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Author: RSI - Radiotelevisione svizzera

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Modem, appuntamento quotidiano (dal lunedì al venerdì) in onda dal 2000, dedicato ai principali temi d’attualità, che vengono analizzati, approfonditi e contestualizzati principalmente attraverso l’apporto ed il confronto di ospiti in diretta.

Le notizie scorrono veloci, si sviluppano e si perdono, sono abbondanti. Modem, ogni mattina, sceglie e propone un tema di sicuro interesse. Lo racconta con uno stile diverso da quello dell'attualità. Cerca e trova interlocutori di qualità per spiegare e dibattere ciò che è successo e ciò che potrebbe succedere. È la trasmissione che dice i "perché" e aiuta a decodificare gli eventi destinata a tutti gli interessati ad andare oltre la notizia del giorno e che desiderano approfondire in maniera immediata il tema prescelto tramite dibattiti e interviste in diretta, reportage, collegamenti, approfondimenti, schede interne.

Modem offre regolarmente anche delle rubriche.

  • Modem Evento: una serata-dibattito e di incontro con il pubblico.

  • Modem Giovani: su argomenti che riguardano direttamente il mondo giovanile con tra gli ospiti anche i ragazzi.

  • Modem Incontro: non un dibattito, ma un'intervista con un solo ospite.

Una puntata al giorno, alle 08.30, per 5 giorni la settimana, da settembre a metà giugno.

