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Taste of Art
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Taste of Art

Author: Francesco Nocito

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Description

Che cosa intendete voi con il termine "arte"?
Io l'arte la vedo ovunque...

Nelle persone che incontro, nei cibi che assaggio, nei suoni che ascolto.
E, ovviamente, nelle opere, nei musei, nei monumenti che trovo, e spesso cerco, lungo il mio cammino.

Io sono Francesco Nocito e questo è Taste of Art, il podcast dei miei appunti, che spero possano essere per voi spunti, di viaggio.
45 Episodes
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Bentornati, miei carissimi amici di Taste of Art.Ci eravamo fermati alla sera del 31 dicembre, quando Valeriya ed io avevamo festeggiato l’ultimo giorno dell’anno con la straordinaria cena nella camera del nostro hotel, che avete avuto modo di ammirare nelle storie messe sulle pagine social del podcast.Come vi avevo detto però era stata una scelta saggia, perché la mattina seguente avevamo ricominciato a macinare chilometri per proseguire la nostra piacevole esplorazione di Parigi.Volete sapere con cosa avevamo iniziato quel giorno?Non mi dilungo oltre allora e riprendo il racconto dei nostri giorni a Parigi.
Parigi.Probabilmente una delle città più affascinanti d’Europa. Anzi del mondo!Basta citare il Louvre, Notre Dame, Montmartre, gli Champ Elysées per sentirsi già pervasi dallo spirito parigino. Calcolando che poi c’è molto, ma molto di più da vedere oltre ai luoghi nominati, per cercare di visitarne il più possibile Valeriya ed io avevamo deciso di trascorrere i giorni intorno allo scorso capodanno nella capitale francese. Per l’esattezza ci siamo messi d’impegno per scoprirla per bene dal 29 dicembre al 4 gennaio. Con l’obiettivo di fare una scorpacciata dei luoghi iconici della città.E direi che siamo usciti più che soddisfatti dal nostro viaggio. Con i piedi un po’ doloranti forse, ma ne è valsa la pena!
Puntata 41 - Dublino

Puntata 41 - Dublino

2024-02-0813:22

Prima puntata del 2024 di Taste of Art!Come state? È da un po’ che non ci sentiamo. Però sono tornato con nuovi racconti di viaggio che tengo a condividere con voi.Iniziando, ovviamente, dall’ultimo BerTour (direi che dopo più di tre anni di puntate non sia più necessario specificare di cosa sto parlando), che ha avuto come meta Dublino.Sulla carta sembrava un viaggio in tono minore: un rapido week end, una meta scelta un po’ andando per esclusione in base agli orari dei voli e soprattutto solo tre membri del BerTour all’appello. Infatti a questo giro eravamo solo Bert, Alessio e il sottoscritto.Invece, grazie anche ad una visita a luoghi esterni alla città, ne siamo rimasti molto affascinati e personalmente, con una accresciuta voglia di ritornarci con calma per esplorare il resto della Repubblica d’Irlanda.Metto la sigla e poi vi racconto!
Ci eravamo lasciati mentre nei Quartieri Spagnoli di Napoli, non so ancora esattamente spinto da quale istinto suicida (e omicida), avevo proposto a Valeriya di raggiungere a piedi la Certosa di San Martino, da lì continuare a passeggiare verso il Vomero e infine raggiungere Posillipo per ammirare Napoli dall’alto.Ancora adesso, mentre ci ripenso, mi chiedo se a volte, più che in viaggio, penso di essere nel bel mezzo di una preparazione atletica per competere in qualche sport.Sta di fatto che ci eravamo incamminati e dopo poco Valeriya aveva capito di aver commesso un grave errore ad affidarsi ai miei calcoli per continuare a visitare Napoli in quella giornata.Inoltre, alla fine, non era valsa neanche la pena di quella sfacchinata,Facciamo così: riprendo il racconto del viaggio a Napoli e dintorni così vi spiego meglio!
