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Riccardo Cascioli - BastaBugie.it

Author: BastaBugie

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Il giornalista Riccardo Cascioli, direttore de "La nuova Bussola Quotidiana", apre uno squarcio sull'Italia di oggi dando una chiave di lettura originale dell'attualità
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7396FANPAGE E FORMIGLI GETTANO ANCORA FANGO CONTRO LA COMUNITA' SHALOM E SUOR ROSALINA di Riccardo CascioliSe non fosse tragico ci sarebbe da ridere. La puntata di giovedì scorso di Piazza Pulita (su La7), dedicata in gran parte (e per la terza volta consecutiva) alla Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio ha toccato punte di falsità tali da scadere nel grottesco. Vi risparmiamo la descrizione del solito teatrino con Corrado Formigli a fare da finto giornalista interessato alla verità lanciare servizi e dare la parola in modo che non si sviasse dal binario già scelto: la condanna senza appello per la Comunità Shalom e per suor Rosalina. E con le poche voci a difesa, soprattutto Andrea Muccioli e Carlo Fucci, padre di Luca, ex ospite della comunità, costantemente interrotte quando provavano ad argomentare in modo serio, pur davanti a obiezioni - come quelle di Nunzia De Girolamo - che non avrebbero meritato neanche una parola di risposta. E forse bisognerà anche chiedersi se vale la pena partecipare a trasmissioni dove il copione è già scritto e gli ospiti non allineati al pensiero del conduttore servono soltanto a mantenere viva più a lungo possibile la discussione su un argomento (in questo caso il linciaggio di suor Rosalina).SCENE GIRATE CON L'ACCORDO DI TUTTIAd ogni modo tutto questo era scontato, come il giudizio della "Scienza" - al cui controllo nulla può e deve sfuggire - e l'invocazione dello Stato, che tutto deve vedere e coprire. E scontatissima anche la riproposizione delle scene di presunta violenza pur di fronte all'evidenza di prove - segnalate da un avvocato ma già documentate dalla Bussola - secondo cui i filmati in discussione, se proposti in modo integrale, dimostrano in modo incontrovertibile che non c'entra nulla il metodo terapeutico di suor Rosalina né la punizione fuori controllo imposta da alcuni "vecchi" della Comunità. Erano infatti delle scene girate con l'accordo di tutti coloro che vi erano coinvolti, anche se di pessimo gusto.Ma vista l'operazione di killeraggio che ha guidato questa pseudo-inchiesta fin dall'origine non ci si poteva realisticamente aspettare un sussulto di verità. Ma la volontà di colpire suor Rosalina e farle terra bruciata intorno è così forte che la redazione di Fanpage (che lavora di comune accordo con Formigli) è riuscita a costruire un servizio talmente strampalato e fuori da ogni logica giornalistica da lasciare basiti.Scopo principale era dimostrare oscuri giri di soldi per gettare ancora più ombre sulla gestione della Comunità: e allora ecco voci coperte di testimoni che parlano di "tanti soldi" visti circolare, e fogli pieni di cifre ma di cui non si spiega cosa siano e che cosa dimostrerebbero. Illazioni, accuse non documentate, sospetti, tanto per gettare fango, per creare l'atmosfera che renda ancora più credibile la descrizione della "comunità degli orrori". Cose che se fossero state proposte da altri avrebbero già messo in moto l'apparato sanzionatorio dell'Ordine dei Giornalisti.SUOR ROSALINA È CONSACRATA A TUTTI GLI EFFETTIMa il bello deve ancora venire: per tutta la puntata si era cercato di avvalorare la tesi che suor Rosalina sia una specie di santona che agisce al di fuori di qualsiasi regola scientifica, civile e anche religiosa; ed ecco quindi il servizio finale che ci rivela, udite udite, che suor Rosalina non è neanche una suora. Lo dice esplicitamente il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, rispondendo a precisa domanda di Formigli. Domanda chiamata dopo il servizio-inchiesta in cui si intervistava una superiora delle Orsoline, congregazione da cui suor Rosalina è uscita, e si concludeva con la dichiarazione di un anonimo funzionario della Curia vescovile di Brescia secondo cui suor Rosalina risulta praticamente sconosciuta. Ci sarebbe dal rotolarsi dal ridere, se non fosse inquietante, visto che la stragrande maggioranza degli spettatori non conosce la comunità e quindi è portata a pensare che si tratti di notizie affidabili.Invece il livello del giornalismo di Fanpage e Formigli è talmente basso che non sono neanche in grado di raccogliere informazioni semplici in modo corretto. Pur non facendo parte di una congregazione religiosa, suor Rosalina è consacrata a tutti gli effetti nelle mani del vescovo, così come le altre suore che condividono con lei il lavoro alla Comunità Shalom e la regola di vita comune approvata. Quindi il povero Cancellato e Formigli si mettano l'animo in pace: Rosalina è proprio una suora, pienamente inserita nella Chiesa cattolica. Niente santona, niente setta, suor Rosalina è semplicemente cattolica e la fede è l'origine del suo amore per le persone più fragili.Ma c'è un altro particolare: dagli uffici della Curia veniamo a sapere che la frase estrapolata nel servizio, presentata come la negazione che la Curia abbia neanche la conoscenza di suor Rosalina, in realtà si riferiva ad altro ed è stata isolata da un colloquio più lungo con qualcuno al centralino, alimentato dalle continue domande della giornalista. Tanto per confermare il livello infimo di certi "professionisti" dell'informazione.Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Comunità Shalom, esempio vero di sussidiarietà" spiega che l'attacco di Formigli è finalizzato al controllo totale da parte dello Stato perché Suor Rosalina non ha finanziamenti pubblici ed è perciò libera di aiutare davvero i poveretti che bussano alla sua porta senza seguire i protocolli dello Stato. Anche con metodi che la cultura dominante aborre: tipo la preghiera.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il aprile maggio 2023:Durante la vicenda del proditorio attacco alla comunità Shalom è emersa da molte parti l'idea che la soluzione consista in un maggior controllo da parte dello Stato. Molti lo hanno richiesto espressamente: è lo Stato che deve controllare queste realtà; altri, invece, indirettamente, lamentando un vuoto: ma lo Stato era distratto? C'è nell'aria un forte ritorno allo statalismo, sulla spinta delle (presunte) emergenze. C'è perfino chi vuole, come il grillino (si dice ancora così?…) Alessandro Di Battista, che lo Stato abbia una propria industria farmaceutica. Figuriamoci, quindi, se non si pretende dallo Stato di "vegliare" sulle comunità terapeutiche come quella di Palazzolo sull'Oglio.Però c'è un però. Come si sa, la comunità di suor Rosalina Ravasio non dipende economicamente da nessuna istituzione statale. Non prende contributi né da Milano né da Roma. Vive di carità e quindi è libera. Libera da cosa? Libera dall'obbligo di seguire certi protocolli, di fornire certe rendicontazioni, di partecipare a gare di appalti i cui criteri sono stabiliti da altri; libera di contraddire le pretese degli ordini professionali e di altre corporazioni; libera di servirsi di volontari e professionisti non imposti; libera di avere un rapporto diretto con le famiglie degli ospiti; libera soprattutto di avere una propria idea di cosa si debba intendere per "persona umana", di quale sia l'ordine giusto dei suoi bisogni, di cosa significhi "salute", libera di pensare perfino che la fede cattolica c'entri in tutte queste questioni che invece sono "laiche" per il pensiero dell'apparato.Quella statale è una macchina, la comunità Shalom ha deciso di starsene fuori. Ha così incarnato, il principio di sussidiarietà.Questo principio - proposto nella sua versione originaria dalla Dottrina sociale della Chiesa - dice che le società inferiori e più vicine al bisogno, come per esempio una comunità terapeutica, hanno un diritto originario ad agire in proprio e prioritariamente rispetto alle società superiori e più lontane dal problema, come lo Stato. Hanno anche diritto che lo Stato le aiuti quando hanno delle difficoltà, ma senza sostituirsi ad esse. Quando mi sento male, chiedo prima di tutto aiuto ai familiari o ai vicini. Così le famiglie gravate da pesanti problemi nei loro figli si sono rivolte alla Shalom prima che ai servizi sociali statali. Ecco appunto la sussidiarietà.Ora, ci sono, anche nel mondo cattolico, realtà sociali che si dicono sussidiarie ma non lo sono, perché dipendono, come il malato dalla flebo, dalle istituzioni pubbliche. Quante associazioni di impegno e solidarietà sociale - lasciando anche stare la Caritas che senz'altro è la più grande - dipendono dalle convenzioni con l'ente pubblico e quindi non sono libere né amministrativamente, perché l'apparato dell'ente pubblico fornisce i criteri concettuali e operativi, né politicamente, perché i rapporti con l'ente pubblico dipendono dalla maggioranza politica che lo governa?Questo tipo di sussidiarietà fa piacere all'apparato statale e a quanti hanno in mano le sue chiavi.
VIDEO: La comunità Shalom ➜ https://www.youtube.com/watch?v=cFCk6uGQisE&list=PLolpIV2TSebURQLIBppY4bAc0bO7DbkRTTESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7394PIAZZA PULITA DI FORMIGLI E' LA TV DEGLI ORRORI di Riccardo Cascioli«Chissà, magari tutto questo fango che Piazza Pulita e Fanpage ci buttano addosso si rivelerà provvidenziale». In che modo? «Le menzogne sono talmente grosse che questo sistema di potere ne potrebbe rimanere sepolto. Intanto noi quereliamo Formigli e compagnia, questa volta sono andati proprio ogni limite». Il giorno dopo il processo mediatico imbastito dalla troupe di Corrado Formigli giovedì sera 13 aprile su La7, suor Rosalina Ravasio, fondatrice della Comunità Shalom di Palazzolo sull'Oglio (Bs), è più in forma che mai. E non sembra neanche pesarle la notte insonne, passata tutta a preparare la puntigliosa risposta alle accuse mosse da una pseudo-inchiesta di Fanpage condita con altri servizi e commenti in studio, che descrive la Shalom come "la comunità degli orrori". Sei pagine fitte di note che documentano punto per punto menzogne e manipolazioni contenute nel servizio, e che pubblichiamo a parte per chi voglia approfondire i dettagli.Il lungo spazio dedicato alla Comunità Shalom ruota attorno all'inchiesta che - dice il direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato - nasce da una lettera ricevuta in redazione che denunciava i metodi di questa comunità terapeutica. E subito spara una prima menzogna, affermando che «per quattro mesi, la scorsa estate, una nostra giornalista sotto copertura ha lavorato in questa Comunità come volontaria, ha trascorso i giorni e le notti». L'ascoltatore ha così l'idea che «la giornalista sotto copertura» si sia davvero immersa nella vita della comunità e abbia scoperto chissà quali segreti, a parte l'incongruità di una estate che a Fanpage dura quattro mesi.In realtà, risponde suor Rosalina, «è venuta poche settimane soltanto al giovedì pomeriggio e poi l'ho allontanata perché si comportava in modo strano». Cioè? «Si muoveva sempre tenendo le mani incrociate davanti ai genitali e aveva un atteggiamento sospetto». Intuizione giusta, visto quello che ha fatto. Si è presentata come Giorgia, una giovane bresciana che pensava di farsi suora; in realtà si chiama Chiara Daffini e nel 2022 è arrivata a Fanpage potendo vantare nel suo curriculum importanti inchieste come quella su cosa succede «quando slip e reggiseno non sono coordinati» o quella sul profilo psicologico di chi sceglie «panettone o pandoro». In ogni caso una grave scorrettezza deontologica e una violazione della legge sulla privacy e sul rispetto delle persone vulnerabili (vedi l'articolo di Razzante).UNA NARRAZIONE FUORVIANTENel filmato la Comunità Shalom è descritta come un vero e proprio luogo degli orrori, parola non a caso ripetuta più volte, «un luogo infernale» sottolinea Formigli, dove i pestaggi e le aggressioni fisiche e verbali sono all'ordine del giorno e si imbottiscono gli ospiti di psicofarmaci fino a trasformarli in zombie, e da dove è impossibile uscire una volta varcato i cancelli se non rischiando l'osso del collo buttandosi giù dai tetti.Una narrazione che ovviamente genera a sua volta una serie di commenti sdegnati dagli ospiti in studio, Mario Calabresi, direttore di Chora ed ex direttore di Stampa e Repubblica, e lo psichiatra Leonardo Mendolicchio, che dà subito prova della sua professionalità emettendo una sentenza di condanna senza appello per la Comunità Shalom basandosi su un filmato a tesi: nessuna verifica sull'attendibilità delle testimonianze pur sapendo che in molti casi si tratta di soggetti psicologicamente fragili, nulla da ridire su una giornalista che strumentalizza persone con gravi problemi psichici per costruire il suo racconto; neanche un dubbio, solo fango, salvo poi concludere chiedendo pubblicamente di essere invitato alla Comunità Shalom per una sua indagine conoscitiva super partes: neanche il senso del ridicolo.Ma la narrazione di un lager dove le persone vivono segregate e prigioniere contrasta con la realtà di centinaia e migliaia di ragazzi e adulti che in questi 38 anni sono stati salvati e reinseriti normalmente nella società, anzi che proprio grazie alla Comunità e alla rete sociale che la sostiene escono già con un lavoro; e quella di una sorta di bunker dove anche persone dall'esterno subiscono una perquisizione corporale per accedere alla Comunità contrasta con la realtà conosciuta da migliaia e migliaia di persone che frequentano Shalom: non c'è fine settimana che la Comunità non ospiti gruppi parrocchiali, associazioni, feste di matrimonio (e i nostri lettori sanno che da anni qui si svolge anche la Giornata della Bussola); sono stati ospitati recentemente anche decine di profughi ucraini e prima ancora quelli afghani; e non c'è giorno che non arrivino amici o persone desiderose di conoscere la Comunità.PREFERISCO LA LIBERTÀ RISPETTO AD AVERE 500 MILIONIChiunque può testimoniare che non c'è alcuna perquisizione, che i cancelli sono sempre aperti per chi si presenta normalmente. Già, perché in studio la giornalista di Piazza Pulita, Sara Giudice, lamenta di essere stata lasciata fuori da questi cancelli invalicabili e sempre chiusi pur chiedendo di parlare con suor Rosalina come giornalista che voleva verificare alcune notizie. Peccato abbia dimenticato di dire che lei e un suo collega cameraman si sono appostati per due giorni nei campi adiacenti la Comunità e, quando la prima volta un operatore è uscito per chiedere se avessero bisogno di aiuto, ha detto che aveva la macchina in panne e stava aspettando il soccorso stradale. Solo al secondo giorno di appostamento non è stato possibile nascondere la vera identità, visto che stavano facendo riprese dall'esterno, violando ancora una volta la privacy. E pretendeva anche di essere accolta a braccia aperte.Non solo, non paghi i due si sono recati nella vicina Pontoglio, nello studio dell'associazione Virgo Potens, dove i due psichiatri che lavorano all'interno della Comunità (eh già, dottor Mendolicchio, alla Shalom gli psichiatri ci sono e non hanno certo bisogno del suo aiuto) sono a disposizione anche della comunità locale: non sorprendentemente, perché una caratteristica della "comunità degli orrori" è quella di provvedere servizi anche per la popolazione della zona - oltre allo studio medico c'è anche un asilo nido gratuito - e sostegno alle comunità cristiane in Terrasanta e in Siria. Ebbene a Pontoglio i due inviati di Piazza Pulita hanno fatto ripetutamente irruzione nello studio mentre c'erano dei pazienti, al punto che si è dovuto chiamare i carabinieri per allontanarli.Perché tante menzogne e tanta violenza? «La nostra realtà suscita molta gelosia e invidia - ci dice suor Rosalina -. Io qui lavoro duramente, faccio la sguattera ma sono orgogliosa di farlo per il Regno di Dio. E il fatto che da 38 anni il Signore mantiene questa comunità - e lo Stato non ci riuscirebbe - perché la Provvidenza di Dio dà vita alla vita, suscita molta gelosia. Perché non riescono a farci entrare nel circuito del magna magna». Suor Rosalina si riferisce al fatto che la sua comunità si regge soltanto sulla generosità dei suoi benefattori e volontari, non chiede rette e non ha alcuno aiuto da parte dello Stato, quando quello dell'accoglienza e delle comunità terapeutiche è normalmente anche un fiorente business.E si capisce che una comunità come la Shalom, che ospita 250 tra ragazzi e ragazze, faccia gola a molti. «Alcuni anni fa - prosegue suor Rosalina - quando avevo chiesto la possibilità di ampliare la comunità per aprire il ramo femminile, mi fu detto dai politici che era più facile per loro darmi 500 milioni che non lasciarmi l'autonomia. Allora ho detto: preferisco l'autonomia ai 500 milioni; meglio poveri ma liberi che schiavi ma guidati da chi ti paga. A noi ci sostiene Dio». Formigli & co. sono avvisati.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7258LA CRISI ENERGETICA: QUANDO I NODI VENGONO AL PETTINE di Riccardo Cascioli«Tutti intendono mantenere gli obiettivi sul clima, ma quando ti trovi davanti alla scelta se tenere accese le luci o diminuire le emissioni di carbonio, la scelta è di tenere accese le luci». Questa constatazione di Carlos Fernandez Alvarez, responsabile del dipartimento carbone e gas all'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA), citato da Bloomberg, è una implicita ammissione della gravità della crisi energetica in Europa e nei paesi sviluppati. E fa da contorno alla notizia del nuovo ricorso al carbone per tamponare la mancanza del gas ed evitare i blackout elettrici.La Germania ha già lanciato l'allarme e nel terzo quadrimestre del 2022 fa registrare un +13,3% di consumo del carbone rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, malgrado ci sia stato una rilevante diminuzione del consumo energetico totale. Il carbone oggi provvede per oltre un terzo del fabbisogno energetico della Germania. E per quanto il governo, in nome della lotta ai cambiamenti climatici, affermi che non cambia l'obiettivo di azzerare il consumo di carbone entro il 2030 (anticipando il precedente obiettivo che fissava al 2038 la data fatidica) la realtà sembra suggerire altrimenti.Anche perché lo "scontro" con la Russia non è la causa principale del problema, è solo una circostanza che ha peggiorato e reso immediatamente evidente una crisi che è figlia invece della transizione energetica ed ecologica. Come ha giustamente notato Fraser Myers, vice-direttore di Spiked, «i nostri leader hanno passato gli ultimi 15 anni o giù di lì convincendosi che il vero obiettivo della politica energetica sia la mitigazione dei cambiamenti climatici, la riduzione dell'impronta carbonica della nostra produzione energetica. Il risultato è che i politici di tutti i partiti non solo hanno trascurato i nostri rifornimenti energetici e le infrastrutture, le loro deliberate scelte politiche le hanno rese anche più precarie».IL MITO DELLE FONTI RINNOVABILIIl mito delle fonti rinnovabili capaci di sostituire i combustibili fossili si sta rivelando disastroso. Myers si riferisce soprattutto al Regno Unito, che questa estate ha sfiorato un drammatico black out, evitato soltanto con un acquisto urgente di elettricità dall'estero a prezzi astronomici (il 5.000% dei prezzi normali), ma il problema coinvolge tutti i paesi europei: anche in Italia negli ultimi mesi si sono registrati localmente diversi blackout. E anche l'Italia ha registrato a ottobre un record nell'utilizzo di carbone per le centrali elettriche: +56,6% rispetto allo stesso mese del 2021, malgrado i consumi elettrici siano calati del 6,6%.Il revival del carbone comunque è un fenomeno mondiale: un rapporto dell'IEA pubblicato dieci giorni fa prevede per il 2022 un incremento globale del consumo di carbone dell'1,2%, superando per la prima volta la cifra degli 8 miliardi di tonnellate in un anno. E la previsione è che rimanga su questi livelli almeno fino al 2025.La crisi attuale potrebbe anche essere una benedizione se servisse a bloccare questa folle transizione energetica a tappe forzate: allo stato attuale sole e vento sono fonti troppo aleatorie e comunque discontinue per poter garantire un approvvigionamento sufficiente e regolare di energia, senza contare che le giornate sono più corte e grigie proprio in inverno quando la domanda di energia raggiunge il suo picco. Ma la lezione non sembra sia stata ancora sufficiente.