Trovate l'intero articolo sul mio blog www.alessandrobroccolo.comNOI NON POSSIAMO COMUNICARE SE NON SIAMO IN COMUNICAZIONE CON NOI STESSI.Comunicare NON è comandare la vita. Comunicare NON è comandare il corpo. Comunicare È invece saper dirigere le proprie energie.…e alla fine di tutto questo lavoro insieme, di tutte queste tecniche, analisi, coaching, quello che accadrà è che uno o più dei 10 Saperi del WELL-BEING KNOWLEDGE comincerà a bussare alla porta della vostra coscienza e voi vorrete aprire.Ma qualcosa di pratico e concreto voglio lasciarverlo.Un solo esercizio ma molto difficile: la prossima volta che siete in comunicazione provate a sentire nel vostro corpo dove parte la comunicazione. Nella testa, nello stomaco? Ci sono tensioni sulle spalle? Ed il respiro com’è? Avete già in mente il risultato della vostra comunicazione o siete veramente in connessione con il momento?E una domandona: quando comunicate cosa volete che esca di voi?PERCHÉ TUTTI NOI COMUNICHIAMO CON IN TESTA L’OBIETTIVO DELLA NOSTRA COMUNICAZIONE, QUANDO IN REALTÀ DOVREMMO AVERE L’INTENZIONE (A PROPOSITO DI INTENZIONI E OBIETTIVI) DI COMUNICARE NOI STESSI. PERCHÉ È IN NOI STESSI CHE C’È LA RISPOSTA UTILE AGLI ALTRI.
Devo dire grazie alla piccola Aurora che qualche settimana fa mi ha aiutato a fare questa riflessione.Dovremmo sempre ricordarci che i figli non sono nostri, ma sono della vita.Dovremmo ricordarcelo ma ce lo dimentichiamo spesso.Come fare a ricordarselo, ma soprattutto ad accettarlo?Perché possiamo fare tutte le riflessioni interiori che vogliamo, ma poi questo legame che si crea è fortissimo e come per magia non solo i bisogni dei figli diventano i nostri, ma anche i nostri diventano i loro.Quello che ho capito io è questo: i figli sono il modo in cui la vita ti si ripresenta davanti come possibilità mentre sei ancora vivo. Non è banale dire mentre sei ancora vivo perché, se osserviamo, la vita per vivere ha bisogno della morte.Ma con i figli invece no, c'è vita che amplifica la vita e se entriamo in questa vita in punta di piedi, senza fare rumore ma per imparare, potremmo forse portarci a casa qualche lezione di amore universale e imparare ad amare tutto e tutti come fossero figli nostri.Nella pratica è difficile, ma l'intenzione la possiamo sviluppare.
Perché esprimere è diverso da riempire. Esprimere è Purpose. Voler fare, realizzare, ottenere e dare nella vita, sentirsi nutriti e realizzati non è per me riempire un vuoto ma usare esattamente quello che ci è stato dato.E’ un bisogno primario.Il nostro gioco è sapere se quello che vogliamo è veramente un nostro bisogno o no.Quando esprimiamo e manifestiamo grandi e piccole cose, se siamo veramente noi, se sappiamo di cosa abbiamo bisogno, abbiamo la possibilità di essere distaccati e innamorati perchè quello che facciamo non ci appartiene, ma esce e si crea tramite noi…Chiudete gli occhi e pensate di essere dei creatori liberi…Voi potete creare come vostra possibilità e potere. Io se ci penso sento un’energia che mi fa tremare le gambe e mi fa dire voglio essere così.La paura di perdere, l’attaccamento, arrivano quando vogliamo qualcosa che forse non siamo destinati a creare o, magari, quando non vogliamo accettare (che è appunto uno dei Saperi) che è per noi arrivato il momento di creare qualcosa di nuovo e di lasciare il passato.
Una volta fissata l’intenzione non è detto che debba scattare la rincorsa a qualcosa; magari a volte si ma altre volte basta aspettare e come vi ho già detto la scorsa volta in realtà questa attesa è un’ illusione perché l’intenzione vi ha già predisposto a ricevere dalla vita quello che vi spetta e ad usare le vostre risorse per fare quello che dovete fare.
Pausa che ci fa bene. Riflettiamo, respiriamo, meditiamo
L'intero articolo su www.alessandrobroccolo.com blogL’intenzione è esprimere una visione, un desiderio più o meno grande, partendo da uno stato di coerenza con sé stessi per poi lasciare che sia la vita a fare in modo che questa intenzione si realizzi. In generale possiamo inventare questa regola: l’intenzione ci predispone e l’obiettivo ci permette di realizzare.
