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La Sveglia di Giulio Cavalli
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La Sveglia di Giulio Cavalli

Author: Giulio Cavalli

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Dal lunedì' al venerdì, ogni mattina, la sveglia per il quotidiano La Notizia. E poi le letture. E tutto quello che ci viene in mente.

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Il ricercatore italiano Giulio Regeni è stato ucciso “tra le 22,00 del 31 gennaio e le 22,00 del 2 febbraio del 2016”. Le torture subite sono “provate e documentate” nonostante l’autopsia egiziana sia stata, forse volutamente, superficiale e incompleta. Per gli avvocati si tratterebbe di un’autopsia sotto gli standard minimi richiesti. Giulio Regeni è stato ucciso dopo le richieste di collaborazione all’Egitto formulate dall’ambasciatore italiano Maurizio Massari (il 25 gennaio 2016) e dall’ex presidente del consiglio Matteo Renzi e dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (31 gennaio 2016), che chiedevano al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi notizie sul cittadino italiano scomparso. È stato torturato per sei giorni. “Sul corpo di Giulio Regeni – dicono i consulenti – sono state trovate quasi tutte le lesività elencate nella letteratura sulla tortura tipica in Egitto”. È un elenco dell’orrore. Torture ricorrenti, quelle elencate negli studi. Pugni, calci, mazze, percosse, bruciature, l’utilizzo di un “pettine chiodato” e la “Falanga”: le bastonate sui piedi che provocano la rottura di tutte le ossa, “riscontrata ahimè sul corpo di Giulio Regeni”, conferma il medico. La causa di morte comunicata dai medici egiziani, ovvero la “lesione cranica subdurale” è incompatibile con i risultati degli esami eggettuate dai periti. Questi sono gli elementi emersi ieri a Roma durante il processo ai quattro 007 egiziani. Queste sono le mani sporche di sangue del presidente egiziano al-Sisi che da anni insozzano stringendole quelle dei più importanti leader europei. Ogni accordo con l’Egitto ha questo colore, questo odore, questi frantumi. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il candidato sindaco di Firenze per il centrodestra, Eike Schmidt, intervistato dal programma radiofonico 'Newsline/Tutti al voto!' su Controradio ha espresso la sua contrarietà a legiferare sull’aborto. Quella dell'aborto secondo Schmidt "è una questione molto molto personale. Da un punto di vista morale ognuno deve decidere per sé, è una decisione molto difficile. Capisco argomenti pro e contro - dice il candidato sindaco - ma alla fine è una decisione della potenziale mamma. Ci sono tanti casi dove sappiamo che la madre ha una malattia o c'è stato uno stupro, e allora una legislazione come è avvenuta in alcuni Stati degli Stati Uniti mi trova fortemente contrario”. Schmidt è perentorio: "lo Stato non dovrebbe guardare nella pancia dei suoi cittadini, né nelle loro case, a meno che non ci sia un'ipotesi di reato, ovviamente. L’aborto è una questione molto personale. E, da un punto di vista morale, ognuno deve decidere per sé". È curioso che il candidato della destra volga lo sguardo agli Usa quando per trovare politici che vorrebbero legiferare sui corpi delle donne potrebbe tranquillamente aprire i gruppi whatsapp sul suo telefonino. Forse al direttore degli Uffizi nonché candidato sindaco sfugge ciò che gli sta accadendo intorno. Ma questa frase fa il paio con una dichiarazione di Schmidt in cui si dichiara apertamente antifascista e dice di vergognarsi da tedesco per ciò che la Germania ha compiuto nei tempi del nazismo. “Io non credo di avere come compagni di viaggio elementi di destra-destra”, ha detto Schmidt. Immaginate come possa governare una città qualcuno che ha una così fragile contezza politica della realtà. