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Verba Manent

Author: Enrico M. Di Palma

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Description

Cosa dicono di noi le parole che pronunciamo, i libri che leggiamo, quello che guardiamo in tv? Viaggia con me alla scoperta dell'umanità in ogni sua forma...
93 Episodes
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La nostra intelligenza e la nostra cultura non sono date dal numero di pagine di leggiamo. Secondo alcuni, conta di più il livello di profondità e di analisi che applichiamo ai libri che affrontiamo. In parte sono d'accordo, ma mi spingerei ancora oltre. Io dico che noi siamo soprattutto i libri che non abbiamo (ancora) letto. Quei libri che desideriamo e a cui pensiamo intensamente per mesi, quelli il cui indice ci intriga, quelli di cui sentiamo solo parlare ma che restano al centro dei dibattiti, quelli - mai aperti - che ci guardano storto dal comodino o dalla libreria, quelli abbandonati dopo poche pagine e il cui pensiero ci perseguita. In questa puntata, l'ultima della stagione, vi racconto il mio rapporto con i libri che non ho letto, e del perché siano per me così importanti...
"C'erano una volta tre cinghialotti che vivevano nel bosco...". Può sembrarvi strano, ma quasi tutto quello che penso e che sono oggi si è sviluppato a partire da questo incipit. In che senso, mi chiedete? Ascoltate la puntata per scoprirlo: preparatevi a un viaggio nei meandri di quei costrutti del pensiero che chiamiamo "storie" o "narrazioni". Perché sono così potenti, così tanto da influenzare interi gruppi di persone, creando identità e rivalità, senso di appartenenza ed esclusione, scienza e complotti? Quali sono i suoi meccanismi? E soprattutto: perché non possiamo immaginarci "immuni"?
C'è chi l'ha studiato a scuola e chi no, chi l'ha amato e chi l'ha odiato, chi lo considera un sapere d'eccellenza e chi un simbolo classista: è il latino, croce e delizia del sistema scolastico italiano. Il tema è particolarmente divisivo. C'è chi estirperebbe subito questa materia dalle scuole di ogni ordine e grado, chi la estenderebbe a chiunque, chi la renderebbe facoltativa, chi invece la vede bene lì dove sta, nei licei. E come tutto ciò che è divisivo, forse lo studio del latino nasconde qualcosa in più: perché accende così tanto il dibattito? Qual è la posta in gioco? E - domanda delle domande - a cosa serve il latino e perché qualcuno lo ritiene così importante?
La mia storia d'amore per l'immaginario medievale ha radici profonde nei giochi e nelle fiabe d'infanzia. Ma, a distanza di anni, posso dire che non si tratta solo di suggestioni e divertimento: sono più che sicuro che lo studio di questa epoca (che epoca non è) mi abbia insegnato un sacco di cose. Anzi, di più: mi ha fatto vedere il mondo in modo diverso. In questa puntata vi racconto della mia infatuazione e del perché, secondo me, vale davvero la pena avvicinarsi al Medioevo...
Farina d'insetto? Carne coltivata? Carbonara con la panna? Pizza con l'ananas? Scelte etiche? Dieta dei gruppi sanguigni? Vini sloveni in una pubblicità italiana? Diciamolo: siamo ossessionati dal cibo e dalla cucina. Guardiamo Masterchef, ci perdiamo nei social fra ricette e mukbang, sogniamo gli stellati... Ma anche, più in piccolo: articoliamo i nostri momenti importanti intorno a un tavolo, conserviamo le ricette della nonna e portiamo fuori a cena qualcuno o qualcuna per provarci. Come mai tutta questa importanza? Lo scopriamo nella puntata di oggi, a partire da un mito greco...
Provate a pensare a tutte le opere letterarie medievali che conoscete. Quante sono? Quali sono? Come si vanno a distribuire lungo i mille anni di questa epoca? Probabilmente vi ritroverete con qualche secolo vuoto, se non addirittura con mezzo millennio senza opere. Oppure avrete secoli pieni zeppi di opere in italiano antico, preceduti da qualche sparuta testimonianza in francese. Il che non è per forza un male, vuol dire che a scuola eravate bravi studenti e che la memoria, nel frattempo, non vi ha tradito. Eppure la riflesione nasce spontanea: che idea abbiamo del medioevo, se in fondo lo conosciamo così poco? Si tratta di una ricostruzione fedele o di un'estensione indebita di quel poco che possediamo? E tutti quei buchi? Non si faceva letteratura? O era troppo brutta per essere studiata? O ancora, magari, abbiamo perso per sempre quelle opere...?
Quando ero ragazzino e abitavo ad Alba, il 25 aprile era qualcosa di speciale: la città si riempiva di bandiere, si faceva una grande fiaccolata, c'erano manifestazioni e concerti, a scuola staffette e partigiani venivano a raccontarci le loro storie. Ma gli anni passano e - fisiologicamente - le storie diventano miti. E le feste si trasformano in celebrazioni. Non fraintendetemi, non ci sarebbe errore più grande che diventare brontoloni passatisti, quelli per cui "si stava meglio un tempo, non ci sono più i valori di una volta...". Se ci interessa perpetuare i valori della Resistenza, rimbocchiamoci le maniche e continuiamo a leggere, raccontare e festeggiare, ognuno per quel poco che può: del resto, è proprio quello che hanno fatto le partigiane e i partigiani quasi ott'antanni fa. Io, quest'anno, ho deciso di raccontarvi tre libri sul tema che per me sono stati particolarmente importanti... Buona Liberazione!
Quando è nata la civiltà? Quali sono state le tappe che hanno portato l'Homo Sapiens dallo stato animale a quello semi-divino? Come si è sviluppato il progresso? Queste domande ci ossessionano da sempre, e nonostante da almeno un paio di secoli abbiano abbandonato le riflessioni accademiche di antropologi, storici e archeologi, continuano a essere al centro di dibattiti e successi editoriali. "Sapens. Da animali a dèi" di Harari è uno di questi: con un'invidiabile abilità narrativa e uno sguardo che tenta di abbracciare millenni di trasformazioni culturali in poche pagine, ha scalato le classifiche di vendita e si è ritagliato un posto in molte librerie - compresa la mia. Eppure, forse, la sua narrazione non è così perfetta come si presenta. Anzi, a distanza di oltre un decennio è un esercizio critico molto utile ripensare in profondità il suo approccio, comprendendone i non-detti e svelandone i presupposti metodologici e ideologici. In questo ci dà una mano un altro libro, più recente, di Graeber e Wengrow, dal titolo più che mai suggestivo: "L'alba di tutto"...
"A chi appartieni?"