Tutto l'articolo sul blog www.alessandrobroccolo.comIn queste puntate affronteremo il tema da più parti e magari non tutte risuoneranno positivamente con il vostro modo di essere; pazienza, il mio invito è di provare ad arrivare fino alla fine e trarre le vostre conclusioni utili alla vostra vita.I lati di questa medaglia sono principalmente due: uno spirituale e uno di metodo, di pratica…come sempre sono due lati della stessa medaglia. Questo dobbiamo sempre averlo chiaro e forse già qui c’è qualche dissonanza con quello che credete.Se non sappiamo fissare e realizzare intenzioni è perché le trattiamo come fossero obiettivi, oppure al contrario fissiamo obiettivi che sono in realtà intenzioni. Le intenzioni sono inoltre spesso inconsce; a volte non sappiamo neanche di averle espresse.Un’intenzione, per quanto puntale possa essere, è sempre collegata ad una visione più grande, alla visione della nostra vita.
Vi racconto i 10 saperi ma forse vi lascio anche a bocca aperta.I 10 saperi non sono un corso di formazione, ma sono il modo in cui creiamo le giuste condizioni per un Essere Umano che sia la totalità delle sue parti: corpo-mente-energie e spirito. Se creiamo queste condizioni i saperi emergono perchè sono presenti già potenzialmente in tutti noi. Nei primi 6 minuti una delle mie solite premesse che diventa una parte fondamentale della puntata: questa moda dell'Essere e non del Fare va superata, perché se siamo nella Purpose, nella nostra ragione spirituale di presenza in questo mondo, non c'è separazione tra essere e fare.Buon ascolto.
Si ricomincia con un grande novità. Il risultato del silenzio di questa estate lo trovate raccontato qui. Un pomeriggio di luglio, un'intuizione, priva di ogni schema e ragionamento intellettuale, mi ha fatto mettere giù su carta i "10 saperi" che servono ad ognuno di noi per stare bene e nelle propria purpose. Preparatevi ad un profondo viaggio. Buona ascolto.
Le emozioni possono essere viste come:- motore- strumento di consapevolezza.Buon ascolto.
Ci torniamo spesso su questi significati. Oggi torniamo su accettare.Accettare è un impegno che prendiamo con noi stessi, con la vita e per questo non è rassegnazione.Ogni volta che conosciamo noi stessi accettiamo. Ogni volta che riusciamo a non rincorrere obiettivi non nostri accettiamo. Ogni volta che impariamo a fissare (o non fissare) obiettivi...accettiamo.Nell'accettazione c'è molto più coaching di quello che possa sembrare.Grazie per gli ascolti e la condivisione.
Prima di tutto questa puntata si apre in modo onesto dicendo che io non tengo un diario, ne spiego il perché ma allo stesso tempo mi rendo conto che è un limite. Un diario funziona perché la mano, quando scrive liberamente e quindi in una sorta di associazione libera di idee, fa emergere da dentro di noi tanti aspetti sui quali possiamo e dobbiamo lavorare ma che sono nascosti alla normale consapevolezza quotidiana.
"In ogni momento la cosa più importante che fa il nostro cervello è tenerci in vita e non pensare". Quando ho sentito questa frase ero abbastanza sconvolto. Quando poi ho studiato il lavoro della neuro-scienziata Lisa Feldman che ci racconta di come il cervello crei il nostro stato d'animo, ho capito tante cose, da un punto di vista fisico ed interiore. In ogni momento quello che facciamo è dare un significato a come ci sentiamo e questo parte dal nostro corpo. Un significato che abbiamo imparato a darci nel tempo e che a volte non sappiamo più "aggiustare". La scorsa settimana ho parlato di questo in un'azienda ed il titolo dello speech era "dove trovare sicurezza in noi stessi". Ho aperto lo speech dicendo che speravo fosse un discorso che parlasse al cuore. Non so se ci sono riuscito. Ecco qui il contenuto tradotto in podcast.
Eco perchè questo modo di vedere gli obiettivi oltre ad essere pratico ci aiuta a sviluppare consapevolezza. Nella puntata vi svelo di cosa si tratta.
Prendiamo presenza nella vita e da li partiamo..
Auto-espressione è consapevolezza. La consapevolezza è la conoscenza di sé in questo momento, nel nostro essere fisico, emozionale e mentale. Una riflessione su come le varie parti di noi interagiscono e su come, ahimé, la società che alimentiamo blocchi la nostra auto-espressione