È vero, tutti i paesi europei stanno cercando di correre ai ripari per fare fronte all'attuale carenza di energia: i paesi che già ce l'hanno (vedi la Germania) spostano più in là la programmazione della chiusura delle centrali nucleari, si cercano nuovi fornitori di gas, e ripartono esplorazioni e trivellazioni per trovare nuovi giacimenti. Anche l'Italia dà qualche segnale in questo senso: si riparla del gasdotto dall'Algeria all'Italia via Sardegna (che era stato accantonato dieci anni fa) e recentemente il neo-ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha anche aperto al nucleare.LA FOLLE TRANSIZIONE ENERGETICAMa tutto questo non ha ancora la forza di rimettere in discussione la scelta di fondo. Anzi, l'indirizzo politico prevalente in Europa è quello di accelerare ulteriormente la transizione energetica, cosa che non potrà che aggravare la crisi. Visto che tutte le opzioni citate richiedono tempo per poter essere realizzate (e in Italia più che altrove) mentre il bisogno di energia è subito, il carbone per ora è la soluzione più rapida ed economica per tamponare l'emergenza. Il termine fissato per la fine del suo utilizzo nell'Unione Europea resta però il 2030.Né la lezione della Russia sembra avere insegnato alcunché: la dipendenza energetica può essere molto pericolosa se non c'è almeno una diversificazione dei fornitori, addirittura pianificarla è suicida. Per liberarsi del gas russo ci si è rivolti al Qatar, paese ancora più pericoloso per la nostra sicurezza nazionale e continentale, e ai suoi ricatti: abbiamo visto proprio in questi giorni che il Qatar ha minacciato ripercussioni negative sulla trattativa per la fornitura di gas all'Europa in seguito alle polemiche seguite allo scandalo degli europarlamentari che prendevano mazzette dal governo di Doha.E l'alternativa che si profila non è più incoraggiante: proprio ieri la Turchia ha annunciato di avere scoperto un altro importante giacimento di gas naturale nel Mar Nero, 58 miliardi di metri cubi di riserve, che portano la riserva turca nel Mar Nero a 710 miliardi di metri cubi, come ha specificato lo stesso presidente Recep Tayyip Erdogan. Potremmo avere disperato bisogno di quel gas, ma doversi trovare a dipendere anche dalla Turchia non sarebbe una bella prospettiva dal punto di vista politico.Per questo la politica energetica richiede ben altro che misure tampone o di corto respiro. E soprattutto richiede che si torni ad avere come obiettivo la disponibilità massima di energia al più basso costo possibile, smettendola di pensare che si possa vivere meglio con meno energia. Tanto più che non c'è alcuna emergenza climatica.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7219SIAMO 8 MILIARDI, MA C'E' ANCORA MOLTO SPAZIO di Riccardo CascioliGrande enfasi in questi giorni e tanti servizi giornalistici perché il 15 novembre sarebbe nato il cittadino numero 8 miliardi. Diciamo sarebbe perché la data è stata fissata in modo convenzionale dall'ONU, ma è necessariamente approssimativa perché la dimensione della popolazione mondiale può essere solo stimata, visto che vaste aree del mondo non conoscono neanche il censimento.Fissare una data serve soprattutto a creare un evento per far passare un messaggio. E in effetti sulla pagina web dell'ONU dedicata al traguardo degli 8 miliardi, il messaggio è chiaro: la crescita della popolazione nei paesi poveri mette a rischio il raggiungimento nel 2030 degli obiettivi di sviluppo sostenibile, secondo quanto scritto nella famosa Agenda 2030; e le nazioni più ricche presentano livelli di produzione e consumo insostenibili. Quindi l'obiettivo è chiaro: rallentare quanto possibile la crescita della popolazione e impedire l'aumento del reddito pro capite, soprattutto nei paesi ricchi. Cioè siamo ancora alla riproposizione delle vecchie teorie malthusiane già smentite mille volte dalla storia.Come si ricorderà Thomas Robert Malthus è stato un pastore anglicano e un economista che alla fine del ‘700 scrisse un Saggio sulla Popolazione in cui sosteneva che l'aumento delle risorse alimentari non sarebbe stato in grado di tenere dietro all'aumento della popolazione, con la previsione perciò di una rapida e drammatica crisi alimentare globale.Il che non è mai avvenuto, anzi tutt'altro: basti pensare che se nel 1804 si stimava una popolazione mondiale di un miliardo (quindi da allora è cresciuta all'incirca 8 volte), dal 1820 al 2018 il Prodotto Interno Lordo (Pil) medio globale pro capite è cresciuto di circa 15 volte. E per quanto l'aumento della ricchezza sia stato ineguale, la situazione è nettamente migliorata anche per i paesi più poveri, tanto che le grandi carestie, che ancora colpivano alcune zone soprattutto dell'Africa negli anni '60 e '70 del XX secolo, oggi sono un ricordo.LA REALTÀ SMENTISCE LE TESI DELLA SOVRAPPOPOLAZIONECiò non vuol dire che non ci siano più problemi di estrema povertà e denutrizione, ma si tratta di situazioni più circoscritte o provocate da regimi politici (vedi Corea del Nord) e guerre. In ogni caso - sempre riferendoci a dati ufficiali dell'ONU - se nel 1990 c'erano 1,9 miliardi di persone che vivevano in estrema povertà su poco più di 5 miliardi di persone che abitavano la terra (circa il 36%), oggi sono circa 700 milioni (meno del 9% della popolazione mondiale).Peraltro, proprio la storia dei Paesi sviluppati indica che le cose funzionano all'opposto di ciò che pensa l'ONU: i tassi di fecondità tendono a diminuire con lo sviluppo e non viceversa, come vorrebbero invece le politiche di sviluppo sostenibile. Inoltre, con lo sviluppo migliorano anche le condizioni ambientali che, nei paesi industrializzati, sono molto migliori oggi rispetto al periodo pre-rivoluzione industriale. Pensare invece di sconfiggere la povertà eliminando - o non facendo nascere - i poveri è una illusione. Infine, un corollario dell'approccio dell'ONU - che demonizza il ciclo produzione-consumo - è che anche lo sviluppo dei Paesi poveri va rigidamente limitato, o semplicemente impedito.Dicevamo che la realtà si è sempre preoccupata di smentire le tesi malthusiane; eppure, malgrado ciò, non solo non sono passate nel dimenticatoio ma oggi sono diventate la base di tutte le politiche globali. Però con una inquietante differenza rispetto al passato. Per evitare nuove smentite dalla storia sui limiti dello sviluppo e sull'esaurimento delle risorse, oggi le politiche neo-malthusiane si concentrano sul cambiamento della realtà. Cioè: se la realtà dimostra che si può produrre abbondante cibo non solo per 8 miliardi di persone ma anche per dieci e più; se si possono produrre molte più risorse di quelle necessarie; se è possibile avere energia sufficiente per un numero crescente di persone e a costi sempre più bassi; se grazie allo sviluppo è possibile realizzare e rendere disponibili tecnologie sempre meno inquinanti; allora si cambiano le regole della realtà.LA DECRESCITA "FELICE"Così si è cominciato a demonizzare prima l'uso delle biotecnologie in agricoltura, poi anche l'agricoltura tradizionale, spingendo come le sole eticamente accettabili l'agricoltura biologica e biodinamica, ovvero tipologie a bassa resa e a costi più elevati. Si è poi passati ad accusare gli allevamenti di eccessivo inquinamento e di emissioni che alterano il clima, allo scopo di ridurre la produzione di carne, soprattutto quella rossa, spingendo la popolazione a diventare vegetariana o pagare molto di più una carne destinata a diventare sempre più preziosa. Quindi con il pretesto dei cambiamenti climatici si spinge ad eliminare i combustibili fossili (e a impedire l'uso del nucleare) inseguendo l'utopia di ottenere l'energia solo da fonti rinnovabili, con la conseguenza che andiamo verso una situazione in cui l'energia è sempre più rara, meno sicura, e molto più costosa, come del resto stiamo già sperimentando.In questo modo, cioè ponendo vincoli tanto rigidi quanto immotivati e pretestuosi, si finirà per rendere sempre più difficile la vita nel mondo sperando in questo modo di arrivare a dimostrare che siamo effettivamente in troppi. Insomma i neo-malthusiani vogliono la rivincita truccando le carte.Il traguardo degli 8 miliardi dovrebbe dunque farci prendere coscienza di questa impostura, e cominciare a mobilitarci per rovesciare queste politiche che puntano alla povertà globale e alla riduzione della popolazione. Non c'è alcun pericolo di una crescita fuori controllo della popolazione perché già la metà dei paesi nel mondo registra un tasso di fecondità più basso del livello di sostituzione e il tasso di fecondità globale è di 2,3 figli per donna, poco più del livello di sostituzione che è di 2,1. Vale a dire che, se si confermeranno queste tendenze, ben difficilmente il picco della popolazione mondiale supererà i 10 miliardi. Piuttosto invece c'è da preoccuparsi di chi sogna un mondo per un massimo di due miliardi di persone, meglio se ancor meno.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7191IL CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CONSEGNA IL POTERE ASSOLUTO A XI JINPING di Riccardo CascioliIl rafforzamento del potere nelle mani di Xi Jinping è già in sé una notizia poco rassicurante, ma il modo in cui sta avvenendo a conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Cinese è molto preoccupante e preconizza tempi molto turbolenti. Con gravi ripercussioni anche per la Chiesa in Cina.Ma andiamo con ordine: sabato 22 ottobre si è concluso il Congresso del Partito Comunista, iniziato il 17 ottobre, con la scontata riconferma di XI Jinping alla segreteria del Partito per un terzo mandato, cosa mai avvenuta nell'era post-Mao. Ma la sua elezione si accompagna a una stretta politica e a un accentramento del potere intorno alla sua persona che va ben oltre le previsioni.Significativo al proposito il fuori programma in cui durante la sessione conclusiva il suo predecessore Hu Jintao, seduto alla sua sinistra, viene invitato e poi accompagnato fuori da due funzionari, mentre Xi non degna la scena neanche di uno sguardo. Sebbene successivamente sia stata diffusa la versione ufficiale di un malore di Hu, il video della scena (non trasmesso dalla tv cinese) dà tutta un'altra impressione. E l'ex presidente riesce anche a dire qualche parola a Xi mentre viene trasportato fuori.Un'umiliazione che fa da aperitivo alle nomine nel Comitato Centrale del Partito e soprattutto della Commissione permanente del Politburo, annunciate ieri. Dei sei membri della Commissione Permanente, oltre a Xi Jinping, che guideranno la Cina per i prossimi 5 anni, solo due restano nella Commissione: gli altri tutti sostituiti da uomini fedelissimi di Xi, a prescindere dalla loro esperienza e competenza. Lo dimostra anche la sostituzione del premier: al posto di Li Keqiang, che non siederà più neanche nel Comitato centrale, arriva il segretario del Partito a Shanghai, Li Qiang, responsabile del lungo, drammatico totale lockdown di Shanghai la scorsa primavera, che ha creato enormi problemi alimentari (e non solo) ai 25 milioni di abitanti. È apparso evidente anche dagli interventi e dalle modifiche alla Costituzione del Partito che l'unica cosa veramente fondamentale per il prossimo futuro sarà la totale obbedienza a Xi Jinping, un ritorno al maoismo ma con una Cina molto più potente e influente nello scacchiere internazionale.TEMPI MOLTO TURBOLENTILo sviluppo economico e le competenze specifiche passano dunque in secondo piano, perché gli ultimi sviluppi internazionali e la questione dello status di Taiwan, al leader cinese fanno presagire tempi molto turbolenti che richiedono unità politica e una capacità militare sempre più efficiente. Lo fa capire anche la lunga relazione di Xi al Congresso che - come nota il New York Times - ha visto sparire due espressioni che negli ultimi decenni ricorrevano sempre nelle relazioni dei leader che si sono succeduti, Xi compreso: la Cina «è in un periodo di opportunità strategiche importanti»; e «pace e sviluppo rimangono i temi di questo tempo».Il significato era chiaro, vale a dire che non si prevedevano rischi di veri conflitti e quindi la Cina poteva concentrarsi sulla crescita economica e sul rafforzamento della sua posizione internazionale. La situazione è chiaramente cambiata negli ultimi mesi, soprattutto con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e il coinvolgimento dell'Occidente, e Xi Jinping avverte dell'arrivo di «pericolose tempeste» e a questo si prepara. L'inserimento poi nella Costituzione del Partito della «opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano 'l'indipendenza di Taiwan'» fa capire da dove potrebbe originarsi un'altra crisi internazionale.Dunque la nuova dirigenza del Pcc si prepara a una stagione di conflitti, anche militari (la modernizzazione dell'esercito e l'indottrinamento dei suoi quadri sono una priorità), e per questo mette la totale fedeltà e obbedienza a Xi Jinping come il requisito fondamentale per entrare nelle stanze del potere. Ogni forma di dissenso, anche larvata, è proibita. Questo paradossalmente potrebbe rivelarsi anche la debolezza del nuovo Imperatore, perché perdere le competenze in economia, oltretutto limitandone ancora di più la libertà, potrebbe minare quella crescita che in questi anni ha comunque permesso di tenere a bada le tensioni interne.L'ACCORDO TRA CINA E SANTA SEDE PER LA NOMINA DEI VESCOVIAd ogni modo, l'evoluzione sempre più totalitaria della leadership cinese getta una luce ancora più sinistra sull'accordo tra Cina e Santa Sede per la nomina dei vescovi, il cui rinnovo per altri due anni è stato appena annunciato ufficialmente il 22 ottobre. Si può ragionevolmente pensare che il leader Xi Jinping elimini ogni più remota possibilità di dissenso interno al Partito Comunista per poi fare concessioni di qualsiasi genere alla Santa Sede?È molto più probabile, per non dire certo, che sarà ancora più inflessibile e determinato alla sinizzazione della Chiesa cinese dopo che pur avendo intrapreso questa strada, non ha incontrato alcuna resistenza da parte vaticana. Ricordiamo che secondo i regolamenti approvati nel 2020, anche la Chiesa cattolica deve «aderire alla leadership del Partito comunista cinese, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo e attuare i valori del socialismo». Peraltro è stato lo stesso Xi Jinping, nel dicembre 2021, intervenendo alla Conferenza nazionale sugli affari religiosi, a chiarire che la "sinizzazione delle religioni" va intesa come controllo del Partito Comunista Cinese su tutte le religioni, e non inserimento di valori e tradizioni cinesi nelle pratiche religiose. Non sono solo parole perché in questi quattro anni in cui l'accordo è stato in vigore, la persecuzione contro i cattolici è aumentata.Se questo è lo scenario, appaiono fuori dalla realtà gli auspici espressi dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nell'intervista a Vatican News per giustificare il rinnovo dell'Accordo. Parolin parla di «concreta speranza di poter assicurare alle comunità cattoliche cinesi, anche in un contesto così complesso, la guida di pastori che siano degni e idonei al compito loro affidato». Visto quanto sta accadendo a Pechino, più che di «concreta speranza» sembra trattarsi di fantareligione: è chiaro che, ancor più di quanto visto finora, criterio fondamentale di qualsiasi candidato all'episcopato sarà l'assoluta e provata fedeltà al Partito Comunista e a Xi Jinping. E solo questo li renderà indegni e inidonei.Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Accordo Cina-Vaticano. Piccoli passi... indietro" parla dell'accordo Cina-Vaticano che è stato rinnovato per la seconda volta. Per ironia della sorte, in questi giorni, si terrà la seconda udienza del processo al cardinal Joseph Zen, a Hong Kong.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 ottobre 2022:I contenuti sono segreti, così come le notizie sui negoziati, ma è certo che l'accordo Cina-Vaticano venga rinnovato oggi per la seconda volta. Se veramente funziona come abbiamo visto finora, negli ultimi quattro anni (la prima firma è del settembre 2018, il primo rinnovo è del 22 ottobre 2020), il testo prevede la nomina di vescovi da parte del Papa fra candidati graditi al Partito Comunista Cinese. Secondo fonti del Vaticano che, necessariamente, parlano in condizioni di anonimato, il testo rinnovato non cambierà di una lettera.Per ironia della sorte, proprio nella settimana entrante, il 26 ottobre si terrà la seconda udienza del processo al cardinal Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong. Si tratta di un processo basato su un'accusa pretestuosa, il presunto finanziamento illecito di un'associazione a protezione dei dissidenti perseguitati nella repressione del 2019, mentre di fatto è un messaggio lanciato alla Chiesa cinese: Hong Kong non è più un'isola di libertà religiosa, come era stato fino a due anni fa. Da quando è entrata in vigore la nuova Legge per la Sicurezza Nazionale, anche a Hong Kong si può essere arrestati se si è parte del clero non riconosciuto dal regime comunista. Ancor più se si è attivi nella difesa dei diritti umani, come lo è il cardinal Zen.Secondo il cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, il processo al vescovo emerito di Hong Kong non compromette il dialogo con la Repubblica Popolare. Occorre pazienza: "Io rispetto profondamente chi ha opinioni diverse e anche chi critica la politica della Santa Sede nei confronti della Cina: è lecito farlo. Noi abbiamo scelto, e ancor di più sotto impulso da parte di papa Francesco, la politica dei piccoli passi". Una posizione che riflette fedelmente quanto espresso dal pontefice nel suo viaggio di ritorno dal Kazakistan: il dialogo procede lentamente ma "sta andando bene", si deve avere pazienza perché "il ritmo cinese è lento, loro hanno un'eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita".Ma se il processo è comunque lento e si deve procedere per piccoli passi, in che direzione si muove? A favore del rinnovo dell'accordo vi sono alcuni numeri: nessuna ordinazione di vescovi da parte dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (fedele al partito) e sei ordinazioni di vescovi da parte di papa Francesco. Però si tratta di vescovi approvati anche dal Partito. Che fine fanno, invece, quei prelati che non sono approvati da Pechino, ma restano fedeli al Vaticano e, proprio per questo, fanno obiezione di coscienza e non aderiscono all'Associazione Patriottica? È questo il vero test. E purtroppo i suoi esiti, finora, non sono positivi.Oltre al cardinal Zen, ci sono almeno altri sette casi di persecuzione di vescovi in Cina.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7158LA SCORRETTEZZA DI MATTARELLA CHE BLINDA IL GOVERNO SULLE POLITICHE CLIMATICHE di Riccardo Cascioli«Trasmetterò le vostre sollecitazioni di impegno sistemico sul clima al nuovo governo e seguirò con particolare attenzione quello che verrà fatto». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato il proprio sostegno agli scienziati che gli hanno consegnato l'appello-manifesto, che ha raccolto oltre 200mila firme, lanciato dal quotidiano Repubblica e dal solito gruppetto di scienziati che hanno fatto dell'allarmismo climatico la loro vera professione.Si tratta di un manifesto che, in occasione delle elezioni, rilanciava le solite previsioni di catastrofi climatiche provocate dall'uomo che - forse - si potranno evitare solo alle condizioni dettate da loro stessi. Un altro modo per assicurarsi che, pur cambiando il governo, non venga messa in discussione la notevole torta di finanziamenti e di nomine che il mito dell'emergenza climatica ha assicurato finora e promette di riservarne ancora di più in futuro. E Mattarella si ritaglia così il ruolo di garante di questa operazione che intende mettere un'ipoteca sul prossimo governo, magari blindando già il ministero della Transizione ecologica.PETIZIONE SUL CLIMANon si tratta solo di formalità istituzionale. La responsabilità del Presidente della Repubblica è grave perché ha ignorato un altro appello di segno contrario proveniente da scienziati italiani e mondiali che nell'agosto scorso avevano sfidato i promotori del manifesto pubblicato da Repubblica a un pubblico "duello" scientifico sul tema. Mattarella ha risposto picche anche a una loro richiesta di incontro per spiegargli più dettagliatamente la loro posizione scientifica.Convinti che non ci sia alcuna emergenza climatica e che non ci sia alcuna prova della correlazione tra aumento della concentrazione di Co2 e aumento delle temperature, i firmatari della "Petizione italiana sul clima" avevano invitato i loro antagonisti a scegliere una sede istituzionale in cui svolgere questo confronto.Ovviamente la loro sfida non è stata raccolta da chi sa di avere già i politici nella propria tasca e non ha alcuna intenzione di mettere in discussione la propria posizione di rendita; ma è più grave che sia stato il Presidente della Repubblica a non volere ascoltare questa voce di scienziati altamente qualificati a parlare di clima. E ricordiamo che stiamo parlando dello stesso presidente della Repubblica che non ha avuto alcun problema a trovare del tempo per ricevere e incensare Greta Thunberg giusto un anno fa.LA SCIENZA AL VOTOQuesto sta a dimostrare ulteriormente che le politiche climatiche hanno molto a che fare con la politica e ben poco con la scienza. Non per niente tutto lo sforzo dei promotori dell'appello di Repubblica, riuniti nel comitato pomposamente chiamato "La Scienza al voto", è stato per creare una blindatura politica attorno alle loro richieste e per accreditarsi come unico interlocutore del Parlamento e del governo. È così che hanno fatto firmare a tutte le forze politiche, poco prima del voto del 25 settembre, una dichiarazione comune in cui ci si impegna a costituire nella nuova legislatura un Consiglio Scientifico Clima e Ambiente che «dovrà svolgere un compito di supporto tecnico alle decisioni di Governo e Parlamento». In pratica si vuole bissare sul tema del clima l'esperienza del famigerato Comitato tecnico-scientifico sanitario che ha già fatto disastri durante la pandemia. Purtroppo tale impegno è stato sottoscritto anche dai partiti del centrodestra, a ulteriore dimostrazione di una debolezza culturale e di una sudditanza nei confronti della sinistra.L'unica speranza è che, forti della maggioranza assoluta in Parlamento, i partiti del centrodestra - Fratelli d'Italia in testa - abbiano la volontà e la forza di perseguire davvero il bene comune ed evitare di seguire la sinistra sulla strada del suicidio energetico ed economico con il pretesto delle politiche "green". Significa scegliere un ministro dell'Ambiente competente e aperto ad ascoltare davvero le diverse opinioni scientifiche; e rifiutare la creazione di questo nuovo Comitato tecnico-scientifico o, almeno, mantenerlo a un livello puramente consultivo e comunque aperto alla presenza anche dei climatologi che sono critici nei confronti dell'allarmismo climatico.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5154LO STATO CHE VUOLE LA MORTE DI ALFIE CI RICORDA IL NAZISMO di Riccardo CascioliChe vantaggio trae l'umanità dalle migliaia di disgraziati che ogni anno vengono al mondo, dai sordi e dai muti, dagli idioti e dagli affetti da malattie ereditarie incurabili, tenuti in vita artificialmente fino a raggiungere l'età adulta?... Quale immenso grumo di sofferenza e dolore tale squallore comporta per gli stessi sfortunati malati, quale incalcolabile somma di preoccupazione e dolore per le loro famiglie, quale perdita in termini di risorse private e costi per lo Stato a scapito dei sani! Quante sofferenze e quante di queste perdite potrebbero venire evitate se si decidesse finalmente di liberare i totalmente incurabili dalle loro indescrivibili sofferenze con una dose di morfina».Qualcuno potrebbe pensare che queste parole siano state pronunciate da qualche gerarca nazista. E invece no, risalgono a ben prima del nazismo: si trovano nel libro "L'enigma della vita", scritto nel 1904 da Ernst Haeckel. Conosciuto come il fondatore dell'ecologia, Haeckel è soprattutto un entusiasta discepolo di Charles Darwin e delle sue teorie sulla selezione naturale. E quindi di Francis Galton (1822-1911), cugino di Darwin e padre della Eugenetica. Galton porta alle estreme conseguenze la teoria darwiniana sulla selezione naturale: poggiandosi anche sulla recente scoperta dell'ereditarietà dei geni si pone la domanda sul come "guidare" questa selezione in modo da migliorare la razza umana.Nascono così le Società di Eugenetica nei primissimi anni del '900. All'inizio si parlava soprattutto di Eugenetica "positiva", ovvero attraverso matrimoni selettivi privilegiando quelli tra i migliori elementi della società. Ma ben presto si passa a quella "negativa", cioè il divieto ai deboli di riprodursi. Non per niente leggi eugenetiche (con sterilizzazioni forzate dei "non adatti") tra il 1910 e il 1925 vengono approvate e applicate in diversi paesi nord-europei e in gran parte degli stati degli USA.È un quadro che aiuta meglio a inquadrare quanto sta avvenendo all'ospedale Alder Hey Liverpool dove il piccolo Alfie Evans viene trattato come uno "scarto" da eliminare.LA MENTALITÀ EUGENETICA IN GRAN BRETAGNAMolti in questi giorni, leggendo anche le agghiaccianti sentenze dei giudici britannici, hanno rievocato le leggi naziste sulla selezione della razza.Se il regime tedesco ebbe certamente la possibilità di applicare certe idee, è riduttivo e alla fine fuorviante ridurre la mentalità eugenetica al nazismo. Al contrario, è proprio la Gran Bretagna di fine '800-inizio '900 all'origine di quel movimento razzista e di quella "cultura dello scarto" (come direbbe papa Francesco) che ebbe poi massimo fulgore nel Terzo Reich. E la Germania nazista forse non avrebbe avuto la possibilità di implementare certi programmi se non fosse stato per i generosi finanziamenti delle grandi fondazioni americane e britanniche e per il grande consenso che riscuotevano in Europa. Il professore Ernst Rudin, psichiatra nazista e teorico delle leggi razziali, potè aprire il suo Istituto Kaiser Guglielmo per l'Antropologia, l'Eugenetica e la Genetica Umana (Monaco, 1927) grazie ai fondi della famiglia Rockefeller. E del resto Hitler poteva contare sull'amicizia e sulla solidarietà di altri capi di governo, anch'essi appartenenti alle Società Eugenetiche, come ad esempio il premier britannico Arthur Neville Chamberlain e il primo ministro collaborazionista francese Henri-Philippe Pétain.Dunque non è la Germania nazista l'origine del problema ma proprio quella Gran Bretagna liberale che oggi ci fa inorridire.NON È CORRETTO NEANCHE PARLARE DI UN "RITORNO"In realtà il movimento eugenetico non se ne è mai andato; si è solo trasformato perché alla fine della Seconda Guerra Mondiale e a causa di quanto avvenuto in Germania, la parola "eugenetica" non godeva più di buona fama. Così pian piano le Società di Eugenetica si trasformano, anzitutto in società di ricerca genetica o di biologia, ma anche semplicemente cambiano nome per rendersi più presentabili.È il caso della Società di Eugenetica britannica: non ha mai smesso la sua attività, semplicemente oggi si chiama Galton Institute e soprattutto attraverso la sua annuale "Galton Lecture" valorizza gli studi sulla genetica che vanno nella direzione della costruzione dell'uomo "su misura". Tanto per fare un esempio, la Galton Lecture 2018 vedrà protagonista la professoressa Jennyfer Doudna, autrice di una ricerca - eticamente molto controversa - sull'editing del genoma. Scopo di tanti studi del Galton Institute è quello di arrivare alla "costruzione" di individui con le caratteristiche volute, fisiche e morali.Quello che attribuiamo al nazismo, dunque, è in realtà una cultura ben radicata nel Regno Unito (e non solo), tuttora molto seguita. Anzi, come dimostra il caso di Alfie Evans, essa viene ormai apertamente praticata negli ospedali e proclamata nelle aule di tribunale senza che nessun settore della società muova un dito, faccia un sobbalzo o almeno trovi qualcosa di sinistro in tutto ciò.Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo sottostante dal titolo "Sentenza che annulla il diritto e vuole il male di Alfie" parla dei tanti errori giuridici della sentenza della Corte Suprema inglese: la mancanza di diagnosi approfondite su Alfie non ci può portare a dire che tutte le soluzioni terapeutiche sono state sperimentate e che dunque è inutile il trasferimento in un altro ospedale. Ma soprattutto: in passato ci sono stati casi in cui i medici avevano ragione ad opporsi alle richieste dei genitori, ma sempre per il bene dei bambini. Qui invece si opta per il male, la sua morte.Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 aprile 2018:La Corte Suprema il 20 aprile scorso ha nuovamente rigettato un ulteriore ricorso presentato dagli Evans per salvare la vita di loro figlio. Dopo la pubblicazione delle motivazioni di questa decisione, la strategia dei tribunali inglesi sul caso Alfie è ormai ben chiara. Come avevamo già appuntato in un articolo precedente tutta la vertenza ruota intorno al best interest del minore. Se il miglior interesse del minore è quello di morire anche i genitori non possono opporsi.La Corte Suprema scrive nelle motivazioni: "Anticamente il modo con cui un padre poteva far valere il diritto di custodire un figlio era tramite un mandato di 'habeas corpus' (richiesta di comparizione di una persona davanti al giudice in caso di arresto o detenzione/Ndr). E questo accadeva perché un uomo sposato poteva vantare, nel diritto comune, la custodia del figlio. Ma nei tempi più moderni questo diritto è stato circoscritto nell'interesse del benessere del bambino". I giudici citano una legge del 1891 ormai abrogata la quale prevedeva che "quando il genitore di un bambino si appella all'Alta Corte o alla Corte di Sessione per un mandato di comparizione del bambino stesso e la Corte è del parere che il genitore abbia abbandonato o trascurato il figlio o che si comporti comunque in modo che la Corte ritenga di rifiutare di far valere il suo diritto di custodia sul bambino, la Corte può discrezionalmente rifiutare o concedere il mandato". I tre giudici della Suprema Corte concludono: "Questo rende chiaro che i diritti dei genitori non sono assoluti". In breve, tramite l'habeas corpus il genitore poteva far valere il diritto di custodia sul figlio, ma se i giudici ritenevano che, per i più diversi motivi, il genitore non avesse dato prova di essere capace di badare al figlio, potevano disattendere la richiesta di mandato dell'habeas corpus. Ergo i diritti dei genitori non sono senza limiti.Questo perché il principio di beneficialità a favore del minore, ricordano sempre i giudici, è il principio fondamentale a cui si devono ispirare i tribunali, così come indicato dalla Sezione I del Children's Act, legge del 1989. "È dunque un chiaro principio di legge – si legge nelle motivazioni - il fatto che i genitori non hanno diritto di invocare un mandato di 'habeas corpus' per chiedere la custodia del figlio, se questo non è nel miglior interesse del bambino". Queste premesse servono alla Suprema Corte per concludere che il miglior interesse di Alfie sia quello di morire, miglior interesse che prevale anche sul diritto di libera circolazione in ambito europeo: "i genitori di Alfie non hanno il diritto di orientare i suoi futuri trattamenti medici, […] non possono portar via Alfie dall'Alder Hey con lo scopo di trasportarlo a certi rischi in altri ospedali che non possono fargli alcun bene. È stato definitivamente stabilito che non è nel miglior interesse di Alfie non solo restare nell'Alder Hey Hospital per continuare ad essere trattato com'è attualmente, ma nemmeno di viaggiare altrove per lo stesso fine. Non è legittimo continuare a trattenerlo per questo scopo, né all'Alder Hey né altrove. L'unica liberazione di cui ha diritto, quindi, è la liberazione dall'imposizione di trattamenti medici che non sono nel suo miglior interesse. […]. Non c'è nemmeno alcuna ragione per ulteriori ritardi. […] L'Ospedale dev'essere libero di fare ciò che è stato determinato essere nel miglior interesse di Alfie".La Suprema Corte si ispira ad un principio giusto – la tutela del miglior interesse del minore anche contro la volontà dei genitori - ma non pertinente al caso specifico. Tentiamo di spiegarci meglio. E' giusto che lo Stato per mano dei giudici si sostituisca nella tutela di un minore allorchè i genitori si siano dimostrati inadatti a tale scopo? Sì. E' ciò che accade ordinariamente con l'affido. Si toglie il bambino da un ambiente non a lui consono e per il suo miglior interesse lo si inserisce in un altro nucleo familiare.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7120L'INVERNO AL BUIO E AL FREDDO NON SARANNO CAUSATI DALL'EMERGENZA DEL GAS, MA DAGLI AMBIENTALISTI di Riccardo CascioliLuci spente sulle strade, temperatura più fredda di due gradi in casa e in ufficio. È il menù che dobbiamo aspettarci per il prossimo autunno e inverno secondo il piano dell'Unione Europea entrato in vigore nei giorni scorsi. Ed è solo l'inizio. L'obiettivo è tagliare del 15% i consumi di gas in Europa (per l'Italia "solo" il 7% grazie all'accantonamento delle scorte, ma non facciamoci illusioni) come conseguenza della guerra in Ucraina e della conseguente riduzione del flusso di gas dalla Russia.L'impegno è su base volontaria ma con il timore che la Russia possa bloccare completamente il flusso di gas verso i Paesi dell'Unione Europea come ritorsione per il sostegno all'Ucraina, alcuni stanno già applicando i piani di riduzione. Ne ha fatto un piccolo inventario il Wall Street Journal nell'edizione dell'11 agosto: in Germania, ad esempio, sono state già spente nelle principali città le luci che illuminano i monumenti, ma ci sono anche tagli netti nell'illuminazione pubblica notturna e nei semafori fuori dalle ore di punta. Il comune di Monaco ha tolto l'acqua calda negli uffici pubblici e le fontane restano asciutte di notte; e per l'Oktoberfest è già annunciato che lo spazio sotto i tendoni che riparano i tavoli dove ci si ritrova a bere non sarà riscaldato. Ma un sacrificio importante sarà richiesto ovviamente ai privati cittadini visto che le abitazioni private assorbono un terzo di tutto il gas consumato in Germania.LE PRESSIONI DEGLI ECOLOGISTIIn Olanda la campagna di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di energia è già iniziata da mesi, con l'invito pressante a stare meno di 5 minuti in doccia. E in Spagna c'è già per uffici e negozi l'obbligo di diminuire l'uso dell'aria condizionata, come del resto in Italia, dove il divieto negli uffici pubblici di tenere l'aria condizionata a una temperatura inferiore a 27 gradi è in vigore già da maggio. E del resto tutti ricordiamo con raccapriccio una delle battute per cui è diventato famoso il presidente del Consiglio Mario Draghi, quella in cui invitava a scegliere tra condizionatore e pace in Ucraina.Che ci sia oggi un problema di approvvigionamento del gas è un dato di fatto, anche se è figlio di scelte scellerate fatte nei decenni passati, quando le pressioni degli ecologisti hanno spinto i principali paesi europei - Germania in testa - a rinunciare alle proprie fonti di energia, aumentando così la dipendenza dall'estero, soprattutto dalla Russia. L'ostracismo contro il carbone, il nucleare, le estrazioni del gas sono una causa non secondaria della dipendenza energetica. Basti pensare al caso dell'Italia, dove è stato detto "no" due volte al nucleare, si è ridotto enormemente l'uso del carbone, ma nello stesso tempo sono state impedite le trivellazioni nell'Adriatico per petrolio e gas, e senza dimenticare che ci sono opposizioni ogniqualvolta si parli di costruire un rigassificatore.UN PRETESTO PER RENDERE PERMANENTI LE POLITICHE DI AUSTERITYMa quello che non si dice è che l'emergenza attuale è il pretesto per rendere permanenti politiche di austerity a lungo perseguite. Quella del risparmio energetico attraverso la "rinuncia" all'uso dell'energia elettrica (che passa sotto il nome di "stili di vita sostenibili") è un vecchio pallino del movimento ecologista. Basti pensare che da 14 anni il WWF organizza la Earth Hour (l'ora della Terra), un'iniziativa per cui un giorno all'anno cittadini, imprese e istituzioni di tutto il mondo sono invitati a spegnere la luce per un'ora. In particolare l'iniziativa coinvolge monumenti significativi come la Torre Eiffel, il Colosseo, il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, il Ponte sul Bosforo e tanti altri luoghi fortemente simbolici. Da alcuni anni anche la basilica di San Pietro è stata coinvolta in questa "festa del buio", e anche questo dice qualcosa della situazione attuale della Chiesa.L'Italia fa ancora di più, perché da 18 anni un'iniziativa analoga è stata lanciata anche da un programma di Radio Rai, Caterpillar, e si chiama "M'illumino di meno", dal titolo che spiega già tutto, con il coinvolgimento anche qui delle amministrazioni pubbliche. Del resto questa è l'iniziativa perfetta per un'epoca buia come quella attuale.Spegnere la luce non è una necessità data da una emergenza momentanea ma uno stile di vita "sostenibile" da perseguire e poi da imporre permanentemente per poter centrare gli obiettivi di riduzione di emissioni di anidride carbonica stabiliti negli Accordi di Parigi sul clima. Non a caso lo spot della grande campagna di comunicazione e sensibilizzazione che sta per essere lanciata dal governo per invitare al risparmio del gas dice «Salva il pianeta, aiuta il Paese e fa risparmiare...».Appunto, non si tratta solo di sopportare qualche sacrificio temporaneo, giusto il tempo di sostituire il gas russo con altre fonti; no, lo scopo dichiarato è salvare il pianeta, quindi non solo questo sarà «il nuovo normale», ma dobbiamo aspettarci molto di più una volta che anche questa follia sarà digerita. E se il popolo sarà recalcitrante basta lanciare una nuova emergenza e tutto sarà giustificato.