"A chi appartieni?"

2023-03-3113:28

Vi è mai capitato, aggirandovi per un piccolo paesino del centro-sud Italia, di imbattervi nella fatidica domanda "a chi appertieni"? A me sì e in questa puntata vi racconto come sono andate le cose. Preparatevi per un viaggio fra traslochi, quesiti esistenziali, clan familiari e l'eterno dissidio dell'appartenenza.
Il medioevo non esiste. O meglio: è stato inventato in un preciso periodo storico, per motivi ideologici. Eppure sembra che non si riesca a fare a meno di utilizzare questa etichetta che, un po' goffamente, copre ben mille anni di storia. Nella puntata di oggi, a partire da un libro a cui tengo molto, vi racconto la storia di questa invenzione, e come la sua conoscenza può cambiarci la prospettiva sul mondo...
Raramente provo simpatia per i protagonisti delle storie. Più spesso, mi ritrovo irresistibilmente attratto dalla figura del mentore: maestro, guida o saggio che sia, serba in sé un grande mistero. Chi era prima? Che fine farà poi? Cosa lo muove? Domande che non hanno quasi mai una risposta, e probabilmente è parte della magia di queste figure così sfuggenti. Eppure, senza di loro non è data avventura: instradano l'eroe, gli fanno scoprire il suo potenziale, lo smuovono dalle sue certezze, gli fanno un dono. Scopri alcune delle sue sfumature in questa nuova puntata!
La scrittura è considerata una delle invenzioni più importanti di sempre: c'è addirittura chi la usa come discrimine per dividere storia e preistoria! Periodizzazioni a parte, si tratta senz'altro di una tecnologia importante nelle nostre vite, che ti sta permettendo - proprio qui e ora! - di entrate in contatto con me. Per non parlare della sua centralità a scuola, nel lavoro, nel tempo libero... Ma non è sempre stato così. Sono passati pochi decenni da quando la scrittura è patrimonio di (quasi) tutti, e relativamente pochi secoli da quando "è stata inventata" (su questa semplificazione potremmo scrivere almeno altre dieci puntate...). Cosa era il mondo prima? Come si faceva letteratura? Come si viveva il rapporto con la parola? E soprattutto: è un percorso a senso unico?
L'annuncio delle modifiche ai libri di Roald Dahl ha scatenato l'indignazione generale. La serie televisiva "Gli anelli del potere" ha scontentato i fan più accaniti di Tolkien. Poi c'è l'epurazione linguistica dei romanzi di 007, ci sono i cambi di genere e colore della pelle nella "Sirenetta" e in "Sandman", i sequel di "Star wars", i remake, i reboot, gli apocrifi... Cosa ci tocca così da vicino in tutti questi casi? Perché generano in noi sentimenti così divisivi? Perché ci poniamo in modo così critico davanti a queste operazioni? In questa puntata azzardo un'ipotesi: centra l'infrazione del principio di autorialità. Ma quando è nato questo concetto? C'è sempre stato? E cosa è destinato a diventare?
Sono passati 10 mesi dall'ultima puntata pubblicata, la 79. Cosa è successo? Perché a un certo punto si è bloccato tutto? Scopriamolo in questo fatidico episodio 80: pronti a scoprire la nuova stagione...?
TRADURRE è tradire?

