DiscoverUno bianca - Il romanzo criminale dell’Emilia-Romagna
Uno bianca - Il romanzo criminale dell’Emilia-Romagna
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Uno bianca - Il romanzo criminale dell’Emilia-Romagna

Author: OnePodcast

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Per sette anni sono stati protagonisti di 23 omicidi, rapine in banche, uffici postali e armerie, attacchi contro persone inermi, extracomunitari, nomadi. Per sette anni hanno colpito soprattutto in Emilia-Romagna, con qualche incursione nelle Marche. Poi la cattura e la sconvolgente scoperta: gli autori dei crimini sono quasi tutti poliziotti. Al vertice della banda, i fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi. Confessano di avere agito per soldi, ma è così? Davvero non hanno avuto appoggi, complicità e coperture? Oppure quei crimini, molti dei quali senza movente, nascondevano qualcos’altro? E perché questa vicenda è costellata di depistaggi? E perché non sono stati scoperti prima? Se ci sono altri complici e altri moventi, non ci troviamo forse davanti a ventitré delitti irrisolti? In otto puntate, Antonio Iovane ripercorre insieme a molti dei protagonisti quella sanguinosa catena di eventi, per suggerire nuove sconcertanti conclusioni.
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Che senso hanno le rapine se poi si lascia il bottino sul posto? Perché molti testimoni sostengono che, insieme ai fratelli Savi e ai loro complici, c’erano anche altre persone nei luoghi dei delitti? Alcuni familiari delle vittime chiedono di riaprire le indagini per riesaminare tutto quello che non torna. I Savi sono in galera, ma se dietro a questa scia di crimini ci fosse qualcos’altro, altri complici e altri moventi, allora i ventitré delitti della Banda della Uno Bianca sarebbero ventitré delitti irrisolti.See omnystudio.com/listener for privacy information.
I fratelli Savi e i loro complici raccontano tutto, circostanziano ogni delitto e ogni rapina, dicono di avere agito soprattutto per soldi. Vengono condannati. Eppure, troppe sono le cose che non tornano.See omnystudio.com/listener for privacy information.
Episodio 6. La cattura

Episodio 6. La cattura

2024-03-2526:344

La procura di Rimini si muove e, grazie all’intuizione di due agenti, la banda della Uno Bianca viene finalmente catturata. La verità lascia sconcertati: i banditi della Uno Bianca erano quasi tutti poliziotti. Al centro ci sono tre fratelli: Roberto, Fabio e Alberto Savi che confessano, confessano tutto. Non solo hanno commesso i crimini attribuiti alla Uno Bianca, ma sono stati loro a compiere le prime rapine o a uccidere i carabinieri nel quartiere Pilastro. Hanno agito per soldi o perché si sentivano minacciati. Tutti gli arrestati escono fuori dal carcere. Ma è davvero finita qui?See omnystudio.com/listener for privacy information.
Il 2 maggio del 1991, nel centro di Bologna, la titolare di un’armeria, Licia Ansaloni, e un ex carabiniere che lavora lì, Pietro Capolungo, vengono uccisi. Si è trattato di un’azione spropositata rispetto al risultato, la sottrazione di qualche arma. Insieme alle rapine, l’Emilia Romagna conosce anche attacchi razzisti come quello a tre ragazzi senegalesi uccisi a Rimini. Rivendicazioni arrivano da una sigla nata da poco, la Falange armata. E intanto, grazie a indagini e identikit, la verità sembra più vicinaSee omnystudio.com/listener for privacy information.
Il Pilastro di Bologna è un quartiere difficile. È lì che la sera del 4 gennaio 1991 tre giovani carabinieri, Otello Stefanini, Mauro Mitilini e Andrea Moneta, vengono uccisi. Anche stavolta, però, grazie a una supertestimone, i responsabili vengono individuati: si tratta di alcuni pregiudicati della zona in combutta con dei camorristi. Ma i crimini non finiscono con la cattura dei killer del Pilastro: il 30 aprile 1991 a Rimini altri tre carabinieri vengono feriti e le rapine in Emilia Romagna continuano. Le azioni dei banditi hanno tutte le stesse caratteristica, l’auto con cui vengono commesse: una Uno BiancaSee omnystudio.com/listener for privacy information.
Decine di persone sono finite in galera, eppure i crimini continuano: durante una rapina in un ufficio postale di Bologna esplode una bomba e oltre 50 persone rimangono ferite. E poi vengono assaltati campi nomadi, vengono ferite e uccise persone inermi. Si comincia a sospettare che i banditi non agiscano solo per soldi ma che dietro ci sia qualcos’altro. Si scopre inoltre che sono in atto tentativi di depistaggio e che molti degli arrestati erano innocenti. Chi è che non vuole arrivare ai responsabili?See omnystudio.com/listener for privacy information.
Il 30 gennaio del 1988, Francesca Gengotti è una bambina. È andata con la famiglia a fare la spesa al supermercato Coop del quartiere Celle, a Rimini, quando qualcuno, durante una rapina, comincia a sparare. Francesca e la madre vengono ferite mentre una delle guardie giurate muore. A compiere la rapina un’altra banda che presto verrà ribattezzata «La banda delle Coop» e che verrà presto sgominata. Quattro mesi dopo, a Castel Maggiore, vicino a Bologna, due carabinieri vengono uccisi in un agguato. L’Emilia-Romagna si scopre violenta. C’è un legame tra questo agguato e la banda delle Coop?See omnystudio.com/listener for privacy information.
È l’autunno del 1987, Ada di Campi ha 21 anni, è una giovane poliziotta pugliese che lavora a Rimini. Viene coinvolta in un’operazione: deve catturare gli autori di un’estorsione ai danni del gestore di un autosalone. Qualcosa però va storto. Nello stesso periodo in Romagna c’è una banda che mette a segno rapine ai caselli autostradali e agli uffici postali. L’hanno battezzata La banda della Regata perché è a bordo di una Fiat Regata che agisce. Le azioni del gruppo però si interrompono presto: alcuni uomini vengono arrestati con l’accusa di essere i componenti della banda. Ma sono davvero loro gli autori di quelle rapine?See omnystudio.com/listener for privacy information.
Per sette anni sono stati protagonisti di 23 omicidi, rapine in banche, uffici postali e armerie, attacchi contro persone inermi, extracomunitari, nomadi. Per sette anni hanno colpito soprattutto in Emilia-Romagna, con qualche incursione nelle Marche. Poi la cattura e la sconvolgente scoperta: gli autori dei crimini sono quasi tutti poliziotti. Al vertice della banda, i fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi. Confessano di avere agito per soldi, ma è così? Davvero non hanno avuto appoggi, complicità e coperture? Oppure quei crimini, molti dei quali senza movente, nascondevano qualcos’altro? E perché questa vicenda è costellata di depistaggi? E perché non sono stati scoperti prima? Se ci sono altri complici e altri moventi, non ci troviamo forse davanti a ventitré delitti irrisolti? In otto puntate, Antonio Iovane ripercorre insieme a molti dei protagonisti quella sanguinosa catena di eventi, per suggerire nuove sconcertanti conclusioni.See omnystudio.com/listener for privacy information.