A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
Le jeu de Robin et Marion, una narrazione in musica della seconda metà del XIII secolo che porta la firma di Adam de la Halle protagonista a Quilisma. È musica semplice e facile, con melodie agevoli e ingenue, composta per lo più nello stile del discanto assai in voga in quel momento storico. Una delle più antiche opere di teatro volgare conosciute in Francia, scritta in dialetto piccardo. Rappresentata probabilmente nel 1283 a Napoli in presenza della corte angioina, racconta dell’amore tra i pastori Robin e Marion disturbato da un nobile cavaliere di nome Aubert. Il tema dell’amore è sempre presente nell’espressione dei Trovieri, categoria che annovera Adam de la Halle, che era nato ad Arras nel 1235 circa e morto probabilmente a Napoli 1287. Visse dal 1283 presso la corte angioina di Napoli lasciando una trentina di poesie liriche e due ludi scenici, il Jeu de la feuillée e il Jeu de Robin et Marion, che sono fra i più antichi saggi del teatro profano del Medioevo e ci offrono due quadri vivaci, l’uno della vita cittadina, l’altro della vita pastorale. Adam deve la sua educazione musicale a studi compiuti presso l’abbazia di Vaucelles essendo destinato alla vita ecclesiastica. Le sue composizioni sono o per sola voce, o a tre voci con accompagnamento di viola oppure d’altro strumento.
Con la puntata odierna di Quilisma, chiudiamo una settimana speciale dedicata alla cattedrale di Parigi. Inaugurata e riconsacrata lo scorso 7 dicembre, Notre-Dame è stata al centro di un’attenzione inimmaginabile. Cinque anni di lavori incessanti per ricostruirla esattamente come prima, dopo l’incendio del 15 aprile 2019. Notre-Dame è il simbolo più noto e divulgato del gotico nella cultura generale. La sua costruzione era iniziata intorno al 1160 ma storia della sua architettura si estende per secoli, arrivando giusto ai giorni nostri. Il gotico è uno stile che nasce nella Francia medievale e ne diventa il simbolo più emblematico. Amato, rinnegato, cancellato e poi riscoperto, il gotico ha segnato profondamente l’identità non solo francese ma europea, affascinando con la sua ricerca di leggerezza e di luminosità, ma anche di grandiosità. Delle vicissitudini della cattedrale di Notre-Dame ci parlerà, oggi, il Professor Carlo Tosco, architetto, storico dell’architettura, professore del Politecnico di Torino e delegato al patrimonio architettonico del paesaggio dalla stessa università.Ha fatto parte del Comitato Internazionale incaricato per lo studio della ricostruzione della cattedrale e, di recente, ha pubblicato il volume Le vie delle cattedrali gotiche pubblicato da Il Mulino.
®QuilismaCultura e suoni dal Medioevo e dal RinascimentoDomenica 14 febbraio 2016 alle 10:00In replica domenica 07 dicembre 2024 alle 10:00Questa settimana "Quilisma" compie un breve viaggio nel Rinascimento focalizzando la propria attenzione su alcuni aspetti caratterizzanti della musica.È in questo momento storico che si assiste alla rinascita culturale e sociale dell'Occidente e contemporaneamente allo sviluppo delle grandi nazioni. È un momento di gloria per l'Italia le cui signorie caratterizzano culturalmente le proprie corti favorendo la musica con importanti e fondamentali azioni di mecenatismo. L'istruzione musicale diviene così aspetto imprescindibile nell'educazione di un nobile o di un ricco borghese,e saper cantare o suonare uno strumento un'attività del tutto normale. Ecco perché l'esecuzione musicale è diretta non solo e non soprattutto a un pubblico di ascoltatori (come invece accade oggi) ma a un pubblico di musicisti, seppur dilettanti.Prima emissione: 14 febbraio 2016
Isabella – nell’altorilievo raffigurata con Cristoforo Colombo - fu l’ultima grande sovrana medievale e, insieme, la prima grande sovrana dell’età moderna. Sposando Ferdinando d’Aragona e con la presa di Granada (ancora sotto il controllo musulmano) portò a termine il processo di riunificazione della Penisola Iberica; creò lo Stato spagnolo, che sotto di lei arrivò a costituire un vastissimo impero che andava dall’America al Mediterraneo. Nel 1492, con la presa di Granada, Isabella colse il definitivo successo contro i Mori da secoli presenti nel Sud della Penisola Iberica. Ai vinti fu chiesto di convertirsi al cristianesimo oppure di andare via. Lo stesso fu imposto agli ebrei e più di 100.000 di loro furono costretti a partire. La riconquista dei territori spagnoli sottratti ai musulmani fu il pilastro su cui si fondò la formazione della Spagna moderna. Questo grande successo spinse a nuove imprese.
