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Le mie Persone

Author: Stefano Gelmetti

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La parte più bella del mio lavoro? Aiutare le persone del mio team, le mie persone, a migliorarsi professionalmente. In questo spazio voglio offrire anche a te i consigli che do alle mie persone nella quotidianità e nelle riunioni di gruppo. Cose semplici, pratiche, storie vere, frutto della mia esperienza personale. Non sono la verità assoluta, solo il mio punto di vista, la mia esperienza.

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www.lemiepersone.itSeconda media. Ora di educazione fisica. Vado benissimo nel salto in lungo e in velocità. Subito reclutato come giovane promessa nella locale squadra di atletica leggera. Prima gara ufficiale. Campo CONI di Pavia. Salto quadruplo. Quadruplo? Vabbè. Siamo iscritti in due. Io e Maurizio. Un ragazzo magrissimo, senza un muscolo. Sembra un maratoneta. Penso: qui vinco facile.Vado io: 11 metri. Maurizio: 16. Mi straccia, non c’è storia. Ha uno stacco pazzesco.La mia allenatrice: Stefano, non hai i piedi per il lungo, dobbiamo concentrarci sulla velocità, è quello il tuo punto di forza.5 anni e tante ripetute dopo.Campionati italiani allievi. Io corro la finale dei 100 mt piani, Maurizio vince la gara del salto in lungo.Come ottenere risultati importanti? Come diventare campioni?Lascia stare i tuoi punti deboli, ti fanno solo perdere tempo. Farai tanta fatica per ottenere risultati mediocri.Individua i tuoi punti di forza e lavora sodo per migliorali ancora e ancora e ancora, per farli diventare i tuoi tratti distintivi, i tuoi superpoteri.Rafforza i tuoi punti di forza.
www.lemiepersone.itCiao Stefano,Sono Antonio e spero leggerai io mio messaggio.Desideravo avere un tuo parere da manager riguardo una storia che mi è successa.Dopo essere stato assunto da un’importante azienda a tempo indeterminato non ho superato il periodo di prova. Era una posizione sfidante e non ce l’ho fatta a soddisfare le aspettative del ruolo.Ad oggi sto inviando nuove candidature per rimettermi sul mercato del lavoro. Ed è qui che arriva la domanda. Ho timore a confessare durante un colloquio che la mia precedente esperienza è durata 3 mesi per il mancato periodo di prova, spaventato di non essere visto di buon occhio. Tra studenti e neo laureati si consiglia di omettere questo episodio.Cosa ne pensi dal punto di vista di un manager? È meglio essere trasparenti oppure furbescamente porla in una maniera differente?*******************************************************************************************Ciao Antonio. Io lo metterei in evidenza. Spiegando cosa hai imparato da quel fallimento e come hai reagito. Trasparenza sempre. Non è una bocciatura. E’ una fonte importante di apprendimento.Magari quel ruolo non era nelle tue corde, hai capito che ti piace altro e adesso sei supermotivato perché hai compreso qual è la tua strada. Nel lavoro falliamo 9 volte su 10. L’importante è riconoscerne la ragione e cambiare noi stessi in meglio. Affrontare gli insuccessi in modo sereno e trasparente è segno di maturità e di forza. Siamo la somma di quello che abbiamo imparato dai nostri insuccessi.
www.lemiepersone.itNon mi reputo un talento, ma il mio approccio, la mia proattività e voglia di crescere hanno fatto tanto (ahimè) parlare di me e stravolto gli equilibri del mio team.E il rapporto con il mio capo. Che è passato dal lodarmi e coinvolgermi in ogni attività al mettermi letteralmente in panchina: io non so lavorare in team, io sono troppo proattiva, i miei colleghi sono in difficoltà, sono troppo veloce..Sono confusa, cosa dovrei fare? Non essere me stessa e fare il mio compitino giornaliero? Scappare a gambe levate?In azienda vince la squadra, non il singolo.Tu sei più veloce e dotata dei tuoi colleghi. Il tuo manager ha capito che sei un talento. Vuole solo farti capire che stai sbagliando, o ha paura che lo scavalchi.In ogni caso non devi scappare in avanti lasciando indietro chi è più lento.Dedica metà del tuo tempo a fare bene il tuo e l’altra metà ad aiutare i tuoi colleghi. Facendoli crescere, donando loro il tuo tempo e le tue competenze. Concentrati su di loro, non su di te.Loro ti adoreranno, i tuoi superiori lo noteranno, vedranno in te una leader che sa far crescere l’organizzazione, ti affideranno un team gestire.Sarai messa in panchina, ma a fare l’allenatore.Si cresce facendo crescere gli altri, non sgomitando per arrivare primi.
www.lemiepersone.itMio figlio Matteo, quarta superiore. Con mia figlia Lisa, terza media. Stanno facendo i compiti insieme. Lisa sta aiutando Matteo a fare un riassunto di Italiano. Dovrebbe essere il contrario. Di solito è il più grande che aiuta il più piccolo. Lisa è più brava a scuola, da sempre. Matteo è un genio della manualità ma di libri non ne vuol sapere. Sono diversi. Matteo non si vergogna a chiedere aiuto a sua sorella di 4 anni più piccola, Lisa non si imbarazza ad insegnare a suo fratello che ormai è un uomo. In azienda questa cosa si chiama Reverse Mentoring. I junior che insegnano ai senior. Quante volte lo vediamo succedere? Troppo poco. Bisogna superare pregiudizi e bias cognitivi. Ragazzi: avete tante conoscenze che potete mettere a disposizione dei più senior. Non siate timidi o imbarazzati. Mostrate quello che sapete fare, offritevi di insegnarlo, donate la vostra competenza, in azienda e qui su Linkedin, a tutti. La leadership e il successo sono conseguenza del dono. Noi manager: dedichiamo più tempo all’ascolto e al riconoscimento delle abilità dei giovani; lasciamo da parte arroganza e supponenza e impariamo anche dai più junior, facciamo sì che il Reverse Mentoring accada. La competenza non ha genere né età. La competenza va mostrata e valorizzata.
#27 Il mentore