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Bagheria come specchio del Paese. Nel piccolo comune siciliano qualche giorno fa è uscita la foto del sindaco uscente e ricandidato Filippo Tripoli, di Italia Viva, mentre pranzava allegro con Carmelo Fricano, detto “mezzo chilo”, un noto imprenditore bagherese arrestato il 13 settembre nell’operazione della Dda di Palermo: è considerato prestanome del boss Leonardo Greco. Accusato di associazione mafiosa ed estorsione, secondo le indagini dei carabinieri di Bagheria“mezzo chilo” era al servizio del gruppo mafioso. Secondo la procura, Fricano era a completa disposizione del capo mandamento, partecipava a riunioni riservate del clan, sosteneva economicamente i detenuti e i familiari, e all’occorrenza, si intrometteva nelle regole dettate dal sodalizio mafioso ai commercianti. Il sindaco si difende dicendo che al tempo Fricano era incensurato. In compenso ieri durante il confronto con gli altri candidati si è offeso perché un suo avversario ha osato fare domande sulla questione. A proposito di Bagheria il sesto candidato è Salvatore Baiardo. L’uomo che ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio di denaro a favore dei fratelli Graviano. Baiardo è stato da poco condannato per calunnia ai danni di Giletti, ex conduttore di Non è L’Arena su La7, per averlo accusato di aver reso false dichiarazioni al pubblico ministero riguardo all'esistenza della presunta foto, e per favoreggiamento nei confronti di Berlusconi e di Marcello Dell’Utri. Ora vorrebbe fare il sindaco con un certo “partito dei poveri”. I poveri evidentemente siano noi che osserviamo un Paese in cui nemmeno una condanna per mafia spinge le persone a provare un minimo di vergogna. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Ben svegliati

Ben svegliati

2024-04-2202:04

Ben svegliati. C’è voluta la coraggiosa presa di posizione Serena Bortone, conduttrice della trasmissione “Che sarà” su Rai 3, per avere l’ennesima conferma che questo governo sia fascista per tradizione, ne modi e nell’individuazione dei nemici.  La censura nei confronti di Antonio Scurati ha la stessa cifra del boicottaggio nei confronti di Roberto Saviano, del trattamento riservato a due uomini di lettere come Marino Sinibaldi e Nicola Lagioia, in quella stessa trasmissione è stata censurata (con molto meno rumore, purtroppo per noi) anche la scrittrice Nadia Terranova, lo stesso violento attacco personale l’ha subito la scrittrice Valentina Mira. È la stessa violazione di libertà di espressione che sta nelle decine di querele di esponenti della maggioranza di governo nei confronti di quotidiani come Domani. Personalmente a La Notizia ho ricevuto negli ultimi 12 mesi più della somma delle querele governative ricevute in 30 anni di scrittura.  È la stessa bile nera che ha bollito Michela Murgia fino ai suoi ultimi giorni di vita. È lo stesso spirito nero che nel 2023 ha prodotto una circolare rivolta ai Centri di cultura italiana in cui comparivano i nomi degli intellettuali da non invitare. La radice è sempre la stessa. Non è stata la Rai a censurare Scurati, crederlo è da ingenui. La Rai è solo una dei tanti esecutori di un mandante politico che vigliacchi e stolti insistono nel dipingere come destra liberale. I leghisti tra di loro chiamano i meloniani “fascisti”. Qui fuori ancora si scrive del presidente (chiamandolo al maschile) di un governo di centrodestra. Forse è giunto il tempo di svegliarsi, anche per i comodi che convinti che non toccherà mai a loro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Che il ministro della Scuola Valditara sia interessato più all’ideologia che all’istruzione è evidente fin dal suo insediamento. Nella riforma che ha in mente il ministro scompaiono i temi della precarietà, dell’edilizia scolastica, del supporto ai disabili e ci si concentra nel voto in condotta. Il quadro è chiaro. Ma per toccare con mano la scuola che ha in mente Valditara basta ascoltare i racconti di coloro che hanno assistito a una sua visita in una scuola di Potenza, dove a giorni si vota per le elezioni regionali. Il rappresentante del governo è stato accolto nel piazzale d'ingresso alla scuola dagli alunni che sventolavano bandierine tricolore mentre Valditara si è fermato a salutare qualcuno di loro. "Potrebbe sembrare un filmato dell’Istituto Luce, se solo le immagini fossero in bianco e nero”, ha detto Paolo Laguardia della Cgil di Potenza. Dall’Anpi locale scopriamo anche