Guido d’Arezzo nacque intorno al 995 d.C. in un villaggio vicino a Pomposa (Ferrara). Entrò nel monastero benedettino dell’abbazia di Pomposa e poi si trasferì ad Arezzo, dove maturò il suo nuovo metodo per l’apprendimento del canto liturgico, che espose a papa Giovanni XIX, il quale ne favorì la propagazione. Le sue opere: Il micrologus de musica, considerato il più importante trattato del Medioevo, Il prologus in antiphonarium in cui l’antifonario viene dato nella nuova notazione.Guido diede una soluzione ai molteplici tentativi di notazione diastematica e fu una figura importante nella storia della notazione musicale, soprattutto per l’impostazione del modo di leggere la musica: sistematizzò il tetragramma e utilizzò la notazione quadrata.L’obiettivo di Guido d’Arezzo era quello di trovare un sistema che consentisse al cantore di intonare un canto senza averlo mai visto prima. Giovanni Conti ne parla con i musicologi Angelo Rusconi e Giacomo Baroffio.
L’appellativo catharos fu loro applicato a partire dal 1163 dall’abate Ecberto di Schönau (c.1132-1184) che scrisse contro di loro. I catari chiamavano se stessi boni homini, boni christiani, perfecti. Sono conosciuti anche più frequentemente come albigesi, dalla città di Albi, una delle roccaforti catare in Francia. Seguaci di dottrine ereticali dualiste, diffuse in area cristiana durante il Medioevo si contrapposero alla chiesa cattolica. La dottrina dei catari vedeva il bene e il male come forze in continuo conflitto si propagò soprattutto nel sud della Francia e nell’Italia settentrionale, dove si fece portatrice delle istanze innovatrici e moralizzatrici che avevano animato, già dagli inizi dell’XI secolo, vari gruppi fautori della povertà volontaria e della vita evangelica. Il successo dei Catari è da collegare al fatto che essi utilizzarono i difetti della cura pastorale medievale e l’appello dei riformatori a una Chiesa povera, per affermare la propria dottrina.
Quilisma oggi è in compagnia dell’ensemble Murmur Mori che ha voluto così intitolare la propria performance artistica all’edizione 2024 di Cantar di Pietre, prendendo spunto da una formula spesso utilizzata come envoi, perfetta per indicare il lungo peregrinare che fecero la poesia e la musica giunte dalla Provenza in Italia influenzando la poesia volgare, viaggiando dalle corti del Nord alle piazze di Bologna, lasciando traccia di materia di Francia anche nelle celebri rime dei Memoriali Bolognesi. L’Italia dei secoli XII e XII fu terra che accolse nelle sue Corti e nei suoi Comuni le Muse Provenzali e Francesi che spesso ripararono in territorio italico per cercare fortuna presso i potenti o per sfuggire alle persecuzioni religiose. Alimentarono una scuola di poesia e musica nostrana che già andava formandosi e che scolorì soltanto con l’arrivo della poesia degli stilnovisti che, primi tra tutti Dante e Petrarca, spesso cantarono l’ammirazione dei trovatori che li precedettero. Ospiti di Giovanni Conti Silvia Kuro e Mirkò Volpe.
®Durante il periodo turbolento, che si inserisce tra la messa al rogo del Talmud (1242-1244) e la grande deportazione del 1306, gli ebrei del Vecchio continente svolgono sostanzialmente la stessa vita quotidiana dei cristiani e hanno la stessa lingua dei paesi in cui vivono. Condividono anche lo stesso gusto per i libri, i monumenti, la gioia di vivere e persino il canto popolare.Le canzoni delle comunità ebraiche del tempo riflettono infatti la vita quotidiana degli ebrei e degli eventi, felici o tragici, che punteggiano l’esistenza umana. Sono espressione vocale di una popolazione, custode dei suoi riti e delle tradizioni. La lingua ebraica sarà conservata per le preghiere e i testi liturgici oggetto della puntata odierna di Quilisma.Prima emissione: 3 dicembre 2023
“Da Montserrat a Burgos, da Léon a Santiago: queste le tappe che compongono il cammino musicale verso la tomba di San Giacomo. Ogni tappa è identificata da un codice musicale, da cui sono tratti alcuni dei brani che i pellegrini medievali possono aver ascoltato durante il tragitto. Una silloge di generi musicali e diverse spiritualità: dalle forme devozionali del Llibre Vermell de Montserrat alla polifonia dotta del monastero femminile cistercense di Santa Maria de Las Huelgas a Burgos, passando per il monumento devozionale delle Cantigas de Santa Maria e concludendo con il Codex Calixtinus (nella foto). Un viaggio la cui guida è l’inno dei pellegrini di Santiago e la sua più nota acclamazione, Ultreya! Suseya!, che da secoli, nel saluto reciproco tra chi va e chi viene, rinfranca nell’incontro chi è in cammino.