#27 Il mentore

2020-04-2607:36

www.lemiepersone.itSei mesi fa. Mi chiama Alessandra. Ciao capo, come va? Vorrei parlarti di una cosa. Voglio cambiare lavoro. Mi hanno chiamato da questa azienda. Cosa ne pensi?Fai bene, vai. Sarà un successo.Questa è l'offerta, come la vedi? Posizione ok, puoi chiedere un 15% in più.Tre mesi fa. Capo mi hanno presa! Sono contenta. Mi trovo bene. Grazie dei consigli e del sostegno.Sono dieci anni che io e Alessandra lavoriamo in aziende diverse. Però per lei sono ancora il suo capo. L’avevo assunta come stagista, per il CRM, in un giorno di pioggia. Sembrava un pulcino bagnato, umile ma tostissima. Ho cercato di insegnarle qualcosa, di darle il giusto spazio. Lei dice che sono il suo mentore. Quando me se sono andato aveva gli occhi lucidi. Capo come posso rigraziarti? Quando gestirai persone trattale nello stesso modo in cui io ho trattato te.Ieri. Ciao capo come stai? Ciao Ale, bene. Dimmi. Mi è capitata una cosa bellissima. Mi ha chiamato Marco, un mio ex collaboratore, della mia ex azienda. Mi ha detto che per lui sarò sempre la sua capa, la sua mentor, mi ha chiesto consigli e mi ringrazia per quello che sono stata per lui. Mi ha fatto tanto piacere. Volevo fartelo sapere.Il mentoring fa bene a chi lo fa e a chi lo riceve.Il mentoring è per sempre.Il mentoring genera mentoring.
www.lemiepersone.itServo. Al servizio dei propri collaboratori.Il leader esiste per servire le sue persone.Per aiutare le sue persone a crescere, a diventare autonomi, a migliorarsi continuamente, come professionisti e come individui. Mettersi al servizio significa dedicare tempo a pensare e programmare il bene e il successo dei propri collaboratori, mettendo in secondo piano se stessi. Significa investire energie per fornire alle proprie persone tutta la formazione, la conoscenza, gli strumenti e il potere per renderli autonomi nel raggiungimento dei loro obiettivi. E poi lasciarli fare, lasciarli volare verso il loro successo. Fidandosi di loro e delle loro capacità. Solo come conseguenza della crescita e del successo dei collaboratori arriva la crescita e il successo del leader e della sua organizzazione. Questa filosofia si chiama Servant Leadership. E’ stata teorizzata per la prima volta nel 1970 da Robert K. Greenleaf. Ribalta completamente il concetto di leader forte, autoritario, conquistatore, maschio alfa. Il capo figo che si vede nei film. A 50 anni dalla sua teorizzazione questa filosofia bellissima da raccontare è ancora difficilissima da implementare. Da trovare in azienda.Le aziende dove la servant leadership è la cultura manageriale prevalente sono spesso leader di mercato.Bisogna essere molto sicuri di sé per essere servant leader, bisogna pensare prima agli altri che a sé stessi, bisogna donare prima di ricevere, bisogna amare il proprio lavoro e le proprie persone. Non aspettare di incontrare un servant leader, potrebbe volerci troppo tempo.Comincia tu a diventare un servant leader. Aiuterai gli altri, aiuterai te stesso.Il miglior libro sulla servant ledaership? “The Servant” di James C. Hunter
www.lemiepersone.itDopo la laurea in ingegneria. 1998. Servizio militare di leva. Carabinieri. Corso di addestramento. Caserma di Fossano. A metà corso vengo convocato per un colloquio. Un pugno di ragazzi. Laureati in materie scientifiche. Era il colonnello Garofano che ci proponeva di entrare a far parte dei R.I.S. di Parma (Reparto Carabinieri Investigazioni Scientifiche). Colloquio alla rovescia. Chi voleva era reclutato. Bastava dire Sì. Io dico No.Ero intellettualmente arrogante.Con 110 e lode in ingegneria cosa vado a fare nei RIS? No, entro in azienda a fare subito il top manager. Poi a Parma, ma va.Decido da solo, senza chiedere consiglio a nessuno. Neanche ai miei genitori (che consigli mi possono dare, non sono nemmeno laureati).La prima decisione sbagliata della mia carriera.A 25 anni, laureato col massimo dei voti, con una vita davanti, pensavo di sapere tutto: del mondo del lavoro, della vita. Non sapevo un bel niente.Oggi rivedo quel giovane me in tanti millennials con cui parlo.Ragazzi, di fronte a una scelta importante fatevi sempre consigliare da chi ha più esperienza di voi, da più persone, e ascoltate. Lasciate decantare, ponderate tutti i pareri, poi decidete con la testa e col cuore.L’esperienza conta più di un 110 e lode o di un master. Lasciatevi aiutare.
www.lemiepersone.itLeader Costruttivo. Comportamenti.Crede nell’importanza del contributo individuale.Raggiunge obiettivi che si auto-assegna.Accetta e condivide la responsabilità.Approfondisce le cause dei problemi.Mostra un forte allineamento con i valori e gli obiettivi della sua organizzazione.Ispira e guida il cambiamento.Risolve i problemi in modo creativo.Ammette i propri errori.Rispetta se stesso.Rispetta gli altri.Incoraggia la crescita e lo sviluppo delle altre persone.Risolve i conflitti in modo propositivo.Ha fiducia nelle altre persone.Ispira fiducia nelle altre persone.Coinvolge gli altri nel processo decisionale.Motiva mettendosi al servizio degli altri.Co-operativo.Amichevole.Giusto.Tutti comportamenti che puoi attuare senza essere un senior. Senza avere persone che riportano a te. Puoi essere un leader costruttivo dal primo giorno che entri in azienda.Comportati da leader costruttivo, da subito. Ben presto sarà evidente a tutti (top management compreso) che sai far crescere gli altri e l’organizzazione. Arriva il tuo momento. Vieni promosso. Diventi manager. E puoi continuare a essere un leader costruttivo su scala più ampia. Portando un contributo sempre maggiore a te stesso e agli altri.Puoi essere un leader costruttivo. Da oggi. Cosa aspetti?
#23 Il capo aggressivo