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Bilaterali ter...minati

Bilaterali ter...minati

2024-12-2301:01:03

Per il Consiglio federale si tratta della “conclusione materiale” delle trattative per definire gli accordi bilaterali del futuro. Nove mesi e circa 200 incontri per dare una nuova forma alle relazioni tra il nostro Paese e l’Unione europea, dopo il fallimento di una prima intesa, nel 2021, quella che veniva chiamata “accordo quadro”. Il governo ha espresso “soddisfazione” per questo risultato. E questo anche se rimangono ancora diversi capitoli aperti, a cominciare dalla protezione del mercato del lavoro e dalla concreta applicazione di una clausola di salvaguardia per limitare, in caso di bisogno, la libera circolazione delle persone in arrivo dall’Unione europea. Temi che andranno ora affrontati soprattutto dal profilo interno, con negoziati che si preannunciano spigolosi tra sindacati e padronato e con discussioni molto accese in Parlamento. E con il governo chiamato ora ad uscire dal lungo silenzio che lo ha caratterizzato in questi ultimi mesi . Temi e possibili sviluppi che affronteremo con:Carlo Sommaruga, consigliere agli Stati PSFabio Regazzi, Consigliere agli Stati Il Centro e presidente dell’Unione svizzera arti e mestieriPiero Marchesi, consigliere nazionale dell’UDCSimone Gianini, consigliere nazionale del PLRVania Alleva, presidente del sindacato UniaAndrea Ostinelli, corrispondente RSI a Bruxelles
“Non dimenticheremo, ma bisogna rialzarsi”. Si può riassumere così lo stato d’animo degli abitanti delle regioni – in Vallemaggia e in Mesolcina – duramente colpite dalle alluvioni dello scorso giugno.Sono passati sei mesi da quei giorni che – per chi c’era, per chi era lì, per chi ha perso tutto o molto – resteranno per sempre impresse nella memoria. Il 21 giugno il nubifragio in Mesolcina, che ha causato tre vittime. E poi, una settimana dopo, nella notte fra il 29 e il 30 la furia dell’acqua ha travolto la Vallemaggia, portandosi via 8 vite, resta ancora un disperso…Da allora le valli colpite hanno iniziato il percorso verso il ritorno alla normalità, oppure a una “nuova normalità”. Non sempre – vedremo nel corso della puntata - con gli stessi risultati. A che punto è – allora – nei vari Comuni, la ricostruzione, il recupero di quanto andato perso? E cosa dire di quello che invece è perso per sempre? E cosa manca affinché le due valli possano – in un certo senso – voltare pagina?Ne parliamo a Modem con i rappresentanti di alcuni dei Comuni toccati, in Ticino e nei Grigioni, ma sentiremo anche le voci di chi sta cercando di ricominciareCon noi:Nicola Giudicetti - Sindaco LostalloGabriele Dazio - Sindaco LavizzaraWanda Dadò - Sindaca Cevio
Ormai ci siamo, almeno così sembra. Il Consiglio federale è pronto ad accettare i risultati delle trattative in corso per dare un futuro alle relazioni bilaterali con l’Unione europea. Lo farà con ogni probabilità nella sua riunione settimanale di venerdì 20 dicembre. Si chiude così una lunga fase di negoziati, iniziata nel 2014, bloccata nel 2021 - con la bocciatura da parte del Governo svizzero di quello che veniva chiamato “accordo quadro” – e poi riaperta ufficialmente la scorsa primavera, dopo due anni di negoziati a livello tecnico. I nuovi bilaterali sono dunque pronti per essere presentati al Paese. Nuovi accordi che porteranno con loro discussioni su più punti, a cominciare dalla libera circolazione delle persone, ma che avranno al loro centro il tema della sovranità del nostro Paese e il futuro della democrazia diretta svizzera, alla luce di questa nuova intesa con Bruxelles.Di sovranità, anche nella gestione dell’immigrazione dall’Unione europea, parliamo con tre parlamentari:Marco Chiesa, consigliere agli Stati UDCGiorgio Fonio, consigliere nazionale del CentroJon Pult, consigliere nazionale del Partito socialista
La nevicata di novembre aveva fatto sperare che le vacanze da Natale e Capodanno fossero anche in Ticino vacanze bianche. Forse non lo saranno o lo saranno solo a metà. La neve per ora non è molta e le temperature frenano la produzione di quella artificiale. Chi pensava di aprire gli impianti lo scorso week-end attenderà almeno fino al prossimo e dovrà verosimilmente accontentarsi di un’offerta limitata. Il nuovo Ticinopass, l’abbonamento che consentirà quest’anno di sciare dappertutto nel Cantone, è intanto comunque partito col botto raggiungendo entro fine novembre i 2’000 ordini. Sullo sfondo di tutto questo restano le domande di sempre: quale futuro per gli sport invernali a sud delle Alpi? Quale prospettive per il turismo in montagna e per le regioni che su questo turismo fanno affidamento? Ne discutiamo con: Denis Vanbianchi, presidente di Ticinopass e direttore della Società cooperativa impianti Campo BlenioGiovanni Frapolli, imprenditore e proprietario degli impianti di Bosco GurinNiccolò Meroni, direttore marketing San Bernardino Swiss Alps Stefano Rizzi, direttore Divisione economia, DFE Canton Ticino
In Svizzera oggi non trovano spazio nel codice penale in quanto tali e in Parlamento a Berna si discute se introdurli. Da un lato lo stalking, ovvero gli atti persecutori e assillanti che oggi si verificano soprattutto online. Dall’altro il concetto di incitamento all’odio e alla violenza in base al sesso. Due fenomeni che sono sempre esistiti ma che nel nostro tempo suscitano nettamente più attenzione, dibattito e voglia di soluzioni, anche giuridiche.Vi proponiamo un faccia a faccia tra due avvocati: ·       SIMONE GIANINI – consigliere nazionale PLR Ticino ·       MAURO POGGIA – consigliere agli Stati Mouvement des citoyens, GinevraE un’intervista registrata a TAMARA FUNICIELLO – consigliera nazionale PS Berna
Il valore dei bitcoin ha superato una nuova barriera, quella dei 100’000 dollari. Un limite psicologico, senza significato economico, comunque un’occasione per fare il punto sulla più famosa delle criptovalute. Il bitcoin era nato per far concorrenza alle valute nazionali e ai circuiti di pagamento bancari, obiettivi mancati visto che praticamente nessuno paga un caffè o espone i prezzi in bitcoin. Piuttosto, oggi gli investitori puntano sul bitcoin come fosse “oro digitale”. La criptovaluta viene insomma comprata nella convinzione che in futuro potrà essere venduta con guadagno o almeno senza perdite. A modem ne discutono:Edoardo Beretta, professore di Macroeconomia internazionale all’USIFilippo Moor, responsabile del Crypto Desk di ONE swiss bankLars Schlichting, avvocato dello studio LexifyModem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
Magistrati in fallo