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7033STRAGI NELLE SCUOLE USA, IL PROBLEMA VERO NON E' NELLE ARMI di Riccardo CascioliLa nuova strage di bambini in Texas per mano di un 18enne armato di tutto punto penetrato nella scuola elementare Robb di Uvalde, non può lasciare indifferenti e spinge a chiedersi quale sia la causa del ripetersi di queste sparatorie di massa. Purtroppo sembra un rito inutile che si ripete a ogni strage, visto che passati i giorni del lutto e delle polemiche politiche nulla cambia in attesa della prossima sparatoria.Uno dei motivi di questa inutilità sta nel fatto che si reagisce sempre dando per scontata la risposta: la colpa è delle armi che negli Stati Uniti circolano liberamente, e quindi è della lobby delle armi che impedisce al Congresso di intervenire per limitarne o proibirne la possibilità di acquisto. Da ieri tutte le testate giornalistiche sono piene di queste analisi che dicono tutte la stessa cosa. Ma è davvero così? O ci sono altri fattori da tenere in considerazione e che alla lunga sono molto più determinanti delle armi?In effetti, la tesi "è tutta colpa delle armi" è fortemente riduttiva, per una serie di fattori, non ultimo il fatto che «è l'uomo che uccide, non la sua spada», come ricordava Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata della pace del 1984. Bisogna perciò più realisticamente guardare all'uomo, al suo cuore e alle sue motivazioni piuttosto che alla sua spada o fucile automatico.LA LIBERTÀ E LA PROPRIETÀ PRIVATA: FONDAMENTO DELL'IDENTITÀ AMERICANALasciamo pure stare il fatto che il possesso personale delle armi negli Stati Uniti affonda le radici nelle origini, che pongono la libertà e la proprietà privata a fondamento dell'identità americana. Ci sono altri dati relativi alla diffusione e all'uso delle armi che fanno dubitare che questa sia la causa vera del problema. Anzitutto gli Stati Uniti non sono l'unico paese dove c'è ampia possibilità di avere armi in casa. Il Canada solo due anni fa ha posto dei limiti vietando l'acquisto di fucili d'assalto, ma fino ad allora sparatorie di massa sono stati eventi molto rari. In molti altri paesi, inoltre, procurarsi armi è molto facile in modo più o meno legale - pensiamo, per non allontanarci troppo, a Messico e Venezuela - ma non c'è questo fenomeno seppure la violenza sia molto diffusa. Peraltro, il fatto che - come dice un rapporto dell'FBI pubblicato nei giorni scorsi e citato dalla BBC - dall'inizio della pandemia da Covid-19 siano raddoppiati gli attacchi armati di privati cittadini smentisce una relazione diretta tra disponibilità di armi e sparatorie di massa (nello stesso periodo le armi non sono raddoppiate). Piuttosto dovrebbe porre qualche domanda sulle conseguenze che hanno avuto certe politiche di gestione della pandemia.Certo, è innegabile che avere armi a disposizione renda più facile e drammaticamente più efficace l'azione di chi in cuor suo ha deciso di rovesciare su degli innocenti la propria rabbia. Ma questo sarebbe un fattore decisivo se tali stragi fossero d'impeto. Ovvero una reazione immediata a un presunto torto subito, come accade ad esempio per le liti stradali (omicidi per un sorpasso subito o per un parcheggio "rubato") o per gli omicidi passionali (un marito che scopre la moglie con l'amante): in questi casi ovviamente un'arma pronto uso fa la differenza.ANCHE SE NON CI FOSSERO LE ARMI LE STRAGI CI SAREBBERO LO STESSOMa le sparatorie di massa di cui parliamo sono stragi attentamente pianificate, preparate accuratamente per giorni e settimane, addirittura annunciate in alcuni casi sui social media. Vuol dire che chi ha queste intenzioni ha anche tutto il tempo di procurarsi le armi necessarie in qualche modo, anche illegale. E di fronte a questa determinazione anche se non ci fossero le armi potrebbe usare un altro mezzo: ad esempio potrebbe lanciarsi con un'auto a tutta velocità contro la folla all'ingresso o all'uscita della scuola.Torniamo allora all'uomo, al suo cuore, alla sua mente. Che cosa spinge ad atti così tremendi? Non pretendiamo di avere una risposta esaustiva, tanto il mistero del male è impossibile da esplorare compiutamente. Però possiamo notare alcuni fattori che tornano in gran parte di queste sparatorie di massa. Il primo elemento è proprio la scuola, certamente il luogo più colpito: in dieci anni, dall'attacco del dicembre 2012 alla scuola elementare Sandy Hook (Connecticut) con 27 morti, sono state ben 9 le sparatorie all'interno delle scuole, praticamente una all'anno. Ex studenti della stessa scuola, in gran parte, che in quell'ambiente sentono di aver subito delle ingiustizie, hanno accumulato frustrazioni, si sono scoperti dei falliti: come Salvador Ramos, il 18enne protagonista dell'attacco di ieri. Il "sogno americano" per costoro è diventato un incubo.Altro fattore, la giovane età: a parte un caso, tutti i protagonisti degli assalti alle scuole dal 2012 a oggi vanno dai 15 ai 25 anni. E tutti avevano situazioni familiari complicate, genitori divisi, assenti, storie di abusi, e ovviamente anche problemi psicologici o psichiatrici. Giovani, soli, infelici, disperati. E suicidi: già, perché ognuno di loro o si è suicidato dopo aver sparato o si è lasciato uccidere dalla polizia. Tutti hanno ucciso volendo morire loro stessi: quasi un ultimo, disperato, tentativo di sperimentare una compagnia, almeno nella morte.Mettere sotto controllo le armi; impedire che possano andare in mano a persone già segnalate per problemi mentali; prevenire manifestazioni estreme non abbandonando a se stesse persone problematiche, può certo aiutare a limitare i danni, forse ad evitare alcune tragedie, ma è pur sempre un intervento sui sintomi.Quello che è necessario è però andare alla radice del male: c'è bisogno di un senso per vivere, anzitutto, un incontro che corrisponda alle esigenze vere del cuore. Ma è un tesoro sempre più raro da trovare in una società che pretende di costruirsi senza o addirittura contro Dio. È su questo anzitutto che si dovrebbe riflettere.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7018LA MANIFESTAZIONE PER LA VITA E LA DIVISIONE DEL MONDO PROLIFE ITALIANO di Riccardo CascioliCome è noto, sabato 21 maggio si svolgerà a Roma la Manifestazione per la vita, che prevede una marcia con inizio alle ore 14 da piazza della Repubblica e arrivo in piazza San Giovanni, dove ci saranno testimonianze e interventi. Come accade dal 2011, anche quest'anno dunque avremo una marcia intorno al 22 maggio, giorno che nel 1978 segnò l'approvazione in Italia della legge che legalizzava l'aborto.Che anche in Italia si sia creata la possibilità di questa iniziativa - sul modello di tante che si svolgono in varie parti del mondo - non può che essere salutato con soddisfazione, e dunque non c'è che da augurarsi una piena riuscita dell'iniziativa di sabato, per la quale si prevede l'arrivo a Roma di decine di migliaia di persone: non tanto grazie all'adesione quest'anno di una novantina di associazioni, quanto alla mobilitazione del movimento neocatecumenale convinto dalla presenza di un suo esponente, Massimo Gandolfini, quale portavoce della manifestazione.Detto questo però non sarebbe serio cercare di nascondere la polvere delle divisioni e dei distinguo del popolo pro-life sotto il tappeto della bella manifestazione con tante adesioni di associazioni. Anzi, è doveroso capire cosa stia avvenendo nel variegato e complesso popolo della vita italiano per comprendere anche le prospettive future ed eventualmente correggere la rotta.Proviamo a spiegarci: il primo fattore da comprendere è che, malgrado l'apparenza e malgrado i tentativi di ricucire, il mondo pro life italiano è molto diviso. E sabato prossimo mancheranno a Roma componenti importanti di questo popolo, a cominciare da chi ha organizzato le Marce per la vita da 11 anni a questa parte. Non a caso quella di quest'anno si chiama Manifestazione per la vita e non Marcia per la vita, il cui marchio registrato resta in mano a chi ha organizzato l'evento fino al 2021. Bisogna dare atto che si è evitato di creare uno scontro pubblico in nome di un bene più grande, ma la divisione resta e non è un problema di antipatie personali. Il problema sono i contenuti, e non certo da oggi, dato che questa non è neanche la prima grossa trasformazione dell'iniziativa.IN PRINCIPIO FU LA MARCIA PER LA VITADobbiamo perciò risalire all'origine: nel 2011 la prima Marcia nazionale per la Vita si svolse a Desenzano del Garda, organizzata da Movimento Europeo Difesa Vita (MEDV) e associazione Famiglia Domani, con l'adesione di diverse associazioni. In Italia per la prima volta emergeva un popolo della vita fuori dai canali istituzionali, ovvero in alternativa al Movimento per la Vita che, dipendente dalla Conferenza Episcopale Italiana, era molto ingessato e più incline a frequentare i palazzi della politica che non a mobilitare l'opinione pubblica, anche ricorrendo alle piazze.Non per niente diverse delle associazioni aderenti alla prima Marcia per la vita erano schegge uscite dal Movimento per la Vita, in aperto contrasto con la sua dirigenza nazionale. E ovviamente il Movimento per la Vita osteggiava apertamente l'iniziativa. Già nel 2012 la Marcia si trasferisce a Roma, preceduta il giorno prima da un Congresso internazionale sulla vita. Ma già nel 2014, in nome di una maggiore purezza della battaglia contro l'aborto, una parte dei primi organizzatori è costretta a ritirarsi: il problema era la partecipazione di relatori giudicati non completamente allineati su ogni aspetto delle battaglie pro life. Così al nome della Marcia viene affiancato lo slogan "senza compromessi", per evitare qualsiasi ambiguità. Nello stesso tempo però fette consistenti del mondo pro-life non partecipavano alla Marcia che infatti, anche negli anni più brillanti, non ha mai superato qualche migliaio di partecipanti.L'arrivo del Covid, e la diatriba sui vaccini preparati con linee cellulari provenienti da feti abortiti, ha fatto il resto: non è un segreto che chi aveva la massima responsabilità della Marcia ha sostenuto la vaccinazione senza se e senza ma. Si è così creata una frattura insanabile che ha portato il Comitato Marcia per la Vita a sciogliersi l'anno scorso e a rendere impossibile una nuova Marcia con la stessa dirigenza (che però ha mantenuto il marchio).INIZIATIVA ECUMENICASono entrate così in gioco altre associazioni che hanno preso il testimone, cogliendo l'occasione per proporre una iniziativa che solo apparentemente è in continuità con la storia precedente, tanto è vero che sabato mancheranno proprio le componenti che hanno finora sostenuto la Marcia per la Vita: si è passati infatti da una concezione esclusivista, fortemente connotata dal punto di vista cattolico, a una iniziativa "ecumenica" che tende a riunire tutti a costo di ammorbidire i contenuti ed evitare le questioni più spinose. In effetti leggendo il manifesto appare chiaro che, sebbene il giudizio negativo sull'aborto sia netto, si evitano riferimenti alla legislazione italiana puntando invece sulla testimonianza positiva per la vita. E questo anche in un momento in cui quanto sta accadendo negli Stati Uniti, con il possibile rovesciamento della sentenza della Corte Suprema sull'aborto, dovrebbe indurre a maggiore coraggio sulla possibilità di cambiare il corso della legislazione.Ma soprattutto si evita accuratamente il tema che pure ha lacerato il mondo pro life in questi due anni, ovvero il vaccino, e anche una condanna più generica dell'uso di linee cellulari di feti abortiti nell'industria farmaceutica (non solo vaccini anti-Covid dunque) è sparita dal manifesto finale. La domanda è d'obbligo: quanto può essere solida un'unità che evita le questioni più spinose, su cui ci sarebbe davvero bisogno di chiarirsi? In fondo è la stessa Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede sui vaccini anti-Covid a chiedere ad aziende farmaceutiche e governi di produrre e commercializzare farmaci evitando l'uso di quelle linee cellulari.IDENTITA' DILUITA... EPPURE ANCORA NON BASTA AL MOVIMENTO PER LA VITAC'è da aggiungere che quanti dei partecipanti alle vecchie marce per la vita non aderiscono alla Manifestazione di quest'anno obiettano anche sul titolo dato alla manifestazione, "Scegliamo la vita", uno slogan di vago sapore pro-choice. Il tema della scelta, in effetti, appartiene al fronte abortista, tradizionalmente nel fronte pro-life si parla di accoglienza della vita, essendo questa un dono.Ma è chiaro, in questo, tutto lo sforzo degli organizzatori di trasmettere un messaggio positivo, di trovare parole e slogan su cui tutti - o perlomeno il maggior numero possibile - possano ritrovarsi in qualche modo. Per questo c'è anche la massima attenzione a evitare che gruppi o singoli attivisti pro life portino manifesti o immagini che possano creare problemi, sul sito della manifestazione ci sono anche gli slogan da stampare su striscioni e cartelloni, i soli consentiti. È uno sforzo certamente diretto alla Chiesa istituzionale per averne il sostegno, inclusa l'adesione del Movimento per la Vita. Quest'ultimo tentativo è però clamorosamente fallito in modo addirittura grottesco. Il Movimento per la Vita, guidato da Marina Casini, ha infatti partecipato a tutta la fase preparatoria della Manifestazione, influenzando pesantemente il contenuto del manifesto e chiedendo anche garanzie per isolare o silenziare eventuali gruppi e associazioni giudicate estremiste. Dopodiché, l'assemblea del Movimento per la Vita ha comunque bocciato la proposta di adesione e la presidentessa Marina Casini ha dovuto inviare una imbarazzata e patetica lettera di spiegazione ai membri del Movimento.Risultato: l'adesione di tante associazioni e la prevista partecipazione in massa del movimento neocatecumenale, per quanto positive, non possono comunque nascondere la realtà di un movimento pro-life italiano che resta molto frammentato e diviso. Ci si può solo augurare che si abbia più coraggio di un confronto vero e trasparente, e senza reciproche scomuniche, sulle questioni di fondo che riguardano la vita perché cresca una unità su ciò che conta davvero. E che la manifestazione del 21 maggio possa essere un passo in questa direzione.Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Riccardo Cascioli, nell'articolo seguente dal titolo "Avvenire e aborto, il fascino discreto della Legge 194" fa notare che il quotidiano della CEI, pur facendo un resoconto della manifestazione per la vita, in realtà difende la legge 194 del 1978 che in Italia ha introdotto l'aborto.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 maggio 2022:Il segnale politico è chiaro: la Chiesa italiana - ovvero la sua gerarchia - difende la legge 194 che ha introdotto l'aborto nel 1978, ma lo fa in modo discreto, con una breve colonnina pubblicata da Avvenire (il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, CEI) a fianco del resoconto della manifestazione per la vita svoltasi a Roma sabato 21 maggio. Il testo non è firmato, ma è chiaramente impensabile che su un tema tanto delicato possa uscire una nota del genere - molto precisa in quel che vuole comunicare - per distrazione o per l'iniziativa di un redattore disinformato o malintenzionato. E non può certo essere casuale il momento scelto, ovvero all'indomani della Manifestazione per la vita, a fianco del resoconto (neutrale) di cronaca, come a voler rassicurare qualcuno che comunque la Chiesa farà di tutto per evitare che venga messa in discussione la legge 194.Cosa dice infatti questa nota che sotto l'etichetta "Da sapere" viene titolata "L'obiettivo della 194"? Vale la pena riportare il testo completo:
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6810CON IL GENERALE FIGLIUOLO LA CAMPAGNA VACCINALE E' DIVENTATA UN'OPERAZIONE MILITARE di Riccardo CascioliDobbiamo dire la verità: quando lo scorso 1 marzo il presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato il generale Francesco Paolo Figliuolo nuovo Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 avevamo sottovalutato la questione. Ci sembrava una operazione tipo Protezione Civile, dove il ricorso a un generale si giustificava con la necessità di una efficienza logistica.Ma con il passare del tempo - e con gli atteggiamenti di Figliuolo sempre più decisionisti e non limitati al semplice aspetto organizzativo - è cresciuta una sensazione molto diversa, ovvero che la presenza di un generale in prima linea nell'operazione vaccino sia funzionale a una militarizzazione della campagna vaccinale, per piegare qualsiasi resistenza alla inoculazione di Stato. In altre parole, la sensazione è che fin da subito si intendesse procedere alla vaccinazione totale e che per questo si sia disposti anche alla repressione violenta di chiunque cerchi di sfuggire.INTOLLERANZA VERSO QUALSIASI FORMA DI DISSENSONe è stata un esempio in questi mesi la crescente intolleranza verso qualsiasi forma di dissenso (dai social fino al divieto di manifestazioni pacifiche), soprattutto se paragonata alla estrema tolleranza mostrata in questi anni verso sigle in odore di terrorismo internazionale o gruppi fondamentalisti, o verso gruppi dichiaratamente violenti come i Black blocs e i Centri sociali. Ma in questi ultimi giorni si è compiuto un altro passo inquietante: la decisione del generale Figliuolo (d'accordo con Draghi) di usare reparti dell'esercito per garantire tamponi a domicilio per studenti di classi dove si registrano singoli casi positivi. Ovviamente la ragione ufficiale è quella di evitare un eccessivo numero di classi obbligate a ricorrere alla Didattica a Distanza, che già oggi riguarda ben 8.500 classi secondo quello che scrive Repubblica.Vuol dire che ben presto decine di migliaia di famiglie in Italia si vedranno arrivare in casa dei soldati in uniforme per ravanare nel naso dei propri figli. Quindi non solo nelle strade, ce li vedremo entrare in casa e sembrerà anche una cosa buona, perché l'alternativa - secondo governo e aziende sanitarie - sarebbe costringere a casa gli studenti con pesanti problemi per loro e per i genitori. Intanto però diventerà normale ritrovarsi in casa uomini in divisa.Nel frattempo con le nuove norme del Super Green Pass (in attesa della versione Turbo) basterà che una regione prenda un po' di colore che ci ritroveremo polizia ed esercito anche nelle strade a controllare i lasciapassare. E sembrerà anche questa una cosa buona, perché ovviamente la gente è convinta che sia per tutelare la nostra salute. Anzi, vedremo delle scene in cui intorno al malcapitato beccato senza Green Pass si agiteranno persone che ne richiederanno la condanna a morte. Insomma, tra poche settimane le città italiane potrebbero presentare uno scenario non diverso da quello che era comune nei Paesi del Patto di Varsavia o in certi Paesi latino-americani.LA COSTITUZIONE NON GARANTISCE NULLAQuanto accaduto negli ultimi mesi purtroppo non esclude affatto questa deriva. Si dirà: ah, ma legge non lo permette! Ah, ma la nostra Costituzione è garanzia che non accadrà. Davvero? Neanche la dichiarazione dello stato d'emergenza per motivi sanitari è prevista dalla Costituzione; men che meno è possibile per la legge italiana governare in emergenza con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, che sono atti amministrativi; non sarebbe neanche lecito imporre la firma di un consenso informato in cui si accetta “liberamente” un'azione che è imposta dallo Stato. Eppure tutto questo è avvenuto e avviene con il consenso dei partiti, della magistratura, dei media e - ovviamente - di gran parte del popolo.E adesso abbiamo un ulteriore passo in avanti in questa creatività da regime: in Veneto vengono chiusi i centri per i tamponi a chi non presenta sintomi da Covid. Vale a dire che si ridurranno al minimo (solo in farmacia) le possibilità di quanti non sono vaccinati di avere il normale Green pass che serve per andare a lavorare o in tutti i luoghi in cui è richiesto e consentito. Una decisione dichiaratamente ostile ai famigerati “no vax” (definizione sbagliata ma che serve a generare il massimo del disprezzo contro questo nemico) per rendere loro la vita impossibile, con la giustificazione ufficiale che, essendoci la priorità della vaccinazione, il maggior numero dei medici deve essere dirottato nei centri vaccinali. La motivazione è ridicola, visto che i dati dicono che in Veneto è stata vaccinata con ciclo completo l'84,1% della popolazione sopra i 12 anni, e neanche nei momenti di punta delle vaccinazioni di prima e seconda dose s'è mai creata questa penuria di sanitari vaccinatori.Anche questo è un sopruso bello e buono, una prevaricazione che in uno Stato di diritto non sarebbe ammissibile. Ma è da tempo ormai che non siamo più in uno Stato di diritto, è l'ideologia e il potere che detta legge giorno per giorno senza neanche più preoccuparsi di avere una copertura giuridica. E la figura inquietante del generale Figliuolo è lì a ricordarcelo.