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Metà degli Anni 90. Durante un GP d'Inghilterra, nel paddock spunta all'improvviso Lady Diana. Sembra un'apparizione, frutto magari di qualche goccio di whisky in più del necessario, ma è la pura realtà. Persino lei, che era la donna più popolare del pianeta e già al centro di tanti pettegolezzi, non aveva resistito al fascino di un luogo che è mito puro. Per gli inglesi, infatti, Silverstone ha una valenza speciale: qui, nei giorni più cupi della Seconda Guerra Mondiale, c'era la base degli aerei della RAF che ogni notte dovevano combattere la battaglia dei cieli contro i velivoli della Germania nazista.
Due Gran Premi sulla stessa pista, a distanza di sette giorni l’uno dall’altro. È già successo nel 2020, a causa della pandemia, e ora si ripete sul circuito dello Spielberg: dopo la Stiria, l’Austria, la sostanza però non cambia. Ma che cosa significa per un pilota di Formula 1, per un ingegnere, persino per un meccanico, ritrovarsi su un tracciato identico?
Per il secondo anno, le conseguenze della pandemia costringono a organizzare una doppietta sullo stesso circuito. È quello dello Spielberg, in Austria, di proprietà della Red Bull, dove il primo atto avrà il nome di Gran Premio di Stiria. A prescindere dall’etichetta, però, quella terra ci restituisce immediatamente il ricordo di un personaggio che ha cambiato, la storia della Formula 1: Niki Lauda. L’uomo che visse tre volte e che legò i suoi primi successi alla scuderia di Maranello. Lo ricorda Piero Ferrari, che in questo episodio racconta a Leo Turrini lo speciale rapporto tra suo padre e Lauda, ma a distanza di alcuni decenni riconosce di non avere ancora capito perché il campione austriaco decise di lasciare la Rossa dopo i primi due titoli iridati.
La Francia, insieme all’Italia, è la patria storica dell’automobilismo. Ai suoi circuiti, a cominciare da quello di Le Castellet dove la F1 è tornata di recente dopo aver fatto base a Magny-Cours, sono legate tante leggende che riguardano anche alcuni piloti divenuti col tempo molto popolari
La Corea, l'India, i Paesi del Golfo Persico e dal 2017 anche l'Azerbaijan. Il grande circo delle monoposto ha cambiato un po' del suo DNA, aprendosi a mercati nuovi, come quello dell'ex Repubblica sovietica. Anche se definire quello di Baku un circuito con tutti i crismi è forse eccessivo: si corre nel cuore della capitale, sfrecciando su un immenso rettilineo, il più lungo delle piste dell'attuale F1, davanti a un antico castello. Ma proprio qui, quattro anni fa, si videro i primi segni di insofferenza tra Sebastian Vettel, allora ferrarista, e Lewis Hamilton: un tamponamento dietro la safety car, come se fossero due giganti in autogrill, che aprì la strada al successo inatteso di Ricciardo. Leo Turrini lo ricorda insieme a Mario Mijakawa, uno dei manager più popolari nel paddock, oltre a un aneddoto davvero straordinario, che non ha a che fare con nessun pilota moderno, ma con un altro personaggio altrettanto famoso: Iosif Stalin.
Monte Carlo non ha termini di paragone, è qualcosa di unico. Non a caso, da decenni è il Gran Premio più seguito nel mondo. E non solo per il glamour, i nobili o gli yacht dei miliardari attraccati vicino all'asfalto. Il suo fascino indistruttibile è figlio di una profonda contraddizione: quella di vedere le monoposto della F1, progettate per spingersi a velocità folli, districarsi su un tracciato cittadino nel cuore di un paesino a pochi passi dal mare
Dal 1991 il Gran Premio di Spagna di Formula 1 si corre alle porte di Barcellona, sulla collina del Montmelò. A quella gara e a quel circuito sono legati tanti episodi celebri, ma ce n'è uno, in particolare, che è entrato di diritto nella storia dell'automobilismo e soprattutto nella storia della Ferrari.
Nell'autunno del 2020 il Portogallo è tornato sulla mappa della F1, dopo una lunga assenza. Lo ha fatto con una pista nuovissima per i Gran Premi, quella di Portimao, dopo essere stato associato a lungo all'autodromo dell'Estoril
Il Gran Premio di Imola è il simbolo di un'eccellenza italiana ritrovata nel contesto della F1. La sua storia mette insieme la tragedia, la gioia, l'entusiasmo, il dolore.
Nel 2010, tra le dune del deserto, lo spagnolo debuttò, vincendo, con la Ferrari, come pochi altri erano riusciti a fare. Undici anni dopo, ricomincia la sua avventura nei Gran Premi a bordo dell'Alpine Renault
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