Francia XII secolo. Sono l’ultimo retaggio di una stagione iniziata quasi 500 anni prima quando prefetto di Roma era quel Gregorio che avrebbe lasciato il servizio allo Stato per farsi monaco. Quel Gregorio che la storia ci ha consegnato come Gregorio Magno dopo essere divenuto papa. Uno dei più straordinari Pontefici del primo millennio della cristianità per la sua autorevolezza, che si riscontra in tutti i campi al punto da lasciare ovunque la sua impronta. Per noi che ci occupiamo di musica il riferimento al suo nome è fondamentale, anche se non del tutto realistico, ma certo è che si deve a lui la conquista dell’aver assegnato un ruolo didattico all’arte e, quindi, anche alla musica. Così come la pittura, per Gregorio, la musica consente una migliore comprensione dei testi biblici e lo fa soprattutto a beneficio degli illetterati.
®Il teatro sacro del Medioevo nasce nella Chiesa e dalla Chiesa. Le navate e l’altare rappresentano la sua prima scenografia, i chierici sono autori e attori delle storie bibliche messe in scena e i fedeli sono i suoi primi spettatori. Questo fatto non sorprende se ci si sofferma sull’intrinseco carattere drammatico del rito cattolico. È sufficiente pensare alla suggestiva teatralità nell’ufficio liturgico del Mattino di Pasqua per comprendere il fenomeno, peraltro quasi paradossale, attraverso il quale dalla liturgia cristiana si stacca il germe da cui nascerà - verso la metà del XIII secolo - il teatro sacro vero e proprio, totalmente emancipato dall’influsso ecclesiastico. Tutilone, monaco benedettino di San Gallo, cantore e musico morto nel 909, creò il primo dramma liturgico aggiungendo al testo biblico un seguito di parole sue proprie e accompagnandole con melodie.Prima emissione: 31 marzo 2024
Maria Maddalena fu fra coloro che maggiormente condivisero i tre anni di vita pubblica di Gesù Cristo. Fu sotto la croce, senza fuggire come fecero i discepoli, non lo rinnegò per paura come fece Pietro, ma rimase presente ogni ora, dal momento della sua conversione, fino al Sepolcro. Ma chi era in realtà Maria di Magdala? In maniera assolutamente erronea per i più fu la prostituta redenta da Cristo. La tradizione, infatti, non è andata oltre la pagina evangelica in cui si si narra la storia della conversione di un’anonima peccatrice, colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Si era così, senza nessun reale collegamento, identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. Ora, questo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un’altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione. E, così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala: da alcune tradizioni popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea.Ma dalla profonda spiritualità monastica altomedievale e, in particolare, dagli ambienti cluniacensi, prese il via la venerazione quale Santa e, pertanto, in suo onore sono state scritte pagine di musica. Come quella che porta la firma del compositore rinascimentale Nicolas Champion recentemente eseguita dalla prestigiosa Cappella Pratensis nella cattedrale di Lugano per la rassegna de i Vesperali 2025 sotto la direzione di Stratton Bull. Giovanni Conti ne parla con il produttore artistico dell’ensemble Peter De Laurentiis.
Le figurine di Jacques Callot hanno acceso la fantasia di scrittori, registi, scultori e musicisti. Hanno maschere in cuoio e nomi noti – Scaramuccia, Scapino, Razzullo, Ricciulina, Pulliciniello – ma anche spade, bastoni, strumenti musicali. Alcune si esibiscono su un palco, quasi tutte sono circondate da spettatori, soprattutto sullo sfondo. Per secoli sono state viste come riproduzioni di attori del Seicento, eppure Callot ha intitolato la sua raccolta Balli di Sfessania, con un riferimento immediato e preciso alle danze; in questo cd l’ensemble Salon de Musique.undefined
Le figurine di Jacques Callot hanno acceso la fantasia di scrittori, registi, scultori e musicisti. Hanno maschere in cuoio e nomi noti – Scaramuccia, Scapino, Razzullo, Ricciulina, Pulliciniello – ma anche spade, bastoni, strumenti musicali. Alcune si esibiscono su un palco, quasi tutte sono circondate da spettatori, soprattutto sullo sfondo. Per secoli sono state viste come riproduzioni di attori del Seicento, eppure Callot ha intitolato la sua raccolta Balli di Sfessania, con un riferimento immediato e preciso alle danze; in questo cd l’ensemble Salon de Musique.undefined
Una delle composizioni più famose dell’esperienza musicale rinascimentale è certamente il Miserere che Gregorio Allegri compose nella prima metà del Seicento. Una pagina musicale straordinaria che ebbe larga diffusione dopo che nel 1880 venne pubblicato a cura di una casa editrice inglese. La peculiarità del Miserere di Allegri, come più volte sottolineato dagli studiosi di questo cantore-compositore, non è nell’uso di tecniche innovative o di artifici melodici o armonici, ma paradossalmente nella sua apparente semplicità. Il carattere musicale è strettamente legato ai luoghi sacri, al punto che l’impatto emotivo al di fuori di tali contesti non è apprezzabile. Si può immaginare che il sovrapporsi delle note del Miserere all’interno di una chiesa, con la sua ridondanza naturale, trovi in esse la sua naturale fonte d’origine e la sua naturale cassa di risonanza emotiva. Ma questa musica veniva eseguita come fu scritta?