#23 Il capo aggressivo

2020-02-2807:08

www.lemiepersone.itStili di leadership Aggressivi.Il capo Potente. Vuole controllare tutto. Crede nella forza. Ha poca fiducia nelle persone. Quasi mai ammette i propri errori.Il capo Oppositivo. Si oppone alle nuove idee. Va in cerca degli errori. Resiste al cambiamento. Critica gli altri.Il capo Competitivo. Compete piuttosto che co-operare. Ha un forte bisogno di vincere. Si compara costantemente con gli altri.Il capo Perfezionista. Non vuole mai commettere errori. Fissa obiettivi irrealizzabili. Si occupa personalmente di ogni dettaglio. Si crea stress auto-indotto.Questi stili appartengono all’iconografica classica del manager, del Capo. Secondo voi un leader Aggressivo è ancora efficace nel mercato di oggi?
www.lemiepersone.itLa prima volta che ho cambiato azienda il mio corpo mi ha parlato. E io non ho saputo ascoltare. Durante il colloquio tutto sembrava perfetto. Una bella azienda, un capo in gamba, un bell’aumento di stipendio, un livello in più. Dal punto di vista razionale tutto ok. Decido di accettare. Durante il colloquio, mentre ero fisicamente in quella che sarebbe stata la mia nuova azienda, provo una sensazione fisica mai provata. Qualcosa di strano a livello della pancia e della schiena, una sensazione fastidiosa, poco gradevole ma lieve. Non ci faccio caso, sarà l’ansia del colloquio. Decido di accettare. Un anno dopo davo le dimissioni. L’azienda era una bella realtà ma non mi trovavo a mio agio nell’ambiente. Troppa aggressività e poca attenzione alle persone. La cultura e il clima aziendale non erano in linea con ciò che sono io. Ci ho messo un anno per capire. Il mio corpo ci aveva messo un secondo. Quindici anni dopo in un programma di executive leadership mi hanno spiegato che questa cosa è normale. La parte emotiva di noi capisce in un attimo cose che la parte razionale impiega mesi a elaborare. Stai valutando di cambiare azienda o ruolo?Fermati e ascolta il tuo corpo. Se avverti sensazioni negative o tensioni insolite non esitare: spegni la ragione e vattene.
www.lemiepersone.itOttimo lavoro. Complimenti! Quante volte sentiamo queste parole in ufficio? Poco. Troppo poco. Siamo tutti focalizzati sul raggiungimento degli obiettivi commerciali e sulla produttività. Questo ci induce a far notare agli altri i lavori fatti male, le cose che non vanno, le cose da sistemare. I lavori ben fatti vengono dati per scontati. Sei assunto per fare un buon lavoro, è tuo dovere, è scontato. E’ vero. E’ però altrettanto vero che ognuno di noi ha bisogno di essere apprezzato, riconosciuto, amato. Cosa ci costa dire a un’altra Persona: ottimo lavoro, complimenti? Niente. Allora facciamolo. Spesso. Tutti ne trarranno beneficio.Come deve essere un complimento?Vero. Sincero. Specifico. Diretto. Senza secondi fini. Mara, sono rimasto colpito dal modo in cui hai presentato il nuovo prodotto. Ottimo. Ciro, sei riuscito a portare a casa quella trattativa nonostante tutte le difficoltà. Bravo.Devi essere un manager per fare i complimenti per un lavoro ben fatto? No. Che benefici ottieni se ti complimenti sinceramente con gli altri? 1) Fai sentire bene le altre persone 2) Vieni riconosciuto come una persona positiva 3) Ti senti meglio tu 4) Porti il sole nella tua aziendaControindicazioni? Nessuna.Ottimo lavoro. Complimenti!Dillo. Spesso. Sempre.
#20 Lo Slidemaker