Oggi la musica ci porta in piena epoca rinascimentale e ci porta in Lombardia all’indomani della battaglia di Pavia che nel 1525 vide la vittoria delle armate imperiali di Carlo V e del suo alleato Francesco Sforza, evento che di fatto segnò l’inizio di un lungo periodo di dominazione spagnola che si protrarrà per quasi 200 anni. Carlo V è il vertice della casata degli Asburgo, la più potente in quel momento storico, e alla sua corte e a quella in seguito di suo figlio Filippo II, le arti e la musica occupano un posto di grande rilievo. Sono anni in cui la Capilla Real è divisa in due straordinari organici, La Capilla Real e la Capilla Flamenca ai cui vertici si alternarono musicisti di straordinario valore.Milano dunque si fa in qualche modo spagnola ed anche la musica lascia la sua traccia importante. Musica spagnola a Milano che ha assunto caratteristiche specifiche, musica che è stata oggetto di un progetto di ricerca svizzero sfociato in un disco pubblicato i dalla casa disc ARCANA e che vede protagonisti Evangelina Mascardi e Maurizio Croci.
Un Viaggio musicale sulle tracce di Marco Polo nel 700esimo della morte. È quello che propone oggi alle 18.30 nel Tempio di Santa Croce a Riva San Vitale l’ensemble LaReverdie affiancato da David Riondino. Il tutto ripercorrendo la suggestione de “Il Milione” ovvero la storia di un mercante e avventuriero che trascorse gran parte della sua vita in viaggio attraversando il Medio Oriente e l’Asia Centrale fino alla Cina diventando uomo di fiducia presso la Corte. La fama di Marco Polo sta soprattutto nel fatto di aver lasciato il racconto della sua straordinaria esperienza di vita: un racconto che, filtrato dalla penna abile di un poeta di Chanson de geste quale il pisano Rustichello, alterna descrizione di luoghi a narrazione di eventi storici e leggende. Gli usi e costumi nelle diverse regioni che il protagonista attraversa durante il viaggio vengono descritti con nitidezza a volte scientifica della corte del Gran Khan, ma anche nella descrizione di animali che sembrano usciti da quel “Medioevo fantastico” in cui si alternano storia e leggenda, santi e briganti, re e sudditi, in un rapporto di prodigiosa contiguità con il viaggiatore…Dalla lettura di questa straordinaria opera è nata l’idea di affidare alla voce narrante di David Riondino la lettura di alcune tappe di questo racconto di viaggio e di costruire una sorta di colonna sonora in cui l’Ensemble La Reverdie dà suono ad alcuni dei temi toccati da Marco raccontando un mondo meraviglioso ed esotico con una logica ed uno stile profondamente legati al mondo medievale Occidentale, analogamente la musica che commenterà la narrazione, proviene dall’ambiente veneto e francese coevo. Ma l’atmosfera dei luoghi, dei colori, dei profumi, trovano nell’improvvisazione melodica di un saz e di un tanbur e nei ritmi del tabla, suonati da due musicisti specializzati in repertorio orientale, un contraltare sonoro che inevitabilmente ci porta in quel mondo meraviglioso e remoto, dall’irresistibile fascino. A guidarci, ospite di Giovanni Conti, anche lo storico del Medioevo Marco Ferrero.
Da Montserrat a Burgos, da Léon a Santiago: queste le tappe che compongono il cammino musicale che apre il 6 ottobre la 37ma edizione della Rassegna CANTAR DI PIETRE.A inaugurarla, nella splendida cornice della chiesa romanica dei Santi Pietro e Paolo a Biasca sarà la Schola medievale Paer che per ciascuna delle tappe darà voce a un diverso codice musicale, così come i pellegrini medievali durante il loro tragitto. Sì perché il tema della rassegna 2024 è il viaggio che nel Medioevo ha rappresentato un affascinante intreccio di esperienze individuali e collettive, riflettendo una società in movimento e in continua evoluzione. I pellegrinaggi, in particolare, costituiscono uno dei fenomeni più emblematici di questa epoca. Migliaia di individui intraprendevano viaggi verso luoghi sacri, cercando non solo la salvezza dell’anima, ma anche una connessione più profonda con la loro fede e con le comunità religiose. In definitiva, il viaggio nel Medioevo emerge come un fenomeno complesso e sfaccettato, in cui la mobilità diventa sinonimo di ricerca e scoperta. Non solo un movimento da un luogo all’altro, ma un viaggio interiore, capace di trasformare l’individuo e di plasmare la sua percezione del mondo e di se stesso, tracciando percorsi di crescita che si intrecciano con la spiritualità e il sapere. La strada, dunque, diventa una metafora della vita, sottolineando il continuo cambiamento dell’anima umana e il suo incessante desiderio di Assoluto.