della “presenza di un animatore che, dotato di microfono e altoparlante, ha dapprima presentato il ministro e la delegazione che lo accompagnava e poi ha invitato tutti a cantare ‘Supereroi’”: “sembrava più di assistere a una parata militare, - scrive Anpi - senza però il presentatàrm, piuttosto che all'accoglienza di un servitore dello Stato. Si tratta di una modalità da tempo estranea alle scuole italiane; purtroppo, però, ieri è stata riprodotta a Potenza, tra l'altro in piena campagna elettorale”. In Abruzzo il ridimensionamento scolastico taglierà 26 autonomie scolastiche, con una riduzione di quasi il 30%. Ma di questo il ministro non ha parlato. Si è goduto la passerella e siamo sicuri avrebbe dato 10 a tutti per l’ordine e la disciplina. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Ve la ricordate la legge contro i rave party? Fu il primo discusso provvedimento del governo Meloni appena insediato, con la presidente del Consiglio e il suo vice Matteo Salvini - all’epoca alleato più mansueto - che bramavano l’essere indicati fin da subito come uomini forti al comando. Proprio in quei giorni si discuteva di un rave party dalle parti di Modena, presentato come la più grave minaccia per la democrazia italiana. Meloni e Salvini si intestarono un decreto uscito dal Consiglio dei ministri che conteneva nuove norme per evitare l’organizzazione di eventi simili. Che la guerra ai rave party fosse la prima ossessiva urgenza del governo lo dimostra anche lo strumento usato, il decreto legge che secondo l’articolo 77 della Costituzione andrebbe adottato solo in casi straordinari di necessità e urgenza. Il decreto straordinariamente necessario e urgente oggi dimostra tutto il suo nanismo politico di fronte alle impellenze contemporanee con la terza guerra mondiale a pezzi alle porte dell’Europa. È il primo di una lunga serie di provvedimenti che inseguono il sensazionalismo del momento senza avvicinarsi lontanamente alla dignità e alla durabilità delle riforme che sarebbero richieste a un governo credibile. Ma c’è di più. Quella norma - lo scrive il ministro ala Giustizia Carlo Nordio - ha prodotto finora solo 8 persone imputate e nessuna condanna. Il sedicente pugno duro non era altro che una manata contro il vento, utile alla politica percepita che alimenta il giornalismo d’allarme. Per questo andrebbe ricordata molto bene la legge contro i rave party: per osservare il pugno vuoto due anni dopo. È il lascito politico di questo governo. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il sito d’inchiesta The intercept ha scovato una comunicazione all’interno della redazione del New York Times rivolta ai giornalisti che che si occupano della guerra tra Israele e Hamas in cui si invita a non usare i termini "genocidio" e "pulizia etnica" e di "evitare" di usare la frase "territorio occupato" quando si descrive la terra palestinese. Il memorandum istruisce anche i giornalisti a non usare la parola Palestina "tranne in casi molto rari" e ad evitare il termine "campi profughi" per descrivere le aree di Gaza storicamente colonizzate da palestinesi sfollati espulsi da altre parti della Palestina durante le precedenti guerre israelo-arabe. Le aree sono riconosciute dalle Nazioni Unite come campi profughi e ospitano centinaia di migliaia di rifugiati registrati. Fingere un dibattito democratico anestetizzando il linguaggio non è una novità in tempi di guerra. Siamo cresciuti per anni con i missili intelligenti, come se si potesse intelligentemente lanciare missili e abbiamo avuto modo di assaporare l’esportazione di democrazia come vestito buono della guerra. Tornando al NY Times forse vale la pena ricordare che i termini “genocidio” e “pulizia etnica” sono piena responsabilità di coloro che da anni (mica da ora) li pronunciano argomentando la propria scelta. Si può essere d’accordo o meno. Se ne dibatte, appunto, non si cancella. Ma l’enorme malafede sta nel vietare il termine “territorio occupato” che riflette esattamente lo status giuridico di Gaza e della Cisgiordania nel diritto internazionale. Il NY Times decide di stare dalla parte degli estremisti e dei negazionisti. L’importante è che questo sia chiaro. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Ospite del Festival internazionale dell’Antimafia “L’Impegno di tutti” organizzato dall’associazione Wikimafia a Milano Nino Di Matteo ha messo in fila le riforme Cartabia e Nordio osservando una curiosa coincidenza con i desiderata di Licio Gelli e poi Silvio Berlusconi. Il magistrato, già componente del Consiglio superiore, ha passato in rassegna rapidamente le norme recentemente approvate dai governi di Mario Draghi e Giorgia Meloni e quelle attualmente in discussione in Parlamento. “Riforme costituzionali, separazione delle carriere, attenuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale, limitazione dell’utilizzo d’intercettazinoi telefoniche e ambientali, abrogazione dell’abuso d’ufficio, modifica del reato di traffico d’influenze. E poi: divieto per i magistrati di parlare con la stampa. E non mi riferisco - ha detto Di Matteo - ovviamente agli atti coperti da segreto – ovviamente – ma a quelli ormai pubblici. Come se Falcone e Borsellino, di cui tutti si riempiono la bocca, non avessero parlato della configurazione di Cosa nostra che veniva fuori dalle dichiarazioni di Tommaso Buscetta, prima della sentenza sul Maxiprocesso“. “E aggiungo – ha proseguito Di Matteo – il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, divieto di pubblicazione delle intercettazioni se riguardano terzi, e adesso i test psicoattitudinali dei magistrati, che facevano già parte del Piano di rinascita democratica di Gelli“. Una giustizia feroce con la povera gente e le persone comuni che si professa garantista per lasciare impunite le persone vicine al potere. Nemmeno Licio Gelli e Silvio Berlusconi avrebbero potuto sperare tanto. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Sentite cosa ha scritto la Federazione europea dei giornalisti (Efj) sulla proposta del carcere per i giornalisti, sta tutto qui: “Si tratta di una deriva orwelliana particolarmente pericolosa, che ricorda i tempi bui dell’Italia fascista”, ha dichiarato sempre a LaPresse Ricardo Gutiérrez, segretario generale dell’Efj. “Si tratta semplicemente di criminalizzare l’esercizio del giornalismo in Italia e di imporre un’autocensura generalizzata. Il diritto di accesso alle informazioni dei cittadini italiani sarebbe completamente compromesso qualora tali disposizioni venissero adottate”. L’Efj è la più grande organizzazione di giornalisti in Europa, che rappresenta oltre 320.000 cronisti, con 73 membri in 45 Paesi. “Confondere diffamazione e notizie false è il culmine della perversità”, ha detto ancora Gutiérrez. “Lo strumento definitivo di censura che consentirà a chi è al potere di incarcerare i giornalisti che servono l’interesse pubblico denunciando gli eccessi di chi è al potere. Come principale organizzazione rappresentativa dei giornalisti in Europa, siamo sconvolti da tali proposte. Non avremmo mai pensato di arrivare a un delirio così liberticida, degno delle peggiori dittature“. E ancora: “Questi tentativi di imporre la censura legale vanno completamente contro gli standard legali europei sulla libertà di stampa, basati sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Queste proposte sono del tutto contrarie anche al nuovo regolamento europeo sulla libertà di stampa, che entrerà automaticamente in vigore nei prossimi mesi. Con tali proposte la maggioranza di governo italiana si autoesclude dall’Europa dei diritti umani e dall’Unione europea“. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti ieri ha deciso di dedicarsi alla letteratura, più precisamente al Premio Strega. Di primo acchito potrebbe sembrare una buona notizia - l’editoria italiana ha bisogno di sponsor influenti - se non fosse che per l’ennesima volta un libro viene usato come roncola per farne strumentalizzazione politica. Secondo Foti "spiace vedere un'ombra inquietante allungarsi anche sul Premio Strega: la solita ombra che tende a offuscare la strage di Acca Larenzia e vilipendere quei ragazzi innocenti uccisi negli anni più bui della Repubblica, solo perché militanti del Movimento Sociale Italiano. Tra i libri finalisti del