#20 Lo Slidemaker

2020-01-1909:43

www.lemiepersone.itFARE LO SLIDEMAKER PER IL GRANDE CAPO. UN LAVORO DA SEGRETARIA? NO, UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER FARSI NOTARE E PER OTTENERE UNA PROMOZIONE. Nelle organizzazioni medio grandi si svolgono regolarmente incontri importanti. Kickoff, partner meeting, budget review, meeting internazionali, comitati di direzione, lanci di nuovi prodotti, etc. I top manager devono fare presentazioni che spieghino in modo semplice strategie, programmi, processi e numeri molto complessi. Per fare queste presentazioni i grandi capi (CEO, Direttore MKTG, Direttore Sales, Direttore Finance, ..) hanno bisogno di qualcuno che li aiuti nell’impostare la storia della PPT, nel trovare i numeri giusti da presentare, nel rappresentare i concetti con slide graficamente belle e chiare. Hanno bisogno del loro slidemaker. SEI UNA RAGAZZA O UN RAGAZZO IN GAMBA? FAI LO SLIDEMAKER PER UN TOP MANAGER: È UN’OPPORTUNITÀ ECCEZIONALE. Conoscerai in anteprima le strategie aziendali, le iniziative e i programmi a valore aggiunto, otterrai una grande visibilità con il top manager della funzione dove lavori, parteciperai a riunioni con Executive di altre funzioni (spesso le ppt strategiche vengono costruite in team tra i top manager), potrai portare il tuo contributo di idee perché quando sei seduto a quei tavoli lì e i manager vedono che ci capisci di numeri e sai dare un senso logico agli argomenti della ppt un parere prima o poi lo chiedono anche a te. Avrai diverse occasioni per dimostrare che sei tosto. Attenzione però. Per fare lo slidemaker del grande capo devi essere molto preparato, se no rischi di bruciarti. Devi saper capire la logica delle strategie di business che il grande capo vuole mettere sulle slide e tradurre tutto velocemente in un formato grafico che spieghi in modo semplice il concetto, devi saper usare molto bene le tecnologie di collaboration perché queste slide vengono fatte a più mani in meeting con sedi remote e head quarters, devi essere molto flessibile in termini di orari, devi saper usare Powerpoint ed Excel al massimo delle loro potenzialità, devi avere un’ottima cultura generale, devi essere molto organizzato. E’ un lavoraccio, farai centinaia di slide in molteplici versioni, i concetti a cui darai forma ti verranno a noia. Ti farà male il polso della mano con cui usi il mouse. Però avrai grandi soddisfazioni: le tue slide faranno il giro dell’azienda, alcune faranno il giro del mondo. Magari un paio delle tue slide verranno usate dal CEO Europe o Mondo. Inoltre dopo che il grande capo ti avrà visto in azione più volte, avrà avuto modo di apprezzare le tue qualità, la tua affidabilità, la tua flessibilità e il tuo senso del business indovina a chi penserà quando si aprirà una posizione manageriale per un nuovo business?CERCHI UN TRAMPOLINO PER LA TUA CARRIERA? FAI LO SLIDEMAKER. DEL GRANDE CAPO.SLIDEMAKER = ESPOSIZIONE.ESPOSIZIONE = TRAMPOLINO PER LA PROMOZIONE.
www.lemiepersone.itIl capo prende nota. Durante il colloquio di valutazione della sua persona. Prende nota di ciò che la persona ha fatto bene e di ciò che avrebbe potuto fare meglio. Su un taccuino, di qualità, dedicato agli appunti. Con una penna stilografica. Perché lo fa? Perché non usa il notebook? Perché non usa un normale blocco appunti o un foglio volante? Perché non usa la matita?Perché con quel gesto antico, fatto con strumenti Classici vuol comunicare alla sua persona:•Questo momento è importante•Tu sei importante per me•Tu sei importante per la nostra azienda•Ti sto prestando attenzione•Quello che mi dici per me è importante•Non me lo dimenticherò•Non lo potrò cancellare•Lo conserverò con cura•Le cose che ci diciamo le scriviamo e poi le facciamo•Voglio scrivere come aiutarti a crescere•Scriviamo insieme un piano di miglioramento per te•Voglio che la tua crescita professionale accada•Scriviamo gli strumenti che ti metterò a disposizione per farti migliorare•Fra sei mesi ci rivediamo e verifichiamo quanto abbiamo scritto•Ho fiducia in te•Ti aiuto a diventare un professionista e una persona miglioreUn piccolo gesto, tanti significati.
