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I fondi europei
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I fondi europei

Author: Il Sole 24 Ore

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La politica di coesione regionale è una delle più importanti dell'Unione europea. Attraverso i fondi strutturali ha l’obiettivo di migliorare i livelli di benessere delle aree più povere degli Stati membri, trasferendo risorse dalle aree più ricche a quelle in ritardo di sviluppo, creando un valore aggiunto in grado di portare benefici a tutta l'Unione. Il progetto del Sole 24 Ore, cofinanziato dalla Commissione europea, racconta come i fondi strutturali europei cambiano i territori, le città e la nostra qualità della vita, ma anche l'evoluzione di una politica che per dimensioni economiche ha superato la politica agricola.
In questo podcast, a cura di Fiorella Lavorgna, parleremo dei programmi in corso ma anche delle prospettive post-2020, denunciando - quando serve - burocrazia inutile, pastoie e difficoltà ma anche pregiudizi. Articoli, video, podcast e infografiche per informare anche con i numeri, nella sezione Fondi europei del sito del Sole 24 Ore
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Nel momento in cui l’Europa iniziava a riprendersi dalla crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19, molte regioni sul confine orientale dell’Unione Europea si sono trovate ad affrontare l’emergenza dei rifugiati che ucraini. Per dare assistenza a quei territori, la Commissione, tramite il programma Care, ha permesso che i fondi di coesione non ancora allocati potessero essere utilizzati per fornire assistenza ai rifugiati.Tutto questo mentre le disuguaglianze in Europa stanno aumentando, e a livello europeo si inizia a ragionare su come la politica di coesione evolverà nei prossimi anni. Ci si inizia a chiedere per esempio se potrà avere un ruolo per aiutare chi sta le subendo le ripercussioni più forti dell’aumento dei prezzi per l’energia. In che modo le città e le regioni stanno affrontando la sfida di accogliere chi è scappato dalla guerra e chiede asilo, mentre i cittadini devono fare il conto con l’aumento dei prezzi delle bollette e l'inflazione?Queste sono alcune delle questioni di cui si discuterà durante la prossima edizione della settimana europea delle regioni e delle città. Una convention annuale organizzata dalla Commissione europea e dal comitato delle regioni, in cui ogni anno si fa il punto sulla politica di coesione. Per partecipare all’evento è possibile iscriversi a questo link: https://europa.eu/regions-and-cities/
Perché è nata la politica di coesione, come è cambiata nel corso del tempo e a cosa serve oggi? Come concorre al raggiungimento degli obiettivi fondamentali del progetto europeo? E come incide la dimensione territoriale sulla capacità di affrontare le sfide strutturali e orientare gli investimenti per lo sviluppo?Ne abbiamo parlato con l’esperto Antonino Iacoviello dell’ISSiRFA CNR nel secondo appuntamento organizzato da Radiocor in collaborazione con il CNR, nell’ambito del progetto Work For Future.Per approfondire l’argomento potete guardare il webinar “ La politica di coesione nel processo di integrazione europea” disponibile sul sito del Sole24Ore https://stream24.ilsole24ore.com/video/radiocor/la-politica-coesione-processo-integrazione-europea/AEeTuxBB
Le politiche di genere sono finalmente presenti nel discorso pubblico sia europeo che nazionale.E nella logica politica di coesione, che nasce per mitigare i divari economici e sociali tra le regioni europee, l’Ue chiede agli Stati membri di utilizzare i fondi europei anche ponendo l’attenzione a come questi fondi possono attenuare i divari esistenti tra uomini e le donne.Ma cosa vuol dire tenere conto dell’impatto di genere?E che cosa ci dicono i dati a nostra disposizione sull’effetto dei finanziamenti europei sul miglioramento della condizione delle donne?Ne parliamo in questa puntata di fondi europei insieme a tre esperte dell’impatto delle politiche pubbliche sulla parità di genere Flavia Pesce direttrice dell'Area Politiche della Formazione e del Lavoro dell'Istituto per la Ricerca Sociale: e Gentiola Madhi ricercatrice dell’Osservatorio Balcani Caucaso.Per approfondire l’argomento potete guardare il webinar “Fondi di coesione e questione di genere” disponibile sul sito del Sole24Ore https://stream24.ilsole24ore.com/video/economia/fondi-coesione-e-questione-genere/AEdOFMbB
La partita italiana per il rilancio e la modernizzazione è giocata sulla capacità di spesa dei fondi europei.La sfida più difficile, una vera corsa contro il tempo riguarda le risorse Next Generation EU perché i progetti di investimento del Pnrr vanno attuati entro agosto 2026. E fino ad oggi la performance dell'Italia nello spendere solo i fondi della politica di coesione ha lasciato desiderare. In questa puntata vedremo le misure messe in atto dal governo e dall’Accordo di partenariato per migliorare la capacità amministrativa e riuscire a spendere in tempo le risorse della politica di coesione e del Pnrr.