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6792LA DISCRIMINAZIONE DEI NON VACCINATI E' UN CRIMINE di Riccardo Cascioli«È sbagliato e pericoloso parlare di una pandemia di non vaccinati». Ad affermarlo è il professore Günter Kampf in un articolo appena pubblicato dalla rinomata rivista The Lancet. Il professor Kampf, che è docente di Igiene e Medicina ambientale all'Università di Greifswald (Germania) e ha all'attivo circa 180 articoli scientifici relativi alle infezioni, si mostra preoccupato della comunicazione sul Covid che viene veicolata dalle autorità negli Stati Uniti e in Germania. Ma ricordiamo che anche in Italia la tesi della "pandemia dei non vaccinati" è stata prontamente rilanciata. E la "punizione" delle persone non vaccinate è allo studio del governo, chiesta a gran voce da molti politici con il sostegno dei media più importanti, cosa che ha ovviamente guadagnato il consenso di gran parte della popolazione italiana.I VACCINATI TRASMETTONO IL COVIDPerché è sbagliata questa tesi? Perché «c'è la crescente evidenza che le persone vaccinate continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione» del Covid. E qui Kampf cita diversi studi condotti negli Stati Uniti e in Germania, che dimostrano come i vaccinati si infettino e anche muoiano di Covid e quando contagiati abbiano una carica virale alta, non diversamente dai non vaccinati. Riporta anche il caso del focolaio registrato in un nightclub di Münster, in Germania, dove 85 delle 380 persone pienamente vaccinate o guarite dal Covid, sono state contagiate. Tutte le analisi fin qui fatte, dice Kampf, dimostrano che «i vaccinati hanno un più basso rischio di contrarre una malattia grave ma sono ancora una parte rilevante della pandemia». Quindi parlare di pandemia è effettivamente sbagliato. Ma perché è anche pericoloso? «Storicamente - prosegue Kampf - sia Stati Uniti che Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione a causa del colore della pelle o della religione». È abbastanza chiaro quindi dove porta la strada della demonizzazione dei non vaccinati.Il professor Kampf non è certo il solo nel mondo scientifico a lanciare l'allarme. Nei giorni scorsi abbiamo citato un altro studio pubblicato da The Lancet in cui si dimostra, dati britannici alla mano, che la carica virale dei contagiati vaccinati è alta e pari a quella dei non vaccinati. Ma anche il noto dottore Anthony Fauci, direttore negli Usa del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), ha ammesso in diverse interviste rilasciate nei giorni scorsi che c'è un numero «significativo» di americani vaccinati che sono ricoverati in ospedale a causa del Covid. Ad essere precisi, documenti del Dipartimento della Difesa dicono che da agosto il 60% delle ospedalizzazioni riguardano persone pienamente vaccinate. Ed è un trend che riguarda tutti i paesi occidentali.LA VACCINAZIONE SEMESTRALEMa c'è anche un secondo aspetto che, in parte, spiega il primo: ovvero è ormai evidente che l'efficacia del vaccino decade nel giro di pochi mesi, vale a dire che chi è stato vaccinato da 5-6 mesi è già di nuovo senza protezione. Per questo motivo i diversi governi si stanno lanciando sulla terza dose. Ma non basterà certamente, checché ne dica l'immunologo Sergio Abrignani, del Comitato Tecnico Scientifico (CTS), che nei giorni scorsi, senza uno straccio di documentazione scientifica, ha sparato che con la terza dose si sarà al riparo per 5-10 anni. A essere più realista, per quanto inquietante, è stato Fauci, secondo cui invece i richiami del vaccino devono essere considerati come «parte del regime normale». In altre parole la prospettiva è la vaccinazione anti-Covid ogni 5-6 mesi a tempo indeterminato, alla faccia di chi aveva creduto alla storia della puntura, massimo due, e tutti liberi.Si può discutere se di fronte a questi dati ormai incontrovertibili sia più saggio proseguire nella strategia vaccinista che prevede richiami continui, forse a intervalli di tempo sempre più corti, oppure se sia il caso di ripensare il tutto, riconsiderando ad esempio l'importanza delle terapie precoci domiciliari. Ma certamente non si può discutere sul fatto che la criminalizzazione dei non vaccinati e l'alimentazione dell'odio sociale nei loro confronti sia una decisione politica gravissima, che avrà conseguenze altrettanto gravi e i cui artefici ne dovranno portare la responsabilità. Tanto più che in Italia già oggi circolano liberamente con il Green Pass - che vale 12 mesi - milioni di persone la cui vaccinazione ha perso efficacia e sono di fatto alla pari dei non vaccinati. Con la differenza che questi ultimi si fanno i tamponi e sono quindi controllati.Nota di BastaBugie: Marinellys Tremamunno nell'articolo seguente dal titolo "Odio sociale, l'Italia sulle orme del Venezuela" parla del clima di odio sociale che viene montato contro i cosiddetti No Vax. Questo meccanismo è lo stesso che ha usato il dittatore comunista Hugo Chavez nell'ascesa al potere in Venezuela.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 novembre 2021:Come sappiamo in questi giorni c'è grande agitazione intorno all'argomento dei cosiddetti No Vax (in realtà persone che non si fidano di questo vaccino o non lo fanno per scelta etica). Si annuncia l'imposizione di ulteriori restrizioni che mirano a escludere i non vaccinati dalla vita sociale, compresa perfino la durata dimezzata di 24 ore della certificazione ottenuta con il test rapido. I mass media italiani non parlano d'altro, i No Vax sono il nemico da sconfiggere: "Sono negazionisti", "sono i colpevoli della quarta ondata", "finiscono in terapia intensiva prendendo il posto di chi veramente ha bisogno", e così via in un crescendo di affermazioni e sentenze pilotate, senza nessun fondamento scientifico.Non basta avere più dell'84% della popolazione over 12 vaccinata, no! Nonostante sia dimostrato che i vaccinati contagiano e si contagiano lo stesso, secondo il governo è la minoranza - peraltro molto attenta con le misure di protezione per evitare il contagio - che mette a rischio l'intero Paese e deve essere perseguitata con ogni mezzo. Anche violando garanzie costituzionali, come il diritto al lavoro o le libertà personali.È una vera follia! Ma da venezuelana mi sembra di vivere un déjà-vu che potrebbe portare l'Italia verso un percorso molto pericoloso.È la trappola della cultura dell'odio, un copione già vissuto in Venezuela in nome di una ideologia, il socialismo: il piano implica la creazione del nemico interno da segnalare, perseguitare e sconfiggere con la logica della guerra, limitando ogni libertà e utilizzando le proprie strutture civili, che significa usare settori della popolazione per compiti di intelligence, per il confronto diretto tra cittadini, senza armi. [...]Quello che mi preoccupa di più è che si stanno sottovalutando le conseguenze di questa pazzia. Sono italiana, ma sono anche venezuelana e so bene cosa significa perdere un Paese per l'imposizione di una ideologia.Hugo Chavez ha limitato le libertà ai venezuelani in nome della lotta alle disuguaglianze, Mario Draghi sta limitando le libertà degli italiani in nome della lotta contro il Covid-19. Papa Giovanni Paolo II aveva già sollevato il monito: "Grave è la responsabilità delle ideologie che proclamano l'odio e il risentimento come motori della storia".Evidentemente quello che accade in Italia non è casuale. Per capire la gravità della situazione si deve guardare al di là della discussione sul vaccino, ovvero alla pericolosa predica dell'odio e della punizione di ogni dissenso, che deteriora le relazioni sociali distruggendo la convivenza anche all'interno delle famiglie.La storia ci ha insegnato che tutti i sistemi dittatoriali devono cercare meccanismi per mantenersi e avendo un nemico è possibile giustificare determinate azioni. La trappola della lotta contro i No Vax non è casuale, aprite gli occhi!IL COMMENTO DI RINO CAMMILLERINel suo interessantissimo blog "Antidoti", il 18 novembre 2021 Rino Cammilleri in merito alla demonizzazione dei novax ha scritto:Allora, se ho capito bene: il vaccino non ferma i contagi perché ci sono i non vaccinati. Costoro verranno messi dunque con le spalle al muro. Quando avranno capitolato saremo tutti vaccinati. E se il contagio ancora non si ferma, la colpa sarà di quelli che non hanno fatto la terza dose. E se il contagio ancora non si fermerà, sarà di quelli che non fanno la quarta. Come trovata governativa è geniale: si può andare avanti all'infinito. È il vecchio "divide et impera". Ma sempre efficace per evitare che i sudditi, stufi, se la prendano col re.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6782LA CHIESA DEVE EVANGELIZZARE IL MONDO O FARSI CONTAMINARE DA ESSO?di Riccardo CascioliJeffrey Sachs membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (PASS) è senza dubbio uno scandalo, come già alcuni hanno detto. La nomina pontificia, avvenuta lunedì 25 ottobre, è una decisione che crea ulteriore disorientamento e confusione, come se non ce ne fosse già abbastanza nella Chiesa. O forse, se ne sono viste talmente tante in questi anni che una più una meno non fa neanche troppa differenza per la maggior parte dei fedeli. Probabilmente è proprio così, restano in pochi a indignarsi per la nomina in una delle Accademie del Papa di un fanatico neo-malthusiano, abortista convinto e teorico del controllo della popolazione.UN SIGNIFICATO CHE VA OLTREEppure la nomina di Jeffrey Sachs ha un significato che va oltre la partecipazione a una prestigiosa accademia pontificia che dovrebbe elaborare studi e ricerche che siano di aiuto alla Chiesa nello sviluppo della Dottrina sociale. Sachs è un economista di ambigua fama: da una parte è tra gli specialisti più influenti al mondo, nonché consulente di ben tre segretari generali dell'ONU, e guru dello sviluppo sostenibile (attualmente è direttore del Center for Sustainable Development alla Columbia University); dall'altra sul campo ha raccolto soltanto fallimenti: è noto come "padre" della discussa "terapia choc" applicata in Polonia per accelerare la transizione da un'economia di stampo comunista a un sistema capitalistico; molto meno noto il grande progetto, all'inizio degli anni Duemila, di lotta alla povertà in Africa - The Millennium Villages Project - con cui aveva scelto 12 villaggi dell'Africa subsahariana che, grazie all'applicazione delle sue teorie economiche (con investimenti pari a 120 milioni di dollari), sarebbero dovuti diventare nel giro di 5 anni dei modelli da replicare in tutta l'Africa per sconfiggere definitivamente la povertà. Si trattò di un fallimento clamoroso, raccontato in un libro (Nina Munk, The Idealist, 2013) da chi aveva seguito il progetto passo dopo passo fin dalla sua ideazione. La morale è semplice: le brillanti teorie economiche non funzionano quando sono calate nella realtà degli uomini.Malgrado ciò, la carriera di Sachs non ne ha sofferto e alla fine è anche diventato la "guida economica" del Vaticano, e poco conta che i suoi libri e interventi pubblici dimostrino una certa ossessione per il presunto problema della sovrappopolazione, che vorrebbe risolvere in modo drastico. Anche per questo è un grande ammiratore della Cina che, con la sua "politica del figlio unico", ha fatto fuori in 40 anni qualcosa come 400 milioni di esseri umani.UNO SCENARIO ANCORA PIÙ INQUIETANTETutto questo evidentemente non conta, e così ha avuto una gran parte nella stesura dell'enciclica ecologista Laudato Si' (2015), è una delle menti di "The Economy of Francesco", è protagonista da anni di ogni convegno internazionale di rilievo sui temi sociali che si svolge in Vaticano. Alla fine, la nomina come membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali non può sorprendere, è la logica conseguenza di quanto avvenuto negli ultimi anni.Sebbene lo scandalo sia grande, la vicenda di Sachs rivela uno scenario ancora più inquietante. Il cancelliere della PASS, l'argentino monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, a proposito della ingombrante presenza in Vaticano di Sachs, più volte ha detto ai giornalisti che Sachs ha cambiato idee e che comunque l'obiettivo è che l'ONU e i suoi uomini più influenti prestino ascolto alle priorità poste dalla Santa Sede, cosa che - dice Sorondo - sta avvenendo. Cioè, il poverino sembra convinto che sia l'ONU ad aver cambiato priorità nelle sue decisioni per accogliere quanto la Chiesa, e soprattutto papa Francesco, vorrebbe. Non si rende conto che invece è proprio la Chiesa che si è spostata sulle posizioni delle agenzie dell'ONU e dei gruppi ecologisti. Non solo la Santa Sede, abbiamo visto cosa è accaduto alle Settimane Sociali della Chiesa italiana svoltesi lo scorso fine settimana: la prima proposta approvata impegna le parrocchie in progetti per la transizione energetica.In pratica non è il mondo ad essere stato contaminato dal pensiero della Chiesa, è invece la Chiesa ad essere in balia dei poteri di questo mondo. L'esempio più evidente è l'integrazione del concetto di sviluppo sostenibile nel magistero della Chiesa, avvenuto ufficialmente con l'enciclica "Laudato Si'", ma che è ormai diventato un ritornello continuo. In cosa consiste effettivamente lo sviluppo sostenibile? Se si prende il Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future, 1987) vediamo che il concetto di sviluppo sostenibile nasce dalla convinzione che la pressione demografica sia una zavorra per lo sviluppo e un fattore di degrado per l'ambiente. Cioè, c'è dietro una concezione negativa dell'uomo, della sua presenza. Niente a che vedere con il Magistero tradizionale della Chiesa cattolica. Se la Chiesa comincia ad adottare i concetti del mondo, allora è evidente che è il mondo a vincere e non la Chiesa ad evangelizzare, e il Vaticano diventa terra di conquista. Noi siamo arrivati esattamente qui.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6768VACCINI E GREEN PASS, TRA I CATTOLICI C'E' CHI DICE SIdi Riccardo CascioliUn fenomeno nuovo, evidente e inquietante legato alla questione vaccini e Green Pass è la divisione, anzi, per meglio dire, la spaccatura profonda che si registra nel mondo cattolico definito come pro-life. Compagni di tante battaglie si stanno sparando l'un contro l'altro in un crescendo di aggressività sconcertante, a colpi di dottrina e bioetica. Soprattutto, si deve riconoscere, chi ha sposato l'obbligatorietà del vaccino si distingue per durezza e disprezzo di chiunque abbia anche solo dei dubbi sull'inoculazione del vaccino anti-Covid. Disprezzo che comincia già con l'etichetta no-vax affibbiata con l'evidente intenzione di squalificare già gli interlocutori.Sicuramente ci sarà anche qualcuno che possa sentirsi definito da questa etichetta, ma nella stragrande maggioranza dei casi stiamo parlando di persone che hanno legittimi dubbi su sicurezza ed efficacia dei vaccini ora in circolazione e che in ogni caso rifiutano altrettanto legittimamente la vaccinolatria che è ormai diventata pensiero unico. A maggior ragione queste persone rifiutano il Green Pass, almeno così come è applicato in Italia, che oltretutto è una misura politica che con la salute pubblica ha poco a che fare. E quindi, al massimo, si potrebbe parlare di free-vax, se proprio è necessario mettere un'etichetta.Da questo punto di vista un'interessante opera di chiarificazione nasce dal confronto tra due eventi svoltisi sabato scorso: il convegno di Roma, "Salute dei malati e salvezza delle anime" organizzato da Voice of the Family, e la Giornata della Bussola ("Non avete ricevuto uno spirito da schiavi..."), svoltasi a Palazzolo sull'Oglio, al cui interno ci sono stati due importanti interventi sulla questione Covid e vaccini, dal punto di vista scientifico e teologico (pubblicheremo nei prossimi giorni i testi e la registrazione video del professor Paolo Bellavite e di don Mauro Gagliardi).DUE POSIZIONI CHE PARTONO DA DIVERSE LETTURE DELLA REALTÀDa un esame dei due eventi si ha la sensazione che ci sia una certa sintonia sui princìpi (del resto stabiliti dal Magistero), ma un totale disaccordo sulla realtà a cui questi princìpi si applicano. E si sa, se cambiano i dati della realtà, gli stessi princìpi possono portare a conclusioni opposte. Un punto fondamentale è la liceità morale dei vaccini anti-Covid, dato che in qualche fase della loro preparazione hanno usato cellule da feti abortiti. È curiosamente passata l'idea nel mondo cattolico che la Chiesa li giudichi moralmente leciti tout court. In realtà, seppure nel tempo si sia persa la forza nell'affermarlo, la Chiesa ha posto dei "se" e anche un "ma".I "se", cioè le condizioni, sono essenzialmente lo stato di necessità e la mancanza di vaccini alternativi, eticamente ineccepibili. Nelle posizioni vacciniste si dà per scontato che la pandemia sia gravissima e impossibile da fermare se non con il vaccino, e si sprecano i paragoni con le grandi pandemie del passato, anche per giustificare i lockdown e il Green Pass. Ora, non va ovviamente sottovalutata la pericolosità del Covid; ma fare un paragone con, ad esempio, la Spagnola è intellettualmente disonesto. L'influenza Spagnola che colpì il mondo tra il 1918 e il 1920 ha provocato in due anni decine di milioni di morti (le stime variano tra i 20 e i 100 milioni) su una popolazione mondiale che allora non arrivava a due miliardi. I contagiati furono in circa 500 milioni, vale a dire un quarto dell'intera popolazione. In proporzione oggi dovrebbero essere contagiate due miliardi di persone con decesso che variano dagli 80 ai 400 milioni. Dopo due anni di Covid parliamo invece di 245 milioni di contagi e meno di 5 milioni di morti, peraltro cifre che - come abbiamo visto per l'Italia - necessiterebbero di molti chiarimenti. In ogni caso si tratta di cifre importanti, non va negato, ma parliamo di una scala di grandezza ben diversa. Senza contare i mezzi che abbiamo oggi a disposizione per tenere controllati i contagi. E senza considerare la gravità delle reazioni avverse ai vaccini che, come dimostra la nostra inchiesta, è un fenomeno preoccupante quanto censurato.Inoltre si dà anche per scontato che il Covid colpisca in modo grave senza distinzione, e anche questo non è vero: se tutti rischiano il contagi, i decessi riguardano soprattutto le persone molto anziane e quelle con diverse patologie pregresse. Evidenziare tale aspetto non vuole dire dare meno importanza perché non ci importa degli anziani, è esattamente il contrario: il fatto che la mortalità riguardi soprattutto una fascia d'età, vuol dire che possono essere messi in atto strumenti di prevenzione e di cura ben indirizzati. E lo stato di necessità quindi si può applicare propriamente soltanto a questo settore della popolazione. In ogni caso, il professor Bellavite ha mostrato come il rischio assoluto di ospedalizzazione vari enormemente a seconda dell'età.Quanto alle alternative, anche nel convegno di Roma si riscontra il limite di focalizzarsi soltanto sui vaccini. Ma le alternative sono anche le cure domiciliari, che andrebbero attivate ai primi sintomi per avere la migliore efficacia. Una recente ricerca dell'Istituto Mario Negri, ha citato ancora il prof. Bellavite, ha mostrato come il rischio di ospedalizzazione per chi viene curato immediatamente con antiinfiammatori, rispetto al protocollo ministeriale basato su tachipirina e vigile attesa, si riduce dall'11,1 allo 0,9%.NECESSITÀ DI FERMARE L'USO DI CELLULE DA FETI ABORTITIQuanto al "ma", i documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Pontificia Accademia per la Vita indicano la necessità di fare azione di lobby nei confronti dei governi e delle case farmaceutiche per fermare l'uso di cellule da feti abortiti. E su questo purtroppo - è stato denunciato anche al convegno di Voice of the Family - c'è il silenzio più totale da parte della Chiesa e degli stessi gruppi organizzati. È comprensibile che per il singolo fedele sia ben difficile prendere iniziative efficaci in tal senso, ma la voce della Chiesa dovrebbe farsi sentire forte. Basta guardare i successi dei gruppi animalisti nell'imporre che i nuovi farmaci non siano testati sugli animali, per capire quale vuoto dei cattolici ci sia qui.Un altro importante punto riguarda il bene comune. Vale a dire la convinzione che vaccinarsi vada considerato un dovere morale sia per tutelare la propria vita sia per tutelare quella degli altri. Ma questo potrebbe essere vero se il vaccino avesse un effetto sterilizzante, ovvero se l'iniezione garantisse l'immunità. Ma non è affatto così: dai dati disponibili appare evidente che il vaccino ha il potere, entro un certo livello, di attenuare i sintomi nel caso di contagio, ma tale efficacia è di breve durata, tanto che i paesi che hanno concluso rapidamente la vaccinazione con le prime due dosi - vedi Regno Unito e Israele -, hanno già iniziato la terza e già si parla di una quarta dose entro sei mesi dalla precedente.Inoltre il vaccino non elimina la possibilità di contagio, il che fa venir meno tutto il discorso della solidarietà. Anzi, l'istituzione del Green Pass paradossalmente può favorire la diffusione del virus, perché molto facilmente un vaccinato contagiato ma asintomatico o paucisintomatico andrà in giro incontrollato a diffondere il virus. Il che impedisce che la vaccinazione favorisca il bene comune: come ha sintetizzato il prof. Bellavite, il vaccino può essere di beneficio - limitato - per il singolo, ma è nullo per la collettività. Rifiutare il vaccino dunque, in questo caso non ha nulla di anarcoide o individualista, è la constatazione dei limiti del vaccino stesso.