TRADURRE è tradire?

2022-04-2216:31

Parlare di traduzioni è un'impresa piuttosto ardua, ma di una cosa possiamo stare certi: in qualsiasi epoca o cultura ci sarà sempre una traduzione che delude, scontenta, sdegna, incollerisce qualcuno. Eppure l'azione di tradurre è un po' l'anima dello scambio culturale: ti dò una cosa e tu la adatti alle tue esigenze, ti vengo incontro per permetterti di conoscermi, accetto una trasformazione pur di entrare in contatto con te. E non è un caso che alla base di tante "grandi culture" (qualsiasi cosa voglia dire questa espressione) ci sia proprio una traduzione: bastino, fra i tanti, i casi dell'Odusia o della Vulgata. Il fatto è che la traduzione ci sbatte in faccia una cosa tanto vera quanto dolorosa: è impossibile comunicare in modo perfetto. Probabilmente anche fra persone della stessa epoca e con la stessa lingua...
Compiti, ansia, fatica, ingiustizia, noia? Certo. Ma forse, nella scuola, c'è di più... E non parlo solo di gite, intervalli, cotte adolescenziali, spiegazioni affascinanti e materie appassionanti: la parola "scuola" si porta dietro un significato nascosto e inaspettato, che forse può illuminarci sul perché, nonostante tutto, non sia un'istituzione da buttare del tutto. Qual è questo segreto? Ascolta la puntata per scoprirlo!
Chiamiamo "poesia" una certa forma letteraria, ma possono essere poetici anche un paesaggio o una situazione. Ma allora di cosa si tratta? Di un insieme di caratteristiche stilistiche o di un orizzonte tematico? Di una volontà espressiva o di un modo di vedere le cose? La tentazione sarebbe di dire che è poesia tutto quello che... va a capo, ma sappiamo che le cose non sono mai così semplici. E voi siete pronti a scoprire la storia di questa parola e le mille sfaccettature che la compongono? Clickate "play" e non ve ne pentirete!
Cosa hanno in comune un nano da giardino, Sarabanda di Enrico Papi e il Rocky Horror Picture Show? Tutto e niente, a seconda di quali parametri di classificazione scegliamo. Ma in qualche modo sentiamo che qualcosa di unitario c'è, magari legato a parole come "brutto", "esagerato", "cattivo gusto", "provocatorio", da distribuire più o meno casualmente fra i vari personaggi tirati in ballo. Il fatto è che troppo poco spesso dedichiamo tempo ad approfondire cose del genere, limitandoci a studiare ciò che è "bello", "prestigioso" ed "elevato". Facciamo così: ascoltatevi questa puntata, che vi parla dei concetti di Trash, Kitsch e Camp, e preparatevi a cambiare idea!
Il mondo si divide in due categorie: chi alla parola "mito" pensa subito alla canzone degli 883 "Sei un mito" e chi mente. Ma ovviamente la faccenda è un po' più complicata di così: i miti sono anche i racconti degli antichi, sono quelle narrazioni che costruiamo ogni giorno per riconoscerci in una serie di valori, sono metafore e simboli per spiegare concetti complessi... Insomma, a ognuno il suo mito! In questa puntata proviamo a fare il punto: siete pronti?!
Se non ce la fate più a leggere o ascoltare la parola "resilienza" non temete, siete in ottima compagnia: negli ultimi anni appare ovunque, su giornali, siti, post, scatenando gli entusiasmi dei modaioli e le ire degli intransigenti. Ma come tutti i termini di grande successo, anche "resilienza" ha dei motivi ben precisi per cui ha scalato le classifiche del nostro parlare più o meno quotidiano: una storia fatta di crisi, psicologia, politica e... tecnologia. Vi assicuro che dopo questa puntata non la considererete più allo stesso modo.
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