www.lemiepersone.itPapà non riesco a fare i compiti di matematica. Li facciamo insieme? Certo. Qui devi fare così, lì devi fare cosà. Fatto. 15 minuti. Finito. Il giorno dopo…. Papà non riesco a fare i compiti di matematica. Li facciamo insieme? Certo. Qui devi fare così, lì devi fare cosà. Fatto. 15 minuti. Finito. Il giorno dopo…. Papà non riesco a fare i compiti di matematica. Li facciamo insieme? Certo. Qui devi fare così, lì devi fare cosà. Fatto. 15 minuti. Finito. Il figlio non fa fatica perché di fatto i compiti li fa il padre, il padre ci mette 15 minuti e fa in fretta. Tutto risolto? Mi sa di no. Il figlio non impara la matematica, e più questa diventerà complessa più dovrà ricorrere all’aiuto del padre. Oltre a matematica ci sono storia, geografia, grammatica, letteratura, tecnologia, musica, arte, informatica, inglese, spagnolo, … 15 minuti a materia, tutti i giorni….. E poi c’è anche la sorella che fa le superiori …. Il padre sclera.LO FACCIAMO INSIEME NON VA BENE. Sabato. Papà non riesco a fare i compiti di matematica. Li facciamo insieme? No. Mi spiace ma li devi fare tu, da solo. Se non fai fatica tu, non imparerai mai. Sei stato attento in classe? Prima di fare gli esercizi hai studiato la teoria? Non ti viene un esercizio, ti sei confrontato con un tuo compagno più bravo? Dopo che avrai fatto tutte queste cose, vieni da me con quello che hai fatto che lo controllo. Prima fai fatica tu, sbatti la testa sul problema, ci provi, poi lo controlliamo insieme. Non prima. Il figlio piange, sa che ci metterà almeno due ore, fuori è bello, vuole andare a giocare. Il padre vorrebbe piangere, sa che passerà il pomeriggio a cercare di far fare i compiti al figlio, sa che ci vorranno almeno due ore, fuori è bello, vuole andare a correre al parco.NON CI SONO SCORCIATOIE, PER CRESCERE BISOGNA FARE FATICA. Se sei il figlio, fatica nell’affrontare problemi nuovi in autonomia, nel confrontarsi con i compagni, nel sacrificare il gioco, nel fare una cosa di cui non si vedono i benefici nell’immediato. Se sei il padre, fatica nel far fare i compiti al figlio, sapendo che la fatica che lo costringerai a fare lo renderà uno studente e una persona migliore. Fatica nel resistere dal fare i compiti tu in 15 minuti invece che spiegare il metodo e farli a fare a lui in due ore. Fatica nel vederlo piangere dalla fatica e per una cosa che ancora non capisce. Ma che gli sarà di grande aiuto domani.Poi sul lavoro il padre veste i panni del manager e con i collaboratori è tutto diverso…..CAPO NON RIESCO A FARE IL BUDGET, LO FACCIAMO INSIEME?
www.lemiepersone.itGIOVANI BRILLANTI E PRIMI LAVORI. ALLA RICERCA DELL’APPRENDISTATO PERDUTO1997. Università di Pavia, facoltà di Ingegneria, specializzazione Elettronica. Mi laureo con il massimo dei voti. Una settimana dopo mi arriva a casa una bellissima brochure di una delle più importanti società di consulenza. In copertina c’è una foto di Leonardo da Vinci. Obiettivo dell’operazione: reclutare i migliori laureati. Messaggio della campagna di recruiting: stiamo cercando un genio, tu sei un genio, vieni in università, giovedì prossimo alle 10, ti aspettiamo. Fantastico, ottima opportunità. Mi presento. Aula al piano terra, 50 neolaureati in ingegneria con il massimo dei voti, il Senior Partner di questa società ci parla dell’azienda, della tipologia di progetti, process, people, technology, bisogna farsi il mazzo fino a tarda notte, se resisti però la crescita è assicurata, ogni anno un aumento di stipendio del 15%, internazionalità, un lavoro da genio insomma. A un certo punto il Bruso chiede: scusi, ma quanto lo pagate un genio il primo anno? Un milione e 200 mila lire. Io aggiungo: mio fratello di 18 anni ha appena finito l’ITIS, è stato assunto come operaio generico in una fabbrica di macchine industriali e prende un milione e cinquecento mila lire (non ricordo esattamente i valori ma la proporzione era più o meno questa). Io e il Bruso ci alziamo, salutiamo gentilmente e ce ne andiamo. Metà dei ragazzi ci segue. Il problema non era lo stipendio basso, era il genio, ci siamo sentiti presi in giro. Quell’episodio mi ha lasciato per anni un pregiudizio negativo sulle società di consulenza in genere, tanto che non ho mai più fatto colloqui in ambito consulting. Una campagna di comunicazione troppo spinta ha lasciato in me un senso inconscio di diffidenza verso un intero settore (del tutto errato perché molte società di consulenza sono ottime aziende).PERCHÉ VI RACCONTO QUESTO EPISODIO DI PIÙ DI VENT’ANNI FA?Perché mi richiama alcuni post Linkedin di giovani laureati alla ricerca dei primi lavori che lamentano il fatto che molte aziende pubblicano annunci sproporzionati tipo: cercasi neolaureato, esperienza da top manager, offresi