Premio - dice il capogruppo di Fratelli d’Italia - si rinviene anche "Dalla stessa parte mi troverai" della scrittrice Valentina Mira che nell'opera ha provato a banalizzare l'atroce assassinio avvenuto nel gennaio del 1978 nei pressi della sede dell'allora sezione del Msi di via Acca Larenzia. Secondo Foti in “una rassegna importante quale il Premio Strega si preferisce offendere la memoria di giovani innocenti uccisi vilmente e con inaudita ferocia i cui assassini non sono mai stati assicurati alla Giustizia”. La stupidità della politica che legge la letteratura con gli occhi miopi della propaganda è cosa ormai risaputa, ci siamo abituati. La pericolosità della politica che vorrebbe decidere cosa e come dovrebbe scrivere la letteratura invece è un’ombra inquietante che si allunga sull’Italia. Un’ombra molto più pericolosa di quella che Foti vede nel libro in questione, un’ombra a cui non vorrei stessimo facendo l’abitudine per sfinimento in questo tempo lugubre. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
A proposito di intelligenza artificiale Italiana per il periodo 2024-2026 i 13 esperti selezionati dal Governo, con il coordinamento dell’AGID, hanno prodotto un nuovo documento, anticipato in una sintesi, che in 10 punti qualifica le aree di attenzione e le azioni da intraprendere a supporto di ricerca scientifica, pubblica amministrazione, imprese, formazione e infrastrutture, oltre a disposizioni per attuazione, coordinamento e monitoraggio della strategia stessa. Leggendolo con attenzione si scopre che è pronto per istituire una “Fondazione per l’IA” in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, "con la responsabilità del coordinamento delle azioni strategiche”, scrivono nel documento. A nulla sono servite le osservazioni di chi criticava un’agenzia direttamente controllata dal governo che creerebbe le condizioni di non poter controllare i controllori. A nulla è valsa anche la segnalazione dell’Authority per la Privacy, inviata a Palazzo Chigi dal presidente Pasquale Stanzione il mese scorso, in cui si sottolineava che l’autorità di vigilanza debba essere indipendente da Palazzo Chigi e imparziale. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti tira dritto per la sua strada e i ben informati dicono che sia già pronto il nome per guidare la delicata Fondazione. Si tratterebbe di Elena Belloni, ormai diventata una fedelissima di Giorgia Meloni, direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza nonché coordinatrice di tutta l'attività diplomatica che si svolge intorno al G7 di cui l'Italia ha la presidenza quest'anno e che culmina nell'evento politico del 14 e 15 giugno, in Puglia. Rimane tutto nelle stanze di Palazzo Chigi. Non vi sentite garantiti? #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Le prossime elezioni amministrative a Firenze aprono un nuovo genere letterario: la contraddittoria torsione del centrodestra per provare a prendersi la poltrona da sindaco. Nella città di Macchiavelli che ha già partorito uno dei più noti esponenti di destra - benché al tempo fosse travestito di sinistra - ora per la coalizione dei partiti di centrodestra al governo corre l’ex direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze e storico dell'arte tedesco Eike Schmidt. Qui c’è già il primo sorriso: quelli de “prima gli italiani” non hanno trovato un italiano buono da candidare a Palazzo Vecchio dovendo ripiegare su un tedesco. Sembrano così lontani i tempi in cui l’ex consorte della presidente del Consiglio, Andrea Giambruno, si accapigliava contro il ministro tedesco perché secondo lui “la Germania da anni vuole insegnarci a vivere”. Ora, in tempi di magra, va bene anche un crucco come primo cittadino. Schmidt ieri ha rilasciato un’intervista al settimanale (tedesco) "Der Spiegel” ovviamente sorpreso che un loro concittadino si candidi con partiti che da quelle parti vengono considerati neofascisti. Schmidt ha dovuto giurare di essere antifascista spiegando ai suoi connazionali che "Fratelli d'Italia" sono le "prime parole dell'inno nazionale", in cui si esprime "l'eredita' conservatrice, nazionalista del XIX secolo”. Poi il colpo di genio: dice Schmidt che Salvini ha raffreddato i suoi rapporti con i neonazisti e che Meloni è credibile perché “sta muovendo il suo partito verso il centro”. In Germania avranno capito che si tratta di una leader che più si allontana da quello che dice e promette e più diventa credibile. Chissà come ci sono rimasti. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