Magistrati in fallo

2024-12-1330:24

Non era mai successo prima nella storia del canton Ticino, la destituzione contemporanea di due giudici. È quanto è capitato oggi su decisione del Consiglio della magistratura che ha sollevato dai loro incarichi, con effetto immediato, i giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti. A detta di questo Consiglio i due giudici “hanno gravemente violato i loro doveri di magistrato, denunciando per pornografia il presidente del Tribunale penale”, ovvero Mauro Ermanni. Un reato che sapevano “non sussistere”. Per questa ragione si sono comportati in modo “inconciliabile con la loro funzione”. Una versione contestata dai due accusati, pronti ora a ricorrere. Ma come si è arrivati a questo punto? Cosa succederà ora? E cosa tutto questo può voler dire per l’operatività e l’immagine della giustizia ticinese? Interrogativi e argomenti che discuteremo con:Francesco Lepori, giornalista RSI, esperto di cronaca giudiziariaAndrea Manna, vice-direttore de La RegioneGianni Righinetti, vice-direttore del Corriere del Ticino
Una “storia infinita”... dopo anni di discussioni, l’abolizione del valore locativo in Svizzera potrebbe essere arrivata ad un punto di svolta: o si trova un compromesso, oppure cade tutto. Di nuovo. Negli anni i vari tentativi di abolire questa tassa si sono regolarmente infranti o in Parlamento o in votazione e oggi al Consiglio degli Stati il tema torna sui banchi con una proposta di compromesso che giunge dai banchi del Nazionale. Una proposta che prevede, a titolo di compensazione per i mancati introiti fiscali derivanti da un’abolizione dell’imposta sul valore locativo su tutti gli immobili, non solo quindi per le residenze primarie (aspetto inviso ai senatori), la possibilità di introdurre una tassa cantonale sulle residenze secondarie. Se gli Stati dovessero accogliere tale proposta e così il plenum, l’oggetto andrà comunque in votazione popolare con tutti i rischi del caso. Ne parliamo a Modem con:Paolo Pamini, consigliere nazionale UDC ticineseCarlo Sommaruga, consigliere agli Stati ginevrino per il PS
Oggi a pochi metri da dove ci troviamo, dall’altra parte della strada, a Palazzo federale, i due rami del parlamento eleggeranno la nuova presidente della Confederazione. Toccherà a Karin Keller Sutter, Plr, direttrice del Dipartimento delle finanze. Un’elezione che si tiene tutti gli anni e che quest’anno coincide con un dato che stupisce, considerato che ci troviamo in Svizzera: la fiducia nel Governo da parte della popolazione, lo dice l’annuale sondaggio pubblicato un paio di settimane fa dall’istituto GFS di Berna, è ai minimi storici.  Per la prima volta da 5 anni sono di più gli interpellati che dicono “il governo non conosce i nostri problemi” rispetto alla parte che dice “mi posso fidare del governo”. 47% i primi, 42% i secondi. Rispetto agli ultimi decenni è piuttosto inedita come situazione (la fiducia nelle istituzioni nel dopo Seconda guerra mondiale era piuttosto scontata). Ne parliamo a Modem con MAURO POGGIA, consigliere agli Stati ginevrino, del Mouvement des citoyens, che a Berna fa parte del Gruppo parlamentare dell’UDC GRETA GYSIN, consigliera nazionale ticinese dei Verdi ALEX FARINELLI, consigliere nazionale ticinese del PLR 
Bocciare o promuovere