stipendio da fame e contratto precario. Pretendendo di assumere risorse giovanissime, già formate, da poter sottopagare e sfruttare al massimo nel breve periodo. QUALI RIFLESSIONI POSSIAMO FARE METTENDO A PARAGONE I DUE EPISODI?CI SONO DUE PAROLE CHE DEVONO FARCI DA GUIDA DURANTE IL NOSTRO PERCORSO LAVORATIVO: SERIETÀ E COERENZA.E DICO NOSTRI PERCHÉ QUESTI DUE VALORI DEVONO ESSERE PRESENTI SIA NELLE AZIENDE CHE NEI GIOVANI ALLA RICERCA DEI PRIMI IMPIEGHI. Quando si tratta di reclutare un giovane laureato le aziende serie e coerenti:valutano le competenze specifiche in base agli studi effettuatinon si aspettano esperienze sul campo che il ragazzo/a non può essersi costruitochiedono (perché a loro volta offrono) la presenza di valori di base quali onestà, trasparenza, rispetto delle regole e degli altri, serietà, umiltà, voglia di imparare e di rischiare, voglia di arrivare, ..NON pubblicano annunci tipo cercasi neolaureato, esperienza da top manager, offresi stipendio da fame e contratto precariodopo un periodo di prova limitato, offrono un contratto di lavoro stabile e uno stipendio in linea con il mercatooffrono un percorso di formazione e la presenza di manager che insegnino il mestiere ai nuovi entrati (quello che prima della digital transformation si chiamava apprendistato)Quando si tratta di proporsi per una posizione un giovane laureato/a serio e coerente:offre i suoi valori di base che sono onestà, trasparenza, rispetto delle regole e degli altri, serietà, umiltà, voglia di imparare e di rischiare, voglia di arrivare, ..è flessibile, proattivo, umile, si presenta beneconosce bene i programmi base per il suo ambiente di lavoro (Excel e Powerpoint su tutti per il marketing ad esempio), gli strumenti specialistici verranno doposi presenta con un CV che descrive quello che lui/lei è veramente, senza vantare competenze o esperienze gonfiate ad hocè consapevole del reale valore aggiunto che può portare all’azienda e assume un atteggiamento appropriato e umile (anche se avete fatto la più importante università del mondo dove vi hanno montato la testa, siete sempre alle prime battaglie, non illudetevi di saper fare una guerra, certe competenze si costruiscono solo sul campo)si informa prima su quello che è il reale stipendio cui può aspirare (ci sono decine di siti/ricerche che indicano quanto vale ogni ruolo in base agli anni di esperienza) e non si aspetta/chiede cifre che sono fuori dalla realtàchiede serietà e coerenza all’azienda, se non trova queste due cose si alza e se ne vaCI SONO TANTE RAGAZZE E TANTI RAGAZZI SERI E COERENTI COME CI SONO TANTE AZIENDE SERIE E COERENTI.RAGAZZI, RAGAZZE, SIATE SERI, COERENTI E NON MOLLATE. OGGI COME VENT’ANNI FA I MIGLIORI SCELGONO I MIGLIORI.
www.lemiepersone.itI TRE INGREDIENTI DEL SUCCESSO IN AZIENDA? FARE. FAR BENE. FAR SAPERE. PIÙ IMPORTANTE? FAR SAPERE.I primi due sono scontati: fare, non parlare, fare, in prima persona. Far bene, con impegno, dedizione, curando i dettagli. Far sapere però è la cosa più importante e più trascurata. Chi fa bene spesso pensa di essere notato in automatico o non ritiene opportuno farsi pubblicità da solo. Negativo. Gli altri in azienda, a partire dai tuoi capi, hanno una visione molto parziale di quello che fai. Arriva si e no il 5%. Ognuno è preso dai suoi problemi e dalle sue urgenze quotidiane. Dedica tempo in modo costante e strutturato per far sapere quello che fai, che progetti stai portando avanti, cosa hai in programma di fare. Butta tutto in una PPT e investi tempo a discuterla col capo, col capo del capo, con colleghi e manager di altri dipartimenti. L’obiettivo però non è l’autocelebrazione o l’autopromozione, L’obiettivo è donare. Donare un’idea, un nuovo tool che stai usando, un nuovo approccio ai clienti, una best practice senza chiedere niente in cambio. Donare agli altri la possibilità di partecipare ai tuoi progetti se lo ritengono interessante, cogliere spunti per migliorare il loro lavoro, condividere un percorso. E se poi gli altri mi rubano l’idea, le slide, i semilavorati? Benissimo. Avrai diffuso le tue idee in azienda, avrai contagiato positivamente, fari crescere l’organizzazione. Nel tempo il frutto del tuo lavoro e il tuo talento saranno riconosciuti da molti. Ti tornerà indietro 10 volte quello che avrai donato. Autopromozione e visibilità come sottoprodotti del dono.FAR SAPERE PER DONARE E NON PER AUTOCELEBRARSI. DONARE PER CRESCERE.
#15 Lo Sweet Monday