A proposito del caos che regna in Puglia forse vale la pena ripercorrere le fasi politiche e i relativi trasformismi dei politici coinvolti, almeno per evitare tiro al piccione superficiale. La politica coinvolta nelle indagini che hanno determinato l’ispezione per valutare l’eventuale scioglimento del comune di Bari è Maria Carmen Lorusso, passata da poco al Partito democratico in sostegno al sindaco Antonio Denaro dopo essere stata eletta nella lista che sosteneva il candidato del centrodestra (più precisamente Forza Italia) Pasquale Di Rella. Lorusso è moglie Giacomo Olivieri, accusato dalla direzione antimafia di avere pagato i clan mafiosi Parisi, Strisciuglio e Montani per eleggere la moglie. Olivieri ha cominciato a fare politica con il Partito popolare italiano, poi ha sostenuto l’attuale ministro Raffaele Fitto nella corsa alle regionali per poi tornare nel centrosinistra da consigliere regionale con la Margherita confluita poi nel Partito democratico. Poi è passato per breve tempo alla corte di Di Pietro in Italia dei valori per infilarsi quindi in un movimento vicino al Centro democratico di Bruno Tabacci. è stato nominato dall’allora sindaco di Bari, Michele Emiliano, nella società municipalizzata Multiservizi per poi non essere riconfermato da Decaro e quindi appoggiare il suo avversario Di Rella, a sua volta passato dal Pd a Forza Italia. L’altra politica coinvolta in questi giorni, l’assessora regionale (che ora si è dimessa - Anita Mauridinoia, ha iniziato nel centrodestra per poi passare alla corte di Emiliano, sempre molto generoso nell’accogliere transfughi ex avversari che poi diventano fedelissimi. Non male, eh? #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia, uomo irrinunciabile della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, cha chiamata “leggerezza”. Osservando con attenzione si tratta in effetti dell’ennesima leggerezza. Delmastro con leggerezza ha rivelato informazioni coperte dal segreto di Stato al suo coinquilino nonché compagno di partito Giovanni Donzelli. Donzelli con leggerezza ha utilizzato quelle informazioni riservate per bastonare i suoi avversari politici. Una leggerezza. Si sa, i sottosegretari di governo con leggerezza fanno comunella con i loro coinquilini come degli studenti universitari qualsiasi. Poi con leggerezza il sottosegretario Delmastro ha festeggiato il capodanno insieme all’altro suo compagno di partito Emanuele Pozzolo che con leggerezza passava di là. Dicono i presenti che fosse un po’ alticcio e con leggerezza abbia armeggiato con una pistola. Con leggerezza il sottosegretario alla Giustizia ha raccontato di essere proprio in quel momento andato a buttare la spazzatura. Un testimone dice che non è vero ma Delmastro con leggerezza ha detto che il testimone, quello che si è preso una pallottola nella gamba, ricorda male. Poi con leggerezza nei giorni scorsi il sottosegretario ha partecipato a una cena elettorale a Biella per sostenere la candidatura a sindaco di Marzio Olivero, suo compagno di partito. Hanno discusso con leggerezza tra una portata e l’altra della nomina del revisore dei conti della cassa di Risparmio di Biella e con leggerezza stavano finendo per darsele davanti a tutta. È intervenuta la scorta del leggero sottosegretario e li ha separati. Spiega il sottosegretario che stavano litigando per finta, che ha fatto una leggerezza. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
RadioPopolare 37e2 di venerdì 05/04/2024Una startup di prenotazioni della sanità privata: l'inchiesta di Giulio Cavalli. L'intervista.Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