Verso la fine del secolo XIX, in Italia, la didattica organistica iniziò ad ammiccare lo sguardo verso nuovi orizzonti. La disciplina dell’accompagnamento alla tastiera del canto gregoriano, infatti, andò ad affiancarsi allo studio di una prassi tanto antica quanto difficilmente codificata in forma scritta e in maniera sistematica nei secoli precedenti: l’improvvisazione organistica. A prestare attenzione a questo dato di fatto, riferendolo alla prestigiosa attività musicale svolta nel Duomo di Milano è Claudio Cardani. Partendo dalla fine del Seicento per arrivare agli inizi del Novecento. Cardani ha pazientemente raccolto - in una pubblicazione edita dall’Associazione Serassi - gli elementi che fanno la storia del ruolo dell’improvvisazione organistica nella pratica liturgica della Cappella milanese. Lo ha fatto descrivendo le modalità con cui la Fabbrica del Duomo gestiva i diversi incarichi musicali, l’analisi dei regolamenti e dei bandi di Concorsi le cui prove dimostrano che la quasi totalità degli interventi organistici erano di carattere improvvisativo. Claudio Cardani è ospite al microfono di Giovanni Conti.
Oggi a Quilisma è di scena il contrasto tradizionale tra Carnevale e Quaresima ovvero l’alternarsi di un testo profano di cortigiana memoria e un severo richiamo alla vita saggia, un’anima che si deve nuovamente svegliare agli occhi di predicatori irrequieti in piazze gremite di uomini e donne. La Quaresima pone freno al caos del Carnevale e conclude la sua azione nella festività della Pasqua, nel passaggio dalla Morte alla Vita: tradizione religiosa che nella musica risalta in ogni contesto, nella tradizione colta e in quella orale. La lingua, il volgare italiano, subisce con piacere il suono “dialettale” delle diverse aree di provenienza soprattutto della musica, tanto da raccontare simbolicamente un viaggio attraverso il gusto e la cultura dell’epoca. Dall’Alto Medioevo al Cinquecento assistiamo a interessanti variazioni su tema che prende le mosse da melodie profane, alle quali veniva adattato un testo spirituale, devozionale, paraliturgico: così frottole, strambotti, villotte, barzellette, odi, pèrdono la loro tipica connotazione laica, amorosa, carnascialesca, sposando in pieno quella letteratura spirituale, dal sapore popolar-religioso, utile a raccontare virtù teologiche e immagini tratte dalle Sacre Rappresentazioni.
Un percorso a ritroso nel tempo interamente dedicato alla danza. Nella puntata odierna di Quilisma Giovanni Conti parte dalla fine del 16mo secolo per risalire fino al 1200 per comprendere come l’atteggiamento nei confronti della danza fu ambivalente e nel contempo vide la danza diffusa in ogni ambito, contesto e strato della società medioevale e da lì in avanti nelle diverse epoche.Il nostro cammino prende il via nella prima metà del 1500, momento in cui l’alternanza di Pavana e Gagliarda diventa rappresentativa dell’alternanza di passi di danza lenti e rapidi.