Nelle scorse puntate abbiamo parlato degli obiettivi di policy dell’accordo di partenariato 2021-2027. Abbiamo visto come sia cruciale che questo strumento lavori in maniera coordinata con Next generation Eu, soprattutto dove i processi di sviluppo e di transizione ecologica rischiano di creare nuove disuguaglianze. In questa puntata parleremo di un nuovo fondo creato proprio per contrastare i possibili effetti avversi della transizione ecologica, il Just Transition Fund che in Italia finanzierà i programmi di transizione del Sulcis-Iglesiente in Sardegna e dell’area funzionale di Taranto.
Nella programmazione 2014-2020 il fondo di sviluppo regionale – Feasr - si trovava all’interno dell’Accordo di partenariato. In questa programmazione il fondo viene scorporato dalla politica di coesione e gestito all’interno della programmazione della Politica agricola comune insieme al fondo Feaga. In questa puntata vedremo come il fondo funzionerà secondo le nuove regole dalla Pac.
In questa puntata insieme a Raffaella Coletti, ricercatrice dell’istituto ISSIRFA del Consiglio nazionale ricerche parleremo di uno degli aspetti meno conosciuti della politica di coesione: le cooperazioni tra regioni europee appartenenti a stati diversi. Raffaella è una geografa economico politica esperta in cooperazione territoriale europea e politiche di coesione, insieme a lei vedremo insieme quali sono gli obiettivi di questi programmi per l’Italia e le principali novità dell’Accordo di partenariato in materia di cooperazione interregionale.
Nelle scorse puntate, abbiamo visto i cinque obiettivi del nuovo accordo di Partenariato.In questa puntata vedremo quali strategie sono state messe in atto per coordinare efficacemente la politica di coesione e Next Generation Eu. Uno degli aspetti più importanti per questo periodo di programmazione. Negli anni a venire, gran parte delle risorse a disposizione saranno destinate allo sviluppo del Mezzogiorno. Infatti, anche il Pnrr, che trova lo stesso fondamento giuridico della politica di coesione nei trattati UE, prevede che non meno del 40% delle risorse, la cosiddetta “Quota Mezzogiorno”, venga investita al Sud, che riceverà anche il 64% delle risorse della politica di coesione 2021-2027.Ma la sovrapposizione di investimenti non è soltanto geografica. Anche le priorità del Pnrr e dei fondi di coesione sono sovrapponibili e le sfide cruciali riguardano l’innovazione, la digitalizzazione e la transizione digitale. Vediamo insieme quali sono i settori su quali porre maggiore attenzione.
Il quinto episodio sull’Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All’interno dell’Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all’interno del nostro paese.In questa puntata parleremo del quinto obiettivo dell’Accordo: “un’Europa più vicina ai cittadini”.
Il quarto episodio sull’Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All’interno dell’Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all’interno del nostro paese.In questa puntata parleremo del quarto obiettivo dell’Accordo: “un’Europa più sociale ed inclusiva”
Il terzo episodio sull’Accordo di Partenariato 2021-2027, dove indagheremo sulle risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All’interno dell’Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all’interno del nostro paese.In questa puntata parleremo di trasporti e del terzo obiettivo dell’Accordo: “un’Europa più connessa”.