“Una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica è intervenuta violentemente pochi minuti fa proprio mentre la Mare Jonio stava soccorrendo un’imbarcazione in pericolo in acque internazionali“. Lo fa sapere Mediterranea saving humans. “I miliziani libici – prosegue la ong – hanno sparato colpi d’arma da fuoco in acqua e in aria, creando il panico e provocando la caduta in acqua di diverse persone. Il team della Mare Jonio sta recuperando e proteggendo i naufraghi. Chiediamo – aggiunge – che il Governo italiano intervenga subito per fermare i comportamenti violenti, pericolosi e criminali della cosiddetta guardia costiera libica“. Il capomissione a bordo Denny Castiglione ha sottolineato che “la cosiddetta ‘zona Sar libica’, dove ci stiamo dirigendo, è la zona di Mare dove avvengono, per decisione politica dei governi italiani ed europei, le violazioni sistematiche dei diritti umani che da inizio anno hanno causato numerosi naufragi e quasi 400 vittime accertate, senza contare le persone disperse e i ‘naufragi-fantasma’ di cui non sappiamo nulla. Le milizie libiche – ha ricordato Castiglione – pagate fior di milioni e rifornite di mezzi navali e terrestri, hanno il compito di catturare e deportare chi tenta di fuggire dai lager: dall’inizio dell’anno sono state 3.791 le donne, uomini e bambini respinti in questo modo verso la Libia“. La guerra in mezzo al Mediterraneo si trascina da anni. In questa guerra l’Italia ha il grande merito di armare gli assassini, addestrarli e fornirli di attrezzature militari. Se ancora una volta la cosiddetta Guardia costiera libica ha dimostrato di essere criminale quindi il nostro governo è colpevole di concorso esterno. Semplice. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Il garantismo è un crinale spesso pericoloso. Maestra del garantismo alla bisogna con cui farsi scudo nonostante le molteplici richieste di dimissioni indirizzate agli avversari politici è la ministra Daniela Santanchè, accusata di reati che farebbero traballare qualsiasi altro lavoratore al di fuori di un Coniglio dei ministri. Proprio su Santanchè sono volati gli stracci tra gli autodefiniti “garantisti doc” di Azione, il partito guidato da Carlo Calenda. Il suo deputato Enrico Costa (feticcio dei garantisti di quest’epoca) non avrebbe voluto votare la sfiducia a Daniela Santanchè ma il suo segretario non era d’accordo. Ieri sull’ex Twitter ora X i due si sono mandati velenosi messaggi a distanza. “I garantisti. - ha scritto Costa in un messaggio velatamente indirizzato al suo segretario - Quando fa comodo sono esibiti come bandiere di una politica liberale. Quando si avvicinano le elezioni diventano imbarazzanti, soprattutto se sono garantisti con gli avversari: perché molti pensano che rinfacciare un'avviso di garanzia o un’inchiesta porti voti”. Risponde velenoso Calenda: “La follia per cui il garantismo vuol dire non poter esprimere un giudizio sui comportamenti di chi ricopre una carica pubblica, a prescindere dalla loro rilevanza penale e storia processuale, produce l'effetto opposto. Tutto è penale o non è. L'Etica - prosegue il leader di Azione - pubblica finisce per scomparire e così il giudizio di opportunità. E la nouvelle vague di una parte dei liberali nostrani che forse dovrebbero rileggere Einaudi o Cavour, invece di riempirsene la bocca senza conoscerne il pensiero”. Il bello dei garantisti è che ognuno ha il suo garantismo. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Elon Musk ha imparato benissimo come funziona la politica italiana e così dopo avere leccato Salvini e Meloni ora passa all’incasso bussando alla porte del governo. Il capo di Tesla, dell’ex Twitter ora X, di Space X e di Starlink ieri ha accusato Tim di ostacolare lo sbarco della sua società Starlink (che prevede internet via satellite) imponendo un regime di quasi monopolio. Il gruppo fondato da Musk – scrive l’agenzia Bloomberg – ha inviato due esposti, uno all’AgCom e l’altro al ministero delle Imprese, per denunciare il possibile, presunto ostruzionismo di Tim. Negli esposti, Starlink contesta a Tim il mancato rispetto delle normative che impongono di condividere i dati dello spettro per evitare interferenze di frequenza. Un portavoce di Tim ha respinto la “ricostruzione parziale” di