Nacque e morí a Condé-sur-l’Escaut, nell’attuale Belgio, ma la sua vita la trascorse per la maggior parte tra la Francia e l’Italia al servizio degli Sforza e del Papa. Stiamo parlado di Josquin Desprez del quale sono da poco trascorsi i 500 anni dalla morte. Uno dei più straordinari compositori del Rinascimento, un autentico rinnovatore della poetica e dell’arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all’ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d’un intenso, imperioso lirismo, proprio di un’arte eminentemente soggettiva e drammatica.Ce lo conferma al microfono di Giovanni Conti il maestro Walter Testolin (nella foto) che, alla testa del suo Ensemble De Labyrintho, da sempre ha approfondito la musica di Josquin e pubblicato per la casa discografica Baryton uno straordinario CD del titolo In Principio.undefined
Nacque e morí a Condé-sur-l’Escaut, nell’attuale Belgio, ma la sua vita la trascorse per la maggior parte tra la Francia e l’Italia al servizio degli Sforza e del Papa. Stiamo parlando di Josquin Desprez del quale sono da poco trascorsi i 500 anni dalla morte. Uno dei più straordinari compositori del Rinascimento, un autentico rinnovatore della poetica e dell’arte musicale: tutte le ricchezze contrappuntistiche della seconda scuola fiamminga sono da lui conservate e sfruttate, ma - dalla prima fase della sua carriera di compositore fino all’ultima - sono sempre maggiormente rivalutate ai fini d’un intenso, imperioso lirismo, proprio di un’arte eminentemente soggettiva e drammatica.Ce lo conferma al microfono di Giovanni Conti il maestro Walter Testolin che, alla testa del suo Ensemble De Labyrintho, da sempre ha approfondito la musica di Josquin e pubblicato per la casa discografica Baryton uno straordinario CD del titolo In Principio.undefined
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
A grande richiesta dei nostri ascoltatori che puntualmente ci scrivono ogni settimana riproponiamo tre puntate di Quilisma dedicate a Petrarca e la musica. Un rapporto ampio, anzi ampissimo che – attraversa un arco temporale che dal Basso Medioevo giunge praticamente fino al XX secolo considerando non solo lo stretto legame del poeta con il far musica propriamente detto, ma – ed è la parte più consistente – quel rapporto originato dagli straordinari testi che portano la firma del lirico nato oltre 700 anni orsono. Testi che sono stati terreno fecondo per numerosi compositori che in quei versi, hanno trovato il veicolo per cantare i sentimenti, siano essi quelli che fanno palpitare il cuore, siano essi quelli dello sconforto, dell’amarezza e dell’abbandono.
Le jeu de Robin et Marion, una narrazione in musica della seconda metà del XIII secolo che porta la firma di Adam de la Halle protagonista a Quilisma. È musica semplice e facile, con melodie agevoli e ingenue, composta per lo più nello stile del discanto assai in voga in quel momento storico. Una delle più antiche opere di teatro volgare conosciute in Francia, scritta in dialetto piccardo. Rappresentata probabilmente nel 1283 a Napoli in presenza della corte angioina, racconta dell’amore tra i pastori Robin e Marion disturbato da un nobile cavaliere di nome Aubert. Il tema dell’amore è sempre presente nell’espressione dei Trovieri, categoria che annovera Adam de la Halle, che era nato ad Arras nel 1235 circa e morto probabilmente a Napoli 1287. Visse dal 1283 presso la corte angioina di Napoli lasciando una trentina di poesie liriche e due ludi scenici, il Jeu de la feuillée e il Jeu de Robin et Marion, che sono fra i più antichi saggi del teatro profano del Medioevo e ci offrono due quadri vivaci, l’uno della vita cittadina, l’altro della vita pastorale. Adam deve la sua educazione musicale a studi compiuti presso l’abbazia di Vaucelles essendo destinato alla vita ecclesiastica. Le sue composizioni sono o per sola voce, o a tre voci con accompagnamento di viola oppure d’altro strumento.
Con la puntata odierna di Quilisma, chiudiamo una settimana speciale dedicata alla cattedrale di Parigi. Inaugurata e riconsacrata lo scorso 7 dicembre, Notre-Dame è stata al centro di un’attenzione inimmaginabile. Cinque anni di lavori incessanti per ricostruirla esattamente come prima, dopo l’incendio del 15 aprile 2019. Notre-Dame è il simbolo più noto e divulgato del gotico nella cultura generale. La sua costruzione era iniziata intorno al 1160 ma storia della sua architettura si estende per secoli, arrivando giusto ai giorni nostri. Il gotico è uno stile che nasce nella Francia medievale e ne diventa il simbolo più emblematico. Amato, rinnegato, cancellato e poi riscoperto, il gotico ha segnato profondamente l’identità non solo francese ma europea, affascinando con la sua ricerca di leggerezza e di luminosità, ma anche di grandiosità. Delle vicissitudini della cattedrale di Notre-Dame ci parlerà, oggi, il Professor Carlo Tosco, architetto, storico dell’architettura, professore del Politecnico di Torino e delegato al patrimonio architettonico del paesaggio dalla stessa università.Ha fatto parte del Comitato Internazionale incaricato per lo studio della ricostruzione della cattedrale e, di recente, ha pubblicato il volume Le vie delle cattedrali gotiche pubblicato da Il Mulino.