#15 Lo Sweet Monday

2019-12-3005:15

www.lemiepersone.itAddio weekend. Lunedì d’autunno. Inizia la settimana. Uff. Che peso. C’è un modo per rendere meno amaro il rientro in ufficio? Certo. Basta fare lo Sweet Monday! Di cosa si tratta? E’ un’idea che l’anno scorso è venuta a una mia persona: ogni lunedì prima di iniziare a lavorare si festeggia il rientro in ufficio e l’inizio della settimana. Come? A turno ogni persona del team il lunedì mattina porta la colazione dolce per tutto il gruppo. Meglio se si tratta di un dolce fatto in casa, vanno bene anche prodotti acquistati in pasticceria. La persona che porta il dolce arriva qualche minuto prima e mette la colazione in bella mostra. Le altre persone del team quando arrivano si servono, commentano, ringraziano e si parte tutti più allegri e dolcificati. Benefici? La settimana parte col piede giusto, si favorisce un clima positivo nel gruppo, il lunedì mattina non si va in ufficio, si va a fare lo Sweet Monday – è psicologicamente diverso – si scoprono talenti culinari insospettati, si approfondisce la conoscenza dei colleghi e del capo, si dà un esempio positivo agli altri uffici.GLI INGREDIENTI PER FUNZIONARE LO SWEET MONDAY Un volontario entusiasta che coinvolga il gruppo (non deve essere il capo)Un capo che sposi l’ideaEssere almeno in dieciFare una programmazione precisa almeno trimestraleAppendere in bella vista il calendario con la programmazione e i nomi delle persone che porteranno il dolce nei vari lunedì (il team ricorderà naturalmente ai responsabili la scadenza, ah, lunedì prossimo tocca a te, non vedo l’ora di assaggiare la tua famosa torta di mele ..)Iniziare 15 minuti prima del normale orario di lavoro Fare colazione normalmente in 15 minuti senza fare troppo casino e senza disturbare gli altriNo vino o alcoliciAlla fine pulire tuttoLUNEDÌ. SI RIENTRA IN UFFICIO. EVVIVA! C’È LO SWEET MONDAY.
#14 Chi di dovere