Maradona.So che sembra banale dire questo nome per introdurre Napoli.Ma la prima immagine che ricordo del mio arrivo nel capoluogo campano è quella di una rivisitazione abbastanza trash della Creazione di Adamo, capolavoro di Michelangelo nella Cappella Sistina del Vaticano, dove al posto di Dio c’era il Pibe de Oro e al posto del primo uomo c’era Victor Osimhen, attuale attaccante della squadra di calcio della città, recente vincitrice dello scorso campionato.Napoli è molto, moltissimo di più ovviamente. Ma è indubbio che la fede calcistica a Napoli è forte come quella per San Gennaro, e l’amore per la maglia della squadra è come quella per i prodotti alimentari che qui sono un’eccellenza mondiale e che si tramutano spesso nel piatto più famoso al mondo: la pizza.Valeriya ed io nell’arco di quasi una settimana nel mese di agosto ce ne siamo resi conto. Girandola come nostra consuetudine a piedi in lungo e in largo; e anche qua, un po’ come per i nostri viaggi a Lisbona e Roma, eravamo arrivati al punto che le nostre gambe chiedevano pietà.In particolare un giorno penso di aver portato allo stremo la pazienza della mia dolce metà. Però, sul finire del nostro viaggio, anche lei era riuscita ad attentare alla mia resistenza fisica, per la ricerca di una maglia… ovviamente di calcio, ovviamente del Napoli.Perché, appunto, l’amore calcistico per la squadra partenopea è solo una delle tante cose magnifiche che si possono trovare a Napoli e nei suoi dintorni.Ora inizio a dirvi quali solo le altre.
Un caloroso buongiorno a tutti, miei carissimi amici di Taste of Art!Finalmente torno a parlarvi e, intanto, inizio con il ringraziarvi perché ho potuto notare con piacere che durante l’estate gli ascolti delle precedenti puntate sono stati costanti, e nuovi amici si sono aggiunti tra i followers delle piattaforme in cui trovate i racconti dei miei viaggi.Come sono andate le vostre vacanze? Le mie molto bene. E sono appunto qua per narrarvi del primo dei due viaggi principali che ho fatto durante l’estate.Infatti per cinque giorni Stefano ed io ci siamo goduti parte dell’accogliente, vivace e calda Andalusia, visitando principalmente Siviglia, ma facendo due interessanti deviazioni anche a Italica e, soprattutto, in quel puro mix di architettura moresca, medievale e romana che è Cordova.Quest’anno avevamo optato per un posto dove speravamo di non trovare abbondanti piogge, dopo le sonore lavate prese nelle Highlands scozzesi lo scorso anno. Certo, non pensavamo di finire in una delle zone più calde d’Europa, nel periodo dell’estate in cui tra l’altro le alte temperature avevano attanagliato proprio tutto il continente. Giusto per farvi capire: immaginateci sotto il sole, a camminare in centro a Siviglia, con un bel 46 gradi segnati dai termometri sparsi per le città. A volte abbiamo avuto visioni mistiche. E bevuto litri d’acqua che letteralmente evaporavano… quasi non eravamo neanche sudati!Ma il rischio di sciogliersi al sole era valso la pena.Sapete perché? Beh, finalmente dopo la sigla ve lo spiego!