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6751GRETA THUNBERG A MILANO PER SPONSORIZZARE L'AUTODISTRUZIONE DELL'OCCIDENTE di Riccardo CascioliUn passaggio non deve sfuggire di questi giorni di "Circo del Clima" che si è esibito a Milano come antipasto della Cop26 (Conferenza Internazionale sul Clima) di novembre a Glasgow. E la chiave ce la fornisce ancora una volta il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi. Nel suo discorso davanti ai giovani di Youth4Climate il 1° ottobre ha detto che sul clima l'Italia è «pronta a scelte audaci» perché «dobbiamo agire adesso». Ma cosa vuol dire «scelte audaci»? Rimanendo in discorsi astratti, l'affermazione suona bene, dà l'idea di una svolta che finalmente farà fare cose buone che uniscono il benessere delle persone al bene dell'ambiente; sa di investimenti fatti a fin di bene e non per arricchire pochi speculatori, e così via.Ma se entriamo nel concreto, Draghi suggerisce ben altro. Teniamo presente che tutti i discorsi sentiti in questi giorni a Milano (almeno quelli seri, non i bla bla di Greta e Vanessa) parlano di una transizione ecologica ed energetica che è in realtà, almeno nelle intenzioni, una vera e propria rivoluzione che intende rifondare da zero l'intero sistema economico. La novità sta nel fatto che dopo anni ed anni in cui si è venduta l'idea "green" con la promessa di tanti, nuovi posti di lavoro che avrebbero realizzato un mondo idilliaco fatto di aria profumata e tanti soldi per tutti, il nostro presidente del Consiglio ha fatto capire come stanno effettivamente le cose.E cioè: «La transizione è una necessità: o la affrontiamo ora o pagheremo un prezzo ancora più alto in futuro». Tradotto: la transizione ecologica sarà un bagno di sangue (economicamente parlando), ma serve per evitare che tra 30-50 anni siamo tutti spazzati via dalle catastrofi naturali. Dunque, dichiarare lo stato di emergenza climatica serve per spingere le persone ad accettare grossi sacrifici ora, reali (il clamoroso aumento delle bollette di luce e gas è solo l'antipasto), per evitare ipotetici e non meglio identificabili sacrifici futuri. Del resto, si sa, se c'è una emergenza tutto diventa lecito da parte dei governi.SCENARI IMPOSSIBILI DA PREVEDEREEppure, malgrado la propaganda ecocatastrofista, nessuno può dire oggi cosa accadrà al clima tra 20-30-100 anni e che conseguenze avrà sulla vita delle persone; e le previsioni degli scorsi decenni, che alla prova dei fatti si sono rivelate sballate, inducono almeno alla cautela nel prendere per oro colato gli scenari drammatici che ci vengono prefigurati.Di sicuro vediamo che c'è oggi una volontà di ridisegnare l'economia dall'alto; far vivere l'opinione pubblica nella paura e nell'emergenza rafforza il potere dello Stato sul cittadino e anche sulla libertà d'impresa. Al riguardo si faccia memoria del discorso con cui Draghi ha presentato il governo alle Camere: con la pandemia - era il concetto espresso - tante attività economiche vengono azzerate o messe in difficoltà, noi aiuteremo a farle ripartire; ma non tutte, solo quelle che sono utili. Chiaro no? È il trionfo del modello cinese, l'economia socialista di mercato. La presunta emergenza climatica serve solo a imprimere la svolta definitiva, e ora si può cominciare a dire che i costi della transizione saranno molto alti, perché la gente nell'emergenza Covid ha già dato prova di essere pronta a sopportare e supportare le «scelte audaci» che il governo ci imporrà.Se poi andiamo nel dettaglio, vediamo delle proposte concrete decisamente inquietanti, una in particolare vorremmo segnalare: le "comunità energetiche". Tutti sappiamo che al cuore del programma contro i cambiamenti climatici sta la rinuncia ai combustibili fossili entro 10, 30 o 40 anni secondo i diversi programmi. Il problema è che tale proposito - dati alla mano - appare semplicemente irrealizzabile, essenzialmente perché solare ed eolico, checché se ne dica, sono destinate a rimanere fonti energetiche marginali. Ma invece che prendere atto della realtà, i nostri grandi strateghi sono alla ricerca di soluzioni per realizzare l'obiettivo.Ed ecco dunque l'idea: trasformare tutti i cittadini da consumatori a produttori di energia. Lo ha ben spiegato nei giorni scorsi dalle colonne di Avvenire Leonardo Becchetti, che è uno degli economisti italiani più in vista, molto ben inserito sia negli organismi internazionali sia nella Chiesa (è anche nel Comitato promotore delle Settimane sociali dei cattolici italiani). È stato coniato anche un nuovo termine per definire il cittadino modello: prosumer, ovvero l'unione tra le due parole producer e consumer (produttore e consumatore, in pratica una crasi energetica). Così condomini e quartieri possono avere la loro mini-centrale elettrica, piazzando pannelli solari sui tetti o turbine eoliche negli spazi verdi e immagazzinando questa energia (che non è continua e stabile) in appositi accumulatori. In questo modo i condomini possono consumare l'energia che producono e possibilmente vendere il di più prodotto immettendolo nella rete nazionale.L'OCCIDENTE VUOLE IMITARE LE DISASTROSE POLITICHE ECONOMICHE DI MAONon entriamo in questa sede nel dettaglio tecnico di questo progetto, ma siamo sicuri che i lettori più attenti avranno a questo punto la sensazione di aver già sentito qualcosa del genere tanti anni fa. Esatto: era il 1958 e Mao Zedong lanciava il piano quinquennale che avrebbe dovuto garantire alla Cina comunista "Il grande balzo in avanti". Il piano si prefiggeva un rapido sviluppo agricolo e industriale basato su collettivizzazione agraria e produzione dell'acciaio. E come sfidare l'Occidente sul terreno dell'acciaio, visto che Mao prevedeva che in 15 anni la Cina avrebbe prodotto tanto acciaio quanto l'Inghilterra? Con gli "altiforni da cortile". Cioè, ogni piccolo villaggio o agglomerato doveva dotarsi di piccole fornaci in cui fondere tutto il metallo possibile per produrre l'acciaio necessario.Decine di milioni di agricoltori e operai furono obbligati a dedicarsi a questa impresa (visto che le fornaci, così come le centrali elettriche, non funzionano da sole). Chiunque può andare a leggersi come andò a finire: nel giro di tre anni si consumò un vero disastro economico, e "Il grande balzo in avanti" provocò una carestia che provocò dai 15 ai 40 milioni di morti.Qualsiasi persona di buon senso poteva capire che il piano di Mao - sostenuto dagli esperti del tempo - era una vera e propria follia, ma l'ideologia acceca e rende possibile qualsiasi disastro. Anche l'ecologismo è una ideologia, e sta accecando le élites occidentali. A fare veramente paura non dovrebbero essere i cambiamenti climatici, ma questi esperti che ripropongono oggi, come fossero una novità geniale, gli stessi concetti che già tante catastrofi hanno provocato nella Cina di Mao.Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Avanzano gli oracoli green. E i costi pure" spiega come le politiche di chi asseconda i deliri ambientalisti di Greta Thunberg facciano aumentare i costi per imprese e famiglie rendendo tutti più poveri.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 ottobre 2021:La Pre-Cop 26 chiude le porte delle sue riunioni di Milano, lasciando a tutti noi l'immagine di ministri e governanti succubi delle profetesse del nuovo verbo ecologista, Greta Thunberg e Vanessa Nakate. Ad Assisi va in scena "The Economy of Francesco" con il pericolo di censurare la dignità umana. Il "verde sol dell'avvenire" avanza, ne pagheremo le spese.Le riunioni italiane, conclusesi ieri, anticipano il vertice globale di Glasgow della COP26 del prossimo novembre, in cui i Paesi del mondo dovrebbero presentare i piani aggiornati, in vista di mete impossibili, per la riduzione delle emissioni di C02 e per la salvezza del pianeta. Nei messaggi finali della conferenza di Milano, il commissario europeo Frans Timmermans ha riaffermato il messianico compito che si è assunto di lottare per la "salvezza dell'umanità". Il nostro ministro Roberto Cingolani ha invece ribadito l'impegno per la decarbonizzazione e anticipato la notizia di un prossimo smantellamento degli approvvigionamenti energetici da gas naturale, sui quali l'Italia ha investito centinaia di miliardi negli ultimi decenni. Chi si attendeva un dibattito scientifico e serio sull'andamento climatico è rimasto deluso.Lascia l'amaro in bocca l'assoluto silenzio sulla crescita dei costi della vita per imprese e famiglie che già subiamo in Europa che le decisioni green prese a Bruxelles. Il presupposto dogmatico di questa emergenza che impoverisce tutti è chiaro: il clima e la Terra stanno morendo, a ciascun Paese e cittadino deve essere imposta una nuova vita, un "cambiamento radicale e rapido". L'India ha risposto a queste richieste con composta fermezza: i Paesi ricchi dell'Occidente devono donare ogni anno a loro e agli altri Paesi ‘poveri' ben più di 100 miliardi di dollari. Nel 2009, le nazioni più ricche del mondo si erano impegnate a fornire 100 miliardi di dollari di finanziamenti ogni anno entro il 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica, ma questo obiettivo non è mai stato raggiunto.In Europa emergono i primi segnali di riflessione. I 19 ministri delle finanze dei Paesi della zona euro [...] discuteranno l'impennata dei prezzi dell'energia lunedì 4 ottobre: all'orizzonte c'è il possibile rallentamento della ripresa economica e la crescita della povertà. Nei giorni scorsi, all'ennesima richiesta tutta europea di imporre ai vettori aerei che solcano i nostri cieli di usare biocarburanti al posto del kerosene, i rappresentanti delle compagnie aeree hanno semplicemente risposto come tutti immaginavamo: "Non se ne parla senza aiuti diretti e comunque i prezzi dei biglietti dei passeggeri aumenteranno almeno dell'8%". Nel contesto della fantomatica emergenza climatica, tutte le decisioni più assurde graveranno sulle spalle dei cittadini.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6675IL (FALSO) ALLARME ONU SULL'EMERGENZA CLIMATICA di Riccardo Cascioli«Che barba, che noia». Il tormentone di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello si addice perfettamente alla pubblicazione del VI Rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l'organismo dell'ONU che si occupa di cambiamenti climatici. Come ampiamente previsto si presenta la catastrofe climatica già in corso con mari che si alzano, temperature globali fuori controllo, eventi estremi che impazzano, ghiacciai che si fondono e così via allarmando. Se continua così sarà la fine del pianeta e alcuni danni sono già irreversibili, bisogna agire immediatamente per salvare il salvabile. Come? Ovviamente eliminando in fretta tutti i combustibili fossili, carbone in testa (ma anche il metano va incluso nella lista degli "impresentabili") e puntare tutto sulle fonti rinnovabili come eolico e solare. Insomma è "codice rosso per l'umanità", come ha detto il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres, indicando un limite di allarme che non potrà essere superato: dopo il codice rosso c'è solo il disastro.Il Rapporto dell'IPCC - quella pubblicata ieri è la prima di tre parti, l'ultima delle quali sarà pubblicata nel 2022 - capita a proposito per fare pressione sulla prossima Conferenza internazionale sul clima (COP26) che si svolgerà in novembre a Glasgow, e il cui fallimento è già segnato. «La scienza ha parlato, ora tocca alla politica», è il solito ritornello ripetuto ancora ieri, per accreditare la narrazione secondo cui c'è un mondo scientifico assolutamente concorde nel ritenere che esista una emergenza climatica senza precedenti e poi il mondo dei capi di governo che non hanno una vera volontà di prendere le necessarie misure per biechi interessi elettorali.LA NARRAZIONE MEDIATICA CONTRO LA REALTÀ E LA VERA SCIENZAMa appunto, questa è una narrazione, non la realtà. Intanto, quale scienza ha parlato? E qui bisogna ricordare che l'IPCC non è un organismo scientifico, come generalmente si ritiene, ma politico come del resto dice il nome: è un organismo intergovernativo sotto l'egida dell'ONU. Ci sono scienziati al suo interno, ma non solo, e non sono neanche la maggioranza: tanto è vero che l'attuale presidente dell'IPCC, il sud-coreano Hoesung Lee (in carica dal 2015), è un economista, e il suo predecessore Rajendra Pachauri (2002-2015) era un ingegnere. Perciò la contrapposizione scienza-politica è pura mistificazione. Peraltro l'IPCC non produce lavori scientifici propri ma semplicemente sintetizza gli studi esistenti sul clima, ed evidentemente non tutti gli studi, visto che sono migliaia gli scienziati che negano l'esistenza di una emergenza climatica.È dal 1990 che l'IPCC produce periodicamente i Rapporti di valutazione come quello presentato ieri (il precedente è stato nel 2013-2014) e lo scopo è sempre politico: si crea l'allarme clima (eccesso di emissioni di CO2, anidride carbonica) per spingere poi i governi a prendere le decisioni volute (eliminazione dei combustibili fossili) e convincere l'opinione pubblica ad accettare tasse e limitazioni della libertà che senza uno stato di emergenza non accetterebbe mai.Se questo vi sembra somigliare moltissimo al meccanismo con cui è nata l'emergenza Covid con tutto quel che ne sta seguendo, ebbene sappiate che non è un caso: c'è un totalitarismo che avanza a grandi passi sfruttando proprio il tema delle presunte emergenze globali (ma avremo modo di riprendere questo argomento) e instillando paura nella popolazione.Tornando al VI Rapporto di valutazione presentato ieri, c'è un piccolo particolare che esso tralascia, ovvero che non c'è alcuna crescita lineare o tumultuosa delle temperature globali (benché siano aumentate le emissioni di CO2), anzi oggi siamo esattamente al livello in cui ci si trovava all'epoca dell'ultimo Rapporto IPCC (2014), come mostra il grafico tratto dal database Hadcrut5 curato dal MetOffice britannico.In pratica, a un aumento della temperatura nel periodo 2002-2014, succede un periodo multifase caratterizzato dall'evento El Nino (2015-2020) e ora un declino delle temperature che ci riporta appunto al livello del 2014. Anzi, il 2021, per come sta andando finora, si candida ad anno più freddo dal 2014 e forse anche del 2005. Chi fa veramente scienza dovrebbe interrogarsi su questi dati, che contraddicono le teorie sul riscaldamento globale causato dall'uomo. E non solo questo: visto che siamo ormai abituati al crescendo di allarmi sul clima, andare a riprendere gli appelli del passato è un sano esercizio di realismo.DIECI ANNI PER SALVARE IL MONDORicordiamoci allora che nel 1989, appena prima del I rapporto dell'IPCC, l'ONU lanciò la Dichiarazione sull'emergenza climatica, nota anche come "Dieci anni per salvare il mondo". Il direttore del Programma Onu per l'Ambiente (UNEP), Noel Brown dichiarò che «intere nazioni potrebbero essere spazzate via dalla faccia della Terra a causa della crescita del livello del mare, se la tendenza al riscaldamento globale non sarà invertita entro il 2000». Le inondazioni delle coste e la distruzione di raccolti provocheranno un esodo di "eco-rifugiati" con conseguente caos politico. «I governi hanno una finestra di dieci anni per risolvere il problema dei gas serra prima che la situazione sfugga totalmente al controllo umano».Il rapporto dell'UNEP, in collaborazione con l'Agenzia USA dell'Ambiente, entrava nel dettaglio: dato che il riscaldamento provoca lo scioglimento delle calotte polari e il livello degli oceani era dato in crescita di un metro, le Maldive e altre isole sarebbero state sommerse dall'acqua, così come un sesto del Bangladesh che in conseguenza dovrebbe fare i conti con 23 milioni di sfollati; e l'Egitto sarebbe stato ridotto alla fame perché un quinto delle sue terre agricole nel Delta del Nilo sarebbero state sommerse causando la perdita del cibo necessario alla popolazione.Sono passati oltre venti anni dal 2000 e queste - come altre previsioni catastrofiche - non si sono avverate. Né c'è motivo di credere che si avvereranno le stesse previsioni che ieri sono state ripetute per l'ennesima volta. È invece certo che il disastro sarà provocato dalle costosissime politiche climatiche che si sono già dimostrate un fallimento: i fortissimi investimenti già fatti sulle rinnovabili e su tecnologie per ridurre le emissioni di CO2, stanno distruggendo le industrie occidentali, spostando molta della produzione in Cina, dove non c'è alcun vincolo all'uso dei combustibili fossili. Con il risultato che le emissioni globali di CO2 hanno continuato e continueranno a crescere. E non sarà certo l'ennesimo allarme dell'IPCC a cambiare la realtà.Nota di BastaBugie: Michele Mazzeo nell'articolo seguente dal titolo "L'allarme da Toyota sulle auto elettriche: inquinano di più e rimarremo senza elettricità" fa capire quali sono gli scopi dei ricorrenti allarmi catastrofistici dell'ONU. Fare inghiottire all'umanità cambiamenti epocali con costi immensi a beneficio dei pochi potenti che ne trarranno profitti astronomici.Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 30 luglio 2021:Il Ceo della Toyota e presidente della associazione costruttori di automobili giapponese Akio Toyoda afferma che la transizione completa ai veicoli elettrici potrebbe costare centinaia di miliardi di euro, rendere le auto inaccessibili per la gente media, lasciare interi Paesi senza elettricità senza ottenere alcun beneficio per l'ambiente dato che la produzione di batterie per i mezzi elettrici aumenterebbe le emissioni di CO².Il CEO di Toyota Akio Toyoda ha lanciato un attacco a tutto tondo contro le auto elettriche in una riunione annuale delle case automobilistiche. Il numero uno della casa giapponese ha infatti criticato l'eccessiva spinta verso i veicoli elettrici, affermando che chi sostiene l'elettrificazione di massa del traffico stradale non ha considerato il carbonio emesso dalla generazione di elettricità oltre ai costi di una transizione totale ai mezzi cosiddetti "green".Il boss Toyota, facendo l'esempio del Giappone, ha evidenziato come il Paese del Sol Levante rimarrebbe senza elettricità in estate se tutte le auto funzionassero con energia elettrica. E che l'infrastruttura necessaria per supportare una mobilità composta solo da veicoli elettrici costerebbe al Giappone tra i 14 e i 37 trilioni di Yen, vale a dire tra i 110 miliardi e i 290 miliardi di euro.A ciò si andrebbe ad aggiungere anche il fatto che, a suo dire, i veicoli elettrici a batteria sono più inquinanti dei veicoli a benzina a causa della produzione di elettricità, ancora fortemente legata ai combustibili fossili, che produce emissioni nocive, sfatando dunque il mito delle auto elettriche come veicoli 'carbon neutral'. "Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica" ha detto infatti Toyoda spiegando che considerando la produzione delle batterie le emissioni totali di CO2 di un'auto elettrica sono quasi il doppio rispetto a quelle generate per la fabbricazione di un'auto termica o ibrida.Il messaggio del Ceo Toyota è stato ancora più chiaro nel momento in cui si è rivolto direttamente al Governo nipponico (che a breve dovrebbe vietare la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035): "Quando i politici sono là fuori a dire: 'Liberiamoci di tutte le auto che usano benzina', capiscono tutto ciò?" ha proseguito infatti nella conferenza stampa di fine anno nella sua qualità di presidente della Japan Automobile Manufacturers Association. Toyoda ha poi messo in guardia l'attuale Governo anche sul fatto che se il Giappone sarà troppo frettoloso nel vietare le auto a benzina, "l'attuale modello di business dell'industria automobilistica crollerà", causando inoltre la perdita di milioni di posti di lavoro.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6664IO NON MI VACCINO, VENITE PURE A PRENDERMI di Riccardo CascioliVisto che ormai si è scatenata la caccia a chi non vuole vaccinarsi contro il Covid e la campagna d'odio verso chi sprezzantemente è definito "no vax" sta raggiungendo livelli senza precedenti, ho deciso di costituirmi: io non mi vaccinerò; venitemi pure a prendere se oltre a fare i leoni da tastiera o i generali dei proclami, avete il coraggio di un incontro fisico, reale.Però intanto cominciamo a chiarire le cose: non sono affatto "no-vax", così come non lo è la stragrande maggioranza di coloro che non intendono vaccinarsi contro il Covid. Non solo ho fatto tutti i vaccini che l'Italia comanda, ma avendo girato un po' per il mondo, ho fatto tranquillamente tutti i vaccini e le profilassi richieste. Ciò non ha impedito, come è logico che sia, che qualche "souvenir sanitario" di questi viaggi mi sia rimasto; a ricordare che vaccini e profilassi non ci rendono superuomini immortali, ma hanno i loro margini di rischio.Non solo, come Bussola abbiamo sempre sostenuto l'importanza delle vaccinazioni essenziali nei paesi in via di sviluppo, dove si muore giovanissimi per malattie qui ampiamente sconfitte.Ma ci sono vaccinazioni e vaccinazioni: davvero questi apostoli del vaccino ritengono che le migliaia di sanitari in Italia che stanno rischiando il posto e la carriera pur di non sottoporsi al vaccino siano dei pericolosi estremisti o dei creduloni che si abbeverano a fonti inattendibili?Noi stessi sulla Bussola abbiamo sempre sostenuto che ci sono delle categorie di persone a cui può essere riconosciuto lo stato di necessità e quindi, valutando il rapporto rischi-benefici, consigliato di vaccinarsi. Ma appunto: consigliato, forse raccomandato, e comunque a certe condizioni. Certamente non obbligato. E riguarda solo una fascia di popolazione, quella che ha dimostrato essere più a rischio di vita nel caso di una infezione da Covid.LA CAMPAGNA D'ODIO CONTRO I NON VACCINATIMa è evidente che già da molto tempo la questione Covid ha smesso di essere un problema sanitario per diventare uno strumento politico. Solo così si spiega la furia, il disprezzo e l'odio contro chi pone obiezioni all'obbligatorietà dei vaccini. Solo così si spiega la totale irrazionalità di certe posizioni dogmatiche.Non mi vaccino per tanti motivi, tre in particolare: perché i rischi sono maggiori dei benefici; perché c'è un problema etico; perché stante l'evidente scopo politico del green pass, questa è diventata anche una battaglia a difesa della libertà. Sintetizzo il primo punto: anzitutto per quanto non sia affatto augurabile ammalarsi di Covid, e malgrado a leggere i giornali sembrerebbe che almeno mezza Italia sia infetta, la probabilità di contagio è molto bassa, sia per stile di vita personale (ho una scarsa propensione all'assembramento) sia per dati oggettivi: il bollettino di ieri sera riportava che in Italia ci sono poco più di 51mila contagiati (contagiati, non malati), vale a dire lo 0,08% della popolazione italiana. E solo una minima parte di questi risultano ricoverati con qualche sintomo: 1.194 (il 2,3% dei positivi, lo 0,002% della popolazione italiana). Leggendo i giornali e ascoltando la tv, politici e influencer vari, si ha comunque la sensazione che una nuova ondata si sia rimessa effettivamente in moto. Ebbene, si rimane stupiti a notare che in effetti stiamo assistendo a un calo notevole dei malati di Covid: l'1 luglio, tanto per fare un esempio, i "ricoverati con sintomi" erano 1.532. Vale a dire che in 20 giorni c'è stata una diminuzione del 22%. Discorso analogo per le terapie intensive, passate in 20 giorni da 229 a 158 presenze (-31%).Se comunque venissi contagiato so di poter contare sulle terapie precoci che - ne abbiamo tantissime prove - danno ottimi risultati. Certo, nessuno ci garantisce di non morire comunque di Covid, ma lo stesso vale per i vaccini, come stiamo vedendo in questi mesi. Devo agire con prudenza e ragione; ma non spinto dalla paura di morire. Devo essere invece sempre cosciente che la mia vita è ultimamente affidata a Dio (lui è il Signore della vita e della morte), non ai farmaci, ai virologi, ai generali (e neanche ai preti).A fronte di questa bassa probabilità di contagio c'è un rischio evidente in vaccini sperimentali, i cui "bugiardini" vengono aggiornati man mano che i vaccinati registrano reazioni avverse gravi, anche letali; i cui effetti a lungo termine sono sconosciuti, la cui reale efficacia è ancora tutta da dimostrare.NON DIRE NULLA È UNA GRAVE OMISSIONESulla questione etica è presto detto: non si tratta di stabilire quanto sia remota la cooperazione al male compiuto da chi ha praticato quegli aborti da cui sono state tratte le cellule che, riprodotte milioni di volte, sono arrivate a contribuire alla realizzazione di questi vaccini. Questa lontananza la diamo per acquisita. Ma come ricordava il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, anche in questo caso la liceità dell'uso di questi vaccini è legato all'esistenza di alcune condizioni, tra cui lo stato di necessità (cosa che appunto potrebbe verificarsi al massimo soltanto per una fascia della popolazione) e il fare un'azione di pressione su politici e case farmaceutiche perché non usino più cellule da feti abortiti. Soprattutto quest'ultimo punto è importante perché siamo in un contesto - come abbiamo già dettagliatamente spiegato - in cui l'uso di embrioni per la ricerca e di cellule da feti abortiti è in espansione e viene sempre più ritenuto normale. Non dire nulla davanti a questo è una grave omissione.Ma detto questo è chiaro, come già detto, che la questione sanitaria è da tempo - forse dall'origine - passata in seconda linea, è soltanto un pretesto per affermare qualcosa d'altro. Come ha ben sintetizzato recentemente il filosofo Giorgio Agamben «nel Green pass non è in gioco la salute, ma il controllo della popolazione». Realizzare un regime di apartheid con i numeri di contagiati e malati sopra citati sarebbe pura follia se non ci fosse un progetto più ambizioso. Altrettanto folle sarebbe vaccinare giovani e bambini che per il Covid hanno una mortalità praticamente pari a zero.UN REGIME TOTALITARIO NON PUÒ TOLLERARE CHI SFUGGE AL CONTROLLOI non vaccinati sono pericolosi non perché portatori di contagi mortali, ma perché sfuggono al controllo, ciò che una società che sta rapidamente trasformandosi in un regime totalitario non può tollerare. Anche se si vaccinasse il 100% della popolazione il virus non sparirebbe sia perché produce sempre nuove varianti, alcune delle quali probabilmente provocate dagli stessi vaccini e che a questi sfuggono sia perché bisogna considerare che il virus circola in tutto il mondo.Del resto è sempre stato chiaro che i vaccini non sono in grado di estirpare il Covid, ma di minimizzarne gli effetti. I fatti di questi giorni dimostrano che gli stessi vaccinati si contagiano e contagiano per cui i Green pass sono tutto meno che un certificato di sicurezza sanitaria.A questo si aggiunge il dato temporale: la validità del Green pass dura 270 giorni dall'inoculazione della seconda dose del vaccino. Ebbene, in Italia le seconde dosi sono iniziate il 17 gennaio; vale a dire che dal 14 ottobre i primi "immunizzati" non avranno più la copertura del Green pass e per Natale oltre tre milioni di vaccinati si ritroveranno di nuovo scoperti e quindi esclusi dai locali pubblici, ristoranti, treni, aerei, e così via. Cosa succederà? Ecco che il Green pass servirà a spingere alla terza dose, e poi alla quarta, e così via.Chi si sta vaccinando non per scelta sanitaria ragionata, ma pensando così di riacquistare la libertà, avrà presto un'amara sorpresa. Al contrario dire di no al Green pass e all'obbligatorietà dei vaccini è ormai una battaglia di libertà contro un regime che si sta affermando tra gli applausi entusiasti delle sue vittime.La spinta a vaccinarsi ha anche una inquietante analogia con la richiesta dei primi secoli di bruciare l'incenso all'Imperatore per avere la libertà di culto. Tanti cattolici hanno già deciso di farlo e, anzi, la chiamano carità. Ma noi non bruceremo l'incenso all'Imperatore. Resto qui ad aspettarvi.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6584LA TUTELA DELL'AMBIENTE E DEGLI ANIMALI NELLA COSTITUZIONE FA ARRETRARE I DIRITTI DEGLI UOMINI di Riccardo CascioliNel 1898 fu convocata a New York una Conferenza mondiale sull'urbanistica per affrontare il tema del drammatico inquinamento delle città dovuto al letame dei cavalli e alle carcasse degli animali. A fine '800 infatti la mobilità era assicurata quasi esclusivamente dai cavalli, ottimi animali che hanno però delle esigenze fisiche incompatibili con un'aria salubre: ogni cavallo infatti garantisce ogni giorno dagli 8 ai 12 chili di sterco più qualche litro di urina. Considerando che a New York nel 1880 circolavano circa 150mila cavalli si può facilmente immaginare quale catastrofe igienico-sanitaria rappresentasse la situazione. Qualche anno prima, nel 1894, il quotidiano inglese The Times aveva predetto che nel giro di 50 anni Londra sarebbe stata sommersa da tre metri di escrementi mentre a new York, almeno sulla quinta strada, gli escrementi sarebbero arrivati al terzo piano dei palazzi.Al confronto la previsione dell'innalzamento di un metro delle acque degli oceani fa semplicemente sorridere. Se allora una ipotetica Onu avesse imposto una agenda di sviluppo sostenibile nella prospettiva di lasciare un mondo pulito alle future generazioni - come accade oggi - avrebbe senz'altro spinto per un controllo delle nascite (ogni bambino che nasce significa più escrementi e anche una maggiore richiesta di cavalli). Poi avrebbe investito milioni di dollari nella ricerca di soluzioni tecnologiche per smaltire il letame o almeno diminuirne l'odore; avrebbe lanciato iniziative verdi come l'horse-sharing (condivisione dei cavalli) oppure studiato nuove diete ecologiche per i cavalli al fine di diminuirne la necessità di rilasciare sterco. Fortunatamente le agenzie dell'Onu erano di là da venire, altrimenti oggi saremmo ancora a discutere di come rendere carbon neutral lo sterco di cavallo, comunicandoci le scoperte attraverso il telegrafo senza fili .In realtà la Conferenza di New York finì male, perché sembravano non esserci soluzioni. Invece accadde che qualcuno ebbe l'idea di inventare l'automobile, prima con il motore a vapore, poi a scoppio e questo - incredibile a credersi oggi - risolse il problema dell'inquinamento dei cavalli.Ma l'invenzione dell'auto non fu frutto di una riflessione sull'inquinamento o su che mondo si sarebbe lasciato alle generazioni future se si continuava così, quanto invece della necessità di velocizzare i trasporti nel momento di espansione della rivoluzione industriale.In realtà tutta la cultura occidentale, permeata di cristianesimo, ha sempre pensato e agito considerando che il modo migliore di pensare alle generazioni future fosse di rispondere ai bisogni presenti in una prospettiva di sviluppo. Anche perché oggi non si è neanche in grado di immaginare che cosa accadrà e cosa sarà inventato e scoperto tra venti anni e che potrebbe cambiare completamente il mondo. Come del resto è avvenuto negli ultimi trent'anni con la tecnologia informatica e l'avvento del digitale.È veramente stupido e irrealistico fare i calcoli sulle generazioni future basandosi sulla tecnologia e sulle risorse attualmente disponibili. Eppure è quello che si sta facendo, o per meglio dire si sta imponendo, a tutto il mondo. E l'Italia, come sempre, quando c'è da seguire una follia non si tira certo indietro, al punto che stiamo per inserire i princìpi dello sviluppo sostenibile nella Costituzione. È di due giorni fa la notizia che la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha già dato il primo ok alla proposta di modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione aggiungendovi la tutela dell'ambiente e degli animali, con riferimento anche all'interesse per le generazioni future. La proposta ovviamente arriva dai 5Stelle ma tutti i partiti si sono accodati con entusiasmo e vista questa forte intesa si può prevedere che il provvedimento marcerà veloce fino all'approvazione definitiva.Ovviamente nulla di male nella tutela dell'ambiente e degli animali, ma il problema è cosa si intende per tutela dell'ambiente. Il concetto di sviluppo sostenibile non riguarda - come molti credono - una generica attenzione a non inquinare e ad usare responsabilmente le risorse a disposizione. Esso invece nasce per dimostrare che è la popolazione il problema che impedisce lo sviluppo dei paesi poveri e che distrugge l'ambiente. In altre parole bisogna diminuire la popolazione e anche la sua ricchezza, controllare le nascite nei paesi poveri e frenare lo sviluppo economico nei paesi ricchi. Tutto questo è nero su bianco nel Rapporto della Commissione Brundtland (Our Common Future), pubblicato nel 1987, ed è anche ciò che ispira le politiche globali sull'ambiente a partire da quanto sottoscritto nella Conferenza Internazionale dell'Onu di Rio dei Janeiro, nel 1992. È anche ciò che in diversi modi sta avvenendo, basti vedere ad esempio il processo di deindustrializzazione in atto nel nostro paese. E dal punto di vista culturale la criminalizzazione di tutto quanto arriva dalla Rivoluzione industriale, a cominciare dall'uso dei combustibili fossili.È preoccupante che questa ideologia - perché di questo si tratta - entri addirittura nella Costituzione. Rischiamo di tornare rapidamente indietro a studiare come gestire gli escrementi dei cavalli. Altro che cambiamenti climatici.Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "Anche l'Italia indirizzata verso la zoodittatura" spiega che la proposta di modifica costituzionale non è solo una generica attenzione all'ambiente e agli animali, ma è l'adesione a una ideologia che considera nemici gli uomini (soprattutto i cristiani).Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 24 maggio 2021:C'è un precedente: il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo a riconoscere gli animali come «esseri senzienti», il che comporterà presto tutta una serie di leggi, per attribuire loro nuove tutele, tanto a quelli domestici quanto a quelli da allevamento. Sarà, di conseguenza, vietato esportare bestie vive, importare trofei di caccia, impiantare microchip, utilizzare collari elettronici per l'addestramento, vendere il foie gras, considerare i primati come animali domestici. Vittoria su tutta la linea, quindi, da parte degli ambientalisti inglesi, vistisi negare - per ora - solo l'abolizione dell'utilizzo di gabbie negli allevamenti di pollame e suini. Ma sarà forse solo questione di tempo.Anche in altri Paesi c'è chi scalpita per conseguire lo stesso traguardo: del resto, l'Unione europea, all'art. 13 del Trattato di Lisbona, già nel 2007 a sua volta ha parlato di «esseri senzienti»; i codici civili di Francia e Germania fin d'ora precisano come gli animali non siano cose, lo stesso Nuova Zelanda e Svizzera. Purtroppo circa una settimana fa anche la Commissione Affari Costituzionali del Senato italiano ha approvato l'iter, finalizzato ad apportare modifiche addirittura alla nostra Costituzione, nello specifico agli articoli 9 e 117, per inserire nell'ordinamento la tutela degli «esseri senzienti», della biodiversità e dell'ambiente.Cosa fa problema? Lo ha spiegato a chiare lettere sabato scorso, nel contesto della decima edizione della Marcia per la Vita di Roma, Virginia Coda Nunziante, presidente di questo che si è confermato come l'evento pro-life più importante in Italia ed in Europa: «Gli animali sono esseri senzienti, il bambino nel ventre materno no. È assurdo. Gli ambientalisti e gli animalisti hanno esultato per il loro successo. E noi? Penso che dobbiamo prenderlo come un impegno sempre più deciso di essere la voce e le gambe di chi non può parlare, né può difendersi», ha detto. A tutela della vita umana. L'assurdo, in effetti, sta nel fatto che gli animali vengano severamente tutelati ed i nascituri no, vittime sacrificali dell'aborto con tutti gli annessi ed i connessi propri della dilagante cultura di morte.Non solo: sotto la coltre del solito sentimentalismo sdolcinato e mieloso, potrebbe sfuggire ad un'opinione pubblica narcotizzata da tanti buoni propositi come far passare tali proposte di riforma costituzionale abbia pesanti ricadute in ambiti, ad esempio, quali quello della sperimentazione scientifica, che paradossalmente potrebbe essere vietata sulle bestie ma non sull'uomo, invertendo la scala gerarchica dei valori e del Creato. Ma potrebbe avere pesanti ricadute anche in campi quali quelli delle libertà di opinione, di espressione e di stampa, limitandole arbitrariamente una volta di più, in un autentico clima da regime. In futuro, ad esempio, potrebbe essere vietato affermare in pubblico quanto scritto nella Bibbia: «Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò» (Gen 1, 26-27). Un cristiano, che affermi questo, potrebbe rischiare di ritrovarsi imputato e magari condannato, più o meno sulla falsariga di quanto, ancor più gravemente, è previsto in altri ambiti dal disegno di legge Zan.La realtà è questa: pezzo dopo pezzo, si cerca di mettere ai cristiani il bavaglio, di censurare le loro convinzioni, di distruggere i loro valori e la loro visione del Creato, di parificarli alle bestie, in una parola di destrutturare la società tutta in una sorta di zoodittatura. Sempre più verso l'abisso.