#14 Chi di dovere

2019-12-3008:00

www.lemiepersone.itChi di dovere. Ogni tanto mi capita di sentire ancora questa espressione. Antica. Statale. Non è roba mia. L’avevo detto a chi di dovere. Poi chi di dovere non ha fatto nulla. Il cliente chiama imbestialito il tuo capo perché quel problema di fatturazione è ancora aperto. Tu l’avevi passato a chi di dovere nel reparto amministrazione, però chi di dovere non lo ha ancora risolto. La landing page della nuova campagna digital sui prodotti appena lanciati? L’avevo sollecitata a chi di dovere al marketing centrale però non è ancora arrivata. La clausola 21b del nuovo accordo di distribuzione l’avevo mandata all’ufficio legale, ma chi di dovere non me l’ha ancora scritta.SAI PERCHÉ CHI DI DOVERE NON FA MAI LE COSE? PERCHÉ CHI DI DOVERE NEGLI ALTRI UFFICI NON ESISTE. CHI DI DOVERE SEI TU. SEMPRE. Se vuoi che succedano le cose, che i tuoi progetti vadano avanti li devi prendere in mano tu personalmente. Devi andare a rompere le scatole a tutti fino a che non vedi con i tuoi occhi che il tuo problema è risolto o il tuo progetto è finito. Se il legal non ti scrive una clausola urgente vai nel suo ufficio, siediti sulla sua scrivania e non alzarti fino a che non te l’ha scritta. Funziona così. Chi di dovere sei tu, sei tu che devi attivarti per far funzionare le cose, sei tu che devi prenderti la responsabilità di seguire i problemi fino alla fine, sei tu che devi rompere le scatole a tutti, sei tu che devi far fatica per i tuoi clienti esterni e interni. FUNZIONA COSÌ SEMPRE, A TUTTI I LIVELLI GERARCHICI. CHI DI DOVERE NON SONO GLI ALTRI, SEI TU. CONSIGLIO: NON USARE MAI L’ESPRESSIONE ‘CHI DI DOVERE’. TI FAI SOLO DEL MALE.
www.lemiepersone.itSabato. Novembre. Piove. Freddo. Vento. Buio. Chi ha voglia di uscire? Rimando tutto. Sto in salotto a vedere la TV. Attendo che il maltempo passi. Speriamo passi in fretta.Sabato. Settembre. Sole. Caldo. Venticello. Luce. Esco. Corsa. Spesa. Famiglia. Amici. Progetti. Che bella giornata. Speriamo non passi mai.IN UFFICIO CHE CLIMA AVETE? NOVEMBRE-PIOVE O SETTEMBRE-SOLE? Da chi dipende il clima in ufficio? Dal capo. La prima cosa che un buon capo deve fare è stabilire un clima positivo e allegro nel suo ufficio. I benefici saranno immediati per il team, per il capo, per l’azienda in genere. Aumenta la produttività, aumenta il fatturato.Comportamenti semplici del capo che spostano il clima dell’ufficio verso settembre-sole?Salutare tutti quando si arrivaSorridereIncentivare gli errori, sempre diversi tra loro peròCoinvolgere le persone in progetti importantiPranzare insiemeAttribuire il merito alle personePrendersi la colpaLodare in pubblico, correggere in privatoDire grazieSalutare tutti quando si esceComportamenti che il capo deve attuare tutti i giorni, anche quando non sarebbe dell’umore giusto, anche quando le cose vanno storte, anche quando i risultati non stanno arrivando.IL CLIMA, PRIMA DI TUTTO IL CLIMA, SOPRA OGNI COSA IL CLIMA.
#12 Allenare talenti

#12 Allenare talenti

2019-12-3004:02

www.lemiepersone.itAllenare campioni. Sapendo che andranno presto a giocare in altre squadre. Il lavoro dolce amaro dei manager. Mi è capitato più volte negli ultimi anni di gestire risorse di grande talento.GIOVANI, SOTTO I 30, QUASI SEMPRE DONNE, 10 VOLTE PIÙ VELOCI E PIÙ INTELLIGENTI DELLA MEDIA, VOGLIA DI IMPARARE E DI METTERSI IN GIOCO. FANNO LA DIFFERENZA.La parte più bella di essere manager è avere la possibilità di allenare questi campioni, insegnare loro i trucchi del mestiere, vedere come li applicano subito, assistere alla loro crescita fulminea, leggere nei loro occhi il riconoscimento per ciò che stai loro insegnando e che li accompagnerà per il resto della loro carriera. I campioni però cercano sempre sfide diverse e chi si impegna ad allenarli sa che presto andranno a giocare in un’altra squadra: un altro team nella stessa azienda o un’altra azienda.VALE LA PENA FARE TUTTA QUESTA FATICA PER ALLENARE I GIOVANI CAMPIONI? PER ME SI.Perché è un viaggio bellissimo e perché chi allena campioni ne attira sempre di nuovi. Ma soprattutto per quegli occhi, pieni di ammirazione e riconoscimento quando stanno imparando e colmi di lacrime quando lasciano la squadra in cui sono cresciuti per andare a cogliere nuove opportunità.
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