Starlink e precisa che “le interlocuzioni sono tutt’ora in corso”. Un bel problema per il governo Meloni. Musk è stato esibito come trofeo all’annate incontro di Fratelli d’Italia a Atreju e pochi giorni fa è stato portato in trionfo dai leghisti per avere difeso Salvini sotto processo. La presidente del Consiglio e i suoi vice erano felicissimi di potersi sprovincializzare con lo sregolato xenofobo americano. E adesso? Tim nella letteratura sovranista dovrebbe essere l’architrave della sicurezza nazionale ma il bacio di Musk val bene una messa e quindi il ministro delle Imprese del Made in Italy Adolfo Urso annuncia un bel tavolo tra i due litiganti per redimere la questione. Dice il ministro che si troverà “una soluzione che possa consentire la convivenza al meglio tra le due tecnologie, come prescritto dalla legge”. Musk è già più italiano di quello che pensa. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
La ministra all’Università Anna Maria Bernini riemerge dall’oblio per dirci che la decisione “della Normale di Pisa è “profondamente sbagliata perché le università non si schierano con una parte o con l'altra, le università non entrano in guerra. L'università ha un'arma potentissima, la ricerca scientifica, la formazione, che è un'importante e potente arma di pace”. Bernini si riferisce alla notizia strombazzata da molta infervorata stampa secondo cui l’università di Pisa avrebbe “interrotto la collaborazione in atto in atto con gli atenei israeliani”. Molti quotidiano l’hanno scritto esattamente così, con queste precise parole. Da lì in poi anche alla Normale ovviamente sono diventati antisemiti, con il solito misero trucco di identificare tutti gli ebrei con il governo di Israele, fottendosene del fatto che gli israeliani in massa siano per le strade a manifestare anche loro l’orrore per il proprio governo. Solo che basterebbe andare sul sito dell’università per rendersi conto che il Senato accademico dell’università ha scritto tutt’altro. Basta Google, non serve essere giornalisti d’inchiesta. Si legge che l’università “si impegna, in coerenza con il dettato costituzionale, a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza”. Altro che antisemitismo, è la distorsione del dibattito a fare spavento. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
Ne avevamo scritto qualche giorno fa: che ci fa il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri in Commissione antimafia? Fa il Gasparri, ovviamente. Così ha preso carta e penna per scrivere al ministro alla Giustizia Carlo Nordio un atto di sindacato ispettivo con cui chiede di punire il magistrato Nino Di Matteo, colpevole di avere risposto all’intervista del giornalista e scrittore Saverio Lodato nel libro “Il colpo di spugna” commentando la sentenza della Cassazione sul processo trattativa Stato-mafia, sollevando le criticità e illogicità presenti nelle motivazioni con cui i supremi giudici hanno assolto tutti gli imputati del processo. Gasparri ha scritto al Guardasigilli per sapere “quali iniziative intenda assumere per verificare l’eventuale sussistenza di responsabilità disciplinari e a tutela della magistratura, della Corte di cassazione e dei suoi componenti” e per “verificare l’eventuale sussistenza di reati derivanti dalle esternazioni contenute nel citato libro”. L’ex ministro di Berlusconi, citando nella sua  interrogazione svariati passaggi del libro, riportando poi la sua interpretazione, arriva a ritenere che il magistrato è autore di “gravi affermazioni e pericolose insinuazioni lesive del prestigio della suprema Corte di cassazione”. È il modello di giustizia che sogna certa destra dove i dubbi e le opinioni dei magistrati sono sempre diffamatorie. Eppure se un magistrato dovesse trattenersi dall’avanzare accuse in giro, pensateci bene, non ci sarebbe nemmeno un magistrato. Come sognano i vari Gasparri, quelli che disconoscono la sentenza di condanna di Dell’Utri ma pasteggiano sulla manipolazione delle sentenze che gli tornano utili. #LaSveglia per La NotiziaDiventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support.
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