La musica ebraica spagnola trae le proprie origini dalla cultura sefardita, ovvero la cultura degli ebrei vissuti in Spagna, la biblica Sefarad, sino all’espulsione del 1492. Una scelta che i sovrani di Spagna, la cattolicissima Spagna, fecero più per soddisfare le pressioni esterne di natura politica, che per una vera e propria convinzione. Una cosa è certa, quella decisione - sciagurata - scatenò una serie di reazioni a catena, la prima tra tutte quella di originare una imponente diaspora degli ebrei iberici portandoli in esilio in tutto il bacino mediterraneo, dall’Africa del Nord fino ai Balcani, attraversando addirittura l’Impero Ottomano. Una lunga e drammatica vicenda di cui Giovanni Conti in Quilisma ci proporrà suoni e considerazioni.
Direttore, cantante, didatta e divulgatore musicale, Walter Testolin è stato tra i protagonisti della trama L’eco di Monteverdi, ospitata da una recente edizione di Trame Sonore, Mantova Chamber Music Festival. Alla guida di un imponente ensemble vocale e strumentale, che ha visto uniti RossoPorpora, De labyrintho, La Pifarescha e More Antiquo, sua è stata la lettura del Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi nella mantovana Basilica di Santa Barbara… Occasione in cui, a 380 anni dalla scomparsa di Monteverdi, il suo monumentale capolavoro, ha rivisto la luce in uno di luoghi più significativi della sua vita. In quella Mantova che lo ha accolto al servizio dei Gonzaga dal 1590 al 1612. Testolin ci accompagna alla scoperta del monteverdiano Vespro, pagina tra le più importanti e solenni della musica sacra del XVII secolo, data alle stampe nel 1610 con dedica al Papa Paolo V e scritta sopra canti fermi a 6 voci e 6 strumenti. Proprio come indicato nel titolo Vespro della Beata Vergine da concerto composto sopra canti fermi sex vocibus et sex instrumentis. Abbiamo incontrato Walter Testolin, nella sacrestia della Basilica di Santa Barbara proprio in occasione di questa imponente esecuzione.
®Musica e piaceri della tavola sono da sempre buoni alleate e, nei secoli, anche il vino è stato un loro degno compagno.A testimoniarlo sono i numerosi brani che esaltano alcune pietanze o narrano la loro preparazione come l’inno Ave color vini clari, o il Tourdion e Oy comamos y bebamos che ci raccontano di ricchi banchetti e di spensierate serate in taverna, e quelli che sfruttano la pratica del cucinare per alludere a giochi erotici in cui il cibo diviene metafora di alcune parti del corpo, come nel canto carnascialesco delle Donne nó siam di chianti, o per inveire contro uno sconosciuto rivale come fa in De mia farina fò le mie lasagne.La puntata di Quilisma, con la musica eseguita dall’ensemble Orientis Partibus vuole far rivivere proprio le suggestioni del banchetto e della taverna dal medioevo al rinascimento attraverso brani molto vari non solo per epoca di composizione ma anche per collocazione geografica.Prima emissione: 7 aprile 2024
®La storiografia ci riporta la notizia che il duca Ercole I d’Este preferiva la musica di Jacob Obrecht a quella degli altri compositori. Non ci meraviglia quindi che la Missa Caput sia pervenuta a noi attraverso un manoscritto copiato alla Corte di Ferrara. Si tratta di un’opera probabilmente scritta attorno al 1440 e divenuta estremamente celebre in tutta Europa. Costruita su un cantus firmus la cui origine è rimasta sconosciuta fino al 1950 quando il musicologo Manfred Bukofzer scopri che si trattava dell’ultimo melisma dell’antifona gregoriana Venit ad Petrum cantata il Giovedì santo per commemorare il gesto di Gesù che lavò i piedi agli apostoli. Stilisticamente innovativa, prorompente ed esaltante del testo, la pagina di Obrecht rompe gli schemi delle concezioni fiamminghe e apre nuove vie che segneranno in prima battuta il contesto musicale italiano per poi influenzare in resto del continente.Prima emissione: 3 marzo 2024
Ci siamo lasciati alle spalle le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Josquin Desprez, uno dei più straordinari compositori del Rinascimento . Nacque e morí a Condé-sur-l’Escaut, nell’attuale Belgio, ma la sua vita la trascorse per la maggior parte tra la Francia e l’Italia al servizio degli Sforza e del Papa. Josquin, come viene comunemente chiamato, fu un autentico rinnovatore della poetica e dell’arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all’ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d’un intenso, imperioso lirismo, proprio di un’arte eminentemente soggettiva e drammatica.Ce lo conferma al microfono di Giovanni Conti il maestro Walter Testolin che, alla testa del suo Ensemble De Labyrintho, da sempre ha approfondito la musica di Josquin e recentemente pubblicato per la casa discografica Baryton uno straordinario CD del titolo In Principio.