Bocciare o promuovere

2024-12-1029:46

Un preventivo che doveva passare come una lettera alla posta quello contenuto nel rapporto di maggioranza della Commissione Gestione e finanze del Gran Consiglio ticinese. All’avvicinarsi del dibattito in aula la coalizione fra Centro, Lega e PLR ha però cominciato a mostrare falle, fra chi presenta emendamenti per diminuire o aumentare i crediti. La contesa non riguarda cifre da capogiro, eppure la Lega minaccia di far saltare il tavolo. Al centro delle discussioni i risparmi nel settore scolastico, dalla riduzione dell’aumento delle spese per la pedagogia speciale ai sussidi ai comuni per le lezioni di musica e ginnastica.A modem ne parlano quattro deputati del Gran consiglio ticinese che fanno parte della Commissione Gestione e finanze:Alessandra Gianella, capogruppo PLROmar Balli, LegaMaurizio Agustoni, capogruppo CentroIvo Durisch, capogruppo PS
Siria: Assad addio

Siria: Assad addio

2024-12-0931:45

Sembrano bastati 11 giorni alle milizie jihadiste per conquistare Damasco e cacciare Bashar al Assad. Sono passati 13 anni dall’inizio della repressione dei primi movimenti di protesta nati sulla scia delle primavere arabe e poi sfociati in guerra civile, guerra per procura, guerra tout court. Erano 53 anni che al potere in Siria c’era un Assad. Tre tempi, tre cifre. A cui si aggiungono le centinaia di migliaia di morti, i milioni di sfollati e i prigionieri politici, alcuni di loro oggi liberi. Se fosse un gioco degli scacchi, non ci sarebbero abbastanza pezzi per rappresentare tutte le forze in presenza. Dai combattenti di Al Qaeda a quelli dell’ISIS, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Turchia, a Israele, all’Iran, alle monarchie del Golfo. Dagli altri paesi confinanti alle minoranze interne. Forse non siamo nemmeno allo scacco matto, in favore della pace. Ne discutiamo con: LORENZO TROMBETTA – giornalista, collaboratore RSIVALERIA TALBOT - responsabile Centro Medio Oriente e Nord Africa ISPIROBERTO ANTONINI – giornalista 
La France soumise

