Si tratta di una distorsione cognitiva che, detta semplice, funziona così: quando abbiamo poche competenze in un campo, non siamo nemmeno in grado di renderci conto di quanto siamo ignoranti. E così finiamo per sopravvalutarci. In altre parole: meno sappiamo, più crediamo di sapere. Ora, non è solo un fatto divertente. È un meccanismo che ha radici profonde nella psicologia cognitiva. Il nostro cervello, quando si trova davanti a un tema che non conosce, tende a semplificare, a ridurre la complessità a due o tre concetti. È come se dicesse: “Ehi, guarda, ho capito! È facile!”.
Immaginatevi davanti a uno specchio. Quello che non mente: quello che riflette quello che siete, punto. Ecco, la legge dello specchio ci dice che lo stesso accade con le persone. Gli altri non sono lì solo a farci compagnia o a complicarci la vita: spesso funzionano come superfici riflettenti. Ci mostrano pezzi di noi stessi che non vediamo, o che non vogliamo vedere.
Se un’azienda fosse una persona, l’Employer Branding sarebbe la sua reputazione. E nella società di oggi, fatta di recensioni online, passaparola digitale e talenti che hanno più scelte di quante ne avessero i nostri genitori, la reputazione aziendale non è più un optional. Ma cosa significa davvero Employer Branding?
Facciamo un gioco. Pensate al vostro luogo di lavoro. Adesso, cercate di immaginare una persona che potreste chiamare *amico*, non collega, non conoscente, ma amico, amico vero. Faticate a trovarne uno? Non vi preoccupate, è più comune di quanto pensiate.
Dal punto di vista psicologico, un gruppo coeso è praticamente una squadra di supereroi che, pur avendo ognuno poteri e manie diverse, sa di avere un obiettivo comune. Certo, qualche battibecco c’è perche ci vuole, ma quando serve, un gruppo coeso si sincronizza all’istante. Ci si guarda negli occhi e ci si capisce: “Ci siamo, è il momento di agire!”
La Crisi deve necessariamente rappresentare un momento negativo? un abbandono? una rinuncia? Guardiamola con lenti più luminose e vediamo insieme perché la crisi, poi, non è così male..!
La procrastinazione è un fenomeno comune che, in termini psicologici, si riferisce al rinvio volontario di compiti o attività che devono essere completate, nonostante la consapevolezza che questo ritardo potrebbe avere conseguenze negative. A livello psicologico, la procrastinazione è considerata una forma di regolazione delle emozioni piuttosto che semplicemente una gestione del tempo. Ma perché procrastiniamo? Quali sono le componenti? Come risolvere?
La capacità di mantenere le persone all'interno delle aziende non solo influisce sulla continuità operativa e sulla coesione del team, ma anche sui costi operativi e sulla reputazione aziendale. Comprendere le ragioni che spingono i dipendenti ad allontanarsi e adottare strategie efficaci per contrastare questo fenomeno è fondamentale per qualsiasi impresa che intende sviluppare a lungo termine, analizzeremo molteplici ragioni che provocano questo fenomeno ma ciò che approfondiremo in questo podcast è il processo che è alla base della retention : la sicurezza psicologica, cruciale per garantire che i dipendenti si sentano valorizzati e rispettati in ogni aspetto della loro esperienza lavorativa. I collaboratori sono alleati, non avversari.Proviamo a lasciare Il nostro ego fuori la porta e lavoriamo su obiettivi comuni.
È importante notare che non si tratta, quindi, di comportamenti controproduttivi ai danni dell’organizzazione, dei colleghi o del datore di lavoro.Si riferisce alla pratica in cui i dipendenti, pur non lasciando fisicamente il loro lavoro, smettono di impegnarsi oltre il minimo indispensabile. In altre parole, fanno solo il necessario per mantenere il loro posto, senza cercare di eccellere o andare oltre le aspettative.
Riconoscere un ego-leader autoritario è cruciale per le organizzazioni che desiderano promuovere una cultura aziendale sana e produttiva. In questo podcast, esamineremo le caratteristiche chiave di un leader autoritario e gli impatti negativi che questo stile di leadership può avere sull'ambiente lavorativo.
Anche le imprese, come le persone curiose, devono imparare a conoscersci e riconoscersi continuamente, comprendendo cosa le fa muovere, quali sono gli obiettivi e con quali strumenti e valori vogliono raggiungerli. Applicando quindi, l’insegnamento socratico al mondo delle imprese, una azienda senza una continua ricerca e analisi introspettiva non può sopravvivere.
Anche le imprese, come le persone curiose, devono imparare a conoscersci e riconoscersi continuamente, comprendendo cosa le fa muovere, quali sono gli obiettivi e con quali strumenti e valori vogliono raggiungerli. Applicando quindi, l’insegnamento socratico al mondo delle imprese, una azienda senza una continua ricerca e analisi introspettiva non può sopravvivere.
La resistenza al cambiamento nelle aziende è molto frequente, spesso uscire dalla zona di comfort genera meno stress e meno timore per iol futuro. E' importante superarla per facilitare la crescita e lo sviluppo. La relazione e l'ascolto ci aiuteranno in questo percorso facendo in modo che il cambiamento al quale si resiste venga risolto proprio da chi lo vive.
L’inserimento di una dimensione etica e solidale nel mondo delle aziende richiede un'ipotesi forte di partecipazione, di coinvolgimento di risorse individuali e di gruppo, come modo per cogliere e valorizzare le interdipendenze tra gli uomini e le situazioni, promovendo comportamenti più solidali.
Competere, competizione, competenza. Termini che nella cultura di oggi, rimandano ad un significato legato alla vittoria dell’uno sull’altro, allo schiacciare l’avversario, ad avere la meglio, sopraffare, distruggere, annullare. Nel linguaggio aziendale, siamo nello scenario del tutti contro tutti, chi vince domina e gli altri soccombono. In questa logica è competitivo chi ha la meglio sugli altri. Ma è davvero e sempre così? E, soprattutto, è la cosa giusta?
Abbiamo talenti, facciamo investimenti, studiamo la concorrenza, il mercato e facciamo strategie, ma c’è qualcosa che non va, sentiamo del disagio, a volte sembra che manchi qualcosa alle nostre giornate di lavoro, Bene, Avete pensato che potrebbe trattarsi di mancanza di cultura organizzativa?
Il gruppo di lavoro, se ben organizzato e collaborativo aiuta sia la crescita che lo sviluppo della persona. Il lavoro non è solo un fatto di guadagno, l’uomo si identifica nel lavoro, ognuno di noi trova nell’impiego la possibilità di dimostrare le proprie capacità e di affermare sé stesso.
Ogni organizzazione deve utilizzare i propri spazi sia fisici che simbolici per inserire la bellezza. Cosi fiorisce la creatività presente in ognuno di noi e in molti casi permette a tante persone di ritornare ad amare il proprio lavoro.
Quando una organizzazione ha una propensione alla innovazione, al miglioramento continuo e alla ricerca, il clima organizzativo cambia. Le energie sono più forti e la motivazione incrementa l’orgoglio per il senso di appartenenza. www.studiobarelli.it/blog Instagram - paolo_barelli_official