®QuilismaCultura e suoni dal Medioevo e dal RinascimentoDomenica 14 febbraio 2016 alle 10:00In replica domenica 07 dicembre 2024 alle 10:00Questa settimana "Quilisma" compie un breve viaggio nel Rinascimento focalizzando la propria attenzione su alcuni aspetti caratterizzanti della musica.È in questo momento storico che si assiste alla rinascita culturale e sociale dell'Occidente e contemporaneamente allo sviluppo delle grandi nazioni. È un momento di gloria per l'Italia le cui signorie caratterizzano culturalmente le proprie corti favorendo la musica con importanti e fondamentali azioni di mecenatismo. L'istruzione musicale diviene così aspetto imprescindibile nell'educazione di un nobile o di un ricco borghese,e saper cantare o suonare uno strumento un'attività del tutto normale. Ecco perché l'esecuzione musicale è diretta non solo e non soprattutto a un pubblico di ascoltatori (come invece accade oggi) ma a un pubblico di musicisti, seppur dilettanti.Prima emissione: 14 febbraio 2016
Isabella – nell’altorilievo raffigurata con Cristoforo Colombo - fu l’ultima grande sovrana medievale e, insieme, la prima grande sovrana dell’età moderna. Sposando Ferdinando d’Aragona e con la presa di Granada (ancora sotto il controllo musulmano) portò a termine il processo di riunificazione della Penisola Iberica; creò lo Stato spagnolo, che sotto di lei arrivò a costituire un vastissimo impero che andava dall’America al Mediterraneo. Nel 1492, con la presa di Granada, Isabella colse il definitivo successo contro i Mori da secoli presenti nel Sud della Penisola Iberica. Ai vinti fu chiesto di convertirsi al cristianesimo oppure di andare via. Lo stesso fu imposto agli ebrei e più di 100.000 di loro furono costretti a partire. La riconquista dei territori spagnoli sottratti ai musulmani fu il pilastro su cui si fondò la formazione della Spagna moderna. Questo grande successo spinse a nuove imprese.
Guido d’Arezzo nacque intorno al 995 d.C. in un villaggio vicino a Pomposa (Ferrara). Entrò nel monastero benedettino dell’abbazia di Pomposa e poi si trasferì ad Arezzo, dove maturò il suo nuovo metodo per l’apprendimento del canto liturgico, che espose a papa Giovanni XIX, il quale ne favorì la propagazione. Le sue opere: Il micrologus de musica, considerato il più importante trattato del Medioevo, Il prologus in antiphonarium in cui l’antifonario viene dato nella nuova notazione.Guido diede una soluzione ai molteplici tentativi di notazione diastematica e fu una figura importante nella storia della notazione musicale, soprattutto per l’impostazione del modo di leggere la musica: sistematizzò il tetragramma e utilizzò la notazione quadrata.L’obiettivo di Guido d’Arezzo era quello di trovare un sistema che consentisse al cantore di intonare un canto senza averlo mai visto prima. Giovanni Conti ne parla con i musicologi Angelo Rusconi e Giacomo Baroffio.
L’appellativo catharos fu loro applicato a partire dal 1163 dall’abate Ecberto di Schönau (c.1132-1184) che scrisse contro di loro. I catari chiamavano se stessi boni homini, boni christiani, perfecti. Sono conosciuti anche più frequentemente come albigesi, dalla città di Albi, una delle roccaforti catare in Francia. Seguaci di dottrine ereticali dualiste, diffuse in area cristiana durante il Medioevo si contrapposero alla chiesa cattolica. La dottrina dei catari vedeva il bene e il male come forze in continuo conflitto si propagò soprattutto nel sud della Francia e nell’Italia settentrionale, dove si fece portatrice delle istanze innovatrici e moralizzatrici che avevano animato, già dagli inizi dell’XI secolo, vari gruppi fautori della povertà volontaria e della vita evangelica. Il successo dei Catari è da collegare al fatto che essi utilizzarono i difetti della cura pastorale medievale e l’appello dei riformatori a una Chiesa povera, per affermare la propria dottrina.