Se c’è uno Stato che nella sua interezza, ad oggi, al di fuori dall’Italia ha totalmente rubato il mio cuore è la Grecia.Tra i miei venti e trent’anni, nell’arco di diverse estati, ho girato in lungo e in largo, con macchina, motorini, quad e traghetti il territorio ellenico. Soprattutto la parte continentale della Grecia ha saputo catturarmi come pochi altri posti che ho potuto visitare. Quella parte di Grecia meno turistica in molte sue zone, rispetto alle più celebri isole, capace però di conquistarti con la gentilezza delle persone che la abitano e si incontrano, con gli autentici sapori dei suoi piatti e con i profumi della sua terra; e, ovviamente, con la sua arte, la sua storia e la sua natura piena di colori, spesso anche brulla e selvaggia, che è in grado di riportarti indietro nel tempo e farti comprendere le sue fastose origini.Per questo, prima di una pausa che mi prenderò per alcuni mesi, per portare a termine un altro mio progetto che da troppo tempo è in attesa di conclusione (e di cui magari un giorno vi parlerò) volevo regalarvi una puntata per celebrare almeno alcuni di questi luoghi che sono rimasti da sempre fissi nei miei pensieri. E che credo che ognuno almeno una volta nella vita dovrebbe assolutamente vedere.Non basterebbero neanche cinque puntate per raccontarvi tutto ciò che ho visto e apprezzato, quindi questo è solo un succoso antipasto per darvi, magari qualche idea in vista dell’estate.Perciò, rubando un termine greco, vi porto in un mio personale periplo tra alcuni dei luoghi che più adoro della Grecia continentale.
È arrivato il momento di chiudere un cerchio che avevo aperto nella seconda puntata di Taste of Art, lasciato lì, in attesa di conclusione per circa due anni. In quella puntata vi avevo parlato dei templi di Paestum e, successivamente, in altre due puntate anche di Villa Adriana a Tivoli e di Ostia Antica. Come molti di voi si ricorderanno quelle erano state tutte mete minori, se così si possono definire, di una principale; il cardine sul quale avevo costruito un itinerario di quattro giorni per visitare alcuni siti archeologici del Centro/Sud Italia. La meta fondamentale era, infatti, il Parco Archeologico di Pompei. Sono passati quasi sette anni da quando avevo varcato con vibrante emozione per la prima volta la soglia di questo sito dell’antichità di cui si è studiato e detto molto, ma che ha ancora tantissimo da raccontare; ed è stato bello notare negli anni seguenti, leggendo e studiando a riguardo, che nuove e importanti campagne di scavo e ricerche hanno portato (e continuano a portare) alla luce ulteriori, straordinari, reperti… stimolando la mia voglia di tornare prossimamente a rivederlo. Adesso, però, faccio un salto indietro di qualche anno con i miei pensieri, riportando la mia mente a una calda estate d’agosto, tra le vie dell’antica Pompei.
Buon inizio di questo nuovo anno, carissimi amici di Taste of Art.Siete riusciti a riprendere la normale routine senza troppi traumi?Io sto facendo ancora fatica, mi ero ben abituato alle vacanze natalizie; anche perché proprio in questa puntata vi parlerò di due borghi della mia amata Toscana che ho visitato durante le feste... e che quindi mi rimandano a quei giorni di relax. I due borghi in questione sono Pitigliano, soprannominata anche “la piccola Gerusalemme”, e Pienza, la città ideale del rinascimento di Papa Pio II.La prima non l’avevo mai visitata, e neanche Valeriya, e quindi ci eravamo regalati un soggiorno di una notte lì per godercela con calma.La seconda invece io già la conoscevo, ma sulla strada del ritorno verso Marina di Pisa ci tenevo a farla vedere a Valeriya per la sua unicità… e anche perché c’era una foto che volevo assolutamente scattare, per citare uno dei più famosi film di Hollywood.Ma, prima di parlarvi di questo mio mal riuscito tentativo, dopo la sigla inizio a parlarvi di Pitigliano.
Siamo arrivati alla fine di questo 2022 e so che ci tenete tantissimo ad avere un ultimo regalino da parte mia prima delle vacanze natalizie… vero?Sì, un po’ esagero. In realtà sono io che ho estremamente piacere a salutarvi, e ringraziarvi per il vostro continuo supporto, con l’ultima puntata di quest’anno dedicata al recente week end che ho trascorso a Budapest insieme, quasi scontato dirlo, ai miei amici del BerTour.E a questo giro, oltre a compiere le nostre decine di chilometri giornaliere a piedi, abbiamo trovato anche il tempo per far rilassare i nostri corpi in quella che è probabilmente la meta più nota della città ungherese.Secondo me avete capito di cosa si tratta.Però faccio passare la sigla e poi, nel dubbio, inizio a raccontarvi il mio viaggio a Budapest.