La France soumise

2024-12-0631:29

“Non mi dimetterò”. È un Emmanuel Macron determinato a restare fino all’ultimo giorno di mandato presidenziale, ovvero fino al 2027, quello che si è presentato ieri alle 20 in un discorso alla nazione in diretta televisiva. Un Emmanuel Macron furioso contro le “estreme unite in un fronte antirepubblicano”, che hanno fatto cadere mercoledì il Governo guidato da Michel Barnier, il governo il più breve della Quinta Repubblica. Nessun nome del prossimo primo ministro – arriverà nei prossimi giorni, ha promesso - ma l’auspicio di una coalizione allargata a tutti i partiti “che si impegnano a non sfiduciare il governo” per “ricostruire la nazione”.Come sarà composto e quali saranno le forze politiche – in un Parlamento e una Francia spaccati – questo resta quindi ancora da capire, la Francia intanto questa mattina si è svegliata ancora in piena crisi istituzionale, la peggiore da decenni.Vedremo allora oggi di capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, ma anche come si è arrivati a questa situazione con i nostri ospiti:Annalisa cappellini giornalista collaboratrice RSI dalla Francia Michele Marchi professore di Storia contemporanea all’Università di Bologna   Yves Meny politologo e autore di due libri pubblicati quest’anno: « Le vie della democrazia » e «Sulla legittimità »
L’aiuto allo sviluppo è uno dei settori a cui in sede di preventivo si chiede di tirare la cinghia per compensare le maggiori spese previste per l’esercito. Il Consiglio Nazionale ha proposto ieri un taglio di 250 milioni di franchi per il 2025. Il tema torna oggi sui banchi dei deputati, chiamati a discutere della strategia della Confederazione in materia di Cooperazione internazionale per il quadriennio 2025-2028. Cooperazione internazionale che riunisce i tre grandi capitoli dell’aiuto allo sviluppo, degli aiuti umanitari e della promozione della pace e alla quale il centro-destra chiede sacrifici in sede di budget anche se nel mondo le crisi si moltiplicano. Dibattito fra:Piero Marchesi, Consigliere nazionale UDCJon Pult, Consigliere nazionale PS
La partita è ormai aperta nel corteggiare i facoltosi cittadini stranieri che al momento vivono a Londra e che dal prossimo 6 aprile dovranno fare i conti con la messa in vigore di un nuovo regime fiscale britannico. Una normativa già avanzata dal Governo conservatore, al potere fino alla scorsa estate, e poi ripresa anche da quello laburista oggi alla guida del Paese. L’obiettivo è dare nuova linfa ai conti dello Stato, al momento in profondo rosso. Questo nuovo regime metterà i cosiddetti “res-non-dom”, i residenti non domiciliati, sullo stesso livello di tutti i cittadini di Sua Maestà per quanto riguarda i redditi imponibili, anche quelli realizzati all’estero. Il 6 aprile del 2025 verranno così aboliti i privilegi fiscali accordati da ormai 200 anni a questa particolare categoria di contribuenti. Expat molto benestanti che ora fanno gola all’erario di altri Paesi, Svizzera compresa. Non per nulla anche la città di Lugano ha deciso di giocare questa partita, con il responsabile delle sue finanze, Marco Chiesa che a metà novembre si è recato di persona nella capitale britannica per fare quello che viene anche chiamato “marketing territoriale” nel tentativo di convincere queste ricche famiglie a traslocare sulle rive del Ceresio. Cosa dire di questa corsa gli expat oggi di casa a Londra? Quanto potrebbe essere benefico per le casse pubbliche luganesi e ticinesi? E cosa pensare di questa concorrenza fiscale che è di fatto anche una corsa ad abbassare le imposte di chi è benestante?Domande e argomenti che affrontiamo con i nostri ospiti:Samuel Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie e giuridiche presso la SupsiSergio Rossi, professore di economia all’Università di FriborgoJohn Robbiani, giornalista RSI che ha seguito la trasferta luganese a LondraE con due interviste registrate a Marco Chiesa, responsabile del Dicastero finanze della città di Lugano e ad Emma Agyemang, giornalista del Financial Times
La coperta è corta

