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Recensioni librarie | RRL

Author: radioromalibera.org

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Ogni settimana un nuovo libro. Ascolta il podcast di radioromalibera.org dedicato alle recensioni librarie. Ogni martedì alle ore 17 una nuova puntata.
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Benedetto XVI lo definì «un grande testimone della fede, che in tempi bui ha fatto splendere la luce della verità e ha mostrato il coraggio di opporsi al potere della tirannide»: il riferimento è al card. Clemens August conte von Galen (1878-1946), colui che osò tener testa apertamente e senza protezioni al regime nazionalsocialista. «Più degli uomini – ha proseguito papa Ratzinger - egli temeva Dio, che gli ha concesso il coraggio di fare e di dire ciò che altri non osavano dire e fare. Così egli ci esorta a vivere di nuovo la fede oggi e ci mostra anche come ciò sia realizzabile nelle cose semplici e umili e tuttavia grandi e profonde». Quando, nel marzo 1946, von Galen tornò da Roma, dove Pio XII lo aveva da pochi giorni creato cardinale, la popolazione lo accolse trionfalmente davanti alle rovine del duomo di Münster, quasi completamente distrutto dai bombardamenti. Fu la forza della sua coscienza, che gli consentì di diventare un eroe, suo malgrado, tanto da esser ricordato come «il leone di Münster». Nell’appendice del libro vengono riportate tre prediche del 1941 ed altri suoi interventi, oltre ad una vibrante lettera di protesta da lui indirizzata al Führer, testi che conservano intatta anche oggi la propria intensità e che ancora rappresentano un chiaro e forte monito, rivelando in modo impressionante con quanta coerenza e coraggio il card. von Galen si fosse schierato contro l’arbitrio della dittatura, impegnandosi nella difesa del diritto alla vita di ogni essere umano. BEAUGRAND GUENTER, , Edizioni San Paolo,Cinisello Balsamo 2021, p. 276, € 22
Il testo, curato da Sergio Donna, è suddiviso in oltre sessanta capitoli, ciascuno dedicato ad ungiardino ed al suo titolare o ai personaggi storici, che lo hanno frequentato. Il testo è frutto dallericerche condotte da un’équipe di nove esperti, accurati nel descrivere le glorie di una città, Torino,che, con oltre 400 tra parchi e giardini, detiene il primato nazionale per estensione e si colloca neiprimi 15 posti a livello mondiale.Tra gli spazi più significativi la città vanta, ad esempio, i Giardini Reali nella porzione racchiusadai Bastioni con la fontana delle Nereidi e dei Tritoni: il primo loro impianto risale all’epoca diEmanuele Filiberto di Savoia (1528-1580), mentre importanti modifiche sono intervenute alla finedel Seicento e nel 1886. Presentano eleganti viali geometrici con giochi prospettici e sculture.Ma v’è anche il giardino botanico medioevale di palazzo Madama, di cui a partire dal 1402 si hadocumentazione scritta: lo spazio è stato suddiviso, sulla scorta delle antiche carte, in hortus (orto),viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) e presenta arreditradizionali, tra i quali spicca la falconara.Un richiamo merita anche il giardino dei Principi di Palazzo Cisterna, costituito nel suo primoembrione nel 1673, poi rimaneggiato più volte sino al 1859 con un’aiuola centrale ellissoidale eduna fontana al centro ed attorno altre aiuole di varie forme, divise da sentieri, che vanno a disegnareprati, boschetti e coltivazioni di fiori.Il volume è corredato da oltre novanta foto a colori e dagli spartiti di alcuni brani dedicati proprioai giardini del capoluogo piemontese.
