definito uno “tsunami”. Sulle colline attorno a Valencia, in poche ore, è caduta la stessa quantità d’acqua che normalmente si registra in un anno intero. Seppur in maniera minore questa alluvione ha interessato anche altre regioni del sud della Spagna, Andalusia e Castiglia-la Mancia. Da allora sono scattati i soccorsi e le operazioni di sgombero, tra ritardi, polemiche e la rabbia della gente. Proteste che hanno investito anche il re della Spagna, in visita nella regione Felipe VI è stato accolto al grido di “assassini”, con lui anche il premier Sanchez. Una tragedia evitabile? Come e dove si sono inceppati i sistemi di allarme rivolti alla popolazione? E quanto l’aumento delle temperature del Mediterraneo rischia di rendere questi fenomeni sempre più frequenti? E ancora, quale ruolo può aver avuto l’intensa urbanizzazione della regione attorno a Valencia? Queste alcune delle domande che porremo ai nostri ospiti, in una puntata in cui guarderemo anche al 2024 nel suo insieme, anno in cui diverse altre regioni d’Europa, Svizzera italiana compresa, hanno dovuto fare i conti con eventi temporaleschi estremi.Ospiti della puntata: Mariangela Paone, collaboratrice RSI dalla SpagnaMauro Pozzoni, responsabile Settore idrologia, SupsiClaudio Cassadro, meteo-climatologo dell’università di TorinoMarco Gaia, responsabile Divisione Previsioni e consulente presso Meteosuisse
Il 24 novembre siamo chiamati a votare anche sulla cosiddetta riforma EFAS, una riforma sostanziale del finanziamento dei costi della salute.  Propone che i tre grandi settori del sistema sanitario (ospedaliero stazionario, ambulatoriale ospedaliero e non, cure per gli anziani) siano finanziati nello stesso modo: 27% dai cantoni (quindi dai contribuenti), 63% dalle casse malati (quindi dagli assicurati). Oggi non è così.  Con questa riforma si spera di contenere l’aumento dei premi delle casse malati e di favorire un maggiore coordinamento tra gli attori della sanità, con potenziali risparmi all’orizzonte.  Il sindacato dei servizi pubblici (Vpod) ha lanciato un referendum. Considera che la riforma non avrà un’incidenza sui premi assicurativi e teme che consegni agli assicuratori privati il controllo del sistema sanitario elvetico.  Ne discutiamo a Modem con: Alessandro Bressan, direttore dell’Ospedale di Bellinzona e membro di comitato di H+, l’associazione che riunisce gli ospedali svizzeri Giorgio Fonio, Consigliere nazionale del Centro e sindacalista Ocst Giulia Petralli, sindacalista Vpod e Gran consigliera in Ticino per i Verdi Beppe Savary, Gran consigliere in Ticino per il Forum alternativo e medico di famiglia in Onsernone 
La crisi di Volkswagen

La crisi di Volkswagen

2024-10-3029:59

Un piano da lacrime e sangue quello che prevede Volkswagen per rimettersi in carreggiata, dalla chiusura di tre stabilimenti alla riduzione di personale e salari. Una provocazione secondo i sindacati, abituati a cogestire l’azienda e che già minacciano scioperi.  Ma quanto quello che sta succedendo a Wolfsburg è responsabilità della stessa VW e dei suoi manager, e quanto invece si gioca a livello di settore per decisioni prese a Bruxelles?  Il passaggio obbligato entro il 2035 dai motori a combustione a quelli elettrici in effetti non preoccupa solo i costruttori tedeschi. Le ripercussioni si fanno sentire sui fabbricanti, sui fornitori, sugli automobilisti e sulle infrastrutture. Infrastrutture per la mobilità elettrica che non sempre sono pronte, inoltre molti clienti rimangono scettici per questioni di costo e autonomia.  Temi in discussione a Modem con: Stefano Aversa, consulente nel settore automotive, vicepresidente globale e presidente per la zona EMEA di AlixPartners Luca Cifferi, direttore di Automotive News Europe Marco Doninelli, direttore Unione Professionale svizzera dell’automobile sezione Ticino 
Uno sguardo sulle guerre in corso e in particolare sulle due che più ci occupano. Non per parlare di geopolitica o delle operazioni militari in quanto tali, ma per parlare della loro legalità e illegalità. A Ginevra si tiene la 34.ma conferenza internazionale della Croce-Rossa e della Mezzaluna-Rossa. Avviene ogni 4 anni.Intende soprattutto denunciare le violazioni quotidiane delle regole della guerra e del diritto umanitario internazionale . Ma vuole anche lanciare un appello alla comunità internazionale affinché si inverta la tendenza. In Medio Oriente in particolare le prime vittime del conflitto tra Israele, Hamas e Hezbollah sono i civili: sia come vittime dirette dei bombardamenti, sia per le difficoltà con cui si scontra chi esercita attività umanitarie. Non dovrebbe essere così! Ma perché oggi il diritto internazionale pare oggi tanto ignorato? Ne discutiamo a Modem con: Mauro Arrigoni - membro di comitato CICRMarco Sassòli - professore onorario di diritto umanitario internazionale, Università di GinevraPaolo Pezzati - portavoce di Oxfam ItaliaTestimonianza dalla Striscia di Gaza di Stefano Sozza, capo missione di Emergency
Georgia: Europa addio

Georgia: Europa addio

2024-10-2830:20

Era considerata una delle elezioni più importanti nella Storia recente della Georgia e stando ai risultati ufficiali al potere rimane il partito filorusso Sogno Georgiano, ormai ai vertici da 12 anni.  Il partito fondato dal miliardario Bizina Ivanishvili ha conquistato il 54% dei voti ma il processo elettorale è contestato dall’opposizione. Anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), seppur non sconfessi il conteggio, parla di elezioni sottoposte a forti pressioni, di intimidazioni e dubbi sul rispetto del processo democratico.  La Georgia si allontana definitivamente dall’obiettivo di entrare a far parte dell’Unione europea? Quanto il voto di questo fine settimana era prevedibile e quanto durerà il braccio di ferro tra Governo e opposizione? La guerra in Ucraina ha influenzato il voto georgiano? E quanto lo hanno fatto o tentato di fare Russia e UE, oggi in Georgia, una settimana fa in Moldova?  Temi in discussione a Modem con:  MARILISA LORUSSO - corrispondente per l’Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa YURII COLOMBO - giornalista di base a Mosca e inviato in Georgia BEDA ROMANO - corrispondente da Bruxelles per il Sole24ore e autore del libro “Dal Baltico al Mar nero, viaggio alla scoperta dell’altra Europa” 
A Modem discutiamodi uno dei temi in votazione federale il prossimo 24 novembre: l’opportunità o meno di ampliare la nostra rete autostradale. In gioco ci sono 6 cantieri, uno nella Svizzera romanda, gli altri nella Svizzera tedesca. In concreto si vorrebbe costruire qualche nuova galleria e potenziare alcuni tratti autostradale, per uno dei quali si prevede addirittura di passare dalle 3 corsie attuali a 4 nei due sensi (una prima svizzera)! Consiglio federale e parlamento intendo così rispondere ai congestionamenti attuali ed alle loro conseguenze. Le associazioni ambientaliste che hanno lanciato il referendum chiedono un approccio radicalmente diverso. Ospiti: Fabio Regazzi, Consigliere agli Stati del centro e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieriBruno Storni, Consigliere nazionale PS e presidente ATA Ticinoundefined
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