Eravamo arrivati, nella puntata precedente, al momento in cui Stefano e io avevamo recuperato i nostri zaini dal parrucchiere anglo-siciliano tuttofare e per l’ennesima volta durante il nostro peregrinare nel Regno Unito avevamo preso un mezzo di trasporto diretto a Londra.Questa volta il treno però aveva effettivamente come meta finale proprio la capitale inglese.Eravamo oramai quasi al termine della nostra vacanza con giusto un pomeriggio e tutta la giornata seguente, notte compresa, da trascorrere a Londra.Ma dire che avevamo utilizzato pienamente il poco tempo a nostra disposizione è dir poco perché tra musei, simboli della città e pub storici con birre memorabili, avevamo saputo utilizzare ogni minuto a nostra disposizione.Il mio amico Dan, come un novello Virgilio, ci aveva scortato nel cuore di Londra, appunto alla scoperta di alcuni locali che neanche con TripAdvisor o altre app simili forse avremmo trovato.Se siete curiosi, aspettate la fine della sigla e preparatevi a un intenso racconto finale del mio viaggio in alcuni dei luoghi più affascinanti della più importante città della monarchia inglese.
Come vi ho detto nelle precedenti puntate, il viaggio mio e di Stefano nel Regno Unito si era diviso tra la Scozia, di cui ho terminato il racconto, e l’Inghilterra. Le nostre mete inglesi erano state principalmente Bath e Stonehenge, con un rapido giro finale giro a Londra.Ai tempi dell’organizzazione del viaggio, nei nostri piani il percorso da Inverness a Bath non sarebbe stato molto complicato: un breve volo fino a Bristol e da lì in treno in una ventina di minuti avremmo raggiunto la vivace città universitaria, nota anche per le sue antiche terme romane, che sarebbe stata la nostra base per andare a visitare anche la leggendaria Stonehenge, grazie all’efficiente trasporto ferroviario britannico.Ma i nostri piani erano stati stravolti.Volete sapere come?Aspettate la fine della sigla e vi dico tutto!
Dove eravamo rimasti con il racconto della prima parte di viaggio nelle Highlands scozzesi?Ah sì, vero. Inzuppati dalla pioggia ma appagati dalla nostra giornata tra storici castelli e valli che sembravano uscite da libri fantasy eravamo rientrati, con il nostro sobrio bolide, a Inverness; giusto giusto per mettere qualcosa sotto i denti, vedere finalmente il cielo schiarirsi e farci ricordare che, in fondo, anche lì era estate!Sapevamo esattamente dove saremmo andati a cenare, perché già la sera precedente avevamo deciso di azzardare una cosa che sembra da tipici italiani all’estero, ma della quale avevamo il sentore che ne saremmo usciti piacevolmente soddisfatti.E non ci eravamo sbagliati.Ora vado nel dettaglio...
Bentornati, cari amici di Taste of Art.Passate bene le vostre vacanze?Io non mi posso proprio lamentare; qualche giretto, un po’ di mare ma, soprattutto, un viaggio tra alcuni dei più importanti luoghi della Scozia e dell’Inghilterra; Un viaggio così soddisfacente che per raccontarvelo ho deciso di dedicargli le prime, nuove, puntate dopo la pausa estiva.Infatti in questa e nella prossima vi parlerò delle Highlands scozzesi, poi della mia visita a Bath e alla leggendaria Stonehenge e infine chiuderò con una toccata e fuga a Londra.Non ero da solo nel mio peregrinare per la Gran Bretagna: compagno in questo viaggio dove gli imprevisti non sono proprio mancati è stato Stefano, che vi avevo presentato nella primissima Puntata di Taste of Art, dedicata a Berlino.Insieme a lui, tra macchine alla Fast and Furious, voli cancellati, scioperi dei treni, ostelli improponibili, pecore, mucche, cervi, vestiti inzuppati da diluvi ma soprattutto tra luoghi memorabili e indimenticabili, ho avuto modo di appagare appieno la mia curiosità, e vedere con i miei occhi alcune mete che desideravo scoprire da tantissimo tempo.Non riesco ad attendere oltre; partiamo quindi con i primi giorni di viaggio, nelle Highlands della verdissima Scozia.