I fiori del bene

I fiori del bene

2022-09-2003:04

Le opere di Alessandro Manzoni proposte in questa antologia offrono la possibilità di approfondire temi importanti quali quello della fiducia nella Provvidenza, della storia e della grazia, della morale, parlando anche di cattolicesimo liberale, di amor patrio, di lingua italiana, nonché dell’importanza del romanzo storico per la formazione della coscienza civile. Il tutto, però, declinato secondo una visione edificante della realtà, che, specie di questi tempi, aiuta.Manzoni era convinto del fatto che il bene sgorgasse dal bene; bene come fede, devozione, dirittura morale, amore, saggezza, buon senso, carità, ma bene anche come amor di Dio e della famiglia. Le stesse Osservazioni sulla morale cattolica sono totalmente immerse in una concezione filosofica del bene, che si oppone – ed è in grado di farlo! – allo spirito laico, ateo e protestante. Persino la sciagura viene riletta alla luce di quella categoria, tipicamente manzoniana, ch’è la Provvida sventura, già notata nel coro di Ermengarda dell’Adelchi: «Fosti collocata dalla provvida sventura tra gli oppressi».
AUTORI VARI (a cura di Sergio Donna), I giardini di Torino. Storia, incontri & leggende nei parchi della città, Edizioni Inspire Communication, Torino 2021, p. 264, € 26,56 Il testo, curato da Sergio Donna, è suddiviso in oltre sessanta capitoli, ciascuno dedicato ad un giardino ed al suo titolare o ai personaggi storici, che lo hanno frequentato. Il testo è frutto dalle ricerche condotte da un’équipe di nove esperti, accurati nel descrivere le glorie di una città, Torino, che, con oltre 400 tra parchi e giardini, detiene il primato nazionale per estensione e si colloca nei primi 15 posti a livello mondiale. Tra gli spazi più significativi la città vanta, ad esempio, i Giardini Reali nella porzione racchiusa dai Bastioni con la fontana delle Nereidi e dei Tritoni: il primo loro impianto risale all’epoca di Emanuele Filiberto di Savoia (1528-1580), mentre importanti modifiche sono intervenute alla fine del Seicento e nel 1886. Presentano eleganti viali geometrici con giochi prospettici e sculture. Ma v’è anche il giardino botanico medioevale di palazzo Madama, di cui a partire dal 1402 si ha documentazione scritta: lo spazio è stato suddiviso, sulla scorta delle antiche carte, in hortus (orto), viridarium (bosco e frutteto) e iardinum domini (giardino del principe) e presenta arredi tradizionali, tra i quali spicca la falconara. Un richiamo merita anche il giardino dei Principi di Palazzo Cisterna, costituito nel suo primo embrione nel 1673, poi rimaneggiato più volte sino al 1859 con un’aiuola centrale ellissoidale ed una fontana al centro ed attorno altre aiuole di varie forme, divise da sentieri, che vanno a disegnare prati, boschetti e coltivazioni di fiori. Il volume è corredato da oltre novanta foto a colori e dagli spartiti di alcuni brani dedicati proprio ai giardini del capoluogo piemontese.
Fu conosciuto come il Battaglione dei Tiragliatori Pontifici: nel 1860 riunì giovani cattolici giunti da ogni angolo d’Europa allo scopo di difendere con le armi la libertà della Chiesa e del Papa Re, rispondendo così all’appello levatosi da numerosi sacerdoti. Nel gennaio 1861 divenne Battaglione degli Zuavi Pontifici, più tardi venne trasformato in Reggimento. La sua storia durò in tutto poco più di dieci anni, vissuti intensamente e ricordati in questo libro, scritto da Francesco Maurizio Di Giovine: rappresenta il primo saggio completo sull’argomento e propone peraltro anche significative testimonianze. Rivivono in queste pagine fatti storici come il tributo di sangue versato dai volontari, che furono vittime di malattie, di incidenti, di agguati, di atti di terrorismo, ma rivivono anche la vita di guarnigione, la lotta al brigantaggio, le opere caritatevoli ed umanitarie, compiute soprattutto durante l’epidemia di colera con i soccorsi apportati alla popolazione del Lazio meridionale; e poi ancora la guerra rivoluzionaria del 1867, infine l’eroicadifesa di Roma durante l’invasione del settembre 1870. Il volume presenta anche protagonisti dell’epoca quali l’alfiere Alfonso Carlos di Borbone, fratello del Pretendente legittimista al Trono di Spagna Carlo VII.