La coperta è corta

2024-12-0329:33

Anche per il 2025 il preventivo della Confederazione fa discutere, perché per le finanze federali con il previsto aumento delle spese militari è definitivamente finito il periodo delle vacche grasse. Pure per il resto della legislatura le previsioni sono tutt’altro che rosee, senza correzioni sono previsti deficit miliardari. Basti pensare all’aumento delle spese per l’AVS e alle incognite legate a varie iniziative di natura fiscale come la tassazione individuale.Con il peggioramento dei conti della Confederazione si fa sentire ancora di più la polarizzazione della politica, con la richiesta che arriva da destra di compensare gli aumenti per l’esercito con una riduzione dei fondi per la cooperazione internazionale. Una soluzione che a sinistra è vista come fumo negli occhi. Le Commissioni delle finanze di entrambe le camere hanno deciso di accelerare l’aumento delle spese militari, allontanandosi così dalla proposta del Consiglio Federale. Ora la parola passa al Parlamento e si teme che il preventivo possa venir rifiutato a causa di un’alleanza fra chi è contro un aumento dei fondi per l’esercito e chi chiede maggiori risparmi sulla cooperazione internazionale. Ne discutono a Modem i Consiglieri nazionali ticinesi:·        Greta Gysin dei Verdi·        Alex Farinelli del PLRModem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
Raggiunta da pochi giorni una traballante tregua tra Israele e Hezbollah in Libano, oggi i riflettori si spostano di nuovo in Siria e il nordovest del Paese, in questi ultimi giorni, sembra essere ritornato indietro di 13 anni allo scoppiare della guerra civile del 2011. Una conseguenza anche questa dei fatti del 7 ottobre 2023 che hanno portato in poco più di un anno al riattivarsi via via di nuovi scenari di guerra.  La Siria, di nuovo! Il regime di Bashar Al Assad è seriamente messo in difficoltà dall’avanzata di una variegata milizia di ribelli antigovernativi tra cui filo-turchi, che in poche ore hanno travolto il nordovest del Paese e conquistato la città di Aleppo e minacciano la discesa verso Damasco. Tutto questo sotto gli occhi di Russia e Iran che in questo momento storico, impegnate su altri fronti o indebolite, non sembrano essere in grado di dare una risposta adeguata a sostegno dell’alleato siriano.  Di questo parliamo a Modem con:Lorenzo Trombetta, collaboratore RSI per il Medio Oriente Alberto Zanconato, collaboratore RSI da Mosca e già corrispondente ANSA da Teheran Valeria Giannotti, direttrice scientifica dell’Osservatorio Turchia del Centro di Studi di politica internazionale CESPI Con un’intervista registrata a Ibrahim Hamwi, cittadino siriano che vive in Ticino
Di api a rischio sentiamo ogni tanto parlare, anche e forse soprattutto perché una moría di api mette a rischio tanta natura visto il loro ruolo nell’impollinare. Di api in pericolo abbiamo letto l’ultima volta la scorsa settimana. Sulla NZZ, poi su altri quotidiani svizzeri. Con un grido d’allarme degli apicoltori. Non per l’arrivo di una qualche nuova malattia, ma per l’espansione di un insetto “cugino” dell’ape: il calabrone asiatico. Giunto in Europa neanche tanti anni fa, non ha antagonisti sul continente, non è più nocivo di altri per l’uomo, ma lo è per le api mellifere. Perché si nutre anche di api mellifere ed è in grado di decimarne le colonie in poco tempo. A nord delle Alpi il calabrone asiatico si sta diffondendo con rapidità e gli apicoltori denunciano non solo le perdite subite, ma anche l’inazione della Confederazione. In Ticino non è ancora arrivato, ma lo si attende, anche perché quest’anno lo si è visto nel Varesotto. Una riunione sul tema si è svolta a Bellinzona proprio questa mattina. Ne discutiamo con: Davide Conconi, biologo, giornalista scientifico RSI, già presidente della federazione ticinese di apicolturaMauro Togni, Dipartimento del territorio TicinoMarzio Giamboni, Dipartimento della sanità, Basilea Città
Classe 1993, cresciuto a Cremona, a vent’anni partito per un’esperienza di volontariato in India che gli ha cambiato la vita. E quel viaggio ormai prosegue da 11 anni! Modem torna nella sua versione Incontro con una lunga intervista a Nicolò Govoni, fondatore dell’Organizzazione No Profit Still I rise che si occupa di portare educazione d’eccellenza nei luoghi di miseria, di migrazione, di guerra… laddove ci sono bambini fra i più vulnerabili del pianeta. Una “rivoluzione scolastica” che Govoni ha modellato sulla sua esperienza dapprima scolastica e poi di volontariato in luoghi d’emergenza, e che oggi si concretizza in 5 istituti internazionali nei quattro angoli del mondo. Con lui parleremo di educazione ma anche della differenza tra volontariato e volonturismo, di speranza e di futuro.
Kosovo, pace fragile