In questo secondo episodio di analisi dell'Accordo di Partenariato parleremo di come i fondi di coesione dovrebbero contribuire alla transizione ecologica e a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, specialmente nelle aree più vulnerabili. L'Italia, per via della conformazione del territorio, il rischio idrogeologico e la competizione per l'accesso a risorse che potranno diventare sempre più scarse come l'acqua, è tra i paesi europei più vulnerabile ai cambiamenti climatici.Nei prossimi anni sarà chiamata ad affrontare temi come la disponibilità delle risorse idriche, la preservazione della qualità dell'area e la salvaguardia della biodiversità terrestre e marina e la difesa del paesaggio.Ma non tutte le regioni italiane sono vulnerabili allo stesso modo, e la resilienza ai cambiamenti climatici dipende anche dalla coesione del territorio.In questa puntata parleremo del secondo obiettivo dell'Accordo: un'Europa più verde
Primo episodio di analisi dell'Accordo di Partenariato 2021-2027, le risorse a disposizione per ciascun obiettivo di policy. Parleremo anche di come la spesa della politica di coesione dovrebbe coordinarsi con gli investimenti del PNRR, che inevitabilmente finanzierà interventi negli stessi settori, anche se con obiettivi diversi.All'interno dell'Accordo di Partenariato per il periodo 2021-2027 troviamo 5 obiettivi di policy.Vale a dire cinque priorità di investimento individuate dal Governo e dalla Commissione Europea dove - con i fondi della politica di coesione –si intende intervenire per andare ad attenuare le disuguaglianze sociali ed economiche presenti all'interno del nostro paese.In questa puntata parleremo di innovazione e del primo obiettivo dell'Accordo: “un'Europa più intelligente”.
L'Accordo di Partenariato per il settennato 2021-2027 è stato finalmente presentato il 19 luglio a Palazzo Chigi dal Ministro per il Sud Mara Carfagna e la Commissaria europea Elisa Ferreira. Prevede finanziamenti per 75 miliardi di euro, di cui gran parte verranno investiti nel Mezzogiorno. E' un Accordo la cui firma è stata rallentata a causa della Pandemia da Covid19 e che nelle sue priorità di investimento risente degli eventi del triennio 2020-2022. Inoltre, queste risorse si andranno a sommare e dovranno essere gestite insieme al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, anch’esso un prodotto della crisi economica scatenata dal coronavirus. In questa puntata di fondi europei vediamo quali sono i punti chiave dell'Accordo
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Nel suo lungo discorso durato circa mezzora, Draghi si è soffermato sulle conseguenze della guerra in Ucraina in Europa, e su come la risposta sia una maggiore integrazione europea. “Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico e ideale, se questo è un percorso che porterà alla riforma dei trattati, l’Unione lo abbracci”. Ma siamo davvero ad un passo dalla riforma dei Trattati e ad una maggiore emissione di debito per finanziare maggiore integrazione in settori cruciali, come la difesa e l’energia? Lo abbiamo chiesto a Fabio Massimo Castaldo. Vice Presidente del parlamento europeo da fine 2017 fino a gennaio 2022. Eletto con il Movimento 5 stelle, al parlamento europeo siede nel gruppo dei Non iscritti
3 milioni sono le persone che, dal 24 febbraio, hanno lasciato l’Ucraina secondo i dati delle Nazioni Unite. Si tratta soprattutto di donne con i loro figli, visto che gli uomini tra i 18-60 anni non possono lasciare lo Stato, poiché nel paese vige la legge marziale. Le notizie sui rifugiati, le loro storie, il loro viaggio e le informazioni su cosa ci sia bisogno sul teatro di guerra, ci provengono soprattutto dai sindaci, e amministratori locali delle regioni dell’Unione Europea al confine con l’Ucraina. Prestano primo soccorso, sono in contatto con i loro omologhi al di là del confine, e fanno arrivare beni all’interno del paese.Questa prova di solidarietà, ha bisogno di fondi, sia economici che di beni già acquistati e smistati – perché in Ucraina non è possibile spendere denaro. E così come è accaduto nei momenti drammatici dello scoppio della pandemia, l’UE ha trovato uno strumento valido per prestare soccorso nella politica di coesione. In questa puntata vediamo come potrà essere utilizzata per finanziare, anche retroattivamente, programmi di accoglienza per i rifugiati.