Tutte le volte che capito a Parma inizia un perenne scontro tra la mia testa e il mio stomaco.Nel senso che una parte di me correrebbe a rivedere per l’ennesima volta tutti i suoi gioielli architettonici sparsi per la città e le opere custodite al loro interno, mentre l’altra vorrebbe solo sedersi in un bar a osservare la gente che passeggia, con i ritmi lenti e rilassati di chi sa godersi la vita… e sorseggiare un buon vino accompagnandolo con prosciutto e parmigiano.Per fortuna spesso riesco a fare entrambe le cose ma, le volte in cui invece il tempo scarseggia, solitamente predomina la voglia di ammirare i capolavori artistici della città. E tra questi capolavori ce ne è uno in particolare che apprezzo, custodito all’interno di un palazzo tra i più famosi in Italia per le mostre che spesso si realizzano al suo interno, cioè il Palazzo della Pilotta.L’ultima volta che l’ho visitato è stato proprio per vedere una mostra che si stava svolgendo nelle sue sale.Non anticipo altro però, dopo la sigla e poi vi dico tutto.
Per parlarvi di Marrakech devo andare decisamente indietro con i ricordi.Ammetto di far fatica a rimettere totalmente a fuoco ciò che io, Alessio, Giuseppe, Eleonora e ovviamente Bert avevamo visto e fatto in uno dei nostri primissimi BerTour.Ma in fondo un po’ di caos mentale credo che possa essere adatto per introdurre la città a cui dedico questa puntata; una città dove non regnano sicuramente ordine e attenzione, ma sensazioni, rumori, profumi (e a volte odori non sempre piacevoli), voci e colori che creano un fortissimo senso di allegria e spontaneità.Non ho magari ricordo preciso dei dettagli di alcuni dei luoghi visitati, ma in compenso ho indelebili alcuni piccoli aneddoti legate alle persone di questa disordinata città.E i sorrisi sinceri dei cuochi più simpatici che probabilmente ho avuto il piacere di incontrare lungo i miei viaggi.Quei sorrisi, dopo oltre dieci anni, invece sono ancora indelebili nella mia mente.Indelebili come i serpenti e le scimmie che io e Alessio avevamo involontariamente avuto modo di conoscere molto, davvero molto, da vicino.Proviamo, quindi, a mettere un po’ di ordine in questi ricordi.
Come sapete, se avete ascoltato la puntata dedicata alle Cappelle Medicee, la città che più amo in Italia, anzi, probabilmente al mondo, è Firenze.E, con curiosità, vi faccio queste domande:Quale luogo avete visto e vi è rimasto nel cuore, oppure non conoscete e vorreste visitare di Firenze?O cosa vi piacerebbe rivedere che magari avevate osservato con poca attenzione?O ancora, perché no, cosa vorreste assaporare delle pietanze tipiche della città toscana?Io intanto, questa domanda l’ho posta ad una persona che già conoscete. Uno dei membri del BerTour, che è anche professore all’Istituto Luigi Casale di Vigevano, dove sono stato invitato a tenere una lezione per alcuni suoi alunni su come si realizzano i podcast.E nella puntata potete ascoltare le loro rispostePer mesi, nel periodo del mio stage nell’ufficio comunicazione dei Musei del Bargello, ho girato in lungo e in largo la città, di giorno e di notte. E spesso, comunque, torno a farle visita.Ora, se vi va, ci tuffiamo nei miei ricordi, per descrivervi i luoghi che maggiormente frequentavo durante le mie giornate fiorentine.