Kosovo, pace fragile

2024-11-2730:48

Per le strette relazioni con il nostro Paese, che era stato tra i primi a riconoscerne l’indipendenza, viene anche chiamato il 27esimo cantone svizzero. Stiamo parlando del Kosovo, che dopo la guerra del 1999, contro quella che oggi chiamiamo Serbia, non è ancora riuscito a uscire da una situazione di costante precarietà. Troppo alte le tensioni tra la comunità albanese, maggioritaria nel Paese, e la minoranza serba che vive in gran parte a ridosso del confine con la stessa Serbia. Sono ormai trascorsi 25 anni dai bombardamenti con cui la Nato mise fine agli attacchi serbi contro i movimenti indipendentisti kosovari, ma nel Paese non si può ancora parlare di pace, anche perché tra le due parti non è mai stato sottoscritto un accordo di questo tipo. Cosa dire del Kosovo di oggi, delle dinamiche di un’ulteriore destabilizzazione regionale generate dalla guerra in Ucraina e delle possibili conseguenze dovute al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Nel suo primo mandato presidenziale, Trump aveva lanciato l’idea di uno scambio di territori tra Kosovo e Serbia. Tornerà a rilanciare questa ipotesi?Di questi argomenti discuteremo con:·      Luca Steinmann, giornalista freelance, autore di un recente documentario sulla realtà kosovara·      Francesco Martino, giornalista e analista presso l’Osservatorio dei Balcani di Trento·      Milovan Pisarri, docente presso l’Istituto di filosofia di Belgrado e specializzato in storia contemporaneaAvremo anche un intervento registrato con Raimund Kunz, ex ambasciatore svizzero già attivo nei BalcaniModem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
Mummia a Brissago

Mummia a Brissago

2024-11-2631:10

A Brissago c’è chi rivuole indietro la sua… mummia egizia. Il consigliere comunale socialista Flavio Gallotti chiede infatti al Municipio di attivarsi per riprendersi il sarcofago contenente i resti della principessa Ta Sherit En Jmen, morta circa 2700 anni fa a Tebe. Resti che un collezionista nel 1887 aveva acquistato al Cairo e che, dopo la sua morte, erano stati ceduti al suo comune di residenza, Brissago. Il Comune era stato costretto quattro anni fa a cederla alla Scuola universitaria professionale di Neuchâtel: conservata male, andava restaurata con urgenza e Brissago non aveva voluto addossarsi i costi per farlo. Una vicenda curiosa – starà ora al Consiglio comunale e al Municipio del comune del Locarnese decidere cosa fare - che però è tutt’altro che rara. Perché se nel caso della principessa Ta Sherit En Jmen, l’intento non è di riportarla in Egitto, bensì a Brissago, la questione dell’appartenenza di opere e reperti antichi sottratti in passato ai Paesi d’origine è sempre più d’attualità.I musei in Occidente sono pieni di opere antiche, reperti archeologici – compresi corpi o parti di corpi umani - provenienti da ogni dove, ma la cui origine solleva importanti criticità: spesso sono stati rubati, confiscati, saccheggiati, trafficati…Sulla scia di una presa di coscienza - chiamiamola così - iniziata negli anni ’80, gran parte della comunità museale d’Occidente tenta di espiare i peccati coloniali anche annunciando restituzioni di opere alle ex-colonie depredate... Pensiamo solo all’ormai noto caso dei “Bronzi del Benin”Ma anche queste restituzioni non sono prive di criticità: chi sono i proprietari legittimi di quelle opere? In un determinato territorio, gli Stati nazionali odierni non corrispondono necessariamente ai popoli cui appartenevano questi reperti. E, ancora: i luoghi d’origine sono in grado di conservare questi reperti in modo idoneo? E che dire di oggetti che sono stati ceduti o venduti dalle stesse popolazioni d’origine a collezionisti o esploratori occidentali, come nel caso della mummia di Brissago?Alcuni interrogativi che porremo ai nostri ospiti:ANDREA RASCHER, giurista specializzato in diritto d’arteFRANCESCO PAOLO CAMPIONE, direttore Museo delle Culture di LuganoMATTEO FRASCHINI KOFFI, collaboratore RSI da Lomé, TogoIntervista registrata a FLAVIO GALLOTTI, autore della mozione che chiede al Comune di Brissago di riprendersi la mummia della principessa di Tebe
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