Dobbiamo tutti essere d’accordo su un punto: non dobbiamo intaccare la coesione. Lo ha detto Elisa Ferreira, Commissaria Ue per le politiche regionali e urbane in occasione della pubblicazione dell’ottavo report sulla politica di coesione. Secondo il rapporto, la politica di coesione ha aiutato i paesi europei a superare lo shock economico causato dalla pandemia prima del previsto. Ha dato una mano anche sul fronte sanitario, avendo permesso l’utilizzo dei propri fondi per l’acquisti di respiratori e mascherine nei momenti più duri della crisi. Tuttavia, l’analisi mostra come il divario tra le regioni europee, in termini di Pil, sviluppo e tasso si occupazione. stia aumentando. Il rapporto mette in guardia sul fatto che questa situazione potrebbe peggiorare con l’avvio della transizione verde e digitale, soprattutto in quelle regioni la cui economia è particolarmente dipendente dai combustibili fossili. Per evitare che questo accada, la commissione invita ad utilizzare tutti i mezzi a disposizione, come il Just Transition Fund e l’utilizzo dei fondi di coesione in maniera coordinata con il PNRR. Ma è quello che sta avvenendo? Lo abbiamo chiesto a Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia una delle due regioni Italiane destinatarie del fondo per la transizione giusta, e Pierluigi Boda dal Comitato delle Regioni.
di Fiorella LavorgnaL'Italia ha presentato l'Accordo di Partenariato per il finanziamento dei Fondi Strutturali per il periodo 2021-2027. Così come è avvenuto per il PNRR, prima di presentare l'Accordo, il Governo ha avviato un dialogo con Bruxelles e questo lascia pensare che la Commissione non dovrebbe chiedere all'Italia modifiche sostanziali prima di dare il suo ok definitivo al testo.A cosa si deve questa collaborazione? Nei prossimi anni, l'Italia riceverà risorse come mai fino ad oggi. L'aspettativa è alta, perché quasi sicuramente non ci sarà un'occasione in futuro simile a questa. E' una sfida troppo grande per permettersi di fallire e questo fa sì che siano le stesse istituzioni a voler farsi, per così dire, controllare e aiutare.Questo vuol dire anche, che non c'è mai stata un'occasione migliore per la società civile, ma anche i singoli cittadini, di monitorare come vengono spesi i fondi, ed perché no, aiutare le amministrazioni locali a raddrizzare il tiro qualora le cose non stiano procedendo come dovrebbero.In questa puntata abbiamo incontrato Monithon, organizzazione in Italiana che offre ai cittadini gli strumenti per monitorare i progetti finanziati con la politica di coesione.Insieme con Luigi Reggi e Francesca de Lucia proviamo a capire di cosa si tratta – e perché il monitoraggio dei cittadini è fondamentale nel processo di sviluppo europeo, soprattutto in vista dell'arrivo delle risorse per la transizione ecologica e per favorire la parità di genere.
di Fiorella LavorgnaLa trasformazione demografica, assieme alle transizioni verde e digitale, è destinata a plasmare il volto dell’Europa. Per questa ragione, l'UE è molto attenta al fenomeno dell'invecchiamento poiché avrà conseguenze sui maggiori indicatori macroeconomici degli Stati membri, come l'aumento delle disuguaglianze e la capacità di fare innovazione e sviluppo. Ma non solo. L'aumento del malcontento in questi luoghi abbandonati, potrà avere, ma forse già le ha avute, ripercussioni politiche, arrivando a minare la stessa coesione europea. Cosa si può fare per contrastare questo fenomeno? Ne parliamo in questa puntata con Nicola de Michelis, Direttore alla Commissione europea presso l'unità responsabile di crescita intelligente e sostenibile, e responsabile della politica di coesione per il Sud Europa.
di Fiorella LavorgnaNessun Paese europeo tranne la Grecia ha firmato l'Accordo di Partenariato con la Commissione Europea per accedere ai fondi di coesioni del periodo di programmazione 2021-2027. Nel 2014, nello stesso periodo, già 18 Accordi erano stati siglati.Mara Carfagna, il Ministro per il Sud e per la Coesione Territoriale, ha definito questi ritardi molto preoccupanti, perché le copiose risorse già allocate per lo sviluppo del Mezzogiorno potrebbero essere definanziate se il governo non agirà in tempo.A cosa sono dovuti questi ritardi? E' possibile che gli Stati membri stiano prediligendo nuovi strumenti – come il NextGenerationEu – per finanziare i propri programmi di sviluppo?Ne parliamo insieme a Francesco Molica, Regional Policy del Think Tank della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime (CPMR), e precedentemente, communication officer della DG Regio.
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