Le Edizioni del Galluzzo proseguono la loro opera benemerita, pubblicando per la Fondazione Ezio Franceschini due volumi diversi, ma accomunati da un’attenta ricerca nel campo della letteratura agiografica, dottrinale e liturgica del Medioevo. Il primo volume, curato dal prof. Francesco Santi dell’Università di Bologna, ci mostra come la cultura latina del Medioevo abbia creato figure intellettuali, che sono inaspettatamente al centro della vita intellettuale in riferimento a Maria. Di particolare interesse lo studio di Francesco Vermigli sulla ricezione degli apocrifi nella Leggenda aurea (Antonella Degl’Innocenti) e nelle opere teologiche di san Tommaso d’Aquino e di san Bonaventura (Francesco Vermigli). Altrettanto interessante è l’edizione critica, a cura del prof. Gianpiero Tavolaro, dei cinque sermoni dedicati a san Luigi re di Francia dall’agostiniano Giacomo da Viterbo negli anni dell’episcopato napoletano, tra il 1303 e il 1307. L’importanza di queste prediche risiede nel modello politico, che esse ci offrono del «santo re e glorioso confessore» Luigi IX. «Poiché infatti questo santo ha magnificato Dio, a sua volta è stato magnificato da Dio, poiché Dio, dopo averlo reso grande, ha fissato per sempre la sua grandezza» (p. 63).
247 - Dante e Verona

247 - Dante e Verona

2022-07-1202:49

AVENA ANTONIO – DI SEREGO ALIGHIERI PIERALVISE (A CURA DI), Dante e Verona. Studi pubblicati nel 1921, Edizioni QuiEdit (tel. 045/595900), Verona 2021, pp. 422, fuori commercio Diffuso nell’estate 1921, il volume Dante e Verona, a cura di Antonio Avena (1881-1967) e Pieralvise di Serego Alighieri (1875.1943), fu molto apprezzato anche dalla critica accademica. In occasione del settecentesimo anniversario dantesco, il conte Pieralvise di Serego Alighieri, nipote di uno dei curatori di quel volume e discendente in linea diretta da Dante, attraverso Ginevra degli Alighieri che nel 1549 sposò il conte Marcantonio Serego, ha voluto ristampare il libro con una nota introduttiva di Gian Paolo Marchi, che lo situa nel suo contesto storico. L’opera contiene quindici saggi che trattano di Verona ai tempi di Dante (Luigi Simeoni), di Dante e i Signori della Scala (Léon Dorez), di Dante e Cangrande della Scala (Vittorio Cian) e di molti altri temi storici, artistici ed eruditi, come l’indagine di Bashford Dean sulla (presunta) staffa del cavallo di Cangrande conservata presso il Metropolitan Museum di New York. Il contributo più impegnativo, tanto da meritare una recensione da parte dello storico Federico Chabod, è forse quello che Luigi Carcereri dedica al tema Politica dantesca e politica scaligera. Molto interessanti sono anche i profili di alcuni discendenti di Dante, come l’umanista Dante III Alighieri (Vittorio Mistruzzi) e Jacopo di Pietro III Alighieri (Flaminio Pellegrini), nonché la storia della villa Alighieri di Gargagnago, tuttora abitata dai discendenti del poeta (Pieralvise di Serego).