Se c’è una cosa in cui sicuramente l’Italia eccelle, per qualità e quantità, è la presenza di borghi antichi, sparsi su tutto il territorio, da Nord a Sud, che sanno davvero trasportare chi li visita in un mondo parallelo, fatto di ritmi lenti, storie remote, profumi intensi e colori vividi.Ho più volte fatto cenno al mio amore per la Toscana, ma questa volta voglio spostarmi poco più lontano.In una regione che, forse, riesce ad essere ancora più autentica e legata alle sue tradizioni.Dove è quasi obbligatorio prendersi del tempo e vagare tra le sue colline, fermarsi a osservare i capolavori artistici che custodisce e lasciarsi anche conquistare dalle sue proposte enogastronomiche.Credo abbiate capito a quale regione mi riferisco: l’Umbria.Al posto di parlarvi di città più note come Perugia, Assisi o Spoleto vorrei in questa puntata, però, citare un borgo che mi ha davvero colpito.E che più volte, quando mi capita di attraversare questa regione, torno a visitare.Spello.Annoverato tra i borghi più belli d’Italia e fregiato della Bandiera Arancione del Touring Club.Volete sapere perché merita tutti questi riconoscimenti?Bene, direi allora di entrare nel vivo della puntata.
Amo il caldo.E lo amo ancora di più quando nella ridente pianura padana, dove risiedo, iniziano ad arrivare la nebbia e quel pungente freddo umido che tanto bene si infila nelle ossa per restarci mediamente per tutto l’inverno. Quindi, appena Valeriya mi aveva proposto, pochi mesi fa, di andare a vedere Lisbona prima di Natale, la mia risposta era stata più che positiva. In realtà entrambi già da tempo avevamo inserito la capitale del Portogallo tra le mete adatte a una fuga di due/tre giorni, perché ci incuriosivano le attrazioni che aveva da offrire, così come i suoi dintorni. Infatti avevamo pianificato di visitare, oltre a Lisbona, anche Sintra e Cabo da Roca, il punto più a ovest d’Europa.Ah, se andrete a Sintra con l’intenzione di vistare il Palacio Nacional da Pena attraversando a piedi l’immenso parco che lo circonda preparatevi a metterci molto tempo, e a utilizzare abiti adatti. Perché il percorso non è proprio quello che si può definire una rilassante passeggiata in salita.E noi lo avevamo scoperto, a nostre spese, dopo averlo intrapreso. Ammetto che, per un attimo, credevo che giustamente Valeriya decidesse di strozzarmi e lasciare il mio corpo disperso nel parco… e non le avrei dato torto!Ma direi di andare più nel dettaglio del nostro viaggio in Portogallo…
Da quando è iniziata la pandemia non è stato semplice viaggiare.Vincoli, regole in continuo cambiamento, moduli da compilare… situazioni che portano a perdere, almeno un po’, lo slancio e la voglia anche solo di sognare la prossima meta.Però, bisogna restare sempre positivi, anche se dirlo in questo periodo potrebbe quasi suonare stonato, e sfruttare ogni spiraglio di luce che ci viene offerto. Sotto qualsiasi aspetto, non solo riguardo i viaggi.I miei amici del BerTour ed io volevamo riassaporare il piacere di condividere un nuovo viaggio insieme e così, il sempre pronto Bert, aveva cercato di capire alcuni mesi fa se c’era qualcosa che verso novembre potevamo fare giusto nel week end, partendo venerdì sera e tornando domenica.Tra le città europee che ancora mancavano al nostro appello una ci incuriosiva e, anche se sapevamo che vedere tutto quello che avremmo voluto in circa 48 ore sarebbe stato difficile, la nostra scelta era ricaduta comunque su Cracovia, insieme alle Miniere di Sale della vicina Wieliczka e, soprattutto, ad Auschwitz.Come ormai ben sapete, nei BerTour situazioni fuori dagli schemi sono sempre state all’ordine del giorno.E anche in questo viaggio, ovviamente, non sono mancate.Ve le racconto, mentre vi porto insieme ai miei inseparabili amici, nel nostro viaggio in Polonia.
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