VIDEO: Il Green New Deal non ha nulla a che vedere col preservare l'ambiente ➜ https://www.youtube.com/watch?v=8ouAbxg2sYITESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6554VERTICE SUL CLIMA: BIDEN ANNUNCIA, ANCORA UNA VOLTA, CHE SIAMO SULL'ORLO DEL BARATRO di Riccardo CascioliQuanto manca alla fine del mondo? Molto poco si direbbe ascoltando gli interventi al "Vertice dei leader sul clima" convocato dal presidente americano Joe Biden in occasione della Giornata della Terra celebrata il 22 aprile. «Siamo sull'orlo del baratro», ha detto Biden, «i prossimi dieci anni saranno decisivi». [...]Avete la sensazione di aver già sentito questo allarme? Che non sia la prima volta che vengono lanciati ultimatum con tanto di date di scadenza? Ebbene, avete ragione. È almeno da 50 anni che viene annunciata l'Apocalisse climatica a ritmi martellanti. Un recente studio apparso sull'International Journal of Global Warming offre un quadro esauriente della situazione: sono state registrate 79 previsioni di distruzioni finali del mondo causate dai cambiamenti climatici, a cominciare dal 1970, ovvero dalla prima Giornata della Terra. Ebbene, 48 di queste previsioni di fine del mondo sono già scadute, ma nulla di quanto previsto si è realizzato: non solo la fine del mondo, il che è evidente a tutti dal momento che siamo ancora qui a parlarne, ma neanche tutti quegli eventi disastrosi che dovrebbero precederla.Lo studio, "Apocalypse now? Communicating extreme forecasts", non è scritto da due "scettici" che vogliono screditare il movimento climatista, ma da due docenti della Carnegie Mellon University, David C. Rode e Paul S. Fischbeck, preoccupati dall'effetto boomerang di questi annunci puntualmente smentiti dalla realtà. «Il problema - fanno notare gli autori - non è solo che tutte le previsioni già giunte a scadenza fossero errate, ma soprattutto che molte di queste erano annunciate come certe riguardo alla data».LA BOMBA CHE NON SCOPPIA MAIAlcuni degli autori di queste previsioni sono seriali, come il biologo americano Paul Ehrlich, famoso per il suo libro sulla "bomba demografica" (1968) e recentemente invitato come relatore a un convegno in Vaticano, e il principe Carlo d'Inghilterra, degno figlio di cotanto padre (clicca qui). Si ricorderà che all'inizio del 2009 il principe del Galles si impegnò in un tour mondiale per annunciare la prossima fine del mondo: «Cento mesi appena per salvare il mondo», annunciò il 7 marzo in Brasile da vanti a una platea di leader e imprenditori sudamericani; soltanto «99 mesi» replicò il mese successivo alla Camera dei Deputati a Roma oltre che al vertice del G20 a Londra. Tanta era la certezza sulla data che nei mesi successivi, a ogni intervento pubblico Carlo si esibiva in una sorta di conto alla rovescia. Poi è arrivato il luglio 2017, data di scadenza dell'apocalisse e nulla è accaduto.Non pago, il principe Carlo nel luglio 2019 si è presentato ai ministri degli esteri del Commonwealth, facendosi portavoce della convinzione di molti "esperti": «I prossimi 18 mesi saranno decisivi». E anche il gennaio 2021 è passato; nel frattempo c'è stata la pandemia la cui crisi è ancora in corso, con tutto quel che ne consegue, ed eccoci ancora qui: adesso, ci spiega Biden, saranno «i prossimi dieci anni» ad essere decisivi.Si potrebbe anche sorridere di questa mania apocalittica se non fosse che questa è funzionale a imporre una serie di politiche, queste sì catastrofiche, destinate a rendere più povera l'umanità nel suo complesso e anzi a ridurre drasticamente il numero della popolazione. Non è un caso che sia proprio la Giornata della Terra il giorno prediletto per questi annunci: essa fu creata nel 1970 con lo scopo di dare forza alla propaganda anti-natalista di quanti, a suon di miliardi, finanziavano i progetto di riduzione della popolazione in tutto il mondo. Il primo slogan della Giornata della Terra fu proprio "La popolazione inquina". [...]LA CINA CI PRENDE IN GIRO (E PER IL PORTAFOGLIO)Queste occasioni comunque servono per spingere i capi di Stato e di governo a prendere impegni sempre più stringenti e gravosi per fare in modo di evitare l'Apocalisse. Biden ha ovviamente dato il buon esempio annunciando un nuovo obiettivo per gli Stati Uniti, ancora più ambizioso dei precedenti: ridurre del 50% le emissioni di gas serra entro il 2030, per arrivare poi nel 2060 alla "carbon neutrality". Ha convinto anche il presidente cinese Xi Jinping a fare bella figura: anche lui si è impegnato alla "carbon neutrality" per il 2060, ma siccome è più bravo comincerà più tardi a ridurre le emissioni; dal 2026, per il prossimo piano quinquennale. Intanto, fino al 2025, il consumo di carbone della Cina continuerà ad aumentare perché «non abbiamo alternative», ha detto Xi. Insomma, «Voi andate avanti che poi vi raggiungo» è la strategia della Cina: tanto nel 2026 chi si ricorderà dell'impegno preso oggi? [Non bisogna inoltre dimenticare che sei delle sette compagnie al mondo che producono pannelli fotovoltaici sono cinesi e quasi ogni modulo solare basato sul silicone, cioè il 95% del mercato, contiene del silicone proveniente dalla Cina. Quindi Xi Jinping ha tutto l'interesse che l'Occidente spenda molti soldi nell'economia verde, N.d.BB]Ma se Xi è furbo, Biden (o chi per lui) non è da meno. Anche se gli Stati Uniti si sono messi veramente sulla strada dell'economia "verde" gli obiettivi annunciati sono fuori dalla realtà a meno che il governo degli Stati Uniti non abbia effettivamente deciso il suicidio. Uno scienziato americano, Roger Pielke jr., si è infatti preso la briga di calcolare precisamente che cosa significherebbe ridurre del 50% le emissioni di gas serra entro il 2030.Ebbene, calcolando che nel gennaio 2021 erano state censite negli Stati Uniti un totale di 1.852 centrali elettriche tra quelle a carbone e quelle a gas naturale, significa che ogni mese, da qui in avanti 11 centrali al mese dovranno essere chiuse o riconvertite in impianti a zero emissioni (ma al momento non esiste una tecnologia in grado di farlo).Qualcuno può seriamente pensare che sia una strada praticabile? No, ma intanto con la scusa dell'allarme climatico si giustifica un intervento sempre più pesante dello Stato sull'economia e si restringono le libertà dei cittadini. Guarda caso, proprio come si sta facendo con la pandemia da coronavirus. E, guarda ancora il caso, pandemia e clima sono sempre più accostate nei discorsi dei "potenti" come crisi che richiedono la stessa risposta.
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6546MALIKA: L'OMOFOBIA NON C'ENTRA, IL VERO PROBLEMA E' L'ISLAM di Riccardo CascioliDa diversi giorni si parla molto di Malika Chalhy, la 22enne di Castelfiorentino (comune nelle vicinanze di Firenze) cacciata di casa dopo aver rivelato di avere una relazione omosessuale. Un caso che capita a proposito per spingere la causa del ddl Zan sull'omofobia, che dovrebbe essere discusso in Senato dopo essere già stato approvato alla Camera. Il caso, all'apparenza, è perfetto: una giovane che confessa un amore lesbico, discriminata e ripudiata dalla propria famiglia, minacciata di violenza, cacciata in strada. Ecco dimostrato che ci vuole la legge Zan. Uno schema classico: il caso pietoso che assurge a emergenza nazionale, la legge già pronta per mettere fine all'ingiustizia.Senonché per far funzionare lo schema bisogna nascondere una parte della realtà. Non solo riguardo al ddl Zan che, come abbiamo detto molte volte, non c'entra affatto con la tutela delle persone omosessuali da atti di violenza e ingiusta discriminazione: per questo c'è già la legge italiana attualmente in vigore che, punendo i vari atti di violenza contro ogni persona, prevede l'aggravante per motivi futili e abietti, usata anche nel caso di motivi legati alle preferenze sessuali. Il ddl Zan invece ha lo scopo di punire chiunque non approvi l'ideologia Lgbtq... (e chi più ne ha, più ne metta).No, la parte di realtà nascosta riguarda proprio il cuore del caso Malika, un fatto che da solo smonta tutto il castello che intorno alla vicenda è stato costruito per promuovere il ddl Zan. Lasciamo stare anche il fatto che il fratello di Malika racconti tutt'altra versione dei fatti, e diamo pure per buona la versione della ragazza.Il fatto è che la famiglia di Malika è islamica: papà marocchino e mamma italiana convertita all'islam. Per poter montare il caso, utile alla causa Zan, si è omesso questo particolare, che a fatica, dopo giorni, è emerso da qualche organo di informazione minore. Già, perché questo piccolo particolare cambia completamente la storia, che dovrebbe invece accendere i riflettori su cosa accade nelle comunità islamiche in Italia, riguardo alle donne, e anche nei paesi islamici riguardo agli atti omosessuali. A questo proposito, basti ricordare che se Malika avesse confessato la sua omosessualità nel paese di origine di suo padre, il Marocco, avrebbe rischiato una pena di tre anni di carcere. E molto peggio le sarebbe andata in qualsiasi altro paesi islamico. Altro che la solidarietà subito scattata in Italia con una colletta pubblica che le ha già fruttato oltre 100mila euro.Più che alle discriminazioni contro gli omosessuali, il caso Malika andrebbe casomai accostato a precedenti ben più gravi avvenuti in Italia contro giovani donne islamiche: ricordate Hina, la ragazza pachistana che viveva nel bresciano, uccisa dai suoi familiari perché si stava occidentalizzando troppo? E Rachida, la giovane donna madre di due figli, uccisa a martellate dal marito perché si stava accostando alla fede cristiana, e la cui vicenda è stata raccontata in un libro scritto da Souad Sbai?Questi casi sono solo la punta dell'iceberg: in Italia c'è addirittura un Numero verde (800682718) dedicato alle donne arabe vittime di violenza, all'interno del progetto "Mai più sola" dell'associazione Acmid-Donna onlus a cui nel periodo settembre 2019-settembre 2020 sono arrivate bel 6.210 richieste di aiuto: il 51,5% per violenze e maltrattamenti, il 12% per casi di poligamia, lo 0,7% per matrimoni forzati (anche Hina fu vittima di questa pratica), l'8,6% per problemi legati all'affido dei figli minori, inclusi casi di rapimento che qualche volta affiorano anche sulle pagine di cronaca dei nostri giornali. In questo prolungato periodo di lockdown i casi, dice Acmid, sono aumentati del 67%. E questo è soltanto quello che viene denunciato, ma molti di più sono i casi che restano nascosti all'interno di comunità chiuse e spesso "religiosamente" controllate in modo ferreo (vogliamo parlare delle violenze contro coloro che si convertono, in Italia, al cristianesimo?). A questo poi vanno collegati altri fenomeni inquietanti, come la "scomparsa" di ragazze islamiche dalla scuola (il 60% non termina il ciclo di studi).Questa è la vera emergenza che abbiamo in Italia, ma nessuno ovviamente se ne occupa, né ci sono vip che lanciano collette per aiutare le vittime delle tradizioni islamiche, che non hanno il privilegio di essere omosessuali.Già, perché se c'è una cosa che il caso Malika insegna è che le persone con tendenze omosessuali, vittime di violenze, sono privilegiate rispetto alle altre vittime. Altro che necessità del ddl Zan. Una volta ancora si dimostra che solo la menzogna, sostenuta dai principali organi di informazione, può spacciare per emergenza quella che a tutti gli effetti si sta dimostrando una situazione di privilegio. Se il ddl Zan fosse approvato, questa palese ingiustizia si aggraverebbe ancora di più.Nota di BastaBugie: Souad Sbai nell'articolo seguente dal titolo "Rachida, il coraggio di una convertita dimenticata" ricorda che il 19 novembre di nove anni fa veniva uccisa a colpi di martellate la marocchina Rachida Radi, "colpevole" per il marito Mohamed di voler essere libera e di essersi avvicinata al cristianesimo.Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21-11-2020:Sono trascorsi nove lunghissimi anni da quel terribile 19 novembre del 2011, in cui un vile "marito", se così può dirsi, ha posto fine alle sofferenze di sua moglie, privando della madre le sue due bambine di 4 e 11 anni. Dopo anni di torture fisiche e mentali, la giovane marocchina Rachida Radi veniva uccisa dal suo vile carnefice a colpi di martellate nella loro casa a Sorbolo Levante, la frazione di Brescello in cui i due vivevano.Oggi Mohamed El Ayani sta giustamente scontando la sua pena, ma è qui che la giustizia finisce, perché quella di Rachida è una ferita ancora aperta che fatica a rimarginarsi. Negli anni ho tentato di omaggiarne la memoria ogni volta ne avessi l'opportunità, affinché altre donne non subissero le stesse violenze che ha patito lei. La storia, purtroppo, ci ha insegnato ben altro, e Rachida è solo una delle tante vittime di un estremismo islamista fomentato, come sempre, dall'ignoranza.Nove anni fa Rachida di anni ne aveva solo 35. Era stata considerata colpevole da suo marito per essersi ribellata ai maltrattamenti che subiva quasi quotidianamente e aver avviato le pratiche per la separazione. Colpevole di voler finalmente condurre una vita normale. Colpevole di voler essere libera. E colpevole, neanche a dirlo, di essersi avvicinata al cristianesimo, nel quale aveva sempre trovato un rifugio sicuro alle sue continue umiliazioni.Chi l'ha conosciuta la descrive come una persona gentile, dal sorriso grande e buono, che aveva fatto della dignità la migliore arma per educare le sue bambine. Da qualche tempo Rachida aveva smesso di portare il velo, si sforzava di parlare in italiano, aveva iniziato a frequentare la parrocchia del paese e faceva le pulizie in chiesa per poter essere libera di pregare. Una conversione al cristianesimo che non poteva andare giù a un uomo accecato dall'odiosa ortodossia radicalista, che si sentiva minacciato da un eventuale allontanamento della moglie, un fardello impossibile da sopportare. Per non parlare del giudizio a cui sarebbe stato sottoposto dalla comunità del paese per cui mariti, padri e fratelli debbono trasformarsi in inquisitori algidi nell'eseguire la propria sentenza. Che in questi casi, si sa, punisce con la morte.Rachida è morta per condurre un'esistenza migliore, per dare un futuro migliore alle sue figlie e per salvaguardare il suo credo, i cui membri, al contrario, non hanno tutelato lei. Oltre al danno la beffa. Non bastava vedersi spezzati i propri sogni, Rachida ha dovuto impiegare ben 50 giorni per trovare una degna sepoltura perché il suo corpo non lo voleva nessuno, nemmeno la comunità cristiana.Rachida, che considero alla stregua di una martire, merita quantomeno di essere rievocata per il suo coraggio e la sua forza di volontà nel voler combattere per la libertà. [...]
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