Nella società post-moderna, in cui l’affettività è fragile preda dell’emotività, le relazioni sono mutevoli perché votate alla cultura del provvisorio e le identità sembrano fluide e disincarnate, la famiglia rischia di subire questo stesso tempo “liquido”. Nella Prefazione del volume Come olio di nardo, il prof. Stanislaw Grygiel, docente emerito di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto «Giovanni Paolo II» presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, evidenzia una delle aporie del mondo d’oggi: «Diventiamo artigiani, sempre più formati dalle scienze e, di conseguenza, perdiamo la capacità di pensare». Ciò significa tradire la natura propria dell’uomo, quella natura «in cui egli trova “le impronte di Dio”. Contemplare l’amore significa dimorare in esso e alla sua luce vedere “l’universo e la storia” della persona umana».A dispetto però delle fosche previsioni di stampo relativista e dei continui pessimismi propri di certe ideologie, la solidità della famiglia continua ad imporsi nella cultura di ogni epoca: una società a misura di famiglia rappresenta, infatti, la miglior garanzia contro ogni deriva di tipo soggettivista o collettivista, poiché in essa il valore della persona si pone sempre al centro ed il bene comune si realizza senza svilire quello individuale, che anzi è libero di sbocciare in tutta la sua verità e bellezza.Questo testo multidisciplinare, curato dalla professoressa Giorgia Brambilla, docente di Bioetica e Teologia Morale presso l’Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum», intende proprio contribuire a diffondere il “buon profumo” della famiglia, culla della vita umana e sorgente del bene della persona.
Le informazioni sul Covid continuano a monopolizzare e disorientare la nostra vita. Dopo due anni, Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga provano a riflettere più lucidamente su questo tsunami in un libro edito da Zanichelli, Pandemia e infodemia: come il virus viaggia con l’informazione.La comparsa di Sars-Cov-2 su scala globale ha generato una circolazione massiccia e incontrollata di notizie e commenti di cui le fake-news sono solo la forma più nota. Siamo nel tempo della polarizzazione dei social network, certo, ma anche gli altri media non hanno concorso a fare chiarezza. La narrazione richiama spesso quella di una guerra, sono di uso comune ma non preciso parole ed espressioni tecniche, indici e numeri epidemiologici si susseguono con dubbio valore statistico. Soprattutto, voci non sempre autorevoli si contraddicono, senza che quelle della scienza si distinguano per credibilità e attendibilità. Quest’esperienza, avvertono gli autori, deve farci ripensare il rapporto tra chi fa ricerca e chi la comunica, per affrontare in modo più consapevole le future emergenze, frutto della globalizzazione e dell’antropizzazione. E che amplificano le fragilità individuali e sociali, catalizzando profondi mutamenti. Ferrazzoli e Maga provano a proporre proprio un modello di dialogo, di mediazione senza dogmatismi né manicheismi, a partire dalle loro rispettive esperienze professionali: un giornalista capo-ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un virologo direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR.
Storia della devozione al Sacro Cuore di Gesù in AustriaL’autore del libro, don Marc Hausmann, ricercatore e docente di filosofia e teologia, ripercorre in queste pagine la storia plurisecolare del culto al Sacro Cuore di Gesù in Austria, dalle lontane origini nel primo millennio, origini da ricercarsi nella venerazione delle cinque piaghe di Cristo sulla Croce, sino alle più recenti devozioni presenti nei territori di lingua tedesca all’inizio del secondo millennio.Esaminando i diversi filoni devozionali, che poi confluiscono nel grande culto al Sacro Cuore del Settecento, don Hausmann analizza la profonda crisi, subita da questa devozione a seguito dell’affermarsi del giansenismo e dell’illuminismo: «il primo sarà il suo nemico religioso o “intra-ecclesiale” e il secondo il suo nemico “politico” o “laico”».Pagine appassionate danno conto tuttavia anche della vivace e ferma reazione cattolica contro il mondo laicista nel Tirolo, che conferì nuova vita e inedito vigore al culto del Sacro Cuore nell’Ottocento, incentivando ed insistendo «sull’intimità spirituale fra Cristo nel suo Cuore ed il fedele. Tale impegno della conformazione personale del fedele ad unirsi al Cuore di Gesù nella sua sofferenza e passione rappresenta il contributo alla mistica del Sacro Cuore, cioè al culmine della spiritualità e religione cattolica. Tale mistica ed interiorizzazione sono anche da augurarsi oggi per la coltivazione della Tradizione cattolica in questi tempi, in cui essa dev’essere praticata e vissuta spesso e volentieri in disparte, sotto forma di una vera e propria resistenza».
La Santa Messa secondo il Ritus Romanus antiquior in 101 domande con relative risposte: è questo quanto propone don Roberto Spataro, docente di lingua e letteratura greca presso il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, nel suo libro La Messa del futuro.Si tratta di un testo prezioso, anche perché, come specifica il card. Raymond Leo Burke nella Prefazione, «lungo i secoli cristiani la Chiesa, di fronte alla realtà del Santissimo Sacramento, che, nelle parole di san Tommaso d’Aquino, contiene sostanzialmente “il bene comune spirituale di tutta la Chiesa”, ha salvaguardato con una cura del tutto particolare i sacri riti quali strumenti, allo stesso tempo materiali e altamente spirituali, per rendere attuale e presente il grande Mistero della Fede».Può sembrare paradossale che la cosiddetta Messa antica venga definita, al contempo, la «Messa del futuro», ma lo stesso autore ne spiega la ragione: «Le realtà che sono amate da Dio e dalla Madonna si sviluppano sempre, senza clamore e agitazione, come insegna il Vangelo. Inoltre, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, diminuiscono i fedeli, spesso anziani, che prendono parte alla Messa Novus Ordo, aumentano quelli che assistono alla Messa Vetus Ordo, generalmente giovani e famiglie con molti bambini».Il libro contiene anche una preziosa testimonianza del card. Zen, che ricorda come nel 1989, introducendo nel seminario di Shanghai il Novus Ordo, egli abbia raccomandato ai seminaristi di tenere «pure preziosa la Messa che avete goduto fino ad oggi, quella che ha nutrito la vostra fede, la vostra vocazione, quella che ha dato il coraggio ai nostri martiri» ovvero quella cosiddetta antica, ma sempre viva.
Esiste oggi una vasta scelta in Occidente nel mercato dell’abbigliamento. Anche se le tendenze femminili vanno verso una direzione provocante, volgare e discinta, c’è comunque la possibilità di trovare cose conformi alla moda cristiana, che non significa moda “bigotta” ovvero quello stile tipicamente protestante di alcune sette, ma uno stile cattolico, che tende alla bellezza e alla semplicità insieme, alla modestia e all’eleganza contemporaneamente, rimandando ai principi della dottrina cristiana, mai fanatica, come invece può essere, per esempio, il modo di vestire delle donne praticanti di religione musulmana.
Cupello don FrancescoMotu improprio. Traditionis Custodes di Papa Francesco tra ambiguità e contraddizioni Edizioni Fede&CulturaL’autore, nella Prefazione, dichiara di aver percepito il motu proprio Traditionis Custodes di papa Francesco come uno schiaffo a Benedetto XVI, che dichiarò di aver emanato il precedente motu proprio, Summorum Pontificum, dopo aver a lungo riflettuto, dopo essersi a lungo consultato e soprattutto dopo aver invocato lo Spirito Santo, contando sull’aiuto di Dio ed affidandosi all’intercessione di Maria. Precisa don Cupello come questo schiaffo gli avesse richiamato «quello ricevuto da Gesù davanti al sommo sacerdote Caifa. E come Gesù rispose pacatamente a chi Lo aveva colpito, invitandolo a ragionare, così ho pensato di fare io, rispondendo a papa Francesco, che in tal modo ha schiaffeggiato tutti coloro che devotamente – e tra questi mi annovero anch’io – senza alcun fanatismo, senza alcuna intenzione di opporsi alle indicazioni pastorali del Concilio Vaticano II e senza per nulla sognarsi di ripudiare il messale di Paolo VI, semplicemente in talune circostanze si trovano meglio a celebrare Messa con il plurisecolare messale di Pio V, traendone grandi benefici spirituali».Don Cupello pertanto ha analizzato una ad una le ragioni addotte da papa Bergoglio, per cancellare di fatto le disposizioni assunte dal suo predecessore ancora vivente, evidenziandone «inesattezze e contraddizioni, sulle quali non si può sorvolare»: «A prima vista Traditionis Custodes mi è sembrato in alcuni punti contraddittorio, in altri dottrinalmente debole, in altri ancora piuttosto precipitoso», col rischio implicito che tutto questo possa produrre gravi divisioni, rischio che non era proprio il caso di correre e divisioni di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.
Sorokin A. Pitirim (a cura di Allodi Leonardo) Edizioni Cantagalli, Siena 2021, p. 264, 18 €Pitirim Aleksandrovič Sorokin, è uno dei massimi esponenti della sociologia culturale del XX secolo. La sua opera, La rivoluzione sessuale americana, analizza in profondità la società americana degli Anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, la società cioè in cui, in modo silenzioso e pressoché inosservato, è avvenuta una rivoluzione dagli effetti enormi: «Senza rumorose e pubbliche esplosioni – ha scritto – le sue scene tumultuose sono confinate nella dimensione privata e coinvolgono soltanto singoli individui. Non segnata da eventi drammatici su larga scala, non è accompagnata da una guerra civile, da lotta di classe e spargimento di sangue. Non possiede un esercito rivoluzionario, non tenta di rovesciare governi, non ha grandi leader; nessun eroe la pianifica, nessun “politburo” la guida. Non è stata annunciata in quanto rivoluzione, sulle prime pagine della stampa o per radio o televisione. Il suo nome è rivoluzione sessuale».L’iper-erotizzazione della società costituisce l’epifenomeno di un’autonomizzazione della sessualità, che alla lunga la svuota di un contenuto e di un senso umano autentici e profondi. Ne è derivato quel «nuovo disordine amoroso», che «disfa uno stato, instaura una crisi, propaga uno smarrimento», come afferma il filosofo Alain Finkielkraut.In pagine di grande effetto, Sorokin analizza le conseguenze sociali di un piacere sessuale completamente privo di regole, mostrando come dall’estrema libertà nasca, in realtà, la tirannia più grave e più feroce. Per l’autore è pertanto necessario recuperare l’idea di un «sano ordine sessuale», fondato sulla «normalità costitutiva di tutti gli esseri viventi».
Di fronte ad un baratro di accelerata ateizzazione, papa Francesco ha frenato bruscamente sulla Messa tradizionale con il motu proprio Traditionis custodes: dopo 14 anni di fervida vitalità, dal Summorum Pontificum del 2007 ad oggi, la liturgia del Santo Sacrificio dell’altare ha formato in tutto il mondo un vasto bacino di sacerdoti e di fedeli, ma questo rito continua ad essere pietra d’inciampo e viene nuovamente colpito e perseguitato. È la dimostrazione più emblematica del fatto che la Santa Messa in Vetus Ordo sia il cuore della Fede, perché la lex orandi si lega indissolubilmente alla lex credendi: rendere culto a Dio nel solco della Tradizione significa rimanere fedeli al magistero di sempre della Chiesa; rendere culto all’uomo (come si legge nel discorso di Paolo VI per la chiusura del Concilio, 7 dicembre 1965) non è più difendere la Fede e la cattolicità.Il polo d’attrazione gravitazionale della Chiesa è sempre e solo stato la Santa Messa: un rito non costruito a tavolino, come invece è accaduto con la rivoluzione liturgica del 1969, ma che si è formato intorno all’altare, mattone dopo mattone. E proprio attorno alla Santa Messa di sempre, martoriata e perseguitata dai protestanti prima e dai novatori del cattolicesimo in svendita dopo, si sono innalzate chiese, cattedrali, abbazie, santuari, monasteri… dando vita e vigore all’immensa Civiltà cristiana.Nel libro troviamo così per la prima volta la storia della Santa Messa attraverso le fonti storiche, dall’Ultima Cena di Nostro Signore Gesù fino ai nostri giorni.
La differenza tra la Messa in Rito antico e quella riformata dal Concilio Vaticano II non si riduce ad una mera questione linguistica ovvero all’uso o meno del latino. Ricostruendo la storia ed analizzando l’ordinamento liturgico ed il significato profondo del cosiddetto Vetus Ordo, Massimo Cicero dimostra come il suo contenuto teologico sia molto più aderente alla millenaria Tradizione cattolica rispetto alla nuova Messa, per molti versi snaturata dall’ansia di modernizzazione, che ha contraddistinto la Chiesa negli ultimi decenni. Non a caso l’autore riporta all’inizio una significativa frase di Benedetto XVI, tratta da La mia vita: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia». Questo testo vuol essere, dunque, un atto d’amore verso quella che è stata la Messa tanto di san Francesco quanto di san Pio da Pietrelcina. Il primo, san Francesco, affermò: «L’uomo deve tremare, il mondo deve fremere, il cielo intero deve essere commosso, quando sull’altare, tra le mani del sacerdote, appare il Figlio di Dio»; il secondo, san Pio, gli fece eco: «Intorno all’altare nella Messa c’è tutto il Paradiso». Ma l’autore cita anche san Gregorio Magno, che nei Dialoghi precisò: «Nell’ora del Sacrificio, alla voce del sacerdote, si aprono i Cieli e anche i cori degli angeli partecipano a questo mistero, poiché l’Alto e il basso si congiungono, il Cielo e la terra si uniscono, il visibile e l’invisibile diventano una cosa sola».Il libro di Massimo Cicero rappresenta dunque un atto d’amore verso la Verità per l’antica liturgia, per la profondità del silenzio, per l’universalità del latino e del canto gregoriano, per quel Santo Sacrificio, che riesce a toccare le corde più profonde dell’animo umano.
(di Lucia Alberti) La bellezza come creazione di Dio e che da Lui discende anche attraverso l’opera dell’uomo. Potrebbe essere il sottotitolo di questo volume, che raccoglie una bellezza artistica nascosta e poco nota, la cui storia ferita si intreccia con il dramma provocato dal terremoto. Il volume raccoglie alcune delle opere sacre danneggiate dal sisma del 2016 e provenienti dalle chiese dei paesi di Amatrice e Accumoli (RI).
È essenziale nei contenuti e di facile lettura, nonostante la complessità del tema trattato, il libro scritto da don Marino Neri, per aiutare il fedele a decifrare l’universo simbolico della S. Messa tridentina o tradizionale, Messa la cui ultima revisione è contenuta nel Missale Romanum edito per volontà di Giovanni XXIII nel 1962. L’autore analizza le diverse parti della celebrazione, per evidenziarne i tesori di spiritualità e di dottrina, ponendo attenzione anche al dato storico, che li ha integrati nel rito. E cita, tra gli altri, un brano illuminante dell’enciclica Mediator Dei et hominum di Pio XII, che ha elaborato una definizione completa di cosa sia la Liturgia: «È il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all’Eterno Padre. L’azione liturgica ha inizio con la fondazione stessa della Chiesa». Ma qual è il soggetto principale della liturgia? Don Neri lo chiarisce perfettamente: «Tanto nella Messa quanto nei Sacramenti è sempre Gesù Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote, Liturgo per eccellenza e “Mediatore tra Dio e gli uomini”. Soggetto secondario è la Chiesa gerarchicamente ordinata, il Corpo Mistico di Cristo, unito al suo Capo». E due sono anche i fini della celebrazione liturgica: quello primario, la latreia, ovvero l’atto di somma adorazione riservato a Dio solo, e quello secondario, la sotería, ovvero la salvezza dei fedeli, la loro santificazione nella storia, viatico alla gloria celeste nei Cieli.
L'Europa e la Fede
Di nobili origini ma d’indole estremamente umile, san Roberto Bellarmino, in pieno clima di Controriforma e pochi decenni dopo la conclusione del Concilio di Trento, col suo Catechismo ha saputo esporre la Dottrina cattolica in modo sintetico, eppure efficace e chiaro.
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